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Autore: Valaus    02/09/2010    13 recensioni
Tornata ad Hogwarts per terminare gli studi, Hermione si sente incredibilmente sola. I suoi amici non sono al suo fianco, ed il castello le appare per questo vuoto ed inospitale. Sarà costretta a ricredersi, trovando compagnia nel modo e nella persona più insolita ed insospettabile.
Prima Classificata al Crack Pairing Contest indetto da Only_me sul forum di EFP
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Neutron Star Collision"









III.
“La decisione più stupida, insensata e dannatamente giusta, e le sue fottute conseguenze”




Le sere si susseguivano, l’una dopo l’altra, ad un ritmo ormai cadenzato.
Hermione terminava il suo giro di ronda – ridottosi ormai dalle sue canoniche due ore ad una mezz’oretta a malapena – nei pressi del Bagno dei Prefetti, trovava la porta socchiusa, entrava, avvistava Malfoy sempre nel solito punto, lo raggiungeva e gli si sedeva accanto.
Il resto, invece, mutava ogni volta.
C’erano sere in cui la ragazza riusciva a scalfire lo spesso muro d’indifferenza che lui si era costruito, portandolo a dialogare con lei. Non certo grandi discorsi o lunghe chiacchierate amichevoli, ma comunque aveva l’occasione di assistere ad un ormai insolito Malfoy piuttosto loquace.
Altre notti, invece, ogni suo tentativo andava a vuoto. Lui rispondeva a monosillabi, o non rispondeva affatto. Quando capiva che quella era l’antifona, che era una delle sue “serate no”, desisteva.
Non lo tormentava più con domande, ragionamenti, lievi frecciatine. Smetteva a sua volta di parlare e restava lì, in silenzio, seduta accanto a lui.
Ciò che la stupiva era il fatto che anche lui rimanesse seduto accanto a lei.
I primi tempi faceva di tutto per evitarlo. Dopo un paio di minuti, si alzava e se ne andava, sia che Hermione stesse parlando o sedesse in silenzio.
Pian piano, i minuti avevano iniziato ad aumentare. Di volta in volta, Malfoy restava sempre un pochino di più.
Aveva perso l’abitudine di andarsene se lei parlava. Anche se non aveva intenzione di rispondere alle sue domande, o partecipare a quell’abbozzo di conversazione, restava comunque lì ad ascoltarla.
E restava anche se lei taceva.
La ragazza sospettava seriamente che se il suo senso del dovere – un po’ ammaccato, ma comunque ancora presente – non la costringesse a prendere la decisione di lasciare la stanza dopo un paio di ore, obbligando lui a fare altrettanto, sarebbero potuti rimanere lì anche tutta la notte.
Due persone antitetiche, praticamente sconosciute l’una all’altra, che si erano odiate e detestate dal profondo negli anni precedenti. Uno si sarebbe aspettato fuoco e fiamme da loro.
Eppure, sarebbero potuti rimanere in quella stanza ad aspettare l’alba, da soli, seduti vicini, godendo della reciproca, silenziosa compagnia.
Era certa che, se mai ne avesse parlato con Harry e Ron, loro non avrebbero capito. Come probabilmente nessun altro.
E ad essere totalmente onesti, nemmeno lei aveva ben chiaro il quadro di quella situazione. Ma aveva compreso che era inutile cercare di darvi un senso logico.
Doveva prendere le cose così come venivano. Le piaceva passare le sue serate sul pavimento del Bagno dei Prefetti con Malfoy. Le piaceva rimanere in silenzio accanto a lui. Le volte in cui il ragazzo si lasciava coinvolgere dai suoi tentativi di conversazione le suscitavano un caldo senso di soddisfazione personale.
E soprattutto, non si recava lì ogni notte per una qualche forma di filantropia. Era semplicemente più forte di lei. Quando raggiungeva quel punto del corridoio, non riusciva ad andare oltre. Sapeva che lui era lì dentro, e sentiva di dover entrare a sua volta.
