Salve a tutti, eccomi
tornata ^^
Innanzitutto mi scuso per
questo capitolo, so benissimo che non è un granché, nonostante ci abbia
lavorato un bel po’, spero comunque che possa piacervi.
Ringrazio col cuore, tutti
quelli che leggono e lasciano recensioni, e tutti coloro che hanno aggiunto la
mia storia alle preferite, ricordate o seguite.
Albicoccacida,
sono felice che tu sia rimasta sorpresa da come è venuto fuori il capitolo,
nonostante sapessi già di cosa avrei parlato ^^. Per quanto riguarda l’averlo
dedicato a te, bè, era il minimo che potessi fare.
Cippyechelon, ma grazie *-*, sono contentissima che la mia
storia ti piaccia, spero che continuerai a seguirla, intanto ti ringrazio con
tutto il cuore per la recensione =*
Luna_chan,
non essere cattiva con me! ç___ç Stavolta ti ho
avvisata! Comunque David non è imparentato con Rose XD e,bè, non posso
prometterti che non soffriranno XD. Grazie per la recensione e per le
chiacchierate su msn. Un bacione sister <3
Buona lettura
=)
Il cigolio del letto è impercettibile,
provocato dal silenzioso muoversi del mio e del suo corpo.
La sento fremere sotto di me, i
corpi nudi e sudati coperti dal lenzuolo leggero, nonostante la temperatura
gelida fuori di qui, sento di bruciare.
Lei graffia e ansima, sopraffatta
da ciò che sta provando e io la lascio fare, combattendo contro il bisogno di
chiudere gli occhi, per godermi le
sensazioni, semplicemente perché non voglio privarmi di quella splendida
visione. Le sue labbra piegate in una smorfia di piacere silenzioso, il suo
corpo nudo a contatto col mio e i suoi capelli neri sparsi per il cuscino, se
potessi dimostrarle più di così quanto la voglio, forse lo farei.
Mi piego in avanti alzando la
testa , mentre sento di essere vicino all’apice del piacere, ma qualcosa attira
la mia attenzione, abbasso gli occhi su di lei, ed è lì, abbandonata al letto,
le lacrime scendono copiose dai suoi occhi e le bagnano il viso, scuote la
testa spaventata da qualcosa.
“Sta calma” voglio dirle “va
tutto bene” ma non riesco a parlare, o meglio, apro la bocca ma da lì non esce
alcun suono.
Mi allontano dal suo viso,
tirandomi sulle braccia che tengo poggiate ai lati della sua testa, non capisco
cosa sta succedendo.
La osservo ancora, ricambiato da
uno sguardo terrorizzato e poi, all’improvviso e senza alcuna spiegazione, la
sua immagine sparisce, come tutto il resto, e io precipito nel vuoto,caduta
libera, senza ostacoli.
Sono
solo, tremendamente solo, lo sono da tutta una vita.
E i suoi singhiozzi continuano ad
invadermi la mente.
Dove sei??
Dove sei, Rose?
E poi, dopo attimi infiniti, mi
schianto al suolo…
Mi metto a sedere di scatto,
passandomi una mano sul viso, ansimo senza riuscire a prendere aria a
sufficienza.
Era solo un sogno, solo un sogno.
Mi volto, sono ancora sconvolto,
do un’occhiata in giro, la stanza è esattamente come l’avevo lasciata prima di
addormentarmi, nessun corpo nudo sotto
le mie lenzuola, nessun calore.
Solo freddo, un freddo che mi
raggiunge fin dentro le ossa.
Sto male, la testa mi gira.
L’orologio segna le 3:47, dormivo
da poco più di mezz’ora. Faccio una smorfia e mi alzo dirigendomi verso il
bagno.
Apro la doccia e faccio scorrere
l’acqua calda, mi spoglio e mi ci infilo sotto, la sensazione a contatto col
gelo della mia pelle mi da i brividi, chiudo gli occhi, scosso da tremori, mi
bruciano e li sento gonfi, la sensazione mi infastidisce, era troppo tempo che
non piangevo, avevo dimenticato cosa significasse, avevo dimenticato il dolore profondo alla
testa che segue, quasi fosse l’ultimo rimasuglio del male di cui hai cercato di
liberarti attraverso le lacrime.
