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Autore: pica    05/09/2010    0 recensioni
“Io ti amo..”, mormorò. “Ti amo, Robert, ti amo. Ti amo.” Lo sentii quasi perdere coscienza nel mio abbraccio. Guy ci guardò scuotendo la testa, sospirò, ed io gli lanciai un’occhiata di scuse – il massimo che l’imbarazzo mi consentì di fare. Non tanto per le parole di Jude, quanto per lo stato pietoso in cui si era ridotto sotto ai nostri occhi.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Robert finisce con le spalle al muro, inciampa sui propri passi, cade ma c'è una parete a sorreggerlo da una parte – è quasi un peccato – e Jude a tenerlo occupato dall'altra. La sua schiena contro la parete – non procura un rumore considerevole, ma è abbastanza per preoccupare l'inglese. Non è come se gli avesse fatto del male, chiaro; non l'ha spinto intenzionalmente, è stato Robert, è stato lui ad indietreggiare; Jude l'ha solo seguito per non lasciarlo andare. Il muro si trovava sul loro cammino, non era nemmeno previsto, ma ora… c'è. È lì, e basta. Ed è come se Jude ce l'avesse scaraventato addosso, con la sola differenza che non l'ha fatto, ma tutto ciò dà l'idea – sbagliata – che sia andata esattamente così. L'ho solo seguito per non lasciarlo andare.

Un lamento vibra dalle labbra di Robert direttamente su quelle di Jude, l'abuso l'ammutolisce. Un palpito di sorpresa inaspettato blocca l'inglese, lo fa deglutire, e per la prima volta in tutta la serata l'idea di smetterla gli attraversa la mente come un pensiero ragionevole, giusto, del tutto pertinente – ma non lo fa. Naturalmente. Abbassa le mani sul collo e spinge il torace contro il suo, costringe un corpo contro l'altro e mostra a Robert la parete, di nuovo, ma a Robert non sembra piacere. Un altro gemito.

"Fermo", Jude vorrebbe solo sembrare un attimo più convincente, ma tutto ciò che riesce ad emettere è un debole, rauco monito, sussurrato sulle sue labbra, di cui si riappropria subito, temendo quasi il pericolo di lasciarle incustodite. La ricompensa alla sua ostinazione è un bacio a lungo sospirato, il prezzo per la sua prepotenza è mancanza di collaborazione ed un lamento di sorpresa che fa eco ai precedenti e porta con sé solo un'altra fitta di dolore – è tutto falso, Jude.

"Zitto", chiude gli occhi e stringe i denti, ringhia a sé, non trovandoci alcun piacere, solo vuoto e delusione. Ma quello veramente arrabbiato è Robert, adesso.

"Che diavolo fai?", dà una spinta. "Che ti prende, eh?", due spinte – sorpresa – e dopo c'è un materasso contro le spalle di Jude, la stanza rivoltata sotto i suoi occhi, un brivido di vertigini che dura un attimo, dopo la caduta, prima di atterrare. Poi subito una voce lo chiama, ancora prima che possa accorgersi. "Jude?" Accorgersi di tutto.

Si solleva sui gomiti, con la testa pesante ed altro dolore ad annebbiargli gli occhi, ma in qualche modo riesce a vederlo – Robert, in piedi in un angolo della stanza, che respira a stento e si strofina nervosamente le labbra ed un paio di guance paonazze.

"Robert?" Cos'ho fatto?

"Cosa diavolo era questo?"

"Era.. questo – Io.."

"No, zitto, non rispondere", accosta l'indice alle labbra ed allunga il braccio, trovando sostegno contro la parete, ma Jude non può fare a meno di notare, con orrore, che allontana immediatamente la mano, nemmeno avesse toccato metallo rovente. Robert respira come se ogni boccata fosse l'ultima, l'aria che trattiene non è mai abbastanza, e a guardarlo così, in silenzio, fra il terrore e lo sbigottimento non ancora passato, incapace di evitare che pensi a ciò che gli ha appena fatto, Jude non ha davvero idea di quanto a lungo ancora possa trattenersi sul materasso senza fare nulla, senza dire una parola o muovere un dito. L'hai baciato, Jude, l'hai baciato e poi l'hai lasciato lì. Non è stata una buona idea, ma era quello che volevi e l'hai fatto, solo che adesso tu sei qui e lui è lì, non ti sta guardando, non vuole nemmeno sentirti parlare. L'affanno è maggiore ad ogni battito – la preoccupazione che sia stato inutile. O anche peggio di inutile, nocivo.

