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Autore: marty_chan91    05/09/2010    4 recensioni
London 1888 Misteriosi omicidi sconvolgono l'Inghilterra. Il giardino della regina Victoria sta per essere sporcato da efferati crimini che minacciano la pace cittadina. Per impedirlo occorre l'intervento del "cane da guardia reale", il diabolico Conte dallo sguardo di ghiaccio accompagnato dalla sua fedele domestica. Un passato oscuro si cela dietro il loro indissolubile legame. In un epoca di luce ed ombre si svolge la storia di due anime risputate persino dall'Inferno, la storia dei Bloodhound.
Genere: Dark, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Grazie dei commenti^^ *leggere prima il capitolo* Con questo si conclude l'amata storia di Jack the Ripper (che io adoro) ma non vi preoccupate che risentiremo spesso parlare di lui. Per questo primo caso ho da dire un paio di cose: ho accorciato i tempi degli omicidi, come vi ho già detto, e mi scuso se la storia è sembrata un susseguirsi troppo veloce di scene (se non vi è piaciuta fatemelo notare, please!)e di morti,poi le vittime sono giovani e belle ragazze per rendere la cosa più drammatica anche se in realtà avevano tutte più di vent'anni e non so quanto siano state belle -_-, infine il tocco supernaturale che ho dato alla vicenda l'ho ripreso da una teoria sul caso originale dello Squartatore che si pensava potesse essere un conoscitore della magia nera oltre che un membro della Massoneria. All'inizio non volevo creare l'ennesima storia di demoni e mezzodemoni ma sono inevitabilmente caduta di nuovo nella trappola. Scusate...-_- Spero che qualche dubbio sul passato di Kaggy ve lo abbia risolto, o forse vi ho solo complicato le idee XD fatemi sapere! Mentre per il passato, very Sad, di Inu dovete ancora attendere. Vi dico però che il baciare di continuo Kagome è pura perversione XD per lui Kag non è che un oggetto che può avere quando ne ha voglia. Volevo creare un personaggio viziato e capriccioso, un tipico lord inglese elegante e di buone maniere che però ha quel carattere indifferente per colpa del suo passato e invece...è venuto fuori una copia di Sesshomaru XD Accidenti!!Vi giuro che non era intenzionale però in fondo Sesshy è così hot! *ç* Infine, come mi era stato suggerito, ho cercato di eliminare il più pox frasi o termini in inglese. Anche se il Sir e il Lord nei discorsi diretti è d'obbligo essendo la storia ambientata nel 800 dove era uso e costume rivolgersi a quel modo. Però grazie per avermelo fatto notare ^^ i commenti che mi dicono cosa migliorare sono sempre bene accetti! Quindi se avete altri dubbi o consigli li ascolterò senz'altro! Bye!

Capitolo 4: Jack the Ripper: the Solution

Whitechapel, 3rd September 1888

3.30 AM

Per le strade deserte bagnate dalla pioggia incessante che ormai da ore cadeva su Londra il freddo sembrava penetrarti sin dentro le ossa corrodendoti il corpo e mozzandoti il respiro.

Ogni goccia che cadeva sul mio volto mi faceva tremare. La sentivo gelida scivolare sulle mie spalle scoperte, sull'ampia scollatura del vestito, sul corsetto dai lacci aperti. Non avevo altro che uno scialle sgualcito e consumato dal tempo per coprirmi ma per quanto lo stringessi al petto il freddo non diminuiva.

Guardandomi intorno scorsi in lontananza, sotto la tettoia di una casa, un gruppo di donne dagli appariscenti vestiti e il trucco pesante.

Mi avvicinai a loro attraversando i vicoli deserti scarsamente illuminati da qualche lampione ad olio e gli chiesi: "Sto cercando Mary Jane Kelly, sapete dove posso trovarla?"

Un paio di loro neanche si voltarono a guardarmi, le altre mi fulminarono con lo sguardo squadrandomi da capo a piedi.

"Chi sei? Non ti abbiamo mai vista da queste parti, sei una nuova?..." mi chiese una donna sulla quarantina dai capelli rosso fuoco e i denti giallastri.

Un'altra, poco più vecchia, mi afferrò bruscamente il mento per guardarmi meglio il volto.

"Sei fin troppo bella..." gracchiò con voce rocca stringendo la presa "Sei venuta a cercare la morte?"

Con uno strattone la allontanai da me. Ma che gli prendeva, volevo solamente un informazione.

"Ho solo chiesto dove si trovava Mary Jane Kelly!"

Scocciata stavo per andarmene quando una ragazza dai lunghi capelli biondi mi fermò parandosi davanti a me. Aveva un corpo perfetto, slanciato e sensuale e capelli mossi come i raggi del sole, peccato che la parte destra del volto fosse terribilmente sfigurata.

"Mary Jane è tornata a casa pochi minuti fa" mi rispose continuando a fumare la sigaretta "Non ti conviene cercarla."

Confusa non capii.

"Perchè?"

La giovane sorrise. Con passo elegante, facendo ondeggiare la lunga chioma dorata, si avvicinò a me chinandosi sul mio collo.

"Perchè questa notte è il suo turno, manca solo lei all'appello..." sussurrò al mio orecchio "Se non vuoi fare la sua stessa fine non ti avvicinare."

C'era qualcosa di strano in tutte loro. Era come se le prostitute di Whitechapel sapessero qualcosa ma per paura non avevano il coraggio di parlare. Mi ero vestita come loro per trovare qualche informazione con più facilità ma era difficile farle parlare.

Dimenticando l'avvertimento, dopo aver ringraziato, me ne andai incamminandomi sotto la pioggia per le viottole buie.

Avevo uno strano presentimento, le parole di quella ragazza dal volto ustionato mi avevano lasciata perplessa. Quelle donne parlavano di morte affatto preoccupate per la loro vita. Che l'assassino avesse già prescelto le sue vittime da molto tempo? Ragazze giovani e belle, sventurate ma dotate di rara bellezza.

Stavo dirigendomi verso il numero tredici di Miller's Court, il luogo dove si trovava la casa di Mary Jane. Ci ero passata venti minuti fa trovandola completamente vuota così avevo deciso di andarla a cercare al White Rose Pub ma senza successo. La priorità era adesso proteggere l'ultima vittima di Jack the Ripper. Avevo già sulla coscienza la morte di Elizabeth Stride e Catherine Eddowes, non avrei permesso ad un altro innocente di morire per colpa della mia inettitudine.

Questa volta avrei catturato l'assassino e impedito a Mary Jane di morire.

Stavo camminando per le vie dello Spitalfields quando qualcuno mi afferrò per le spalle immobilizzandomi.