Presumibilmente, nemmeno la sua decisione di aiutarlo a ritrovare la gioia di vivere, o qualunque cosa la Guerra gli avesse prematuramente strappato via, aveva nulla a che vedere con la solidarietà e l’altruismo.
Lo faceva per lui, era vero. Ma ciò che la spingeva ad agire in suo aiuto era una motivazione puramente egoistica. Lo faceva anche, ed in particolar modo, per se stessa.
Si rifiutava categoricamente di ammetterlo, ma con tutta probabilità era molto più affascinata da quel ragazzo di quanto lei stessa credesse.
E l’attrazione fisica centrava assai poco in tutto questo.
Era obiettivamente intrigata dalla sua persona, dal suo carattere, da ciò che si celava dietro quel viso dall’incredibile avvenenza. Voleva venire a capo di quell’enorme punto interrogativo che lui rappresentava, voleva sciogliere i nodi che legavano strettamente tutti i suoi segreti, voleva far luce sulla sua anima.
Era coinvolta. Parecchio coinvolta. Decisamente più di quanto avrebbe pensato di poter mai essere, e molto più di quanto lei stessa supponesse.
Del resto, il suo interesse per Malfoy non si esauriva nelle blande ore notturne passate in sua compagnia. Anche dopo aver fatto ritorno nel suo dormitorio, si ritrovava a pensare a lui. A chiedersi se il giorno seguente avrebbe notato qualche cambiamento in lui, se la sera successiva avrebbe taciuto o meno, se era già rientrato nella sua stanza, se già dormiva.
Sebbene, su quest’ultimo punto, fosse piuttosto scettica.
Quando lei decideva che era giunto il momento di far ritorno alle proprie Sale Comuni, Malfoy le obbediva. Strano, ma vero. Rispondeva con un cenno della testa al suo invito a lasciare la stanza, si alzava in piedi e la seguiva nel corridoio.
Tuttavia, non era effettivamente certa che, una volta separatisi, lui rientrasse nel dormitorio dei Serpeverde. Piuttosto, sospettava che facesse dietrofront, e tornasse a sedere sul pavimento del Bagno.
Ciò di cui era assolutamente sicura, era che non dormisse. Le profonde occhiaie che segnavano il suo volto ne erano solo la testimonianza più evidente, ma vi erano anche altri segnali della sua cospicua, se non totale, mancanza di sonno. Era provato, stanco, stremato, sia fisicamente che mentalmente.
Hermione aveva la netta sensazione che anche dietro alla sua insonnia si celasse qualcosa.
Mettendo insieme tutti gli indizi, era giunta a formulare una vaga ipotesi: era accaduto qualcosa durante la Guerra, qualcosa di grave, di brutto, di estremamente spiacevole, che lo aveva segnato nel profondo. Quel “qualcosa” lo aveva turbato al punto da influire sulla sua personalità, sul suo modo di fare, e persino sulle sue funzioni fisiologiche. Sospettava che Malfoy non dormisse per evitare che, una volta chiusi gli occhi, la sua memoria gli rievocasse immagini ed eventi che non voleva rivivere.
Lo comprendeva, anche lei aveva sperimentato la situazione. Gli orrori e le tragedie della Guerra erano state tante e talmente sconvolgenti che per mesi il suo sonno era stato agitato da cruenti e macabri incubi.
Aveva rivissuto in sogno ogni evento, ogni decesso, ogni battaglia. E spesso la sua fantasia aveva creato scenari ancora più spaventosi. Innumerevoli erano state le volte in cui si era svegliata di soprassalto, sudata ed agitata, da un incubo in cui la battaglia finale aveva ripiegato a favore di Voldemort, e non di Harry.
Chiunque, come loro, avesse preso parte al conflitto era stato vittima di brutti sogni e terrificanti ricordi. Eppure, erano stati in grado di superarlo, chi più velocemente, chi con grandi sforzi.
Lui no.
Lui era ancora in balia di quell’orrore.
Come se una parte di lui fosse ancora intrappolata in quel macabro passato, ed addormentarsi significasse viverlo di nuovo.
