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Autore: TonyCocchi    02/09/2010    3 recensioni
L'apologia di un autore che viene bacchettato dalle sue fantasie. Con l'augurio vi ispiri un pensiero.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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La protesta delle storie non scritte

La protesta delle storie non scritte

 

L’apologia di uno scrittore bacchettato dalla sua fantasia.

 

 

 

Torno a casa, chiudo il mondo fuori, oltre la porta d’ingresso che sbatte alle mie spalle.

Vado nella mia stanza. Il mio regno.

Da dividere con mio fratello, anche se lui ci resta poco; è diverso da me, a lui le mura intorno danno fastidio, io invece so restare avvolto nell’abbraccio di casa mia, so apprezzare la calma di un posto tuo, in cui puoi tornare, per metterti a pensare, immaginare, creare.

Metto gli abiti comodi, abiti da casa, accendo il portatile, e cerco un po’ di musica.

 

Ma decidersi è dura. I brani sono tanti, e tante le tonalità e gli umori, e i ricordi che mi ispirano.

Ricordi di storie, scritte mentre le ascoltavo: colonne sonore, con cui oggi posso identificare un dato momento, un dato luogo, un dato personaggio, e le mie dita che battevano sui tasti a renderlo vivo, sul foglio bianco virtuale del computer.

Bei tempi! Scrivere allora era semplicissimo, divertentissimo, leggero come una penna d’oca intinta d’inchiostro.

Tanti brani, tante note. Ma alcune interrompono i miei ricordi con pizzichi dal sapore amaro.

Mi ricordano le storie non finite.

Ascoltavo e scrivevo.

Scrivevo e ascoltavo.

Le parole, i personaggi, i temi e le trame si intingevano di quella musica, al punto da diventare inscindibili, perché erano così adatti insieme.

Ma poi i tasti smisero di ticchettare.

E cessò anche la musica. Sicché ora che la risento, sbirciando a caso nel computer o nel mio fornito ipod, mi assale il rimorso, e un certo rancore.

 

Chiudo gli occhi, inspiro.

La mia stanza è intorno a me, conosciutissima in ogni suo dettaglio, in ogni familiriassimo oggetto, libro, pupazzo, poster, foto…

La finestra è aperta per lasciar entrare un fresco venticello su cui volar liberi. La musica parte nel lettore multimediale.

Apro gli occhi, ed arriva il primo.

È una lei, viene dalla serie Naruto, il manga che tanto mi ha preso che ancora oggi che non mi piace ormai come prima continuo a seguirlo con fedeltà.

È una che di musica ci capisce, ha i capelli rossi e stavo giusto scrivendo di lei prima di prendermi una pausa per via dell’esame di maturità.

Una pausa che è diventata una sospensione.

Una sospensione che è diventata un abbandono.


I hate the world today
You're so good to me
I know but I can't change
tried to tell you but you look at me like maybe I'm an angel
underneath
innocent and sweet

 

Mi metto comodo sulla sedia della scrivania, lei invece preferisce restare in piedi a squadrarmi: forse dall’alto si sente in una posizione di superiorità.

Dopotutto quella non è certo una visita di cortesia.

“Quando continuerai la tua fanfic su di me e Shikamaru?”

Sospiro: “Non lo so.”

“Tsk, ti pareva, la solita risposta! Credevi di illudere solo i tuoi lettori promettendo di continuarla durante l’estate? Beh, di estati ne sono passate due, e loro sono ancora lì, ci sono anch’io… e anche tu.”

Sbuffo. La musica continua impietosa: è grazie a lei che mi è tornata in mente, e non sarebbe certo cortese zittirla per provare a farla sparire ora che è qui.

 

I'm a bitch, I'm a lover
I'm a child, I'm a mother
I'm a sinner, I'm a saint
I do not feel ashamed
I'm your health, I'm your dream
I'm nothing in between
You know you wouldn't want it any other way

 

Ecco comparire il secondo diretto interessato, Shikamaru.

“Sai com’è Tayuya, può capitare a tutti di impigrirsi nel bel mezzo di un lavoro.”

“Ma che fai, lo difendi? Non sei arrabbiato con lui?”

“Un po’… Mi stavo abituando all’idea di essere stato inserito in una fic sentimentale. Anche se un po’ “originale”…”

Tayuya non gradisce quell’”originale”: è chiaramente riferito alla sua da me riesumata presenza.

“Ragazzi, sono desolato, e non credete che a me non dispiaccia aver perso l’ispirazione a continuare la mia… vostra fic… Ma cosa ci posso fare? Non posso forzare la mia creatività. Almeno però vi ho lasciato con un bel capitolo; emozionante, dal lieto fine…”

“E senza seguito!” mi ribatte acida lei.

