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Autore: Tico_Sarah    05/09/2010    2 recensioni
Siamo ai tempi della guerra contro il Wutai. Un'organizzazione misteriosa trama ai danni della ShinRa Electric Company, L'irruzione di due membri di questo gruppo nella compagnia dà inizio ad un ciclo initerrotto di eventi che porteranno due ragazzi ad incontrarsi. Due storie a confronto, fatte di dolore, abbandoni e solitudine. Lo sbocciare dell'amore e dell'amicizia in un mondo in cui non c'è spazio nè per l'uno, nè per l'altro. Tuttavia, ogni storia è fatta di drammi e segreti, e ogni segreto nasconde una menzogna.
Genere: Drammatico, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Sephiroth, Tseng
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 18

 

In meno di cinque minuti l’accampamento si era trasformato in un campo di battaglia. Alcune tende erano andate a fuoco e altre lo sarebbero state da un momento all’altro, perché molte delle fiaccole erano cadute a terra e il fuoco rischiava di divorare la stoffa.

Helinor era ancora a terra esanime, ma stava iniziando a riprendere conoscienza. Nessuno sembrava voler fare caso a lei, forse perché a causa del sangue che aveva addosso, pensavano che fosse morta.

Ci mise molto tempo per aprire gli occhi, e quando lo fece vide molti corpi intorno a sè, oltre a quello di Nara e di Uriah. Tutti quelli che erano stati i suoi compagni stavano combattendo contro i Soldier, molti erano già a terra, altri ci sarebbero finiti a breve.

Un brivido le percorse la schiena così velocemente da costringerla ad alzarsi in piedi di scatto.-Gofna!- gridò.

Nessuna risposta, a parte le urla dei compagni e il cozzare delle spade.

Helinor rintracciò il coltello, lo afferrò e si catapultò nell’unico posto dove sapeva di dover andare.

 

(...)

 

Intanto, Sephiroth aveva ripreso la Masamune, si era liberato del basco grigio e si era messo a cercare Tseng. Aveva controllato ovunque tranne che nel posto più ovvio, quindi corse davanti alle tende, sorvolandole tutte con lo sguardo, fino ad incontrare quella dei prigionieri.

Quando arrivò, Tseng era libero e si massaggiava i polsi, mentre Taiji era disteso a terra con le mani legate dietro la schiena.

Angeal era in piedi sopra di lui, con la punta della spada conficcata nel terreno, a pochi centimetri dal naso di Taiji.

Quando Angeal vide l’amico svelse la spada e lo guardò.-Ce ne hai messo di tempo-

Sephiroth non rispose e si avvicinò al trio.

-Nara mi ha catturato, e non ho potuto opporre resistenza- raccontò Tseng.-Quel ragazzo ha una potenza incredibile per essere soltanto un soldato semplice-

-Uriah è morto- tagliò corto Sephiroth.-Nara l’ha appena ucciso, poi è arrivato l’avviso che i Soldier avevano fatto irruzione e ho lasciato la piazza centrale per recuperare la Masamune- e indicò la lunga katana che aveva in mano.

Tseng strinse i pugni.-Helinor?-

-Non lo so- rispose Sephiroth, a fatica.-Sarei dovuto rimanere con lei, ma dovevo trovarti...-

Tseng lo zittì con un cenno della mano.-Angeal, ho bisogno che mi aiuti a trovare una ragazza di nome Helinor-

-So già tutto. Il presidente ha dato l’ordine di non farle del male- rispose Angeal.-Ma poi dovrai spiegarmi chi è- disse, rivolto a Sephiroth che annuì con poca convinzione.-Zack la sta cercando proprio ora, comunque.-

-E Gofna?- chiese Tseng, anche se sapeva già la risposta.

-Non ne ho idea- fece Sephiroth.

-Ho precisi ordini di portare i prigionieri all’elicottero della squadra B- informò Angeal, rivolgendosi a Tseng.

