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Autore: pizia    05/09/2010    2 recensioni
Sauron ha di nuovo l'Anello, ma qualcosa gli impedisce ancora di sferrare il suo attacco definitivo alla Terra di Mezzo
Genere: Drammatico, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Epilogo

Appoggiato alla balaustra della terrazza della sua stanza Faramir inspirò profondamente l’aria fresca della sera, chiudendo gli occhi.

Minas Tirith stava tornando alla normalità sempre più velocemente: le botteghe artigiane riaprivano e le taverne, più o meno rispettabili, tornavano a riempirsi di uomini che, dopo una giornata di lavoro, volevano bere qualcosa e stare un po’ con gli amici. L’esercito lavorava alla ricostruzione di ciò che era stato distrutto durante la guerra, ma almeno nella capitale la vita, a solo un mese dalla sconfitta di Sauron, aveva ripreso a scorrere con la quotidiana routine di sempre.

Il giovane lasciò vagare il suo sguardo sull’ampia pianura al di là della cerchia più esterna della sua città, là dove si intravedevano gli accampamenti degli elfi, dei nani e degli uomini di Rohan. Alla conclusione del conflitto nessuno se ne era andato, offrendo spontaneamente il proprio aiuto per ricostruire la capitale di Gondor. Faramir sorrise nel pensare che qualcuno che vedesse un simile accampamento intorno alla città senza sapere come stavano realmente le cose, avrebbe tranquillamente potuto credere che Minas Tirith fosse sotto assedio.

Rientrò nella sua stanza, ma solo il tempo necessario per prendere un libro dalla sua piccola biblioteca personale, quindi uscì di nuovo portandosi dietro una piccola lampada ad olio, e si sedette su una delle sedie poste intorno ad un semplice tavolino rotondo. Finalmente aveva un attimo di tempo da dedicare ai suoi libri, proprio come quando era solo un ragazzino e suo fratello Boromir lo prendeva in giro perché preferiva studiare piuttosto che imparare a combattere.  Non aveva avuto molto tempo per leggere in quel mese come si era aspettato: un altro motivo per cui non aveva mai voluto essere Sovrintendente era proprio quello. Non avrebbe mai più avuto molto tempo da dedicare a sé stesso. Sapeva che avrebbe fatto meglio ad andare a dormire presto quella sera, vista la giornata che lo aspettava all’indomani, ma non aveva sonno e sapeva che se anche si fosse messo a letto si sarebbe rigirato inutilmente nelle lenzuola per ore.

Un leggero bussare alla porta della sua stanza lo distolse dal suo libro: era piuttosto sorpreso che qualcuno andasse a cercarlo a quell’ora della sera, e la sua sorpresa non fece altro che aumentare enormemente quando, andando ad aprire, si trovò di fronte il viso pallido e smagrito di Eowyn di Rohan.

“So che è tardi e che probabilmente vorreste andare a riposare visto che domani vi sposerete, ma vi devo delle spiegazioni e se non vi parlo adesso non so se riuscirò a trovare il coraggio di farlo domani” disse la donna tutto d’un fiato.

Faramir cercò di levarla dall’imbarazzo rivolgendole un caldo sorriso: “Non vi preoccupate Eowyn, non credo andrò a letto presto questa sera, anche se forse dovrei. Quanto alla vostra mancanza di coraggio, mi fate credere veramente di essere un terribile mostro: non avete esitato di fronte al Re Stregone ma temete di fronte a me… Vi faccio davvero così paura?”.

“No!” rispose immediatamente Eowyn, alzando di scatto la testa sino ad incontrare lo sguardo divertito dell’uomo. “Non era questo che intendevo dire Faramir…” aggiunse, ridendo stancamente di se stessa.

“Allora entrate e ditemi ciò che di tanto importante avete da dirmi” disse gentilmente, invitandola sulla terrazza.

Appena fu all’aperto, Eowyn lasciò che il suo sguardo spaziasse sulla città sottostante e poi più distante ancora.

“E’ così diversa da Edoras… E’ così enorme che quasi mi mette paura…” mormorò.

“Non ho mai avuto l’onore di visitare la vostra città, ma vi posso assicurare che almeno fino a quando guiderò questa città, la gente di Rohan non avrà alcun motivo di temere Minas Tirith: non dimenticheremo quello che avete fatto per noi”.

“Ciò che abbiamo fatto per voi lo abbiamo fatto in realtà anche per noi stessi: se Gondor fosse caduto tutta la Terra di Mezzo sarebbe stata spazzata via, Rohan compreso, quindi, come vedete non è stata solo generosità la nostra” rispose Eowyn.

“Vero, ma ora che la Terra di Mezzo, Rohan compreso, è al sicuro voi siete ancora qui ad aiutarci” le fece notare Faramir.

“E’ stato un uomo di Gondor ad impedire che il Fosso di Helm cadesse prima che mio fratello e i Rohirrim potessero giungere a salvarci” ribatté ancora Eowyn, anche se Faramir faticò a sentirla talmente basso era stato il tono di voce usato dalla donna.

Il giovane vide lo sguardo di Eowyn velarsi di nuovo e farsi distante: in quel momento la Bianca Dama di Rohan era con lui sulla terrazza della sua stanza da letto, ma al tempo stesso era ancora sulla bocca di un vulcano…

“Non penso che siate venuta a cercarmi per parlare di politica vero?” disse, cercando di cambiare argomento, facendo finta di non aver notato l’attimo di debolezza di Eowyn.

