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Autore: Shadowolf    02/09/2010    4 recensioni
"Ogni tanto mi dico che devo essere davvero fuori di testa per seguirlo in certe cose. Anzi, meglio, devo essere davvero cotto di lui. È evidente, voglio dire. Come altro si spiegherebbe il fatto che mi è riuscito a trascinare ad una serata ‘80s? Con musica degli ‘80s? Appunto."
Genere: Romantico, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'RolePlay'
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Ogni tanto mi dico che devo essere davvero fuori di testa per seguirlo in certe cose. Anzi, meglio, devo essere davvero cotto di lui. È evidente, voglio dire. Come altro si spiegherebbe il fatto che mi è riuscito a trascinare ad una serata ‘80s? Con musica degli ‘80s? Appunto.
Ad una cosa però sono riuscito ad oppormi, per tutta la serata. Ogni qualvolta è emerso sudato dalla piccola folla danzante ed è venuto a chiedermi di unirmi a lui ho scosso la testa e gli ho detto di muovere il culo lontano da me. Si può scordare che mi metta a ballare sulle stesse note su cui vent’anni fa sniffavo e fumavo cose che non avrei dovuto sniffare e fumare. Non che sia perseguitato dai “fantasmi del mio passato” (non da quelli in particolare, almeno), è solo che non mi va. Anche perché non mi sono mai piaciute più di tanto quelle canzoni tutte sintetizzatori e pseudo chitarre elettriche. Sono un tipo più calmo, io.
Così alla fine s’è arreso al mio no e non è venuto più a rompermi le scatole, anche se ogni tanto vedevo che cercava di farmi ingelosire ballando vicino a qualcuno. È un idiota quando fa così, mi fa una tenerezza assurda. Lo guardo e mi andrebbe di andargli vicino e abbracciarlo forte. Ma ho resistito all’impulso di farlo sotto gli occhi di un centinaio di curiosi, continuando a bere il mio ace.
Quando la serata finisce e tutti vanno via, ritorna al tavolo e si lascia andare abbastanza stremato sul divano intorno al nostro tavolo. Smetto di parlare con Guy e gli lancio un’occhiata divertita.
“Glad you had your fun.”
Non mi guarda e mette su un broncio che già so essere falso. E quando parla strascinando le parole ne ho conferma.
“You know, I’m angry with you. You hadn’t wanted to dance with me all night long. Boyfriends do that. I feel… refused.”
Al mio fianco Guy ridacchia piano. Lui sa tutto quanto, quasi nei minimi dettagli, quasi fin dall’inizio. È l’unica persona eccetto noi due ad esserne a conoscenza. Dopotutto è grazie a lui se ci siamo conosciuti, in un certo senso sentivamo di doverglielo. E poi avevamo bisogno di qualcuno a cui parlarne.
“Oh, my poor boy, he thinks I don’t want him anymore… What can I do to change his mind?”
Gli metto un braccio intorno alla spalla, lo scrollo un po’ cercando di guardarlo negli occhi e parlando con il suo stesso tono cantilenato. Lui continua a far finta di essere arrabbiato con me e non mi risponde. Allora mi alzo e vado vicino al vecchio jukebox vicino alla pista da ballo, sentendo i suoi occhi seguirmi muti, leggo le canzoni e ne scelgo una che ricordavo esserci, e che mi sembra particolarmente indicata. Mentre si carica ritorno al tavolo, mi avvicino a lui e mi inchino, porgendogli la mano con lo sguardo rivolto verso il basso.
“May I have this dance?” gli chiedo con il mio accento inglese maciullato.
Non lo posso vedere ma avverto il suo respiro cambiare, e so che sta sorridendo. Poi la sua mano si poggia piano sulla mia, la stringe piano e si alza. “You can.”

You can dance every dance with the guy
Who gives you the eye let him hold you tight
You can smile every smile for the man
Who held your hand ‘neath the pale moonlight 

Lo guido al centro della pista ormai vuota ed è solo allora che alzo lo sguardo su di lui, trovandomi davanti I suoi bellissimi occhi a fissarmi, pieni di gioia. Gli poggio piano una mano dietro la schiena, sento la sua scivolarmi subito sulla spalla, accarezzarla dolcemente. Si stringe a me e cominciamo a muoverci lentamente, seguendo le note.
“You’ll excuse me, I’m a more romantic guy. I prefer the good old tunes.”
Sorride e distoglie lo sguardo.

