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Autore: Angel_lily    06/09/2010    5 recensioni
Salve a tutti! Ecco il frutto di una mente malata che di notte scrive invece di dormire XD Siate clementi.Un jared leto (un po' troppo umano direi!XD) alle prese con un nuovo film. Perchè "la linea che divide la finzione dalla realtà è sottile, talmente sottile che a volte ti sembra di non vederla".
Ovviamente i Leto non mi appartengono e non li conosco nemmeno (purtroppo XD) e non scrivo a scopo di lucro. Buona lettura =)
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti, eccomi tornata ^^

Innanzitutto mi scuso per questo capitolo, so benissimo che non è un granché, nonostante ci abbia lavorato un bel po’, spero comunque che possa piacervi.

Ringrazio col cuore, tutti quelli che leggono e lasciano recensioni, e tutti coloro che hanno aggiunto la mia storia alle preferite, ricordate o seguite.

Albicoccacida, sono felice che tu sia rimasta sorpresa da come è venuto fuori il capitolo, nonostante sapessi già di cosa avrei parlato ^^. Per quanto riguarda l’averlo dedicato a te, bè, era il minimo che potessi fare.

Cippyechelon,  ma grazie *-*, sono contentissima che la mia storia ti piaccia, spero che continuerai a seguirla, intanto ti ringrazio con tutto il cuore per la recensione =*

Luna_chan, non essere cattiva con me! ç___ç Stavolta ti ho avvisata! Comunque David non è imparentato con Rose XD e,bè, non posso prometterti che non soffriranno XD. Grazie per la recensione e per le chiacchierate su msn. Un bacione sister <3

Buona lettura =)

 

Il cigolio del letto è impercettibile, provocato dal silenzioso muoversi del mio e del suo corpo.

La sento fremere sotto di me, i corpi nudi e sudati coperti dal lenzuolo leggero, nonostante la temperatura gelida fuori di qui, sento di bruciare.

Lei graffia e ansima, sopraffatta da ciò che sta provando e io la lascio fare, combattendo contro il bisogno di chiudere gli occhi,  per godermi le sensazioni, semplicemente perché non voglio privarmi di quella splendida visione. Le sue labbra piegate in una smorfia di piacere silenzioso, il suo corpo nudo a contatto col mio e i suoi capelli neri sparsi per il cuscino, se potessi dimostrarle più di così quanto la voglio, forse lo farei.

Mi piego in avanti alzando la testa , mentre sento di essere vicino all’apice del piacere, ma qualcosa attira la mia attenzione, abbasso gli occhi su di lei, ed è lì, abbandonata al letto, le lacrime scendono copiose dai suoi occhi e le bagnano il viso, scuote la testa spaventata da qualcosa.

“Sta calma” voglio dirle “va tutto bene” ma non riesco a parlare, o meglio, apro la bocca ma da lì non esce alcun suono.

Mi allontano dal suo viso, tirandomi sulle braccia che tengo poggiate ai lati della sua testa, non capisco cosa sta succedendo.

La osservo ancora, ricambiato da uno sguardo terrorizzato e poi, all’improvviso e senza alcuna spiegazione, la sua immagine sparisce, come tutto il resto, e io precipito nel vuoto,caduta libera, senza ostacoli.

Sono solo, tremendamente solo, lo sono da tutta una vita.

E i suoi singhiozzi continuano ad invadermi la mente.

Dove sei?? Dove sei, Rose?

E poi, dopo attimi infiniti, mi schianto al suolo…

 

Mi metto a sedere di scatto, passandomi una mano sul viso, ansimo senza riuscire a prendere aria a sufficienza.

Era solo un sogno, solo un sogno.

Mi volto, sono ancora sconvolto, do un’occhiata in giro, la stanza è esattamente come l’avevo lasciata prima di addormentarmi,  nessun corpo nudo sotto le mie lenzuola, nessun calore.

Solo freddo, un freddo che mi raggiunge fin dentro le ossa.

Sto male, la testa mi gira.

L’orologio segna le 3:47, dormivo da poco più di mezz’ora. Faccio una smorfia e mi alzo dirigendomi verso il bagno.