Era una stretta forte, maschile. L'assassino? Sbarrai gli occhi mentre il cuore balzava furioso nel petto.

In pochi secondi estrassi la pistola dal reggicalze posto sulla coscia destra e mi scansai velocemente dal mio aggressore.

Puntai l'arma, decisa, ma quando scorsi un paio di familiari occhi dorati guardarmi con rabbia l'abbassai immediatamente.

"Signore?" chiesi meravigliata.

Cosa ci faceva a Whitechapel?

Stavo per domandarglielo quando la mano destra del Conte, con un impeto di ira, raggiunse il mio volto. Uno schiaffo. Forte a tal punto da farmi cadere a terra. Talmente forte che sentii il sapore del sangue tra le mie labbra bagnate di pioggia.

Raggiungendo la guancia colpita con la mano lo guardai. Sembrava furioso.

In piedi di fronte a me, il cappello a cilindro e il soprabito bagnato di pioggia, il bastone stretto in una morsa serrata. Tremava.

D'istinto serrai gli occhi.

"Che diavolo ti è saltato in mente, Kagome?!" lo sentii gridare "Scappare di casa a notte fonda, vestirti a quel modo, come una prostituta, e agire di testa tua...ti ho mai dato un ordine del genere?!"

No. Non l'aveva fatto. Però...

"Cosa credevi di fare?! Catturare da sola l'assassino?! Non sei che una pedina quindi vedi di non ribellarti al volere del tuo padrone!"

Aprii gli occhi. Tenevo il capo chino a terra, ancora seduta sulla strada bagnata, ascoltavo la sua predica senza osare ribattere.

Mi dispiace, signore.

Una frase che ripetevo troppo spesso. Stavolta però non dissi niente. Rialzandomi alzai il volto. Ero completamente bagnata. Il vestito dal lungo spacco laterale e la generosa scollatura era lacero e zuppo d'aqua. I capelli, che avevo sciolti, scendevano ribelli sulle mie spalle. Una goccia si posò sulla mia guancia arrossata dallo schiaffo e scivolò sulla mia pelle.

"Mio signore..." lo guardai dritto negli occhi "...mi ha detto di pensare a catturare il colpevole e io ho fatto come mi aveva ordinato. La casa dietro quell'angolo è l'ultima della lista, Miller's Court numero 13, dimora di Mary Jane Kelly, diciotto anni, emigrata irlandese. Stavo recandomi proprio lì, Jack the Ripper potrebbe attaccare da un momento all'altro."

"E tu cosa pensi di fare da sola?"

Per fortuna la voce del Conte si era fatta più calma, anche se la sua espressione era sempre infuriata. Io rimisi la pistola nel reggicalze nero e gli risposi con convinzione: "Ucciderlo."

Inuyasha sorrise scettico.

"Ma davvero?"

Non lo avevo affatto convinto. La mia voce poteva sembrare ferma e sicura, il mio sguardo sincero e privo di paura ma il Conte mi conosceva troppo bene, sapeva che per quanto testarda fossi non avevo abbastanza forza. Inevitabilmente avevo bisogno del suo aiuto.

Io però non volevo farmi aiutare. Non stavolta. Volevo essere in grado di cavarmela da sola, ero stanca di fare la donzella in pericolo che attendeva l'arrivo del principe, ero stanca di farmi salvare da Inuyasha.

Inchinandomi al suo cospetto dissi: "Mi lasci fare, la prego."

Senza attendere risposta corsi via. La pioggia continuava a cadere. Il Conte continuava ad osservarmi da lontano. Non mi voltai, neanche per un secondo. Decisa superai l'angolo ritrovandomi in una stretta strada che portava in un piccolo piazzale. Sopra di me il cielo carico di nuvole, scuro come la pece. Dietro i palazzi la cima di una cattedrale bianca, imponente. Davanti a me la porta di legno di una casetta dalle pareti vecchie e marcite e il tetto dalle molte tegole mancanti: la misera dimora di una povera emigrata costretta a prostituirsi per sopravvivere.

Mossi il braccio facendo un passo avanti. Un grido però mi bloccò togliendomi il respiro. Un grido disperato, strozzato.

"Murder!"

Senza attendere oltre aprii velocemente la porta.

Ciò che vidi quella notte di inizio Settembre, la scena che apparve davanti ai miei occhi sconvolti, spalancati in una disperazione senza fine, quella scena mi avrebbe tormentato per ogni giorno della mia vita, fino alla mia morte.

Il sangue era ovunque. Sulle pareti dalla carta da parati scrostata, sulle finestre dai vetri coperti di polvere, sul pavimento di legno.

Mary Ann giaceva sul letto, sopra di lei l'assassino intento a completare la sua opera.

A stento trattenni un conato di vomito. La gola della donna era squarciata, il viso mutilato e irriconoscibile, il petto e l'addome aperti, molti organi erano stati estratti e giacevano a fianco della vittima. Ma la cosa più orribile era la carne che ricopriva gli arti, asportata dal corpo.

Mi girava la testa e mi mancava il respiro. Le gambe erano incollate al pavimento incapaci di muoversi, il cuore batteva all'impazzata nel petto.

Dovevo muovermi. Dovevo reagire. Tremando estrassi la pistola. La tesi davanti a me puntandola alla schiena dell'uomo coperto da un pesante mantello nero.

"FERMATI!" gridai con quanto fiato avessi in gola.

L'essere si rese conto della mia presenza e si voltò. Non riuscivo a scorgere il suo volto, la luce del camino acceso illuminava a mala pena la sua figura ricurva dall'aspetto grottesco.

Potevo vedere solo il suo corpo, slanciato e molto alto, e le labbra aperte in un folle sorriso.

In mano teneva qualcosa...sembrava...un cuore.

Impugnando saldamente l'arma continuai a gridare.

"CHI SEI?!"

Lui non rispose. Staccandosi dal cadavere avanzò verso di me. Il suo passo era lento, dondolante. Più che un essere umano somigliava ad un animale. Lasciò cadere nel fuoco il cuore e tornò a barcollare nella mia direzione.

Indietreggiai.

"NON MUOVERTI O SPARO!" gridai, eppure per quanto forte gridassi era come se lui non mi sentisse, imperterrito continuava a camminare.

Allora posai il dito sul grilletto indietreggiando fino a scontrarmi con lo stipite della porta.

Dovevo sparare. Uomo o demone che fosse aveva ucciso donne innocenti, le aveva massacrate senza umanità privandole della loro femminilità, dissacrando i loro corpi. Provare pietà per un assassino era una cosa ridicola. Per caso chi mi aveva strappato alla mia famiglia bruciando la mia casa, privandomi dei miei ricordi e persino del mio cognome, per caso lui aveva avuto pietà dei miei genitori? No.

