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Autore: Camelia Jay    01/09/2010    3 recensioni
Jenice, allegra, gentile, riflessiva, con il cuore spezzatole da un ragazzo.
Kyle, freddo, distaccato, misterioso, nessuno che sappia nulla di lui.
Come reagirà Jenice, quando scoprirà la verità sul suo compagno di classe? E cosa farà, quando il suo migliore amico di sempre l'abbandonerà per il successo? Si accorgerà di Kyle, o scoprirà che non può vivere senza l'amico ventiquattrenne?
Adesso conoscevo il colore dei suoi occhi, che ogni giorno sembravano affascinarmi sempre di più, e quelle tristi e profonde occhiaie che aveva sotto di essi erano finalmente scomparse.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lonely'
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Capitolo trentaquattresimo

Oh sì, mi rendo conto di quanto i miei capitoli siano corti, su Word occupano appena tre pagine O.O è che è molto vecchia, questa storia, e man mano la sto riguardando. However, per tutti quelli che aspettavano di capire che diamine sta succedendo qui, e che vuol dire che Jenice si è sognata tutto, ecco qui il capitolo 34, ho deciso che probabilmente unirò il 35 e il 36, e poi ci sarà.... IL FINALE A SORPRESA, un finale che forse vi aspetterete, forse no, chi lo sa...

Bye Bye 

PS AVVERTENZA: dopo aver letto, è ESTREMAMENTE probabile che rimarrete così "O.ò, ma non è mica possibile una cosa del genere!!!!!". Allora io vi dico: credetemi -.- può succedere -.-

---------------------------

Kyle.

 *

Quel maledetto spartito. Non l’avrebbe mai buttato. Avevo deciso di lasciar scorrere, perché pensavo di essere troppo geloso, magari esageravo. Insomma, pensavo che magari qualcosa per quel cantante lo potesse provare, e questa era una cosa che mi tormentava, ma il fatto che lui fosse famoso mi lasciava qualche chance in più. Anche se in quei giorni, tuttavia, continuavo a paragonarmi a lui: era bello, famoso, tutte le ragazze ai suoi piedi, e stava facendo una montagna di soldi, e come se non bastasse era anche simpatico. Cosa potrebbe volere di più una donna? Io invece ero… ero me stesso. Era questo il problema, ero semplicemente me stesso, e nulla di più.

Quella sera, il giorno prima del concerto, Jenice era talmente eccitata che se ne uscì fuori con l’idea di festeggiare. Io, non avendo nulla in contrario, sebbene non avessi affatto voglia di andare a quello stupido concerto, e sebbene fossimo già sotto le coperte dopo esserci guardati un film dell’orrore, decisi di accompagnarla senza oppormi.

Uscimmo di casa, lei era così tranquilla e sorridente, con quella felpa rosa che le donava tantissimo, avrei voluto dirglielo. Non riuscivo mai io a farle dei complimenti, neanche quando davvero avrei voluto.

Le strade erano affollate, lei non voleva staccarsi assolutamente da me e continuava a tenermi la mano. Io, ovviamente, non avevo di che lamentarmi, ma cercavo di non farlo notare troppo. Quando ero con lei era tutto diverso, perché se con gli altri in quasi tre anni ero riuscito a nascondere perfettamente le mie emozioni e i miei sentimenti, con lei invece apparivano troppo evidenti. Tutto me stesso usciva allo scoperto quando eravamo insieme, io e lei da soli.

Entrammo in un locale, erano le dieci di sera circa. Chiaramente all’interno non c’era quasi nessuno, perché si iniziava a fare festa solamente dopo le undici, ma Jenice era talmente emozionata per il concerto del giorno dopo che mi disse di andare a prendere qualcosa. Quando le chiesi cosa volesse, rimasi sorpreso: voleva della vodka. Per quanto ne sapevo, lei non aveva quasi mai bevuto alcool, e le poche volte che lo aveva fatto mi aveva affermato che non riusciva a reggerlo per niente, anche poco. Tuttavia mi aveva anche detto di non essersi mai ubriacata seriamente, per fortuna.