Ma se io fossi riuscito a
liberarmene, forse ora non starei qui a pensarci.
Mi passo distrattamente il sapone
sul corpo, lavando via la voglia insensata di lei, insensata perché la mia mente
è fin troppo consapevole che lei non vuole me.
Lei ama David.
Il ricordo delle loro mani intrecciate
e dei loro sguardi uniti ferisce e taglia, e squarcia l’ultimo barlume di me
ancora intero. Stringo forte gli occhi, voglio cancellare quel momento, come se
non fosse ma esistito almeno non nella mia mente. E poi la sua presenza, la sua
costante e indesiderata presenza e la dolcezza di quelle labbra, il sapore che
non ho avuto il tempo di provare, chiudo l’acqua riaprendo gli occhi, fa tutto
male, troppo male.
Mi infilo l’accappatoio e torno a
stendermi sul letto, mi copro gli occhi con un braccio, non riesco a spiegarmi
cosa provo per lei, e le lacrime che ho versato suonano nella mia testa come un
campanello d’allarme. Il suo continuo sfuggirmi mi innervosisce anche se non
dovrebbe, lei non dovrebbe contare tanto per me.
Sospiro aprendo gli occhi e
fissando il soffitto, vorrei vederla, toccarla di nuovo, stringerla tra le mie
braccia come facevo poco meno di ventiquattro ore fa, quella tremenda e indimenticabile
notte, che ora mi sembra lontana, vorrei baciarla e sentire il sapore dolce
amaro delle sue lacrime scorrere dentro di me, sì, perché sarei disposto anche
a vederla piangere ancora se servisse a capirci qualcosa, preferirei un milione
di volte che mi dicesse di lasciar perdere piuttosto che questo. Il mio
orgoglio ne verrebbe fuori ferito ma prima o poi le ferite guarirebbero, ho
imparato da tempo ad uscire dalle situazioni difficili con meno danni possibili, anche se il mio
cuore ne risente.
Il sogno mi ha turbato e anche se
volessi ora non riuscirei più a riaddormentarmi, ma sono stanco da morire, non
ce la farei a fare nient’altro se non stare fermo qui a pensare, nonostante io
sappia fin troppo bene che pensare mi fa male , mi pone di fronte alle cose da
cui voglio scappare e non c’è via d’uscita.
Chiudo lo stesso gli occhi,
lasciandomi andare alla stanchezza, il lento scorrere del tempo è scandito dal
ticchettio dell’orologio poco distante da me, passo in rassegna i testi di
alcune canzoni che ho scritto, giusto perché la mia mente non devi verso zone
dolorose e proibite, le ricordo tutte, ma sono confuse nella mia testa, non
riesco a dar loro una coerenza, non ne ho la forza.
Le
lascio andare, anche se confuse, mi tengono compagnia We were the
kings and the queens…One day maybe we’ll meet again…One night of the hunter…Search
and destroy…
Tell me would you kill to save your life?...
Il ricordo di lei mi invade di
nuovo, improvviso, squarciandomi lo stomaco, indesiderato…Hurricane, aveva detto di sentirsene
più vicina in questo momento, perché?
Sento di scivolare
nell’incoscienza mentre questo pensiero mi attraversa la mente, quando riapro
gli occhi fuori è giorno e la luce che filtra dalla piccola finestra accanto al
letto, mi acceca, sono infreddolito, ho dormito in accappatoio e senza
coprirmi, l’orologio segna le 7:13, lei è ancora nella mia mente.
***
La scena è semplice, poche
parole, devo dirle che l’amo e che non voglio perderla, devo farlo al buio
della stramaledetta stanza di Alan e devo farlo guardandola negli occhi.
Non ci riesco.
Gli occhi bruciano, le palpebre
sono pesanti a causa della notte insonne che mi sono lasciato da qualche ora
alle spalle, i nervi tesi a fior di pelle, in ginocchio su questo fottuto
letto, devo recitare come fossi l’uomo più felice della terra e la ragione per
cui è la quarta volta che ripetiamo la scena e abbastanza chiara, o almeno lo è
per me.
Rose è lì che evita accuratamente
di guardarmi negli occhi ogni volta che non è costretta, è più brava di me a
fingere, ma questo l’avevo già capito da tempo, questo maledetto desiderio
incontrollato di volerla vicina mi sta facendo impazzire.
