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Autore: akachan    22/10/2005    9 recensioni
Tristezza, solitudine. L'unica persona importante nella sua vita è scomparsa, non c'è più. Prima fic in assoluto, perciò ringrazio i miei numi tutelari, le mie care lettere dell'alfabeto greco... ovvero i miei beta, gamma e delta reader: Tiger_eyes, Nemesis e Watashiwa7!
Genere: Commedia, Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo III
Pouring out tea.

Il cielo terso del tardo pomeriggio, di un azzurro chiaro e freddo.
Le ultime nuvole passeggere che si stanno allontanando oltre l‘orizzonte.
Il vento sferzante mitigato dal tepore del sole autunnale.
Gli alberi del parco dai rami spogli, le loro foglie sparse per terra, alcune rosse, altre gialle.
Uomini distinti e giovani donne, che camminano sul marciapiede attorno a lei, senza fermarsi un attimo.
Tutto questo cattura ora, di nuovo, lo sguardo di Akane.
Chiude gli occhi, respira profondamente, cercando di trattenere dentro di sé tutte le sensazioni che la circondano.
Agli occhi dei pochi passanti che si accorgono di lei sembra una piccola bambina, uscita di soppiatto da casa, che guarda il mondo per la prima volta.
E probabilmente non sbagliano del tutto.

Akane si abbandona poi al fluire dei suoi pensieri, cercando di trarre alcune sommarie considerazioni.
Certo, non ha la sicurezza matematica che il professore si stesse riferendo a Ranma, ma questo non ha la minima importanza, non ha tempo per sottigliezze simili. D’altronde quante persone in Giappone saranno cadute nella niang-nichuan?…
O nella nan-nichuan.
Akane si ferma, il suo cuore cessa di battere per un interminabile istante.
Già.
Il professore aveva parlato di una ragazza che si era trasformata in un ragazzo…
Un brivido silenzioso le sale lungo la schiena:
No...
Scuote la testa, chiudendo con forza gli occhi.
E’ lui, ne sono sicura.

Calata la notte, arriva a casa e apre la porta.
“Papà, sono tornata!”
Ripone le scarpe con cura alla destra dell’entrata.
“Oh Akane, allora hai fatto in tempo, bene.”
“Sì, sono uscita un po‘ prima. Hai già mangiato? -il padre le fa cenno di no- Bene, allora vado a prendere in frigo l‘oden1 che ci ha portato ieri Kasumi. -si ferma dandogli le spalle- Scusami se sono stata così brusca, stamattina.”
Soun la guarda sbalordito, poi inizia a piangere come una fontana.
“Oh, piccola mia!”

Finito di mangiare, Akane si alza in piedi per portare i piatti in cucina, quando ad un tratto sente aprirsi la porta d’ingresso.
Bene, sono già arrivati.
“Ma chi può essere a quest‘ora? -Soun si alza in piedi- sono le nove!“
Padre e figlia si dirigono verso l‘ingresso: Soun rimane letteralmente a bocca aperta e Akane lo guarda compiaciuta.
“Tendo, amico mio!”
“Oh, Saotome!”
I due amici si abbracciano piangendo come bambini piccoli, mentre Nodoka sorride ad Akane.
“Come stai, piccola?”
“Un po‘ meglio, signora, grazie.”

“Akane, non capisco, ma li hai chiamati tu?”
La ragazza versa del the caldo al padre e ai Saotome, che si sono riuniti attorno al tavolo.
“Sì, papà. Ho chiesto loro di tornare. Non c‘è ragione per cui debbano abitare in una casa in affitto, se possono stare qui, no?”
Nodoka si rivolge a Soun.
“Tendo, Akane ci ha detto che forse ora sa dove si trovi Ranma e che andrà a cercarlo. Noi abbiamo fiducia in lei, perciò abbiamo acconsentito a tornare, sia per non farti restare solo, sia perché ci mancavate tanto, tutti voi.”
“Oh, Tendo -Genma abbraccia vigorosamente l‘amico- Ranma tornerà e ci troverà tutti qui ad aspettarlo, sono così felice! Prendiamo del sakè!”
“Si, Saotome! Ottima idea!”

Mentre i due iniziano ad ubriacarsi, cantando a squarciagola canzoni tradizionali giapponesi, Nodoka prende da parte Akane in cucina.
“Akane, scusami se sono così insistente, ma sei sicura di quello che fai? L‘ultima volta che sei tornata a casa, dopo averlo cercato, stavi così male, io non voglio che ti accada qualcosa, sei una ragazza fantastica.”
“Grazie, signora. Ma non si preoccupi per me. -lo sguardo di Akane diviene più che mai deciso- So quello che faccio e non ritornerò fino a quando l‘avrò trovato.”

