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Autore: AlterNeko    25/07/2010    4 recensioni
Ogni grande opera d'arte ha due facce, una per il proprio tempo e una per il futuro, per l'eternità.
(D.B.)

[Guernica] Antonio x Lovino

[Al Moulin Rouge] FrUk e altri
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Note dell'autrice: Salve a Tutti ! Come al solito aggiorno dopo mille anni, vi prego di scusarmi. Adesso che ho un po' di vacanza sto riprendendo tutti i bozzetti dei capitoli e li sto sistemando e a breve dovrei aggiornare di nuovo anche le altre FanFiction.

Innanzi tutto volevo dedicare questo capitolo e il seguente a Sasa *_* l'ho scritta principalmente per il suo compleanno e quindi ho cambiato un po' lo stile che uso di solito per esigenze legate alla trama e vorrei anche fare un ringraziamento speciale a ballerinaclassica che come sempre mi da la carica per finire quello che ho iniziato visto che ho la brutta abitudine di cominciare cento cose e non finirne una, quindi grazie e presto vedrai nuovi sviluppi nella tua FanFic adorata ^_^

Allora per questi capitoli ( ho pensato di dividere la storia in due perchè la faccenda si stava allungando più del dovuto XD ) mi sono ispirata al quadro di Henri de Toulouse-Lautrec di cui appunto il capitolo porta il nome.

Presumo che troverete il tutto un po' strano, quindi ci terrei davvero a sapere cosa ne pensate, in questo modo mi aiutereste anche per quanto riguarda il capitolo successivo visto che la mia adorata committente mi ha dato indicazioni sommarie solo su alcuni punti. Un parere schietto sarebbe davvero molto gradito.

Ultima cosa, questo capitolo è ROSSO con tanto di linguaggio poco educato, scene non adatte a un pubblico non adulto, ecc ecc quindi io vi ho avvertito :D


Prima di augurarvi buona lettura volevo però rispodere ai commenti che mi avete fatto e ringraziarvi per averli lasciati, mi hanno fatto davvero tantissimo picere e spero di risentirvi anche stavolta.


cry_chan : grazie a te per il meraviglioso commento, le tue parole mi hanno veramente toccata e il sapere di averti trasmesso emozioni mi ha davvero fatto felice. A presto spero.


niisan : un commento breve ma davvero intenso, sapere che ti è piaciuta la mia storia è davvero una bella soddisfazione, sappi che anche le tue splendide parole hanno commosso me. Spero di leggere presto un tuo nuovo commento.


lucy6 : Oddio *_* davvero grazie per il commento, mi hai davvero fatto emozionare mentre lo leggevo. Hai proprio ragione e stavo pensando proprio la stessa cosa quando mi è venuta l'idea di scrivere questa raccolta, sappiamo fare delle cose splendide ma siamo altrettanto capaci di compiere i più orribili massacri.
Certo, non l'ho dimenticata e presto arriverà anche il quarto capitolo :D A presto !



Perfetto, grazie per l'attenzione e ora a voi buona lettura :3 ci sentiamo a fine capitolo.




Al Moulin Rouge


Parigi, 1899


Aspirò l'ennesima boccata di nicotina intento a fissare con disinteresse il cielo cupo che avvolgeva la notte di Parigi. Appoggiò la testa sullo stipite scalcinato della portafinestra affacciata su un vicoletto poco lontano dai quartieri malfamati della città, chiuse gli occhi ascoltando per qualche minuto il rumore baccanale di Montmartre. Espirò con lentezza parte del fumo che non aveva precedentemente ingerito mentre i suoi occhi tornavano ancora una volta a fissarsi sull'imponente figura rossa di un vecchio mulino ora trasformato in uno dei locali più conosciuti d'Europa. Stanco di aspettare lanciò un'occhiata veloce all'orologio e scoprì a malincuore che erano da poco passate le tre.


Non l'avrebbe visto, non sarebbe venuto neppure stanotte.


Spense con irritazione la sigaretta sul pavimento bofonchiando qualche imprecazione, si concesse l'ultimo sguardo verso la strada deserta sperando inutilmente di veder spuntare quell'esile figura. Futile illusione. Lanciò stizzito il mozzicone oltre l'arrugginito parapetto mentre alcuni rumori piuttosto familiari gli arrivarono distinti alle orecchie. Cercò dapprima d'ignorare i versi lascivi dell'amico che fortunatamente non comprendeva vista la sua scarsa conoscenza della lingua spagnola, ma quando oltre a un duetto concitato di voci si aggiunsero anche i vari scricchiolii di un povero letto abusato non riuscì a trattenersi dall'urlare contro la porta chiusa. - Antonio cazzo, vedi di fare meno casino mentre trombi. Non me ne frega nulla di sentire i vostri fottuti rumori.- Aveva pronunciato quelle parole tutto d'un fiato, piuttosto velocemente e con un tono tutt'altro che amichevole, sicuramente non era stato troppo gentile, avrebbe chiesto scusa, ma in un altro momento, ora aveva solo voglia di prendere a schiaffi quell'odioso ragazzetto biondo.


Appoggiò la schiena al muro e si lasciò scivolare lentamente verso il basso fino ad assumere una squallida posizione seduta, abbasso di qualche centimetro la testa nascondendola in parte fra le ginocchia. Fece qualche respiro profondo sperando di riuscire a calmarsi, non era solito avere scatti d'ira, anzi generalmente era un tipo piuttosto calmo. Si rilassò ascoltando il chiassoso nulla di Parigi constatando con piacere di essere avvolto solo da un freddo rumore lontano.
Avvertiva un disperato bisogno di vederlo, di toccarlo, di scoparlo sperando in questo modo di poter cancellare dal suo corpo qualsiasi altra traccia dei suoi innumerevoli amanti. Aveva l'impellente necessità di stringerlo forte fra le sue braccia, schiaffeggiarlo come si usa fare con le prostitute disobbedienti per poi urlargli in faccia tutto l'amore che provava per lui. Dannatissimo ragazzino ambiguo, e stupido lui che con tante donne che poteva avere si era andato ad innamorare di una sorta di puttana per lo più di sesso maschile.


Rimase immobile in quella posizione per un tempo indeterminato scivolando a poco a poco in una sorta di torpore, lasciò fluire liberamente i troppi pensieri che gli affollavano la testa senza curarsi di attribuire ad essi troppa attenzione, li lasciava scorrere in maniera disordinata, privi di una qualsiasi regola cronologica. All'improvviso però si sentì scuotere delicatamente e solo in quel momento avvertì la gentile pressione che la mano di Antonio esercitava sulla sua spalla.


- Va tutto bene Francis ? - chiese un po' preoccupato il ragazzo spagnolo conservando però il solito sorriso rassicurante.


- No, non va bene proprio per niente. - Il tono era piatto, privo di sfumature e insolitamente serio, specie per uno come lui. Il coinquilino inclinò di poco il capo intento a squadrare preoccupato l'accucciata figura bionda, poi con un unico rapido movimento si andò a sedere di fronte al francese.


- Su, no pasa nada. Hai voglia di raccontarmi. - Antonio era l'amico che tutti avrebbero voluto avere, sempre allegro e ottimista, anche nelle situazioni più scure riusciva a intravedere uno spiraglio di luce, sapeva ascoltare e dare buoni consigli, ma la sua semplicità alle volte poteva farlo apparire un po' stupido specie in una società non troppo avvezza alla semplice bontà d'animo.


- Cosa dovrei dirti ? Il problema lo conosci. - Francis sentì l'amico sospirare e pochi istanti dopo avvertì nuovamente la presenza della sua mano sulla propria spalla.