“Ragazzi, io, sul serio, non
riesco a capire cosa diavolo vi prende oggi. Rose stai semplicemente recitando,
io voglio riprodurre la realtà, non voglio che traspari la finzione. Jared tu
non sei Alan in questo momento, sei semplicemente irritato e non ti va di
recitare questo scena, non sto qui a chiederti il perché, non sono affari miei
e non mi interessa, ma non ti pagano per questo e mi aspetto da te che ti
dimostri all’altezza di ciò che sei e vali. Questo è il motivo per cui ti ho
scelto. Non intendo assistere oltre a questo scempio” David è seduto sulla sua
poltrona, qualche metro lontano da noi,
le mani unite e sguardo fisso nel vuoto, riusciamo a sentirlo benissimo perché
l’intero set è nel più completo silenzio,
quando compare quel cipiglio sul suo viso tutti sanno che non reagirà
urlando come una pazza isterica né recitando nelle sue solite scenate in cui
prende e scompare dal set, semplicemente si trasforma nel regista competente ed
esigente che è in realtà e con poche parole riesce ad ottenere l’effetto
desiderato: scoraggiarci tutti, per poi spingerci a ricominciare più motivati
di prima.
Ma, ora come ora, vorrei solo
prenderlo a pugni.
“Mi dispiace Dave,
hai ragione” sussurra mortificata la voce di Rose al mio fianco, gli occhi del
regista si posano su di lei addolcendosi leggermente, non posso fare a meno di
notarlo, fisso irritato il pavimento, sospiro e mi alzo dal letto, faccio per
allontanarmi.
“Dove credi di andare Jared?”
dice solo l’uomo senza guardarmi, non mi volto nemmeno “faccio in modo che tu
non sia costretto ad assistere a questo scempio” rispondo, ripetendo le sue
parole , stringo i pugni, lui sbotta in una finta risata “comportati da uomo” ribatte
e la rabbia che mi invade è più forte di quanto credessi possibile, mi volto
verso di lui e mi rendo conto che tutte le persone intorno a noi perdono tanto
di importanza che mi sembrano non esistere affatto.
“Tu saresti capace di
insegnarmelo?” la mia è una domanda retorica e il sarcasmo che vi metto la
carica di malignità, finalmente mi guarda e dietro quegli occhi verdi che
mandano lampi non mi sembra di riconoscerlo.
“Smettetela” è stata Rose a
parlare, solo ora mi accorgo che si è avvicinata a David e gli tiene una mano
sulla spalla, più per trattenerlo che per altro, la cosa mi infastidisce, i
miei occhi non si posano su di lei, sono fissi in quelli di lui che continua a
guardarmi con aria di sfida “forse
potrei insegnarti a provare ad amare qualcun altro oltre te stesso, anche
fingere ti risulterebbe più semplice”.
Non so cosa mi prende a quelle
parole, so solo che annullo le distanze in meno di un secondo e mi scaravento
su di lui, mi libero di tutta la frustrazione che mi porto dentro cercando di
colpirlo il più possibile. Qualcuno urla, qualcuno cerca di fermarmi, altri
imprecano, David non reagisce.
“Jared, Jared!” due occhioni
scuri e spaventati si mettono tra me e l’oggetto della mia rabbia, sono carichi
di un sentimento che non so definire e la sola visione basta a farmi desistere
dal continuare ciò che stavo facendo, mi tiene le mani sulle spalle e mi fissa,
Dio, quanto ho desiderato che mi fissasse ancora in questo modo, quanto ho
desiderato averla così vicina. Non dice altre parole e io mi rendo conto di
essere osservato da tutti, mi scrollo le sue mani di dosso e con un’ultima
occhiata al suo viso, mi allontano chiudendomi in me stesso.
***
Non so cosa diavolo mi sia preso,
ma non riesco a pentirmi di aver fatto quello che ho fatto, ora che vago da solo tra i fili sparsi di un set
immerso nel più completo silenzio so di essermi creato un’immagine che non
rispecchia la realtà. Non sono mai stato
una persona violenta, non ho mai picchiato qualcuno solo per il gusto di farlo,
né tantomeno per liberarmi di angosce solo mie, ho sempre usato la musica per
questo.
