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Autore: Malitia    02/09/2010    2 recensioni
Introduzione modificata. E' vietato l'uso del tag b se non in casi particolari, come per segnalare vittore (primo posto) in concorsi.
Rinoa81, assistente amministratrice.

La vita di Marguerite cambia quando, indotta dalla sorella, accetta all'età di 15 anni di diventare la moglie di un uomo maturo e senza scrupoli. Trasformata in una creatura rancorosa e furente, si trasferisce a Parigi tre anni dopo aver contratto il suo sfortunato matrimonio, e qui incontra per la prima volta l'amore. Ma potrà sfuggire dalle grinfie del marito?
Dall'ultimo capitolo:
Marguerite socchiuse gli occhi, confidando che il buio non rivelasse quell’attimo di debolezza. - Dei, santi, angeli, Madonne, papati…cosa ci danno? Ore di preghiere, false speranza, fiducie mal riposte. Bianco e nero, male e bene, inferno e paradiso, dov’è la giustizia? Un dio che permette le guerre, che chiude gli occhi davanti ad omicidi, truci dazioni, sangue, stupri! Un diavolo tentatore che diffonde i male, che si bea del dolore, che agisce impunito. L’unico modo per sopravvivere è cedere all’odio, corrompersi e dimenticare la coscienza, ma al prezzo della propria anima. Chi, in questo mondo, si mantiene ancora puro? Chi merita il paradiso? Bambine vendute a ricchi mercenari senza scrupoli, società ipocrite, sporche e sanguinarie! Bugia, non v’è altro che bugia in questo e quell’altro mondo, niente in cui credere, niente per cui valga la pena lottare. Il lercio contamina il puro, la notte eclissa il sole. Nè bene, né male, una sola unica creatura. Né inferno, né paradiso, soltanto questa terra meschina, e null’altra certezza se non quella della morte-. Marguerite continuò a tendere gli occhi chiusi, il battito incessante del proprio cuore che le assordava i timpani. Sentì che Lemaire si stava avvicinando e li riaprì controvoglia. Era a pochi centimetri da lei, evidentemente scosso. La sua fredda impassibilità si era sgretolata. - Niente per cui valga la pena di lottare, Madame? E l’amore?-.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Marguerite potava le piante.
Ovviamente c’era il giardiniere che poteva farlo al posto suo, lo pagava per quello.
Ma a lei piacevano le piante, ed era una bella giornata, ed aveva cominciato a pensare che Madame Bovary avesse una brutta influenza su di lei.
Charlotte, accanto a Sandrine, muoveva i suoi primi passi e batteva allegra le manine. La bambina si era adattata presto alla vita Parigina e ai nuovi genitori. Marguerite non aveva avuto dubbi.
Certo, qualche volta lamentava l’assenza di una madre ormai lontana, ma la zia l’ammoniva dolcemente, dicendo che era lei la mamma.
Oh, lei e Georgette, in quanto ad aspetto fisico, non sarebbero potute essere più diverse, ma presto la bambina avrebbe dimenticato la sua vera madre.
Soprapensiero, si punse un dito con la spina di una rosa bianca. Imprecò mentalmente e ordinò a Sandrine di andare a prendere un fazzoletto o qualche altra diavoleria che fermasse il sangue.
La ragazza lasciò Charlotte dov’era, poco distante da Marguerite, e corse in casa.
Marguerite sospirò, guardando preoccupata il taglio che colava sangue.
Nonostante si sforzasse di far finta di niente, di non pensare e di non ricordare, quel bacio le saliva alle labbra nei momenti più inaspettati. A letto con il marito, guardando la piccola Charlotte, a colazione, pranzo e cena, in chiesa, mentre si confessava (non aveva mai confessato quel bacio, però) , camminando per le vie di Parigi, nell’inconscia speranza di vederlo, praticamente sempre. Sognava spesso quella sera e certe volte non poteva fare a meno di chiedersi cosa sarebbe stato di lei se non fosse mai diventata la signora Rimbaud. Era una domanda che da tempo evitava di porsi, ma che le era riaffiorata dopo quel bacio, di cui non poteva scordare la dolcezza.
