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Autore: sara chan 92    06/09/2010    1 recensioni
La musica è qualcosa di più che musica, è un potere nascosto dentro di te che ti fa sognare, combattere, rialzarti e arrivare fin dove vuoi tu...al successo, o anche a qualcos'altro. Sei ragazzi in cerca del successo e della libertà che combattono fino alla fine , fino all'ultima nota.
Genere: Avventura, Science-fiction, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1. Cinica Quotidianità 

Sono io o gli altri che sono sbagliati?Il mio potere serve a qualcosa?

Troppe domande nessuna risposta. Perché penso troppo?

 

sento una voce gracchiante nella mia testa

La mia mente si apre, mi guardo in giro e vedo che tutti mi fissano, anche la professoressa. Leggo il quesito sperando sia quello giusto poi alzo il viso e rispondo con la maggiore chiarezza. Lei mi guarda accigliata, ma subito, concluso il mio discorso, si apre in un sorriso.

mi dice scherzando. Sì, sono brava a cavarmela; forse grazie al mio potere o forse è un’eredità di famiglia. La campana suona e annuncia la fine delle ore. Sbuffo ripensando alla mia vita e alla mia famiglia. Sbuffo.

 

Piacere mi chiamo Sahmara e sono una liceale. Non sono normale e non lo sarò mai. La mia famiglia è la più strampalata che potessi scegliere ed io sono come loro. Mia madre parla con gli animali e ogni sorta di oggetto abbastanza intelligente da conversare con lei e mia sorella parla al vento. Mio padre è forse il più sobrio poiché a lui piace scrivere e lo fa su ogni dove.

E infine io, la sua preferita, la viaggiatrice della mente. Si possono fare molte cose con la mente. Ma ora non mi sembra il caso di star qui ulteriormente a spiegare. Meglio tornare alla narrazione.

Esco da scuola con il solito passo lento, le cuffie nelle orecchie e una leggera musica che mi trapassa il cervello. Dicono che sia brava a cantare, ma non lo so perché non ci ho mai fatto caso. Mi piace suonare però e riesco a suonare di tutto, poiché a quanto pare imparo in fretta. Essendo il mio potere paragonabile alla genialità,infatti, apprendo con facilità ciò che mi piace e sfrutto appieno il mio cervello.

Sogghigno tra me, mentre rivedo l’immagine del mio compagno, nonché mio migliore amico, che si scervella su un compito che io ho svolto in un millesimo di secondo, e non sto esagerando. Come avrete capito non sono modesta, almeno su alcune cose. E chiacchiero tanto, troppo. Divago e poi rientro, sono prolissa e complicata, come la mente umana.

 

Cammino, mentre gli occhi vanno alla sua ricerca. Non lo trovo e mi dirigo al solito punto d’incontro, fissando insistentemente l’entrata. Poco dopo lo vedo uscire circondato da un gruppo di ragazze. Il solito dongiovanni, ma non lo fa apposta, semplicemente è affascinante. La sua chioma bionda e riccioluta spicca tra la folla e i suoi profondi occhi azzurri mi afferrano attraverso le spesse lenti degli occhiali da sole, inutili.

“Hey Sam” Alza il braccio e mi saluta con la mano, mentre io ricambio con il capo.

 

Il nome Sahmara è troppo lungo, troppo complesso e troppo femminile. Solo mia madre mi chiama così. Sam è più sciolto, schietto e aspro. Come me.

 

“Hey Gael” Lui è appunto il tipo di ragazzo a cui solo una persona è immune al suo fascino e quella sono io, la sua migliore amica, colei che lo ha visto crescere, realmente.

Sono baggianate quando dicono che i genitori conoscono il proprio figlio perché l’hanno visto crescere. Per capire un bambino ci vuole un bimbo, per capire un adolescente ci vuole un altro della medesima età, per capire un adulto non serve molto.

 

“Ti vedo calma oggi” scherza. Noi siamo opposti: io sono calma e schietta di natura. Lui si agita per niente e sorride sempre. “Eh si” rispondo a monosillabi, ma per lui non è un problema, oramai è abituato.

