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Autore: Less_    04/09/2010    3 recensioni
Tutto normale. In fondo mi succedeva di sognare le ragazze, anche quelle che non avrebbero potuto mai, mai, mai nella vita...
Che succede? Mi sta... mi sta baciando!
… interessarmi.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Uno – The boy I’m in love with - POV: Alessia

 

Mi sentivo un po’ una stalker. Insomma... sapevo perfettamente che stavo andando da mia nonna apposta per vederlo.

Argh. Che cosa assolutamente assurda.

Per di più, ero convinta sostenitrice della innocenza – sì, ahm... più o meno – delle donne. Prima di questo, non le credevo capaci di comportarsi come stalker.

Be’, questo che mi avrebbe messo in buona luce ai suoi occhi!

Continuai a camminare. In fondo, stavo solo andando a trovare i miei nonni. Sì, l’importante è crederci.

Dopo aver salutato i nonni uscii fuori e mi sedetti sul gradino a leggere. Di tanto in tanto, quando sentivo rumore di passi o il ticchettio delle biciclette, alzavo lo sguardo.

E poi sentii la sua voce. Non nitida, anzi, era confusa con quella di mio cugino e di un altro dei loro amichetti.

Sospirai, ed attesi che arrivassero. Camminavano piano, anzi, lui camminava. Mio cugino e l’altro andavano in bici, ma piano, così da poter stare al suo passo.

Aspetta un attimo, perché non va in bici anche lui?

La risposta era un’ampia fascia di stoffa avvolta intorno al braccio.

La cosa mi risvegliò un ricordo, non troppo lontano ma decisamente appannato.

«Il figlio di Maria si è rotto la clavicola o la spalla, credo. Aspetta, non sono sicura, forse se l’è solo lussata».

Ah. Ecco. Mia madre me lo aveva detto la sera prima.

Quindi ero innamorata di un ragazzo che era riuscito a rompersi la clavicola. Mmm... trovavo la cosa alquanto idiota.

Lo fissai.

Lui si girò, per un attimo. Non me lo aspettavo, e di sicuro non avevo il controllo dei miei movimenti. Abbassai la testa, e se fossi stata in grado di arrossire, sicuramente sarei diventata porpora. Ma per fortuna non sono un semaforo come Bella Swan.

Grazie a Dio.

Attesi a capo chino che il ticchettio fosse del tutto scomparso, poi fui libera di imprecare contro me stessa.

«Stupida. Sei una vera cretina. Non potevi alzare lo sguardo, tirare fuori la tua migliore faccia di bronzo e salutarlo? Ha anche visto che lo guardavi, perciò proprio... proprio... non trovo le parole per rivolgermi a te! Cretina!» dissi.

Trovai il muro più vicino e presi a sbatterci la testa. Non troppo forte, però. Avevo solo un po’ paura di farmi male.

Poi alzai lo sguardo.

Sembrava il mio peggiore incubo. Doveva essere il mio peggiore incubo, sul serio.

Speravo che non fosse possibile, anche se avevo letto da qualche parte che prima o poi tutto succede, secondo la fisica dei quanti.

Anche la peggiore combinazione possibile di coincidenze.

E, per inciso, almeno secondo me, quella legge si stava avverando sotto i miei occhi.

Nella forma di un essere umano incredibilmente carino e grazioso. Che mi guardava. Con una faccia che avrebbe fatto impallidire – o arrossire (personalmente preferisco essere bianca come un cencio; sulla mia carnagione non si vede poi tanto) – chiunque.

Speravo che la cosiddetta “combinazione delle peggiori coincidenze possibili” includesse una voragine sotto ai miei piedi.

Ma evidentemente non ero poi così sfortunata. Com’è che si dice in situazioni simili? Ah, sì. Merda.

   
 
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