Faccio spallucce. Intanto Shikamaru non fa complimenti e si stende dove dormo io: il piano di sotto di un letto a castello.

“Tayuya, quante volte dovrò chiederti scusa per aver approfondito la tua personalità, averti dato un passato, uno spessore di personaggio per poi lasciare incompiuto tutto?”

Per tutta risposta si sgranchisce le nocche; meglio appuntarsi di tenere a freno la lingua.

“Coglionazzo che non sei altro! A causa tua i lettori non sapranno mai tutta la verità sul mio passato, né se entrerò definitivamente a far parte dei buoni, se io e Shikamaru ci metteremo insieme…”

“Beh, io sto a posto anche così.”

Il commento fuori luogo gli vale un libro di Stefano Benni scagliato con gran precisione tra le sue gambe, per fortuna non è un volume voluminoso.

“Avevo creduto sul serio nella vostra storia.”

“E poi che è successo?”
“Non so… Volevo continuare. Ma poi il tempo è passato, troppo tempo perché non mi passaste di mente.”

“Però Naruto e Hinata non ti sono mai passati di mente mentre scrivevi quelle belle e zuccherose romantiche su di loro, eh?”

“Ehm…”

“E se speri che vengano qui a salvarti ti sbagli di grosso. Quest’oggi devi fare i conti, e non solo con me.”
Credo di sapere cosa mi aspetta.

Il tempo di un battito di ciglia, e nella mia stanza ci sono altre due persone.

Le altre mie storie in corso. Diciamo pure incompiute.
Una è un ragazza: ha gli occhiali, i capelli biondi e un camice.

L’altra invece ha un aspetto più maturo, più antico, più vero, più problematico.

La prima, inizialmente persasi a guardare Shikamaru, si ricorda che è venuta lì per espormi le sue lamentele.

“Che ne è del mio primo appuntamento?” sbotta cercando di apparire più triste e arrabbiata che può.

Al che Shikamaru torna a farsi sentire, stavolta in modo meno distaccato: “Ora che ci penso, come mai quando si tratta di me non riesci mai ad arrivare fino in fondo?”
“Con Ino ci sono riuscito…”
“Non cercare scuse nel passato, stiamo parlando di presente! E nel presente mi hai sospeso e mandato in bianco in ben due tue storie! Sigh!”

Shiho ne approfitta per sedersi accanto al suo adorato Shikamaru, provocando però un’occhiattaccia mal celata da parte della rossa che era lì prima di lei.

“Se ricordi bene mi sono ritirato da quel contest poco dopo essermi iscritto…”
“Si, ma anche se non ci avresti più partecipato, potevi almeno degnarti di finire quei due o tre capitoli che avevi in mente!” mi dice aggiustandosi nervosamente i tondi e buffi occhiali da vista.

Non posso che constatare che ogni mio tentativo di togliermi dalle spalle al muro viene rispedito al mittente terribilmente in fretta. E c’è ancora da ascoltare lei.

“Era un progetto ambizioso, sai? Insolito… Stavi riscuotendo interesse.”

“Ero in tema col periodo. Poi però le feste finirono, tornai a scuola, e persi l’atmosfera.”
“Ma la Pasqua tornò l’anno seguente.”

“Oh, Gesù…”

È proprio il caso di dirlo…

“Potevi esplorare a fondo le tue idee e la tua fede, avrebbe potuto farti bene.”

Maddalena non finisce neanche di parlare che Tayuya si fa avanti un’altra volta: “Come puoi vedere siamo tutti qui, siamo ancora qui, in attesa di un continuo, e di un finale.”
“Tutta questa situazione mi ricorda un dramma di un certo qualcuno…”

“Qualcuno che lasciava a metà le cose che iniziava?”
“No no, lui le sue opere concludeva, sennò non sarebbe certo finito sui libri di italiano.”

Mi alzo in piedi: “E comunque, le concludo anch’io. Ho molte altre storie all’attivo, storie concluse, di cui nessuno si è mai lamentato.”

“E che motivo ne hanno?” chiede la donna.

“Voi siete le mie storie inconcluse, e non mi vergogno ad ammettere che siete dei miei fallimenti. Ma se quella mia vena da cui usciste si è prosciugata, oramai, non posso far nulla se non aspettare il giorno in cui ritroverò il me stesso di allora, e quanto ho perso da qualche tempo a questa parte.”

“E quand’è che lo ritroverai? Di tempo ne è passato.” risponde il pigrone, in cui al momento mi sento alquanto immedesimato “Sarà che non ti dai abbastanza da fare per cercarlo?”

Ho bisogno di qualche attimo per pensare a una risposta.