-Chi conduce la squadra B?- domandò Tseng, sperando che fosse Verdot.

Angeal rispose:-Un Turk di nome Jaques Manon.-

Tseng fece mente locale, ma quel nome non gli diceva niente.-Bene, porta Taiji da questo tipo e torna qui prima che puoi.-

Angeal si caricò in spalla il corpo di Taiji e scomparve tra quel marasma di gente.

-Io cosa faccio?- domandò Sephiroth.

-Devi trovare Helinor prima che si cacci nei guai- disse Tseng- Ho bisogno di averla viva. Lei è la figlia di Gammon.-

Sephiroth non fece una piega. D’altronde era ovvio, ormai.

-Harila fece la spia per vendicarsi di Karima- disse Tseng, contrariato.-La donna che aveva sposato l’uomo della sua vita.- Scosse la testa, come se ancora non fosse riuscito a farsene una ragione.-Ma adesso non perdiamoci in chiacchiere. Io vado all’elicottero, tu rintraccia Helinor...-

Sephiroth annuì.

 

(...)

 

Gammon trascinò Gofna, tirandola furiosamente per un braccio, fino al padiglione centrale.

-Maestro!- gridò Gofna, scoppiando in lacrime- Dobbiamo salvare Helinor!-

-Lasciala perdere!- rispose Gammon, spostando la tenda d’ingresso con un gesto seccato.-Adesso abbiamo cose più importanti da fare!-

Gofna puntò i piedi a terra e cercò di fare resistenza.-No!- singhiozzò.-Helinor potrebbe morire!-

Gammon si stufò di tutti quei capricci, e con uno strattone gettò Gofna dentro la tenda.

La ragazzina inciampò e cadde a terra sulle ginocchia, continuando a piangere silenziosamente.

-Possibile che non capisci?! Helinor è soltanto una traditrice!- urlò Gammon, fuori di sé, estraendo la sua vecchia spada dal fodero che aveva recuperato tra i cimeli del suo passato. Quella spada che lo aveva accompagnato in mille avventure, brillò cupamente alla luce delle fiaccole, come se soffrisse del comportamento che stava tenendo il suo proprietario.

Gofna gattonò verso la parte opposta della tenda, cercando di allontanarsi da lui il più in fretta possibile, raggiunse lo scranno e ci si nascose dietro, tremante.

-Sei una sciocca!- le gridò Gammon, che intanto si stava avvicinando, spada alla mano.-Non ho bisogno di traditori, qui!-

-Io pensavo che tu fossi buono, maestro!- singhiozzò Gofna, spaventata a morte.

-Lo sarei stato, Gofna!- disse Gammon, fermandosi di colpo, come se non potesse parlare e camminare allo stesso tempo.-Io non avevo niente contro di te, ma se hai deciso di essere amica di quella...-

Gofna deglutì e appoggiò la schiena allo scranno, mentre pregava che Gammon non la raggiungesse. Strinse le ginocchia al petto, come se pensasse che quel gesto bastasse a proteggerla.

-Vieni fuori, ragazzina- ringhiò Gammon, rivolto allo scranno.-Giuro che non ti ucciderò-

Gofna soffocò un singhiozzo. Aveva paura che il più piccolo rumore avrebbe potuto far scattare l’uomo, spingendolo ad ucciderla.

Sentì i passi di Gammon riprendere a suonare per la tenda.

Allora era così che doveva finire? E per cosa? Non aveva fatto niente di male...

Strinse le mani l’una sull’altra e iniziò a pregare. Era l’unica cosa che le rimaneva da fare.

-Esci fuori- ordinò Gammon.

La sua voce era vicina, troppo vicina. Ed era vibrante. Sembrava che Gammon si stesse controllando con difficoltà dal fare una sfuriata.

Il cuore di Gofna sussultò, quando la figura austera del maestro le si piantò davanti.

