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Autore: akachan    18/10/2005    8 recensioni
Tristezza, solitudine. L'unica persona importante nella sua vita è scomparsa, non c'è più. Prima fic in assoluto, perciò ringrazio i miei numi tutelari, le mie care lettere dell'alfabeto greco... ovvero i miei beta, gamma e delta reader: Tiger_eyes, Nemesis e Watashiwa7!
Genere: Commedia, Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo II
Pills and sakè.

Ranma era scomparso circa tre mesi dopo essere partito per Nobeoka, smettendo improvvisamente di telefonare e scrivere lettere. All’inizio tutti avevano pensato che fosse andato ad allenarsi in qualche posto sperduto come al solito, ma dopo un anno passato ad aspettarlo non si erano avute più sue notizie.
Cosa poteva essergli accaduto?
Aveva deciso di andare a Jusenkyo? Sarebbe stato insensato non dire niente a nessuno.
Oppure l’aveva lasciata per un’altra, senza trovare neanche il coraggio di farle una telefonata per dire che non sarebbe più tornato? Questa ipotesi aveva tormentato Akane per mesi interi, provocandole una sofferenza indicibile.
Purtroppo dovette sforzarsi di credere ad una realtà che non avrebbe mai potuto neanche immaginare, perché l’alternativa era quella di rassegnarsi alla più semplice e peggiore delle spiegazioni.
Ranma era morto.
Lei però non poteva rimanere lì con le mani in mano, aspettando che la sua vita si disfacesse lentamente, perciò partì per cercarlo, e lo fece addirittura più volte, rimanendo anche mesi lontano da casa: girò tutta Kyushu e la penisola di Tyugoku, ma di lui non era rimasta alcuna traccia, nulla che potesse darle ancora la forza di sperare.
Quando apparve chiaro che Ranma non sarebbe mai più tornato a casa, Akane iniziò a passare le giornate chiusa in camera sua al buio, seduta per terra in un angolo con le ginocchia contro il petto. Restava lì, intervallando silenzi a pianti convulsi e soffocanti, aspettando che quel dolore che le stava lacerando l‘anima smettesse di torturarla.
Ma invano.
Dopo due anni Nodoka portò Genma via da casa sua. Si scusò profondamente con Soun, dicendo che non voleva più pesare sulle spalle dei Tendo e che per Akane era tempo di ricominciare a vivere. Kasumi si sposò col dottor Tofu, trasferendosi vicino all’ambulatorio, mentre Nabiki scelse di frequentare la facoltà di economia, vincendo una borsa di studio che la portò a New York: le sue sorelle avevano realizzato i loro sogni.
I suoi invece erano stati spazzati via, volatilizzati in un istante interminabile.
La sua vita era legata a Ranma più di quanto avrebbe mai potuto immaginare. Qualcosa in lei si era spezzato per sempre, lasciandola vuota e inerme. Si era costruita una maschera che le permettesse di sopravvivere: cercava di mostrarsi sempre forte e impassibile, sicura di sé, allontanando chiunque dal suo cuore.
Ma così facendo la luce nei suoi occhi si era lentamente affievolita fino a spegnersi, cancellando ogni emozione e quel suo dolce candore che Ranma segretamente adorava.
A poco a poco aveva smesso di alzarsi la mattina alle sei e mezzo per andare a correre: rimaneva nel letto fino a tardi, per rimandare il più possibile ogni confronto con la realtà.
Non entrò più in palestra, perché avrebbe voluto dire avere negli occhi, ancora una volta, l’immagine di Ranma che, dopo aver smesso di allenarsi, si voltava verso di lei sorridendole.
Invece doveva smettere di pensarlo, o non ce l‘avrebbe fatta a continuare a vivere.
Non avrebbe più pronunciato il suo nome, né tollerato che qualcuno facesse il minimo accenno a Ranma; infatti anche solo una frase detta per caso, o un sorriso compassionevole, potevano rompere quell’equilibrio instabile e precario che si era costruita attorno, facendola ricadere nella profonda angoscia dalla quale cercava inutilmente di liberarsi.