Ma David, lui ha meritato quello
che ho fatto, lui ha osato calpestarmi, senza usare altro mezzo se non le
parole!
Io-lo-odio.
Mi lascio prendere ancora dalla
rabbia e scaravento lontano da me una serie di scatoloni, quasi avessero la sua
faccia, quando alzo il viso, l’uomo che credevo fosse un amico, la fonte di
tutto questa rabbia, si materializza davanti ai miei occhi. Era sempre stato
lì, seduto su quel letto, lo sguardo fisso nel vuoto, nascosto dalla penombra
in cui è immerso questo posto, il viso ricoperto di barba, gli occhi tristi al
di sotto dei quali si stendono due enormi lividi violacei e gonfi, il labbro
spaccato ancora sporco di sangue. La visione mi offre una nuova prospettiva
della cosa, mi sono comportato come un mostro, uno stupido, in fondo non ho
motivo di avercela con lui, se non questo insensato bisogno di attribuirgli la
colpa del comportamento di Rose, il che non fa di me la persona che si sta
comportando da adulto.
Mi avvicino decidendo di prendere
la situazione in mano, voglio solo chiarirmi con lui non finire a picchiarlo di
nuovo, cosa che cercherò accuratamente di evitare nonostante il mio animo in
subbuglio, preda di emozioni troppo forti perché io possa tenerle sotto
controllo.
“Jared Leto, hai intenzione di
picchiarmi ancora?” il suo è un verso
amaro, a metà tra una risata e un singhiozzo, non mi guarda e io non rispondo,
limitandomi ad osservarlo. Quando alza il viso c’è un sentimento sconosciuto
dentro i suoi occhi.
“Mi dispiace, non avrei dovuto
dirti quelle cose, è che, forse, non mi aspettavo una tua reazione, almeno non quella. Credevo ti avesse aiutato” dice
solo, guardandomi negli occhi, le sue parole mi colpiscono, sono io che l’ho
picchiato, sono io che ho piantato in asso tutti nel bel mezzo di una scena,
eppure è lui che si sta scusando con me , quasi avesse commesso in grave
errore. Come faccio a dirgli che le sue parole non mi avrebbero dato minimamente
fastidio se non fossero state pronunciate davanti a lei? Come faccio a dirgli
che i suoi occhi mi mandano in bestia ogni volta che si posano su quelli di
lei? Come faccio a dirgli che sto male, sto male perché c’è solo lei nella mia testa??
“Jared che cos’hai?” sussurra
mentre io passo una mano tra i capelli scombinandoli “questo non sei tu, c’è qualcosa che ti
turba, volevo solo riuscire a scuoterti con quelle parole, magari farti
arrabbiare anche, ma devo ammettere che i pugni non me li aspettavo” cerca di
sorridere, queste manifestazioni di bontà mi danno il voltastomaco, ma non
perché io le odi o altro, ma perché hanno l’estrema capacità di accentuare il
contrasto con la mia anima, che ha litigato da tempo con la sua parte buona.
“Tu non dovresti chiedermi scusa!
Io ti ho picchiato e insultato! Io ti odio!” mi trovo a gridare come un pazzo,
David è irremovibile, continua a guardarmi negli occhi “E’ inutile, fottutamente inutile, che tu
reciti la parte del buono in questo momento! Picchiami se vuoi, insultami se ti
fa piacere! Reagisci, cazzo!!”
“Non ne sento il bisogno”
“Oh sì, certo, avevo dimenticato.
Tu stai bene con te stesso, sei circondato da persone che ti amano” dico persone ma
intendo Rose, stringo forte i pugni quando l’immagine di loro due invade di
nuovo la mia mente come fa fin troppo spesso in
questi giorni.
“Ah è questo il problema” alzo in
fretta lo sguardo su di lui a queste parole “di cosa stai parlando?” domando
senza capire.
“Il problema Jay. Il problema ha
due enormi e bellissimi occhi scuri, non è così?” non posso credere alle mie
orecchie, mi rifiuto di farlo.
“No, lei…non
è un problema” distolgo lo sguardo da lui, non sono del tutto sincero, anzi non
lo sono per niente.