“Ho un idea baby” Quante delle ragazze che ci guardano vorrebbero essere al mio posto. Indosso il casco della moto e gli chiedo spiegazioni. “Perché non mettiamo su una band?” chiede. Lo guardo calma come non mai. Rido. Lui è l’unico che ha il potere di farmi ridere di gusto e per adesso non ho trovato nessun altro che lo possa sostituire.

“Ok, ma come farai con la scuola e tua madre?” Sua madre è donna single in carriera perennemente ipertesa e isterica. La sua condanna: suo figlio.

Sorride “Non preoccuparti. Ho qui un otto che la addolcirà” risponde tutto compiaciuto.

Non gli faccio i complimenti e non chiedo spiegazioni poiché so già che progettava da qualche tempo questa cosa e aspettava con impazienza l’occasione favorevole.

“Gli altri componenti?” chiedo e lui risponde con una sola parola: Provini.

Sbuffo e lui capisce che non li seguirò, almeno non direttamente e annuisce.

Ci capiamo al volo. Partiamo e ci lasciamo alle spalle voti e spiegazioni, verso la tranquillità della mattina.

 

Scendo dal motorino. Non potrebbe portarmi su con lui, ma tanto non ci sono i vigili in questa dannata città.

“Bye” saluta allegro, mentre posteggia il mezzo.

“Perché mi saluti?” inizio a dire, ma poi mi volto e lo trovo al cel.

Lo chiude e mi guarda. Sorride , o meglio ghigna.

“Domani ho il primo provino.” È impressionante come la fortuna lo accompagni sempre e come lui la sfrutti per tormentarmi. “Ok,ora andiamo a studiare”

 

Ci carichiamo la cartella in spalla e guardiamo il cielo .Pioverà ma è autunno, non dispiace e a volte è anche piacevole.

Entriamo dal portone principale e la porta a vetri si richiude con clangore non accompagnata dalle mie mani,mentre lui chiama l’ascensore.

“Ascensoreeeeeee”urla verso i piani più alti. Io sghignazzo e lui mi segue a ruota passando metà del tempo in ascensore a ridere a crepapelle per ogni minimo verso.

 

Quando usciamo dall’ascensore,sua madre è davanti alla porta che ci fissa con sguardo truce ed io faccio altrettanto con lui perché so che affronterà subito il discorso, tirandomi dentro i suoi casini. Sbuffo ed è la terza volta oggi e di sicuro non l'ultima.

“Potreste schiamazzare di meno” ci accoglie sua madre con fare severe,ma poi ci fa entrare sorridendo. Si è paranoica,schizzata,ma è un ottima persona ed io la stimo molto. Guarda caso è la migliore amica di mia madre che è l’esatto opposto. Ma questo è un altro discorso.

“Ciao” sussurro entrando al piccolo gatto che scivola tra le mie gambe. “Che buon odore!”esclamo. Poi seguendo Gael mi avventuro nella cucina.

 

“Mamma” sento dirgli mentre l’aiutiamo ad apparecchiare “Che ne dici se entro in una band?”

Lei lo guarda storto,io sogghigno. Poi guarda me ed io le sorrido. “Sì,veglierò su di lui” le rispondo mentalmente e capisce sorridendomi a sua volta. Si gira verso il figlio e lo fissa con sguardo truce.

“Alla prima insufficienza sei fuori” ribatte al viso d’angelo di Gael. Lui sprizza vittorioso e continua a ripeterle grazie infinite volte. È sempre il solito.

 

Mangiamo con calma,mentre lei si prepara per andare al lavoro; poi,mentre noi laviamo i piatti e riordiniamo, ci saluta e va.

“Metti la musica Sam” mi ordina dolcemente. “Caso” chiedo,annuisce.

 

Faccio partire lo stereo,una canzone reggae è il top mentre lavi i piatti.

Noi siamo i tipi di ragazzi che si fissano su un gruppo o su una canzone,non su un genere.

Sorride sentendo una dei suoi brani reggae preferiti. Ricambio,è anche uno dei miei.

Poi gli do una spintarella con l’anca e mi affianco a lui davanti al lavello.

“A che ora hai il provino?” chiedo.