Premetti il grilletto.

Gli assassini non provano pietà.

Il colpo lo centrò in pieno petto trapassandogli il cuore.

E nemmeno io volevo provarne.

Il corpo cadde a terra mescolando altro sangue a quello già esistente sul pavimento e lì rimase immobile.

Abbassai l'arma. Era già tutto finito? Guardai la figura stesa a terra, morta.

Io...avevo ucciso Jack the Ripper?

Liberata dalla tensione le gambe mi cedettero e io caddi sul pavimento. Non era possibile...se solo fossi arrivata prima lei sarebbe ancora viva. Mary Jane...

Ancora una volta non ero stata in grado di salvare nessuno. Chi volevo prendere in giro, io non ero capace nemmeno di salvare me stessa...davvero questa volta speravo di avere successo? Ero stata un'ingenua, una sciocca.

Avevo voglia di piangere ma ricacciai con forza le lacrime indietro. Non volevo più piangere. Mai più.

"Ma tua guarda..."

Il sangue si gelò nelle mie vene. Quella voce metallica, spietata. Sbarrai gli occhi alzando lo sguardo.

"Alla fine mi hai sparato davvero..."

Impossibile...il corpo davanti a me si stava rialzando da terra come se non fosse successo niente, eppure la ferita sul petto continuava a sanguinare.

"Non credevo che ne fossi capace."

Non potevo credere ai miei occhi. Era come se lo avessi colpito con una pistola giocattolo, non si era fatto assolutamente niente. Era in piedi esattamente come prima.

"Come è..."

Le parole mi morirono in gola. Con forza sovraumana l'essere mi afferro per il collo alzandomi da terra.

Stavolta riuscii a vederlo in volto. Aveva occhi rossi come fuoco, brillanti come le fiamme dell'inferno. Il volto era pallido incorniciato da capelli scuri come le ali di un corvo. Non era bello. Eppure c'era qualcosa nel suo sguardo penetrante, negli zigomi pronunciati e nelle sottili labbra piegate in un ghigno. Qualcosa che attraeva.

"E' un onore incontrarti, Kagome..." disse.

Io rimasi sconvolta. Come conosceva il mio nome? Mossi le labbra ma non ne uscì alcun suono. Le ferite della scorsa notte sul collo mi bruciavano terribilmente, era un dolore insopportabile, peggio dell'aria che a stento arrivava ai polmoni.

Ma per fortuna lui lasciò la presa e finalmente tornai a respirare.

"La bambina che non voleva morire, che chiedeva pietà invocando aiuto..." l'uomo si chinò su di me sfiorandomi una guancia "E' davvero un peccato, se quella notte fossi arrivato prima di quel moccioso adesso saresti stata mia. Chissà che buon sapore ha la tua anima..."

Con la sua lingua mi sfiorò la pelle leccandomi le gocce di pioggia sul viso. Disgustata mi ritrassi provando a scappare ma lui mi afferrò per i capelli attirandomi nuovamente a se.

Non capivo niente di quello che stava dicendo. Ero confusa, paralizzata. Quale bambina, quale anima? Stava forse parlando di quella notte di tre anni fa quando fui salvata da Inuyasha? Come faceva a saperlo?

"Tu chi sei?" riuscii finalmente a dire affannata.

L'uomo scoppiò a ridere.

"Ma come, non ci sei ancora arrivata? Io sono un demone" mi rispose ridendo di gusto.

Un demone...per questo i normali proiettili non funzionavano. Dunque le mie supposizioni erano giuste.

La stella a cinque punte, il marchio del demonio, il suo biglietto da visita. Ma perchè quella specie di spettacolo? Perchè uccidere quelle donne? Aveva voluto semplicemente far parlare di sè, divertirsi con la vita delle persone, o le ragioni che l'avevano spinto a uccidere erano altre?

Avrei voluto chiederlo ma fui fermata dal colpo di una pistola. Un proiettile, seguito velocemente da altri, colpì il mostro in piena fronte facendolo cadere all'indietro liberandomi dalla presa sui miei capelli.

Io rimasi a guardare la scena senza riuscire a muovermi. A rallentatore, come un cinematografo in bianco e nero, vidi il Conte comparire sotto la porta, lo vidi chinarsi su di me, scuotermi le spalle, udii la sua voce ma come da lontano, come attutita.

"Vieni via, Kagome!"

Aveva uno sguardo preoccupato. Che strano...niente preoccupava mai il Conte. Niente lo spaventava. Che questa fosse la fine?

Mi afferrò per il polso trascinandomi fuori dalla casa nel freddo pungente della sera. Non pioveva più. La luna aveva fatto capolino da una nuvola e ci guardava. I capelli del mio signore erano così belli, si muovevano sulla sua schiena come le onde del mare.

Dove mi stava portando? Fuggire non sarebbe servito a niente. Quei colpi di pistola non erano serviti a niente.

Fermandomi di colpo costrinsi il ragazzo al mio fianco a fare altrettanto.

"My lord..." mormorai portandomi la mano libera al collo, annaspando in cerca di aria "Noi...dobbiamo ucciderlo, lui è...un demone."

Inuyasha si voltò a guardarmi. La sua mano era così calda, avrei tanto voluto stringerla forte anche solo per pochi istanti. Sarebbe bastato quel gesto a infondermi un po' di conforto. Ma io non avrei mai avuto il coraggio di afferragli la mano. Per questo noi due eravamo così diversi.

Lui anche in quella situazione era perfetto, fiero ed elegante, rimaneva in piedi di fronte a me fermo e deciso, privo di paura. Io invece non riuscivo a smettere di tremare. Non avevo paura di morire, no. Tremavo perchè il cuore batteva forte, perchè il respiro era come impazzito, perchè faceva freddo e quella dannata notte sembrava non finire mai. Tremavo per quello che avevo appena visto e per quello che dovevo ancora vedere.

"Dietro di te!"

Tremavo e ancora una volta la voce di Inuyasha mi arrivò soffocata, un eco lontano perduto nella mia memoria. Poi il tremore scomparve. Avvertii il calore di un corpo. L'abbraccio del Conte. Quello splendido calore...quella piacevole sensazione. Vidi il demone dagli occhi rossi raggiungerci, in mano un enorme coltello.

Prendendomi il braccio Inuyasha mi aveva salvato da un suo attacco. Alla fine la donzella in pericolo si era fatta di nuovo proteggere dal suo bel principe.

Avanzando dall'ombra Jack lo Squartatore rise.

