‡
Beautiful novel ‡
Regina
di menzogne.
Non
avevo mai infranto nessuna regola, nemmeno da bambina. Non
perché avessi una natura particolarmente remissiva e
subordinata, anzi. La
verità è che ho sempre avuto paura di perdere.
Ero
governata, no, posseduta dal terrore che se fossi caduta non
sarei mai più stata in grado di rialzarmi. Ero certa che se
mi fossi lasciata
andare un pochino di più mi sarei persa, senza alcuna
possibilità di
ritrovarmi. Mai più.
Per
questo ero sempre stata molto attenta a non fare pazzie, a
restare in carreggiata, sempre preoccupata per tutto, impegnandomi a
fare ciò
che gli altri si aspettavano da me e non ciò che desideravo,
come invece
sarebbe stato giusto.
Non
volevo deludere le persone a me care.
Forse
è anche per questo che non mi ero mai innamorata. Ma non
si può scappare dall’amore, adesso l’ho
imparato.
Ora
sono cambiata profondamente, complici un falò, un mare calmo
e scuro, una spiaggia odorosa. E un uomo incredibile, con braccia
forti, occhi
chiari e la pelle che sa di Mediterraneo.
Se
mi chiedessero di dare un volto all’amore, descriverei quello
di Milo. Perché lui è stato come un colpo di
spugna sulla polvere della mia
vita, una pennellata di colori densi e improbabili sul grigiore della
mia
esistenza.
Quella
notte era stato amore, lo sapevo bene.
Per
questo il mattino dopo ero così dispiaciuta: la prima e
unica volta che avevo ceduto all’istinto e infranto le
regole, c’erano state
delle spiacevoli conseguenze. E non solo per me.
Quando
aveva scoperto della “fuga” senza permesso di Milo,
il
Gran Sacerdote era andato su tutte le furie, e si era recato dalla Dea
stessa
per chiederle immediati provvedimenti.
Così,
una volta tornati al Santuario Athena aveva convocato
privatamente il Cavaliere di Scorpio, pretendendo spiegazioni
sull’accaduto e,
a quanto ne so, rimproverandolo severamente.
Io
però non potevo tollerare che Milo venisse punito a causa
mia. Del resto lui era l’unico, in quella gabbia di matti, a
farmi sentire
davvero felice e apprezzata.
Perciò
raccolsi tutto il mio coraggio e pregai Hermes di
manifestarsi. Quella volta non udii nessuna voce divina gracchiare
nella mia
testa, ma sentii che un alone caldo e rassicurante mi avvolgeva le
membra,
facendomi sentire più forte.
Entrai
nella Tredicesima casa con passo fiero, le spalle dritte
e il mento alto, sicura che tutti i presenti avrebbero riconosciuto in
me
un’autorità divina, e non una ragazzina spaventata
a cui tremavano perfino le
ginocchia.
Per
fortuna, la regale presenza di Hermes fu più evidente della
mia angoscia, e nessuno fece caso alla mia smorfia inquieta. Il Gran
Sacerdote
mi condusse a capo chino in un salone grande e ben arredato, lo stesso
in cui
avevo incontrato Saori Kido la prima volta, e mi fece educatamente
attendere
mentre lui mi annunciava alla Dea.
Entrai
in silenzio, i pugni chiusi e la mascella rigida, e
avanzai fino al cospetto di Athena, la quale cercava di mascherare
dietro uno
sguardo severo la sorpresa di vedermi lì.
Mi
affiancai a Milo, che era inginocchiato proprio di fronte a Saori,
e lo osservai un momento per analizzarne la reazione. Mi guardava senza
sorpresa né rabbia, nei suoi occhi c’era solo
un’immensa curiosità che non
riusciva in nessun modo a celare.
-
Scorpio, credo sia il caso di rimandare a più tardi la
nostra
conversazione. Per adesso puoi andare, ma non considerarti impunito.-
Milo
fece cenno di aver capito, chinò leggermente il capo e si
alzò con cautela, senza smettere di guardarmi. Mentre si
avviava lentamente
verso la porta, si girò varie volte verso di noi con
un’espressione interessata
e divertita, come se si aspettasse un colpo di scena da un momento
all’altro.