Ci avrebbe sicuramente messo del tempo, ma non le importava: Hermione Granger gli avrebbe restituito anche il sonno.
Avrebbe scavato in profondità, riportato a galla il vecchio Draco Malfoy, gli avrebbe dato una lustratina ed avrebbe curato le sue ferite, e poi...
E poi?
Che avrebbe fatto, dopo?
Una volta guarito da quell’ignoto male oscuro, che ne sarebbe stato di lei?
Preferiva non pensarci.
E, soprattutto, non voleva pensare al perché si ponesse tutte quelle domande, e fosse tanto angosciata dalla loro probabile risposta.


Inaspettata e sorprendente, una sera giunse la svolta.
Come sempre, Hermione sedeva sul lucido pavimento del Bagno dei Prefetti. Era una notte particolarmente gelida, il freddo pareva penetrare fin dentro le ossa, e l’avere il fondoschiena adagiato sul marmo non aiutava.
Si era raggomitolata il più possibile su se stessa, stringendosi saldamente le ginocchia al petto.
Il ragazzo al suo fianco non dava il minimo segno di soffrire per la bassa temperatura.
Maledetto ghiacciolo umano.
Odiava il fatto che lui non fosse infreddolito come lei. Era certa che avesse qualcosa a che fare con l’aridità ed il gelo che regnavano dentro di lui. Dopotutto, le serpi non patiscono il freddo.
Era infastidita. Si sentiva quasi in posizione di svantaggio rispetto a lui, debole, esposta.
Non aveva neppure detto una sola parola, tanto era concentrata nell’adottare la tecnica “pensa a qualcosa di caldo”, nel vano tentativo di far scaturire un qualche tepore autoindotto nel proprio corpo.
Quando vide Malfoy sfilarsi il maglione, rimanendo con indosso solo una camicia bianca, avvertì un senso di profonda frustrazione montarle dentro. Come, lei batteva i denti per il freddo , e lui sentiva talmente caldo da poter fare a meno di quel prezioso indumento?
Corrugò la fronte, pensando tra sé e sé che la vita era maledettamente ingiusta. Le era chiaro come il sole che, con quel gesto, lui volesse irridere alla sua debolezza fisica.
Ma nel momento in cui avvertì il fruscio della lana sulle sue spalle, si rese conto di essersi sbagliata. Di grosso.
Spalancò la bocca tanto che rischiò quasi di slogarsi la mascella. Si voltò, e ne ebbe la certezza.
Il maglione, lo stesso maglione che fino a pochi secondi prima aveva ricoperto il torace del Serpeverde, ora posava sulle sue spalle.
Impossibile.
< Cosa...> avanzò lei, incredula.
Malfoy scrollò le spalle con sufficienza.
< Avevi freddo.> sottolineò semplicemente.
Hermione era sconvolta. Un gesto carino nei suoi confronti?
Quella era indubbiamente una giornata da segnare sul calendario. Quale altra stranezza l’attendeva, la scoperta del talento nascosto di Neville per le pozioni?
< Stai scherzando?!> disse, incapace di contenere la sua sorpresa.
Il ragazzo le rivolse una rapida occhiata di traverso.
< Ti sembra forse che io stia scherzando?>
No, per la miseriaccia.
Era serio. Terribilmente serio.
Forse quello era il primo segnale del sopraggiungere dell’Apocalisse.
< Grazie.> mormorò ancora frastornata, ricevendo in risposta un semplice cenno del capo.
Lo sguardo le saettò involontariamente sulla manica della sua camicia. Nello sfilarsi il maglione, si era sollevata di qualche centimetro, rivelando una porzione di avambraccio.
Avvertì un brivido quando scorse il Marchio. Eppure, non poté evitare di notare che era in qualche modo diverso da quelli che aveva visto in precedenza.
Non ne comprendeva il motivo.
Finché non si accorse che il nero di quel tatuaggio era più sbiadito in certi tratti, più tendente al grigio. E che, in quegli stessi punti, si vedevano i segni di profondi graffi sulla pelle.
