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Autore: Fabi_    05/09/2010    2 recensioni
I gemelli Weasley hanno in mente una vendetta contro il più perfetto dei loro fratelli, come pensate che andrà?
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George, e, Fred, Weasley, Minerva, McGranitt, Percy, Weasley, Severus, Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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TITOLO DELLA FANFICTION: Tremenda Vendetta

PERSONAGGI: Percy Weasley, Severus Piton, Minerva McGranitt

GENERI: Comico, generale

WARNINGS: One Shot

PROMPTS: Collana in argento :“L’anno scorso il suo cervello ha partorito un pensiero ma è morto di solitudine”

Cena romantica: Fred e George
Abito azzurro al ginocchio: Ricevere un rimprovero

Sandali allacciati alla caviglia: Mappa dei Malandrini.

NOTE PERSONALI: Ho ambientato la storia durante il secondo anno di Fred e George, quando Percy era già un Prefetto.

 

Tremenda Vendetta

 

Nascosti dietro l’angolo, Fred e George Weasley aspettavano l’arrivo del loro fratello preferito, era da giorni che discutevano sul da farsi, da giorni che pensavano al modo migliore per vendicarsi, il comportamento di Percy era stato inaccettabile, per colpa sua per poco non ci rimettevano la Mappa del Malandrino, ora invece la stavano sfruttando, per punire il signor Prefetto perfetto Weasley.

 

Fred fece un cenno al gemello, che lanciò a terra la Polvere Buiopesto Peruviana e poi urlò: “Expelliarmus”, rivolgendo la bacchetta all’inerme fratello; con Percy c’era poco da scherzare, sapeva difendersi molto bene, anche troppo.

Ma loro erano in due, ed erano arrabbiati.

Gli legarono le mani: “Perce, se prometti di startene buono buono noi ti togliamo la benda dalla bocca”.

Il fratello, lanciando lampi dagli occhi, annuì.

Prese fiato prima di parlare: “Che diavolo avete in mente? Vi faccio buttare fuori a calci se…”, Fred sospirò e gli tappò nuovamente la bocca: “Che noia, hai sentito qualcosa George?”

“Ah, sì! È Percy che fa il perfettino!” Risero insieme e continuarono ancora più allegramente quando videro l’espressione di Percy, avrebbe lanciato maledizioni con lo sguardo, se avesse potuto.

 

Fred prese la spilla dalla divisa di Perce, che protestò mugugnando: “Che dici Percy? Non ho capito, a te l’onore Fred”, disse porgendo la spilla al gemello.

I due confabularono per qualche minuto, risero e versarono qualcosa sul simbolo di potere del Prefetto perfetto di casa.

“Stia tranquillo, caro signor Prefetto, tra qualche ora la libereremo”, George lo prendeva in giro.

“Starai buono, fratellino?”

Annuì di nuovo, questa volta con rassegnazione, in fin dei conti non aveva mai avuto un buon rapporto con i fratelli, ma ormai mancava poco alla fine della scuola e Percy sperava di non rivederli più una volta fuori di casa, era stanco delle follie della sua famiglia.

Dopo aver pronunciato frasi sconnesse che Percy non capì, ridendo, gli appuntarono di nuovo la spilla pungendolo di proposito, lui tentò di lamentarsi, suscitando di nuovo l’ilarità dei due.

“Sai una cosa, Fred?”

“Cosa, George?”

“Credo che al nostro perfetto fratellone farà piacere stare un po’ qui al buio, hai mai provato gli incantesimi sulla memoria?”

“Io no, tu Percy?” Lui annuì.

“Peccato che tu non possa fartelo da solo, lo farò io, Fred, bacchetta!”

I gemelli ghignavano di fronte a Percy, che temeva per la propria incolumità, ora, tentava di urlare e si divincolava, ma loro non facevano che guardarlo seri.

“Stai un po’ tranquillo Perce, se sbagliamo è peggio per te, fermo!”

“Ok, ho capito, vuoi che ti lasciamo andare?”

Annuì, questa volta con speranza.

“Va bene. A patto che tu non parli di questo con nessuno, niente punizioni, d’accordo?”

Percy impiegò qualche secondo a decidere, sapeva che loro si sarebbero vendicati di nuovo se lui non avesse mantenuto la parola, ed era convinto che il suo cervello avrebbe corso troppi rischi subendo il loro incantesimo, per questo, a malincuore, accettò la proposta.

 

Fred lo liberò delle corde, e Percy impiegò tutta la sua saggezza e la sua pazienza per non urlare. Forse si sarebbe vendicato a sua volta.

“Bene Perce, noi andiamo, spero per te che tu sia sempre sincero”, dissero in coro ghignando.

Il Prefetto non rispose, restò a prendere fiato e si sistemò con cura la divisa prima di uscire.

 

Appena fuori, notò con dispiacere che i gemelli lo fissavano con curiosità, per un attimo gli balenò in testa di essere sotto uno strano incantesimo, per questo entrò nel primo bagno libero e si controllò con attenzione. Nulla, niente pelle verde, né squame, niente.

Uscendo si avviò verso la sala grande per la cena.

I gemelli, che di solito gli stavano a distanza, questa volta presero posto di fronte a lui.