"Il nobile Bloodhound, l'ultimo della sua specie..." disse divertito "Ma guarda che fortuna che ho avuto..."

Si sfilò il mantello sporco di sangue pulendo il coltello con il quale doveva aver sventrato la vittima.

"Ero venuto a completare l'opera, a divorare la mia ultima anima e chi trovo a disturbare il mio lavoro? Il diabolico Conte e la sua splendida domestica."

Sorpreso Inuyasha lo guardò con aria di sfida.

"Tu già ci conoscevi, dannato?!"

Ancora una risata... quel mostro si stava proprio divertendo a prenderci in giro. Mi liberai con rabbia dalla stretta di Inuyasha e gridai: "Cosa diavolo hai da ridere!? Di che opera stai parlando, che motivo avevi di uccidere quelle povere ragazze?! Rispondi!"

Di colpo avevo una voglia matta di ammazzarlo, eliminargli quel ghigno sfrontato dalla faccia per sempre. Inuyasha però mi ordinò di stare calma parandosi di fronte a me. Non credevo che avesse capito la situazione. Eravamo di fronte ad un demone, armati solo di pistola, la nostra condanna a morte era già stata scritta. Eppure lui era ancora impassibile.

"Ma certo che vi conosco..." il demone rispose continuando ad avanzare "Tutti vi conoscono, siete due prede fin troppo ambite."

"Prede?"

Non capii. Tutti chi?

L'assassino si fermò. Mi guardò negli occhi, bramoso.

"Le anime tormentate come le vostre sono le più ricercate dai demoni. Le anime che vagano alla disperata ricerca di vendetta, come quella del Conte, oppure quelle perdute nella più completa disperazione, private di ogni speranza, di ogni fede, colme solo di odio."

"Di che stai parlando?"

Continuavo a non capire quegli assurdi discorsi. Quel demone parlava di anime, desiderava impossessarsene più di ogni altra cosa, ma perchè?

Stavolta fu Inuyasha a rispondermi, sconvolgendomi.

"A volte può capitare che un essere umano, spinto dalla disperazione, si affidi all'aiuto di un demone. In quel caso i due stipulano un contratto che ha come merce di scambio l'anima dell'umano stesso. Alla fine, dopo aver ottenuto quel che si vuole, e dopo dieci anni di tempo, il demone torna a reclamare la sua anima."

Un contratto tra uomini e demoni, vendere la propria anima al diavolo...avevo già letto da qualche parte una cosa del genere ma erano solo antiche leggende, racconti superstiziosi del passato, non c'era niente di vero in essi. Com'è che il conte conosceva quelle assurde storie? Certo, dopo aver visto un demone in carne ed ossa, non potevo più meravigliarmi di niente.

"Eh, già..." il demone scosse il capo sconsolato "Dieci anni...un tempo davvero troppo lungo, per questo preferisco divorare anime senza stipulare quei fastidiosi contratti. Solo nel tuo caso, dolce Kagome, sarei stato disposto ad attendere anche mille anni."

Rabbrividendo disgustata indietreggiai. Quel mostro...parlava di morte e di vite umane con una tale leggerezza.

"D-dunque hai ucciso quelle donne solo per questo stupido motivo?" chiesi tremando di rabbia.

Lui scosse il capo.

"No, l'ho fatto perchè mi annoiavo. Il diciannovesimo secolo è così barboso, non accade mai nulla di divertente. Il Great Fire del 1666 quello si che è stato uno spettacolo stupendo...più di cento mila persone morte di Peste e altrettante bruciate dal grande incendio che sconvolse Londra per quattro lunghi giorni. Un'intera popolazione decimata in soli due anni...un lavoro fatto coi fiocchi, non trovate?"

I suoi occhi rossi brillarono di soddisfazione mentre con eccitazione ripensava a quel momento, quel triste momento della storia dell'Inghilterra.

Ero stanca di sentire altro. Questo era davvero troppo. Mary Jane Kelly, Elizabeth Stride, Catherine Eddowes, Mary Ann Nichols, Annie Chapman. Ragazze della mia età o poco più grandi di me. Morte perchè un demone fuori di testa si era annoiato e si era stufato di ottenere anime tramite i normali contratti. Questa era una follia.

Estrassi dal reggicalze un piccolo coltello d'argento.

Una vera e propria follia.

Strinsi la mano a pugno.

Quelle ragazze non avevano potuto scegliere la loro vita. Forse addirittura l'avevano odiata, forse persino avevano desiderato di non essere mai nate eppure massacrarle a quel modo, come delle bestie...

Non potevo accettarlo. Io...

"IO TI AMMAZZO BASTARDO!"

Corsi in avanti. Il coltello in mano, il cuore che batteva a mille nel petto. Il Conte mi disse qualcosa, forse cercò di fermarmi ma io non lo udii. Superandolo mi scagliai contro quel mostro senza neanche riflettere su quanto idiota fosse il mio gesto.

Sa Conte, io non ero affatto come lei. Io perdevo facilmente la calma, bastava poco a far crollare quel muro di indifferenza che faticosamente avevo cercato di costruirmi. Essere impassibile ad ogni cosa è molto più facile che lottare. Per questo avevo cercato di soffocare ogni sentimento. La paura della morte, la tristezza di non avere più una famiglia...l'odio verso l'assassino dei miei genitori.

L'odio...no...quello non ero riuscita a cancellarlo. Il mio cuore traboccava di rancore, un rancore pronto ad esplodere. Lo sentivo ribollire nelle mie vene in quell'istante quando mi avventai sul demone come una sciocca, in mano solo un piccolo coltello.

In fondo il demone aveva avuto ragione. La mia anima era priva di ogni speranza e di qualsiasi fede, invasa solo dall'odio.

"E' UN ORDINE KAGOME, FERMATI!"

Nel silenzio totale udii il grido di Inuyasha. Ma ormai era troppo tardi. Mossi il braccio, il mio bersaglio non si spostò così lo ferii in pieno petto. Uno, due, tre fendenti. Furiosa continuai a colpirlo fino a che una nuvola oscurò la luna gettando la notte nella più completa oscurità. Le tenebre calarono su di noi. Io non vidi più niente, avvertii solo qualcosa dentro di me andare in frantumi, spezzarsi. Faceva male, faceva troppo male. Un dolore acuto che toglieva quasi il respiro. Lo sentivo ovunque, una morsa mortale che dal cuore raggiunse tutto il corpo facendomi gridare disperata. Senza più resistere mi accasciai a terra tra l'asfalto bagnato. La testa improvvisamente si svuotò di ogni pensiero e l'odio scomparve. Dentro di me non rimase che un dolore atroce, soffocante, una scarica che dopo poco si trasformò in fuoco. Sentivo il calore avvolgere il mio corpo. Era come se stessi bruciando tra le fiamme...come quel giorno maledetto...