Da ciò loro capiscono di aver fatto centro, e io capisco che non sono esente da colpe.

Shikamaru si stiracchia e mi si avvicina: “Hai una testa fra le nuvole invidiabile. Eppure quelli che hai davanti a te non sono gli unici che potrebbero venir qui a farti la ramanzina. Anzi, noi non siamo che una minima parte.

 

La musica cambia. Un motivo di un altro paese, uno di quei paesi il cui solo nome ti fa viaggiare sognare.

Chiudo gli occhi.

Storie.

Personaggi.

Fantasmi.

E la mia stanza li contiene tutti, grandi e piccoli, dal primo all’ultimo, sul mio letto, sotto la scrivania, appoggiati al muro, dietro la porta, in piedi, seduti.

“Ti ricordi di noi?”

 

“Certo che mi ricordo” rispondo.

“Siete i miei personaggi. Qualcuno di voi è stato non è stato creato da me, eppure siete miei, perché mie sono le scene, le situazioni, le lotte e gli amori in cui vi ho inserito.

Ci sei tu, la madre di Hinata, mai apparsa e forse scomparsa, di cui volevo scrivere il passato, raccontare il dolore di un amore imposto e la gioia di quando divenne vero, di un giovane e più umano Hiashi, delle origini e dei perché del clan Hyuga.

Ci siete voi, i sei figli di Sasuke e Karin. Fugaku, Shisui, Mikoto, Seshiro, Shidako, Hidetsu: scrissi i vostri nomi, disegnai i vostri volti, vi diedi un età, delle abilità, un carattere. Volevo dare anche a quel noioso bastardo di un Uchiha un futuro felice, e far ridere i lettori con le avventure della sua famiglia.

Ci sei tu, Yachiru Kusajishi da Bleach, in versione cresciuta, su cui volevo costruire un mondo futuro, con facce nuove e facce vecchie, in cui qualcuno partiva, per tornare o non tornar più.

Ci siete voi, Santi d’Oro dei Cavalieri dello Zodiaco, che desiderai parodiare e comicizzare in una fic delirio, senza pretese e tutte risate, cosicché foste meno scandalosi che nel manga dove siete nati e vi han costretto ad avere parte…

Ci sei tu asinello ubriaco di Darcy, corridore quasi instancabile, personaggio tutto mio, primo, e per ora unico, di un ciclo di storie dal sapore verde di prati, vento, birra, folletti e persone semplici e narratori appassionati, da far danzare sul foglio ascoltando le ballate trascinanti e commoventi della vostra fantastica terra.

Ci sei tu, ombra oscura che salta sui tetti ridendo che tutta nera disegnai su un foglio, lato oscuro dell’essere umano, simboleggiato su una carta arcana.

Ci sei tu, strega buona che corri in bicicletta a riunirti alle tue compagne per una serata al Circolo del Noce, ritrovo a modo e alla moda per chi fattucchiera si sente ed è in un mondo troppo banale.

Ci siete voi, personaggi di tutti gli anime e i manga che adoro tanto, riuniti in squadre, dai mille colori, pronti ad un improbabile campionato del mondo di calcio laggiù in Africa.

Ci siete voi, maschere e ombre avvolte nel fumo e distorte dal magma della mia fantasia: vi ho creati e pertanto siete, abitate ancora adesso, nei vostri mondi nuovi e immensi che si estendono negli angolini della mia mente, stipati, in paziente attesa.

 

Mi circondano e mi osservano, mentre dal lettore esce altra musica. Un brano il cui testo un po’ mi riporta coi piedi per terra, facendomi sentire piccolo, ma capace di guardarsi e sorridere ancora.

 

Out the door just in time
Head down the 405
Gotta meet the new boss by eight am

The phone rings in the car
The wife is working hard
She's running late tonight again

 

Io osservo loro, fiero ma triste, poiché sono a me per dirmi che la loro pazienza è veramente tanta.

 

Mi aspettano, ansiosi. Aspettano il battere delle mie dita sulla tastiera per divertar vivi, tangibili, ma soprattutto, leggibili.
Essere letti.

Portare sorrisi e lacrime non solo a me, ma a tutti coloro con cui vorrò condividerli.

È una cosa stupenda: è ciò che desidero per loro e loro lo desiderano per sé.

 

Sono i personaggi delle mie storie interrotte e quelli delle mie storie mai iniziate.

Al vederli mi sento come un armadio pieno zeppo.

Io lo so che non pretendono nulla da me, perché una sola pagina per ciascuno di loro sarebbe anche troppo; e non sarebbe nemmeno giusto, poiché meritano certo molte, moltissime righe in più.

Io lo so cosa sono venuti a rimproverarmi.