"Va tutto bene?", potrebbe essere la domanda giusta, ma lo fa sentire ugualmente in colpa. Raccoglie un po' di coraggio quando non riceve risposta che non sia un vago cenno del capo, come una richiesta di silenzio da parte dell'altro, e si alza in piedi, cautamente e cercando di evitare il minimo rumore. "Robert, va tutto bene?", ripete.

Nel momento stesso in cui Jude apre bocca per la seconda volta, Robert si volta e lo fissa dall'angolo in cui si è rintanato, come se il suono della sua voce gli avesse rivelato la sua imminente vicinanza e lui l'avesse interpretata come una minaccia. Un sorriso sconfortato piega appena le labbra di Jude, e a questo punto forse avrebbe dovuto fermarsi – anche Robert era convinto si fermasse – ma sorprendendo sé quanto il collega – be', collega – si concede solamente un passo un poco più incerto degli altri, e poi riprende. Robert lo fissa, ed i suoi occhi immobili rendono tutto così semplice da fare – così ingiustamente difficile da digerire.

Gli è di nuovo davanti, ora. Il sorriso è scomparso. Robert, con gli occhi, sembra domandare spiegazioni.

"Se vuoi che la smetta, dimmelo subito", lascia scorrere le dita sulle spalle dell'americano, afferrando il colletto della giacca e sollevando gli occhi chiari, con molta più naturalezza ora. Robert fissa.

"Smettere cosa?"

"Questo, Robert. Per favore", scuote il capo, è già difficile così, "questo."

"Questo cosa, Jude?" Gli afferra con foga le mani, le trattiene su di sé e si sporge in avanti verso l'inglese. Sono vicini. Siamo vicini. E non è nemmeno più colpa di Jude.

Un attimo lo sta guardando, l'attimo dopo lo sta baciando di nuovo. Lentamente, chiudendo gli occhi, avvicinandosi piano, premendo adagio le labbra contro le sue, senza correre, fino a quando non è più solo, e la bocca di Robert inizia a cercarlo, seguita dalle sue mani e dal leggero, insicuro tremore che le muove fino ai fianchi di Jude, stringendoli come se fossero l'unico appiglio possibile. L'inglese sorride, un leggero rimasuglio di voce gli sfugge e sente che anche le labbra di Robert si piegano sotto le sue. Se sia Robert ad iniziare a spingerlo o lui a trascinarlo con sé, non lo sa e non importa; un passo dopo l'altro, sa di condurre e di essere condotto, sa che adesso ha anche lui dalla sua parte, sa che qualsiasi errore stia commettendo, Robert ha deciso di accettare la sua mano e seguirlo. Il motivo è irrilevante.

Le gambe toccano il materasso e Jude si ferma. Solleva le mani sul collo dell'altro, poi gli afferra il labbro fra i denti, senza fare male, e lo costringe a voltarsi. Non lo lascia nemmeno mentre lo accompagna a sedersi sul letto, ravvivando il bacio pur di non lasciargli la possibilità di parlare, di ripensarci. Si piega in avanti, ma si blocca quando non sente più le sue mani su di sé. "Robert?", fiata, preoccupato; si accorge solo quando tira indietro il capo che l'affanno dell'americano è ancora maggiore, e che non è affatto tranquillo come credeva o voleva far credere. Ci ha ripensato. Apre bocca, ma non riesce a dire nulla.

Poi, una mano gli viene afferrata. Robert sospira, guarda in basso e lo tira verso di sé. "Ti va di sederti?" Jude annuisce, e senza lasciare che abbandoni le sue dita, stringendo a sua volta la mano dell'americano, prende posto al suo fianco. "Grazie.", lo sente mormorare.

Fissa Robert a lungo, assecondando il suo silenzio ma non il suo bisogno di allontanare gli occhi altrove e sfuggire alla sua vista. Prende un respiro, allarga le dita, si limita a tenere il palmo adagiato sul dorso della mano di Robert. Lo guarda senza colpa, lo guarda e basta, solo per guardarlo. Da qui in poi non è più responsabilità sua. Da qui in poi Robert ha potuto scegliere. Sospira di nuovo. "Senti, non dobbiamo parlarne per forza-"

"Non una parola, Jude", interrompe Robert, voltandosi a guardarlo. Stranamente serio.