Sgranò gli occhi, quando realizzò con orrore perché il Marchio del ragazzo le sembrava diverso dagli altri.
Aveva tentato di cancellarlo con le unghie, strappandosi via la pelle.
Quella era decisamente una testimonianza inequivocabile dell’entità del suo tormento interiore.
Draco intercettò lo sguardo della fanciulla, e si affrettò a risistemarsi la manica della camicia.
Hermione decise di non indagare oltre. Però, non riuscì ad evitare un’unica domanda.
< Non hai proprio intenzione di dirmi perché ogni sera vieni qui?>
Gliela pose con tono e sguardo eloquente. Sapeva che quella stanza era solo il primo tassello di quell’intricato puzzle, e voleva che Malfoy avesse chiara la sua consapevolezza di ciò.
Il ragazzo la squadrò intensamente per qualche secondo. Poi si voltò, interrompendo il contatto visivo.
Rimase in silenzio, evitando di risponderle. Ma, dopo alcuni istanti, esordì a sua volta con una domanda.
< Perché t’interessa tanto saperlo?>
Era fatta. Ora di mettere le carte in tavola, anche per lei.
< L’ho capito, sai? E’ successo qualcosa durante la Guerra, e questo qualcosa ti ha cambiato. Sei diverso da come eri prima. Sei... spento.>
Malfoy aggrottò leggermente la fronte.
< Spento.> ripeté.
< Sì, spento. Non c’è più luce nei tuoi occhi, non c’è più gioia di vivere. Sono vuoti, freddi, morti. Ciò che è successo deve averti spezzato qualcosa dentro. Non fraintendermi, non voglio impicciarmi dei fatti tuoi e costringerti a raccontarmi tutto per soddisfare una mia curiosità personale.>
< Ah no?> chiese lui, una punta di sarcasmo nella sua voce piatta ed annoiata.
< No. Io...> sbuffò < Sinceramente non so nemmeno io per quale assurdo motivo, però... voglio aiutarti. Vorrei cercare di darti una mano a scacciare qualunque cosa ti stia divorando dall’interno.>
Scivolò leggermente in avanti col corpo, avvicinandosi a lui di qualche millimetro.
< Mi piacerebbe provare a riaccendere quella luce. Sempre che tu me lo permetta.> concluse, dolcemente.
Il ragazzo s’irrigidì di colpo. Tutto il suo corpo ed i tratti del suo viso si contrassero, tendendosi ed indurendosi.
Pareva diventato di pietra.
Hermione si morse il labbro inferiore. Non aveva preso in considerazione che potesse reagire a quel modo, ed ora non sapeva che fare. Temeva di aver rovinato in un attimo settimane di progressi.
Malfoy scattò improvvisamente in piedi. Era certa che le avrebbe voltato le spalle e se ne sarebbe andato senza dirle una parola.
Boccaccia mia maledetta!
Invece, non si mosse. Rimase fermo, con lo sguardo fisso di fronte a sé e le mani strette saldamente a pugno.
< Hai ragione.> fece poi, con una voce talmente cupa e roca che la fece rabbrividire < E’ successo qualcosa. Qui.>
Lei lo fissava dal basso, ad occhi sgranati. Sapeva di averci visto giusto, ed ora ne aveva la conferma.
Draco abbassò lo sguardo, incontrando quello di lei.
Vide passare una strana ombra, in quelle iridi grigie.
< Non chiedermi altro Hermione, ti prego.> aggiunse in un supplichevole sussurro, prima di voltarsi ed uscire dalla stanza.
La ragazza rimase immobile a lungo, fissando la porta di mogano.
Hermione.
Il suono del proprio nome pronunciato dalla sua voce continuava a rimbombarle nella testa, stordendola.
Non avrebbe dovuto sentirsi tanto frastornata. Dopotutto, era così che si chiamava. E così tutti la chiamavano.
Tutti, eccetto lui.
Mai in otto anni aveva usato il suo nome di battesimo. Mai.
