Capitolo 18
In
meno di cinque minuti l’accampamento si era trasformato in un campo di
battaglia. Alcune tende erano andate a fuoco e altre lo sarebbero state da un
momento all’altro, perché molte delle fiaccole erano cadute a terra e il fuoco
rischiava di divorare la stoffa.
Helinor
era ancora a terra esanime, ma stava iniziando a riprendere conoscienza.
Nessuno sembrava voler fare caso a lei, forse perché a causa del sangue che
aveva addosso, pensavano che fosse morta.
Ci
mise molto tempo per aprire gli occhi, e quando lo fece vide molti corpi
intorno a sè, oltre a quello di Nara e di Uriah. Tutti quelli che erano stati i
suoi compagni stavano combattendo contro i Soldier, molti erano già a terra,
altri ci sarebbero finiti a breve.
Un
brivido le percorse la schiena così velocemente da costringerla ad alzarsi in
piedi di scatto.-Gofna!- gridò.
Nessuna
risposta, a parte le urla dei compagni e il cozzare delle spade.
Helinor
rintracciò il coltello, lo afferrò e si catapultò nell’unico posto dove sapeva
di dover andare.
(...)
Intanto,
Sephiroth aveva ripreso la Masamune, si era liberato del basco grigio e si era
messo a cercare Tseng. Aveva controllato ovunque tranne che nel posto più
ovvio, quindi corse davanti alle tende, sorvolandole tutte con lo sguardo, fino
ad incontrare quella dei prigionieri.
Quando
arrivò, Tseng era libero e si massaggiava i polsi, mentre Taiji era disteso a
terra con le mani legate dietro la schiena.
Angeal
era in piedi sopra di lui, con la punta della spada conficcata nel terreno, a
pochi centimetri dal naso di Taiji.
Quando
Angeal vide l’amico svelse la spada e lo guardò.-Ce ne hai messo di tempo-
Sephiroth
non rispose e si avvicinò al trio.
-Nara
mi ha catturato, e non ho potuto opporre resistenza- raccontò Tseng.-Quel
ragazzo ha una potenza incredibile per essere soltanto un soldato semplice-
-Uriah
è morto- tagliò corto Sephiroth.-Nara l’ha appena ucciso, poi è arrivato
l’avviso che i Soldier avevano fatto irruzione e ho lasciato la piazza centrale
per recuperare la Masamune- e indicò la lunga katana che aveva in mano.
Tseng
strinse i pugni.-Helinor?-
-Non
lo so- rispose Sephiroth, a fatica.-Sarei dovuto rimanere con lei, ma dovevo
trovarti...-
Tseng
lo zittì con un cenno della mano.-Angeal, ho bisogno che mi aiuti a trovare una
ragazza di nome Helinor-
-So
già tutto. Il presidente ha dato l’ordine di non farle del male- rispose
Angeal.-Ma poi dovrai spiegarmi chi è- disse, rivolto a Sephiroth che annuì con
poca convinzione.-Zack la sta cercando proprio ora, comunque.-
-E
Gofna?- chiese Tseng, anche se sapeva già la risposta.
-Non
ne ho idea- fece Sephiroth.
-Ho
precisi ordini di portare i prigionieri all’elicottero della squadra B- informò
Angeal, rivolgendosi a Tseng.
-Chi
conduce la squadra B?- domandò Tseng, sperando che fosse Verdot.
Angeal
rispose:-Un Turk di nome Jaques Manon.-
Tseng
fece mente locale, ma quel nome non gli diceva niente.-Bene, porta Taiji da
questo tipo e torna qui prima che puoi.-
Angeal
si caricò in spalla il corpo di Taiji e scomparve tra quel marasma di gente.
-Io
cosa faccio?- domandò Sephiroth.
-Devi
trovare Helinor prima che si cacci nei guai- disse Tseng- Ho bisogno di averla
viva. Lei è la figlia di Gammon.-
Sephiroth
non fece una piega. D’altronde era ovvio, ormai.