 But don’t forget who’s taking you home
And in whose arms you’re gonna be
So darling, save the last dance for me 

Ho dormito a casa sua in questi giorni. Son andato via da Malibu approfittando che Susan era a New York con il lavoro e gli ho fatto una sorpresa, bussando alla porta di casa sua senza che sapesse che stessi arrivando. La sua espressione quando i nostri occhi si sono incrociati mi ha tolto qualche mese di vita credo. Per due giorni siamo stati chiusi in casa, finalmente soli, e abbiamo provato a dimenticarci del resto del mondo, almeno per un po’.  Abbiamo mangiato a malapena, ci siamo saziati l’uno dell’altro. Abbiamo fatto l’amore e ci siamo coccolati, tenendoci stretti nel cuore della notte, per non lasciare che qualcuno ci prendesse. Abbiamo visto qualche film, e una sera siamo saliti sul tetto a guardare le stelle, fin quando non ci siamo addormentati abbracciati. Sono stati giorni bellissimi, erano mesi che non mi sentivo così bene, così a posto con tutto quanto. Rimpiangevo quei giorni di pausa dal set in cui c’eravamo soltanto io e lui, il freddo fuori e nessuno a disturbarci. Credevo di averli persi per sempre. E invece...

Oh I know that the music's fine
Like sparkling wine, go and have your fun
Laugh and sing, but while we're apart
Don't give your heart to anyone 

Poi oggi pomeriggio ci ha telefonato Guy e ci ha detto che alcuni paparazzi mi avevano fotografato mentre uscivo da casa sua (e per fortuna Jude si era attardato a giocare con quel suo gatto, altrimenti sarebbe stata la fine), ed ho capito che sarei dovuto ripartire presto. Non potevamo rischiare di farci scoprire, non adesso almeno, con le riprese del film alle porte. Quando gliel’ho detto ha fatto finta di essere assolutamente d’accordo con me, ma glielo leggevo in faccia che stava trattenendo a stento le lacrime dentro di sé. Siamo entrambi spaventati a morte dal nostro futuro, basta un niente per mandare tutto a puttane, lo sappiamo sia io sia lui, con l’unica differenza che lui non è così forte da nasconderlo ai miei occhi. Ha paura di perdermi, e non importa cosa io possa dire o fare, niente sembra mai abbastanza per rassicurarlo una volta per tutte. Poco importa che io sia sposato e virtualmente non dovrei avere storie con chicchessia. Ma lui non è uno qualunque.

And don't forget who's taking you home
And in whose arms you're gonna be
Oh darling, save the last dance for me 

Così stasera ho accettato di venire qui solo per far sì che si distraesse dal pensiero della mia partenza. Guy ci aveva detto di questa specie di serata a tema qualche giorno fa, ed io ho preso la palla al balzo, fingendo di menzionarla per caso stamattina quando ci siamo svegliati. Se fossimo rimasti a casa avrebbe passato il tempo cercando di non guardarmi negli occhi o piangendo sulla mia spalla, e non volevo che questo rovinasse tutti i momenti meravigliosi che abbiamo passato insieme negli ultimi giorni.
All’improvviso si aggrappa stretto a me e nasconde il viso alla mia vista, poggiando la fronte sulla mia clavicola. Dopo qualche istante lo sento tirar su col naso. Dovevo prevedere che sarebbe successo. Gli poggio la mano ormai orfana della sua sulla testa e lo stringo ancora di più a me. 

Baby don't you know I love you so
Can't you feel it when we touch?
I will never never let you go
I love you oh, so much 

Trovo il suo orecchio e comincio a cantare piano sulla melodia, sussurrandogli le parole all’orecchio, solo un altro disperato tentativo di farlo sentire meglio. “Mai e poi mai ti lascerò andare, ti amo così tanto...”. Voglio che sappia, qui e adesso, che è vero, e che lo sarà sempre, qualunque cosa possa capitare da qui alla prossima volta che ci vedremo. Prima di innamorarmi di lui non avevo mai pensato che la distanza tra due persone potesse essere un problema, mi dicevo che era qualcosa di risolvibile, o quantomeno di trattabile. Non avevo però mai considerato la possibilità di una relazione da una parte all’altra del mondo. Di solito uno pensa che la parte opposta del mondo sia l’Australia, oppure l’Oriente, prendendo come riferimento l’Europa o gli Stati Uniti. Il problema è che tra New York e Los Angeles, per dire, ci sono sei ore e mezza di aereo, ad andar bene, e quindi fatte le dovute proporzioni, vivendo sulla costa occidentale, per me la parte opposta del mondo è proprio Londra. E il problema è che quando siamo distanti la situazione è insopportabile, davvero insopportabile. L’unico modo di lenire la mancanza dell’altro è di gettarsi a capofitto nel lavoro, e questo ha funzionato finché od io o lui eravamo impegnati in qualche tour promozionale di sorta. Quando lui ha finito con Repo Men ed io con Iron Man 2 son ricominciate le telefonate nel cuore della notte e le liti per i motivi più assurdi. Ed ora ha paura di tutto questo, ma soprattutto ha paura di fare un’altra stronzata delle sue, di farmi incazzare sul serio e di perdermi per sempre. 