Jude lo osserva per un attimo, esitando nella risposta, sorpreso da un presa di posizione tanto spontanea, priva di dubbio. Fa un po' male, non riesce a non ammetterlo a sé stesso. "Non una parola, ok", ripete, portando lo sguardo avanti a sé e ritraendo la mano, privandosi lentamente del contatto, non sicuro di voler lasciare davvero andare ciò che si era illuso di aver finalmente ottenuto, con fatica – rimettendoci una buona dose di orgoglio e probabilmente, se le riprese non fossero già a buon punto, persino il posto. E come la mettiamo con me e te? Quando ci ho rimesso con questo? Più di quanto ha ottenuto, immagina.

"Non dirlo a Susan."

"Non lo farò", solleva le spalle. Poi si volta a guardarlo. "Robert, mi hai preso per cretino?"

"No", fa, sorpreso. "Perchè dovrei-"

"Bene." Interrompe Jude. "Bene. Perché non lo sono, e non lo dirò a Susan né a nessun altro, e mi sembra una cosa più che naturale. Quello che intendevo, Robert", sottolinea, risentito "è che non dobbiamo per forza parlarne. Fra me e te. Possiamo fare finta di niente se vuoi. Non che ci sia nulla da nascondere, comunque", scuote il capo, e non sa perché gli stia parlando in questo modo, senza trattenere il fastidio ed il leggero nervosismo per quanto appena fatto e detto, ma non ha bisogno di chiedere scusa. Come se gli importasse davvero. Certo che mi importa davvero. Certo che mi disturba che dubiti di me – che tu non voglia parlarne. Scuote il capo, il mezzo sorriso è tinto di amaro, non è fatto perché Robert lo veda. Non era preparato per l'autocommiserazione. Non era preparato per nulla, a dire il vero.

"Comunque, posso?"

Quando Jude si volta, sentendo la sua voce, è come se tutto dentro di lui si fermasse, ed ogni movimento bloccato, sospeso per un attimo solo, gli impedisse di respirare. Dura talmente poco, e la sorpresa è talmente grande che il brivido che gli trafigge il petto fa male, è fastidioso – eppure perfettamente sopportabile, quasi desiderabile. Con un braccio sollevato e sospeso sopra le sua spalle, Robert lo osserva con un mezzo sorriso, aspettando ancora una risposta.

"Certo – certo che puoi", persino la voce sembra mancargli adesso. Esita solo un attimo quando il braccio dell'americano avvolge le sue spalle, ma gli basta chiudere gli occhi e respirare per decidere che, in fondo, questa volta è vero – il sorriso è vero, l'abbraccio è vero, l'intenzione è di Robert e questo gli basta – ed affidarsi alla sua custodia, stringendosi un poco di più contro di lui e raccogliendo le braccia al petto. Con un sospiro, poi, lascia intendere l'attimo di sollievo, ed abbandona il capo contro la sua spalla.

"Va meglio?", chiede Robert, e lui annuisce. Si sente posare un bacio sulla testa. "Rilassati", senza pensare più a nulla, Jude lascia che Robert si appropri del suo corpo, che lo stringa gentilmente mentre lo accompagna sul materasso, mentre lo trascina con sé, disteso, ed appoggia la sua guancia sul cuscino. Riapre gli occhi in un sospiro solo quando, rassicurato dalle sue braccia, è sicuro di averlo vicino e di non doverlo perdere. Appoggia la fronte contro il suo petto e con una mano afferra il suo braccio.

"Sicuro che ti stia bene?", domanda.

"Finché non mi chiedi di spogliarti per infilarti il pigiama, posso sopportarlo", stringe le spalle, e a Jude scappa un risata non del tutto controllata, che si ammutolisce contro il tessuto della sua maglia. Anche Robert ride, e scuotendo il capo gli accarezza la testa, piano. Quando si blocca, attimi più tardi, l'inglese attende. Attende che riprenda, che parli almeno, ma non succede nulla. Solleva gli occhi, osservandolo, scostandosi quel poco che basta per poterlo guardare in viso. Robert se ne accorge subito, e distende le labbra. "Senti, Jude, non so se voglio andare più in là di così. Questo – questo mi sta benissimo, se vuoi. Ma il bacio – più di quello.."

"Intendi sesso?"

"Be'", l'espressione di Robert si acciglia appena, increspa le labbra e annuisce – perché in fondo intendeva proprio quello. "Se vuoi metterla così, sì."

"Non voglio fare sesso."

".. No?"

Jude scuote il capo, e pare sicuro. "No."

"Allora quando hai detto che.."

