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Autore: AlterNeko    04/09/2010    5 recensioni
Ogni grande opera d'arte ha due facce, una per il proprio tempo e una per il futuro, per l'eternità.
(D.B.)

[Guernica] Antonio x Lovino

[Al Moulin Rouge] FrUk e altri
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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Al Moulin Rouge


seconda parte:

eccomi tornata con la seconda parte della storia

entro breve posterò anche il capitolo conclusivo. Spero

che vi piaccia e che siate così gentili da farmi sapere ancora

una volta il vostro parere. Adesso vi lascio, buona lettura e ci sentiamo

a fine capitolo.



Correva. Stava letteralmente travolgendo qualsiasi persona gli si parasse di fronte e malgrado tutte le imprecazioni che gli innocenti passanti gli avevano rivolto, non si era girato a chiedere scusa neppure una volta. Aveva ben altro a cui pensare e in più doveva cercare di orientarsi nell'unica parte di Parigi che non conosceva. Non ci mise molto per trovare la zona in cui, secondo il biglietto lasciatoli da Gilbert, Iggy viveva, il problema più grande sarebbe stato trovare l'esatta abitazione visto che in quella dannata strada le numerazioni degli edifici erano assegnate secondo un ordine piuttosto inusuale. Fece per tre volte il giro completo dell'isolato senza ottenere nessun tipo di miglioramento tangibile, continuava a rileggere le poche parole riportate sul piccolo pezzo di carta. Era così vicino a lui eppure non lo riusciva a trovare; era sempre stato così fra di loro anche quando le distanze erano minime sembrava che ci fosse qualcosa che impediva a Francis di poterlo raggiungere realmente. Batté violentemente il pugno su uno a caso dei muri scalcinati che aveva intorno, tenne la mano dolorante appoggiata alla ruvida superficie stringendo i denti e impedendo alla frustrazione di avere la meglio ancora una volta. Fece un paio di respiri profondi dilatando e contraendo ritmicamente la cassa toracica, di una cosa era sicuro: l'avrebbe trovato, anche a costo di bussare a tutte le dannate porte di quella stramaledetta strada.
La sua tenacia questa volta ebbe la meglio e, dopo un numero imprecisato di tentativi andati a vuoto, finalmente Francis riuscì a trovare la palazzina n. 57. Le indicazioni che gli aveva fornito una anziana donna pochi minuti prima erano state fondamentali e ora si trovava di fronte alla patetica tana in cui Iggy andava a nascondersi dal mondo. Si fermò solo qualche secondo davanti all'arrugginito cancello aperto che delimitava il perimetro dell'inesistente cortile, doveva assolutamente riprendere fiato. Lanciò un'occhiata non molto attenta alla precaria costruzione: muri scalcinati e cotti dal sole, cocci vari sparsi un po' ovunque, vetri rotti e un persistente cattivo odore. Era sicuramente uno dei quartieri peggiori di Parigi, avrebbe dovuto tirarlo fuori da quel buco e, anche se non sapeva come, doveva assolutamente riuscirci.
Trovò il minuscolo appartamento di Iggy al secondo tentativo, l'idea di cominciare dall'ultimo piano si era rivelata estremamente proficua. Bussò un paio di volte alla porta sbiadita e pochi secondi dopo apparve sulla soglia un bambino. Francis spalancò gli occhi per la sorpresa. Squadrò attentamente quell'esile figura in parte ancora coperta dalla pesante superficie di legno, si soffermò in particolare su alcuni inconfutabili dettagli: i morbidi lineamenti del viso, i capelli biondissimi, le labbra piene, ma soprattutto quelle ridicole sopracciglia enormi. Quel bambino era senza dubbio il fratellino di Iggy, si somigliavano troppo perché si trattasse di una mera coincidenza. Il piccolo piegò appena la testa di lato come per poter avere una diversa visuale da cui poter studiare il nuovo venuto, non aveva mai visto quel giovane uomo e a pelle sentiva che quella visita avrebbe portato qualcosa di nuovo. Seguì Francis con lo sguardo mentre quest'ultimo appoggiava le mani sulle ginocchia creando così un sosteno stabile che gli permettesse d'inclinare il busto in avanti senza sbilanciarsi troppo.