- Francis, te lo devi dimenticare. Sei stato proprio tu a dire a Gilbert che non ci si deve innamorare delle ballerine e adesso segui le sue orme ? - Il ragazzo francese sorrise amaramente ricordandosi delle parole che aveva usato per ammonire l'amico solo poche settimane prima.


- Hai ragione, ma nel mio caso non si tratta di una ballerina. - Per la prima volta dall'inizio della conversazione alzò la testa per poter guardare il suo interlocutore che rispose al gesto con un ampio sorriso.


- Usare il termine puttana mi sembrava poco elegante. - Aggiunse lo spagnolo corredando il commento con un piccolo sbuffo per sottolineare l'ironia delle sue parole.


- Tecnicamente non è neppure una puttana, è più, come dire ... - prima di riuscire a completare la frase venne però interrotto dalla calda voce dell'amico.


- Francis, non è per essere pignolo, ma uno che si fa scopare per soldi è una puttana. - L'espressione serena di Antonio impedì al ragazzo più grande di arrabbiarsi per quella precisazione scomoda quanto inutile. Insomma lo sapeva benissimo da solo che si era cacciato in una situazione malsana e senza via d'uscita. Sospirò nuovamente mentre un'espressione apatica andava ancora una volta a rendere inespressivo il viso dell'uomo.


Stettero in silenzio entrambi per una manciata di minuti, poi inaspettatamente fu Francis a rompere quell'ovattato torpore. - Ti volevo chiedere scusa per poco fa, insomma .. non avevo intenzione di .. -

Prima di rispondere Antonio si concesse una leggera risatina imbarazzata - De nada, è colpa mia. Dovrei controllarmi, ma non ci riesco, quel niño mi fa impazzire. -


I due amici si guardarono nuovamente negli occhi e lo spagnolo notò sollevato che Francis sembrava stare un po' meglio, almeno adesso parlava e aveva un qualche tipo di reazione agli stimoli esterni. Si alzarono poco dopo dal pavimento e si diressero nell'angusta stanzetta adiacente al soggiorno. Quel piccolo cucinotto era in perenne disordine, ma tutti gli abitanti della casa sapevano perfettamente come muoversi un quel cumulo di scatole vuote e stoviglie ammucchiate. Il miglior rimedio per scacciare completamente la tristezza era senz'ombra di dubbio un buon bicchiere di vino rosso. Francis si occupò di provvedere sia alla bevanda sia ai bicchieri mentre Antonio si limitò ad accomodarsi sulla sua solita sedia vicino alla finestra. In poco più di mezz'ora si erano scolati quasi due bottiglie e l'effetto inebriante del vino iniziava ormai a far sentire i suoi effetti. Entrambi infatti avevano le guance leggermente sfumate di rosso ed erano inclini a ridere per ogni minima stupidaggine.


- Allora ti sei divertito parecchio stasera, almeno da quanto ho sentito deve essere così. -


- Tu non puoi neppure immaginare, mi sa che mi sono proprio perso per quel ragazzino. -


- Sono contento per te, Lovino è un bravo ragazzo e ha anche un gran bel culo. -


- Francis ti permetto questo genere di commenti solo perché sono piuttosto ubriaco e perché concordo pienamente con quello che hai appena detto. - entrambi si lasciarono andare a una risata piuttosto sonora e malgrado l'ora tarda continuarono a chiacchierare ancora per parecchio tempo.


- Tornando a Gilbert - il tono del francese assunse una sfumatura più seria - hai idea di dove si sia cacciato, è quasi mattina. -


- Dove vuoi che sia Francis, con la sua ballerina preferita. - dedusse semplicemente Antonio prima di tornare a concentrasi sul suo bicchiere pieno a metà - voi due vi ci siete fregati in quel locale, io ve l'avevo detto e anche tu avevi detto a Gilbert di stare attento, almeno prima che facessi la stessa fine. -


Francis distolse lo sguardo dal suo interlocutore per spostarlo sulla piccola porzione di cielo visibile dalla finestrella che illuminava l'ambiente. Ormai stava albeggiando e le scure nuvole che avevano coperto Parigi per tutto il giorno precedente si stavano ora chiazzando di sfumature rosate. Ancora assorto Francis mormorò - Se non avessi avuto bisogno di soldi tutto questo non sarebbe mai successo, di conseguenza non sarei mai e poi mai entrato al Moulin Rouge. -


L'idea di tirar su un po' di soldi affittando il suo piccolo appartamento gli era balenata in mente per caso; quello che guadagnava lavorando non gli bastava più per pagarsi gli studi e certo mamma e papà non avrebbero investito i modesti risparmi di famiglia in un progetto che, a loro parere, faceva acqua da tutte le parti. Parigi in quel periodo era una delle mete più ambite da tantissimi giovani e sicuramente non avrebbe avuto molti problemi a trovare qualcuno interessato a condividere l'alloggio con lui. L'ingenioso piano non aveva fatto attendere i suoi frutti e in neppure una settimana dalla diffusione dell'annuncio, Francis trovò due coinquilini, così ormai da quasi due anni Francia, Prussia e Spagna vivevano sotto lo stesso tetto. Fra i tre si era subito creata una sorta d'intesa speciale e anche se non si conoscevano da molto, divennero subito ottimi amici. Ben presto però nell'angusto appartamentino di Francis lo spazio si era nuovamente ridotto, infatti da tre inquilini quali erano in origine, erano passati dapprima a quattro poi a cinque, anzi fra meno di sette mesi sarebbero stati in sei.
La prima annessione si verificò qualche settimana dopo l'inizio della loro convivenza quando Antonio si presentò a casa una sera con un ragazzino italiano che a detta dello spagnolo aveva bisogno di un posto dove stare solo per qualche giorno. Poi insomma, Lovino aveva talmente un bel musetto che, nonostante tutti i suoi infantili capricci e il suo carattere viziato, era risultato impossibile liberarsi di lui; sicuramente quello che avveniva di notte fra l'italiano e Antonio aveva senza dubbio contribuito alla decisione di promuovere quell'ospite ad abitante effettivo. Meno di un anno dopo Francis si vide costretto ad assistere ad un analogo episodio il cui protagonista stavolta era però Gilbert. Quest'ultimo infatti aveva preso a frequentare con regolarità un certo numero di locali altamente sconsigliati e più volte aveva costretto i due amici, più per mancanza di soldi che per bisogno di compagnia, ad andare insieme a lui al Moulin Rouge. La vera ragione di queste frequenti uscite era rimasta sconosciuta ad entrambi per parecchio tempo, i due pensavano semplicemente che il loro spavaldo amico volesse divertirsi un po' con le disinibite ballerine di can-can che erano solite svolazzare in giro per il locale, mai avrebbero creduto di ritrovarsi a condividere l'alloggio con una di esse. Infatti, come aveva fatto precedentemente Antonio, anche Gilbert una sera tornò a casa in compagnia e come era già successo per Lovino, la stessa cosa si ripeté anche nei confronti di Elizabeta specie dopo la sconvolgente scoperta della gravidanza della ragazza.


- Credo che, vista l'ora, sia davvero passato a prendere Eliza. - ipotizzò Francis rivolgendo nuovamente l'attenzione all'amico.

- Si, avrà sicuramente aspettato che finisse lo spettacolo, ma lavora ancora nelle sue condizioni ? - biascicò Antonio che, ormai non più molto lucido, iniziava a strascicare le parole.