Lui mi guarda apprensivo “non ti
innamorare di lei Jay”
“Io non sono innamorato di
nessuno! Non so nemmeno cosa sia l’amore” le parole escono avvelenate, molto
più di quanto volessi. Lui sospira passandosi una mano sul viso, continuo ad
odiarlo, che mi dicesse sinceramente che tra loro c’è ben altro che un semplice
rapporto di lavoro! Saprei come accettarlo, saprei come mettere il punto a
questo dolore.
“Jared lei…”
si blocca, guardandomi negli occhi, la sua espressione è triste “Non ti accorgi
che lei vive di te?”
Le parole mi colpiscono come gelo
dentro e fuori di me, sgrano gli occhi incredulo… lui… perché avrebbe dovuto dirmi una cosa del genere? Perché,
se in realtà la ama? Lo guardo, cercando nei suoi occhi la risposta ai miei
dubbi ma non riesco a trovarla.
“Va da lei” sussurra.
Sono bloccato, bloccato dalla
potenza del significato che hanno per me quelle parole, solo ora mi rendo conto
di quanto avevo bisogno di sentirmi dire una cosa del genere, solo ora capisco
che desidero con tutta l’anima che siano vere, che racchiudano il perché di una
situazione che non comprendo.
Lo guardo un ultima volta e mi
allontano, quasi correndo, in meno di un secondo sono a pochi metri da lei che
sta per scomparire dietro la porta aperta della sua roulotte. M’incammino col
cuore a mille verso la fonte del mio desiderio insano e l’abbraccio da dietro
affondando il viso nei suoi lunghi e profumati capelli scuri, lei trattiene
bruscamente il fiato ma non si muove di un passo, la stringo come se non
volessi separarmene per il resto della mia misera esistenza.
“Resta qui ti prego, non andare
via da me” sussurro strofinando il viso sul suo collo caldo e beandomi della
sua essenza, gioendo con la parte di me che non aspettava altro se non sentirla
ancora così vicina così profondamente mia, nell’anima.
“Mi dispiace” lo sento uscire da
dentro, le chiedo scusa per quello che provo per lei, questo insensato
sentimento. Lei prende una mia mano portandosela al viso, stringe gli occhi
bagnandola di lacrime, sento che potrei morire per lei, sento che lo farei. Si volta
verso di me, ancora stretta nel mio folle abbraccio e quando le mie labbra
scendono a catturare le sue tutto intorno perde di significato, esiste solo lei
e il suo sapore dolce.
Mi spingo la porta alle spalle,
chiudendola, la dolcezza scompare dal mio tocco sostituita dal disperato
bisogno di farmi male di sentirla urlare contro di me, la sollevo da terra
portandola sul letto, mi alzo su di lei assaporando ogni centimetro della sua
pelle, le mie mani si insinuano sotto la sua felpa larga a contatto con quel
corpo fine e acerbo, quando tocco i suoi piccoli seni le sfugge un gemito e
sento che potrei impazzire, mi spingo a catturarlo tra le mie labbra.
Mi tolgo la maglietta e la
scaravento lontano da me, mi fermo un secondo a guardarla dall’alto in basso,
lei ricambia per poi spingersi verso di me, il
contatto col suo corpo mi fa fremere.
Affonda le mani tra i miei
capelli e mi bacia, mi lascio andare alle sensazioni che mi provoca, quando
apro gli occhi lei è a pochi centimetri da me, il viso spaventato, faccio per
attirarla verso di me “Jared, no” sibila lei tra i denti “non toccarmi” mi
crolla il mondo addosso mentre si allontana da me sfuggendo alle mie braccia
che restano tese nel vano tentativo di trattenerla “non andare via da me”
sussurro ancora, nonostante sia consapevole che nessuno può sentirmi, mi accascio ansante sul letto, incurante del
freddo che graffia la mia pelle nuda, è scomparsa di nuovo, e questa volta non
è un sogno.
Cosa ne pensate? Fa tanto schifo? Spero di essere
riuscita comunque a rendere quello che volevo ^^
Credo proprio che Jay dovrebbe cominciare a dare un nome
a questo sentimento mmm, sìsì! ù.ù
Abbiate la pazienza di continuare a
seguirmi e tutti i tasselli andranno a loro posto.
Bacioni, alla prossima <3