 

Hai creato così tanto, e scritto così poco?

 

Perché l’armadio è così zeppo da potersi a malapena chiudere?
Perché le tue dita non battono come un tempo, mi chiedono.

 

Sono cambiato.

Qualcosa ho guadagnato e qualcos’altro ho perduto, cosicché non è più come una volta.

Di cosa ho bisogno?

Più tempo libero?
Più tempo per me?
Meno preoccupazioni?
Meno pigrizia?

O la maturità di seguire le proprie passioni senza che la parte più accidiosa e arida di te le spenga?

 

Well, I know what I've been told
You've got to work to feed the soul
But I can't do this all on my own
No, I know
I'm no Superman
I'm no Superman

 

Mi inginocchio davanti a loro: adesso loro sono il re, e io il suddito.

Li guardo tutti, sorridendo come un papà piccolissimo e indegno.

“Tutto ciò che posso dirvi, è che siete in me e siete parte di me. I vostri continui, i vostri inizi, e voi tutti, con il mondo che ciascuno di voi si porta appresso, è in me, custodito gelosamente.

Anch’io attendo, come attendete voi, di smetterla di perdere il mio tempo, e dedicarmi a me stesso e ciò che ho da offrire.

Tutto ciò che posso dirvi, per chiedervi scusa, è che so che messaggio portate e cosa rappresentate, e che ho scritto di voi nella mia mente dove siete nati, anche se, per un motivo o per l’altro non vi ho lasciati uscire.

Tutto ciò che posso promettervi, è che vi terrò sempre in mente.

Vi vorrò sempre bene, anche se finora, per il mio egoismo, io solo ho potuto leggervi, ascoltarvi, capirvi.”

 

“Grazie a voi ho regalato sorrisi e fatto amicizie, mi avete regalato l’ebrezza di chi realizza qualcosa con le proprie forze, mi avete fatto sentire chiaramente ciò che sussurrava dentro di me.

E spero di fare e sentire tutto questo ancora a lungo.”

 

Li guardo ancora, tra una risata e una lacrima di commozione, che tutti loro ricambiano…

 

 

Riaprendo gli occhi vedo la mia stanza così com’è.

Niente più voci, niente più sguardi, solo la musica che prosegue dalle casse del portatile. Ma non mi hanno lasciato solo: sono semplicemente tornati a casa. In me, e in quei fogli virtuali, alcuni finiti, altri incompleti o ancora bianchi, dove riposano.

 

La mia conosciutissima stanza.

Lì abitiamo io e la mia fantasia.

Lì faccio volare la mia anima sul vento fresco che entra dalla finestra.

Lì fantastico, creo, e talvolta realizzo.

E realizzerò il più possibile, poco ma sicuro!


Someday we'll be together
I'm no Superman
Someday
Someday we'll be together
Someday
I'm no Superman

 

Tra queste mura,

Le nostre mura,

Mille mondi e mille storie,

Mille personaggi e mille passioni

Mille progetti e mille sogni

Risiedono.

 

In attesa di esplodere fuori, laddove tutti possano vederli.

 

A noi spetta l’ultima decisione: tenerli per noi, o lasciarli andare?

 

Tenerci stretti a terra

 

O lasciarci volare?

 

 

 

 

ANGOLO DELL’AUTORE

 

Cari lettori

 

È già qualche anno ormai che, grazie ad un amico, ho provato a narrare e raccontare, scoprendo una nuova passione nella gioia di condividere un po’ di semplice divertimento o un pensiero più serio.

Ed è già da qualche che sento di non essere più quel cantastorie libero e disincantato di un tempo.

Ultimamente scrivo e posto sempre meno; quasi mai mi capita, come un tempo, di alzarmi la mattina, pensando a cosa tirar fuori dal mio cilindro e servire ai miei cari lettori ed amici.

Col passare del tempo è naturale che i ritmi e le abitudini cambino, ma sento che nel mio caso sento di essermi lasciato andare più del dovuto.

 

La mia vita sta prendendo una strana piega, e mi rendo conto di trovarmi come smarrito da una tempesta.

Mi tirerò fuori? Supererò quest’onda, tornando a navigare col sorriso di chi ha trovato in sé l’equilibrio e la voglia di esprimersi, senza lasciarsi distrarre da nulla?

La volontà, ancora presente in me, di finire di ciò che inizio, ed iniziare ciò che desidero, mi renderà una persona e un narratore migliore?

 

Domandatevi anche voi quali “storie” sono nascoste nel vostro cuore, e quali sono rimaste in sospeso.

Potrebbe proprio essere il caso di continuarle.

 

Un saluto affettuoso, e alla prossima

 

 

 

Tony, alias NaruXHina

  
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