Fuoco e fiamme ovunque. La casa stava bruciando....

"Madre?! Padre?!"

Camminavo alla cieca per lunghi corridoi senza avere la minima idee di dove andare. A tentoni mi mossi cercando una via di uscita in quel labirinto di fuoco. Tossii. Non riuscivo a vedere niente, c'era fumo dappertutto. Gli occhi mi lacrimavano appannati dalla cenere e dalle lacrime.

Da qualche parte udii un grido ma era impossibile dire da quale direzione provenisse.

"MADRE!! PADRE!!" urlai fino a sforzare la gola ormai in fiamme.

Piangendo caddi a terra. Se fossi rimasta giù, pensai, sarei stata inghiottita dalle fiamme. Eppure rialzarsi era troppo faticoso, le gambe erano diventate due grossi macigni e il petto bruciava ad ogni sospiro. Anche piangere mi procurava dolore. Però...non riuscivo a smettere. Sprofondando sempre di più nel fumo nero che avvolgeva ogni cosa io crollai distesa sul pavimento.

Quella era la fine. Sarei morta da sola senza rivedere mia madre e mio padre, senza nessuno accanto, in mezzo alle fiamme dell'inferno.

"Madre..."

Tossii di nuovo. Ormai l'aria contaminata del fumo invadeva i miei polmoni impedendomi di respirare.

Io non volevo morire a quel modo orribile. Avevo solo dodici anni. Pensai che nessuno doveva morire a dodici anni, senza aver vissuto completamente la vita, senza neanche aver avuto la possibilità di crescere. Era la cosa peggiore del mondo.

"Io...non voglio morire..."

Nuovamente feci pressione sulle mie gambe per rialzarmi.

Se io fossi morta mia madre si sarebbe messa a piangere e mio padre l'avrebbe consolata invano. Sarebbero stati tristi per l'eternità. Mentre io, da morta, li avrei abbandonati al loro dolore e dimenticati.

Perchè quando uno muore dimentica ogni cosa. Dorme un sonno profondo cadendo in un perpetuo oblio senza ricordi. Per sempre, senza mai risvegliarsi.

Scivolai di nuovo a terra. Ero troppo debole per muovermi. Ero così stanca.

La morte avrebbe cancellato la mia esistenza, i miei ricordi. Io non volevo sparire per sempre, non ancora, non in quel modo.

"Qualcuno mi aiuti..." mormoravo disperata. Una cantilena che speravo qualcuno udisse.

Dio aiutami...

Ricordai che mia madre un giorno mi disse che Dio sapeva ascoltare tutte le preghiere, che voleva solo il bene dei suoi figli. Allora pregai Dio di salvare la mia famiglia...di aiutarmi.

Ma nessuno mi rispose. Nessun Dio venne in mio soccorso.

Ero troppo stanca per continuare a sperare. Chiusi gli occhi. Non ricordo per quanto tempo li tenni chiusi ma ricordo che li riaprii quando udii il ritornello di una filastrocca per bambini. London Bridge...la cantavo spesso quando ero piccola e giocavo con mio padre. Era la mia canzone preferita.

Sicuramente stavo sognando. Anche il ragazzo che vidi di fronte a me, così bello da sembrare un angelo, doveva essere frutto della mia immaginazione. Non esistevano ragazzi del genere con quei lunghi capelli d'argento e quegli occhi dorati, non perlomeno nel mondo reale.

"Resisti, ti porto fuori." mi disse.

Parlava. Era così reale. Persino quando mi prese in braccio avvertii il suo respiro sul collo e il suo cuore battere nel petto.

Pensai che Dio alla fine avesse ascoltato la mia supplica mandando sulla terra un angelo salvatore. Il mio cuore ingenuo credette a quella storia. Ci credette fino a che l'angelo mi portò fuori, nel freddo della notte. Là, all'ombra della luna, crollarono le illusioni.

"Salva...i miei genitori, angelo" lo pregai.

Ma lui non li avrebbe salvati. Loro erano già morti.

Fu allora che capii che Dio non aveva fatto niente per aiutarmi. Fu allora che mi resi conto che Dio non esiste. Da allora rinnegai la mia fede e svenni.

L'ultimo ricordo. L'unico ricordo. Poi mi risvegliai in un letto che profumava di vaniglia e l'angelo era ancora al mio fianco.

Alla fine la morte aveva davvero cancellato la mia esistenza e i miei ricordi lasciando solo un involucro vuoto e senza anima che portava il mio nome. Di me non era rimasto altro...

Lentamente aprii gli occhi. Il dolore era scomparso...non sentivo più quel soffocante bruciore.

"Perchè non facciamo un patto, Conte. L'anima della ragazza in cambio di una piccola informazione per voi molto utile."

La voce metallica del demone. Dunque non era ancora morto...

"Che informazione, bastardo?!"

Quella velata di rabbia del Conte. Almeno lui era salvo.

"Io vi dirò il nome dell'assassino dei vostri genitori che per quattro anni avete cercato disperatamente, così che possiate finalmente avere la vostra vendetta, e voi mi cedete la misera vita della vostra domestica...uno scambio più che vantaggioso, non trovate?"

Ma cosa stava succedendo? Spostai lo sguardo dal cielo stellato al ragazzo al mio fianco. Eravamo entrambi a terra, io ero sdraiata e il Conte mi stava sorreggendo per la schiena. Avevo la tempia destra poggiata sul suo petto e di colpo sentii il battito del suo cuore farsi più accelerato.

Avrei voluto muovermi ma quando provai a spostare il braccio una fitta di dolore mi attraversò il corpo così lasciai perdere. Quella posizione dopotutto non mi dispiaceva.

Nel tempo che ero svenuta doveva essere successo qualcosa. Non potevo vedere il volto del mio signore ma lo sentivo agitato. Il suo cuore batteva come impazzito. Forse a causa delle parole dello Squartatore.

Parlavano di fare uno scambio e io sarei stata la merce da barattare. In cambio di...un nome?

"Il nome di chi ha ucciso i miei genitori, eh?..." ripetè Inuyasha con un ghigno sul volto.

Sbarrai gli occhi. Cosa?

"Esatto. Riflettete bene...vendicare la famiglia Bloodhound, trovare la pace perduta dopo anni di rancore, riavere il vostro onore...e tutto per una sola anima."

Il demone conosceva l'assassino dei Bloodhound? Impossibile. Era sicuramente una trappola.