“Ma allora ti interessa almeno un pochino” esclama aprendosi in uno di quei suoi sorrisi così potenti da sciogliere la regina dei ghiacci,ma che su di me non avevano più effetto.

“Bo. Forse” Non sono una ragazza loquace con le parole,preferisco pensare e solo una persona che percepisce i miei pensieri può parlarmi. Comunque si può dire che io sia interessata,tanto per spezzare la monotonia.

“Alle due. Mamma esce e viene qua” risponde senza smettere di sorridere. “Femmina o maschio?” chiedo come se fosse un interrogatorio.

“Maschio. Non sarei sicura con altre femmine che non fossero te,Sam carissima” Fa un finto inchino e ricominciamo a ridere,spruzzandoci le ultime gocce di acqua e sapone rimaste sulle mani.

Verso le tre del pomeriggio iniziamo a studiare. Mezz’ora e io finisco,poi guardo un po’ di tv in attesa della sua richiesta di aiuto che fino all'anno precedente avevo dovuto soddisfare ogni pomeriggio.

“Sam,indovina?” mi chiede poggiando la sua testa sulle mie spalle “Domani finisce il mondo?” Ironizzo. Ho una visione oggettiva del mondo,forse un pelino pessimistica,ma tutto sommato me la cavo.

Sbuffa ed io rido. “Ho finito i compiti,tutti e senza il tuo aiuto”

Gli scoppio a ridere in faccia e lui ride.

“Sei esilarante” Lui si inchina di nuovo.

“Mi lusinga milady”

Il cellulare vibra,il suo. Lui risponde ed io guardo l’ora. Gli faccio segno che scappo,sono in ritardo. Annuisce forse troppo preso dalla telefonata,mentre io infilo il giubbetto e afferro lo zaino. Gli lancio un bacio per aria e lui sorride. È il mio migliore amico, che ci posso fare.

 

Prendo l’autobus. Il bus è un incredibile insieme di pensieri e parole. Se un sedile è pulito,rimane esiliato e diventa l’immacolato; ogni sedile infatti è tappezzato di scritte d’amore,di amicizia,volgari e aggressive, simboli di ogni genere di età adolescenziale.

Il bus è quasi vuoto e non presto attenzione alle persone intorno a me,ma mi concentro sul cel.

“Tre provini domani:un bassista e un batterista. Il chitarrista sarò io e tu la cantante. Baci G”

Digito due parole veloci: “Il terzo provino?Io cosa suono? Baci Sam”

Chiudo il cel,uno di quei telefoni a sandwich che vengono aperti e chiusi ritmicamente se il possessore è una persona un tantino agitata o paranoica. Io purtroppo, benché non sia né agitata né paranoica, ho acquisito questo strano tic.

Lo chiudo e un attimo dopo vibra. “Tu canti imbecillotta, l’ho scritto prima. Il terzo provino sono io,no scherzo. È un tastierista,ma voglio trovarlo anche con una bella voce”

“Ok. Poi mi fai sapere Notte” “Notte”.

Ecco la mia fermata. Scendo e tiro fuori le chiavi dalla tasca del giaccone infilandole nel grande portone antico di casa mia.

“Sono a casa” annuncio con pochissimo entusiasmo. “Bentornata cara” mi sorride pacificamente mia madre,chinata vicina all’ennesima pianta “Dice che è felice di conoscerti”

Le sorrido,è bellissima quando fa così. Poi mi incammino verso la mia camera, ma mio padre blocca la via. “Sam ho scritto l’incipit del mio nuovo libro” mi annuncia tutto eccitato. Sghignazzo,se inizia così vuol dire che se l’è scordato.

“Purtroppo poi tua madre ha lavato i pavimenti ed è scomparso” Avevo ragione.

“Vuoi che te lo recuperi?” gli chiedo,ma lui fa segno di diniego e se ne va.

 

Mi chiudo in camera mia. La mia camera è forse il luogo più diverso dal resto della casa arredata in stile antico. Il mio piccolo  rifugio è dotato di tutto ciò che per me è necessario: la piccola stanza dove vivo, una stanza armadio dove buttare dentro ogni vestito e un minuscolo bagno per non essere disturbata da nessuno. La vera e propria stanza è occupata al centro dal mio bellissimo letto a mezzaluna con il piumone a quadretti bianchi e neri; la parete di fronte al letto ci sono la scrivania e gli scaffali con i libri e ogni sorta di oggetto che decido di tenere. Infine le altre pareti sono ricchi di gingilli e strumenti musicali e non, che papà mi ha portato da i suoi mille viaggi.