Ma
tu guarda! Aveva appena ricevuto una strigliata da Athena in
persona e aveva ancora il coraggio di scherzare! Quel ragazzo era
incredibile!
Mi
scappò un sorriso che Saori intercettò subito.
-
Quello che avete fatto ieri notte è… -
- È
tutta colpa mia. – la interruppi io.
Le
sue divine iridi si spalancarono per lo stupore: era
sicura
-
Cosa vorresti dire? – il suo tono era molto sospettoso, avrei
dovuto giocare le mie carte con estrema abilità.
-
Quando mi sono svegliata, ero in panico. Sentivo fluire in me
il Cosmo di Hermes, il mio corpo era un delirio, ardevo, e nella mia
mente
turbinavano tante immagini distorte, raccapriccianti,
confuse…Temevo di
impazzire. – feci una pausa per dare più effetto
alle mie parole, mentre
l’alone intorno a me acquistava nuovo vigore e si
intensificava. Sembrava che
il Cosmo di Hermes fosse euforico.
-
Ma il Cavaliere di Scorpio era lì, pronto a sostenermi, a
soddisfare ogni desiderio del vostro amato fratello come voi,
Glaucopide, gli
avete ordinato. –
Athena
assottigliò lo sguardo aspettando il seguito, ed io
proseguii:
-
Gli chiesi di portarmi immediatamente fuori dal Tempio, in un
posto tranquillo e sereno in cui il mio spirito tormentato avrebbe
potuto
ritrovare un po’ di serenità. Mi portò
nell’isola di Milo. –
Tirai
un sospiro, prima di raccontare la balla decisiva:
-
Poco dopo, però, il Cavaliere di Scorpio mi propose di fare
ritorno
al Tempio, poiché era mortificato per aver disobbedito ad un
Vostro ordine. Io
allora mi vidi costretta ad imporre la mia divina autorità,
obbligandolo a
proteggermi con la sua presenza e a passare anche la notte
sull’isola, perché
come ben sapete, cara sorella, da sempre le tenebre nutrono e
rigenerano il mio
potere.-
Il
volto di Saori adesso era più disteso,
l’espressione serena e
lo sguardo tranquillo. L’avevo quasi persuasa, eppure non
avrei mai pensato di
essere così convincente.
-
Quello che voglio dirvi, o Athena, è che Milo di Scorpio non
è
venuto meno a quanto voi avevate ordinato, tutt’altro.
Obbedendo ad un mio
capriccio, ha pienamente soddisfatto quello che era un desiderio Vostro
e del
Padre Zeus, pertanto ritengo che non meriti alcuna punizione.
–
Gran
finale con botto. Meritavo un Oscar.
In
più, tirare in ballo Zeus era stata la ciliegina sulla torta.
-
Ma certo, Hermes. Mi siete da sempre caro, fratello mio, ed un
piacere fatto a Voi è un piacere fatto alla mia stessa
persona. Per questa
volta, il Cavaliere di Scorpio non verrà punito. –
Riuscii
miracolosamente a nascondere la mia espressione
trionfante dietro un sorriso mite e pieno di benevolenza.
-
Inoltre, sorella cara – continuai – temo sia giunto
il momento
di congedarmi da voi, non posso approfittare troppo a lungo della
vostra
cordialità.-
-
Permettetemi di dissentire. Voi siete uno Xenòs, un ospite,
e
in quanto tale siete sacro. Anzi, Voi lo siete in maniera particolare.
Considerate questo Santuario a vostra completa disposizione fino a data
da
definirsi.-
-
Siete troppo buona.- sorrisi, inginocchiandomi e prendendole
la mano per baciarla con grazia.
-
Come ho già detto, è un piacere.-
Athena
sorrise languida, gli occhi cerulei che le brillavano di
gioia e sincero affetto.
Avevo
vinto su tutta la linea.