"Non volevo spingermi tanto oltre con le confessioni. Scusa. Senza offesa", il sorriso trema appena, "ma non voglio fare.. sesso. Non l'ho mai voluto. Volevo solo che sapessi."

Per una manciata di attimi Robert lo osserva, in silenzio. Nemmeno quando Jude risolleva gli occhi e ricambia lo sguardo smette di farlo. Ma batte ciglio, non sentendolo più parlare. "Avanti", esorta.

"Avanti cosa?"

"Volevi solo che sapessi..? Poi?"

Il sorriso di Jude si distende, immediatamente. "Robert", scuote il capo, affettuosamente, e posa entrambe le mani sul suo petto. "Non c'era un poi, idiota."

L'americano lo guarda ancora strano.

"Non capisco. Cosa dovevo sapere, allora?"

"Questo", scuote le spalle. "Solo questo."

"Ah. Piuttosto vago. Uno strano modo di dimostrare questo, comunque. Qualunque cosa sia", fa scivolare una mano lungo il fianco di Jude, lasciandola riposare innocentemente sulla sua anca.

"C'è chi non può fare di meglio."

"C'è chi deve tirare un po' fuori le palle, Jude", caccia un sospiro e gli bacia la fronte, Jude sorride ma si sotterrerebbe, se potesse. Era solo una battuta, ok?

"Non ti sto costringendo, Robert, se non ti va lasciami stare", spinge appena, contro di lui, come per allontanarlo da sé. Ma non ottiene nulla – non vuole ottenere nulla. "Non so nemmeno perché tu lo stia facendo, insomma, sul mio letto, così – è strano."

"Tu mi hai baciato. Quello è più strano."

"Sì, ma lo scopo della mia serata era quello, Robert. Non vuol dire che tu debba assecondarmi, adesso."

"Che c'è?" ritrae il collo per guardarlo in faccia. Stranito. "Ti stai lamentando?"

"No – Voglio dire, Robert, ovvio che no-"

"E perché mi sembra che tu lo stia facendo?"

Rimane in silenzio per un attimo. "Perché lo sto facendo."

"Oh, sta' zitto", Robert scuote il capo, con uno sbuffo stringe le braccia e raccoglie di nuovo Jude al petto – poi lo sente ridere contro di sé, di nuovo, come ha già fatto, e sorride della sua voce rauca, stanca, ma grazie al cielo più rilassata ora. "Sai cosa?", riprende, "puoi essere una  persona speciale anche se c'è Susan. L'ho capito. Non c'era bisogno che facessi tanto baccano per attirare la mia attenzione. Ce l'avevi già."

Un sospiro, da parte di entrambi, quando c'è solo silenzio a riempire la stanza. Jude non ha bisogno di chiedere nulla, perché Robert sa esattamente cosa vuole, e lo stringe a sé un poco di più, avvicinando le labbra alle sue ed adagiandovi un bacio veloce, leggero e docile. "Ok?" mormora.

Dovrei dirti di no, Robert? Provo a dirti di no? Vediamo se ci riesco?

Allunga lentamente una mano, raggiungendo quella dell'americano posata sul suo fianco, e la afferra portandola vicino al volto, lasciando che gli sfiori le labbra, tenendola stretta, con sé. Riconoscerci il profumo di Robert lo fa sentire bene, e gli sembra persino che l'emicrania e la nausea siano un po' più sopportabili, ora.

Chiude gli occhi e cerca di trovare un po' di sonno, sorridendo un muto grazie.

"Ok."

 


 

a/n: E FINE. niente nc-17, niente porn, sono FIERISSIMA di me stessa ç__ç è probabilmente una delle fiction scritte da me che preferisco (perchè sono modesta, sì). a parte gli scherzi, sono più che contenta di come sia venuta alla fine, nonostante lo scetticismo in fase di scrittura ;___; fatemi sapere anche voi, disgraziati, siete in scopero? éwè fra poco torno con Back Then, promesso. è l'ultima settimana prima dell'inizio della scuola, quindi sarò impegnata a tempo pieno con i compiti che ho appena cominciato, ma non vedo l'ora di tornare a scrivere di quei due.. sperando che ci sia ancora qualcuno che se ne ricorda x) vi voglio bene, sappiteloH. ma soprattutto VOGLIO BENE A IZU CHE SI DIVERTE AD AMMAZZARE LE PERSONE A SUON DI FAN ART. *si inchina* se ve lo stavate chiedendo, sì, il disegno è suo (è SEMPRE suo).

i commenti sono meglio delle caramelle, eh. e io mangio solo quelle, promesso <3

   
 
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