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Autore: Dreamersan    03/09/2010    12 recensioni
"Ti piace la neve, Esme?" si girò verso l'angelo, sorrideva.
"È pura e bella come la mamma... il suo spirito è racchiuso in ogni piccolo fiocco..." sospirò, sorridendo triste.
"Qual'è il tuo nome?" chiese poi, afferrandolo per il camice.
"Carlisle, mi chiamo Carlisle..."
Terza classificata al contest 'Family, My Love...' di jadina94
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Carlisle Cullen, Esme Cullen | Coppie: Carlisle/Esme
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
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Fiocco di neve
 
 

Una bambina, sola nella sua grande camera da letto, fissava con sguardo attento la finestra che dava sul giardino, le manine paffute erano premute contro il vetro.

Il suo caldo respiro s’infrangeva nell’aria del freddo pomeriggio d’inverno, formando tante piccole nuvolette che le impedivano di vedere.

La piccola alzò rapidamente un lembo della graziosa gonnellina, si girò verso la porta e tese le orecchie, con lo sguardo di chi sta commettendo un grave reato, pulì la superficie trasparente con il prezioso tessuto.

Sospirò sollevata, nessuno l’aveva vista, ma un sorriso triste le si formò in volto, una lacrima solitaria scese dai suoi occhi limpidi, la mamma stava male e in ogni caso non avrebbe potuto rimproverarla…

Era ormai da parecchie ore che osservava il vialetto del maestoso giardino, suo padre le aveva detto di aspettare e lei pazientemente attendeva l’arrivo del dottore.

Un colpo alla porta la distolse dai suoi pensieri, facendola sobbalzare.

<< Signorina Esme… >> la voce che l’aveva chiamata era supplicante, ma la bimba non si voltò, incantata, osservava i piccoli fiocchi che avevano iniziato a cadere lentamente dal cielo.

Le piaceva la neve, era candida e pura, come la sua mamma…

Sarebbe diventata anche lei un fiocco di neve?

<< Piccola, vedrai, tua madre starà bene, ora arriverà il dottore, la curerà e… >> dal piano di sopra provenne un forte colpo di tosse che fece interrompere la donna.

Mary abbassò lo sguardo, sconfitta.

Era inutile mentire, Esme l’aveva capito ormai da tempo, non sarebbe andato tutto bene, l’ennesima lacrima scese lungo la sua guancia.

La bimba sussultò, gli occhi, colmi di gocce di rugiada si spalancarono, la bocca le si schiuse, infine, un sorriso prese forma sul suo volto infantile.

Un uomo biondo, un angelo, stava camminando con grazia sul velo bianco che ricopriva il prato e si stava dirigendo verso casa sua.

La piccola fu investita da un’ondata di paura.

Era venuto a prendere la mamma?

A portarla via da lei?

L’avrebbe portata in paradiso con lui?

<< Mary, un angelo è venuto a prendere la mamma… >> mormorò, non sapendo se essere triste o felice di quell’avvenimento e senza distogliere lo sguardo dalla figura dai capelli che parevano polvere di stelle, tant’erano luminosi.

La donna la guardò, in un primo momento confusa, poi si affiancò alla bambina, alla vista dell’individuo misterioso arrossì, fece un sorriso strano, che la piccola non seppe interpretare.

 << Mary, il dottore! Il dottore è arrivato, vai ad aprire svelta! >> risvegliandosi dall’incanto, la ragazza, seguita dalla bimba, scese velocemente le scale e con l’affanno aprì il portone.

Esme, alzò lo sguardo e incrociò due occhi color oro buoni e gentili, così profondi da riuscire a incantarla.

Nonostante sapesse che il suo comportamento fosse maleducato, non riusciva a smettere di ammirarlo e le sue guance presero fuoco quando lui le sorrise.

L’uomo era così bello da sembrare irreale, indossava un camice bianco, fra i suoi capelli erano rimasti imprigionati alcuni fiocchi di neve che contribuivano a dargli l’aspetto di una di quelle figure che la bambina aveva visto spesso raffigurate in chiesa.

<< Venite dottore, fate qualcosa vi prego, la padrona sta… >> gemette la donna, non osando terminare la frase.

Il medico annuì.

I due adulti corsero dalla mamma e si chiusero la porta alle spalle.

La bambina si fermò, guardando con tristezza il portone chiuso, non le era permesso entrare, suo padre le aveva fatto promettere che qualunque cosa fosse successa, lei non avrebbe mai varcato quella soglia.

Si appoggiò alla parete, piangendo stanca, distrutta dal peso che le sue piccole spalle dovevano sopportare.

Passarono diversi minuti, forse ore, Esme con ancora il viso bagnato, si addormentò, cadendo in sogni agitati.

Fu svegliata da una mano gelida che la scuoteva delicatamente, aprì gli occhi e si portò in piedi, colta da un capogiro, perse l’equilibrio, serrò le palpebre, aspettando lo spiacevole contatto con il duro pavimento in marmo, ma ciò non avvenne, era stata sorretta dal giovane angelo biondo.

<< Stai bene, piccola? >> le chiese, preoccupato.

<< La mamma come sta? >> chiese lei, con un filo di voce, gli occhi lucidi e imploranti mentre cercava lo sguardo del medico, il dottore abbassò il capo, vergognandosi, nonostante tutto non era riuscito a fare nulla.

Esme gli tirò un lembo del camice, lui le sorrise tristemente, istinti lontani gli urlavano di abbracciarla.