<< Stazione di Shinjuku. >>
Le porte della Metropolitana si aprono.
<< Si prega la gentile clientela di affrettarsi verso l’uscita. >>
Akane si mischia lentamente tra la folla, percepisce appena il brusio che la circonda. Tutto è così ovattato, così distante da lei, non c’è nulla che possa scuoterla da questa apatia silenziosa. Ha svuotato la mente da ogni pensiero, è un’azione che ormai non necessita più di sforzo o attenzione alcuna da parte sua. Ha imparato a sue spese, con il passare del tempo, che quella di non pensare è l’unica soluzione che le permetta di non impazzire.

Cammina per inerzia verso l‘università.

Arriva al cancello, tira un sospiro di sollievo.
Quello è l’unico posto dove essere Akane Tendo non presuppone di dover essere trattata con compassione e pietà. Nessuno guardandola le fa ricordare continuamente chi sia, o cosa abbia passato negli ultimi cinque anni.
E’ solo una ragazza con una vita normale, un po’ silenziosa magari, ma sempre e solo una ragazza come tante altre.
Niente maledizioni. Nessuno che cerchi di ucciderti appena metti il piede fuori della porta di casa. Nessuna situazione al limite dell’assurdo. Nessuno che passi la giornata a prenderti in giro, per poi arrossire ad un tuo semplice sguardo.
Akane strizza gli occhi per trattenere le lacrime, ha pianto abbastanza per oggi. Basta, ora.
“Akane, Ciao!”
Vede una ragazza dai capelli biondi a caschetto correre verso di lei, allora tenta di cancellare dal suo volto ogni traccia di dolore, assumendo un‘espressione di circostanza.
“Oh, Suzu! Non ti avevo vista, scusami.”
“Beh, in effetti, sembri un po‘ soprappensiero, va tutto bene?”
Akane fa un piccolo sorriso ed inclina la testa verso destra.
“Aha, certo. Sono solo un po‘ stanca.”
“Allora ci vediamo più tardi in caffetteria per ripassare, ora vado a lezione di storia.”
“D‘accordo, io invece fra un po’ ho pedagogia -Akane guarda l’orologio e si accorge di essere in ritardo- Anzi, la lezione dovrebbe essere cominciata da un po‘, ciao!”

L’aula magna è già riempita e il professore sta bevendo un sorso d’acqua. Akane si siede vicino ad alcune ragazze, cominciando ad ascoltarlo.
“Allora come dicevo, mischiare farmaci ed alcolici può avere differenti conseguenze, anche a livello psichico, non ultima la presenza di allucinazioni. Infatti… ”
Quella non è decisamente la lezione di pedagogia, ma quella di medicina che sarebbe dovuta finire venti minuti fa.
Allora si mette a frugare nella borsa in cerca di appunti da ricontrollare, quando improvvisamente una frase cattura inconsciamente la sua attenzione.
“E la vidi diventare un ragazzo. All’inizio rimasi sconvolto e mi chiesi come fosse possibile una cosa del genere, ma non le o gli… oh insomma, non dissi nulla poiché avevo realizzato che le pillole dell’antidepressivo, ingerite prima del saké, avevano cominciato a fare seriamente effetto.“
La platea scoppia in una risata fragorosa, Akane rimane impietrita.
“Bene, per oggi finiamo qui. Abbiamo fatto fin troppo tardi. Mi raccomando ancora, non mischiate farmaci ad alcolici, potrebbe capitarvi quello che è successo a me!”
Cosa ha detto? Si volta nervosamente verso una ragazza accanto a lei che si è già alzata.
“Scusami, mi ero distratta, che ha detto il professore?”
“Eh, ah sì - ride- ha detto che due anni fa vicino Niihama1 gli era sembrato di vedere una ragazza trasformarsi in ragazzo…”
P-potrebbe essere lui.
Inizia a sudare freddo, le pupille dei suoi occhi si restringono per lo choc e la borsa le cade per terra. La maschera che si è creata con tanta determinazione le sta ora scivolando lentamente di dosso, per una sola e semplice frase, senza che lei possa fare nulla.
Anzi, forse qualcosa può farlo ancora.
Akane si alza di scatto dalla sedia e tenta di raggiungere il professore per chiedergli cos‘altro sapesse.
“Permesso, fatemi passare, vi prego!”
Ma la calca la spinge fuori della porta, senza lasciarle la possibilità di raggiungerlo. Rimane un attimo ferma, per pensare a come rintracciarlo, poi comincia a cercare qualcuno che possa aiutarla.
“Scusate, sapreste dirmi dove è andato il professore?”
“Ehm… vediamo, ah sì sta partendo per andare ad un congresso a Pechino, ha detto che le lezioni ricominceranno tra due settimane.”
“Grazie mille, mi scusi ancora.”
Due settimane sono un‘eternità, lei ha bisogno di fare qualcosa adesso.