Mentre
mi chiudevo la pesante porta di legno alle spalle, sentii
una voce graffiante rimbombarmi chiaramente nella testa:
Babbea…
Prima
di recarmi da Milo per dirgli la buona notizia, decisi di
approfittare del fatto di essere nella Tredicesima per farmi un bel
bagno in
una di quelle sale enormi arredate con vomitevole sfarzo.
Mentre
mi crogiolavo nel tepore dell’acqua piena di sali, in una
vasca grande quanto una piscina, Hermes si manifestò.
Complimenti,
Pecora. Ingannare Athena con menzogne così ridicole
non è certo cosa da tutti.
Ti
ringrazio. Però è strano, come diavolo ha fatto
una Dea così potente a bersi
quella vagonata di bufale?
Merito
mio.
E
ti
pareva!
Guarda
che dico sul serio!
Ti
hanno
mai detto che sei un monumento alla vanagloria?
Irriverente
di un’umana! Come ti permetti di parlare così a un
dio? Meriteresti di essere fulminata! E se la tua ignoranza non fosse
pari a
quella di un primate sapresti che non sono solo il Messaggero degli
Dei, ma
anche Guardiano degli Inferi, protettore dei viaggiatori e signore dei
ladri e
dei bugiardi!
Ne
sei
sicuro?
Certo
che sono sicuro! Lo saprò chi sono, non credi?
Se
lo
dici tu…
Devo
insegnarti un sacco di cose, Pecora, sarà una
faticaccia…
Potresti
cominciare con alcune spiegazioni…come mai hai deciso di
possedermi proprio
adesso?
Possederti?
Non sono un demonio! Io abito in
te, non come lo spirito di Athena…tu continui a preservare
la tua identità, io la mia. Ma il corpo è uno
solo, e lo condividiamo.
Non
capisco…
Due
anime, un corpo. Non è difficile. Pecora. Anzi, no. Asina!
Se,
se…ma
perché proprio adesso?
Perché
prima non ho mai avuto bisogno di manifestarmi.
Mah…la
tua coscienza potrebbe mai prendere il sopravvento sulla mia?
Non
mi tentare, cara.
Parlo
seriamente!
Anch’io!
Comunque ora non ne ho la forza, il mio Cosmo in gran
parte è ancora sopito.
Questa
conversazione è sfibrante…
Oh,
non dirlo a me!
Senti,
e
quando avrai la forza di prevalere su di me cosa farai?
Prenderò
il sopravvento solo quando sarà necessario. Negli scontri,
per esempio, o nelle missioni. Ma non preoccuparti, tu resterai sempre
cosciente, seppur immobile, come adesso lo sono io.
Vuoi
dire che tu vedi quel che vedo io, tocchi quel che tocco io…?
Sì.
Quindi
anche ieri sera…?
Sì,
mentre facevate…
Non
dirlo!
Sì,
c’ero. E ho visto tutto.
Cos-?
E
se posso permettermi…
No!
Non
puoi!
Mettiti
a dieta.
Ho
detto
che non potevi!
È
per il tuo bene.
Ti
odio!
Non
lo credevo possibile, eppure avvertii chiaramente Hermes
sorridere, da qualche parte dentro di me.
Più
irritata che mai, uscii dalla vasca di scatto e afferrai un
asciugamano. Poi mi diressi a grandi passi verso lo specchio (quella
stanza era
enorme!) con l’intenzione di smentire le parole del dio:
l’ultima cosa di cui
avevo bisogno era una cura dimagrante!
Non
sono nemmeno in grado di descrivere lo sgomento che mi prese
quando, specchiandomi, non trovai il mio volto bagnato e indispettito a
restituirmi il riflesso, bensì quello candido e paffuto di
un neonato, con
tanti boccoli dorati e grandissimi occhi nocciola.
Istintivamente
cacciai un gridolino, ma il bambino si portò
l’indice alla bocca intimandomi di tacere.
-
Pecora fifona, parli con me ma non hai il coraggio di
guardarmi in faccia! – disse, con una vocina squillante, che
mi ricordava il
tintinnare di una sonagliera.