-Harila
fece la spia per vendicarsi di Karima- disse Tseng, contrariato.-La donna che
aveva sposato l’uomo della sua vita.- Scosse la testa, come se ancora non fosse
riuscito a farsene una ragione.-Ma adesso non perdiamoci in chiacchiere. Io
vado all’elicottero, tu rintraccia Helinor...-
Sephiroth
annuì.
(...)
Gammon trascinò Gofna, tirandola
furiosamente per un braccio, fino al padiglione centrale.
-Maestro!- gridò Gofna, scoppiando in
lacrime- Dobbiamo salvare Helinor!-
-Lasciala perdere!- rispose Gammon,
spostando la tenda d’ingresso con un gesto seccato.-Adesso abbiamo cose più
importanti da fare!-
Gofna puntò i piedi a terra e cercò di
fare resistenza.-No!- singhiozzò.-Helinor potrebbe morire!-
Gammon si stufò di tutti quei capricci,
e con uno strattone gettò Gofna dentro la tenda.
La ragazzina inciampò e cadde a terra
sulle ginocchia, continuando a piangere silenziosamente.
-Possibile che non capisci?! Helinor è
soltanto una traditrice!- urlò Gammon, fuori di sé, estraendo la sua vecchia spada
dal fodero che aveva recuperato tra i cimeli del suo passato. Quella spada che
lo aveva accompagnato in mille avventure, brillò cupamente alla luce delle
fiaccole, come se soffrisse del comportamento che stava tenendo il suo
proprietario.
Gofna gattonò verso la parte opposta
della tenda, cercando di allontanarsi da lui il più in fretta possibile,
raggiunse lo scranno e ci si nascose dietro, tremante.
-Sei una sciocca!- le gridò Gammon, che
intanto si stava avvicinando, spada alla mano.-Non ho bisogno di traditori,
qui!-
-Io pensavo che tu fossi buono, maestro!-
singhiozzò Gofna, spaventata a morte.
-Lo sarei stato, Gofna!- disse Gammon,
fermandosi di colpo, come se non potesse parlare e camminare allo stesso
tempo.-Io non avevo niente contro di te, ma se hai deciso di essere amica di
quella...-
Gofna deglutì e appoggiò la schiena allo
scranno, mentre pregava che Gammon non la raggiungesse. Strinse le ginocchia al
petto, come se pensasse che quel gesto bastasse a proteggerla.
-Vieni fuori, ragazzina- ringhiò Gammon,
rivolto allo scranno.-Giuro che non ti ucciderò-
Gofna soffocò un singhiozzo. Aveva paura
che il più piccolo rumore avrebbe potuto far scattare l’uomo, spingendolo ad
ucciderla.
Sentì i passi di Gammon riprendere a
suonare per la tenda.
Allora era così che doveva finire? E per
cosa? Non aveva fatto niente di male...
Strinse le mani l’una sull’altra e
iniziò a pregare. Era l’unica cosa che le rimaneva da fare.
-Esci fuori- ordinò Gammon.
La sua voce era vicina, troppo vicina.
Ed era vibrante. Sembrava che Gammon si stesse controllando con difficoltà dal
fare una sfuriata.
Il cuore di Gofna sussultò, quando la
figura austera del maestro le si piantò davanti.
L’ombra di Gammon la coprì, e lei si
portò un braccio davanti agli occhi per non vedere quello che sarebbe successo.
-GAMMON!-
Quella voce arrivò come un fulmine.
Il maestro si distrasse, e Gofna tentò
di alzarsi per scappare. Fu tutto inutile, perché Gammon fu più veloce.
L’afferrò, le passò un braccio attorno al collo e le posò il filo della lama
sul collo.
Gofna rabbrividì, ricordando quando il
giorno del loro incontro a Kalm, Helinor l’aveva bloccata usando lo stesso
metodo.