Apro la doccia e faccio scorrere l’acqua calda, mi spoglio e mi ci infilo sotto, la sensazione a contatto col gelo della mia pelle mi da i brividi, chiudo gli occhi, scosso da tremori, mi bruciano e li sento gonfi, la sensazione mi infastidisce, era troppo tempo che non piangevo, avevo dimenticato cosa significasse,  avevo dimenticato il dolore profondo alla testa che segue, quasi fosse l’ultimo rimasuglio del male di cui hai cercato di liberarti attraverso le lacrime.

Ma se io fossi riuscito a liberarmene, forse ora non starei qui a pensarci.

Mi passo distrattamente il sapone sul corpo, lavando via la voglia insensata di lei, insensata perché la mia mente è fin troppo consapevole che lei non vuole me.

Lei ama David.

Il ricordo delle loro mani intrecciate e dei loro sguardi uniti ferisce e taglia, e squarcia l’ultimo barlume di me ancora intero. Stringo forte gli occhi, voglio cancellare quel momento, come se non fosse ma esistito almeno non nella mia mente. E poi la sua presenza, la sua costante e indesiderata presenza e la dolcezza di quelle labbra, il sapore che non ho avuto il tempo di provare, chiudo l’acqua riaprendo gli occhi, fa tutto male, troppo male.

Mi infilo l’accappatoio e torno a stendermi sul letto, mi copro gli occhi con un braccio, non riesco a spiegarmi cosa provo per lei, e le lacrime che ho versato suonano nella mia testa come un campanello d’allarme. Il suo continuo sfuggirmi mi innervosisce anche se non dovrebbe, lei non dovrebbe contare tanto per me.

Sospiro aprendo gli occhi e fissando il soffitto, vorrei vederla, toccarla di nuovo, stringerla tra le mie braccia come facevo poco meno di ventiquattro ore fa, quella tremenda e indimenticabile notte, che ora mi sembra lontana, vorrei baciarla e sentire il sapore dolce amaro delle sue lacrime scorrere dentro di me, sì, perché sarei disposto anche a vederla piangere ancora se servisse a capirci qualcosa, preferirei un milione di volte che mi dicesse di lasciar perdere piuttosto che questo. Il mio orgoglio ne verrebbe fuori ferito ma prima o poi le ferite guarirebbero, ho imparato da tempo ad uscire dalle situazioni difficili  con meno danni possibili, anche se il mio cuore ne risente.

Il sogno mi ha turbato e anche se volessi ora non riuscirei più a riaddormentarmi, ma sono stanco da morire, non ce la farei a fare nient’altro se non stare fermo qui a pensare, nonostante io sappia fin troppo bene che pensare mi fa male , mi pone di fronte alle cose da cui voglio scappare e non c’è via d’uscita.

Chiudo lo stesso gli occhi, lasciandomi andare alla stanchezza, il lento scorrere del tempo è scandito dal ticchettio dell’orologio poco distante da me, passo in rassegna i testi di alcune canzoni che ho scritto, giusto perché la mia mente non devi verso zone dolorose e proibite, le ricordo tutte, ma sono confuse nella mia testa, non riesco a dar loro una coerenza, non ne ho la forza.

Le lascio andare, anche se confuse, mi tengono compagnia We were the kings and the queens…One day maybe we’ll meet again…One night of the hunter…Search and destroy…

Tell me would you kill to save your life?...

Il ricordo di lei mi invade di nuovo, improvviso, squarciandomi lo stomaco, indesiderato…Hurricane,  aveva detto di sentirsene più vicina  in questo momento, perché?

Sento di scivolare nell’incoscienza mentre questo pensiero mi attraversa la mente, quando riapro gli occhi fuori è giorno e la luce che filtra dalla piccola finestra accanto al letto, mi acceca, sono infreddolito, ho dormito in accappatoio e senza coprirmi, l’orologio segna le 7:13, lei è ancora nella mia mente.

***

La scena è semplice, poche parole, devo dirle che l’amo e che non voglio perderla, devo farlo al buio della stramaledetta stanza di Alan e devo farlo guardandola negli occhi.

Non ci riesco.

Gli occhi bruciano, le palpebre sono pesanti a causa della notte insonne che mi sono lasciato da qualche ora alle spalle, i nervi tesi a fior di pelle, in ginocchio su questo fottuto letto, devo recitare come fossi l’uomo più felice della terra e la ragione per cui è la quarta volta che ripetiamo la scena e abbastanza chiara, o almeno lo è per me.

