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Autore: cupidina 4ever    07/09/2010    5 recensioni
“Oh, tranquilla. Faccio molto più esercizio di quanto tu possa credere, Mezzosangue.” “Se ne hai bisogno, sai dove trovarmi. Sono sempre disponibile per te, Granger.” Una conversazione nelle cucine può diventare qualcosa in più rispetto ad una normale conversazione nelle cucine. E le insicurezze e la rabbia di poco prima posso svanire nel nulla così come sono arrivate.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Disclaimers: Harry Potter, nomi, personaggi e luoghi sono sotto copyright della Warner Bross e appartengono interamente a J.K. Rowling. I fatti narrati sono esclusivamente frutto della mia fantasia. Non è scritta a scopo di lucro.

Ringrazio tutti coloro che continuano a leggere le altre due mie One Short, ossia Sotto le Stelle e Vizio del Gioco. Grazie mille. Risponderò alle recensioni nel prossimo capitolo di Moon & Mars.

Grazie,

B.

 

~•~•~

 

Torta alle Fragole con Panna

 

L’ennesima lacrima scivolò dispettosa dai miei occhi arrossati, macchiandomi il volto con la matita nera che, sotto mille proteste della mia migliore amica,mi ero messa quella mattina.

Sciocca, pensai tra me e me scivolando lungo la parete del muro delle cucine dopo aver frugato nel grande frigorifero della dispensa ed aver trovato il mio bottino di guerra. Avevo un disperato bisogno di annegare i miei dispiaceri nei dolci, abbuffandomi come non mi permettevo più da troppi mesi ormai, il tempo esatto in cui decisi di mettermi a dieta.

Cretina, continuai ad insultarmi mentalmente ripensando per quale assurdo motivo avessi preso quella sciocca decisione, portandomi ad essere un fantasma ambulante con un grosso buco al posto dello stomaco solo per compiacere un ragazzo, se così si poteva definire, che non capiva assolutamente nulla e che, nel frattempo, aveva tutto il tempo per mettermi le corna più grandi di tutta la scuola. 

Illusa, e pure cornuta, pensai mentre mi ingozzavo del mio bottino, fregandomene se il giorno dopo non sarei riuscita ad alzarmi dal letto per le enormi quantità di calorie che avevo ingurgitato senza alcun criterio e tutto per una dannatissima delusione d’amore.

Che poi, continuavo a chiedermi,  perché dovrei patire per uno come lui? Me lo diceva sempre Harry che ormai tra noi era finita, che non c’erano altre possibilità, che mi ostinavo per nulla ed io,invece, come una perfetta cretina che sono non gli ho dato retta. Ben mi sta. La prossima volta do retta a lui piuttosto che al mio cuore difettoso.

Mandai giù l’ennesimo pezzo di torta, la prima che trovai tra le tante disposte in fila nel frigorifero, mentre una lacrima, l’ennesima della nottata, mi bagnava il volto stravolto dal sonno e dalla rabbia.  Al diavolo i sensi di colpa, il groppo che sentivo bloccarmi la bocca dello stomaco, il senso di smarrimento in cui mi ero ritrovata nel giro di qualche secondo: dovevo affogare la mia rabbia, la mia frustrazione, la mia vergogna, l’esser stata tradita per così tanto tempo senza essermene accorta e quello era il rimedio più efficace ed istantaneo che ci fosse. E poi non gli volevo dare la soddisfazione di andare da sua sorella, nonchè mia migliore amica, e spiattellarle tutto per filo e per segno, aspettando che lo riferisse al fratello per avere una seconda umiliazione pubblica. No, grazie. Ne facevo volentieri a meno.

Tolsi una fragola da sopra alla torta con la mano sinistra mentre con il dorso dell’altra mi pulii il viso dalle tracce di matita. Me la portai alla bocca con lentezza, assaporando per bene ogni singola fibra dell’alimento, maledicendomi tante di quelle volte che persi il conto per essermi negata così tanto il piacere del cibo per un ragazzo ottuso, stupido ed insensibile come lui. Non ne valeva affatto la pena, proprio come continuava a ripetermi un certo Serpeverde della malora ogni qualvolta sentisse una nostra discussione. Per giorni interi pensai che lo facesse apposta, intendo apparire dall’ombra, spiare le nostre conversazioni tanto per farsi due risate e metter il naso nella nostra relazione.

Lui.

