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Autore: Black Leather    06/09/2010    6 recensioni
"Infilò gli stivali borchiati e si chiuse la porta alle spalle, divertita dalla matematica certezza con cui ogni volta che usciva da un appartamento sapeva che non ci avrebbe più rimesso piede."
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C’era odore di sesso e sigarette spente. Raccolse i vestiti dal pavimento e li infilò in fretta; trovò un pacchetto di Marlboro ai piedi del letto e lo infilò nella tasca della minigonna. Camminò scalza sulla moquette sudicia, facendo attenzione a non pestare preservativi usati o lattine di birra, fino ad arrivare ai jeans strappati e consunti abbandonati in un angolo della stanza; si chinò ad estrarre un portafogli di pelle nera dalla tasca posteriore e lo aprì. Lanciò uno sguardo distratto al letto: una massa di capelli biondicci era riversa sul cuscino; il tizio in questione era ancora in coma post-sbornia. Meglio così. Prese un paio di verdoni dal portafogli e li infilò nel reggiseno; si alzò e sgattaiolò fuori dalla stanza. Il corridoio era disseminato di siringhe vuote e mozziconi di sigaretta; si fermò davanti allo specchio accanto alla porta: sistemò la cascata di capelli neri facendoli scendere su una spalla, guardando il riflesso negli occhi cerulei, segnati da un’aria stanca che si portava sempre addosso. Infilò gli stivali borchiati e si chiuse la porta alle spalle, divertita dalla matematica certezza con cui ogni volta che usciva da un appartamento sapeva che non ci avrebbe più rimesso piede. Una volta per strada, infilò gli occhiali da sole: una Los Angeles particolarmente afosa le dava il buongiorno. Si guardò intorno,goni volta le ci voleva un po’ per ricordarsi dove era finita la sera precedente. Aprì lo sportello della Camaro parcheggiata sull’altro lato della strada, lanciò la borsa sul sedile del passeggero, e sedendosi tirò un sospiro. Com’era facile fregare gli sbarbatelli capelloni che bighellonavano nei bassifondi: bastavano solo un bel culetto e una terza abbondante. Sorrise tra sé e sé scuotendo la testa. Si accese una sigaretta e mise in moto; in un paio di manovre azzardate e qualche sorpasso incosciente Eve era già sul Sunset Boulevard, parcheggiata di fronte a Starbucks. -Buongiorno!- -Che cazzo di fine avevi fatto Eve? Dopo le due ieri notte sei sparita.- Leslie era in mutande impalata davanti alla porta e la guardava con gli occhi sgranati: la divertiva un sacco quando si preoccupava così. Era la sua inquilina punk, ma sotto quella cresta ossigenata e gli innumerevoli anellini appesi alla faccia aveva l’anima di un agnellino. -Calma piccola, ero da uno. Ah, ti ho portato il caffè.- -Dovresti smetterla di scoparti uomini a caso.- Sbottò Leslie con una smorfia disgustata e mandò giù un sorso di caffè amaro dirigendosi in cucina. -E tu dovresti smetterla di scoparti donne a caso.-Eve era appoggiata all’uscio della sua camera e guardava il suo letto, con l’aria di chi sta lavando un cesso a mani nude. Una tipa coi capelli rossi dormiva beatamente tra le lenzuola di Eve, nuda. –Lesbica di merda, almeno portale nel tuo di letto!- -Fanculo, lo sai che la mia camera è impresentabile!- Eve pensò un attimo ai cartoni di pizza sul pavimento e alle mutande sporche ovunque in camera di Leslie: -In effetti nessuno avrebbe il coraggio di scopare in quel buco di culo. Vado a farmi una doccia, quando esco voglio trovare la tipa fuori dalla mia camera e le lenzuola pulite.- Leslie sbuffò. –Si chiama Jenny. …O Amy. E comunque è diversa dalle altre!- Eve ridacchiò e si chiuse in bagno. Si spogliò e gettò i vestiti sulla lavatrice. Aprì il getto gelido, l’acqua calda l’avevano staccata da un pezzo, fortuna che era estate. Si infilò nella doccia, spostando i capelli all’indietro. Le sembrava che l’acqua lavasse via dal suo corpo tutto lo schifo che aveva passato, il vuoto di quella vita squallida. Ma non era così: ne avrebbe portato sempre il peso.
  
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