Come Faramir aveva sperato, la ragazza si riprese immediatamente: “Avete ragione Faramir. Se sono stata tanto sfacciata da venire qui questa sera è solo perché volevo domandarvi scusa e spiegarvi i motivi per cui non ho potuto accettare la vostra proposta”.

Faramir rimase sorpreso: inconsapevolmente si era aspettato una cosa del genere, ma in realtà non avrebbe mai creduto che Eowyn avrebbe avuto il coraggio di affrontare la questione in maniera così sincera e diretta.

“Non mi dovete alcuna spiegazione Eowyn: io sono innamorato di voi, voi non siete innamorata di me. Non c’è motivo per cui dobbiate chiedere scusa per questo: non è certo colpa vostra” le rispose dolcemente nonostante l’imbarazzo e la tristezza che provava.

“Faramir, per favore, io ho bisogno di darvi una spiegazione. Mi siete troppo caro per pensare di avervi fatto del male senza nemmeno spiegarmi. Ascoltate ciò che ho da dirvi, ve ne prego…” disse Eowyn accalorandosi e prendendo fra le sue le mani di Faramir.

Il Sovrintendente di Gondor non riuscì a dire una sola parola; si limitò quindi ad annuire.

“In un certo senso sbagliate a dire che io non sono innamorata di voi… Voi siete esattamente l’uomo dei miei sogni, proprio come lo immaginavo nei miei desideri di adolescente. Se le cose fossero andate diversamente io mi sarei sicuramente innamorata di voi, e so per certo che voi avreste fatto di me una donna felice. So anche che avreste saputo rendermi felice anche ora, se solo avessi accettato di sposarvi…” Eowyn abbassò gli occhi, improvvisamente incapace di sostenere lo sguardo di Faramir. “Se non ho accettato è perché io non avrei saputo fare altrettanto. Voi meritate una sposa che vi ami con tutta se stessa, e quella donna non posso essere io… né ora né fra dieci o trent’anni. Ho conosciuto la vostra sposa ieri mattina, e ho parlato con lei a lungo: quello che ho compreso è che non è al ruolo di Signora di Gondor che ambisce sposandovi: è veramente innamorata di voi, e quello che desidera non è altro che farvi felice, e sono certa che saranno solo i vostri figli a rubarvi un po’ del suo amore. Credo che sia veramente la persona giusta per voi, credo che il vostro sarà un buon matrimonio e ne sono felice…”.

“Non vi capisco Eowyn!” la interruppe Faramir, più bruscamente di quanto avrebbe voluto. Quando si rese conto del tono che aveva involontariamente usato si addolcì immediatamente, continuando: “Il nostro matrimonio non avrebbe potuto funzionare perché ci sarebbe sempre stato Aragorn fra noi due, ma questo invece funzionerà anche se tra me e la mia sposa ci sarete per sempre voi? Se stessi veramente ad ascoltarvi dovrei mandare all’aria le nozze perché senza dubbio anche Lara merita uno sposo che la ami completamente, senza riserve…”

Non appena ebbe finito di parlare, Faramir si maledisse per non essere riuscito a morsicarsi la lingua prima di dire ciò che aveva appena detto, e l’espressione ferita che vide dipingersi sul volto di Eowyn non lo aiutò ad essere più indulgente con se stesso: “Mi dispiace Eowyn, non intendevo…”

“No, avete perfettamente ragione: oltre che una sciocca sono anche un’ipocrita. L’unica verità è che non ho voluto sposarvi solo perché amo Aragorn, e il fatto che lui sia morto non mi basta per amarlo di meno. Se non lo avessi mai conosciuto, o se vi avessi incontrato prima di incontrare lui, domani sarei stata certamente io ad unirmi a voi in matrimonio perché, a differenza di quanto credete, voi mi piacete, e molto, ma le cose sono andate diversamente e nel mio cuore ormai c’è solo lui, e voglio che ci resti! Non potevo sposarvi partendo da simili presupposti… spero che possiate capirlo. Vi prego di credere che farvi soffrire era l’ultima cosa che desideravo, e se l’ho fatto vi supplico di perdonarmi…” concluse, mentre una lacrima le scendeva sul viso.

“Se davvero volete ottenere il mio perdono dovete promettermi di non piangere più: l’unica cosa che mi fa veramente soffrire è veder soffrire voi. I Valar mi sono testimoni di quanto avrei desiderato starvi vicino, ed aiutarvi, amandovi, ma comprendo benissimo le vostre motivazioni, le rispetto e le accetto. Non c’è nulla che vi debba perdonare, ma vi ringrazio per avermi voluto spiegare: almeno adesso so che non mi reputate desiderabile più o meno quanto un orchetto… il mio orgoglio maschile è salvo!” concluse, cercando di metterla un po’ sul ridere, mentre con una mano asciugava la guancia di Eowyn.

La ragazza rise tra le lacrime all’ironia di Faramir: “Credo di aver fatto un errore a lasciarvi sposare un’altra donna!” disse candidamente.

I due scoppiarono a ridere insieme, sciogliendo definitivamente la tensione che aveva aleggiato sul loro colloquio.

Quando la risata si spense, un silenzio privo di imbarazzo calò fra di loro. Quando Faramir si accorse che lo sguardo di Eowyn era andato a posarsi sulla parte dell’accampamento occupata dagli elfi disse: “E’ un vero peccato che simili creature lascino la Terra di Mezzo… Non ne avevo mai visti prima di questa guerra, ma quel poco che ho imparato conoscendoli mi basta per dire che questo mondo non sarà più lo stesso senza di loro”.