- Credo che ne abbia ancora per questa settimana, poi dovrebbe smettere definitivamente di fare la ballerina, in più essendo ormai incinta di tre mesi l'avrebbero cacciata a prescindere. - Fece una breve pausa di un paio di secondi poi continuò - Con tutta questa storia Gilbert sembra essersi calmato un po', almeno si è trovato un lavoro e ha smesso di bere come una spugna. -

- Grazie al cielo, anche se mi sa che poi alla fine ci toccherà dargli una mano pure noi, i niños sono cari, eh Francis ?! -


- Già, i bambini costano, mi chiedo dove lo mettiamo un bambino, stiamo già stretti così. Basta non ci voglio pensare adesso altrimenti mi torna mal di testa. Vuoi un altro bicchiere di vino? -


- Meglio di no, ci vedo già imbrogliato e domattina devo lavorare quindi credo che per adesso possa bastare così, gracias. -


Antonio aveva appena finito di mormorare il suo blando ringraziamento quando la conversazione venne interrotta dal chiassoso arrivo di Gilbert. Il ragazzo raggiunse subito i due amici in cucina e, assecondando un muto gesto di Francis, si sedette al tavolo e si fece riempire un bicchiere.


- A momenti ti davamo per disperso. - Sentenziò bonariamente lo spagnolo


- Nah abbiamo fatto tardi perché Eliza si è persa in chiacchiere come al solito, tranquillo mamma il tuo bambino sa cavarsela anche da solo. - I tre scoppiarono a ridere mentre una figura esile e aggraziata faceva il suo ingresso nella stanza.


- Ciao ragazzi, cosa fate ancora svegli ? - Chiese la ragazza prima di avvicinarsi al presunto fidanzato con l'intento di sedersi sulle sue gambe. Gilbert, a quel gesto, emise un piccolo sbuffo infastidito dettato più dall'imbarazzo che da un reale disagio, ma non si oppose, anzi con qualche piccolo movimento riuscì a trovare la posizione più comoda per entrambi. Infine le cinse la vita con il braccio libero accertandosi di appoggiare la mano sul ventre leggermente arrotondato di lei.


- Ci sparlano dietro queste due pettegole ecco cosa fanno ancora svegli. - Rispose Gilbert alla domanda rivolta in precedenza dalla ragazza. Rimasero tutti insieme a parlare ancora per un po' di tempo, finché Antonio non si sentì chiamare da una vocetta assonnata ma piuttosto decisa.


- Antonio, sarà meglio che ti sbrighi ad andare a sentire cosa vuole, altrimenti il tuo morosino si mette a strillare e sveglia tutto il palazzo. - Lo spagnolo rise imbarazzato alla battuta di Francis prima di congedarsi dal gruppo ed affrettarsi a raggiungere la sua camera da letto.


- Comunque sarebbe meglio se anche tu andassi a riposare adesso, abbiamo fatto tardi stanotte. - Aggiunse Gilbert rivolto alla ragazza. - Io arrivo fra poco, ho bisogno di farmi un bagno. Francis la potresti aiutare a portare in camere della roba che abbiamo portato via stasera dal suo camerino ? - Il ragazzo accolse con un sorriso la proposta dell'amico e poco dopo si trovò ad armeggiare con Eliza nel disperato tentativo di piegare un lunghissimo lenzuolo bianco.


- Non per farmi gli affari tuoi, ma che te ne facevi di un lenzuolo in camerino ? - chiese Francis con un tono leggermente perplesso mentre cercava di trovare il modo di riuscire a ordinare quella massa di stoffa.


- Veramente è un regalo che mi hanno fatto le mie amiche quando hanno saputo che lasciavo il Moulin Rouge. - la ragazza sorrise stringendo dolcemente fra le mani un lembo del tessuto candido. - Ci hanno ricamato sopra alcuni piccoli fiori e hanno detto che in questo modo mi sarebbero sempre state vicine e mi avrebbero protetto. Sono state davvero gentili, mi mancheranno molto alcune di loro. - Sfiorò con le dita sottili i piccoli boccioli ricamati con precisione e cura, accarezzò la loro finta corolla rosa mentre continuava a mantenere inalterato il dolce sorriso che le si era dipinto in viso durante la descrizione del prezioso regalo.


Francis si accorse solo in quel momento di quella piccola chiazza di colore che qualcuno aveva aggiunto al tessuto immacolato, strinse appena gli occhi cercando di mettere ben a fuoco il delicato ricamo e, prima ancora che riuscisse a formulare la domanda nella sua mente, Eliza gli stava già fornendo la risposta.


- Sì, li ha ricamati lui. - Il ragazzo alzò di scatto lo sguardo e lo incollo ai grandi occhi di lei, respirò affannosamente per un paio di secondi prima di iniziare a parlare.


- L'hai visto? Stasera intendo, l'hai visto? Era con te? Con chi cazzo è andato a letto stavolta ?! - il tono di voce dapprima flebile era cresciuto man mano che le parole gli uscivano di bocca, tanto che Francis aveva praticamente urlato l'ultima frase in faccia ad Eliza che si era limitata ad alzare un sopracciglio. Prima di rispondere alle domande disordinate del suo padrone di casa, la ragazza aspettò qualche secondo in modo da farlo in parte calmare, ogni volta che si entrava in quel genere di argomento diventava piuttosto intrattabile e ciò era dovuto alla commistione di un'assurda gelosia mischiata ad una grande insicurezza.


- Francis, calmati. Si, l'ho visto ma sono passata io da lui è per questo che abbiamo fatto così tardi. Non è venuto al Moulin Rouge stasera e ormai non ci viene quasi più, tanto lo sai perfettamente anche tu il vero motivo per cui aveva chiesto di essere assunto per dare una mano dietro il sipario. Ha già trovato abbastanza clienti e perdere le serate in quel locale non gli servirebbe a molto. -


- Certo che ha già trovato abbastanza clienti, ma che cazzo se ne fa di tutti quei vecchi maiali se ha anche un lavoro normale ? Per questo che non trova tempo per me, si vede che lo pago troppo poco e poi adesso ha cominciato a ricevere pure a casa, ma che bravo il nostro Iggy davvero, complimenti vivissimi .. - lo sproloquio di Francis fu brutalmente interrotto da un sonoro schiaffo di Eliza.


La mano della ragazza andò a colpire con decisione la guancia del francese, il ragazzo di cui stavano parlando era una persona a lei estremamente cara, si conoscevano ormai da alcuni mesi e si erano affezionati molto l'uno all'altra, Eliza era la sola che conosceva veramente Iggy, tanto che era l'unica a cui quest'ultimo avesse mai detto il suo vero nome: Arthur.


- Non è venuto a farsi sbattere da te perché il suo fratellino non sta bene. - La ragazza mormorò piano queste parole mentre le si stringeva il cuore al ricordo di quella gracile figura accovacciata in un letto apparentemente troppo grande e dell'espressione preoccupata del fratello maggiore. Arthur le aveva raccontato d aver chiamato più volte il dottore in quei giorni e ormai quello che all'inizio era solo un brutto sospetto stava diventando un'angosciate consapevolezza. Eliza venne risvegliata dai suoi pensieri da una sgradevole quanto velenosa replica di Francis.


- Certo che non sta bene, povero bambino con un fratello così come mai potrebbe ... - nuovamente la ragazza azzittì il suo interlocutore.


- Francis vedi di piantarla di fare lo stronzo. Probabilmente Peter ha la tisi. -


Dopo aver sentito l'ultima frase detta dalla ragazza, Francis spalancò gli occhi per la sorpresa, rimase immobile qualche secondo vergognandosi di quello che aveva appena detto e pensato. Tenne lo sguardo fisso sull'aggraziata figura di Eliza che nel frattempo cercava di trattenere come meglio poteva le lacrime che avevano già cominciato a rigarle le guance.