-O forse dovrei dire... padre?!?- ringhiò Helinor, appena
comparsa nella tenda a salvare la situazione.
Gofna la guarò terrorizzata. Era tutta
sporca di sangue e di terra, molto peggio di quando era stata ad allenarsi
nella piana. I suoi occhi lucidi iniziarono a vagare sul corpo di Helinor in
cerca di una ferita che avesse provocato tutto quel sangue. Per fortuna, non
c’era niente di grave. Riuscì ad assimilare le parole di Helinor solo dopo un
paio di minuti.-Padre?- mormorò.
Gammon fece un smorfia.-Non chiamarmi in
quel modo, ragazzina. Te l’ho già detto il giorno che ci siamo incontrati: io
non sono tuo padre!- tuonò Gammon.
Helinor strinse il pugnale.
Gente. Tanta
gente.
Era un miscuglio
di colori e di luci che si mescolavano e si rendevano indistinguibili,
confondendo Helinor e costringendola ad andare in giro a tentoni, con le mani
allungate in avanti e un nome sulle labbra. Quello di sua madre.
Molti voli si giravano e la guardavano, alcuni con pena,
altri con disgusto.
Solo uno ebbe il
coraggio di raffiorare tra la confusione, e le porse la mano con uno sguardo
gentile negli occhi. Il sorriso gli illuminava il viso. Era un sorriso da lupo,
ma Helinor non se ne sarebbe mai resa conto.
Finalmente era
salva...
-Papà...-
Lui scosse la
testa.
-Non ti credo!- gridò Helinor, fuori di
sé dalla rabbia.-Tu sei mio padre, che ti piaccia o no! E non m’importa se non
mi vuoi!-
Gammon sogghignò, spietato.-Non ti
importa? Sì, in effetti è vero. Hai sempre odiato tua madre, senza curarti di
pensare che avevi anche un padre- rise.
-Non è divertente...- sibilò Helinor,
sempre più furiosa ad ogni attimo che passava a guardare quell’uomo.-Lascia
Gofna! Lei non c’entra niente!-
-Questo lo dici tu!- Gammon scoppiò a
ridere sguaiatamente, e Gofna temette davvero di morire, stavolta.
-Ti prego... maestro...- singhiozzò, con
le lacrime che le rigavano il volto.
Helinor la fissò. Gofna era
terrorizzata. Credere di morire non era una bella esperienza per chi non ci era
abituato.
-Grazie di aver partecipato al mio
gioco!- gridò Gammon.
Helinor ringhiò un’imprecazione. Gofna
era sul punto di svenire dalla paura.
-Che gioco?!- strillò Helinor, facendo
un passo avanti.-Che stupidaggine è mai questa?! Un gioco?!? Hai distrutto la mia vita!-
-Era proprio quello il gioco, sciocca-
rispose con cattiveria Gammon.
Helinor si bloccò e fu percorsa da un
brivido. Era come se tutti gli eventi di quelgi ultimi quindici anni,
acquistassero un senso, e mentre prima Helinor li aveva visti come una confusa
matassa di episodi macabri e tristi, ora li riconosceva per quello che erano:
il disegno di uno squilibrato padre che cercava di far soffrire sua figlia.-Perché?-
chiese, mentre i suoi occhi blu assumevano la stessa consistenza del ghiaccio.
Gammon la fissò divertito. Il suo piano
sembrava essere andato in porto, anche se non come avrebbe desiderato lui.-Per
tua madre. Lei ha rovinato i miei piani.-
-Che piani? Quest’organizzazione non ha
un piano! Siamo solo mercenari!- gridò Helinor di rimando.
-Ti sbagli. Io sono molto di più di un
mercenario! Io sono un salvatore del mondo!- urlò Gammon.
-Sei un folle!- ribattè Helinor.
-Non capisci, figlia mia- disse Gammon,
socchiudendo gli occhi.