Avrei voluto gridare al Conte di non cedere ai suoi ricatti ma ero troppo stanca e il mio corpo era come paralizzato. Anche volendo non riuscivo a muovermi. Mi sembrava di essere tornata indietro di tre anni, a quella maledetta notte di mezza estate. Allora come adesso non potevo fare niente, il mio corpo troppo debole non poteva far altro che subire il corso degli eventi senza opporsi. Tale debolezza mi disgustava.

Per fortuna Inuyasha non accettò la sua proposta. Con rabbia evidente nella voce gridò: "Non prendermi in giro, demone!"

Le sue mani premettero con forza sulle mie spalle procurandomi una nuova fitta di dolore. La maschera di indifferenza del Conte stava distruggendosi in mille pezzi. Non lo avevo mai visto così.

"Chiedermi di fare un accordo con te, devi essere pazzo! Inuyasha Bloodhound non scende a patti con un demone, MAI!"

Era furioso. Vidi il demone in piedi di fronte a noi ascoltare con meraviglia quelle parole. Lo vidi sorpreso e confuso al tempo stesso. Confuso e sorpreso proprio come lo ero io.

"Dunque la vendetta non è la cosa che desiderate di più al mondo..." disse con una nota di stupore nella voce il mostro dagli occhi di fuoco.

Il Conte stava per ribattere quando il demone comparve velocemente al suo fianco puntandogli il coltello alla gola.

Con una forza che credevo ormai perduta gridai.

"Signore!"

Ma il mio corpo non si mosse. Dannazione, dovevo proteggere la vita del Conte ad ogni costo, questo era il mio dovere, eppure quel dannato corpo non si muoveva!

Inuyasha impassibile guardò il mostro. Uno sguardo capace di ridurre in cenere chiunque, forte e deciso al tempo stesso. Il demone, affatto colpito, sorrise.

"O forse non volete perdere la vostra preziosa umana..."

....

Nella notte infinita di colpo cadde il silenzio. Erano le quattro passate, ancora poche ore e la sera avrebbe lasciato il posto alla splendente alba. Come mi mancava la luce del sole...avrei voluto che quella maledetta oscurità scomparisse per sempre. Volevo che quella notte finisse, volevo dormire per poi risvegliarmi ed accorgermi che era stato tutto un sogno.

"Vi propongo un altro accordo, Conte. E stavolta non avrete altra scelta che accettarlo."

Il silenzio fu rotto dal demone che sorrise diabolico. Premette il coltello contro la gola di Inuyasha ferendolo. Il sangue scese lento sul suo collo sporcando il colletto bianco della camicia di seta. Il sangue del Conte...

Ordinai al mio corpo di muoversi, con rabbia, con forza. Eppure non cambiò niente.

"Vi risparmierò la vita se rinuncerete alla vostra domestica." continuò lo Squartatore "Come avrete capito, voglio l'anima di quella ragazza, non ho la necessità di uccidervi. Però...la sua anima è legata a voi da un contratto indissolubile. Fin tanto che quel legame non sarà sciolto io non potrò averla."

"Scioglietelo ed io non vi ucciderò" mormorò all' orecchio del Conte continuando a premere il coltello sulla sua gola.

Inuyasha non fece niente. Da prima sorrise, uno dei suoi soliti piegamenti di labbra inespressivi, poi, senza riuscire a fermarsi, rise divertito. Per venti lunghissimi secondi la sua fredda risata risuonò nel cortile a cielo aperto del numero tredici di Miller's Court. Sia io che il demone non potemmo che chiederci cosa avesse da ridere ma io sapevo che quella risata non era altro che il folle grido di un animo ferito.

"Risparmiare la mia vita...uccidermi..."

Così com'era iniziata la risata sparì. Inuyasha, con attenzione, mi fece distendere a terra. Da quella posizione finalmente potei vedere il suo volto, i suoi occhi dorati, spaventosi, e la sua bocca aperta in un folle sorriso. Quello sguardo...era terribile...vuoto eppure al tempo stesso colmo di pazzia. In quel momento io... non lo riconobbi. Lui non era più Inuyasha Bloodhound, il mio signore. L'angelo che mi catturò il cuore, il ragazzo sempre impassibile che avevo imparato ad amare, dove era finito?

"La morte..." Inuyasha afferrò il coltello dalla parte della lama "Non sai quante volte l'ho invocata..."

Si ferì la mano aggiungendo altro sangue.

"Quante volte ho desiderato che arrivasse a prendermi, proprio come aveva fatto con mio padre e con mia madre. Eppure..." strinse la presa allontanando l'arma dal suo collo "...per quanto lo volessi ardentemente io non morivo."

Il suo sguardo si nascose se dietro la frangia argentea ed io non lo vidi più. Le parole che poco dopo pronunciò mi fecero rabbrividire e sentii nuovamente il dolore farsi strada nel mio petto.

"Dopo la morte dei miei genitori fui venduto come schiavo, fui picchiato, torturato e violentato. Ogni notte, in lacrime, pregavo di chiudere gli occhi per non riaprirli mai più. Invocavo Dio e tutti i demoni dell'inferno supplicandoli di prendersi la mia vita per non dover soffrire un altro giorno di più. Ma nè voi, schifosi esseri, nè Dio, quel falso fantoccio, avete accolto la mia supplica."

Serrai gli occhi voltandomi dall'altra parte. Basta, non volevo sentire altro. Quelle parole avrei tanto voluto non udirle. Ma Inuyasha continuò con più rabbia.

"Sarei stato disposto anche a stipulare un contratto...anche a vendere la mia anima consacrandola a un demone pur di lasciare questa dannata vita!"

Ghignando strappò con un gesto il coltello dalle mani del demone.

"Ma un giorno...riuscii a scappare da quel luogo infernale e proprio come l'araba fenice rinacqui dalle mie ceneri e riportai alla ribalta il nome dei Bloodhound! E adesso l'unica cosa che mi tiene saldamente legato alla vita è la vendetta! Non una semplice resa dei conti, un normale omicidio, no...io voglio sofferenza e dolore..."

Guardò con odio il demone negli occhi e gridò: "La stessa sofferenza e lo stesso dolore che ho provato io quattro anni fa!"

Dopo quelle parole non ricordo esattamente cosa successe. Il petto tornò a farmi male e a fatica riuscii a respirare. Di nuovo l'aria sembrava non arrivare ai miei polmoni, per quanto io respirassi finivo con annaspare soffocata. Era una sensazione orribile. L'impotenza. La debolezza. Entrambe facevano parte del mio fragile corpo da essere umano e per quanto io mi fossi sforzata di cambiare avrebbero fatto parte di me in eterno. Una fitta lancinante di dolore mi fece gemere e spossata chiusi gli occhi.