Eppure, l’aveva chiamata per nome. E con una tale facilità... come se non fosse la prima volta, come se non fosse nulla di nuovo per lui. Come se avesse già pronunciato quella parola in passato.
Si sentiva una stupida per il modo in cui le budella le si erano – metaforicamente – attorcigliate in risposta.
Aveva finalmente capito il vero significato del famoso “sentire le farfalle nello stomaco”.
Era vero. Era stato come se uno stormo di piccole farfalle svolazzasse all’interno della sua pancia, sbattendo vigorosamente le alucce e cozzando contro le pareti del suo intestino con fragorosi tonfi.
Sospirò. Doveva assolutamente venire a capo di quella faccenda.
Ormai era una questione personale. E, per di più, ne andava della sua salute mentale.


Non fu difficile bloccarlo dopo la lezione di pozioni del giorno dopo. Ormai, in tutti quei mesi d’osservazione, aveva imparato le sue abitudini. Sapeva che era sempre l’ultimo ad uscire dall’aula, ma stranamente le sembrava quasi che quella mattina fosse più lento del solito.
Attese che anche l’ultimo studente lasciasse la stanza, poi avanzò verso di lui.
Le dava le spalle, chinato sul suo banco a sistemare i libri all’interno della propria borsa.
Si parò a pochi metri da lui, riflettendo su cosa dire.
< Immagino che tu non abbia intenzione di rispettare la mia richiesta.>
La sua voce mise fine a tutti i ragionamenti di Hermione.
Girò su se stesso, voltandosi verso di lei. La fissò dritto negli occhi, cosa piuttosto insolita vista la sua generale tendenza ad evitare d’incrociare lo sguardo della ragazza.
Dopo l’implorazione della sera precedente, era certa che sarebbe stato quantomeno infastidito dalla sua insistenza. Invece, né il suo tono né la sua espressione mostravano il minimo segno di disturbo.
Anzi, pareva quasi compiaciuto.
Lei scrollò il capo in diniego.
< Ho bisogno di sapere. E tu hai davvero bisogno di parlarne con qualcuno.>
Si sarebbe aspettata di sentirlo controbattere, almeno mettere in dubbio il fatto che lei potesse essere il “qualcuno” adatto.
Tuttavia, si limitò a liquidarla con un “non qui” che, per entrambi, aveva un significato sottinteso.
Stesso posto, stessa ora.


E fu proprio nello stesso posto, alla stessa ora, che Hermione trovò Draco Malfoy ad attenderla.
Ma in modo del tutto diverso rispetto alle volte precedenti.
Quando aprì la porta del Bagno, lo vide in piedi al centro della stanza, lo sguardo puntato verso di lei.
La fioca luce della luna che penetrava dalle alte finestre alle sue spalle lo investiva in pieno, donandogli un aspetto quasi etereo. La sua pelle bianca risplendeva come porcellana, perfetta e fragile. Il biondo dei suoi capelli tendeva quasi al platino.
Troppo bello perfino per essere vero.
Dava quasi l’impressione di essere una qualche divinità celeste discesa per errore tra i comuni mortali.
E lei, essere umano imperfetto ed impuro, non riusciva a trattenere i propri pensieri lascivi, mentre percorreva con lo sguardo la sua splendida figura.
Con la coda dell’occhio, scorse involontariamente la vasca da bagno, a pochi passi di distanza dal punto in cui stazionava il ragazzo. Piena di calda acqua cristallina e soffici bolle di sapone, come sempre l’aveva vista. Probabilmente doveva essere stata sottoposta ad un qualche incantesimo che la manteneva costantemente a quel modo.
Dalla vasca, lo sguardo si spostò nuovamente su Malfoy. Subito le balzò alla mente un indecente accostamento tra i due che la fece sentire ancora più torbidamente terrena.
Avvertì un improvviso rossore infiammare le sue guance, e pregò con tutta se stessa che lui non lo notasse, o quantomeno non comprendesse cosa l’aveva scatenato.
Una decina di passi e lo raggiunse. Si parò di fronte a lui, solo un misero metro a separarli.