Si precipita verso l’uscita dell’università, correndo come non fa da anni, con tutta la forza e la determinazione di cui un tempo era capace, ma l’unica cosa che ottiene è vedere l’auto del professore sfrecciare di fronte a lei.
Lo spostamento d’aria le scompiglia i capelli: stanno ricominciando a crescere, tra un po’ le supereranno di nuovo le spalle.
Potrebbe essere vivo.
Lei questo dentro di sé l’ha sempre saputo, anche quando tutti ormai avevano smesso di crederci. Ora qualcuno finalmente le da ragione, dicendole anche dove cercarlo. Non vuole neanche pensare che potrebbe non trattarsi di lui.

La caffetteria è piena di studenti che parlano degli esami da affrontare e delle ragazze con cui vogliono uscire. Akane, seduta ad un tavolo rotondo, beve lentamente il suo the. Sta finendo di riprendersi dalle eccessive emozioni della giornata, a cui non è più abituata.
Com’è piacevole un the caldo, quando fa freddo… Sorride.
Improvvisamente una ragazza le si para di fronte con fare minaccioso.
“Ah, eccoti, ero venuta a cercarti in aula magna, ma lì non ti avevano proprio vista, dove ti eri cacciata?” Suzu si siede accanto a lei.
“Ho avuto un impegno in segreteria.”
“Sì Akane, d‘accordo. Facciamo finta che sia andata così. Certo che oggi sei proprio un bel mistero, eh?”
Akane la guarda distrattamente.
“Che vuoi dire Suzu?”
“Hai un‘aria così stralunata, non mi sembri solo stanca. - la compagna le si avvicina con sospetto e la fissa negli occhi - mhh, dimmi un po‘, non è che la signorina dal cuore di ghiaccio qui presente si è finalmente innamorata?”
Akane sfodera una delle sue migliori facce sorprese: non è affatto inquietata con lei. Suzu la squadra attentamente in religioso silenzio, per capire quale razza aliena abbia mai potuto sostituire la sua amica con un clone inebetito, l’Akane che conosce lei infatti avrebbe risposto in malo modo ad una domanda del genere, o avrebbe fatto finta di non sentirla, ma questo evidentemente è il suo giorno fortunato, potrebbe tentare la fortuna giocando a pachinko2, non si sa mai.
“No, non mi sono innamorata, Suzu. Però…”
Akane le sorride sinceramente, come non accade da molto ormai.
“Penso che non mi vedrai in giro per un po‘ di tempo.”


Note:
1. Niihama si trova sulla costa nella parte settentrionale dell’isola di Shikoku [si ringrazia ancora una volta per la gentile collaborazione la cartina del Giappone del sig. Ryoga Hibiki, pagina 36].
2. Prendete un flipper, e mettetelo in verticale. Fatto? Ecco, avete fatto in casa il vostro videopoker dagli occhi a mandorla [si ringrazia la “Guida ai soldi facili, ovvero come guadagnare estorcendo denaro ai vostri famigliari .” della sig.na Nabiki Tendo, edizioni Shogakkan].

Ringrazio tutti quelli che mi hanno aiutato e/o che hanno commentato(come siete dolci, mi sembra quasi di essere un po' brava XDD): Ai, ChiuEs, Kuno84, Ren, Riccardo, Tiger_eyes, Watashiwa7 e mewRobby. Ringrazio anche tutti coloro che hanno letto senza commentare, o che devono ancora leggere(tra tutti Breed e Mikage, fate con calma XDD tanto non scappo mica). Per kuno: sì la definizione di commedia calza a pennello ^___-!
Ah, ultima cosa: il terzo capitolo sta nascendo più velocemente di quanto potessi pensare ^___^ .Penso sia cosa buona ^^.

   
 
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