“Partirà anche Legolas?” chiese Eowyn.

“Credo di sì: suo padre dice che non c’è più molto che lo tenga ancora legato alla Terra di Mezzo, però non ho parlato direttamente con lui di questo, quindi non posso esserne certo” le rispose Faramir.

“Non l’ho più visto da quel giorno… come sta?” domandò ancora la ragazza.

“Confesso che per un po’ mi ha fatto preoccupare: è stato un brutto colpo anche per lui… Ma la presenza di Mariel accanto a lui gli ha impedito di lasciarsi abbattere e di perdere la voglia di vivere: si sposeranno anche loro sai”.

Eowyn sorrise: “Me lo immaginavo. Credo che per me sia giunto il momento di andare a trovare Legolas: solo ora mi rendo conto che per tutto questo tempo sono stata arrabbiata con lui, senza motivo. Dovrò chiarirmi anche con lui prima che parta…”

“Allora credo che dovrete sbrigarti: appena arriveranno da Lorien Dama Galadriel e la piccola scorta che ha richiamato al Bosco d’Oro, partiranno tutti quanti per i Porti Grigi; è stato Celeborn stesso a dirmelo e Thranduil ed Elrond me lo hanno confermato”.

“Perché richiedere una scorta per giungere qui da Lorien? Al consiglio Dama Galadriel mi era sembrata perfettamente in grado di cavarsela da sola” notò Eowyn.

“Beh, anche se la guerra è finita ci sono ancora bande di orchetti allo sbaraglio, rese ancora più pericolose dalla mancanza di un capo: abbiamo cercato di stanarle tutte in questo mese, ma non è impossibile che qualcuna ci sia sfuggita e quindi è meglio non avventurarsi completamente soli su una distanza tanto grande. Comunque dovrebbe arrivare giusto domani: gli elfi rimarranno qui sino alla fine dei festeggiamenti per il matrimonio e poi partiranno per non fare più ritorno: se volete chiarirvi anche con Legolas fatelo al più presto” rispose Faramir.

“Lo farò di certo. Adesso è meglio che io vi lasci riposare un po’ o domani avrò uno sposo svenuto per la stanchezza sulla coscienza…” disse Eowyn, sorridendo di nuovo: aveva fatto più sorrisi in quella sera che in tutto l’ultimo mese.

“Buona notte” disse Faramir rispondendo al sorriso.

Osservandola uscire dalla stanza Faramir avvertì di nuovo, per un istante, il dolore che aveva provato per il suo rifiuto; tuttavia aveva detto il vero quando aveva affermato di comprendere le sue motivazioni. L’amava a tal punto che se solo avesse potuto, l’avrebbe aspettata, avrebbe aspettato anche tutta la vita che il dolore cessasse di urlare in lei e che lei fosse disposta ad innamorarsi di nuovo, ma quando era tornato a Minas Tirith il suo primo compito da Sovrintendente era stato quello di trovarsi una moglie con cui assicurare un successore al regno, e per quanto avesse tentato di temporeggiare non aveva potuto sottrarsi a quel compito: un altro motivo per cui non avrebbe mai voluto essere Sovrintendente…

Due ore dopo riuscì finalmente a prendere sonno mentre si augurava di riuscire col tempo a dimenticare il suo amore per la Dama di Rohan e di riuscire ad essere un buon marito e un buon padre prima ancora che un buon Sovrintendente. 

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La cerimonia era stata molto lunga e molto formale, molto diversa da quella che aveva in mente per sé e per Mariel: loro si sarebbero scambiati le loro promesse nel cuore di una foresta millenaria, non tra quattro gelide mura, e non ci sarebbero state tante parole… Si sarebbero promessi ciò che dovevano lasciando che fossero i loro cuori a suggerire alle labbra le parole da usare, senza bisogno di mandare a memoria fredde formule rituali che impedivano agli sposi di esprimere ciò che realmente provavano. Non era stata una brutta cerimonia, ma Legolas aveva capito fin troppo bene che era per dovere che Faramir si stava sposando, non per amore, e di conseguenza non riusciva a vederla come altro che una recita ben interpretata da tutti quanti.  L’unica che sembrava veramente felice era Lara, la sposa, ma l’elfo si chiese se per caso non potesse essere semplicemente che la ragazza era un’attrice più brava di tutti gli attori che la circondavano… Era una ragazza piuttosto minuta, con lunghi capelli scuri e mossi e occhi dello stesso colore: non c’era un briciolo di sangue nobile nelle sue vene, ma fortunatamente quello era un dettaglio che sembrava non interessare a nessuno. Il suo sorriso alla fine della cerimonia era aperto e sincero, tanto che Legolas si vergognò per aver pensato tanto male di lei, e da come guardava il marito l’elfo comprese che ne era veramente innamorata: si augurò che il suo amore bastasse per entrambi e che fosse in grado di aiutare Faramir a governare e a dimenticare il suo amore per Eowyn.

Assorto nei suoi pensieri non si accorse che proprio Eowyn gli si stava accostando fino a quando la ragazza non fu al suo fianco.

“Partirai anche tu?” gli chiese semplicemente la sorella di Eomer.

