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Autore: secretdiary    06/09/2010    5 recensioni
Ho scritto questa FF per un contest. Premetto che non impazzisco per la saga di Twilight, ma il contest chiamava, ed io ho risposto xD Ho scritto di Rosalie, e del periodo subito dopo la sua vampirizzazione; quando si è vendicata di Royce per intenderci. Al contest sono arrivata prima, spero che anche voi possiate trovare questo breve racconto piacevole. Mi raccomando, recensite in tanti!! Bisous.
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rosalie Hale
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
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Piccola annotazione prima di iniziare:
Cari lettori, innanzitutto vi ringrazio per aver aperto questa storia e per aver scelto di spendere un po' del vostro tempo per leggerla.
Vi rubo solo un paio di righe prima di lasciarvi al racconto: è finalmente uscito il mio primo romanzo.
Ora, finalmente, sono un'autrice pubblicata.
Se amate le storie fantasy, nel campo destinato al mio profilo, trovate tutte le informazioni relative al romanzo.

Grazie per l'attenzione ;)
Buona lettura!!
Bisous *-*

La maledizione e la caccia

 

Perché?

Questa domanda risuonava nella mia testa come un campanello d'allarme.

Perché?

Avevo tutto, avevo perso tutto.

No, una cosa mi era rimasta: la mia bellezza.

Ero ancora la più bella.

Il mio aspetto fisico era diventato, se possibile, ancora più attraente dopo che i canini di Carlisle affondarono nel mio collo quella notte.

Sì, il mio incarnato madreperlaceo, i miei soffici capelli colore dei raggi della luna, il mio viso altero e perfetto mi rendevano seducente.

Che maledizione!

Se non fosse stato per la fisionomia, sarei stata come Vera: sposata e con un figlio.

Avrei vissuto una vita.

Una vita felice.

Perché?

Perché sono stata maledetta?

La mia bellezza attirò Royce King II.

Sarebbe diventato tra gli uomini più ricchi del Paese.

Avevo diciotto anni e tutti i miei sogni si sarebbero coronati.

Certe volte però penso che quello che mi è successo ha impedito che si ripetesse ad altre ragazze come me.

Volete sapere cosa accadde?

Morii e rinacqui.

Persi la mia anima per sempre.

In cambio mi vendicai...

 

02 Maggio 1933

Avrei dovuto sposarmi in quel giorno.

Avrei dovuto iniziare una nuova vita con mio marito.

Ero una vampira da sette giorni.

Ero forte, curiosa e assetata.

Il male che mi è stato fatto non è minimamente immaginabile, e non lo augurerei al mio peggior nemico...

beh, forse a Royce sì.

Ricordavo perfettamente cosa mi era accaduto una settimana prima: ero diventata una vampira.

Il dottor Cullen mi aveva infettata per “salvarmi”.

Che idiozia.

Avrei voluto morire.

Restare sulla terra, restando consapevole di ciò che avevo perso è struggente, insopportabile.

D'altra parte Carlisle non mi diede scelta.

Mi fece diventare come lui.

Probabilmente voleva una “famiglia”.

Quale dolce finzione!

Noi siamo un clan, abbiamo perso il diritto di chiamarci famiglia.

Non abbiamo la purezza di una famiglia.

Ad ogni modo Carlisle, Esme ed Edward mi lasciarono libera di decidere: avrei potuto unirmi a loro o proseguire per la mia strada.

Ma quale strada?

Non avevo più un percorso, non avevo più una meta.

Ero sola.

Spesso nella mia mente rivivevo quella notte.

Non potevo convivere con quelle immagini, con quei ricordi.

Esme mi parlò dei Volturi: erano in grado di uccidere i vampiri che violavano la legge.

Morte.

Almeno sarei stata libera.

Avevo individuato il mercantile che mi avrebbe condotta in Italia, ma la notte prima di imbarcarmi accadde un fatto che mi cambiò più di quanto avesse fatto il mio incontro con Carlisle: una giovane di diciassette anni era morta, proprio come sarebbe capitato a me se non fossi stata infettata.

Riconobbi la puzza di Royce e dei suoi amici.

Non ero l'unica.

Forse ero la prima ragazza “non sconosciuta”, altrimenti le autorità avrebbero indagato.

La giovane era un'orfana senza casa, sena amici, senza lavoro.

Sentii ribollire la rabbia dentro di me.

Non potevo permettere che altre ragazze subissero gli abusi a cui ero stata sottoposta.

Erano sevizie insopportabili.

Osservai il mercantile salpare senza di me.

Dovevo andare a caccia.

 

03 Maggio 1933

Gli uomini che mi avevano violata erano cinque, contando Royce.

Oh, lui sarebbe stato l'ultimo.

Doveva sapere che stavo arrivando.

Doveva aver paura.

