WISH
Il mare, il sole,
il volo delle farfalle.
Erano queste le cose che mi piacevano di più della terra, ed
erano queste le cose
che amavo osservare. Nel posto in cui mi trovo si può vedere
tutto il mondo, ma
a me non è mai piaciuto osservare le persone…mi
facevano sentire triste. Un
giorno ho posato lo sguardo su una città che aveva i colori
dell’arcobaleno, e
così mi sembrò di vedere mare, sole e farfalle
insieme. Guardando più
attentamente ho visto che in questa città ci abitano delle
persone. Ero sul
punto di distogliere lo sguardo, quando vidi qualcosa di bellissimo e
di caldo.
Per la prima volta in tutta la mia vita avrei voluto poter scendere
sulla terra
e chiedere a quelle due persone perché fossero
così felici e come si chiamasse
quel sentimento. Iniziai ad osservarli tutti i giorni e a pregare per
vederli
sorridere e stare insieme. Un giorno, però, decisero di
separarsi. Io stavo per
pregare affinché ciò non succedesse, ma in quel
momento capì: quel sentimento
era così forte e così vero che per loro la
lontananza e il tempo non sarebbero
stati degli ostacoli, e l’uno desiderava così
intensamente vedere il sorriso
dell’altro, che avrebbe donato ogni cosa, avrebbe fatto ogni
cosa, sarebbe
stato ogni cosa pur di renderlo felice.
Ho aspettato, credendo che prima o poi tutto sarebbe tornato come prima. E’ passato del tempo, ma niente è cambiato. Così ho deciso di fare qualcosa. Io, che sto per scrivere l’ultima pagina di questo diario, dono la mia vita immortale in cambio di un desiderio: voglio vederli sorridere di nuovo insieme.
Capitolo
0: Incompleti.
“Wherever
there is one of
us, the other is present”
~Hemingway
12.00
p.m. New York
Justin Taylor iniziò a canticchiare una
melodia. Non si ricordava dove l’avesse sentita, ma gli
piaceva. Si tolse la
maglietta e i jeans e si buttò sul letto: giornata pesante
ma appagante. Di
mattina presto era dovuto andare all’internet point per
ricevere l’e-mail di
Michael riguardante i prossimi capitoli di Rage e, appena tornato a
casa, si
era messo a disegnare. Nel pomeriggio sarebbe rimasto volentieri a
guardare la
tv, ma gli era stato ordinato di recarsi alla mostra. Spiegare ad ogni
vecchia
signora petulante il significato delle sue opere era davvero noioso,
soprattutto perché alla fine di ogni spiegazione lo
guardavano tutte con
un’espressione idiota come se gli avesse parlato di algebra
tensoriale o di
equazioni parametriche. La testa iniziò a fargli male.
Chiuse gli occhi.
Brian
Abbracciò
il cuscino, continuando a canticchiare quella canzone. Il senso di
vuoto che
provava era incolmabile, perché nessun ricordo o nessuna
promessa potevano
colmare la Sua assenza. Durante le vacanze di Natale aveva intenzione
di
andarlo a trovare, ma sperava che fosse prima lui a venire a New York.
D’altra
parte Brian ama a modo suo, lo sapeva. E sapeva anche di essere
fortunato. Ma
che cosa serve trovare l’amore della propria vita se non ci
si può vivere
assieme? Dopo anni di dubbi aveva finalmente capito quanto fosse amato
e,
proprio in quel momento, a un passo dalla felicità
più completa, aveva dovuto
rinunciarci. Non c’è cosa più triste di
provare la più grande gioia della propria
vita e poi venirne privati. Aveva conquistato molto in quei mesi: un
lavoro, la
stima di molta gente, l’indipendenza economica. Ma che cosa
aveva ottenuto
realmente? Quando si guardava allo specchio c’era qualcosa
che mancava. Era
come… incompleto. Ancora con gli occhi chiusi si mise una
mano nei boxer. Si
immaginò le Sue mani che lo toccavano, il Suo respiro sul
collo, la Sua lingua
accarezzargli il palato. “Ti piace?” Gli piaceva.
Era una scopata memorabile.
“voglio scoparti…voglio scoparti tutta la
notte”, gli sussurrava all’orecchio.
Era dentro di Lui. I respiri si confondevano e si facevano
più intensi, più
irregolari. Justin venne e aprì gli occhi. Silenzio.
Solitudine. Vuoto.
Incompletezza.
Lui
non c’era.
****
12.00
p.m. Pittsburgh
Brian
Kinney iniziò a canticchiare una melodia.
Non si ricordava dove l’avesse sentita, ma gli piaceva. Il
ragazzo di fronte a
lui lo guardò stranito. Si tolse la camicia e i pantaloni e
gettò sul letto la
preda della serata. Non era cambiato molto il suo stile di vita (aveva
persino
deciso di tenere il loft), però si sentiva più
stanco. O si muore giovani o si invecchia,
non c’è molta scelta. Gli sarebbe piaciuto
andarsene con stile, andarsene da
numero uno. Già, forse un tempo l’avrebbe anche
fatto: si sarebbe imbottito di
droga e sarebbe morto felice. Ma ora aveva troppi legami.
Justin