-
Parlare con te? Piccolo, io sono sicura di non averti mai
visto prima!- mi tremava la voce per l’apprensione, ma ero
riuscita a
nasconderlo piuttosto bene.
-
Per Zeus, Pecora! Che fatica che mi fai fare!-
-
Her…mes? – chiesi, stavolta balbettando.
-
Ma brava! Hai vinto una caramella! – cantilenò il
bimbo,
pizzicandosi le guanciotte per schernirmi.
-
Che ci fai nello specchio? –
-
Volevo farmi conoscere
e mostrarti il mio attuale aspetto, perché quando il mio
Cosmo si risveglierà
diventerò adulto. Oh, e poi volevo spaventarti. –
aggiunse.
-
Sei malefico. –
-
Dispettoso, lo preferisco. –
Il
bambino si esibì in un ghigno che non aveva niente di
rassicurante, ma non potei replicare perché
all’improvviso le mie ginocchia
cedettero, e mi ritrovai a terra con la testa che vorticava.
-
Forse è presto per manifestarsi così, il tuo
fisico deve
ancora abituarsi. Torno nei ricettacoli più bui della mia
anima, Pecora, per un
po’ potrai fare a meno della mia compagnia. –
Appena
l’eco di queste parole si disperse nelle
profondità della
sala la fiacchezza mi abbandonò, la mente tornò
lucida e le gambe furono di
nuovo in grado di reggermi.
Più
tardi ripensai all’accaduto, e non nego che mi
sfuggì un
sorriso: tra tutte le splendenti divinità che potevano
reincarnarsi in me, mi
era toccato proprio un neonato dispettoso con deliri di onnipotenza ,
balla
facile e tendenza al poltergeist.
Peggio
di così non poteva andare.
-
Milo? Posso entrare? –
Senza
aspettare risposta varcai la soglia dell’Ottava Casa,
elettrizzata
al pensiero di poter raccontare le ultime novità al suo
Custode. Ma
l’accoglienza fu un tantino diversa da quella che mi
aspettavo.
-
Sei arrivata anche tu. Perfetto, posso continuare. - sibilò
una voce, molto più fredda e tagliente di quella di Milo.
-
Ciao Camus… - esordii, in palese imbarazzo.
Ero
giunta all’Ottava Casa passando dal sentiero segreto che mi
era stato mostrato da Saga pochi giorni dopo il mio arrivo al
Santuario, perciò
non avevo avuto modo di vedere, passando, se
Con
un solo gesto della mano mi fece cenno di sedermi sul divano
accanto a Milo, che fece spallucce e alzò i palmi in segno
di resa.
-
Da Milo potevo aspettarmi qualsiasi gesto sconsiderato, ma da
te, Lily! In tutta sincerità, ti ritenevo più
intelligente! –
Cercai
nello sguardo di Milo qualcosa che potesse rassicurarmi,
ripararmi da quell’ingiusta sgridata, anche se sapevo di non
avere del tutto
torto. Come al solito, avevo bisogno di conferme.
Senza
farsi vedere da Camus, mi prese la mano e intrecciò le
dita con le mie, in un gesto che mi fece sussultare il cuore.
-
Incoscienti!- continuava, intanto, Aquarius – adesso Milo
pagherà per la vostra avventatezza! –
-
Oh no, Camus. – dissi finalmente, trovando il coraggio di
interromperlo – per concessione di Athena e di Hermes - mi
girai per sorridere
a Milo – il Cavaliere dell’Ottava Casa non
verrà punito. –
I
due sbarrarono gli occhi e mi chiesero di spiegarmi meglio,
così raccontai loro della conversazione che avevo avuto con
Athena e del dialogo
con Hermes. Riguardo quest’ultimo,
però, decisi di omettere alcuni dettagli come quello dello
specchio o i
commentini imbarazzanti del dio sul mio aspetto fisico. Vergogna a
parte, certe
cose preferivo tenerle per me.
Dopo
qualche commento Camus si congedò, con
un’espressione
piuttosto pensierosa stampata in volto. Non sembrava molto sereno, ma
in quel
momento le mie attenzioni non erano certo concentrate su di lui.