L’ombra di Gammon la coprì, e lei si portò un braccio davanti agli occhi per non vedere quello che sarebbe successo.

-GAMMON!-

Quella voce arrivò come un fulmine.

Il maestro si distrasse, e Gofna tentò di alzarsi per scappare. Fu tutto inutile, perché Gammon fu più veloce. L’afferrò, le passò un braccio attorno al collo e le posò il filo della lama sul collo.

Gofna rabbrividì, ricordando quando il giorno del loro incontro a Kalm, Helinor l’aveva bloccata usando lo stesso metodo.

-O forse dovrei dire... padre?!?- ringhiò Helinor, appena comparsa nella tenda a salvare la situazione.

Gofna la guarò terrorizzata. Era tutta sporca di sangue e di terra, molto peggio di quando era stata ad allenarsi nella piana. I suoi occhi lucidi iniziarono a vagare sul corpo di Helinor in cerca di una ferita che avesse provocato tutto quel sangue. Per fortuna, non c’era niente di grave. Riuscì ad assimilare le parole di Helinor solo dopo un paio di minuti.-Padre?- mormorò.

Gammon fece un smorfia.-Non chiamarmi in quel modo, ragazzina. Te l’ho già detto il giorno che ci siamo incontrati: io non sono tuo padre!- tuonò Gammon.

Helinor strinse il pugnale.

 

Gente. Tanta gente.

Era un miscuglio di colori e di luci che si mescolavano e si rendevano indistinguibili, confondendo Helinor e costringendola ad andare in giro a tentoni, con le mani allungate in avanti e un nome sulle labbra. Quello di sua madre.

Molti voli  si giravano e la guardavano, alcuni con pena, altri con disgusto.

Solo uno ebbe il coraggio di raffiorare tra la confusione, e le porse la mano con uno sguardo gentile negli occhi. Il sorriso gli illuminava il viso. Era un sorriso da lupo, ma Helinor non se ne sarebbe mai resa conto.

Finalmente era salva...

-Papà...-

Lui scosse la testa.

 

-Non ti credo!- gridò Helinor, fuori di sé dalla rabbia.-Tu sei mio padre, che ti piaccia o no! E non m’importa se non mi vuoi!-

Gammon sogghignò, spietato.-Non ti importa? Sì, in effetti è vero. Hai sempre odiato tua madre, senza curarti di pensare che avevi anche un padre- rise.

-Non è divertente...- sibilò Helinor, sempre più furiosa ad ogni attimo che passava a guardare quell’uomo.-Lascia Gofna! Lei non c’entra niente!-

-Questo lo dici tu!- Gammon scoppiò a ridere sguaiatamente, e Gofna temette davvero di morire, stavolta.

-Ti prego... maestro...- singhiozzò, con le lacrime che le rigavano il volto.

Helinor la fissò. Gofna era terrorizzata. Credere di morire non era una bella esperienza per chi non ci era abituato.

-Grazie di aver partecipato al mio gioco!- gridò Gammon.

Helinor ringhiò un’imprecazione. Gofna era sul punto di svenire dalla paura.

-Che gioco?!- strillò Helinor, facendo un passo avanti.-Che stupidaggine è mai questa?! Un gioco?!?  Hai distrutto la mia vita!-

-Era proprio quello il gioco, sciocca- rispose con cattiveria Gammon.

Helinor si bloccò e fu percorsa da un brivido. Era come se tutti gli eventi di quelgi ultimi quindici anni, acquistassero un senso, e mentre prima Helinor li aveva visti come una confusa matassa di episodi macabri e tristi, ora li riconosceva per quello che erano: il disegno di uno squilibrato padre che cercava di far soffrire sua figlia.-Perché?- chiese, mentre i suoi occhi blu assumevano la stessa consistenza del ghiaccio.

Gammon la fissò divertito. Il suo piano sembrava essere andato in porto, anche se non come avrebbe desiderato lui.-Per tua madre. Lei ha rovinato i miei piani.-

-Che piani? Quest’organizzazione non ha un piano! Siamo solo mercenari!- gridò Helinor di rimando.