Cosa fare, allora?
Non avrebbe potuto tornare indietro, non avrebbe mai riavuto quindici anni, non avrebbe potuto dire quel “no” in chiesa. Di nuovo, sorse tutto il rancore per la sorella. E, se mai si fosse pentita di averle tolto la figlia maggiore, subito quel sentimento volava via al ricordo di ciò che sopportava e aveva sopportato a causa di Georgette. Chissà, forse sarebbe andata lo stesso a Parigi. Forse lo avrebbe incontrato per strada, forse si sarebbero innamorati, forse…
O forse non l’avrebbe vista nemmeno, vestita miseramente come lo era un tempo. L’unica cosa che doveva a Georgette era la floridità economica. Già, ma a quale prezzo?
Si spazientì, vedendo che Sandrine non tornava ancora, e il suo sguardo cadde sulla piccola che si teneva malferma sulle gambe, appoggiata ad un albero. Si abbassò un poco e sorrise alla bellezza della bimba. Era un vero amore.
- Charlotte!- la chiamò.- Vieni dalla mamma!-.
Charlotte sorrise gaia, si staccò lentamente dal tronco e mosse qualche passo. Era arrivata a metà strada, quando cadde rovinosamente. Marguerite corse verso di lei, ma due mani furono più veloci.
La bambina fu sollevata e abbracciata, e quando Marguerite si accorse di chi fossero era ormai troppo tardi: Charlotte si aggrappava al suo collo con la forza della disperazione.
Lui.
A casa sua.
Cosa diavolo ci faceva?
Il tempo si fermò un istante, giusto la durata per permettere al suo cervello di elaborare l’informazione. Non sarebbe dovuto venire. Non avrebbe dovuto.
Monsieur Lemaire era ancora più bello di come lo ricordava, con gli occhi meri sfavillanti e un sorriso furbo sulle labbra. Le si avvicinò per porgerle Charlotte, ma la ragazza arretrò di un passo.
Adrien fece un inchino un po’ goffo, impedito dalla bimba che teneva in braccio.
- Buongiorno, Marguerite-.
Al sentir nominare il proprio nome, Marguerite fu percorsa da una scossa di cui non seppe riconoscere la natura.
- Io per voi sono Madame Rimbaud, Monsieur- lo rimbeccò stizzita.
- Perdonatemi Madame, ma chiamarvi con il nome di un uomo tanto indegno mi nausea al punto che preferisco mille volte il vostro nome di battesimo. Ma siete ferita?-.
Marguerite nascose il dito insanguinato dietro la schiena.
- Non sono cose che vi riguardano. La mia salute non vi riguarda-.
Insomma, perché mai lo respingeva? Perché non sarebbe potuta essere felice?
Perché era sposata, ecco perchè. Perché aveva dei doveri nei confronti di suo marito. Perché era così e basta.
Adrien si avvicinò un po’ troppo, tanto da destare in Marguerite la preoccupazione che qualcuno li vedesse e potesse intuire tutto. Come se portassero il marchio di quel bacio stampato in fronte.
- Statemi lontano- gli intimò.
Monsieur Lemaire le consegnò la bambina –un po’ restia a staccarsi dal suo salvatore- e, a tradimento, le prese la mano ferita.
Esaminò il dito con perizia, poi lo portò lentamente alla bocca e lo leccò. Marguerite ebbe uno spasmo allo stomaco. Ritrasse fulminea la mano e quasi si strozzò cercando di non gridare.
- Ma che diamine fate?? E se ci vedesse qualcuno?-.
Adrien ignorò la possibilità del pericolo e mirò all’argomento che più gli stava a cuore.