Tirai
un sospiro di sollievo e mi stiracchiai, appoggiando la
testa sulla spalla di Milo.
-
Ciao – sussurrò, finalmente rilassato.
-
Ciao – miagolai – come stai? –
-
Bene. Molto più di quanto pensassi. E tu, come stai?
–
-
Stanca. Però sto bene.-
In
effetti era quasi sera,e tutti gli avvenimenti della giornata
mi avevano prosciugato le energie.
-
Mmm… dormi qui stasera? –
-
Sicuro che non sia contro le regole? – domandai, mentre
giocavo
con una ciocca dei suoi capelli.
-
La regola è che non dobbiamo
uscire dal Santuario senza permesso. E poi, anche se fosse
proibito… -
-
Vuoi dire che ormai siamo dei fuorilegge? – scherzai.
Milo
sorrise.
-
Voglio dire che abbiamo dalla nostra parte il Pinocchio più
convincente che esista. – disse, scompigliandomi i capelli
senza troppo garbo.
-
Va bene, allora resto qui!- gli feci la linguaccia, felice nel
profondo, e gli diedi un bacio lieve sulle labbra.
-
Prima, però, la cena! –
Cercai
di improvvisarmi cuoca,ma la cosa non mi era mai riuscita
bene. In più, Milo aveva congedato tutti gli inservienti e
gli aiutanti che di
solito infestavano l’Ottava Casa: quella sera aveva bisogno
di intimità, aveva
detto.
Ero
d’accordo con lui, ma alla fine mi ero ritrovata a dover
usare il forno senza l’aiuto di nessuno, e nel tentativo di
rosolare la carne
l’avevo bruciata. Carbonizzata, per essere precisi.
La
vista dei miei sforzi andati in fumo mi depresse un sacco, ma
Milo cercò di consolarmi dicendo che quella sera avremmo
mangiato verdure.
Stizzita, gli lanciai uno straccio umido ringhiando qualcosa come
“allora
adesso pulisci tu!”, ma ciò non bastò a
scalfire il suo improvviso e
inspiegabile buonumore.
Mi
prese una fitta allo stomaco: con che coraggio potevo
rovinare quel sorriso? Come sarei riuscita a raccontargli tutta la
verità su
Hermes? Inoltre, il dio aveva chiaramente parlato di
“missioni”: io non avevo
osato chiedere nulla, ma era chiaro che per me e Milo questo
significava dover
essere diversi e lontani,anche
contro
la nostra volontà. Oh, perché proprio adesso? La
mia esistenza aveva appena
cominciato ad avere un senso e già…
-
Lily, che cos’hai? Non mi sembri serena stasera. Qualcosa non
va? –
Forse,
se avessi espresso ad alta voce tutte le mie paure quelle
sarebbero evaporate. Sì, sarebbero sfumate a contatto con
l’aria, eclissate,
eliminate. E forse, forse, a quel punto la mia vita sarebbe stata di
nuovo
serena e ordinata. Con Milo.
Dovevo
dirglielo.
-
Ecco, vedi…- deglutii, le parole mi si erano seccate in
gola.
Coraggio, non era certo il momento di vacillare!
-
Hermes… - tentai, ma quando vidi lo sguardo di Milo
affilarsi
e l’espressione farsi subito più concentrata la
forza di continuare mi
abbandonò.
-
Hai problemi con Hermes? Ti senti male a causa sua? –
-
In un certo senso… - ero sicura che, dentro di me, il dio mi
stesse insultando senza troppi riguardi.
-
Parla Lily, avanti!-
Infatti,
Lily! Parla, su! Mi feci mentalmente coraggio, presi un
respiro e:
-
Per te non è un problema il fatto che custodisca in me una
divinità? Il fatto che io non sia completamente umana e non
lo sarò mai più, e
che soprattutto abbia accettato tutto questo senza batter ciglio non ti
sembra
gravissimo? –
Bugia.
Anzi, mezza verità. Non ero stata capace di dirla tutta.