La mattina seguente, Akane raccoglie le sue cose, per metterle nel borsone da viaggio che aveva utilizzato tante volte in passato, lo stesso che l’ha accompagnata nei suoi ultimi lunghi viaggi alla ricerca di Ranma.
Indossa poi un pullover arancio scuro, con sotto una camicetta bianca e un paio di pantaloni di jeans pesanti. Anche se Niihama è molto a sud è sempre novembre inoltrato.

Il treno viaggia velocemente passando lungo la costa.
Dal finestrino scorrono immagini di città, colline, piccoli paesi e spiagge.
Sono così deserte, in questo periodo dell’anno.
Nessuno ad intaccare la loro bellezza, essenziale e solitaria.
Il cielo comincia a riempirsi di nubi, la forte brezza marina solleva la sabbia e le onde, che si infrangono sulla battigia, lasciando tracce che rimarranno solo per un istante.

Akane scende a Wakayama. Per raggiungere il porto, dove si imbarcherà per Tokusima2, deve percorrere alcune strette strade, che si incuneano nella periferia industriale della città, su cui si affacciano solo fabbriche dimesse.
Del vecchio cuore economico del paese non è rimasto altro che cumuli di macerie, pareti scrostate, vetri rotti ai lati della strada e ciminiere di mattoni, che sembrano innalzarsi verso il cielo per chiedere ascolto invano.
Akane sente rimbombare l’eco di ogni suo singolo passo.
Entra nel porto dove trova il traghetto che la porterà sull’isola di Shikoku.
La vernice corrosa dalla furia del mare, sulla prua e sulle fiancate, testimonia i numerosi anni di servizio svolti con ogni condizione climatica.
L’interno è spoglio, vi sono solo alcuni sedili di plastica rossi e due salvagenti appesi alle pareti.
Si siede nell’ultima fila, sono poche le altre persone che la affiancheranno in questo breve tratto di viaggio.

La sera è già calata, il mare comincia a divenire ancora più plumbeo e minaccioso di quanto non le sia apparso nel primo pomeriggio dal treno. La maggior parte dei passeggeri si tiene stretta ai sedili del battello, per paura dell’eccessivo rollio.
Akane invece è totalmente rapita dal moto oscillante che sembra portarla via.
Socchiude gli occhi, per farsi trasportare lontano da quel mare impetuoso e profondo.
, è la stessa sensazione che aveva provato quella sera tra le sue braccia.

La temperatura della notte è resa più bassa dallo scrosciare della pioggia, che sorprende Akane all’arrivo al porto. I profili degli edifici si perdono nel nero del cielo notturno. Le uniche fioche luci ad illuminare il suo cammino sono i lampioni bianchi, disposti ad intervalli regolari, ai bordi della strada bagnata, che creano dei giochi nelle pozze, come delle stelle riflesse da specchi infranti .
E’ tentata di non fermarsi a dormire in un ostello come aveva pianificato, per raggiungere invece Niihama nel più breve tempo possibile, ma la stanchezza ha il sopravvento su di lei.
Il suo sonno è tormentato e incoerente, come quasi ogni notte da cinque anni a questa parte, popolato da fantasmi di ricordi celati nel fondo della sua anima. Continua a contorcersi nervosamente nel futon, con il volto segnato da sottili rivoli di sudore freddo, mormorando frasi sconnesse e sillabe senza senso.
Ran…
Io…
Ti pre…

Il sole, già alto nel cielo, si rispecchia nelle pozzanghere sul marciapiede. Non ci sono più nuvole, nella porzione di cielo che il suo sguardo riesce ad abbracciare, ma il vento, che trasporta l’odore salmastro del mare, è gelido e pungente.
Akane raggiunge la fermata dell’autobus e poggia il borsone per terra, manca ancora una mezz’oretta alle dieci, quando passerà la corriera. Sotto la pensilina ancora deserta cominciano ad arrivare lentamente altre persone: una signora anziana, un uomo sulla trentina, due ragazze della sua età che chiacchierano tra loro.
Una sola, però, cattura lo sguardo di Akane.
Ha un aspetto elegante: i suoi capelli sono castano chiaro, leggermente mossi verso le punte, i lineamenti leggeri e ben proporzionati, gli occhi cerulei. E’ ben vestita, indossa una sciarpa bianca e un cappotto a coste marrone, sotto di cui si intravede una gonna a pieghe bordeaux.
La ragazza si avvicina urtando la spalla di Akane, che si volta verso di lei aspettando delle scuse: ma la ragazza non proferisce parola, continuando invece a chiacchierare con l’amica.
Akane la fissa ancora per un attimo, poi volge lo sguardo al mare, ancora mosso, che si intravede di scorcio nella fessura tra due case.
Che maleducata.