 

Mi butto sul letto e tiro fuori il portatile; navigo un po’ in internet e poi mi immetto nella chat.

Hai due messaggi di posta

Odiosa voce gracchiante. Guardo in modo truce lo schermo e poi li apro.

Il primo messaggio è da Gael, che mi chiede se può servirci un sassofonista e altre brevi domande sulla band.Gli rispondo che ci servirà quasi raramente perciò risulterebbe inutile.

Il secondo è dall’organizzazione e ,appena lo leggo, alzo gli occhi al cielo. Papà ha una nuova missione, glielo dirò a cena. Intanto apro la finestra di chat e chiacchiero cordialmente con pochi.

 

A cena riferisco il messaggio e lui sbuffa: è da lui che ho preso la mia abilità nello sbuffare.

Non ama essere interrotto con missioni, mentre sta scrivendo un libro, nonostante ami il suo lavoro. Gli sorrido consolante e lui ricambia,poi finiamo di mangiare chiacchierando di altro.

 

Tornata in casa sento il telefono che trilla sonoramente. Lo lascio squillare un po’, poi rispondo.

< Ciao scorbutica > mi saluta Gael < ciao rompiscatole > lo rimbecco divertita.

< Domani vieni ai provini?> Un No secco esce dalle mie labbra < Eddai >  < No ho molte cose da fare> rispondo alla sua supplica.

Mi domanda cosa e da lì la nostra conversazione prende il volo  durando minuto più,minuto meno due ore. Attacco augurandogli la buonanotte e mi preparo per far la doccia.

 

Le gocce scivolano lente sul mio corpo e la mia mente si purifica. Qual è la pubblicità belli fuori,belli dentro o viceversa? Bo non mi ricordo e non mi interessa.

Esco e mi avvolgo nell’asciugamano. Sbuffo. OK,oggi è la giornata degli sbuffi. Lego i capelli corvini in due codini e mi avvio in camera. Mi butto sul letto e prendo un libro. Lo sfoglio, ma non ho tanta voglia di leggere, preferisco pensare. E allora penso, al domani e a ieri, a Gael e alla band. Mi soffermo su questi ultimi punti. Detesto enormemente quando la gente mi stravolge la vita ma Gabriel l’ha fatto così tante volte che ormai ci sono abituata.

 

Frugo nell’armadio alla ricerca del maglione largo bianco e lo indosso;poi mi infilo sotto le coperte nel tepore del mio giaciglio. Sorrido. Affrontiamo con forza le difficoltà tutti i giorni, e quando la apparente monotonia cambia, il panico ci assale. Eppure è paradossale come non ci si accorge mai di quanti problemi  risolviamo ogni giorno,piccoli o grandi che siano.

 

Accendo la lampada sul comodino e spengo la luce,lasciando la stanza in una semioscurità piacevolmente misteriosa, prendo l’ipod e inserisco le minuscole cuffiette nelle mie orecchie,scegliendo un brano a caso,come sempre. Penso al giorno successivo,alle difficoltà da affrontare e decido con fermezza che non andrò ai provini,li scorrerò poi con calma.

Poggio la testa sul cuscino;come è morbido,tranquillo e profumato. Chiudo gli occhi,la mente e le orecchie. Saluto il mondo e gli auguro la buonanotte poiché la notte e ciò che separa una difficoltà dall’altra,il riposo dei lavoratori. Il paradiso dell’inferno.

ANGOLO DELLA PAZZOIDE CHIAMATA E DEFINITA DA CHISSACHI AUTRICE

Spero vi piaccia aggiornerò ogni settimana  e appena sò l'orario scolastico deciderò anche il giorno. Commentate se ve piace e anche se avete delle critiche, mi raccomando. Non sono permalosa e adoro le critiche fatte bene perchè servono per crescere. ^^ Bye Bye

SaraChan

   
 
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