“Dovrei… ma non riesco a convincermene del tutto…” rispose altrettanto semplicemente Legolas. “Deciderò insieme a Mariel solo all’ultimo momento”.

“Se posso dire la mia spero che tu non parta…”

“Davvero?” chiese l’elfo, un po’ scettico. “Credevo che mi odiassi ormai”.

“Lo credevo anche io, ma mi sbagliavo. Volevo solo dirti questo…” rispose Eowyn, continuando a tenere lo sguardo fisso sulla coppia di sposi, senza guardare in faccia Legolas che, dal canto suo, faceva altrettanto.

“Come stai?” chiese l’elfo.

“Sono sopravvissuta: al momento è sufficiente questo, col tempo vedremo… E tu?”

“Io sto come uno che ha da poco perso uno dei suoi migliori amici, ma che sa che ne ha attorno altri che hanno subito la stessa perdita e che sa quindi di poter contare sul loro appoggio e di poter essere a sua volta un appoggio per loro…” disse Legolas.

“… mentre io mi sono chiusa in me stessa e nel mio dolore senza permettere a nessuno di raggiungermi: ho capito l’antifona Legolas, ma non mi hai risposto…” concluse per lui Eowyn.

“Sono sopravvissuto: al momento è sufficiente questo, col tempo vedremo…” le rispose il principe di Bosco Atro, spostando finalmente su di lei il suo sguardo e il suo sorriso ironico.

“Mi hanno detto che presto dovrò fare gli auguri anche a te e a Mariel” cambiò discorso la ragazza.

“Già, e sono sicuro che presto dovrò farteli anche io…” la incoraggiò Legolas.

“Se avessi desiderato sposarmi avrei sposato Faramir: di meglio non avrei potuto trovare. Ma non è quello che voglio… non più” affermò tranquillamente Eowyn in risposta.

“Non chiudere il tuo cuore amica mia, perché tanto alla fine vince sempre lui: nemmeno Aragorn aveva intenzione di innamorarsi di nuovo dopo la partenza di Arwen, non lo credeva possibile… eppure… Io ti auguro di avere la stessa fortuna che ha avuto lui e che tu possa di nuovo innamorarti: essere felice non significherà dimenticare Aragorn, ma solo non rendere vana la sua morte, dato che lui è caduto per permettere a noi altri di sopravvivere e di essere felici. Questo non dimenticarlo mai”.

Eowyn sorrise: “Se un giorno dovesse accadere una cosa del genere, e se tu fossi ancora nei paraggi, sarai il primo a saperlo”.

“Questo mi sembra già un valido motivo per non partire per Valinor!” esclamò Legolas sorridendo a sua volta.

“A proposito di Valinor, questa mattina non doveva arrivare Dama Galadriel?” chiese la ragazza, che solo in quel momento notò la mancanza della signora di Lorien.

“Questa mattina è arrivato un membro della scorta riferendo di un piccolo problema che hanno avuto durante il viaggio e che li ha rallentati: anche se non si è trattato di nulla di grave non arriveranno prima di questa notte. Non ci ha assolutamente voluto dire però che cosa sia successo…” rifletté Legolas.

“Strano…” disse Eowyn.

“Senza dubbio, ma sembrava molto sereno e tranquillo, quindi deve essersi veramente trattato di un inconveniente di poco conto. Spero che durante la festa vorrai concedermi almeno un ballo visto che non mi odi…”

“Sarò lieta di concedertene anche più di uno se a Mariel non dispiace!” affermò Eowyn convinta. 

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 “Buona notte Eomer” disse Eowyn sulla soglia della sua stanza, salutando il fratello.

Era notte inoltrata e il primo giorno della festa nozze si era concluso da poco. A dire il vero nel salone e nei giardini del palazzo c’era ancora chi festeggiava, e per le strade della città la festa sarebbe andata avanti ininterrotta per un’intera settimana, ma la maggior parte degli invitati si era ritirata circa un’ora dopo il saluto degli sposi.

Doveva ammettere che, a parte la cerimonia, per il resto si era divertita.

Aveva ballato tanto che alla fine si era dovuta fermare per non crollare dalla stanchezza: Legolas, Faramir e suo fratello Eomer erano stati i cavalieri più frequenti, ma aveva ballato anche con Celeborn, Gandalf e persino con ciascuno dei quattro hobbit, oltre che con almeno un’altra decina di cavalieri di cui nemmeno ricordava il nome.

La cosa più divertente era stata vedere all’opera i quattro piccoletti sia con il ballo che soprattutto con il rinfresco: conosceva il proverbiale appetito degli Hobbit, ma vederli in azione era stato veramente sconvolgente.

Aveva riso tanto, riscoprendo il piacere di farlo: quella sera si infilò nel letto ripromettendosi che avrebbe passato il resto della vita cercando di ridere, o quanto meno sorridere, il più possibile, ogni volta che ce ne fosse l’occasione. Era stanca di piangere, anche perché il pianto la svuotava, lasciandola priva di qualsiasi energia, mentre dopo una sincera risata si sentiva più forte. E poi aveva promesso a Faramir che non avrebbe più pianto, ed era decisa a mantenere quella promessa.

Poco prima di addormentarsi sentì un corno suonare da qualche parte della città: pensò che dovesse essere il corno che avvertiva dell’arrivo in città di Dama Galadriel, e che sarebbe stato suo dovere alzarsi ed andare ad accoglierla, ma era ormai troppo sulle soglie del sonno per riuscire ad evitare di addormentarsi prima di avere il tempo di scendere dal letto.