Ero un’insulsa, schifosa, pavida vigliacca. Mi disgustavo.
Milo
prese un bicchiere, si versò dell’acqua e ne bevve
una
lunga sorsata. Poi si asciugò le labbra con il dorso della
mano, si spostò un
ciuffo di capelli dagli occhi e sospirò.
-
No. Non mi importa. Anzi, per quel che mi riguarda la più
umana tra noi due sei tu. Sai cosa vuoi, non aspiri a fama, potenza,
splendore;
ami la normalità, anche se non sei una persona ordinaria;
nonostante la
situazione in cui ti trovi, non hai perso la tua identità, e
che io sappia non
hai mai fatto nulla che non volessi fare. Sei migliore di me.
–
-
Penso che nemmeno tu abbia mai fatto qualcosa contro la tua
volontà.-
-
Sì, invece.-
-
Per esempio? –
-
Ho ucciso. –
Sussultai,
nel vano tentativo di immaginare Milo nell’atto di
stroncare brutalmente una vita.
-
E’ stato tanto tempo fa – continuò lui,
il tono distaccato e
gli occhi immobili – quando la trama dell’inganno
era fitta, Athena lontana e i
miei occhi ciechi. -
Adesso
il suo tono era più basso, quasi un sussurro, come se
stesse rivelando a sé stesso, e non a me, le sue
più intime debolezze. Nel suo
sguardo lontano potevo scorgere il filo sottile ed etereo che lega i
ricordi al
presente, e nel rievocare provoca dolore.
Decisi
di tacere.
Dopo
quella breve confidenza mi si era aperta una minuscola
finestra sul cuore di Milo, un piccolo scorcio che mi permetteva di
sfiorare la
sinuosità delle sue emozioni. Me li immaginavo
così, i suoi sentimenti, come
tante piccole volute di fumo che serpeggiavano quietamente dentro di
lui. Non
so perché, ma quando stavo con Milo ogni cosa mi appariva
più palpabile, più
concreta.
Ci
ritrovammo sul suo letto, nudi e impazienti, mentre in cucina
la scarsa cena che ero riuscita a preparare si rassegnava a
raffreddarsi nei
piatti, insipida e ignorata.
Avevamo
voglia di tutt’altro sapore.
Milo
cominciò a baciarmi il collo, prima quasi con cautela, poi
con crescente trasporto. Scese lentamente lungo il mio corpo mentre le
sue
labbra si facevano via via più umide. Quando
arrivò ai seni si mise a giocare
con un capezzolo, provocandomi brividi talmente intensi da inibire ogni
mia
resistenza, se mai davvero ne avessi avuta una.
Continuammo
a stuzzicarci a vicenda, a scoprirci senza pudore,
ad ansimare su ogni strusciamento rovente aspettando che il piacere
giungesse
all’apice.
Quando
Milo entrò in me non sentii alcun dolore, anzi, stavolta
in lui non c’era alcun segno della brutale urgenza con cui mi
aveva penetrata
la prima volta. Venne completamente dentro di me, ansimando flebili
scuse, ed io
provai a sorridere e gli baciai la punta del naso.
-
Non sono mai andata all’università…
– sussurrai dopo un gemito
– ho abbandonato lo studio e cominciato a lavorare non appena
finite le
superiori. Facevo la cameriera. - la mia voce uscì roca e
flebile tra gli
spasmi del piacere ancora pulsanti.
Milo
adesso era disteso accanto a me, prono, sudato e con il
fiato corto. Con un braccio mi cingeva stancamente il petto, mentre la
sua
schiena si alzava e abbassava velocemente, al ritmo del respiro.
Sollevò la
testa dal cuscino e mi guardò con aria interrogativa.
-
Anch’io ho fatto scelte contro la mia volontà
– provai a
spiegare, tra un respiro e l’altro – diventare
archeologa era il mio sogno, e
ho deciso di rinunciarvi… -
Milo
si sporse in avanti e mi baciò le labbra con leggerezza.