Rose è lì che evita accuratamente di guardarmi negli occhi ogni volta che non è costretta, è più brava di me a fingere, ma questo l’avevo già capito da tempo, questo maledetto desiderio incontrollato di volerla vicina mi sta facendo impazzire.

“Ragazzi, io, sul serio, non riesco a capire cosa diavolo vi prende oggi. Rose stai semplicemente recitando, io voglio riprodurre la realtà, non voglio che traspari la finzione. Jared tu non sei Alan in questo momento, sei semplicemente irritato e non ti va di recitare questo scena, non sto qui a chiederti il perché, non sono affari miei e non mi interessa, ma non ti pagano per questo e mi aspetto da te che ti dimostri all’altezza di ciò che sei e vali. Questo è il motivo per cui ti ho scelto. Non intendo assistere oltre a questo scempio” David è seduto sulla sua poltrona,  qualche metro lontano da noi, le mani unite e sguardo fisso nel vuoto, riusciamo a sentirlo benissimo perché l’intero set è nel più completo silenzio,  quando compare quel cipiglio sul suo viso tutti sanno che non reagirà urlando come una pazza isterica né recitando nelle sue solite scenate in cui prende e scompare dal set, semplicemente si trasforma nel regista competente ed esigente che è in realtà e con poche parole riesce ad ottenere l’effetto desiderato: scoraggiarci tutti, per poi spingerci a ricominciare più motivati di prima.

Ma, ora come ora, vorrei solo prenderlo a pugni.

“Mi dispiace Dave, hai ragione” sussurra mortificata la voce di Rose al mio fianco, gli occhi del regista si posano su di lei addolcendosi leggermente, non posso fare a meno di notarlo, fisso irritato il pavimento, sospiro e mi alzo dal letto, faccio per allontanarmi.

“Dove credi di andare Jared?” dice solo l’uomo senza guardarmi, non mi volto nemmeno “faccio in modo che tu non sia costretto ad assistere a questo scempio” rispondo, ripetendo le sue parole , stringo i pugni, lui sbotta in una finta risata “comportati da uomo” ribatte e la rabbia che mi invade è più forte di quanto credessi possibile, mi volto verso di lui e mi rendo conto che tutte le persone intorno a noi perdono tanto di importanza che mi sembrano non esistere affatto.

“Tu saresti capace di insegnarmelo?” la mia è una domanda retorica e il sarcasmo che vi metto la carica di malignità, finalmente mi guarda e dietro quegli occhi verdi che mandano lampi non mi sembra di riconoscerlo.

“Smettetela” è stata Rose a parlare, solo ora mi accorgo che si è avvicinata a David e gli tiene una mano sulla spalla, più per trattenerlo che per altro, la cosa mi infastidisce, i miei occhi non si posano su di lei, sono fissi in quelli di lui che continua a guardarmi con aria di sfida  “forse potrei insegnarti a provare ad amare qualcun altro oltre te stesso, anche fingere ti risulterebbe più semplice”.

Non so cosa mi prende a quelle parole, so solo che annullo le distanze in meno di un secondo e mi scaravento su di lui, mi libero di tutta la frustrazione che mi porto dentro cercando di colpirlo il più possibile. Qualcuno urla, qualcuno cerca di fermarmi, altri imprecano, David non reagisce.

“Jared, Jared!” due occhioni scuri e spaventati si mettono tra me e l’oggetto della mia rabbia, sono carichi di un sentimento che non so definire e la sola visione basta a farmi desistere dal continuare ciò che stavo facendo, mi tiene le mani sulle spalle e mi fissa, Dio, quanto ho desiderato che mi fissasse ancora in questo modo, quanto ho desiderato averla così vicina. Non dice altre parole e io mi rendo conto di essere osservato da tutti, mi scrollo le sue mani di dosso e con un’ultima occhiata al suo viso, mi allontano chiudendomi in me stesso.