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 Fu svegliata circa un’ora dopo dal prepotente bussare alla sua porta.

Si alzò di scatto dal letto, improvvisamente sveglia, precipitandosi, allarmata, ad aprire la porta. Non appena lo fece Faramir la agguantò per un polso, prendendo a trascinarsela dietro di peso, blaterando parole talmente concitate che Eowyn non riuscì nemmeno ad afferrarne il significato.

Dopo pochi metri tuttavia la ragazza si ribellò: si fermò, rifiutandosi di continuare a seguire l’uomo e con uno strattone liberò il polso dalla sua stretta.

“Si può sapere cosa sta succedendo!?!” chiese arrabbiata.

Faramir la guardò con aria interrogativa, come se non capisse il motivo di quella sosta.

“A meno che non sia scoppiata una nuova guerra lascia almeno che mi metta qualcosa addosso!”

L’uomo parve accorgersi solo in quel momento che la ragazza indossava solo una corta camicia da notte estiva che le lasciava scoperte le gambe da metà coscia in giù e che copriva molto poco anche tutto il resto; Faramir arrossì violentemente, voltandosi di scatto a guardare in direzione opposta a quella in cui si trovava Eowyn mormorando delle scuse.

Il suo imbarazzo fu talmente evidente che Eowyn scordò il proprio e provò l’irrefrenabile impulso di ridere: nonostante quello che si era ripromessa solo un’ora prima cercò di trattenersi per non infierire sul povero Faramir, sinceramente mortificato.

“Torno subito” disse, prendendo a correre lungo il corridoio, verso la sua stanza, dove indossò velocemente una semplice veste da camera azzurra.

Tornando verso Faramir, che era rimasto esattamente dove lo aveva lasciato, si chiese cosa potesse essere successo di tanto eccezionale da mettere così in agitazione anche un uomo solitamente calmo come il Sovrintendente di Gondor.

Avanzando poi per corridoi del palazzo di cui nemmeno sospettava l’esistenza si rese conto che Faramir non era l’unico ad essere in febbrile attività, e vista l’ora della notte si convinse che doveva essere accaduto qualcosa di veramente importante: il cuore prese a batterle nel petto all’impazzata.

All’ennesima svolta in un ennesimo corridoio, del tutto simile alla decina di corridoi che avevano percorso, vide la sua meta: un’unica porta era aperta, riversando nel corridoio la calda luce dorata delle candele e delle lampade che illuminavano la stanza all’interno.

Un nutrito gruppo di persone si accalcava attorno alla porta e mentre si avvicinava Eowyn poté riconoscere tra gli altri Lara, anche lei in vestaglia, Sam, Celeborn, Gimli, Mariel, Pipino e Thranduil.

Quando mancavano solo pochi metri Frodo e Merry uscirono dalla stanza, andando ad abbracciare i loro amici e Gimli, e dietro di loro uscì anche Legolas: non appena l’elfo la vide le si fece incontro e, con suo grandissimo stupore, la abbracciò strettamente. Quando Eowyn riuscì a sciogliersi dalla stretta di Legolas poté vedere chiaramente gli occhi dell’elfo velati di lacrime.

A pochi passi dalla stanza Eowyn si fermò terrorizzata: sebbene tutti si fossero spostati in modo da lasciarle libero accesso alla stanza, lei non aveva il coraggio di entrare: una speranza le era nata nel cuore, ma era talmente assurda che ora temeva di entrare nella stanza e di vederla andare in pezzi…

Fu necessaria una letterale spinta da parte di Faramir e Legolas per farle fare il passo che la portò all’interno della stanza: anche all’interno del locale c’era parecchia gente, trai quali riconobbe Gandalf, Eomer, Elrond e Dama Galadriel.

Tuttavia Eowyn riconobbe anche una quinta persona: sdraiato nell’imponente letto addossato ad una delle pareti della stanza riposava Aragorn.

Per un attimo Eowyn fu colta dal terrore che si trattasse solo del suo corpo e così per un lunghissimo attimo si trovò a trattenere il fiato: riprese a respirare, mentre le lacrime le salivano agli occhi, solo quando osservò il lento e ritmico alzarsi e abbassarsi del petto dell’uomo che, nel sonno, respirava tranquillamente.

Con la vista ormai offuscata dalle lacrime, la ragazza riuscì a muovere solo qualche passo, obbligandosi poi ad aggrapparsi alla colonnina di legno nero che reggeva il baldacchino dall’angolo sinistro in fondo al letto per non crollare a terra.

Fu suo fratello a sostenerla e a farla sedere su una sedia accanto al letto; qui Eowyn prese tra le sue una mano di Aragorn: era piuttosto accaldata, segno che la febbre affliggeva ancora il suo corpo, ma anche ulteriore segno che l’uomo che amava era incredibilmente ancora vivo e di nuovo accanto a lei.

Incurante di tutte le persone presenti nella stanza e dell’etichetta che prevedeva di non mostrare troppo platealmente le proprie emozioni in pubblico, Eowyn si abbandonò ad un pianto liberatorio, mentre continuava a stringere e baciare la mano di Aragorn.

Poco tempo dopo vide arrivare un gruppo di servitori che portavano una piccola branda di campo, sistemandola proprio dietro la sedia su cui era seduta.