-Ti sbagli. Io sono molto di più di un mercenario! Io sono un salvatore del mondo!- urlò Gammon.

-Sei un folle!- ribattè Helinor.

-Non capisci, figlia mia- disse Gammon, socchiudendo gli occhi.

Alcune grida di battaglia riempirono quella breve pausa.

-Io sono un membro di qualcosa di molto più grande- continuò il gran maestro, delirante.-Non capisci? La ShinRa dev’essere distrutta, e lo scopo dell’Ombra è solo quella di essere una sede distaccata della resistenza... detta anche Avalanche.-

-Avalanche...- ripetè piano Helinor.-Mai sentito.-

Gammon cambiò argomento.-Dimmi, Helinor... chi ti ha salvato dalla strada? Chi ti ha insegnato a leggere e a scrivere? Chi ti ha datto un riparo e del cibo? Chi ti ha addestrato a combattere?- domandò.

Helinor si morse il labbro.

-Ti sembra questo il modo di ripagarmi? Chi ti ha dato la vita, Helinor? RISPONDI!-

-TU!- gridò Helinor.-Ma non è questo che avrei voluto! Sai che ti dico?! Era meglio se fossi rimasta al Gold Saucer, quel giorno!-

Gammon la guardò.

-Mi hai reso la vita impossibile! Mi punivi per qualsiasi cosa! Mi hai uccisa dentro, e non mi hai insegnato a leggere e a scrivere! Mi hai insegnato soltanto a uccidere!-

-Questa è la tua gratitudine per tutto quello che ho fatto per te?- rise Gammon, che finalmente lesse negli occhi di sua figlia tutta la disperazione che era sempre riuscita a nascondergli. Si sentiva come svuotato, ora che aveva raggiunto il suo scopo. Cosa fare, se non mettere finalmente fine a tutto? Sorrise crudelmente.-Guarda Gofna, Helinor. il motivo per cui l’ho fatta entrare nell’Ombra è perché lei doveva ucciderti, alla fine di tutto.-

Gofna sbarrò gli occhi.-Non lo farei mai!-

-Lo so, per questo adesso...- strinse la presa sull’elsa e si preparò ad affondare la lama nella gola di Gofna.

-NO!- gridò Helinor, disperata. Afferrò il pugnale con due mani e se lo piantò nello stomaco.

Gammon lasciò andare Gofna di scatto, soffocando un grido di vittoria. 

Gofna corse vicino a Helinor, che cadde in ginocchio tossendo. Le mise le mani sulle spalle.

-Non devi preoccuparti...- rantolò Helinor.-Devi andare via...-

-Ma tu morirai!- pianse Gofna, spostando gli occhi sul coltello. Mosse una mano verso l’impugnatura, per estrarlo, ma Helinor la fermò, bloccandole il polso.

-Se lo estrai, morirò dissanguata...- gemette la ragazza.

Gofna tirò su con il naso.

Helinor non fece in tempo a ripeterle di scappare, che dovette spingerla di lato con un braccio, estrasse il pugnale di scatto lanciando un grido di dolore e si tuffò in avanti.

Era l’unica soluzione, anche se il prezzo era alto.

Gofna cadde a terra e si girò quando era già tutto finito.

Gammon era in piedi, con la spada a mezz’aria che già gli scivolava dalla mano, ed Helinor sotto di lui lo aveva colpito al cuore con un singolo, preciso colpo dettato dall’odio e dalla disperazione.

-Non le farai del male...- tossì Helinor.-... non la ferirai come hai fatto con me!-

Gammon sbarrò gli occhi, ma l’ombra della soddisfazione non se ne andava dal suo volto. La spada cadde a terra con un tonfo metallico.-Hai perso... Helinor... hai perso comunque...- e il suo corpo crollò all’indietro, finendo nella polvere.