L'ultima cosa che vidi fu il Conte, la sua splendida ed elegante figura, così fiera e nobile, il suo profilo colmo di rabbia eppure ancora bellissimo. Lo vidi ergersi privo di paura pronto a combattere contro Jack lo Squartatore. Sapevo che non avrebbe mai accettato l'accordo ma che più volentieri sarebbe morto. Il Conte era così stupido. Se avessi potuto avrei dato volentieri la mia vita per salvarlo...se solo avessi potuto fare qualcosa per lui, per aiutarlo a superare quel dolore...avrei ceduto la mia anima persino a quel disgustoso demone. Avrei dato ogni cosa per vederlo sorridere di gioia. Almeno un' ultima volta...

....

Il sorriso di Inuyasha ormai spento da quell'orribile passato....doveva essere veramente bellissimo...

....

Lenzuola dal profumo di vaniglia, il dolce tepore dei raggi mattutini e un morbido letto di seta. Era una sensazione così piacevole.

"Kagome...questo è il tuo nome?"

L'Angelo dagli occhi dorati seduto accanto al letto mi guardava.

Kagome...

Sì, era il mio nome.

"Non ricordi niente della scorsa notte? Hai visto chi ha appiccato l'incendio?"

L'incendio...l'incendio in cui erano morti i miei genitori.

Perchè l'angelo mi chiedeva quelle cose? Io non sapevo niente...la testa faceva così male.

"Come si chiamavano i tuoi genitori? Chi li ha uccisi doveva conoscerli bene, forse era qualcuno con cui avevano avuto dei rapporti o dei litigi...sicuramente l'incendio è servito a regolare dei conti in sospeso, oppure..."

Chi erano i miei genitori? Il loro nome...io...non me lo ricordavo e nemmeno il loro volto, la loro voce, il loro sorriso. Basta. Basta con le domande, signor Angelo.

La testa mi stava scoppiando. La mia mente era diventata completamente vuota. Non ricordavo più niente.

"Io ho dimenticato ogni cosa" gemetti premendomi le mani sulle tempie con forza.

L'angelo continuava a guardarmi. Non avevo mai visto uno sguardo del genere. Freddo come la neve di Dicembre eppure al tempo stesso intenso. Un colore tanto bello.

Affatto sorpreso dalle mie poche parole lui si alzò. La sua mano si posò dolcemente sulla mia fronte carezzandomi la testa.

"Non importa" disse gentilmente.

Bastarono quelle parole e quella mano, così calda, a tranquillizzare il mio cuore. Da quel momento non provai più paura. Solo un piacevole senso di pace. Da allora la mia vita cambiò. Dopo quelle parole...

"Da questo momento in poi diventerai la mia domestica. Stipuleremo un contratto che non potrai sciogliere fino alla morte...la tua vita adesso mi appartiene e tu farai solo quello che io ti ordinerò. Kagome... "

Yes...

...my lord.

...

...

Ancora oggi mi chiedo cosa sarebbe successo quella notte se il Conte non mi avesse salvata. Io non lo avrei mai incontrato, non sarei mai diventata la sua domestica e non mi sarei mai innamorata di lui. Quella notte avrei raggiunto i miei genitori, ovunque essi fossero stati, e con loro io... sarei morta.

Voler vivere a tutti i costi in questo mondo colmo di sofferenza era proprio da sciocchi...ma ancora oggi continuo a essere grata a quello splendido ragazzo dal volto d'angelo che mi salvò dalla morte.

Ancora oggi mi sembrava di sentire il dolce profumo di vaniglia delle lenzuola di seta del Conte e il tepore del sole sul mio viso. Che strano...mi sembrava di sentirli veramente, così reali...

Mossi la mano destra. Era proprio seta quella che sentivo sotto le dita. La morbida seta del letto di Inuyasha.

Aprii gli occhi. Era proprio la stanza dalle pareti vermiglie dove il Conte riposava, la camera della residenza di campagna. La stessa dove tre anni fa mi risvegliai dopo l'incendio.

Con sorpresa mi portai a sedere. Come avevo fatto a finire lì? Ma soprattutto, cosa ne era stato di Jack lo Squartatore?!

L'ultima cosa che ricordo era Inuyasha arrabbiato con il coltello insanguinato in mano e poi...

Un momento. Preoccupata mi precipitai giù dal letto a baldacchino. Cosa ne era stato di Inuyasha, stava bene?

Feci appena un passo quando una nuova scarica di dolore mi attraversò il corpo togliendomi il respiro e così caddi a terra sul tappeto accanto al letto.

Dannazione...ma cosa mi aveva fatto quel demone? Non riuscivo ancora a muovermi bene e il dolore era insopportabile.

"Hai cinque costole fratturate, una compressione del diaframma e un numero imprecisato di fratture...eppure riesci ancora a muoverti. E' sorprendente vedere fin dove arriva la stupidità umana..."

Alzai lo sguardo da terra. Inuyasha era sotto lo stipite della porta e mi stava fissando, mani sui fianchi e sguardo ammonitore. Grazie al cielo, tirai un sospiro di sollievo, era ancora vivo...

Borbottando parole scocciate il ragazzo dalla lunga coda d'argento si avvicinò a me rialzandomi da terra.

"Possibile che debba sempre salvarti? Non posso toglierti gli occhi di dosso un secondo che ti fai quasi uccidere" disse irritato facendomi sedere sul letto.

Dispiaciuta abbassai il capo. Aveva ragione. La mia unica capacità era cacciarmi nei guai e poi farmi salvare. Ancora una volta non gli ero stata di nessuna utilità.

"Il dottore ti ha appena visitata e ha detto che ti rimetterai" continuò il Conte in piedi davanti a me "Hai la pelle dura, un altro al tuo posto sarebbe sicuramente morto."

Costole rotte, fratture interne, diaframma schiacciato...dunque era per questo che sentivo quel terribile dolore ogni volta che muovevo un dito. Ma come aveva fatto, senza neanche alzare una mano su di me, a ridurmi a quel modo? Quel mostro...

"Jack the Ripper...il demone..." alzai lo sguardo da terra posandolo sul Conte "E' morto?"

Lui non mi rispose. Con grazia ed eleganza si diresse verso il comodino versandosi una tazza di tè caldo. In altre circostanze lo avrei fatto io ma questa volta, anche volendo, lui non me lo avrebbe permesso. Per quanto cercasse di non darlo a vedere Inuyasha si preoccupava spesso per me. E io, come lo ripagavo? Disobbedivo ai suoi ordini e agivo di testa mia. Avevo contravvenuto ancora una volta al contratto. Non meritavo tale compassione.