- Ciao Peter. - Disse Francis parlando in un inglese eccessivamente morbido che fece ridere il suo piccolo interlocutore. - Mi chiamo Francis, tuo fratello è in casa ? Avrei bisogno di fare quattro chiacchiere con lui. - Non appena ebbe fino la frase il francese tese una mano verso il bambino sperando che quest'ultimo la stringesse e si fidasse abbastanza di lui per fornirgli una qualsiasi risposta. Si fissarono in silenzio ancora per pochi secondi, Peter sembrava parecchio indeciso sul da farsi e Francis pregò in cuor suo che il piccolo avesse un carattere diverso da quello diffidente e schivo del fratello maggiore altrimenti si sarebbe ritrovato di nuovo davanti ad una porta chiusa, probabilmente sbattuta in faccia. Contrariamente a quello che si aspettava, Peter gli regalò un ampio sorriso e intrecciò la sua gracile manina fredda con quella di Francis. L'uomo gli sorrise di rimando e non oppose la minima resistenza quando il bambino lo guidò dentro all'angusto ingresso. Non appena il francese si chiuse la porta alle spalle l'intero ambiente sprofondò in un angosciante penombra, Peter continuava a tenergli la mano e, usando lo stesso metodo adottato pochi istanti prima, portò l'ospite davanti ad uno sgualcito divano pieno di strappi da cui fuoriusciva parte dell'imbottitura che riempiva i cuscini ormai sgonfi. Il piccolo indicò a Francis il divano per poi sparire pochi secondi dopo dietro ad un colorato paravento che separava quell'ambiente dall'angolo cottura. Il francese decise di accomodarsi sullo scomodo mobile che, a giudicare dalle condizioni, doveva aver visto tempi migliori, e rimase in silenzio limitandosi a fissare la sottile finta parete dietro cui Peter era scomparso. Quest'ultimo fece ben presto ritorno da lui con due tazze sbeccate in mano, ne porse una al suo ospite poi, dopo essersi seduto vicino a lui, iniziò a bere a piccoli sorsi il freddo liquido bianco contenuto in quel rovinato contenitore di ceramica. Francis decise d'imitare il bambino senza protestare o chiedere spiegazioni e mentre si portava alle labbra qualche sorso di latte iniziò a guardarsi intorno sperando di trovare qualche traccia di Iggy.


- Grazie mille per l'ottima ospitalità Peter. Questo latte è davvero buono. - Francis tentò nuovamente d'intavolare una conversazione, ma con scarsi risultati. Non aveva una grande esperienza di bambini e non sapeva esattamente come comportarsi. Appoggiò la tazza ormai vuota sul tavolinetto basso davanti al divano e dopo qualche minuto anche Peter lo imitò. Francis lo fissò ancora una volta cercando di capire qualcosa di più di quello strano ragazzino. Era estremamente esile, forse anche troppo così come era eccessivo anche il colorito pallido che mascherava il rossore che normalmente colora le guance dei bambini, gli occhi grandi erano come velati da una patina invisibile che ne smorzava in parte la vivacità. Ormai era passata quasi una mezz'ora da quando Francis era arrivato e in quell'esiguo lasso di tempo l'aveva sentito tossire violentemente un paio di volte, sperava davvero che quello che gli aveva detto Eliza la sera prima fosse solo un brutto sospetto, ma la realtà dei fatti lasciava pochi dubbi sulla gravità della salute di quel bambino. Francis desiderò ardentemente fare qualcosa per quel cucciolo e forse aiutando lui sarebbe riuscito anche ad aiutare il fratello.

Peter non aveva ancora distolto gli occhi dalle sue ginocchia, aveva lo sguardo concentrato e le labbra appena contratte in un piccolo broncio, sembrava stesse meditando su qualcosa di molto importante. Francis appoggiò con dolcezza una mano sulla spalla del piccolo e non appena questo gli restituì lo sguardo, il francese gli regalò un dolce sorriso.


- Hey, se c'è qualche problema puoi parlarmene se ti va, io ti ascolto volentieri. - La voce di Francis era dolce e carezzevole, la sua mano era così calda e i suoi occhi così limpidi che Peter decise di fidarsi di lui. Rimase in silenzio ancora qualche secondo poi, finalmente, fece sentire all'ospite la sua voce.

