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Autore: sese87    04/09/2010    9 recensioni
AU che traccia le vite dei protagonisti di Dragon Ball alle prese con il nostro mondo, dalla loro adolescenza all'età adulta.
*il cognome Arensay è un anagramma di mia invenzione.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bulma, Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie '1998'
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Segreti e baruffe

 

___________________________________

 

 

 

«Eh sì, Brown, l’inverno non è affatto finito, arriverà una tormenta come non se ne vedevano da anni!»
«E finalmente potremmo fare i nostri pupazzi di ne…»

 

Spengo la tv: detesto sentire troppe parole appena sveglia. L’unica a non averlo ancora capito è, purtroppo, mia mamma nel suo instancabile cicaleccio. «Tesoro, ti andrebbe di accompagnarmi in quella nuova pasticceria in centro? Dicono i loro bon-bons siano deliziosi.»
«Mi spiace, mamma, ma oggi ho da fare!» In realtà non sarei andata nemmeno potendo, i dolci non sono esattamente il mio forte.
«Esci di nuovo con Yamcha?»

«No, devo finire il progetto di scienze.»
«Oh, deve piacerti davvero molto quel Vegeta.»
«Non dire sciocchezze, per piacere! Siamo costretti a passare del tempo insieme, se solo potessi andrei a comprare scarpe.» Affermo con risolutezza; la serata a casa sua mi è bastata per ridimensionare la poca simpatica che avevo nutrito nei suoi confronti! Affogata nella marea di improperi rigurgitata dalla quella simpaticona della sua ragazza svitata.
«A me pare un ragazzo così affascinante!»
La ignoro, come meritano le sue supposizioni sciocche; a quanto pare Arensay non è l’unico ad aver bisogno degli occhiali, qui, se mia madre ha addirittura l’ardire di considerarlo affascinante. Vegeta ha lo charme di uno scimmia ubriaca. Se ancora non accampo scuse per evitare di trovarmi con lui il pomeriggio, è solo per evitare altre brutte figure con la professoressa di scienze. Certo, ho scoperto di trovare abbastanza spassoso costruire oggetti con le mie mani (cosa di cui non mi ero mai creduta capace), ma con un laboratorio a disposizione, potrei ugualmente fabbricare tutto ciò che voglio senza avere Vegeta tra i piedi! Ho o non ho il più grande scienziato di tutti i tempi come genitore?
«E quelli cosa sono?» Domando, dopo aver notato un arcobaleno di post-it colorati sul frigo. Mia madre chiude la valvola delle sue chiacchiere, giusto il tempo per informarmi dei tentativi dei miei amici di contattarmi, da Chichi a Goku. Manca solo Yamcha.
«Hanno chiamato senza sosta, dovresti proprio richiamarli!» 
Già, dovrei.
Decido che di domenica mattina possono anche aspettare, i miei amici. Dal momento che si sono ricordati presto di me! Avrebbero anche potuto cercarmi ieri sera, invece la mia assenza non è pesato affatto fino a questa mattina.

 

Cerco di rilassarmi tra le bolle che riempiono la mia vasca da bagno. E continuo a pensare a Vegeta; a casa sua, alla serata trascorsa. Al suo rapporto con l’odiosa biondina.
Per colpa di quella mi sono dimenticata di chiedergli a che ora ci saremmo visti; oppure me l’ha detto e l’ho dimenticato?
Mi ripropongo di chiamarlo appena possibile.

 
Trovo il suo numero in elenco che, pensate mi finisce sul piede nel tentativo di digitare i tasti, bere un caffè che mi rovescio addosso e reggere la cornetta tra mento e spalla. Dopo innumerevoli squilli, finalmente quel cafone risponde, e lo accuso un po’ di tutto.
Lui incassa in silenzio, e poi sbotta. «Mi hai forse scambiato per il beota del tuo ragazzo? Se non hai nulla di intelligente da dirmi, faresti meglio a stare zitta, almeno avresti il pregio di sembrarlo.»
«Mio caro Arensay, non sembrerei un bel niente, visto che è una conversione telefonica la nostra. Se resto zitta, sembreresti un cretino a stare al telefono senza parlare.»
La mia risposta lo zittisce per alcuni istanti. «Mi chiami addirittura per cognome? Devo dedurre che hai finalmente riconosciuto la mia autorità.»
Sorrido maligna, perché, ancora una volta, mi stata servita la risposta su un piatto d’argento. «Veramente anche tu mi chiami sempre per cognome.»