Alcune grida di battaglia riempirono
quella breve pausa.
-Io sono un membro di qualcosa di molto
più grande- continuò il gran maestro, delirante.-Non capisci? La ShinRa
dev’essere distrutta, e lo scopo dell’Ombra è solo quella di essere una sede
distaccata della resistenza... detta anche Avalanche.-
-Avalanche...- ripetè piano Helinor.-Mai
sentito.-
Gammon cambiò argomento.-Dimmi,
Helinor... chi ti ha salvato dalla strada? Chi ti ha insegnato a leggere e a
scrivere? Chi ti ha datto un riparo e del cibo? Chi ti ha addestrato a
combattere?- domandò.
Helinor si morse il labbro.
-Ti sembra questo il modo di ripagarmi?
Chi ti ha dato la vita, Helinor? RISPONDI!-
-TU!- gridò Helinor.-Ma non è questo che
avrei voluto! Sai che ti dico?! Era meglio se fossi rimasta al Gold Saucer, quel
giorno!-
Gammon la guardò.
-Mi hai reso la vita impossibile! Mi
punivi per qualsiasi cosa! Mi hai uccisa dentro, e non mi hai insegnato a
leggere e a scrivere! Mi hai insegnato soltanto a uccidere!-
-Questa è la tua gratitudine per tutto
quello che ho fatto per te?- rise Gammon, che finalmente lesse negli occhi di
sua figlia tutta la disperazione che era sempre riuscita a nascondergli. Si
sentiva come svuotato, ora che aveva raggiunto il suo scopo. Cosa fare, se non
mettere finalmente fine a tutto? Sorrise crudelmente.-Guarda Gofna, Helinor. il
motivo per cui l’ho fatta entrare nell’Ombra è perché lei doveva ucciderti,
alla fine di tutto.-
Gofna sbarrò gli occhi.-Non lo farei
mai!-
-Lo so, per questo adesso...- strinse la
presa sull’elsa e si preparò ad affondare la lama nella gola di Gofna.
-NO!- gridò Helinor, disperata. Afferrò
il pugnale con due mani e se lo piantò nello stomaco.
Gammon lasciò andare Gofna di scatto,
soffocando un grido di vittoria.
Gofna corse vicino a Helinor, che cadde
in ginocchio tossendo. Le mise le mani sulle spalle.
-Non devi preoccuparti...- rantolò Helinor.-Devi
andare via...-
-Ma tu morirai!- pianse Gofna, spostando
gli occhi sul coltello. Mosse una mano verso l’impugnatura, per estrarlo, ma
Helinor la fermò, bloccandole il polso.
-Se lo estrai, morirò dissanguata...-
gemette la ragazza.
Gofna tirò su con il naso.
Helinor non fece in tempo a ripeterle di
scappare, che dovette spingerla di lato con un braccio, estrasse il pugnale di
scatto lanciando un grido di dolore e si tuffò in avanti.
Era l’unica soluzione, anche se il prezzo
era alto.
Gofna cadde a terra e si girò quando era
già tutto finito.
Gammon era in piedi, con la spada a
mezz’aria che già gli scivolava dalla mano, ed Helinor sotto di lui lo aveva
colpito al cuore con un singolo, preciso colpo dettato dall’odio e dalla
disperazione.
-Non le farai del male...- tossì
Helinor.-... non la ferirai come hai fatto con me!-
Gammon sbarrò gli occhi, ma l’ombra
della soddisfazione non se ne andava dal suo volto. La spada cadde a terra con
un tonfo metallico.-Hai perso... Helinor... hai perso comunque...- e il suo
corpo crollò all’indietro, finendo nella polvere.
Helinor si inerpicò sul cadavere e
svelse il pugnale dal corpo. Si passò una mano sulla ferita e quando la
ritrasse, era completamente rossa di sangue. Si voltò verso Gofna, pallida come
un cencio.