- Non volevo, io .. mi dispiace. - il francese mormorò quelle poche parole flebilmente, abbassando la testa. Elizabeta mosse qualche passo verso di lui e lo abbracciò, lo strinse forte cercando di rassicurarlo, sapeva che Francis aveva detto quelle parole inconsapevolmente e mosso dalla gelosia, conosceva bene il suo padrone di casa e sapeva quanto in questo momento stesse soffrendo.


- Shh, non lo potevi sapere. Adesso vedi di calmarti sul serio, se stai qui a piagnucolare non aiuti nessuno. Perché non ti dai una sistemata e non lo vai a trovare al lavoro, dopotutto è un po' che non vi vedete vero ?! - Francis, prima di accennare qualsiasi tipo di risposta, si lasciò confortare ancora un po' dall'abbraccio caldo della ragazza. Non appena i loro corpi si staccarono si prese qualche secondo per osservarla. Gilbert aveva davvero buon gusto, Eliza era davvero bella, sicuramente il loro bambino sarebbe stato uno splendore. Francis si ritrovò a sorridere senza neppure accorgersene, l'idea che gli era stata suggerita non era affatto male, anzi avrebbe fatto proprio così, sarebbe andato a trovare Iggy.


- Ehm ehm – i due sentirono un distinto colpetto di tosse alle loro spalle. - Non per interrompervi sia chiaro, ma gradirei molto sapere cosa ci fai appiccicato alla mia ragazza con quel sorriso da ebete stampato sul grugno barbuto. - La voce appena irritata di Gilbert alleggerì parecchio il clima che involontariamente si era creato, entrambi sorrisero divertiti alla volta del nuovo venuto che liquidò quella strana reazione con un gesto infastidito.


- Stavo solo facendo dei piccoli test sui fianchi della tua ragazza. - rispose ironico Francis prima di staccarsi definitivamente dal corpo di Eliza. - e devo dire che le mie ricerche e i miei attenti studi mi hanno portato a dedurre che .. - venne nuovamente interrotto dalla voce dell'amico.


- Ti hanno fatto dedurre che se non levi le zampacce da quello che non è tuo io mi incazzo e dopo ... - Rendendo il favore all'amico, Francis completò la frase per lui.


- e dopo speriamo che tuo figlio non prenda il tuo carattere perché altrimenti siamo tutti fregati. - Lui ed Eliza scoppiarono a ridere mentre Gilbert, con il solito sorrisino strafottente stampato in faccia, alzò elegantemente il medio in direzione del ragazzo parigino.



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Parigi a quell'ora era sempre parecchio trafficata, tutti avevano qualcosa da fare e la maggior parte delle persone si muoveva rapidamente senza badare a chi o cosa avessero intorno, la fretta che si era impossessata del mondo ormai da quasi un secolo non lasciava più tempo alla calma e ormai ognuno come meglio poteva si era adeguato al nuovo ritmo dettato dalla fiorente tecnologia.
Francis conosceva bene la sua città, non aveva problemi ad orientarsi e così scelse di percorrere un numero imprecisato di sporchi vicoletti per raggiungere la sua meta, in questo modo avrebbe sicuramente evitato di perdere tempo imbottigliato in un mare di gente disorientata. Non impiegò più di un quarto d'ora per arrivare a un piccolo bar che esteriormente non aveva nulla di diverso dalla miriade di cafè che continuavano a spuntare in tutta la capitale. L'unica eccezione era rappresentata da un particolare cameriere biondo.

Francis sapeva davvero poco di Iggy e gran parte delle cose di cui era a conoscenza le aveva apprese per deduzione, quindi non rappresentavano poi una vera e propria scoperta. Per esempio visto l'assurdo accento del ragazzo Francis aveva subito capito che doveva avere origini anglosassoni, aveva inoltre scoperto da poco che aveva un fratello più piccolo al quale badare, per il resto le esigue informazioni in suo possesso riguardanti la vita dell'inglese le aveva sentite, per errore, direttamente da lui. Una sera l'aveva trovato ubriaco fradicio sotto casa sua, non aveva idea del perché il ragazzo fosse venuto a cercarlo, ma passarono insieme tutta la notte. Ubriaco Iggy era sicuramente molto più loquace e di compagnia, ma purtroppo in tutto quello che aveva detto non c'era un minimo senso logico, almeno per Francis. In quell'occasione il francese ottenne delle informazioni preziose tipo il lavoro diurno che il ragazzo inglese svolgeva in un piccolo bar, qualche intima informazione sui clienti che abitualmente frequentava e più volte sentì Iggy chiamare il nome di un certo Alfred. Chi fosse questo Alfred non lo sapeva nessuno, certo Francis non aveva mai chiesto spiegazioni al diretto interessato, ma la cosa strana era che neppure Eliza ne aveva mai sentito parlare.

Mosse qualche altro frettoloso passo in direzione dell'entrata del piccolo locale e non appena fu all'interno iniziò a cercare con gli occhi quel particolare cameriere biondo. Guardò attentamente tutte le persone presenti nell'angusto ambiente, ma di Iggy neppure l'ombra. Piuttosto sconcertato cercò di ottenere qualche informazione dagli altri dipendenti e dopo alcune veloci domande venne a sapere che il ragazzo non si presentava al lavoro ormai da una settimana. Il solito pettegolo di turno aggiunse anche che probabilmente era stato licenziato perchè il principale aveva scoperto qualcosa di scomodo su di lui, ma quale fosse di preciso la causa del presunto licenziamento non lo sapeva nessuno. Francis rimase in silenzio per alcuni secondi prima di sedersi ad un tavolino vicino alla porta e ordinare un caffè, forse quella bevanda forte gli avrebbe schiarito le idee e gli avrebbe fatto venire in mente qualcosa di utile per rintracciare il ragazzo inglese visto che, ironia della sorte, non aveva la più pallida idea di dove abitasse e di sicuro non glielo avrebbero mai e poi mai rivelato più che per rispetto della privacy per mancanza di informazioni, d'altra parte Iggy era un maestro a non lasciare la minima traccia che permettesse di poterlo rintracciare. Fin dalla prima volta che si erano incontrati Francis aveva subito capito che quel ragazzo era estremamente riservato, era anche convinto che quello con cui si presentava non fosse il suo vero nome, insomma che razza di nome è Iggy ?! D'accordo che gli inglesi sono rinomati per il loro pessimo gusto, ma quello non poteva assolutamente essere il suo nome. Non sapeva nulla di lui, nessun intimo dettaglio della sua vita, era anche certo che non avessero mai fatto veramente l'amore, Iggy era bravo a prendere le distanze anche in quel campo. Non c'era nulla di vero, era tutto palesemente costruito durante i loro amplessi a cominciare da quell'orrido rossetto rosso che Francis aveva ben presto incominciato ad odiare, ma che non aveva il coraggio di togliere dai colletti delle sue camicie. Si lasciò nuovamente trasportare dai ricordi, la prima sera che si erano incontrati pioveva a dirotto, faceva un freddo cane e lui era di pessimo umore.


Francis odiava il Moulin Rouge, preferiva di gran lunga trovarsela fuori la compagnia femminile, ma purtroppo per lui, Gilbert non era del suo stesso parere. Come tutte le volte l'amico l'aveva incastrato e, anche se controvoglia, adesso si ritrovava a vagare con la solita aria scocciata per l'enorme salone illuminato a giorno pieno di allegre ballerine molto poco vestite. Naturalmente la stragrande maggioranza di quelle sorridenti signorine fin troppo truccate svolgeva, oltre a quell'impiego, anche tutt'altro tipo di attività molto meno morale ma sicuramente più redditizia. Francis per principio odiava le puttane, rappresentavano tutto ciò che andava contro la sua filosofia di vita: l'amore; e con le prostitute non c'è l'amore ma solo squallido sesso.