Un brivido freddo mi attraversò la schiena non appena mi resi conto a chi fossero indirizzati i miei pensieri, chi fosse il centro della mia attenzione. Pazzesco! Io, che per tanti di quegli anni gli ho tenuto testa fino a farlo impazzire, l’ho picchiato, l’ho mandato a quel paese davanti a tutti, ho risposto alle sue battute senza mai abbassare il volto, neppure quando mi chiamava continuamente Mezzosangue, ho provato un brivido, e non un brivido normale, al solo pensare a Lui.

Deve esser l’effetto delle calorie, pensai infastidita pulendomi il contorno delle labbra con la lingua dalla panna rimastavi dall’ultima fragola ingerita.  Chiusi gli occhi sperando con tutto il cuore che le immagini vissute poco prima non facessero capolino nella mia testa. Sarei impazzita se solo fosse accaduto, lo giuro.

Il buio mi avvolse completamente, staccandomi dalla realtà e trasportandomi in un mondo parallelo, dove non esisteva nessun Ron Weasley e nessuna Lavanda Brown, un mondo in cui potevo fare tutto ciò che volevo senza dover sottostare a stupide regole o mantenere la mia faccia da brava studentessa modello.  Mi sentivo.. in pace con me stessa, come se fossi in un luogo a me famigliare, accogliente, dove poter riflettere senza aver paura dell’opinione degli altri o di mostrarmi fragile agli occhi altrui.  Già il solo fatto di essermi lasciata sfuggire una lacrima dai miei occhi ribelli davanti a tutti, davanti a loro, le ultime persone che si meritavano di veder la mia sofferenza e la mia umiliazione, mi mandava in bestia.

Cazzo!, sbottai nel pensiero mandando giù un grosso pezzo di torta e riaprendo gli occhi per guardarmi attorno, pronta a scappare nel caso ci fosse stato qualcuno ma l’oscurità in cui ero immersa non mi permetteva nulla di tutto ciò. Sorrisi come una sciocca lasciando che i miei sentimenti prendessero il sopravvento sul mio corpo scosso dai singhiozzi e dalla rabbia. Se ci fosse stata Ginny a vedermi, pensai ridacchiando sommessamente, mi avrebbe detto che assomigliavo ad un panda in calore.

Panda in calore,eh? Forse nei suoi sogni. Probabilmente non aveva tenuto conto del fattore cuore-spezzato-da-quel-grande-coglione-di-tuo-fratello-che-si-chiama-Ron-Weasley  ma era più che comprensibile: stava tutto il giorno a sbavare dietro ad Harry in modo oltraggioso  non volendo accorgersi come il Bambino Sopravvissuto disprezzasse simili dimostrazioni d’affetto fuori luogo che non vedeva la sua migliore amica crogiolarsi nella sua commiserazione.

Bella amica.

Bel fratello, poi.

Una perla di ragazzo. Veramente.

Un vero e proprio..

<<: “..Coglione!” >> terminai la frase ad alta voce, accorgendomene solo un secondo dopo averlo fatto. Presi in mano un’altra fragola con l’intento di portarla alla bocca ma uno spostamento d’aria alle mie spalle mi fece sussultare e tremare di paura. Girai subito il capo per vedere se ci fosse qualcuno ma il buio m’impediva di metter a fuoco la cucina e il probabile intruso, il secondo in realtà, di quella notte.

Scrollai le spalle leggermente impaurita e con il respiro corto ma tornai a dare le spalle al muro adiacente alla porta della cucina per tuffarmi, letteralmente, sulla mia unica fonte di felicità in quella notte del cavolo. Sicuramente altre due persone, senza fare nomi, si stavano divertendo alle mie spalle, ridendo di gusto del mio dolore e della mia fragilità. E i Serpeverde? Rabbrividii al solo pensiero. Loro ci avrebbero pensato il giorno dopo a massacrarmi con le loro tenerissime paroline. Il solo pensarci mi diede la nausea. E dire che stavo ingurgitando una torta che perfino il migliore chef di tutta Londra si sarebbe sognato di cucinare!

Affondai i denti nella fragola leggermente spruzzata di panna montata, beandomi della sensazione ritrovata di benessere, proprio quello di ciò che avevo bisogno, quando un odore pungente, un profumo, sferzò nell’aria e giunse prepotentemente al mio naso. 

Sembrava,quasi, tabacco mischiato a muschio.

Un profumo di uomo, non c’era alcun dubbio e solo una persona, da quanto potessi ricordare,aveva intrinso quell’odore sulla sua pelle ed era..