<< È in cielo? Tu sei un angelo, ti prenderai cura di lei, non la lascerai da sola? >> domandò preoccupata.

Carlisle spalancò gli occhi, stupito, la bambina aveva scambiato una creatura delle tenebre per un angelo, quasi sorrise, ma osservando le iridi verdi e colme di speranza della piccola non ebbe il coraggio di negarle quella promessa che sapeva, non avrebbe potuto mantenere.

Si avviò verso l’uscita, aprì il portone e osservò il giardino della villa.

<< Aspetta! >> urlò Esme, facendolo fermare, gli si avvicinò senza paura e gli prese una mano, il dottore sobbalzò a quel contatto inaspettato.

La bambina s’incantò a guardare la neve, chiuse gli occhi e sorrise quando un fiocco le si posò sulle palpebre.

<< Ti piace la neve, Esme? >> si girò verso l’angelo, sorrideva.

<< È pura e bella come la mamma… il suo spirito è racchiuso in ogni piccolo fiocco… >> sospirò, sorridendo triste.

<< Qual è il tuo nome? >> gli chiese, afferrandolo per il camice, per impedire che si dissolvesse e la lasciasse sola.

<< Carlisle, mi chiamo Carlisle… >> le sorrise dolcemente, non sapeva il perché, ma provava un forte affetto verso la piccola.

<< Carlisle… ci rivedremo? Un giorno verrai a prendere anche me? >> chiese piangendo, sapeva che per il suo amico era giunto il momento di andare.

<< Si, ci rivedremo, non mi dimenticare >> le raccomandò.

Le baciò la fronte, poi scomparve.

Esme rimase a fissare il giardino vuoto, le sembrava di essersi risvegliata da un sogno.

Si voltò lentamente verso casa, le urla di disperazione di suo padre la fecero tremare, guardò per un’ultima volta il viale, ripensò alle parole di Carlisle, poteva star tranquilla, la mamma era con lui, sospirò e rientrò nella villa.

Senza far rumore si diresse verso la sua camera, si mise vicino alla finestra e come tutto era iniziato, riprese a guardare il paesaggio innevato.

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<< Carlisle, l’hai trasformata? >>

<< Non potevo lasciarla morire… >>

Esme sussultò, avrebbe riconosciuto quella voce fra mille.

La donna, non più bambina, si fece forza, con fatica sollevò le palpebre e mise a fuoco la figura che le stava davanti.

Lacrime di gioia le solcarono il viso, era lui, il suo angelo, era tornato da lei.

<< Sei venuto per portarmi con te, hai mantenuto la promessa… >> parlò a fatica, le fiamme le stavano divorando il corpo.

<< Esme, perdonami, scusami per quello che ti sto facendo, ti ho rubato l’anima… >>.

La donna scosse la testa, trattenendo un urlo, Carlisle le strinse la mano.

<< L’avevi già fatto in passato >> rise, per poi gridare dal dolore.

<< Perdonami, è colpa mia, il fuoco sta divorando il tuo spirito, mi dispiace… >> mormorò il dottore, distrutto, se solo lei avesse saputo in cosa si stava trasformando l’avrebbe odiato per sempre.

<< Potrai mai perdonarmi? Ti ho trasformato in una creatura come me, priva di anima. Ti prego, dimmi cosa pensi… >> gemette, sarebbe morto una seconda volta se lei l’avesse disprezzato.

Si era accorto di amarla solo quando aveva visto il suo corpo insanguinato e sofferente nel logoro lettino di quell’ospedale.

Esme schiuse le labbra, il dottore le strinse più forte la mano, aspettando teso una sua condanna.

<< Penso che la mia anima, come quella di mia madre si conserverà in ogni più piccolo fiocco di neve >> rise debolmente per poi perdere i sensi.

Un’ultima lacrima le scese lungo il viso, per la prima volta nella sua vita era felice.

 

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Questa storia ha partecipato al contest "Family, my love..." classificandosi al terzo posto.

Son stata molto felice, non credevo che potesse piacere a qualcuno, pensavo fosse uscita una mezza schifezza, avevo paura perfino di inviarla :$

Mi rendo conto anche che non sono molto in tema con la stagione, ma il freddo del condizionatore ha contribuito a farmi venire l'ispirazione... 

Voi che ne pensate?

Fa pena o si può lasciare?

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Giudizio di jadina94: 

Terza classificata: 
Dreamerchan 
Fiocco di neve
 

Grammatica: 10/10 
Neanche un minimo errore di battitura o altro. O almeno, se c’era non me ne sono accorta xD 

Forma: 9/10 
Troppe virgole. In molti punti sarebbe stato meglio sostituirle con altra punteggiatura o con qualche congiunzione. 
Es.: “La bimba sussultò, gli occhi, colmi di gocce di rugiada si spalancarono, la bocca le si schiuse, infine, un sorriso prese forma sul volto infantile.” 
L’ho corretto con: “La bimba sussultò. Gli occhi, colmi di gocce di rugiada, si spalancarono. La bocca le si schiuse, ed infine un sorriso prese forma sul volto infantile.” 

IC: 10/10 
Nulla da dire, Carlisle è Carlisle, ed Esme è Esme xD 

Gradimento personale: 10/10 
L’ho amata molto, anche perché è la prima che leggo in cui viene presentata una Esme bambina. Davvero molto bella, mi piace come scrivi, anche se bisognerà sistemare quel problemino delle virgole xD 

 

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