Gilbert naturalmente, come al solito, si era bellamente fregato dei consigli suoi e di Antonio e ormai da alcuni mesi frequentava assiduamente il locale. Eliza gli aveva fatto perdere la testa ed era fondamentale per lui che si vedessero praticamente tutte le sere. In tutto questo Francis non aveva ben capito il ruolo che avrebbe dovuto svolgere visto che, finito lo spettacolo della ragazza, veniva gentilmente parcheggiato in qualche angolo dalla coppia di piccioncini bisognosa d'intimità. Francis solitamente s'intratteneva pochi minuti ancora dietro il sipario poi tornava a casa, ma quella notte successe qualcosa di totalmente inaspettato.

Aveva appena salutato Gilbert con le solite raccomandazioni da mamma che lui e Antonio gli facevano a turno e si stava preparando per andarsene quando notò un ragazzo biondo che non aveva mai visto. Incuriosito, anzi attratto da quella figura così fuori luogo dietro le quinte di un locale di can-can si avvicinò velocemente a lui. Quando le distanze fra di loro vennero ridotte appena ad una manciata di centimetri, Francis si fermò aspettando che il ragazzo si accorgesse della sua presenza. In quei pochi secondi il francese si concesse il lusso di studiare attentamente l'elegante fisionomia piuttosto minuta di quello che poi sarebbe diventato una vera e propria ossessione per lui. Aveva un fisico asciutto e fin troppo esile per essere un maschio, anche i tratti del viso erano piuttosto delicati, fatta eccezione per le sopracciglia oltremodo esagerate. Nel complesso la sua figura era armoniosa e altamente arrapante, ecco quello era l'aggettivo adatto per descrivere appieno il ragazzo che gli stava di fronte intento a contare una manciata di sgualcite banconote di piccolo taglio. Il fatto che fosse un maschio non era un problema per uno come Francis che da sempre era innamorato dell'amore, e l'amore, come spesso quest'ultimo spiegava ad Antonio, non è nè maschio nè femmina.


- Fuck you, stupid old pervert. Here are missing 30 francs. - Solo dopo aver esclamato queste parole il ragazzo si accorse della presenza di Francis. - La pianti di fissarmi il culo ? - Chiese con tono leggermente irritato mentre squadrava il suo interlocutore spuntato da chissà dove.


- Ti prego di scusarmi. - Bofonchiò un po' imbarazzato Francis non essendosi neppure reso conto di essersi soffermato un po' troppo su una particolare zona del corpo dell'altro. Qualcosa lo attraeva in maniera irresistibile in quel ragazzo arrogante, ma visto il suo atteggiamento c'erano solo due possibili alternative: o si occupava di gestire i guadagni di qualche ragazza o svolgeva lo stesso lavoro di gran parte delle dipendenti del locale. - Non era mia intenzione soffermarmi così insistentemente sul tuo .. ehm .. sederino. - Francis sorrise, ormai totalmente stregato dalle occhiatacce che riceveva come risposta a qualsiasi suo comportamento. - Senti, che fai di bello stasera ? - chiese stupendo più sé stesso che la persona con cui stava parlando. Insomma probabilmente quel ragazzo era una puttana e lui gli stava chiedendo di passare la notte insieme, stava facendo tutto ciò che si era categoricamente vietato e su cui aveva messo in guardia Gilbert. La risposta quasi ovvia del ragazzo interruppe il filo dei suoi pensieri impedendo così a Francis di fare un ultimo tentativo per non impelagarsi in una situazione che sarebbe, con il tempo, risultata estremamente problematica, specie per lui.


- Se vuoi stare con me stasera sappi che costo caro e da adesso ho deciso che voglio il pagamento anticipato. - L'intensità del suo sguardo deciso fece crollare anche l'ultima fragile incertezza di Francis che sfoggiando il consueto sorriso seducente chiese spavaldo a quanto ammontasse il prezzo richiesto da quello strano ragazzo.


- Vediamo .. diciamo che 150 franchi dovrebbero bastare. - La voce ferma e sicura andò a contrastare lo sguardo attonito di Francis, insomma era una cifra decisamente alta. Prima che quest'ultimo potesse protestare sulla somma fin troppo elevata, il suo interlocutore prese nuovamente la parola. 
- Non si contratta, non abbasso il prezzo neppure di un franco, se ti sembra troppo allora va a scocciare qualcun altro. - Era abituato a fare lo spaccone e anche se aveva un disperato bisogno di soldi non si vendeva per delle cifre irrisorie, insomma se doveva fare quel genere di lavoro per far quadrare i conti almeno voleva guadagnare abbastanza, la sua sottomissione costava caro. Francis stette in silenzio ancora per qualche minuto, poi accettò.


- Vada per 150 franchi, spero almeno che tu valga tutti questi soldi. - Prima di frugarsi nelle tasche della giacca per recuperare il portafogli fece un rapido occhiolino a quella che sarebbe stata la sua compagnia per quella notte. Contò velocemente le banconote e sopperì alla mancanza degli ultimi franchi aggiungendo un paio di arrugginite monetine. Porse il consistente mazzetto di soldi al ragazzo davanti a lui e aspettò con impazienza che quest'ultimo contasse nuovamente il denaro. Al termine dell'imbarazzante operazione i due si fissarono negli occhi ancora una volta.


- Va bene, seguimi. - Il ragazzo più piccolo fece un lieve cenno al suo nuovo amante, lo condusse in un angusto alberghetto sporco poco distante dal Moulin Rouge. Entrarono da una porta sul retro e ben presto si trovarono in una stanzetta scarsamente ammobiliata, solo un letto e un comodino mezzo rotto riempivano lo squallido ambiente, ma almeno le lenzuola sembravano lavate di fresco.


- Ah, è qui che vivi ? - Chiese incuriosito Francis mentre studiava il povero ambiente polveroso.


- No. Qui è dove lavoro. - Rispose l'altro precedendolo e accendendo la piccola lampada appoggiata sul comodino. La fioca luce illuminò l'ambiente donando, con la sua tenue luce giallastra, un po' più di calore a quello sporco angolo di Parigi. - Non è un granché, ma è pulito. - Precisò il ragazzo prima di sedersi sul letto.


- Perfetto allora. - Sorrise Francis mentre una strana sensazione di disagio si faceva sentire alla bocca dello stomaco. C'era qualcosa di strano in quel ragazzo, pochissime persone avevano il potere di agitarlo e lui lo stava decisamente mandando in confusione. Gli si piazzò davanti continuando a fissare quegli enigmatici occhi verdi.


- Cominciamo ? - Chiese con voce suadente la piccola figura accoccolata sul morbido materasso. Il tono che aveva usato era totalmente diverso da quello precedente e Francis stentava quasi a credere che quella carezzevole parola lasciva fosse stata pronunciata dalla stessa persona che aveva incontrato poco prima. Gli sorrise nuovamente mentre il desiderio di fare l'amore con quello strano ragazzo cresceva ogni minuto di più, tanto che ormai stava iniziando ad essere evidente un leggero rigonfiamento nel cavallo dei suoi pantaloni.


- Certo, ti lascio carta bianca .. emh ehm .. come ti chiami ? - La domanda arrivò così inaspettata che l'inglese ne rimase spiazzato, nessuno gli aveva mai chiesto il suo nome, almeno mai prima di un rapporto, di solito quella parte se la riservavano per il post-sesso mentre si rivestivano frettolosamente. Scosse leggermente la testa come a volersi riprendere dalla sorpresa poi rispose con voce piuttosto lasciva.