Un nuovo mortificante silenzio da parte sua.
«Ad ogni modo oggi non ci vediamo, se mi hai chiamato per quello.» Chiarisce nella successiva frazione di secondo.
«Perché, devi uscire con C18?» Domando maliziosa, giusto per tormentarlo ancora un po’.

«Non sono affari tuoi.»
E quindi sì, dalle sue risposte in differita non posso che arguire i suoi impegni con la ragazza smorfiosa. «Coraggio, ti vedi con lei o no?» Continuo tanto perché, per qualche sconosciuto motivo, si innervosisce a parlare di sé: devo pur vendicarmi del trattamento riservatomi durante la partita a Risiko, che secondo lui ho vinto per pura fortuna, troppo stupida per comprendere le tattiche di gioco.
«No.» Risponde esasperato, ma non gli credo.
«Allora esci con lei, è sicuro.»
«Comunque oggi io e te non ci vediamo.» Ripete e mi richiude il telefono il faccia.
Scimmione che non è altro, lo richiamerei solo per dirgliene quattro. E infatti sono già lì che digito il suo numero, ma all’ultimo minuto un tuono, così forte da sembrare caduto in casa, interrompe la linea e il filo delle mie imprecazioni.
Abbasso la cornetta e prova ancora a comporre il numero, ma la linea è intermittente e cade ogni tre per due. Le mie mani ricompongono, per l’ennesima volta il contatto ormai imparato a memoria, digitando la tastiera con una pesantezza degna di un lottatore di sumo.
Continua a cadere la maledetta!
Nel frattempo mi squilla il telefono in un orecchio e rispondo furibonda. «Che cosa c’è adesso?»
«Bu… Bulma, sono io Chichi! Ѐ un’ora che tento di richiamarti ma hai telefono sempre occupato.»
Vorrei farle presente che se il telefono era occupato, era evidente la cosa non fosse accidentale. Mi limito però a rispondere con creanza, nella ritrovata calma delle mie facoltà mentali, in fondo lei cosa c’entra se è un tuono ha interrotto la linea mentre ero intenzionata ad insultare Vegeta?
«Allora cosa c’è?» Proprio adesso doveva chiamare! Magari, Vegeta esce e io non posso più insultarlo.
La mia acidità la blocca per un istante prima di spiegarsi. «Ecco, eravamo tutti preoccupati per te, ieri sera sei sparita e nella bolgia non siamo riusciti a trovarti!»
«Nemmeno io se per questo.» Nascondo il fatto di non averci affato provato: ero troppo impegnata a tener testa alla smorfiosa da un lato e allo scimmione dall’altra. «Fortuna ho trovato Arensay.» Almeno questo devo riconoscerlo, non fosse stato per quel colpo fortuito, sarei rimasta tutta sola e magari anche costretta a tornare a piede.

 

«Che cosa c’entra Arensay?»
«Cosa vuoi che ne sappia!»
«Chiediglielo.»

 
«Chichi, ma chi c’è lì con te?» Ho distintamente sentito delle voci in sottofondo.
Mente. «Oh, nessuno, nessuno, piuttosto, hai sentito Yamcha per caso?»
«No, perché? Goku ha bisogno di qualcosa per il progetto?» Mi fingo tranquilla, tuttavia mi offende che mi credano così imbecille da prendermi in giro facilmente.
«Oh no è che… ridammi il telefono, razza di cafone!»
«Ciao Bulma, è Crilin! Ci risentimo, ok?»

 
«Restituiscimi immediatamente il telefono!»