<<: “Una ragazza per bene non dovrebbe dire certe cose, Mezzosangue”. >> la sua voce mi arrivò bassa e modulata, arrochita e strascicata probabilmente dal freddo della stanza. Sobbalzai come una stupida, presa alla sprovvista da quell’improvvisata assai poco gradita, tenendo le mani sollevate a mezz’aria, donandomi un’aria tutt’altro che intelligente. A volte mi stupivo da sola quanto potessi dimostrarmi sciocca ed inadeguata, totalmente fuori luogo e sciatta rispetto coloro che mi stavano attorno. Forse è per questo che..

No!

Scossi vigorosamente il capo per scacciare quel pensiero dalla mia testa, rimproverandomi un miliardo di volte per aver solo pensato di scaricare tutte le colpe di quel miserabile farabutto su di me, sul mio corpo o sul mio comportamento. Era solo ed esclusivamente colpa sua se mi trovavo in quello stato pietoso, ridotta a scaricare il mio dolore in etti ed etti di calorie solo per fare un dispetto. Ma a chi lo stavo facendo, questo dispetto? A me o a lui? Non mi pareva di averlo visto soffrire come la sottoscritta, tentare di fermarmi nella mia goffa corsa verso la libertà da quegli sguardi opprimenti ed astiosi o di,perlomeno, cercare una via di mezzo per intavolare un dialogo civile, come ci si aspetta da due persone adulte.

Era solo colpa sua, non mia. Ma il dolore lo stavo provocando solo al mio corpo, forse l’unica cosa che non c’entrava in tutta quella faccenda.

Non mi resi conto di non aver più prestato attenzione al biondo Serpeverde fino a quando non sentii una sedia strisciare leggermente sul pavimento in pietra della stanza ed avvicinarsi a me, il tanto che bastava per vedermi in faccia, per quel tanto che permetteva il buio tra di noi. Elegantemente, proprio come un Malfoy, si sedette sulla sedia ed accavallò le gambe, lasciando intravedere le gambe tornite sotto i jeans stretti e leggermente sbiaditi che indossava. Strano, pensai, indossa abiti babbani.

Un Malfoy non si è mai visto indossare nient’altro se non i suoi vestiti di alta fattura, pregiatissimi che costeranno si e no un occhio della testa. Come mai quel cambiamento? , pensai stralunata mentre lo fissavo di sottecchi, sperando vivamente che non si accorgesse del mio sguardo indagatore posato sulla sua austera figura.

In effetti, se devo ammetterlo, in sette anni di scuola non l’ho mai guardato veramente in faccia per più di cinque secondi, non mi sono mai premurata di guardare il suo fisico, tanto meno per trovare una conferma nelle chiacchiere delle mie fantomatiche amiche ma, cazzo se bruciava doverlo dire,  il ragazzo aveva proprio un bel fisico. Non gli si poteva dire proprio nulla su quel frangente. Era messo più che bene. Benissimo. Ed era un eufemismo! Alto, circa sul metro ed ottanta-cinque merito del Quiddich e dei duri allenamenti a cui si sottoponeva ogni pomeriggio, anche quando la sua squadra non li aveva; biondissimo, i suoi capelli erano fili di grano che alla luce diventavano ancora più chiari; con due profondi occhi color del ghiaccio, occhi in grado di sondarti l’anima senza poter far nulla per sottrarti alla sua indagine; delle labbra sottili, strette in una smorfia di divertimento e di derisione, probabilmente per lo stato in cui mi trovavo, lo stesso in cui mi aveva vista e per il quale mi avrebbe presa in giro a vita; un naso perfetto, senza una smagliatura; gli zigomi pronunciati rivolti verso l’alto; il mento, aristocratico, lasciava intendere la sua aria composta ed inattaccabile, la solita che usava in pubblico, in Sala Grande, durante le lezioni comuni o le uscite;  due braccia muscolose e toniche che lasciavano trasparire un altrettanto petto ben allenato e con degli addominali da far invidia a qualsiasi altro ragazzo nella scuola; due gambe lunghe e tornite, l’esatta copia delle braccia. Alla fin fine, anche se mi costava molto ammetterlo da sobria ▬ avrei preferito esser ubriaca, piuttosto ▬ ma era un bel ragazzo. Altrochè. Un Adone,quasi. Una statua greca al confronto sarebbe impallidita da tanta armonia ed eleganza. Solo una stupida avrebbe negato la sua bellezza. Il cadere ai suoi piedi era semplice ma non sempre possibile. Io ero un esempio lampante.