- Mio fratello mi ha detto che non devo mai parlare con gli estranei, ma ormai è passato un po' di tempo da quando sei arrivato, quindi adesso ti conosco giusto? - La voce di Peter era sottile quasi come la sua figura e l'innocenza della domanda fece intenerire Francis che represse la voglia di stringere quel piccolo bambino a sé.

- Certo, ormai io e te siamo amici. Ci siamo presentati e abbiamo anche bevuto qualcosa insieme, gli sconosciuti non fanno questo genere di cose. - Le parole di Francis convinsero del tutto Peter che si sciolse nell'ennesimo sorriso.

- Hai detto che avevi bisogno di vedere mio fratello vero ? - A quelle parole Francis ebbe una sorta di brivido e sentì parte dei suoi muscoli irrigidirsi, cercò di mascherare la sua ansia invitando il piccolo a continuare annuendo con la testa. - Ecco, è di là che dorme adesso. Stamattina è tornato tardi tardi e poi era strano, non mi è neppure venuto a salutare, di solito lo fa sempre. E' andato in camera e si è messo a borbottare come fa quando lo fanno arrabbiare e quando sono entrato per dargli il bacino del buon giorno mi ha detto di andare via. - Peter distolse lo sguardo da quello di Francis abbassando anche la testa, il comportamento del fratello lo aveva turbato e, anche se non avrebbe saputo spiegare la ragione, si sentiva in parte responsabile per il malumore che da qualche tempo si era impossessato dell'unica persona che gli era rimasta.

- Tranquillo Peter, avrà avuto solo una brutta serata e forse era solo un po' stanco e aveva bisogno di restare da solo. Lo sai che tuo fratello è un po' strano a volte. - Quella battuta semplice fece ridere Peter che, ritrovata l'allegra, iniziò a raccontare al suo ospite una lunga serie di aneddoti riguardante il carattere lunatico del fratello maggiore. Francis da parte sua, ascoltava avido qualsiasi particolare della vera vita di Iggy beandosi dei racconti innocenti di Peter e facendo qualche domanda ogni tanto per manifestare maggiore interesse. Peter si sentiva felice, finalmente c'era qualcuno, oltre ad Arthur, che stava un po' con lui, che lo ascoltava e che lo faceva ridere.

Fecero una lunga chiacchierata intessuta di piccoli dettagli durante la quale Peter aveva buttato per aria il minuscolo appartamento per mostrare al suo nuovo amico tutti i suo più preziosi tesori, Francis lo ascoltava divertito e lo assecondava guidato dalla spensieratezza di quel bambino che, per poche brevi ore, era riuscito ad alleggerirgli il cuore dall'angosciante oppressione che sentiva. Dopo tutte quelle parole Peter sembrava davvero stanco e tornò nuovamente a sedersi vicino al francese, in poci istanti però cambiò posizione e senza chiedere alcun tipo di permesso si sedette sulle gambe dell'uomo e dopo avergli dato un sonoro bacio sulla guancia si accoccolò su di lui appoggiandogli la testa nell'incavo fra il collo e le spalle. Francis non si mosse per non intralciare i movimenti del bambino e non appena quest'ultimo ebbe trovato la posizione più comoda iniziò ad accarezzargli la schiena così come sua madre faceva con lui quando era piccolo. Muoveva lento la mano coccolando quel corpicino così gracile e poco prima di addormentarsi sentì nuovamente la sua voce sottile. - E' da quando Alfred è andato via che nessuno gioca più così con me. Credo che andandosene abbia portato via anche l'allegria del fratellone, da quel giorno è diventato tanto triste. Però adesso sei arrivato tu, non ci lasci soli vero Francis? -
A quelle parole Francis sgranò nuovamente gli occhi, ancora quel dannato nome, ma chi accidenti era Alfred e dove diamine era andato. Avrebbe voluto dar voce ai suoi dubbi, chiedere a Peter di risolvere questi enigmi per lui troppo difficili, ma sentendo il respiro un po' affannato del piccolo e la sua fronte farsi sempre più calda a contatto con il suo collo decise di continuare a coccolarlo. - Certo, adesso ci sono io e penserò a tutto. Puoi smettere di preoccuparti Peter, lascia fare a me. - Le parole calme di Francis lo rassicurarono e pochi istanti dopo Peter era già nel mondo dei sogni.