Doveva pregare di morire, così come l'avevo fatto io.

Tornai nel vicolo.

Osservai la pozza del mio sangue, ormai rappreso.

La mia espressione era impassibile.

Fu facile scoprire chi erano gli amici, il branco oserei dire, di Royce.

I loro nomi erano a fuoco nella mia mente, così come lo era il male che mi avevano fatto.

Ripensai alla ragazza.

L'avrei vendicata.

Ci avrei vendicate.

Avevo il potere di farlo.

  • John Radcliffe

  • Anthony Felton

  • George Lerman

  • William Spall

  • Royce King II

 

04 Maggio 1933

John Radcliffe aveva preso un treno, di ritorno in Georgia.

Era notte.

Il rumore delle rotaie mi accompagnava mentre correvo accanto al veicolo.

Dovevo cercare la carrozza di John, la bestia numero uno.

Lo vidi mentre chiudeva il finestrino.

Gli correvo accanto, ma lui non mi notò.

Era buio.

Salii sul treno con un salto agile.

Nessuno si accorse di questa passeggera senza biglietto.

I miei occhi erano rossi, accecati dalla brama di sangue, ma sempre alteri, superiori.

Risi divertita quando mi accorsi che si era chiuso dentro la sua cuccetta.

Rintanato come un ratto.

Un lurido sorcio che avverte la sua fine.

La mia risata fresca e cristallina lo avvertì del mio arrivo.

Divelsi la porta e lo guardai risvegliarsi.

Mi ripugnava.

Ordinai a me stessa di non bere una goccia del suo sangue.

Non volevo che qualcosa di loro mi restasse dentro.

Represse un grido di allarme.

Gli sarò sembrata un fantasma: una dea pallida, avvolta dal suo ampio abito bianco, con i capelli selvaggi che circondavano il volto.

“R-Rose” farfugliò terrorizzato.

Si ricordava come mi chiamavo.

Disgusto.

“non osare pronunciare il mio nome con le tue sudicie labbra” ordinai.

Guardava fisso i miei occhi rossi.

Un sorriso folle attraversò il mio volto.

Nel frangente da lui impiegato per sbattere le ciglia, fui innanzi a lui.

Strinsi il suo fragile collo nella mia mano.

Sudava come un maiale.

“dov'è Anthony?” domandai con voce fredda.

Mi disse di non sapere di chi stessi parlando.

Ripetei la domanda stringendo la presa.

Si mise a piangere.

Risi della sua debolezza.

Con un semplice gesto gli ruppi il ginocchio.

L'articolazione assunse una postura innaturale.

Le sue grida di dolore non mi facevano che bene.

Acquistavo sicurezza, forza.

“dov'è Anthony? Parla, o perderai l'altra gamba!”.

La sua bocca era sporca di saliva, di lacrime e di muco.

Riuscì a darmi l'indirizzo del suo amico.

“grazie” mormorai con un sorriso folle.

Gli ruppi l'osso del collo.

Attirati dalle grida di John giunsero due controllori.

Li sentii arrivare.

Saltai dal treno passando per il finestrino.

  • John Radcliffe

  • Anthony Felton

  • George Lerman

  • William Spall

  • Royce King II

 

06 Maggio 1933

Anthony Felton aveva raggiunto la residenza di campagna dei suoi genitori.

Mi aveva servito la sua morte su un vassoio d'argento.

Era isolato e indifeso.

Aveva appena letto la notizia della brutale morte di John.

Avevo lasciato un messaggio.

Amavo la teatralità.

Nel vagone, sopra al cadavere di John, la polizia aveva trovato una rosa e una viola: i fiori che Royce mi regalava durante il corteggiamento.

Anthony iniziò a pensare che forse non ero morta.

Dopotutto la polizia non aveva mai trovato il mio meraviglioso corpo, martoriato da loro.

La bestia numero due non riuscì a dormire quella notte.

Continuava a svegliarsi di soprassalto, madido di sudore.

Talvolta mi facevo scorgere in un angolo buio, o tra le tende verdi della sua camera.

Ogni volta che credeva di vedermi, mi implorava di risparmiargli la vita, ma io sparivo prima che potesse terminare di parlare.

Si chiama tortura psicologica.

Poco prima dell'alba decisi di portare a termine la mia vendetta.

Mi mostrai completamente a lui.

“perdonami, perdonami” mi implorò con un viscido tono pietoso e molto poco dignitoso.

Lo guardai con superiorità.

“io non sono capace di perdonare” gli risposi prima di ucciderlo spingendolo con violenza contro una parete.

Sbatté la testa e se la ruppe.

L'odore del suo sangue penetrò le mie narici con forza.

Colma di ribrezzo mi ritrassi.

Dovevo resistere.

Non dovevo berlo.