-Vado a chiamare aiuto!- esclamò Gofna,
con voce tremante.
-No! Se vai lì fuori sarà tutto
inutile...- Helinor barcollò, cercando di raggiungere l’amica, ma non ce la
fece, e cadde di nuovo in ginocchio.-Ti uccideranno...-
-Ma...-
-Non preoccuparti per me...- sussurrò
Helinor.-C’è sempre una speranza...- si lasciò cadere a terra con un sospiro.
Gofna scattò in avanti e l’afferrò per
le spalle, in modo che la ferita non toccasse il terreno. Il sangue sembrava
uscire a fiotti, non aveva nessuna intenzione di fermarsi, e Gofna non sapeva
cosa fare, a parte guardare l’amica morire.
-Non era un gioco...- sussurrò Gofna in
un singhiozzo sommesso.-La vita delle persone è preziosa...- strinse il corpo
di Helinor al suo e guardò Gammon che giaceva a terra. Era terribile. Fu come
se l’unica cosa che potesse guardare era quell’uomo di cui si era fidata la
prima volta che l’aveva visto. Non era la persona che aveva pensato. Era un
uomo meschino e crudele, disposto ad uccidere sua figlia pur di perseguire i
suoi scopi...
E adesso Helinor rischiava di morire.
Lacrime di dolore si mischiarono a
quelle di terrore. Era spaventata, si sentiva come una bambina indifesa e ingannata
da tutti.
Come aveva potuto Gammon tradire così la
sua fiducia? E con tanta disinvoltura, poi.
-Helinor...- mormorò, stringendo la
ragazza come se avesse voluto proteggerla dalla morte. Ma era inutile, e Gofna
lo sapeva. Lei stessa, era inutile.
Era viziata, capricciosa e antipatica, e
non aveva saputo capire il dolore di Helinor finchè non l’aveva visto con i
suoi occhi. Suo padre era morto, questo era vero, ma di lui, Gofna aveva solo
ricordi dolci e confortanti. Era terribile pensare che Helinor avesse ucciso il
proprio padre per salvare un’estranea. E ancora più terribile era stato sentire
le parole crudeli che aveva pronunciato Gammon nei confronti di Helinor.
L’ingresso della tenda si aprì
improvvisamente, e le urla provenienti dalla piazza centrale, accompagnarono
l’entrata in scena di Sephiroth.
Gofna ebbe un tuffo al cuore dalla
felicità.-Sephiroth!!!-
Lui guardò prima la bionda, poi Helinor,
e corse ad inginocchiarsi accanto a loro.-Cosa è successo?!-
-Gammon mi voleva uccidere, e lei si è
sacrificata per me, ma non volevo che accadesse!- Gofna scoppiò di nuovo a
piangere, e Sephiroth capì solo la metà di tutto il discorso che stava
facendo.-Poi Helinor ha usato il pugnale e ha assassinato Gammon! Era suo
padre, capisci?!-
Sephiroth guardò la ferita di Helinor, e
per un attimo temette il peggio.-Dobbiamo portarla fuori di qui...-
-Come facciamo?- domandò Gofna,
asciugandosi le lacrime.-Voglio aiutarti!-
Sephiroth scosse la testa.-Non ci
pensare. È pericoloso. Sono arrivate alcune truppe dal Wutai, e la battaglia è
troppo pericolosa per te...-
Gofna strinse il corpo di Helinor come
una madre strige il proprio figlio nei momenti di pericolo.
Sephiroth la fissò, sorpreso.-Cosa?!-
-Io voglio aiutare! Lascia che lo
faccia!- esclamò Gofna, con decisione.
-E va bene. Ce la fai a sollevarla?-
domandò Sephiroth, rassegnato. Voleva solo salvare Helinor, non gli importava
come.
-Penso di sì...- rispose Gofna.