Fu costretta ad inclinare leggermente la testa verso l’alto, per poterlo fissare negli occhi.
Incredibile, non si era mai accorta che lui fosse effettivamente così alto.
E bello.
No, bugia. Che fosse così bello l’aveva già notato. E pure da parecchio tempo.
La fissava con un’espressione indescrivibile. Non riusciva a comprendere quale tipo di sentimento vi fosse celato dietro: non capiva se era arrabbiato, serio, triste, o chissà cos’altro.
Pensò che la penombra di quella stanza, e forse tutta la situazione in cui si trovava, stessero compromettendo la sua piena lucidità mentale. Probabilmente quella era l’unica spiegazione al rapido e fugace guizzo di luce che le pareva di aver scorto negli occhi del ragazzo quando si era avvicinata a lui.
Rimasero a fissarsi in silenzio per quelli che ad Hermione parvero secoli, quando in realtà erano a malapena una manciata di secondi.
< B-beh?> esordì poi lei, incerta su ciò che voleva dire e semplicemente desiderosa d’interrompere quel silenzio che, per la prima volta da quando aveva cominciato a “frequentare” quella stanza, era carico d’imbarazzo e tensione.
Draco abbassò lo sguardo, sospirando pesantemente.
< Cosa vorresti sapere, esattamente?>
< Tutto.> rispose la fanciulla, annuendo.
< Tutto quanto?>
< Sì, tutto quanto. Voglio sapere cosa ti è successo, voglio sapere perché, voglio capire cosa ti ha cambiato così tanto, cosa ti tormenta tuttora, voglio comprendere perché vieni qui ogni sera e ti siedi laggiù in silenzio, voglio sapere...> si morse il labbro inferiore, titubante < vorrei sapere perché mi hai chiamata Hermione.>
Lui risollevò il capo, fissandola con un sopracciglio inarcato.
< E’ il tuo nome, a meno che tu non abbia deciso di cambiarlo a mia insaputa.>
Anche lei inarcò un sopracciglio.
< E non mi pare che tu l’abbia mai usato per rivolgerti a me. Mi è sempre parso che prediligessi Granger. O Lurida Mezzosangue, ovviamente.>
< Non potrei aver semplicemente deciso di cambiare appellativo e passare al tuo nome di battesimo?>
Scettica, Hermione inclinò il capo verso sinistra.
< Mi degneresti di tale onore senza un preciso motivo, Malfoy?> domandò, sarcastica.
Lui le scoccò un’occhiata perforante, quasi come se tentasse di passarla da parte a parte con lo sguardo.
< Pensi che ci sia un motivo preciso dietro?>
La ragazza resse il contatto visivo con altrettanta intensità.
< Ne sono certa. Come sono certa che ci sia qualcosa anche dietro a tutto il resto.>
Draco soppesò le sue parole per qualche istante. Poi, distolse nuovamente lo sguardo.
< Sei proprio sicura di volerlo sapere?> chiese, lugubre.
Hermione annuì.
< Assolutamente.>
Con un sospiro, il ragazzo le voltò le spalle. Mosse qualche lento passo verso la finestra, poi si bloccò, continuando a rivolgerle la schiena.
< Quando Voldemort mi marchiò, rendendomi a tutti gli effetti un suo Mangiamorte, mi affidò una missione.>
Una smorfia fece capolino sul viso della fanciulla.
< Uccidere Silente.> commentò.
Draco annuì.
< Si, anche quello.>
Hermione scattò sull’attenti.
< Anche?>
< L’assassinio di Silente era solo parte di un piano ben più vasto. Una parte considerevole, è vero, ma non era il mio unico compito.>
Prese un lungo respiro, poi proseguì.
< Mia madre mi spiegò che gli ordini del Signore Oscuro non erano sindacabili. O obbedivi, o morivi, non c’erano vie d’uscita. Ma io non la pensavo allo stesso modo.>
Le sue mani, abbandonate lungo i fianchi, si serrarono in due stretti pugni.