Dopo aver sorseggiato il tè il ragazzo si decise a rispondermi.

"Dopo che sei svenuta è fuggito."

Sconvolta da quelle parole sbarrai gli occhi.

"Cosa?" esclamai con rabbia alzandomi di colpo dal letto "Mi dica che non è vero, mi dica che l'ha ucciso nel peggiore dei modi possibili, la prego!"

Tremando mi avvicinai e afferrai il fiocco legato attorno al collo del Conte stringendolo con forza. Non potevo crederci...il pensiero che quell'essere spregevole era ancora là fuori tra le strade di Londra mi disgustava. Dopo tutto il male che aveva causato il suo crimine efferato era rimasto impunito.

Non potevo crederci, non volevo!

Afferrandomi per le spalle Inuyasha mi allontanò da sè. Con freddezza mi guardò negli occhi.

"Smettila di comportarti da ragazzina. Se non impari a controllare la tua rabbia e i tuoi sentimenti finirai con il farti uccidere" disse glaciale.

Io indietreggiai. Cosa c'entrava questo con il demone? Il problema adesso non ero io ma quel mostro.

"Dovevamo catturarlo ad ogni costo, questi erano gli ordini della regina!" dissi con rabbia "Non possiamo lasciare che quel pazzo giri ancora per la città uccidendo innocenti! Dobbiamo fare qualcosa!"

"CREDI CHE NON LO SAPPIA?!"

Sorpresa dal grido del Conte mi bloccai. Il ragazzo avanzò con foga verso di me spingendomi fino al bordo del letto.

"Pensi che l'abbia fatto scappare volutamente?!" mi spinse per le spalle contro le lenzuola disfatte salendo sopra di me "Ho provato a seguirlo ma si è come volatilizzato nel nulla!"

Ad ogni respiro, ad ogni minimo movimento il corpo mi procurava dolore. Un dolore acuto e indescrivibile che toglieva il fiato. Ma in quel momento non riuscivo a sentire niente. Nè la fitta al cuore nè il bruciore al fianco. Sentivo solo la voce rabbiosa di Inuyasha e il suo corpo premere sopra di me con forza crescente.

Ero stupita di quella sua esagerata reazione. Cosa voleva farmi? Perchè mi aveva spinta sul letto?

In quell'istante mi tornarono in mente mille e più immagini. Ripensai alla prima volta che Inuyasha mi fece stendere su quello stesso letto dalle lenzuola profumate. Erano passati due anni da allora eppure lo ricordo ancora come se fosse ieri. Era una calda notte d'estate e i grilli cantavano fuori dalla finestra socchiusa. Il cuore mi batteva forte proprio come adesso ma non avevo paura. Non ne avevo perchè c'era lui al mio fianco.

Il suo fisico perfetto...le sue labbra morbide e quegli splendidi capelli d'argento sparsi ovunque. Da quel giorno il mio corpo gli appartenne per sempre.

"Sapere che un essere del genere è ancora in libertà disturba anche me, cosa credi!?!"

La sua voce mi riportò al presente. Il volto perfetto del Conte era a pochi centimetri dal mio. Mi fissava con rabbia negli occhi. Il suo respiro affannato bruciava sulla mia pelle ed io, senza nemmeno accorgermene, finii per arrossire ammaliata dallo splendore del suo viso.

Sapevo che una domestica non avrebbe mai dovuto pensare una cosa del genere ma in quell'istante provai l'impulso di baciarlo. Eliminare quella breve distanza, niente di più facile. La tentazione era forte.

Fortunatamente però una nuova scarica di dolore eliminò dalla mente quell'assurdo pensiero. Gemendo serrai gli occhi mordendomi il labbro inferiore. Il Conte sembrò notarlo perchè di colpo si fermò. Il suo sguardo si addolcì, o perlomeno ebbi questa impressione.

Tornato calmo il ragazzo sospirò.

"Dimenticati di Jack lo Squartatore, non tornerà più ad uccidere giovani prostitute, adesso ha ben altro in mente..." mormorò con la solita compostezza di sempre rialzandosi da sopra di me "anche se questa volta è fuggito sono sicuro che presto tornerà da noi."

Non capii le sue ultime parole. Portandomi a sedere, seppur con qualche difficoltà, chiesi: "C-cosa la rende così convinto, signore?.."

Inuyasha, seduto al mio fianco, mi guardò.

"Perchè..." disse chinandosi su di me sfiorandomi una delle ciocche che cadevano sulla mia schiena "...adesso lui ti desidera. La tua anima è come un dolce richiamo, un richiamo irresistibile e incontrollabile. Temo che d'ora in avanti non solo lui, ma molti altri demoni accorreranno per averti. Anche io avrò un bel po' di problemi..."

Sì...lo sapevo. Dopo le parole di quel mostro sapevo che sarei stata in pericolo, sapevo che non si sarebbe arreso fino a che la mia anima non gli fosse appartenuta. Però...

"Non devi avere paura."

"Eh?"

Paura.... Io non ne avevo.

"Fin tanto che resti la mia domestica nessun demone potrà toccarti."

Rialzandosi dal letto, elegante come sempre, Inuyasha si fermò di fronte a me. Mi posò da prima la mano sulla testa carezzandomi la fronte poi si chinò e disse: "Anche se una domestica stupida come te che non obbedisce agli ordini del suo padrone meriterebbe di essere cacciata."

"Cos.."

Spaventata dalla sua ultima frase alzai lo sguardo da terra per posarlo, sconvolta, su quello di lui. Le parole morirono sulle mie labbra aperte dallo stupore quando Inuyasha eliminò ogni distanza tra noi e mi baciò.

I baci di Inuyasha riuscivano sempre a farmi dimenticare ogni cosa. Erano talmente coinvolgenti che chiudevo gli occhi e mi lasciavo completamente andare. Fino a che lui lo avesse voluto io ero come una bambola inanimata sotto il suo diretto controllo. Durante quei momenti avrei fatto qualunque cosa lui mi avesse chiesto. Qualunque.

Però... quando le sue labbra sfiorarono con desiderio le mie e le nostre lingue si incontrarono sentii il cuore stringersi in una dolorosa morsa. Avvertivo come un peso opprimente e sconosciuto. Non sapevo cosa fosse ma quella maledetta notte, la notte del nostro primo incontro con il diabolico Jack the Ripper, fu solo l'inizio delle nostre disavventure. Da allora demoni, spettri e mostri creduti fino a poco tempo fa frutto della fantasia umana entrarono a far parte della mia vita sconvolgendola per sempre.

Quello era solo il principio del viaggio che mi avrebbe nuovamente condotto alle porte dell'inferno.

   
 
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