- Puoi chiamarmi Iggy e non voglio sentire commenti relativi al mio nome. - Tagliò corto liquidando la domanda come la maggior parte di quelle che gli venivano rivolte, era abituato a rispondere in modo laconico, fornendo il minor numero possibile di informazioni e dicendo sempre solo una mezza verità se non una bugia vera e propria. Non avrebbe mai permesso a nessuno dei suoi clienti di violare anche la sua vita, avevano già il suo corpo con cui divertirsi.


- Ok, io sono Francis, non sei di queste parti vero ? - La sua curiosità l'aveva spesso cacciato nei guai, ma era un qualcosa a cui non riusciva proprio a resistere specie se la persona in questione lo interessava. Si scambiarono ancora un breve sguardo poi, più perché aveva già pagato che per altro, Iggy decise di rispondere anche a questa domanda.


- Infatti, non sono di qui e non mi piace neppure questo posto. - Nuovamente non concesse alcuna informazione riservata a parte un inutile parere su Parigi. Si stava decisamente irritando, odiava fare conversazione specie in circostanze del genere. Squadrò il suo interlocutore e forse lo vide veramente per la prima volta. Era abituato a non soffermarsi mai molto sulla fisionomia dei suoi amanti anche perché la maggior parte di loro era composta da uomini piuttosto grandicelli e non particolarmente attraenti. Quello che aveva davanti invece era un uomo molto giovane, di sicuro avevano solo un paio d'anni di differenza, e dovette ammettere che era davvero di bell'aspetto. Almeno per quella sera non avrebbe dovuto tenere gli occhi obbligatoriamente chiusi, ma con la fortuna che aveva c'era sempre la possibilità che il bel francesino fosse un pervertito. Sbuffò appena cercando di scacciare quel pensiero, quella sera non era proprio in vena di strani giochetti schifosi.


- Sei inglese vero? - Le parole pronunciate improvvisamente da Francis lo fecero sobbalzare, era totalmente perso nei suoi pensieri e non si sarebbe aspettato che qualcuno riuscisse ad indovinare così facilmente la sua nazionalità. La lunghissima pausa che seguì quella semplice affermazione e la sguardo piuttosto spaurito di Iggy non lasciarono dubbi in merito alla risposta. Per la prima volta l'avevano preso così alla sprovvista che non era riuscito a simulare nulla che non fosse altro che la verità. Era inglese fin dentro all'anima, amava l'Inghilterra e sentiva un disperato bisogno di tornare a casa, ma al momento le sue precarie condizioni economiche gli impedivano qualsiasi possibilità di ritorno, in più adesso doveva pensare solo ed esclusivamente al suo fratellino. Rimase in silenzio ancora qualche secondo mordicchiandosi il labbro inferiore, quasi fosse indeciso sulla prossima mossa, era in evidente difficoltà e per quanto il fatto che quel Francis sapesse la sua nazionalità non rappresentasse un'informazione così personale, si sentiva in qualche modo violato. Non voleva mescolare sé stesso al suo sporco lavoro, per questo non concedeva mai dettagli della sua vera vita, anche il nome era una cosa troppo personale e non avrebbe mai permesso a nessuno di scoprirlo.


- Indovinato, sei piuttosto perspicace ... Francis giusto ?! - Il tono di voce era tornato quello sicuro di prima, ma i suoi occhi tradivano ancora un certo nervosismo che il francese non mancò di notare. L'aver messo così in crisi quella figura apparentemente così inarrivabile gli aveva conferito una sorta di strana fiducia e adesso si sentiva come rassicurato da quella inaspettata reazione.


- Nah .. è che prima, mentre contavi i soldi, ti ho sentito parlare in inglese allora ho supposto che fossi straniero, sai Parigi in questo periodo è piena di gente che arriva da tutte le parti d'Europa. - Sorrise, cercando forse di dare un po' di conforto a quel ragazzo che gli era apparso, anche se solo per pochi secondi, così fragile. Senza neppure pensarci si chinò appena in avanti e catturò con un unico movimento veloce le labbra morbide dell'inglese. La risposta non tardò ad arrivare e mentre era intento ad accarezzare con la lingua la pienezza di quella soffice bocca, sentì il dolce sapore del compagno. Il bacio diventò ben presto molto più profondo e i due si trovarono avvinghiati sul materasso intenti a divorarsi a vicenda. Francis non sapeva con esattezza se ciò che stava facendo il suo amante fosse dettato dall'esperienza o dalla stessa passione di cui lui stesso era caduto vittima, ma non ebbe il tempo di soffermarsi troppo su questo pensiero. Le sue mani, avevano infatti preso a vagare bramose sul corpo asciutto di Iggy e continuavano a soffermarsi impazienti sulla rotondità appena accennata del sedere sodo di quest'ultimo.


- Adesso rilassati e lasciami lavorare. - Queste poche parole vennero pronunciate direttamente all'orecchio di Francis e furono seguite da un'umida lappata. Il francese non potè far altro che guardare curioso il ragazzo più piccolo allontanarsi da lui, lo seguì con lo sguardo sollevando appena la testa e lo vide frugare frettolosamente nel piccolo cassetto del traballante comodino. Udì una flebile imprecazione in inglese che non riuscì però a decifrare e all'improvviso si ritrovò con due occhi verdi puntati di nuovo addosso.


- Ti piace il sesso orale vero ? - La voce calda dell'inglese fece sembrare la frase appena pronunciata molto più romantica, almeno alle orecchie di Francis che annuì vigorosamente alla domanda che gli era stata appena rivolta.


- Pensavo che per questo genere di cose si dovesse pagare un extra .. - Aggiunse poi Francis non perché avesse qualcosa da ridire in merito alla proposta, ma più che altro per il fatto che era completamente al verde dopo aver pagato l'esorbitale parcella. Venne però interrotto prima di poter completare la frase.


- In teoria sì, ma ho finito la vaselina e non ho alcuna intenzione di farlo a secco, quindi vedrò d'impegnarmi affinché tu ne faccia davvero tanta. - Il francese rimase davvero sbigottito da queste parole, ma la cosa che lo colpì maggiormente fu quello che successe immediatamente dopo. Infatti Iggy si mise di nuovo a ravanare nel cassetto finché non ne estrasse un piccolo cilindro argentato, questa volta il gesto venne accompagnato da un piccolo mugolio d'approvazione. Francis intanto stava cercando di scoprire a cosa servisse l'oggetto apparentemente inutile che il compagno aveva recuperato, ma non appena capì di cosa si trattasse non poté evitare di fare una domanda.


- Scusa la mia ignoranza, ma che cosa dovremmo farcene di un rossetto ?! - Mentre formulava la domanda inclinò appena la testa di lato cercando di cogliere qualche dettaglio utile dalle espressioni enigmatiche di Iggy. Quest'ultimo sentendo quelle parole si girò verso di lui e sfoggiando un ostentato sorriso seducente rispose velocemente.


- Tu proprio niente, serve a me. - Entrambi spostarono lo sguardo sul piccolo contenitore che, dopo essere stato aperto, rivelava il suo morbido contenuto. Francis era decisamente confuso, all'inizio aveva pensato a uno scherzo, forse quello strano ragazzo si voleva divertire a prenderlo un po' in giro, ma ancora una volta fu costretto a rivedere le proprie convinzioni. Dopo aver fatto un veloce respiro Iggy appoggiò il trucco alla bocca e con poche lascive mosse dipinse completamente le sue labbra che da rosa diventarono rosso acceso. Francis da parte sua non avrebbe saputo dire se fosse più eccitato o sconvolto, non aveva mai visto un ragazzo mettersi il rossetto e soprattutto non in quel modo. Squadrò per una manciata di istanti il viso dell'inglese che grazie a quella macchia brillante di colore si era trasformato così tanto. Non sembrava più neppure la stessa persona, ma prima che potesse formulare qualsiasi altro tipo di pensiero razionale, Iggy prese in mano la situazione, letteralmente. Francis sentì le calde mani del ragazzo insinuarsi sotto la stoffa spessa dei sui pantaloni, avvertì un'eccitante brivido non appena le dita dell'altro sfiorarono la sua virilità ancora imprigionata nella scura biancheria intima. Bisognoso di ricevere attenzioni più dirette aiutò il compagno a liberarlo dall'impiccio dei vestiti e pochi secondi dopo trovò il paradiso nella bocca di uno sconosciuto.