Helinor si inerpicò sul cadavere e svelse il pugnale dal corpo. Si passò una mano sulla ferita e quando la ritrasse, era completamente rossa di sangue. Si voltò verso Gofna, pallida come un cencio.

-Vado a chiamare aiuto!- esclamò Gofna, con voce tremante.

-No! Se vai lì fuori sarà tutto inutile...- Helinor barcollò, cercando di raggiungere l’amica, ma non ce la fece, e cadde di nuovo in ginocchio.-Ti uccideranno...-

-Ma...-

-Non preoccuparti per me...- sussurrò Helinor.-C’è sempre una speranza...- si lasciò cadere a terra con un sospiro.

Gofna scattò in avanti e l’afferrò per le spalle, in modo che la ferita non toccasse il terreno. Il sangue sembrava uscire a fiotti, non aveva nessuna intenzione di fermarsi, e Gofna non sapeva cosa fare, a parte guardare l’amica morire.

-Non era un gioco...- sussurrò Gofna in un singhiozzo sommesso.-La vita delle persone è preziosa...- strinse il corpo di Helinor al suo e guardò Gammon che giaceva a terra. Era terribile. Fu come se l’unica cosa che potesse guardare era quell’uomo di cui si era fidata la prima volta che l’aveva visto. Non era la persona che aveva pensato. Era un uomo meschino e crudele, disposto ad uccidere sua figlia pur di perseguire i suoi scopi...

E adesso Helinor rischiava di morire.

Lacrime di dolore si mischiarono a quelle di terrore. Era spaventata, si sentiva come una bambina indifesa e ingannata da tutti.

Come aveva potuto Gammon tradire così la sua fiducia? E con tanta disinvoltura, poi.

-Helinor...- mormorò, stringendo la ragazza come se avesse voluto proteggerla dalla morte. Ma era inutile, e Gofna lo sapeva. Lei stessa, era inutile.

Era viziata, capricciosa e antipatica, e non aveva saputo capire il dolore di Helinor finchè non l’aveva visto con i suoi occhi. Suo padre era morto, questo era vero, ma di lui, Gofna aveva solo ricordi dolci e confortanti. Era terribile pensare che Helinor avesse ucciso il proprio padre per salvare un’estranea. E ancora più terribile era stato sentire le parole crudeli che aveva pronunciato Gammon nei confronti di Helinor.

L’ingresso della tenda si aprì improvvisamente, e le urla provenienti dalla piazza centrale, accompagnarono l’entrata in scena di Sephiroth.

Gofna ebbe un tuffo al cuore dalla felicità.-Sephiroth!!!-

Lui guardò prima la bionda, poi Helinor, e corse ad inginocchiarsi accanto a loro.-Cosa è successo?!-

-Gammon mi voleva uccidere, e lei si è sacrificata per me, ma non volevo che accadesse!- Gofna scoppiò di nuovo a piangere, e Sephiroth capì solo la metà di tutto il discorso che stava facendo.-Poi Helinor ha usato il pugnale e ha assassinato Gammon! Era suo padre, capisci?!-

Sephiroth guardò la ferita di Helinor, e per un attimo temette il peggio.-Dobbiamo portarla fuori di qui...-

-Come facciamo?- domandò Gofna, asciugandosi le lacrime.-Voglio aiutarti!-

Sephiroth scosse la testa.-Non ci pensare. È pericoloso. Sono arrivate alcune truppe dal Wutai, e la battaglia è troppo pericolosa per te...-

Gofna strinse il corpo di Helinor come una madre strige il proprio figlio nei momenti di pericolo.

Sephiroth la fissò, sorpreso.-Cosa?!-

-Io voglio aiutare! Lascia che lo faccia!- esclamò Gofna, con decisione.

-E va bene. Ce la fai a sollevarla?- domandò Sephiroth, rassegnato. Voleva solo salvare Helinor, non gli importava come.