-Bene. Devi passarle un braccio sotto le
ginocchia e l’altro sotto le spalle. Ce la fai? Non sembra molto pesante...-
Gofna raccolse tutte le energie e
sollevò Helinor.-Caspita quanto pesa...- borbottò.
Sephiroth annuì.-Brava. Adesso devi
correre fino a che non usciamo dall’accampamento.-
-Io... non so se ce la farò...-
piagnucolò Gofna, al pensiero di dover correre con il peso di Helinor che
perdeva più sangue ad ogni movimento sbagliato che avrebbe fatto.
Il Soldier la guardò intensamente.
-Tu vuoi che lo faccia, vero?- domandò
Gofna, tirando su con il naso.
-Sì. So che puoi farlo.-
-Gofna...- mormorò Helinor, senza aprire
gli occhi.
-Io ti copro le spalle- disse
Sephiroth.-Con me non hai nulla da temere. Devi solo pensare a correre, poi
fuori dall’accampamento la prendo io.-
Gofna prese coraggio e annuì.-Sì! Posso
farcela! Andiamo!-
Sephiroth sospirò, prese il coltello di
Helinor da terra e se lo infilò in tasca, dopodichè uscì dalla tenda.
(...)
Helinor
si ritrovò sospesa nel buio. Non riusciva a muovere nessun muscolo del corpo,
ma almeno non sentiva più il dolore della ferita. Eppure avvertiva grida di
disperazione e urla disumane, miste ad un acre odore di fumo. Era anche caldo.
Doveva
esserci un incendio, da qualche parte.
Dovette
ammettere di sentirsi un po’ delusa. Allora non era degna del paradiso, perché
quel posto aveva tutta l’aria di essere il diretto opposto.
Inoltre,
sentiva addosso una matassa ignombrante di sentimenti. Riuscì a dare un nome a
tutti.
L’affetto
lo riservò per Uriah.
Il
volto di Gammon che rideva in faccia al suo dolore le fece venire la nausea.
Non poteva pensare che quell’uomo orribile potesse essere suo padre. Lo odiò
con tutta se stessa.
Voleva
che soffrisse? C’era riuscito, senza dubbio, ma lei non aveva sacrificato la
sua vita perché sopraffatta dal dolore. Gammon non aveva affatto vinto, perché
Helinor aveva soffocato il suo desiderio di vivere per donare la libertà a
Gofna.
Helinor
sapeva che non sarebbe mai stata libera, ma Gofna poteva ancora scegliere.
Ecco,
questa sarebbe stata la sua speranza: la libertà che non aveva mai avuto, nelle
mani di una persona che ancora l’aveva.
Per
la prima volta in vita sua, Helinor aveva potuto prendere una decisione da
sola. Avrebbe potuto lasciar morire Gofna e scappare, oppure assescondare il
desiderio meschino di Gammon, salvandola. Era stata felice di salvare la sua
nuova amica.
Suo
padre non aveva affatto vinto.
Helinor
sorrise.
Aveva
pur perso la fiducia in tutto, e ora avrebbe dovuto ricominciare daccapo.
Cosa
importava, se ora sapeva di non essere più sola?
Avvertì
un calore diverso. Era quello di un corpo, non quello soffocante e bruciante
del fuoco vivo.
Finalmente
capì.
Non
si trovava né nell’inferno né nel paradiso.
Stava
semplicemente guardando dentro di sé, e quel buio... preferì lasciare in
sospeso il pensiero. Non importava. Buio o no, l’importante era vivere.
Al
resto avrebbe pensato dopo.