Non gli piaceva perdere tempo, quindi non appena vide che il suo nuovo cliente era pronto afferrò con dolcezza la base del suo pene già eretto e avvicinò con calcolata lentezza le sue labbra dipinte verso la voglia dell'uomo. Dapprima si limitò a piccoli baci, alternati a veloci lappate riservate solo alla parte più sensibile. I mugolii impazienti che riusciva a strappargli lo aiutavano a preparare la mossa successiva e non appena il francese iniziò a spingere il bacino verso di lui, cercando una soddisfazione più profonda, decise di accontentarlo accogliendo la maggior parte dell'asta dell'uomo nella sua bocca. Chiuse gli occhi, era schifosamente umiliante fare pompini, ma stavolta non aveva avuto altra scelta. Iniziò a muoversi ritmicamente su e giù per tutta la lunghezza del suo amante muovendo la lingua per stimolare le zone più sensibili. Il pesante strato di rossetto applicato in precedenza lasciava ad ogni passaggio delle sue labbra una sottile traccia rossa, Iggy cercò di essere piuttosto veloce e non appena sentì che gli ansimi dell'uomo si facevano sempre più affannosi e alti e che i suoi muscoli stavano iniziando a contrarsi si preparò psicologicamente a non spostarsi. Doveva assolutamente reprimere la sensazione di nausea che aveva e riuscire a trattenere in bocca più liquido che poteva.


Francis rimase piuttosto stupito dall'inaspettata bravura del ragazzo tanto che non ci mise molto a riversare il suo orgasmo direttamente fra quelle labbra che avrebbe preferito baciare, specie in un momento del genere. Si concesse qualche secondo per riprendersi dalle coinvolgenti sensazione che quel contatto gli aveva regalato. Succhiò avidamente l'aria calda e pesante che aleggiava nella piccola stanzetta poi si puntellò sui gomiti per riuscire ad alzare la schiena dal materasso. Voleva vederlo quasi come se avesse paura di essersi immaginato tutto. Non appena sollevò il capo i suoi occhi incontrarono quella gracile figura accucciata fra le sue gambe intenta a succhiarsi velocemente le dita in modo da ricoprirle abbondantemente di sperma. Era sporco in più punti, colpa del rossetto sbavato, e Francis immaginò che la sua virilità fosse conciata poco meglio; vedere quella sottile traccia rossa eccitò incredibilmente il francese che tentò di guadagnare una più decorosa e comoda posizione seduta. Fu però bloccato nel movimento dalle mani di Iggy che si erano nuovamente appoggiate sul suo pene, ora quelle dita leggere e sporche lo stavano accarezzando con delicatezza risvegliando la sua voglia. Passò meno di un minuto e Francis era di nuovo pronto, l'inglese ritrasse le mani, si spogliò velocemente andando infine ad appoggiarsi a cavalcioni sul bacino dell'uomo che rimase immobile a fissare gli eleganti movimenti di quell'audace ragazzetto. Lento Iggy si appoggiò alla sua virilità gonfia strofinandosi un paio di volte sopra di essa, poi, aiutandosi con una mano, iniziò a farlo scivolare dentro di sé. Non fece male, almeno non tantissimo, ma l'eccessiva foga con cui il francese dava il ritmo rendevano il tutto piuttosto doloroso. Raramente riusciva a rilassarsi durante un rapporto, ma questo poco interessava ai suoi clienti anzi più era stretto e contratto più questi si divertivano a sfondarlo. Chiuse gli occhi sperando come sempre che finisse il prima possibile quando improvvisamente sentì le ditta dell'uomo carezzargli la schiena.


- Ehi, tranquillo, va tutto bene. Preferisci che aspettiamo un secondo così riesci a rilassarti un po' ? - Iggy riaprì gli occhi sorpreso sia dal gesto di tenerezza sia delle parole dell'uomo, da quando aveva iniziato quel genere di lavoro nessuno aveva mai fatto una cosa del genere per lui. Non era più abituato alle coccole così come aveva praticamente accantonato l'idea di potersi godere anche uno di quei rapporti che concedeva solo per soldi e questo insolito comportamento lo stava totalmente spiazzando. Non si ricordava neppure più l'ultima volta che aveva fatto davvero l'amore, da quando Alfred non c'era più aveva accantonato l'idea dell'amore e l'unica cosa a cui puntava era di ritornarsene a Londra con suo fratello. Francis, così almeno aveva detto di chiamarsi, lo stava mettendo in seria difficoltà, non poteva assolutamente concedersi il lusso di provare qualche genere di sentimento verso i suoi clienti e non sarebbero certo state due carezze a comprarlo anche se per sentirsi amato si sarebbe fatto volentieri scopare gratis. Scosse velocemente la testa cercando di dare una convincente risposta negativa alla domanda che gli era stata posta, ma Francis comunque rimase fermo aspettando di vedere il suo amante un po' più rilassato. Allungò le braccia appoggiando le mani sulle spalle esili dell'inglese, esercitò una lieve pressione verso il basso portando così il ragazzo ad appoggiarsi al suo petto. Rovesciò successivamente le posizioni e dopo aver regalato ad uno sconvolto Iggy uno sfavillante sorriso iniziò nuovamente a spingere dentro di lui. Francis cercò di usare la massima delicatezza possibile, ma fu difficile mantenere tale proposito, infatti ben presto riprese il ritmo dell'inizio constatando però che il suo amante si era notevolmente rilassato. Non appena si sentì nuovamente vicino all'orgasmo impugnò la virilità dell'inglese ed iniziò a massaggiarla vigorosamente tanto che dopo pochi rapidi movimenti precisi quest'ultimo di riversò nella mano dell'altro emettendo un suono piuttosto acuto. Sentendo l'orgasmo del compagno Francis sorrise soddisfatto di sé stesso per poi concentrasi sul meraviglioso calore che il corpo di Iggy gli trasmetteva. Bastò una lieve contrazione dei muscoli del ragazzo più piccolo per portare Francis direttamente all'apice, senza tanti complimenti assestò alcune spinte piuttosto violente venendo infine dentro quel meraviglioso calore.


Rimasero nudi e ansimanti ancora per qualche altro secondo, immobili, impegnati a regolarizzare il respiro e a smettere di ansimare. Era stato un rapporto decisamente coinvolgente per entrambi e l'intensità che avevano provato in quei momenti lasciava ora il posto ad un pesante torpore. Francis aveva incominciato ad accarezzare con delicatezza i morbidi capelli chiari del suo amante, ora leggermente umidi per via del sudore. Lo guardava respirare con gli occhi chiusi, ancora appoggiato sul suo petto. Il calore dei loro corpi attaccati era ancora forte, ma stava pian piano scemando, presto avrebbero iniziato a sentire un po' di freddo. Iggy era abbastanza frastornato, più per il comportamento atipico del cliente che per il rapporto in sé. L'aveva prima coccolato e poi si era anche preso il disturbo di fargli avere un orgasmo, Il problema più grosso era un altro: gli era piaciuto. Questo infrangeva tutti i limiti che si era fissato nel momento stesso in cui aveva deciso di tirar su un po' di soldi in questa schifosa maniera. Non sapeva se provare commiserazione o disgusto per sé stesso, ormai non si riconosceva neppure più, una volta aveva dei sogni, una vita, un ragazzo .. una volta era felice. Improvvisamente la voce calda e ovattata del suo nuovo cliente lo riportò alla realtà.