***

Non so cosa diavolo mi sia preso, ma non riesco a pentirmi di aver fatto quello che ho fatto, ora che  vago da solo tra i fili sparsi di un set immerso nel più completo silenzio so di essermi creato un’immagine che non rispecchia la realtà.  Non sono mai stato una persona violenta, non ho mai picchiato qualcuno solo per il gusto di farlo, né tantomeno per liberarmi di angosce solo mie, ho sempre usato la musica per questo.

Ma David, lui ha meritato quello che ho fatto, lui ha osato calpestarmi, senza usare altro mezzo se non le parole!

 Io-lo-odio.

Mi lascio prendere ancora dalla rabbia e scaravento lontano da me una serie di scatoloni, quasi avessero la sua faccia, quando alzo il viso, l’uomo che credevo fosse un amico, la fonte di tutto questa rabbia, si materializza davanti ai miei occhi. Era sempre stato lì, seduto su quel letto, lo sguardo fisso nel vuoto, nascosto dalla penombra in cui è immerso questo posto, il viso ricoperto di barba, gli occhi tristi al di sotto dei quali si stendono due enormi lividi violacei e gonfi, il labbro spaccato ancora sporco di sangue. La visione mi offre una nuova prospettiva della cosa, mi sono comportato come un mostro, uno stupido, in fondo non ho motivo di avercela con lui, se non questo insensato bisogno di attribuirgli la colpa del comportamento di Rose, il che non fa di me la persona che si sta comportando da adulto.

Mi avvicino decidendo di prendere la situazione in mano, voglio solo chiarirmi con lui non finire a picchiarlo di nuovo, cosa che cercherò accuratamente di evitare nonostante il mio animo in subbuglio, preda di emozioni troppo forti perché io possa tenerle sotto controllo.

“Jared Leto, hai intenzione di picchiarmi ancora?”  il suo è un verso amaro, a metà tra una risata e un singhiozzo, non mi guarda e io non rispondo, limitandomi ad osservarlo. Quando alza il viso c’è un sentimento sconosciuto dentro i suoi occhi.

“Mi dispiace, non avrei dovuto dirti quelle cose, è che, forse, non mi aspettavo una tua reazione, almeno non quella. Credevo ti avesse aiutato” dice solo, guardandomi negli occhi, le sue parole mi colpiscono, sono io che l’ho picchiato, sono io che ho piantato in asso tutti nel bel mezzo di una scena, eppure è lui che si sta scusando con me , quasi avesse commesso in grave errore. Come faccio a dirgli che le sue parole non mi avrebbero dato minimamente fastidio se non fossero state pronunciate davanti a lei? Come faccio a dirgli che i suoi occhi mi mandano in bestia ogni volta che si posano su quelli di lei? Come faccio a dirgli che sto male, sto male perché c’è solo lei nella mia testa??

“Jared che cos’hai?” sussurra mentre io passo una mano tra i capelli scombinandoli  “questo non sei tu, c’è qualcosa che ti turba, volevo solo riuscire a scuoterti con quelle parole, magari farti arrabbiare anche, ma devo ammettere che i pugni non me li aspettavo” cerca di sorridere, queste manifestazioni di bontà mi danno il voltastomaco, ma non perché io le odi o altro, ma perché hanno l’estrema capacità di accentuare il contrasto con la mia anima, che ha litigato da tempo con la sua parte buona.

“Tu non dovresti chiedermi scusa! Io ti ho picchiato e insultato! Io ti odio!” mi trovo a gridare come un pazzo, David è irremovibile, continua a guardarmi negli occhi  “E’ inutile, fottutamente inutile, che tu reciti la parte del buono in questo momento! Picchiami se vuoi, insultami se ti fa piacere! Reagisci, cazzo!!”

“Non ne sento il bisogno”

“Oh sì, certo, avevo dimenticato. Tu stai bene con te stesso, sei circondato da persone che ti amano”  dico persone ma intendo Rose, stringo forte i pugni quando l’immagine di loro due invade di nuovo la mia mente come fa fin troppo spesso in  questi giorni.

“Ah è questo il problema” alzo in fretta lo sguardo su di lui a queste parole “di cosa stai parlando?” domando senza capire.

“Il problema Jay. Il problema ha due enormi e bellissimi occhi scuri, non è così?” non posso credere alle mie orecchie, mi rifiuto di farlo.

“No, lei…non è un problema” distolgo lo sguardo da lui, non sono del tutto sincero, anzi non lo sono per niente.