Fu ancora una volta Faramir ad avvicinarglisi e a sussurrarle in un orecchio: “Dopo la fatica che ho fatto per convincere vostro fratello a lasciarvi dormire qui, vedete di riposare sul serio. Non restate sveglia tutta la notte:  avrete tutta la vita per quello voi due…”

Istintivamente Eowyn abbracciò Faramir, ricominciando di nuovo a piangere di gioia: “Grazie Faramir! Grazie di cuore! Siete una delle cose più belle che mi siano mai capitate nella vita!”

Per un attimo l’uomo si abbandonò a quell’abbraccio, stringendo a sé Eowyn come mai più si sarebbe permesso di fare; poi si riprese e, scostatosi liberamente dall’abbraccio della ragazza, le augurò di nuovo la buona notte, abbracciando poi per la vita la donna che quello stesso giorno era diventata sua moglie per ricondurla finalmente nella loro stanza.

Chiudendo la porta lanciò un’ultima occhiata in direzione di Eowyn: non c’era bisogno di essere un elfo per comprendere che la ragazza era felice, e questo gli bastava… ora aveva una moglie di cui occuparsi.

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 Aragorn non riprese i sensi ancora per due giorni, durante i quali fu compito di Galadriel spiegare come l’erede di Isildur potesse essere ancora vivo.

“Aragorn ha vinto la sua battaglia nel preciso momento in cui si è gettato nel Monte Fato: con quel gesto lui ha definitivamente sconfitto l’Anello, imponendogli la sua volontà invece che essendone succube” aveva iniziato a spiegare la Dama della Luce. “A quel punto Aragorn è stato finalmente in grado di sfilarsi l’Anello dal dito… non voleva morire con quell’abominio addosso… liberandosi definitivamente anche della minima influenza. Così l’Anello del Potere è andato finalmente distrutto una volta per tutte e Sauron con esso. A salvare Aragorn è stato un cucciolo di grifone, probabilmente l’unico cucciolo di quello stesso grifone che ha salvato te dalla prigionia a Isengard, caro Mithrandir. Sapevi che il loro nido era proprio nella bocca del Monte Fato?”

“Non ne avevo la più pallida idea…” confessò tranquillamente Gandalf.

“Per nostra fortuna è stato proprio così, e per nostra fortuna il cucciolo si trovava nel nido in quel momento.  Sono creature estremamente intelligenti, e quando ha avvertito che Aragorn era finalmente libero dalla volontà dell’Anello si è precipitato a salvarlo, riuscendo ad afferrarlo pochi metri prima precipitasse nella roccia fusa del vulcano. Poi mentre tutto crollava, lo ha portato via con sé: eravate tutti troppo presi a scappare o a combattere per accorgervi di lui. Tre giorni dopo è giunto a Caras Galadhon: se non vi ho informato prima di tutto ciò è perché non sapevo se Aragorn sarebbe sopravvissuto. Era ridotto veramente male: aveva ustioni un po’ ovunque e la battaglia contro Sauron e l’Anello lo avevano fiaccato a tal punto che dubitavo seriamente avesse ancora voglia di combattere. Spero che mi perdonerete per questo segreto, ma non volevo ridarvi la speranza per poi farvi star male nuovamente se fosse morto. In tutta sincerità, non credevo proprio che sarebbe sopravvissuto… Ricordo che quando riprese conoscenza la prima volta, due settimane fa, per un attimo credetti di aver avuto un’allucinazione e di essermi solo sognata di averlo visto con gli occhi aperti. Da allora si sveglia solo di tanto in tanto, e resiste sveglio solo per un paio d’ore al massimo, poi ripiomba in un sonno agitato ma ristoratore. Man mano che i giorni passavano sentivo crescere la speranza che potesse farcela sul serio, e questo mi ha spinto a commettere la più grande sciocchezza della mia vita millenaria: venire qui. Non era ancora pronto ad affrontare il viaggio, e così ho rischiato di perderlo il giorno stesso in cui saremmo dovuti arrivare”.

“Ecco spiegato il motivo del ritardo” constatò Thranduil.

“Esattamente” confermo Galadriel. “Ancora una volta però Aragorn mi ha stupito. Non c’è alcun dubbio sul fatto che gli scorra sangue numenoreano nelle vene: un normale essere umano non ce l’avrebbe mai fatta a resistere a tanto”.

“Un normale essere umano non ce l’avrebbe fatta a sconfiggere il potere dell’Anello…” rifletté a voce appena udibile Faramir, ripensando inevitabilmente a suo fratello Boromir e al ruolo che il gingillo di Sauron aveva giocato nella sua morte.

“Nessuno ha mai messo in dubbio la discendenza di Aragorn, e comunque l’unica cosa importante è che lui sia ancora qui e che presto si rimetterà!” esclamò Eomer.

“E qui ti sbagli, amico mio!” intervenne Faramir. “Qui a Gondor più di una persona, mio padre per primo, ha sempre rifiutato l’idea che potesse esistere ancora un erede di Isildur. Non erano poche le persone che parlavano di lui come di un impostore, un usurpatore: ora non potranno far altro che ricredersi ed accettare il ritorno del legittimo re  Minas Tirith!”

“Non correre Faramir!” lo ammonì Gandalf. “Ci vorrà ancora del tempo perché Aragorn si rimetta, e ancora più tempo perché possa salire al trono che gli spetta: sino ad allora è tuo preciso dovere mantenere il ruolo di Sovrintendente di Gondor”.