Rimase in quella posizione ancora un paio di minuti poi iniziò a chiedersi dove fosse la camera da letto di Peter, sicuramente il piccolo avrebbe riposato meglio steso e al calduccio sotto le coperte e forse, vista la rapidità con cui gli saliva la temperatura, avrebbe fatto bene anche a mettergli un bel panno fresco sulla fronte. Cercando di fare il più piano possibile, Francis si alzò tenendo Peter in braccio, mosse solo pochi passi verso una porta quando quest'ultima si aprì improvvisamente rivelando la spettinata figura di Iggy. Non appena entrambi ebbero realizzato di trovarsi l'uno di fronte all'altro ebbero reazioni opposte, Francis fece un ampio sorriso al padrone di casa mentre quest'ultimo si trattenne dall'urlare qualcosa di molto poco educato all'ospite, più per non svegliare il fratellino che per educazione.


- Francis, cosa accidenti fai a casa mia e come cavolo hai avuto il mio indirizzo, ma cosa più importante cosa ci fai con mio fratello in braccio. - Borbottò I'inglese evidentemente seccato aspettando una risposta che non si fece attendere.

- Sono passato a trovarti visto che ieri sera ti sei dimenticato del nostro appuntamento. Diciamo che ti ho cercato un po' dappertutto e che Peter è stato molto ospitale com me, è davvero un bambino adorabile e abbiamo parlato fin'adesso ma credo che si sia stancato un po'. A proposito, senti Iggy dove posso metterlo, sarebbe meglio portarlo a letto anche perché penso che abbia la febbre. - Francis non distolse lo sguardo neppure per un istante dal suo interlocutore e decise di ignorare momentaneamente i lividi violacei che gli rovinavano il viso e la profonda spaccatura che gli attraversava in verticale il labbro inferiore.


A quelle ultime parole le pupille di Iggy si dilatarono e, dimenticandosi di qualsiasi altra cosa, si diresse veloce verso il paravento. - Portalo nella mia stanza, è la porta sulla destra. Mettilo pure sul letto e coprilo bene, usa anche le coperte che sono sopra l'armadio se ti servono, ma coprilo bene. Io prendo dell'acqua fredda e arrivo subito. -
Francis ubbidì senza discutere e, dopo aver coperto attentamente Peter, si spostò un po' dal letto per permettere a Iggy di sistemare la piccola pezza di stoffa intrisa d'acqua fredda sulla fronte bollente del bambino. L'inglese si sedette sul ciglio del letto continuando a fissare il fratellino, si portò nervoso l'indice alla bocca e iniziò a mangiucchiarsi convulsamente l'unghia già cortissima. Francis si avvicinò a lui lentamente e quando gli appoggiò una mano sulla spalla fu sorpreso di sentire l'esiguo peso del corpo di Iggy che si appoggiava a lui.

- Non capisco perché gli sia già tornata la febbre. Eppure il dottore gli ha fatto l'iniezione ieri sera, di solito sta bene qualche giorno. Non va bene, non va affatto bene. Accidenti se non si abbassa è un guaio. - Stava mormorando cose senza senso, pensava semplicemente a voce alta cercando una soluzione inesistente ad un problema che non poteva combattere.

- Iggy senti perché non vai a chiamare il dottore, ci penso io a Peter nel frattempo o se preferisci facciamo il contrario. Magari facendogli un'altra iniezione starà meglio e ... - Non riuscì a concludere la frase perché venne interrotto dal suo interlocutore. - Francis ma che cazzo stai dicendo. Secondo te non sarei già corso da quel fottuto dottore se avessi anche solo la possibilità di permettermi una di quelle carissime iniezioni d'antibiotico. Porca puttana costano talmente tanto che non riesco più a pagarle e Peter ne ha bisogno sempre più spesso, ormai deve farle a giorni alterni. - La voce, man mano che proseguiva nel discorso, gli morì in gola mentre calde lacrime gli rigavano le guance. Ben presto i due si ritrovarono abbracciati, Iggy cercava conforto mentre Francis cercava di dargliene quando improvvisamente al ragzzo più grande venne un'idea.