Poi, non senza qualche difficoltà, riuscì ad
insinuare il proprio braccio sotto
la mia schiena e mi tirò a sé, in un abbraccio
umido e odoroso.
-
Mmm…i sogni…- mugugnò, ormai
prossimo ad addormentarsi – adesso…come ti
sembra… di vivere? Sei in un sogno…o
sei sveglia? –
Le
sue palpebre si chiusero su quest’ultima, delirante frase, e
a me fu preclusa la vista di quegli occhi spettacolari. Non risposi e
gli
baciai l’incavo fra l’occhio e il sopracciglio,
sicura di non svegliarlo perché
era chiaramente scivolato in un sonno profondo e senza sogni: quelli
erano
rimasti fuori, potevo scorgerli impigliati fra le sue ciglia.
Chiusi
gli occhi a mia volta, arrendendomi alla stanchezza.
Stavolta sapevo che l’indomani, al mio risveglio, non sarei
stata sola.
Sogno
o realtà, veglia o illusione: non mi importava.
Qualunque
fosse il sentimento che mi percuoteva il petto in quel
momento, avevo deciso di viverlo tutto.
Fino
all’ultimo istante.
Che
dolorosissimo travaglio!!!! Però…bye bye
pigrizia! Sono
riuscita a postarlo, finalmente! La mia vacanza è finita
(sob!) ed ecco qui,
come promesso, un nuovo capitolo! Però rega…11
pagine…mi sembra di non aver mai
scritto così tanto! :D
Ho i crampi alle
dita! xD
Dato
che il troppo lavoro mi fa delirare ( lavoro? O_o), passo
subito ai doverosi ringraziamenti:
Gea_Kristh:
Ciao!
:D Tanto per cominciare, sono veramente molto felice di
conoscerti. Lily ti ringrazia di cuore, è molto raro che
qualcuno la trovi
divertente! (detto fra noi, è troppo frignona per stare
simpatica alla gente,
ma è meglio non dirglielo! ;-) ). Hermes invece è
stato una scelta quasi
obbligata…lo amo da sempre, soprattutto nei suoi lati meno
conosciuti, che
mostrerà più avanti! :D E poi devo scusarmi:
è vero, il fatto che Lily e Milo uscissero
dal Santuario senza permesso era inverosimile, ma necessario ai fini
della
storia. Nello scorso capitolo però ho preferito non
specificarlo, in effetti
sono stata più attenta a tacere molte cose che a
rivelarle…Infine grazie,
grazie grazie per tutti i complimenti! Troppo gentile! ^^ Waaa, ho
scritto una
risposta lungherrima!!! Mi dispiace, non leggerla tutta se non vuoi!
>.<
Ribrib20:
che
piacere sentirti! :D davvero ti è piaciuto?? Sono molto
contenta, lo sai che ho
un’alta considerazione della tua opinione! Grazie mille!
*rotola* Piuttosto,
penso di avere qualche problema con le e-mail (te ne ho mandate 2, una
lunga
quanto un papiro e una in risposta alla tua), non penso ti arrivino.
Non
sapendo in quale altro modo comunicartelo te lo scrivo qui…
p.s.
non ringraziarmi per averti messo nei preferiti: penso
davvero che tu sia brava, e quando avrò un briciolino di
tempo passerò a farti
le recensioni che meriti! ;)
ashar:
Hello!!!
:D Penso che anche per te valga lo stesso discorso di
rib: ti ho ringraziata per avermi inserita tra i preferiti, ma la mail
*sospira* non dev’esserti arrivata! L Perciò ti
ringrazio qui, ufficialmente, dato
che non so più come contattarvi! ç_ç *
E sappi che per me è un onore sapere che
la mia storia ti abbia presa tanto! Grazie ancora!!! :D (abuso di
questa
parola, eppure non mi sembra mai abbastanza!)
Infine
grazie a tutti quelli che hanno inserito “Beautiful
novel” tra le preferite,
le seguite e le storie
da ricordare!!! *inchino* e a tutti quelli che continuano a
leggere nonostante i miei continui ritardi!!!!
Un
bacio
*stan*