- Sì, decisamente li vali tutti 150 franchi. - Mormorò il francese continuando a passare le dita fra le ciocche bionde del ragazzo più piccolo che per tutta risposta fece un piccolo sbuffo.


- Posso farti una domanda ? - Continuò Francis con lo stesso tono carezzevole di prima. Iggy emise un brontolio infastidito, ma perché erano tutti fissati con le domande, possibile che dovesse sempre aver a che fare con della gente impicciona ?! Adesso chissà quale assurda idea stava frullando nella testa di quel citrullo biondo che era riuscito, dopo tanto tempo, a fargli riscoprire almeno in parte le gioie del sesso.


- Immagino di sì. - Rispose con voce piatta e decisamente ben poco entusiasta.


- Non che non mi sia piaciuto, ma perché il rossetto ? - Ecco, lo sapeva che alla fine sarebbe andato a parare da quelle parti, lui stesso si rendeva conto che quello che aveva fatto era piuttosto strano quindi era inevitabile dare un spiegazione. L'aveva già messo in conto fin dall'inizio, ma non sapeva come rispondere, magari a lui avrebbe potuto dire la verità, anche solo per ringraziarlo di non averlo trattato come una puttana. Fece un respiro profondo prima di rotolare via da sopra il corpo caldo dell'uomo, si sdraiò vicino a lui in modo da poterlo guardare negli occhi.


- Mi dà l'impressione di non essere io. - Abbasso di poco lo sguardo, era imbarazzato. Stava rivelando a qualcuno una piccola parte di sé e aveva paura di essere giudicato o peggio deriso. Si costrinse a risollevare lo sguardo e incrociò l'espressione leggermente confusa di Francis. Un altro profondo respiro introdusse una spiegazione più approfondita. - Non metterei mai il rossetto, quindi facendolo è come se mettessi una sorta di protezione sulle mie labbra, lo so che è stupido, ma ho l'impressione di non toccare direttamente quello che mi metto in bocca, è una sarta di barriera fra la mia bocca e il resto. - Rimase fisso in quegli occhi azzurri pronto a fronteggiare qualsiasi tipo di reazione negativa. Invece rimase stupito ancora una volta, dopo avergli regalato l'ennesimo sorriso, Francis lo baciò nuovamente. Un bacio veloce, quasi a stampo se non fosse stato per quella piccola lappata finale, qualcosa di dolce, di intimo, qualcosa che non si spreca per una puttana.


- Penso che tu sia davvero un bravo ragazzo, ti assicuro che mi interesserebbe molto sapere come sei finito a fare questo mestiere, ma sono altrettanto sicuro che non mi risponderesti quindi, almeno per il momento, mi accontento così. Ti andrebbe di fare un bagno ? - Iggy a quelle parole gentili sorrise imbarazzato poi indicò una porta in un angolo della stanza.


Francis avrebbe voluto sapere ancora molte cose di quel ragazzo, ma non avrebbe mai ricevuto le risposte sperate nemmeno nei loro incontri successivi. Da quella sera aveva iniziato a vivere con l'ossessione di Iggy, lo cercava continuamente, spendeva i suoi scarsi risparmi per comprare qualche ora del suo tempo e si stava accorgendo ogni giorno di più di essere innamorato di lui. Il loro primo incontro fu sicuramente quello più intimo, Iggy piano piano aveva cominciato a fidarsi di lui, ma non abbastanza da ritenerlo meritevole di entrare a far parte della sua vita reale, quella in cui viveva al di fuori della calda e lasciva notte parigina. Ultimamente però i loro incontri erano diventati sempre meno frequenti, Iggy era sfuggente e nervoso, spesso saltava gli appuntamenti che si davano ed era sempre più difficile da rintracciare. Francis aveva provato a cercare di scoprire quale fosse il problema, ma il ragazzo non gli aveva concesso nessun genere d'informazione. Adesso però aveva assoluto bisogno di trovarlo, doveva parlargli e riuscire in qualche modo a farsi spiegare la situazione, la cosa sarebbe stata sicuramente vantaggiosa per entrambi.


Mentre stava sorseggiando l'amaro liquido scuro a Francis venne un'illuminazione: Eliza. La ragazza infatti gli aveva detto di essere passata a casa sua la sera precedente e forse con un po' di fortuna sarebbe riuscito a farsi dare l'indirizzo, anzi meglio chiedere direttamente a Gilbert, meno domande e risultato più sicuro.
Lasciò direttamente sul tavolo i soldi necessari a pagare la consumazione e si ritrovò a compiere a ritroso il percorso di vicoletti intrapreso meno di un'ora prima.

Entrò in casa come una furia, piuttosto trafelato e con piccole gocce di sudore che gli colavano lente lungo il viso dai lineameti morbidi. Nonostante il caldo aveva corso per impiegare il minor tempo possibile. Trovò solo Lovino ad accoglierlo nel salotto, il ragazzo italiano lo guardava sbigottito, sicuramente non si asepttava quel genere d'incursione, tanto che era rimasto immobile con il biscotto che stava mangiando ancora per metà stretto fra le labbra.


- Ciao Lovi, fatto tanta nanna ? - Chiese con voce fin troppo dolce Francis. Quasi tutti in casa avevano l'abitudine di trattare e rivolgersi all'italiano come se avessero a che fare con un bambino. Il padrone di casa forse si soffermò qualche secondo di troppo sul sedere sodo del suo ospite che girava deliberatamente in mutande. Lo sguardo stizzito che gli venne rivolto come risposta confermò a Francis la sua supposizione e dopo aver sorriso candidamente al ragazzino continuò. - Sai dov'è Gilbert ? - chiese ansioso ricordandosi improvvisamente il motivo del suo anticipato ritorno a casa.
Lovino si limitò ad alzare svogliato le spalle per poi alzare rapido il braccio indicando la porta della sua camera da letto che proprio in quel momento si spalancò mostrando la figura altezzosa di Gilbert tutto tirato a lucido per affrontare un'impegnativa giornata di lavoro.


- Hey, buon giorno, senti Gilbert ti vorrei chiedere una cosa importante, hai due minuti per me? - chiese Francis cercando di apparire il più rilassato possibile, insomma non voleva che tutti capissero quanto quel dannato inglese lo avesse coinvolto.


- Ciao, no mi dispiace adesso non posso badarti, sono già in ritardo e visto che non è la prima volta rischio di essere licenziato se non vado subito. - Il tono del ragazzo era abbastanza irritato, odiava lavorare, ma con un bambino in arrivo ed Eliza a carico non potevano esserci alternative. Superò velocemente Lovino dopo averlo salutato con un breve cenno del capo oltrepassò anche Francis. Si fermò però un momento sulla soglia rivolgendosi nuovamente all'amico.


- Il suo indirizzo te l'ho scritto in un foglietto di là in cucina, ho pensato che magari ti poteva servire, ci vediamo stasera e mi raccomando Lovino tieni d'occhio Eliza. Buona fortuna Francis. - Dette queste parole il ragazzo si chiuse la porta alle spalle, a Francis non restava altro che trovare l'indirizzo riportato sul piccolo pezzo di carta.



_______ Fine primo capitolo _


Grazie a tutti per essere arrivati fin qui.
Spero di leggere tanti vostri commenti e ci sentiamo presto.
Un bacio a tutti, alla prossima <3


  
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