- Ascoltami, corri a chiamare quel dottore, ci penso io a pagare le spese per le medicine però sbrigati e niente domande, più tardi avremmo tutto il tempo per parlare ma adesso devi sbrigarti. - Il tono sicuro di Francis e la determinazione che gli brillava negli occhi riuscirono veramente a calmare l'inglese che dopo aver mormorato un sommesso grazie appoggiò le labbra a quelle del francese. Pochi secondi dopo si precipitò fuori dall'appartamento lasciando Francis a sorvegliare il fratellino.


Neppure un'ora dopo i due ragazzi si trovavano seduti ad un piccolo tavolo di compensato, l'uno di fronte all'altro, nella stessa stanza in cui Francis era stato accolto quella mattina da Peter. Il dottore era arrivato d'urgenza scortato da un Iggy senza più fiato, aveva corso così tanto che il suo respiro aveva impiegato una manciata buona di minuti per tornare regolare. Dopo una breve visita di controllo il medico aveva estratto, come d'abitudine, la solita fialetta d'antibiotico che aveva poi ignettato nel corpo del piccolo solo dopo che Francis ebbe pagato l'assurdo prezzo per quei pochi millilitri di liquido. Avevano aspettato che la febbre scendesse e che il respiro di Peter si regolarizzasse prima di azzardarsi a lasciarlo da solo e ora si trovavano nuovamente insieme. Il primo a rompere quell'ovattato silenzio fu Iggy, la sua voce distolse Francis dai suoi pensieri riportandolo alla realtà.


- Volevo ringraziarti per quello che hai fatto per noi. Io ecco, vedrò di risarcirti quindi credo che per le prossime volte tu non mi debba niente e ti prometto anche che non salterò più gli appuntamenti, ho avuto un contrattempo ieri sera che mi ha impedito di venire e quindi io .. - Vedendolo palesemente in difficoltà Francis decise di prendere la situazione in mano, era il momento giusto, dovevano parlare. Nolente o volente questa volta Iggy avrebbe dovuto rispondere a tutte le sue domande, solo in questo modo Francis sarebbe stato in grado di poterlo realmente aiutare.

- Senti Iggy, cerchiamo di parlarci chiaro. Io non voglio niente in cambio da te, non ti ho aiutato per ricavarne un qualche profitto, l'ho fatto per tuo fratello e per te, perché ti amo cazzo e perché voglio capire che diavolo ti succede quindi vediamo di andare con ordine. Dimmi che accidenti ti è successo, comincia dal principio, voglio sapere come sei finito a fare la puttana e chi cazzo è Alfred. Ah vedi d'includere nel racconto anche quello che hai combinato alla faccia -

- Credo di dovertelo, anche solo per ringraziarti di quello che hai fatto per me, è una storia lunga e non intendo ripetere nulla quindi vedi di ascoltare e riservati per dopo le domande. - Francis annuì appoggiando entrambe le braccia sul tavolo e protendendosi in avanti come per mostrare una maggiore concentrazione. Aveva pura di quello che avrebbe potuto sentire ma non sarebbe tornato indietro per nulla al mondo anche se appena Iggy iniziò a parlare, il ragazzo più grande fu scocco da un lungo brivido.






Fine secondo capitolo


grazie mille per essere arrivati anche alla

fine di questo capitolo, spero di leggere presto i

vostri commenti e io prometto di farvi avere entro

breve il capitolo conclusivo di questa parte di storia.

Ancora grazie e a prestissimo !




Un grazie speciale a :



Sui:

spero che ti piaccia anche questo capitolo e che sia riuscita a placare la tua curiosità *_*


ballerinaclassica:

Oddio *_* come ho già avuto modo di dirti i tuoi commenti sono sempre adorabili e davvero il tuo parere per me è fondamentale :3 Hai ragione UsUk è assolutamente la perfezione e nel prossimo capitolo ci saranno dei forti accenni alla nostra coppietta. Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto e il prossimo aggiornamento promesso che è di Home Sweet Home <3


Emi_Iino:

Oddio °w° ho adorato il tuo commento, ti ringrazio davvero tanto per i complimenti e per avermi detto che ti avevo lasciato la voglia di leggere il seguito. Spero di risentirti presto e di averti accontentata !



Grazie anche a tutti coloro che hanno commentato Guernica <3

Ho apprezzato davvero tantissimo i vostri splendidi commenti e spero di risentirvi nuovamente *_*







  
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