 

La voce di Chichi in sottofondo è l’ultima sentita prima che mi venga, di nuovo, sbattuto il telefono in faccia nell’arco di trenta minuti.
Ora sì, che ho un diavolo per capello! Come un toro impazzito ricompongo i numeri, ma nella foga compongo quello di Arensay; allora sono costretta a digitarlo di nuovo. Manco un numero. Riprovo. Salta la linea di nuovo.
Riprovo.
Occupato.
Provo con Goku.
Occupato pure lui.
Scaravento il telefono a terra, lasciando sfogare tutta la mia ira funesta.
Il mio umore non migliora per tutto il resto della giornata. Non sono riuscita a contattare nessuno. Non sono nemmeno riuscita ad insultare Vegeta come avrei dovuto.
L’unica consolazione è stato il progetto di scienze!
Alterata per il risvolto negativo dei miei tentativi telefonici, ho pensato bene di calmarmi cambiando completamente scenario. Così, sapendo che proprio Vegeta avrebbe voluto continuassi da sola, ho provato a lavorare da sola al nostro progetto.
Gli unici risultati soddisfacenti sul mio umore nero.
E quell’idiota di Yamcha è disperso come gli altri.
Ѐ con lo stesso cattivo umore che arrivo in classe il giorno seguente, decisa a far luce su tutta la questione delle intercettazioni telefoniche.
Quando arrivo, noto subito che Yamcha non è al suo posto, fortuna per lui non è ancora qui, altrimenti sarebbe stato il primo a beccarsi uno schiaffo.
Purtroppo, essendo in ritardo come al solito, sono costretta a prendere posto e a rimandare la ramanzina ai miei amici.
Mentre mi siedo mi accorgo che Chichi freme dal dirmi qualcosa; mi fa segno lo scriverà su un pezzo di carta. Missiva finita, tenta di lanciarmela con scarsi risultati, così finisce accanto alle scarpe bianche di Arensay.
«Passala a Bulma!» la sento sussurrare inutilmente, perché Vegeta, raccolta la pallina, si sta già impicciando dei nostri affari. Vedo i suoi occhi seguire riga per riga ciò che la mia amica mi ha scritto.
Nel frattempo, ecco Yamcha fare capolino in classe, e tra un “buongiorno professore” e un “scusi per il ritardo”, si appresta a raggiungere il proprio banco.
Quindi, Vegeta solleva lo sguardo, appallottola il pezzo di carta e lo lancia, niente meno che in faccia Yamcha!
«Era per me!» Gli sussurro contro, in urlo strozzato e irritato.
Le mie parole vengono però sopraffatte da un «Ma che cavolo fai, Vegeta!»
«Ti paleso la tua idiozia.»
«Che cosa?» Si altera a quel punto il mio ragazzo, a ragione. «Ripetilo se hai il coraggio.»
«Ragazzi, sedetevi!» Li richiama il prof.
Vegeta si alza in piedi, Yamcha è una spanna più alto di lui.
«Ragazzi, sedetevi ho detto!»
«Idiota.» Ripete con più convinzione, meritandosi uno spintone che lo manda dritto a rovinare contro il proprio banco. A quel punto, colpito nell’orgoglio, torna in piedi e come un orso infuriato lancia un pugno al naso dell’avversario.
Ѐ un attimo e scoppia una baruffa senza eguali, scandita dai richiami ignorati del professore.
Mezz’ora dopo, ecco Arensay che torna dalla presidenza, da solo, annunciando alla classe che «L’altro è in infermeria.»
Raggiunge il banco fulminato dalle mie occhiatacce, seguito dagli sguardi sorpresi degli altri compagni.
Che razza di animale prenderebbe a pugni a quel modo un'altra persona? Gratuitamente, per giunta.
La sua strafottenza e tracotanza mi disgustano.
Mi accorgo che Chichi sta scrivendo un altro bigliettino, e mi appresto a riceverlo credendolo indirizzato a me, dopo quello che è appena accaduto, merito una spiegazione.
Invece, resto delusa, perché la nuova missiva è lanciata dritta, dritta in direzione di Vegeta. Il quale nemmeno la apre, la posa in un angolo del banco e si mette a seguire la lezione.
Eh no!
Sbatto i pugni sul banco.
«Signorina Brief!»
Ignoro il professore, e mi lancio alla volta sbigottito Arensay, il quale si vede rubare la missiva da una bisbetica infuriata.
La apro.
«Brief, se non torna al suo posto, spedisco anche lei in presidenza!»

 

 “Non capisco perché ti sei immischiato, ma stai pur certo che le racconterò tutto quanto!”

 

 

Continua...

 

 

 

 

   
 
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