Il barista mi diede facilmente della vodka alla menta, siccome per la mia età sembravo abbastanza grande. Il bicchiere era abbastanza grande, molto più di uno normale.

Jenice lo bevve quasi tutto velocemente, io l’aiutai a finirlo, disse che quella sera doveva fare qualcosa che non aveva mai fatto, da quanto era eccitata. Inutile dire che presto cominciò a farle male la testa, e voleva uscire dal locale.

Una volta fuori cominciò a delirare, a dire tutto ciò che pensava. Tutto ciò a cui pensava ovviamente era Jonathan.

Mi chiese poi, camminando sul marciapiede, il cielo sempre più buio, se ero geloso. Cosa diamine potevo risponderle? Le dissi che non era assolutamente un problema, quello lì, per me. Eh sì, si era ubriacata davvero. Con un bicchiere di vodka alla menta.

Mentre camminavamo, mi propose di sederci su una panchina. La accontentai, e lei divenne seria improvvisamente. Cominciò a parlare, e mi disse queste testuali parole:

– Kyle… io voglio che tu sappia che anche se parlo sempre di Jonathan, che è vero, è bellissimo e lo adoro tanto tanto… comunque io ti amo tantissimo, più di lui, lui per me è solo il mio migliore amico, nulla di più!

Rimasi sorpreso da quelle parole, anche se ero sicuro che lo pensasse sul serio. Fu decisamente un modo strano per dirmelo, ma mi disse che mi amava.

Appoggiò piano la sua testa sulla mia spalla.

– E tu? – continuò – Tu mi ami, non è vero?

Io non sapevo che dire, se non la verità. Io l’amavo più di qualunque altra cosa, incondizionatamente.

–Sì che ti amo, stupida…

Forse “stupida” non ci stava davvero bene nella frase. Ma era stata stupida forse a non accorgersi e ad avere la certezza che io l’amassi in tutto quel tempo che era trascorso, e poi anche lei me l’aveva confessato in una maniera alquanto strana, perciò ero giustificato.

Delicatamente, mi avvicinai a lei e, senza curarmi di tutta la gente che stava circolando, sfiorai le sue labbra con le mie, per poi darle un bacio. Sentivo il cuore uscire dal petto, delle emozioni bellissime sovrapporsi tra loro. Un bacio che non dimenticherò mai, un bacio che sapeva di menta. Anzi, per precisare, sapeva di vodka, alla menta. Lei invece se lo sarebbe presto scordato, dato che si era ubriacata con un bicchiere di vodka… anche se sparavo di no.

– Kyle sei fantastico… non avrei mai pensato di potermi innamorare di te. Non avrei mai pensato di potermi innamorare di nuovo…

Quel Dylan Light. Se l’avessi saputo prima… quanto avrei voluto poterla consolare, quando le spezzò il cuore… ma probabilmente la mia testa sarebbe stata controllata dalla gelosia, quindi chissà cosa avrei potuto dire. Era stata veramente una fortuna riuscire a trovare quei biglietti, anche se proprio da lui, sebbene in fondo al mio cuore avevo sempre sperato di non trovarli mai… pensai di essere stato un egoista, per un attimo, perché non volevo la felicità di Jenice, cioè rincontrare il suo preziosissimo cantante. Eppure l’amavo talmente tanto, che non potevo non sostenerla in qualunque cosa, qualsiasi decisione lei avesse preso.

– Sai una cosa? Sei adorabile la notte quando dormi. Anche se ti scopri continuamente – le sussurrai, ormai che ci stavamo dicendo tutto.

Lei non mi rispose, era lì, con la testa appoggiata a me, si era addormentata.

– … Appunto… – sussurrai tra me e me.

Era una fortuna che fossimo vicino a casa. Almeno potevo portarla in braccio fino a lì, non sarebbe stato un problema.

La lasciai dormire tranquillamente, trasportandola fino alla porta tra le mie braccia. Prenderle le chiavi dalla borsa fu una vera impresa, ma ce la feci, alla fine, e aprii la porta.