Angolino dell’autrice:
Eccomi qui! Rispondo subito alle recensioni che sono in arretrato XD^^
the one winged angel: Capitolo 16: anche tu mi sei mancato nipote!!! Ç_ç che bello risentirti! *ricambia abbraccio*
Partiamo da Aerith e Karima! Anche a me piace molto Aerith. In realtà, la prima volta che l’ho vista non mi stava molto simpatica, ma poi ho capito che era un personaggio stupendo ^^ così forte e fragile allo stesso tempo! Ho pensato che se Karima l’avesse incontrata, avrebbero stretto subito amicizia. Da una parte perché Aerith a me sembra una ragazza sempre disposta a dare una mano alle persone, dall’altra Karima, che sente nostalgia della figlia che ha dovuto lasciare ç_ç poverina. È un po’ di pace che si è meritata, ma Aerith non serve solo a questo. Hai notato che adesso i documenti che cerca Tseng ce li ha lei è_é se ne vedranno delle belle. XD
Helinor... sì, si allena intensamente per sfogarsi. Anche lei, come la madre, è una ragazza forte che ama la vita, ma è sempre una ragazzina e a volte eccede in uno dei suoi “sfoghi”. Gofna diventerà la sua migliore amica, ma è normale quando si condividono tante sventure *-*. Per la storia del pomodoro XD, è proprio da Gofna pensare in quel modo.
Sephy ti sembra più umano O.o. Ma che bello! ^^ Vuol dire che sono riuscita a descriverlo come volevo io! Poveraccio... secondo me ne ha passate tante anche lui. Io sono del club “a difesa di Sephy”!!!! non lo vedo soltanto come un essere spietato, ma come uno che ha un certo passato che gli grava sulle spalle. Comunque... XD
Capitolo 17: Ti ringrazio per i complimenti ç_ç mi fanno commmuovere… io non so come ringraziarti... *-*
Uriah si è preso la rivincita su Nara. L’aveva detto che l’avrebbe fatto a tutti i costi, e insieme ha anche salvato Helinor. Comunque Uriah è piuttosto fortunato e non si sa mai cosa potrebbe succedere U.u
James è un vigliacco, e non sarà certo l’ultima vigliaccheria che farà. Anche perché se si fosse dato una mossa, Uriah si sarebbe salvato T_T è un idiota.
Sephiroth e Helinor XD dai, non disperarti. Ho incaricato Helinor di prendersi cura del nostro Sephy a tutti i costi è_é. E non è solo questo... ma mi sono venuti dei dubbi anche su Genesis... sto facendo a testa e croce per sapere se salvarlo. È un po’ complicato se lo facessi... ma su questa fic ormai mi aspetto di tutto... praticamente si scrive da sola...
Beh, nipote... io non so proprio come ringraziarti per tutto il tuo sostegno ç_ç... io credo che mi metterò a piangere ... sob... WAAAAAH!!! Ti ringrazioooooooo!!!!! *abbraccia*
Kairih: capitolo 16: sono tornata YEEEEEEAH! Mi fa piacere risentirtiiiii *abbraccia*. Sono felice che l’altra sera siamo riuscite a incontrarci!!! ^^
Aerith è molto bella, vera? E per bella, non intendo soltanto per l’aspetto esteriore, ma anche per come si comporta con gli altri. La trovo stupenda *ama*. Ho pensato che se c’era un personaggio che si sarebbe potuta prendere cura di Karima, quella era proprio la nostra Aerith ^^.
Capitolo 17: non preoccuparti ^^. C’è tutto il tempo *-*, anzi, non so come ringraziarti per tutta la pazienza che hai con me... ç_ç mi sento impotente su questo punto.
Sono felice che ti sia piaciuto il capitolo, anche perché era quello che mi premeva scrivere al meglio... mi sono emozionata anche io quando l’ho scritto, sai? Mi sono immedesimata un po’ troppo nella scena XD.
Nel complesso sono felice che la fic ti sia piaciuta... ormai è praticamente arrivata alla fine XD, ma credo che pubblicherò anche il seguito che sarà più incentrato sul rapporto Sephirot-Helinor e su Avalanche. Sì, intendo farlo così U.u.
Beh, alla prossima, carissima X3!!! Ti voglio un mondo di beneeeee!!!!!