Pianure, villaggi, colline non ancora soffocate dal cemento, la piccola corriera si muove a stento sulle stradine strette dell’isola di Shikoku, rasentando a volte la costa, in modo da intravedere il mare interno, più calmo rispetto a quello dello stretto di Kii.
Akane è seduta in fondo col viso rivolto al finestrino, mentre il borsone è posizionato nel sedile che dà sul corridoio. Alcune file più avanti ci sono le due ragazze salite con lei a Tokusima. Vorrebbe poter fare a meno di ascoltarle, ma la loro voce giunge al suo orecchio come un sibilo fastidioso.
< Ora mi sento benissimo, ho deciso che molto presto andrò di nuovo da lui. >
< Quindi Aya, pensi di provarci ancora? >
< Sì, certo, stavolta vedrai che riesco a farlo cadere ai miei piedi. Ah ah ah! >
Che risata sguaiata, sembra Kodachi.
Akane prova pietà per quel poveretto che neanche conosce, perché quella ragazza, questa Aya, comincia a darle veramente sui nervi.
Ora si sorprende di se stessa. Come può provare così tanto fastidio, a pelle, per una persona appena conosciuta?
Lo stomaco che le ribolle dalla rabbia, la voglia di far tacere quella ragazza: è passato così tanto tempo, dall’ultima volta in cui ha provato queste sensazioni, che pensava di averle cancellate, rimosse per sempre.
Invece no, sono rimaste nascoste e assopite nell’inaccessibile baratro della sua anima per tutti questi anni, in modo che la nuova Akane potesse continuare a sopravvivere. Ma ora queste emozioni stanno riaffiorando ad una ad una, per increspare di nuovo la superficie del suo cuore.

Dopo un’ora e mezza di viaggio, passata anche Takamatu, la corriera arriva a Niihama.
Akane scende. Esita per un istante, poi alza gli occhi.
Lo so che sei qui, sono venuta per ritrovarti. E poi…
Già. Cosa avrebbe fatto dopo?
Cosa gli avrebbe detto? Ranma l’avrebbe ancora voluta con sé?
Un brivido gelido le inaridisce la testa, la gola e il cuore, percuotendo tutto il suo corpo e facendole quasi perdere i sensi. Ma questa volta non si tratta del vento o della pioggia, è solo la paura che c’è nel suo cuore a bloccarla.
Paura di vedere con i suoi occhi che lui non la voglia, che non l’ami più, che stia con un’altra.
Akane si appoggia tremante con la mano ad un muretto, per tentare di riordinare le idee.
Non è questo il momento di abbattersi, ora devo solo pensare a ritrovarlo. Sì, è solo questo che importa veramente.

Niihama non può essere infinita.

Le strade, strette e affollate, sono rese ancora più vivaci dalla moltitudine di bancarelle di verdura, dai profumi che provengono dalle osterie e dalle tende delle insegne di piccoli negozi a gestione familiare, sature di colore, come quella viola dell’Okonomiyaki Ucchan.
La gente è differente rispetto a Tokyo: non corre senza sosta, ma segue un altro ritmo, più lento, può permettersi di fermarsi per salutare un caro amico o un semplice conoscente, senza aver paura di sprecare il proprio tempo.
L’atmosfera che si respira è intrisa di una moltitudine di sensazioni, anche contrastanti tra loro, come alcune vecchiette con indosso il kimono accanto a delle liceali che armeggiano con il cellulare.
Nerima, pur essendo un quartiere di Tokyo, è rimasta ancora così probabilmente; ma Akane ha smesso di farci caso, o almeno quest’affermazione nei suoi confronti poteva avere valore fino a due giorni fa.
Chiede a tutte le persone che si fermano per ascoltarla se abbiano mai visto un giovane ragazzo di nome Ranma, che porta i capelli neri raccolti in una treccia, o una sua amica che gli assomiglia molto.
No, mi dispiace. Continua a sentire questa frase per tutto il giorno, in continuazione. Ma non è il momento di arrendersi.

La sua ricerca si protrae infruttuosamente fino a notte inoltrata, quando non c’è più nessuno in giro cui chiedere informazioni. Solo a quel punto si rende conto di non aver mangiato qualcosa da Tokusima.
In quel momento le forze, sfiancate dalla giornata trascorsa sempre in piedi e appesantite dal freddo pungente della notte, cominciano a mancarle precipitosamente. Si rifugia perciò nel ryokan3 più vicino a lei, per passare la notte nell’attesa di continuare le ricerche il giorno seguente, magari nei villaggi vicini.