“Ed è un dovere che assolverò con il massimo impegno, la massima serietà e la massima gioia, in modo da poter consegnare nelle mani del mio re un regno solido e senza troppi problemi!” affermò il giovane, e nessuno ebbe il minimo motivo per dubitare della sincerità delle sue parole.

“Scusate…” chiese Pipino rivolto a Galadriel nel breve istante di silenzio che seguì le parole di Faramir, “… ma se Grampasso non restava sveglio che poche ore per volta, come fate a sapere che le cose sono andate proprio così?”

“Peregrino Tuc!” tuonò Gandalf. “Tu sottovaluti le capacità degli Elfi ed ignori del tutto quelle dei Grifoni, che sono certamente creature più intelligenti di te! E’ stato il cucciolo stesso a raccontare tutto quello che è successo a Dama Galadriel! E inoltre io credo che sia giunto il momento di smettere di chiamare il re di Gondor Grampasso…” concluse, fingendo di fulminare il povero hobbit con un’occhiataccia.

“Tu ti devi sempre far riconoscere, vero cugino?” rincarò la dose Merry, suscitando una risata generale.

“Il Gaffiere non crederà mai ad una sola parola di questa storia…” sospirò sconsolato Sam, suscitando una nuova risata e inducendo Frodo a dargli una vigorosa pacca sulla spalla per consolarlo.

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 Una settimana dopo Aragorn impartì il primo ordine da re di Gondor: ordinò che gli si permettesse di lasciare per qualche ora il letto che stava diventando la sua prigione.

“Ho bisogno di respirare! Credo di essere rimasto chiuso tra quattro mura di più in questi giorni che in tutto il resto della mia vita…”

“Maestà io non credo che sia ancora il tempo” aveva detto il curatore di corte, e nonostante la forma gentile in cui si era espresso, Aragorn comprese che le sue parole erano un ordine molto più potente di quello che aveva dato lui. Si rassegnò così a passare l’ennesima giornata a letto.

Tuttavia, non appena il curatore lasciò la sua stanza, permettendo ad Eowyn di rientrarvi, Aragorn la supplicò: “Eowyn ti prego ho bisogno di uscire di qui! Vuoi essere mia complice in questo tremendo misfatto?”

La ragazza non era del tutto convinta che si trattasse di una buona idea, ma osservando il colorito pallido del suo volto e ricordando invece la carnagione scurita dal sole che l’uomo aveva la prima volta che lo aveva incontrato ad Edoras, si convinse che effettivamente portarlo fuori avrebbe potuto essere il miglior medicamento per lui.

“Ce la fai a raggiungere i giardini o ti accontenti della terrazza?” gli chiese con aria da cospiratrice.

“Opterei decisamente per i giardini” affermò Aragorn risoluto.

Eowyn lo aiutò ad indossare una camicia pulita, quindi gli passò un braccio intorno alla vita e fece in modo che lui appoggiasse il suo sulle sue spalle, in modo da poterlo sostenere nella breve camminata fino ai giardini interni del palazzo di Minas Tirith.

Raggiungerli non fu tuttavia impresa facile: Aragorn era effettivamente più debole di quanto entrambi si aspettassero e inoltre un paio di volte dovettero letteralmente acquattarsi dietro qualche colonna o qualche rientranza dei muri per evitare di essere scoperti e rispediti nella stanza.

Quando finalmente raggiunsero la loro meta, Aragorn volle sedersi sotto un albero carico di frutti e invitò Eowyn a fare altrettanto sedendosi accanto lui: fu quella la prima volta che si concessero di parlare di tutto quello che era accaduto, mentre nel palazzo la loro fuga veniva scoperta, dando inizio alla più grande caccia al tesoro che gli annali di Gondor ricordino.

“Perché non hai sposato Faramir?” chiese infine Aragorn.

“Perché non potevo sposare lui amando te” rispose tranquillamente Eowyn, senza alcun imbarazzo.

“Ma io ero morto…” obiettò il ramingo.

“Dettaglio irrilevante: questo non mi ha impedito di continuare ad amarti… Ti amo dalla prima volta che ci siamo visti ad Edoras, quando per te non esisteva altri che Arwen, e continuerò ad amarti, che ti piaccia o no, per tutto il resto della mia vita. Non è una cosa che posso decidere io, è così punto e basta”.

“Anche io ti amo Eowyn…” rispose Aragorn, catturando gli occhi della ragazza con i suoi. “Non hai idea di come mi sono sentito quando ti ho vista cadere dopo aver sconfitto il Re Stregone. Ho creduto di impazzire: non riuscivo nemmeno a capire se tu fossi viva o morta…”

“Aragorn, io ti ho visto precipitare nella bocca di un vulcano…: credo di averla un’idea di come tu ti sia sentito nel credermi morta” gli fece notare Eowyn.

Aragorn ci rifletté un attimo su, poi affermo: “Hai ragione, siamo in parità: direi di chiudere qui la partita”.

“Per una volta siamo assolutamente d’accordo!” disse Eowyn ridendo.

“Allora spero che saremo d’accordo anche su un’altra cosa: vuoi sposarmi Eowyn?” chiese Aragorn, facendosi improvvisamente assolutamente serio.

“Sì Aragorn, non desidero altro dalla vita” rispose la ragazza, senza la minima esitazione.