You can dance, go and carry on
Till the night is gone and it's time to go
If he asks if you're all alone,
Can he take you home, you must tell him no

Afferra un pezzo della mia maglietta e la stringe forte tra la sua mano, sento il tessuto sollevarsi e tirarsi dalla mia pelle. Chiudo gli occhi e comincio ad accarezzargli piano i capelli, quasi se lo stessi cullando per farlo addormentare, e nel frattempo gli poggio piccoli baci sulla sua guancia, accorgendomi che è bagnata. Sospiro e provo a parlargli, piano e con delicatezza, e la mia voce tradisce il lento dolore che si sta impossessando anche di me.
“C’mon, Jude, don’t want Guy to watch you crying, do you? He’s already laughing at us…”
Gli sorrido ma lui non se ne accorge nemmeno, e anzi soffoca un singhiozzo.
“Robert… Please…”
La sua voce ormai è spezzata, non si può più controllare, non importa quanto si sforzi, è tutto inutile.
“What? Tell me, whatev-“
“Don’t... Don’t leave me.”
Sospiro di nuovo e non gli rispondo, lo stringo solo di più, ancora di più al mio corpo, tanto che le braccia cominciano a farmi male, anche se non me ne accorgo sul momento.

'Cause don't forget who's taking you home
And in whose arms you're gonna be
So darling, save the last dance for me

Le note della canzone svaniscono leggere nell’aria e noi smettiamo di muoverci, anche se forse non lo stavamo più facendo già da un pezzo. Nel locale vuoto riecheggiano solo le sue lacrime e i suoi singhiozzi, come fossero ricordi di un tempo passato, ed io comincio ad avvertire un dolore sordo all’altezza del cuore. Non so quanto potrò ancora reggere in queste condizioni senza scoppiare a piangere a mia volta, e non ho intenzione di farlo davanti a lui e a Guy. Sono stato un cretino a lasciarmi prendere dalla sua richiesta di ballare con me, ho mandato all’aria tutti i miei tentativi di farlo distrarre dal pensiero della mia partenza. Gli accarezzo piano la schiena e di nuovo cerco il suo orecchio.
“Let’s go home, shall we?”
Rimane in silenzio ma annuisce contro la mia maglietta, continuando a tenerla stretta anche mentre lo trascino via dalla pista da ballo prima e fuori dal locale poi, mormorando un saluto distratto a Guy e chiamando un taxi al volo. Una volta a casa lo guido fino in camera da letto e lo lascio un attimo da solo, scendendo in cucina per fare un po’ di tè, nel tentativo ultimo di calmarlo. Quando torno al piano di sopra lo trovo rincantucciato in lacrime contro la spalliera del letto, una mia maglia stretta forte tra le sue mani. La volontà e l’autocontrollo scivolano velocemente via dal mio corpo, lasciandomi solo ed indifeso. Le tazze tremano tra le mie dita, non so come riesco a poggiarle sulla cassettiera prima che mi cadano. Poi vado verso di lui, i piedi che sembrano pesare tonnellate ora, salgo sul letto e gli vado vicino, prendendo la sua testa tra le mie mani e stringendolo forte a me, cominciando a ripetergli, come fosse un mantra, “I love you”, la voce che dopo la prima volta mi muore in gola e le lacrime che ormai si mischiano alle sue, sul mio braccio e sui nostri vestiti. Sto lì  e lo tengo stretto, fin quando non crolla tra le mie braccia, esausto. Rimango in quella stessa posizione fino alle prime luci dell’alba, quando lo adagio piano sul cuscino e in silenzio sgattaiolo via, lasciando la mia maglietta di Iron Man ancora tra le sue mani.
Via da questa casa, via da questa città, via dal mio ragazzo.



AUTHORS' CORNER: Alternative-take dal roleplay mio e di Sweet Bee, versione "romanzata" dell'ultima sera/notte di Rob a casa di Jude (indicativamente avvenuta intorno al 12/13 Agosto, in caso a qualcuno interessi). Questo primo chapter è narrato dal mio punto di vista di Robert, il seguente da quello di Sweet Bee Jude. Enjoy!
   
 
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