Per tutta la durata della cena, Percy li ignorò, conosceva le loro ragioni, non gli importava, lui aveva seguito le regole informando la madre del loro strano comportamento con quella pergamena, di fronte alla quale borbottavano troppo spesso frasi sconnesse. Percy sapeva che i due non avevano buone intenzioni, non le avevano mai avute. Ma non si spiegava il motivo del loro attaccamento a quell’oggetto. Molly li aveva rimproverati aspramente, ma i due non avevano fiatato, avevano subito tutte le punizioni inflitte dalla madre pur di riavere quel pezzo di pergamena. Tutti avevano tentato di capire cosa fosse di così importante e si erano impegnati a chiedere ai gemelli molto più di quello che avrebbero fatto normalmente. Ma i due furono diligenti. Quando infine tutti rinunciarono a comprendere l’utilità di quell’oggetto misterioso, i due promisero a Percy che si sarebbero vendicati.

E lui aveva scampato quasi indenne quella vendetta, anzi, si domandò cosa avessero fatto alla sua spilla, ma dopo averla osservata attentamente, si convinse che non avesse nulla di strano.

Il mattino dopo, Percy si recò come al solito alla lezione di Pozioni, il professor Piton lo ripugnava, certo, apprezzava la sua abilità, ma non riusciva a non chiedersi perché fosse così sciatto.

“Signor Weasley, lei sa per caso dirmi di che cosa sto parlando?”

Lui sorrise e fece per rispondere: “Lei è uno zotico”. Sul volto di Percy si formò un’espressione disgustata, non intendeva certo dire una cosa del genere, tentò di scusarsi: “Si pettini un po’ meglio”.

“Signor Weasley, probabilmente lei crede di essere divertente, sta forse cercando di imitare i suoi fratelli e di seguirli in punizione?”

Percy aveva paura di rispondere, ma era più forte di lui, ci riprovò: “L’anno scorso il suo cervello ha partorito un pensiero ma è morto di solitudine”.

Piton socchiuse gli occhi e lo scrutò attentamente con disprezzo, Percy deglutì con fatica.

“Dieci punti in meno per Grifondoro e un mese di punizione al signor Weasley”, pronunciò il suo cognome con odio, questo fece un certo effetto al ragazzo, che deglutì preoccupato: “Oh, certo, tutto perché ha il complesso del naso”, non aveva neppure mosso le labbra, guardava i piedi di Piton aspettandosi una fattura.

“Weasley, fuori di qui, vada direttamente dalla McGranitt”.

Percy fu felice di uscire dall’aula, corse a perdifiato sino all’aula dove i gemelli stavano seguendo una lezione, bussò alla porta con veemenza e, senza dire una parola, indicò i suoi fratelli: “Serve un bastone, un po’ di latte in una ciotola professoressa?”, disse senza muovere le labbra, i suoi fratelli sogghignavano: “Weasley, cosa ha detto?” La McGranitt era rossa in volto e lo guardava con stupore, non avrebbe mai pensato che persino lui un giorno sarebbe impazzito.

“Professoressa, sembra un pomodoro, sono sotto maledizione! Amo i miei fratelli, vivo per loro, cosa desiderate?” Le frasi di Percy non avevano significato, il suo viso diceva ben altro, in quel momento esprimeva rabbia. Ad un tratto pensò di aver capito, di fronte allo sguardo sconvolto di tutta la classe Grifondoro del secondo anno, si tolse la spilla da Prefetto e la lanciò a terra.

“Signor Weasley, forse ha un problema? In effetti non credo che lei meriti quella spilla”.

Percy si trattenne dall’urlare, aveva già dato abbastanza spettacolo in fin dei conti.

“Loro, mi hanno affatturato!” Urlò indicando i due che fino a poco tempo prima considerava quasi umani, ma che ora gli sembravano peggio dei Mangiamorte.

I gemelli risero: “Ma che dici Percy, non abbiamo fatto nulla del genere”, la McGranitt li osservò di sottecchi, non si sarebbe stupita di una cosa del genere.

Notò che il Prefetto era sconvolto, tremava: “Weasley, tu sei sotto shock”, lo prese da parte e lo portò all’ufficio del preside, lasciando la sua classe immersa nello stupore. Nessuno aveva visto il signor Prefetto in quello stato prima.

“Fred, direi che possiamo anche smettere, Piton non l’ha presa bene. Povero Perce”, si guardarono sorridenti scuotendo la testa. Era sufficiente.

“Già, così forse imparerà che nessuno si mette contro Fred & George Weasley”, ora tutto quello che dovevano fare era eliminare le prove, puntarono la bacchetta contro la spilla e pronunciarono la frase a loro tanto cara: “Fatto il misfatto”.

 

 


Questa storia ha partecipato al contest 'shopping contest', indetto da BS, classificandosi quarta.

Riporto il giudizio:

Lessico e Grammatica: 15/20 
Originalità della storia: 18/20 
Rispetto delle regole: 9/10 
Giudizio personale: 5/10 
Punti bonus: 3 
Totale: 50/60 

COMMENTO 
Purtroppo non ho trovato questa storia molto gradevole. La grammatica è molto buona e non ci sono errori, il lessico è piacevole anche se alcuni punti perdevano un pò e l’idea di base era originale peccato che tu l’abbia sviluppata poco. Penso che avresti potuto lavorarci meglio per rendere così il racconto migliore. 
Inoltre mi è sembrata un po’ eccessiva la vendetta dei gemelli perché dal tuo racconto non emerge la loro simpatia, sembra piuttosto cattiveria quella nei confronti del fratello maggiore e Fred e George possono essere insopportabili, burloni e forse “cattivelli” negli scherzi ma cattivi non credo. 
Hai ricevuto un punto in meno alla voce “Rispetto delle regole” perché hai dato pochissima importanza alla citazione mentre hai dato il giusto rilievo a tutto il resto. 

   
 
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