- Voglio vedervi, Madame. Vi prego, ditemi voi dove e quando, ma è fondamentale per la mia felicità che vi veda-.
Marguerite stentava a credere alle proprie orecchie. Quando cercava di dimenticarlo, ecco che lui si presentava con quella richiesta assurda.
- Voi siete matto – ripose, con una risata isterica che le fece gelare il sangue nelle vene. – Voi non vi rendete conto del fatto che io sono sposata, che mio marito è un pezzo grosso della politica e che ho una figlia piccola-.
Adrien rimase immobile, imperturbabile, limitandosi a fissarla negli occhi.
- Vi prego, state lontano da me- aggiunse.
Adrien tornò a sorridere con quell’aria spavalda, come se fosse sicuro del suo successo. Se c’era qualcosa che dava fastidio a Marguerite, era quella presunzione.
- Vi prego io, Madame, di non dirmi di no. Se quel bacio… se quel bacio ha significato qualcosa, vi supplico, non ditemi di no-.
Il cambiamento repentino del tono di voce la stordì.
Passare da una maschera di arroganza ad una realtà umile con una tale velocità la inducevano a pensare che Lemaire fosse solo un abile attore. Eppure, guardare in quegli occhi- sembravano così sinceri!- le fece scorgere qualcosa. Un’anima, forse, un barlume di felicità. La possibilità di scappare, di non essere Madame Rimbaud, madre di famiglia e moglie di un mostro, ma semplicemente Marguerite.
Il desiderio di amarlo –di poterlo amare veramente, di poter dare se stessa ad un uomo per la prima volta – fiorì nel suo cuore prima che la ragione potesse impedirle di osare sperare tanto.
Se di egoismo si trattava, egoista lo era già stata molte volte. Finora, l’unico gesto sconsiderato era stato quello di derubare Georgette di sua figlia. Ma ora? Peccare di adulterio era un misfatto moralmente più grave di quello di togliere ad una madre la propria creatura?
No, non lo era, anche se Marguerite era consapevole di aver dato un futuro migliore a Charlotte. Ma in fondo, non era anche ciò che aveva desiderato Georgette per lei, quando l’aveva spinta a sposare Rimbaud?
No, non si poteva paragonare. Charlotte non soffriva come stava soffrendo lei. Charlotte era piccola, stava dimenticando, si stava affezionando alla zia. Non era la stessa cosa.
Le salirono le lacrime agli occhi.
Le era concesso? Poteva aprire uno spioncino e dire di si?
- Domani pomeriggio, davanti casa tua. Farò finta di passare di lì per trovare le tue sorelle-.

Marguerite si pentì subito di ciò che aveva fatto. Appena Lemaire scomparve dalla sua vista, portò una mano sul viso, dimenticando che il dito le sanguinava ancora. La goccia le colò lungo la guancia e le sporcò il vestito, ma gli occhi vitrei non se ne accorsero nemmeno.
La sua mente era un turbinare di emozioni talmente vorticoso che credette di stare per svenire.
Charlotte, che le stava ancora in braccio, tentò, giocosamente, di asciugarla, ma si macchiò la manina paffuta.
Marguerite si ridestò e cercò di sorridere alla bambina. Guardò per la prima volta la mano che, sudicia di quei piccoli rigoletti vischiosi, aveva assunto una tonalità di colore che le ricordò la mela vermiglia del peccato originale.
Cercò di non badarvi, rimise la nipote per terra e si guardò in giro. Solo in quel momento tornò Sandrine, che si preoccupò di lavare e fasciare il dito.
Un istante prima di rientrare in casa, notò l’occhio severo di Poochie che la scrutava.



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Angolo autrice:
@Giulia87: Grazie!! Sei un bicchiere d'acqua fresca in mezzo al deserto...
Se volete anticipazioni sul prossimo capitolo le potete trovare sul mio blog!! ^^
  
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