“Permesso? - Akane scosta la tenda della pensione- E‘ ancora aperto?”
La pensione è molto semplice: ci sono quattro tavoli rettangolari di legno con delle panche, mentre più in fondo, sulla sinistra, c’è una porta che dà l’accesso alle camere dei clienti al piano superiore; sulla destra invece si trova il lungo bancone, molto semplice, fornito dello stretto necessario per servire da bere e mangiare ai clienti, dietro il quale si trova una ragazza, probabilmente la padrona.
“Sì, certo, qui chiudiamo solo dopo mezzanotte. Ah, io gestisco la locanda, piacere, sono Mizuko.”
La ragazza continua a darle le spalle, mentre scalda una teiera sul fornello.
“Si accomodi pure, vuole del the? Sta bollendo proprio adesso.”
“Sì, grazie. Potrebbe portarmi anche qualcosa di caldo da mangiare, per favore? Ehm, io mi chiamo Akane.”
Si siede a fatica presso uno dei tavoli e poggia il borsone per terra. Ha la vista annebbiata dalla stanchezza, e sente che stranamente le forze la stanno abbandonando del tutto.
“Certo, allora che ne dice di una buona zuppa di miso4 calda calda? E‘ fortunata guardi, l‘avevo preparata per me, ma il cliente innanzitutto.”
Mizuko si avvicina ad Akane.
E’ bello avere una persona che si prenda cura di te, anche se lo fa solo per lavoro.
Le porge il piatto. E’ davvero calda e ha un buon profumo.
Ora che la padrona della pensione le è più vicina Akane riesce a vederla meglio: ha i capelli color mogano, raccolti in una lunga coda di cavallo e gli occhi chiari, anche se avendola controluce non può capire di che colore siano, forse azzurri; sotto il grembiule bianco indossa un maglione nero e un paio di pantaloni larghi. La voce è dolce, le ricorda quella di qualcuno che conosce, forse Kasumi, sì.
Improvvisamente Akane è scossa da un fremito, cui segue un capogiro.
“S-signorina Mizuk… ”
Sviene.

Mizuko riesce a prenderla per un soffio prima che cada per terra. Poggia una mano sulla sua fronte per poi ritirarla immediatamente.
“Oh, accidenti! Scotta tantissimo! Come avrà fatto a stare in piedi con questo borsone? Ha una febbre altissima!”
Fa sdraiare la ragazza sulla panca e sbuffa.
“Uffa, mi toccherà portarla su di peso. E va bene, tanto ormai non verrà più nessuno, posso chiudere prima.”
Va fuori a ritirare l’insegna, chiude l’entrata e poi si dirige verso il bancone.
“Bene, è ancora caldo.”
Si versa del the.
Poi prende in braccio Akane e la porta al piano di sopra.

Note:
1. L'oden è una pietanza molto succulenta, costituita da un misto di carne, uova e verdure cotte in brodo [si ringrazia la gentile Tiger_eyes per il contributo culinario].
2. Wakayama e Tokusima sono due città che si affacciano sullo stretto di Kii. Mentre Wakayama si trova nell’isola di Honshu(la maggiore), Tokusima si trova nell’isola di Shikoku [ma come è paziente la cartina del Giappone del sig. Ryoga Hibiki. pagina 37-38].
3. Un ryokan è una piccola pensione arredata in stile giapponese, molto familiare e accogliente.
4. La zuppa di miso non è una minestra è servita in brodo in una ciotola e composta da alghe, cubetti di tofu e a volte surimi (polpa di granchio in fettine sottili). E' molto buona e per mantenerne il calore la ciotola è coperta da un apposito coperchietto [si ringrazia ancora la gentile Tiger_eyes per il contributo culinario].

Wow! non credevo di poter fare qualcosa che vi piacesse tanto! ^^'' in genere sono negata... un saluto ai nuoi arrivati: Argenne(grazie dei complimenti!),Breed 107(sì, penso che Ranma ce l'abbia una buona scusa...), Elychan, Mokarta(non preoccuparti, Akane lo troverà!), Quistis5(sono contenta che il sito ti piaccia ^^). Spero di avervi ancora con me! ^_^ E un besos agli aficionados: Mewrobby, Ren, Riccardo, Tiger eyes.
e alla gamma Ai e al delta Wata-torna presto!- .
Spero di non avervi annoiata, so che questo capitolo è un po' più lungo, ma non potevo fare altrimenti (fate attenzione al titolo del capitolo, come al solito! ^_-).
Sono contenta di avervi instillato un po' di curiosità, nel prossimo capitolo cominceranno ad arrivare alcune risposte, o per lo meno ne saprete (un po' di più) sulla domanda che ci fa scervellare: che fine ha fatto Ranma?(rullo di tamburi) A presto!

   
 
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