Immediatamente mi diressi verso la camera da letto, la posai sul matrimoniale mentre dormiva beata, chissà cosa stava sognando…

Appoggiai la sua borsa viola sul comodino, mezza aperta da dove avevo miracolosamente estratto le chiavi, e la infilai ancora vestita sotto le coperte dopo averle tolto gli stivali.

Mi sembrava così fragile, così bisognosa di qualcuno che l’accontentasse in tutto e per tutto. Io, se era per quello, sarei stato disposto a trattarla come una principessa, allora.

– Kyle… – udii la sua voce – io non ho sonno. Possiamo anche stare così tutta la notte, non m’importa…

Lei si tirò su, guardandomi negli occhi, abbracciandomi.

– Voglio sentirmi ripetere che mi ami, ti prego – continuò.

Le accarezzai i capelli, felice di vederla sorridente, felice che volesse sentirsi dire da me che l’amavo.

– Ti amo, te lo potrei ripetere all’infinito. Ti amo ogni giorno di più.

Lei fu così ancora più felice, e mi strinse il colletto della camicia, dalla parte dove avevo la vecchia cicatrice.

Le ore passavano, rimanemmo lì a raccontarci di tutto e di più, lei mi continuava a dire quanto nel profondo avesse sempre voluto saltarmi addosso e baciarmi, io invece le dissi quante volte l’avevo accarezzata e baciata sulle guance mentre dormiva. Forse una o due volte se n’era anche accorta, ma non me lo disse mai.

– Ho bisogno di te, Kyle… mi lasceresti per un’altra? – disse ad un certo punto, con la massima dolcezza possibile.

Come poteva anche solo pensare una cosa del genere?

– Certo che no, Jenice, tu sei la persona più importante della mia vita…

Guardò le coperte, per poi alzare lo sguardo alla sveglia, che segnava le cinque del mattino, infine, come se non gliene importasse, tornò a guardarmi negli occhi, sussurrandomi questa frase:

– Prima o poi scapperemo da questa realtà…

Capivo a cosa voleva riferirsi. Probabilmente intendeva il fatto che a scuola non potessimo stare insieme comportandoci come ci sarebbe naturale, perché entrambi odiavamo il fatto che ognuno lì dentro dovesse spettegolare su tutto e tutti, non volevamo che si parlasse troppo di noi, della nostra strana coppia. Volevamo rimanere nell’anonimato, almeno nel contesto scolastico. Poi se Jenice voleva diventare una cantante famosa e farsi vedere su tutte le copertine delle riviste, sarebbe stata un’altra cosa.

Se avessimo fatto vedere che ci frequentavamo spesso, che eravamo molto in confidenza, qualcuno sicuramente se ne sarebbe uscito prima o poi con frasi esagerate o non vere, e tutta la scuola sarebbe diventata impossibile da gestire e sopportare. Un giorno saremmo fuggiti da quella realtà, saremmo diventati liberi di gestirci come volevamo.

Detto questo, non parlò più. Io la tenevo tra le braccia, mentre lei si era addormentata dolcemente, sarei rimasto così per sempre, ma avrei disturbato sicuramente il suo sonno, tenendola per tutto il resto della notte così. Quindi la rimisi sotto le coperte, e la lasciai sognare in pace.

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Angolo autrice di fondo:
VE LO DICEVO, IO!
However, vi assicuro che è possibile ubriacarsi con un bicchiere di vodka, io ne so qualcosa -.-
Prendetemi per scema o deficiente, se volete xD se avete qualcosa da commentare, lo leggerò. Ci vediamo prestissimo con il 35, intanto...
SPOILEEEEEEEER:::::::

Oh mamma, pensai, chissà se a mia insaputa… Ma no, Kyle me l’avrebbe detto… o forse no? O forse preferiva lasciarmi all’oscuro per il mio bene? Mi venne improvvisamente questo grosso dubbio, mi catapultai così giù dal letto.

Kyle?! – gridai dalla camera da letto – Non è che c’è qualcosa che abbiamo fatto più del bacio che non mi vuoi dire, vero?

Sentii dall’altra stanza provenire una risata.

   
 
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