< Sono stato un povero sciocco a pensarlo, ma quando Voldemort mi affidò quell’incarico io non vidi di fronte a me un’unica possibilità. Ne vidi due. Prendere o lasciare, due alternative. Andare avanti per la strada che lui mi aveva imposto, o rifiutarmi ed oppormi.>
Voltò leggermente la testa, fornendo alla ragazza la visuale del suo profilo.
< Non fraintendermi, non sono un eroe o una persona di buoni principi. Non ho scelto di non portare a termine il mio compito per dei ripensamenti circa la moralità o cazzate del genere. E’ stato puro e semplice egoismo. Voldemort mi aveva dato un incarico che io non ero in grado di concludere per miei motivi personali. E di conseguenza, ho preso una decisione. La decisione più stupida, insensata e dannatamente giusta di tutta la mia vita. E ne ho dovuto pagare le fottute conseguenze.>
< Stai ancora parlando dell’incarico di assassinare Silente?> avanzò lei, perplessa.
Draco sorrise. Un sorriso amaro, quasi ironico.
Scosse la testa in senso di diniego.
< No, non è quello l’incarico a cui ho deciso di non adempiere. Come ti ho già detto, non è stato l’unico compito che Voldemort mi ha affidato.>
< E allora quale...>
< Te.> la interruppe lui.
Hermione sgranò gli occhi, colta da uno stupore incontenibile.
< I... io?>
< Quella era la missione che mi era stata assegnata, che mi sono rifiutato di portare a termine e che mi è costata dannatamente caro.>
Si voltò nuovamente verso di lei, fissandola con uno sguardo talmente intenso che la fece quasi sussultare.
< Io dovevo uccidere te, Hermione.>
D’improvviso, avvertì il gelo più totale penetrarle nelle ossa, paralizzandola. L’unica cosa che riuscì a fare fu osservarlo a bocca aperta, completamente sconcertata.



























Hola gente!!! ^^
Dunque, innanzitutto un'indispensabile comunicazione di servizio: nella mia più TOTALE idiozia, ho scritto che questa fict consta di cinque capitoli. Ecco, fate finta che non abbia detto niente xD
Sono talmente rimbambita negli ultimi tempi che non ricordo nemmeno più le storie che ho scritto io stessa u.u Segno dell'arteriosclerosi galoppante, che vogliamo farci...
Ad ogni modo, i capitoli totali della storia sono quattro, non cinque. Ergo, il prossimo sarà l'ultimo ^^

Purtroppo sto postando piuttosto di corsa e non ho il tempo di soffermarmi a rispondere in maniera adeguata alle vostre stupende recensioni. Ad ogni modo, ringrazio infinitamente le dieci (caspiterina, dieci? O.o) persone che hanno inserito la mia storia tra le preferite. Davvero grazie di cuore <3

Ed un "grazie" specialissimo, come sempre, a chi si è soffermato a recensire. In particolare, sono felicissima di dare il "benvenuto" a Morea e poison spring!
Rispondo brevemente giusto a due considerazioni. Payton, condivido pienamente il tuo punto di vista sulla questione Draco/Tom; personalmente, trovo Felton piuttosto carino e molto bravo nell'interpretare Draco nei film, ma decisamente non corrisponde al mio ideale assoluto di Draco Malfoy. Diciamo che lo vedo più adatto, almeno dal punto di vista fisico, a rappresentare una versione infantile e quindi molto acerba. Ma il Draco ragazzo/semi-adulto per me è tutt'altra storia. E' più... più, insomma! xD Anche perchè, parliamoci chiaro... con un simile padre... buon sangue non mente, no? ;)
DiamondDior, la storia procederà secondo il POV spersonalizzato, chiamiamolo così, di Hermione, come nei precedenti capitoli. Tuttavia, già in questo si cominciano a scoprire molte più cose su Draco, e nel prossimo si farà completamente luce su di lui ^^

Grazie ancora a tutti quanti, anche a chi si limita semplicemente a leggere.
A giovedì prossimo con l'ultimo capitolo!!



   
 
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