-Penso di sì...- rispose Gofna.

-Bene. Devi passarle un braccio sotto le ginocchia e l’altro sotto le spalle. Ce la fai? Non sembra molto pesante...-

Gofna raccolse tutte le energie e sollevò Helinor.-Caspita quanto pesa...- borbottò.

Sephiroth annuì.-Brava. Adesso devi correre fino a che non usciamo dall’accampamento.-

-Io... non so se ce la farò...- piagnucolò Gofna, al pensiero di dover correre con il peso di Helinor che perdeva più sangue ad ogni movimento sbagliato che avrebbe fatto.

Il Soldier la guardò intensamente.

-Tu vuoi che lo faccia, vero?- domandò Gofna, tirando su con il naso.

-Sì. So che puoi farlo.-

-Gofna...- mormorò Helinor, senza aprire gli occhi.

-Io ti copro le spalle- disse Sephiroth.-Con me non hai nulla da temere. Devi solo pensare a correre, poi fuori dall’accampamento la prendo io.-

Gofna prese coraggio e annuì.-Sì! Posso farcela! Andiamo!-

Sephiroth sospirò, prese il coltello di Helinor da terra e se lo infilò in tasca, dopodichè uscì dalla tenda.

 

(...)

 

Helinor si ritrovò sospesa nel buio. Non riusciva a muovere nessun muscolo del corpo, ma almeno non sentiva più il dolore della ferita. Eppure avvertiva grida di disperazione e urla disumane, miste ad un acre odore di fumo. Era anche caldo.

Doveva esserci un incendio, da qualche parte.

Dovette ammettere di sentirsi un po’ delusa. Allora non era degna del paradiso, perché quel posto aveva tutta l’aria di essere il diretto opposto.

Inoltre, sentiva addosso una matassa ignombrante di sentimenti. Riuscì a dare un nome a tutti.

L’affetto lo riservò per Uriah.

Il volto di Gammon che rideva in faccia al suo dolore le fece venire la nausea. Non poteva pensare che quell’uomo orribile potesse essere suo padre. Lo odiò con tutta se stessa.

Voleva che soffrisse? C’era riuscito, senza dubbio, ma lei non aveva sacrificato la sua vita perché sopraffatta dal dolore. Gammon non aveva affatto vinto, perché Helinor aveva soffocato il suo desiderio di vivere per donare la libertà a Gofna.

Helinor sapeva che non sarebbe mai stata libera, ma Gofna poteva ancora scegliere.

Ecco, questa sarebbe stata la sua speranza: la libertà che non aveva mai avuto, nelle mani di una persona che ancora l’aveva.

Per la prima volta in vita sua, Helinor aveva potuto prendere una decisione da sola. Avrebbe potuto lasciar morire Gofna e scappare, oppure assescondare il desiderio meschino di Gammon, salvandola. Era stata felice di salvare la sua nuova amica.

Suo padre non aveva affatto vinto.

Helinor sorrise.

Aveva pur perso la fiducia in tutto, e ora avrebbe dovuto ricominciare daccapo.

Cosa importava, se ora sapeva di non essere più sola?

Avvertì un calore diverso. Era quello di un corpo, non quello soffocante e bruciante del fuoco vivo.

Finalmente capì.

Non si trovava né nell’inferno né nel paradiso.

Stava semplicemente guardando dentro di sé, e quel buio... preferì lasciare in sospeso il pensiero. Non importava. Buio o no, l’importante era vivere.

 

Al resto avrebbe pensato dopo.