Lui mi guarda apprensivo “non ti innamorare di lei Jay”

“Io non sono innamorato di nessuno! Non so nemmeno cosa sia l’amore” le parole escono avvelenate, molto più di quanto volessi. Lui sospira passandosi una mano sul viso, continuo ad odiarlo, che mi dicesse sinceramente che tra loro c’è ben altro che un semplice rapporto di lavoro! Saprei come accettarlo, saprei come mettere il punto a questo dolore.

“Jared lei…” si blocca, guardandomi negli occhi, la sua espressione è triste “Non ti accorgi che lei vive di te?”

Le parole mi colpiscono come gelo dentro e fuori di me, sgrano gli occhi incredulo… lui… perché avrebbe dovuto dirmi una cosa del genere? Perché, se in realtà la ama? Lo guardo, cercando nei suoi occhi la risposta ai miei dubbi ma non riesco a trovarla.

“Va da lei” sussurra.

Sono bloccato, bloccato dalla potenza del significato che hanno per me quelle parole, solo ora mi rendo conto di quanto avevo bisogno di sentirmi dire una cosa del genere, solo ora capisco che desidero con tutta l’anima che siano vere, che racchiudano il perché di una situazione che non comprendo.

Lo guardo un ultima volta e mi allontano, quasi correndo, in meno di un secondo sono a pochi metri da lei che sta per scomparire dietro la porta aperta della sua roulotte. M’incammino col cuore a mille verso la fonte del mio desiderio insano e l’abbraccio da dietro affondando il viso nei suoi lunghi e profumati capelli scuri, lei trattiene bruscamente il fiato ma non si muove di un passo, la stringo come se non volessi separarmene per il resto della mia misera esistenza.

“Resta qui ti prego, non andare via da me” sussurro strofinando il viso sul suo collo caldo e beandomi della sua essenza, gioendo con la parte di me che non aspettava altro se non sentirla ancora così vicina così profondamente mia, nell’anima.

“Mi dispiace” lo sento uscire da dentro, le chiedo scusa per quello che provo per lei, questo insensato sentimento. Lei prende una mia mano portandosela al viso, stringe gli occhi bagnandola di lacrime, sento che potrei morire per lei, sento che lo farei. Si volta verso di me, ancora stretta nel mio folle abbraccio e quando le mie labbra scendono a catturare le sue tutto intorno perde di significato, esiste solo lei e il suo sapore dolce.

Mi spingo la porta alle spalle, chiudendola, la dolcezza scompare dal mio tocco sostituita dal disperato bisogno di farmi male di sentirla urlare contro di me, la sollevo da terra portandola sul letto, mi alzo su di lei assaporando ogni centimetro della sua pelle, le mie mani si insinuano sotto la sua felpa larga a contatto con quel corpo fine e acerbo, quando tocco i suoi piccoli seni le sfugge un gemito e sento che potrei impazzire, mi spingo a catturarlo tra le mie labbra.

Mi tolgo la maglietta e la scaravento lontano da me, mi fermo un secondo a guardarla dall’alto in basso, lei ricambia per poi spingersi verso di me, il  contatto col suo corpo mi fa fremere.

Affonda le mani tra i miei capelli e mi bacia, mi lascio andare alle sensazioni che mi provoca, quando apro gli occhi lei è a pochi centimetri da me, il viso spaventato, faccio per attirarla verso di me “Jared, no” sibila lei tra i denti “non toccarmi” mi crolla il mondo addosso mentre si allontana da me sfuggendo alle mie braccia che restano tese nel vano tentativo di trattenerla “non andare via da me” sussurro ancora, nonostante sia consapevole che nessuno può sentirmi,  mi accascio ansante sul letto, incurante del freddo che graffia la mia pelle nuda, è scomparsa di nuovo, e questa volta non è un sogno.

 

 

Cosa ne pensate? Fa tanto schifo? Spero di essere riuscita comunque a rendere quello che volevo ^^

Credo proprio che Jay dovrebbe cominciare a dare un nome a questo sentimento mmm, sìsì! ù.ù

Abbiate la pazienza di continuare a seguirmi e tutti i tasselli andranno a loro posto.

Bacioni, alla prossima <3

   
 
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