Questa volta senza nessun tipo di remora Aragorn si avvicinò ad Eowyn per poterla finalmente baciare, quando alle sue spalle sentì una vocina che esclamava: “Finalmente vi ho travati! Lo sapete che c’è tutto il palazzo che vi…”

“Vai via Merry!” esclamò Aragorn, voltandosi di scatto verso l’hobbit e fulminandolo con lo sguardo.

“Ma vi stanno cer…” fece ancora per dire il cugino di Frodo.

“VAI VIA MERRY!” ripeté di nuovo Aragorn con un tono perentorio e quasi feroce.

L’hobbit fece un passo indietro, non comprendendo il motivo di una simile reazione: aveva tuttavia imparato che era meglio non far arrabbiare Aragorn e così, borbottando, tornò verso il palazzo.

Aragorn si stava trattenendo per non scoppiare a ridere, mentre Eowyn, alle sue spalle rideva sommessamente: “Non credi di essere stato troppo duro con lui? Un giorno gli dovremo spiegare… non credo si sia mai reso conto di averci interrotti quella sera…”

Aragorn si rigirò verso di lei e sorrise: “Gli chiederò scusa… dopo…”, e prima che potesse giungere qualcun altro a interromperli di nuovo, riuscì finalmente a baciare Eowyn, mentre il sole del primo pomeriggio proiettava sul terreno le loro ombre unite e quelle degli alberi che li circondavano.

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 Mariel sentì bussare alla porta della stanza che divideva con Legolas; quando andò ad aprire si trovò di fronte Eowyn.

“Ciao, entra!” la invitò.

“Me ne vado subito, ho solo bisogno di parlare un attimo con Legolas” rispose la ragazza.

“E’ fuori sulla terrazza…” le indicò Mariel, incuriosita.

Quando l’elfo vide Eowyn farglisi incontro la salutò con un caldo sorriso: “Posso aiutarti in qualche modo?” le chiese gentilmente.

La ragazza scosse la testa: “Sono qui solo per mantenere una promessa: ti avevo promesso che quando avrei deciso di sposarmi tu saresti stato il primo a saperlo. Ecco, io e Aragorn ci sposiamo, e tu sei il primo, a parte noi due, che viene a saperlo”.

Questa volta Legolas non l’abbracciò, ma il sorriso che le rivolse fu più caldo, avvolgente e confortante di qualsiasi abbraccio: “Sono felicissimo per voi: vi meritate tutta la felicità di questo mondo!”

Anche Mariel si avvicinò, congratulandosi per la bella notizia.

Quando Eowyn lasciò la loro stanza per tornare da Aragorn, l’elfa si rivolse verso il suo amato: “Immagino che questo significhi che, almeno per il momento, non si parte per Valinor, vero?”

“Sono ancora troppo legato a questa terra: non ho lottato tanto per salvarla e poi abbandonarla il giorno dopo. Se però tu vuoi partire…”

“Mi sembrava di averti già detto che Valinor per me è ovunque sia tu…” disse Mariel, sfiorandolo con un bacio delicato sulle labbra.

“Allora restiamo qui ancora per un po’…” decise Legolas, prima dedicarsi con maggiore serietà e maggiore impegno a baciare la compagna che aveva scelto per l’eternità.

 

FINE

 

NOTE: Eccoci giunti alla fine di questa storia: scusate se vi ho fatto atendere tanto questo epilogo, ma ho fatto qualche giorno in più di vacanza rispetto al previsto...


Prima ancora di pubblicare questo epilogo, già sento le vostre proteste e i "Ma povero Faramir!" che si sprecano: è vero sono stata una carogna e un giorno o l'altro dovrò farmi perdonare da lui, ma credo che fosse ormai evidente da un bel po' a chi avesse irrimediabilmente donato il suo cuore la Bianca Dama in questa mia storia... e stravolgere tutto proprio alla fine non mi sarebbe sembrato molto coerente...


Ho riflettuto a lungo se "salvare" Aragorn oppure no: da una parte l'amore verso questo personaggio e la mia indole drammaticamente romantica non volevano nemmeno sentir parlare di un finale diverso da quello lieto, ma dall'altra parte confesso che la primissima idea era stata quella di lasciarlo morire nella bocca del Monte Fato, non per cattiveria, ma per sottolineare con ancora più forza l'importanza della sua figura e del suo sacrificio nella storia della salvezza di Gondor e della Terra di Mezzo. Come avete visto, alla fine ha vinto il lieto fine (ok, magari non lietissimo per Faramir, ma non so cosa avrei fatto fare ad Eowyn se avessi deciso di far morire Aragorn: conoscendomi, sarei stata capacissima di non metterla lo stesso insieme a lui... XD Meno male che non può citarmi per danni :P), ma vi assicuro che è stata una dura battaglia. Mi sono dovuta così inventare qualche escamotage per salvare il ramingo, e spero che quello che ho trovato non sia troppo da telenovela: il cucciolo di grifone che interviene all'ultimo mi sembrava "credibile". Spero che non sia stata una pacchianata XD


Che dirvi ormai: grazie a tutti coloro che hanno letto questa storia fino a questo commento finale, e grazie ancora di più a chi ha anche voluto lasciare il proprio commento ai vari capitoli. E' stata una storia che mi ha portato via un sacco di tempo (sì, credo che vi siate resi conto anche voi che non ho il dono della sintesi XD ), ma alla quale mi sono affezionata tantissimo. Spero che sia piaciuta anche a voi.

Un bacione a tutti quanti,
Pizia.

  
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