Mi avvicinai alla posta e presi una lettera a lui destinata: il mittente era George.

Avevo il suo indirizzo.

  • John Radcliffe

  • Anthony Felton

  • George Lerman

  • William Spall

  • Royce King II

 

10 Maggio 1933

George Lerman e William Spall erano insieme, nello chalet di montagna del primo.

Fui fortunata: due in un colpo solo.

Mi era sempre piaciuta la montagna.

Attesi che calasse la notte.

Ancora loro due tra me e Royce.

Dopo cosa avrei fatto?

Non sapevo darmi una risposta.

Compresi di essere stata troppo precipitosa nel voler recarmi immediatamente dai Volturi.

La mia bellezza aveva maledetto la mia vita, mi aveva resa superficiale, ma forse ora avevo l'occasione di redimermi.

Forse potevo diventare una persona migliore.

Quel pensiero mi consolò mentre entravo nello chalet.

George era armato di fucile.

Risi spavalda.

Credeva davvero che avrebbe potuto uccidermi?

Non ci era riuscito quando ero un'ingenua fanciulla, credeva di poterlo fare ora che ero un'assassina?

Ora che ero una cacciatrice?

Anche loro implorarono la mia pietà.

Vigliacchi.

Insulsi.

Non avevano problemi ad uccidere una ragazza indifesa, ma quando si trovavano di fronte a chi poteva punirli, tremavano.

Era comunque una bella sensazione.

Mi sentivo come se fossi tornata dalla tomba per compiere il mio destino.

Mi avventai su George.

Sparò, ma evitai il colpo.

Gli presi il fucile, me lo consegnò lentamente.

Era paralizzato dalla paura.

Semplicemente lo strangolai.

Mi voltai verso William.

Non lo avevo mai perso di vista.

Era accasciato al suolo.

Credetti che potesse realmente morire di paura.

Terrorizzato dalla dea della morte.

Notai il camino acceso, con un attizzatoio accanto.

Mi ricordai cosa mi aveva detto quella notte.

“le donne sono come il bestiame: vanno marchiate a fuoco con lo stemma del proprietario”.

Voleva imprimere nella mia pelle il sigillo posto sull'anello di Royce.

Fortunatamente il mio promesso lo fermò: sarebbe stato un segno di colpevolezza, una prova tangibile delle loro azioni, del male che mi avevano fatto.

Presi l'attizzatoio e lo posai sulle fiamme.

Mi voltai verso William.

Mi avvicinai lentamente, agitandogli l'attizzatoio incandescente innanzi agli occhi.

I suoi pantaloni si bagnarono.

Ora non era più troppo spavaldo.

Gli aprii la camicia.

Era come un pupazzo; un fantoccio immobile.

Lo marchiai.

Urlò.

La sua morte mi dette soddisfazione.

'Sto arrivando, Royce' pensai.

  • John Radcliffe

  • Anthony Felton

  • George Lerman

  • William Spall

  • Royce King II

 

17 Maggio 1933

Attesi sette giorni prima di andare a trovare Royce.

Volevo che pensasse che ogni giorno potesse essere l'ultimo, volevo che ogni notte avesse l'impressione di vedermi.

Quattro rose, quattro viole, ne mancava ancora uno.

Ancora un fiore.

Royce era chiuso nella suite di un albergo.

Aveva perfino la scorta!

Due uomini armati difendevano l'ingresso.

Ridicolo.

La bestia numero tre e la bestia numero quattro almeno avevano cercato di difendersi da soli, seppur con risultati discutibili.

Sebbene avessi potuto entrare dalla finestra, preferii un'entrata in grande stile.

Indossai un abito da sposa che avevo noleggiato.

Stordii le due guardie: loro non mi interessavano.

Avvertivo l'odore della paura di Royce.

Era inebriante.

Entrai nella suite.

Anche lui mi pregò di risparmiarlo.

tu mi hai risparmiata?”.

No, non l'aveva fatto.

Né io, né le altre ragazze.

Gettai ai suoi piedi una rosa e una viola.

Gemette di paura; forse dovrei dire “squittì di paura”.

Il suo verso era molto simile ad uno squittio.

Fui brutale.

Fui su di lui e continuai a morderlo, impietosa, folle, frenetica.

Ero una vera vampira.

Non ingoiai mai il suo sangue.

Glielo risputai addosso.

La bestia numero cinque morì dissanguata, coperta su tutto il corpo da miriadi di morsi.

Mi rialzai in piedi.

Il mio bell'abito bianco era macchiato di sangue.

Mi pulii la bocca e uscii dall'albergo, senza voltarmi mai più.

Ripensai a Rosalie Hale, ripensai alle altre ragazze.

  • John Radcliffe

  • Anthony Felton

  • George Lerman

  • William Spall

  • Royce King II

   
 
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