 

 

Angolino dell’autrice:

Eccomi qui! Rispondo subito alle recensioni che sono in arretrato XD^^

 

the one winged angel: Capitolo 16: anche tu mi sei mancato nipote!!! Ç_ç che bello risentirti! *ricambia abbraccio*

Partiamo da Aerith e Karima! Anche a me piace molto Aerith. In realtà, la prima volta che l’ho vista non mi stava molto simpatica, ma poi ho capito che era un personaggio stupendo ^^ così forte e fragile allo stesso tempo! Ho pensato che se Karima l’avesse incontrata, avrebbero stretto subito amicizia. Da una parte perché  Aerith a me sembra una ragazza sempre disposta a dare una mano alle persone, dall’altra Karima, che sente nostalgia della figlia che ha dovuto lasciare ç_ç poverina. È un po’ di pace che si è meritata, ma Aerith non serve solo a questo. Hai notato che adesso i documenti che cerca Tseng ce li ha lei è_é se ne vedranno delle belle. XD

Helinor... sì, si allena intensamente per sfogarsi. Anche lei, come la madre, è una ragazza forte che ama la vita, ma è sempre una ragazzina e a volte eccede in uno dei suoi “sfoghi”. Gofna diventerà la sua migliore amica, ma è normale quando si condividono tante sventure *-*. Per la storia del pomodoro XD, è proprio da Gofna pensare in quel modo.

Sephy ti sembra più umano O.o. Ma che bello! ^^ Vuol dire che sono riuscita a descriverlo come volevo io! Poveraccio... secondo me ne ha passate tante anche lui. Io sono del club “a difesa di Sephy”!!!! non lo vedo soltanto come un essere spietato, ma come uno che ha un certo passato che gli grava sulle spalle. Comunque... XD

 

Capitolo 17: Ti ringrazio per i complimenti ç_ç mi fanno commmuovere… io non so come ringraziarti... *-*

Uriah si è preso la rivincita su Nara. L’aveva detto che l’avrebbe fatto a tutti i costi, e insieme ha anche salvato Helinor. Comunque Uriah è piuttosto fortunato e non si sa mai cosa potrebbe succedere U.u

James è un vigliacco, e non sarà certo l’ultima vigliaccheria che farà. Anche perché se si fosse dato una mossa, Uriah si sarebbe salvato T_T è un idiota.

Sephiroth e Helinor XD dai, non disperarti. Ho incaricato Helinor di prendersi cura del nostro Sephy a tutti i costi è_é.  E non è solo questo... ma mi sono venuti dei dubbi anche su Genesis... sto facendo a testa e croce per sapere se salvarlo. È un po’ complicato se lo facessi... ma su questa fic ormai mi aspetto di tutto... praticamente si scrive da sola...

Beh, nipote... io non so proprio come ringraziarti per tutto il tuo sostegno ç_ç... io credo che mi metterò a piangere ... sob... WAAAAAH!!! Ti ringrazioooooooo!!!!! *abbraccia*

 

Kairih: capitolo 16: sono tornata YEEEEEEAH! Mi fa piacere risentirtiiiii *abbraccia*. Sono felice che l’altra sera siamo riuscite a incontrarci!!! ^^

Aerith è molto bella, vera? E per bella, non intendo soltanto per l’aspetto esteriore, ma anche per come si comporta con gli altri. La trovo stupenda *ama*. Ho pensato che se c’era un personaggio che si sarebbe potuta prendere cura di Karima, quella era proprio la nostra Aerith ^^. 

 

Capitolo 17: non preoccuparti ^^. C’è tutto il tempo *-*, anzi, non so come ringraziarti per tutta la pazienza che hai con me... ç_ç mi sento impotente su questo punto.

Sono felice che ti sia piaciuto il capitolo, anche perché era quello che mi premeva scrivere al meglio... mi sono emozionata anche io quando l’ho scritto, sai? Mi sono immedesimata un po’ troppo nella scena XD.

Nel complesso sono felice che la fic ti sia piaciuta... ormai è praticamente arrivata alla fine XD, ma credo che pubblicherò anche il seguito che sarà più incentrato sul rapporto Sephirot-Helinor e su Avalanche. Sì, intendo farlo così U.u.

Beh, alla prossima, carissima X3!!! Ti voglio un mondo di beneeeee!!!!!

  
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