Per quanto riguarda il cervello, invece.. bè.. meglio lasciar perdere.  Uno come lui, suppor sia il ragazzo più intelligente dopo la sottoscritta del nostro anno, ragionava sempre e costantemente con quello che aveva tra le gambe e la sua serietà, cosi come il suo carissimo migliore amico Blaise Zabini durava si e no dieci secondi. Ancora mi chiedevo come diamine avesse fatto a guadagnare la nomina di Caposcuola di Serpeverde ma poi mi ricordavo di chi fosse e da quale famiglia provenisse ed ogni dubbio scompariva nell’aria. Non che fossi legata a qualche sorta di pregiudizio o di stereotipo derivante dall’antico odio che c’è tra Grifondoro e Serpeverde ma i fatti parlavano chiaramente da soli senza bisogno di alcuna spiegazione. Mi sono sempre limitata a covare odio nei suoi confronti per non deludere Harry e gli altri e per il modo in cui aveva iniziato a chiamarmi davanti a tutti, un modo dispregiativo per farmi capire come io fossi inferiore a lui solo per un fatto strettamente legato al sangue che scorreva nelle nostre vene. Se ripenso a tutte le volte in cui mi ha chiamata “Mezzosangue” mi viene una voglia matta di prenderlo a pugni. E non sto scherzando. L’ho già fatto una volta perciò non avrei alcun problema a rifarlo.

Non mi degnai neppure di rispondere alla sua provocazione, continuando a mangiare il mio bottino di caccia senza preoccuparmi di ciò che avrebbe pensato il biondo Slytherin. Non che non mi importasse ciò che pensava la gente ma Lui era veramente l’ultima persona che avrei desiderato vedere in quel momento e non ero assolutamente in vena per sentire le sue frizzanti e poco velate prese in giro.

Con la mano sinistra presi una fragola dalla torta e la portai alla bocca, socchiudendo leggermente gli occhi e gustando il gusto sul palato. Un connubio perfetto tra dolce e schiumoso, dovuto alla panna, esplose nella mia bocca, facendomi mugulare di piacere. Non badai neppure agli occhi fissi sulla mia figura del biondo, lasciandolo a crogiolarsi nei suoi pensieri.

<<: “Smettila, Granger” >> la sua voce mi arrivò fredda e tagliente, tanto che riaprii subito gli occhi per guardarlo, sempre per quello che permetteva il buio in cui ci trovavamo, trovando due lame argentate trapassarmi da parte a parte. Che diamine ho fatto?, pensai confusa inclinando leggermente il capo verso destra, scoprendo buona parte del collo alla sua vista. Vidi chiaramente i suoi occhi allargarsi di qualche centimetro alla vista della mia pelle per poi ritornare normali, come sempre.

L’ha visto, consta stai non appena posai lo sguardo sul punto in cui poco prima si erano posati i suoi occhi.     

Il mio errore di diciassettenne innamorata.

Il mio errore di ragazza illusa in un sentimento buio e complicato, sconosciuto alla maggior parte della gente.

Il mio errore di gioventù. 

Un errore che mi sarei portata dietro fino alla fine, a cui non avrei mai potuto rimediare.

Istintivamente portai un dito a tracciarne i contorni, disegnando con estrema delicatezza e lentezza la lettera che mi feci tatuare quasi un anno prima spinta da chissà quale momento di stupidità. Non so neppure da dove trovai il coraggio per farlo ma u giorno mi feci tatuare la Sua lettera considerandolo un pegno d’amore. Che illusa. In quel momento desideravo solamente strapparmi la pelle a morsi, togliermi quel ridicolo segno per sempre nel vano tentativo di dimenticare tutto quanto per poter tornare ad essere la solita ragazza che tutti conoscevano.

Mi ero fatta tatuare la lettera “R” sulla base del collo, finemente decorata e con un fiore rosso, un ibisco, il mio fiore preferito, sul ricciolo finale della gambina per dimostrargli quanto tenessi a Lui, quanto fosse diventato importante durante quegli anni ma per Lui valevo meno di zero. Ero l’amica a cui chiedere di farsi passare i compiti, quella a cui confidare i propri segreti, quella insensibile davanti al fascino maschile, quella a cui chiedere di andare al ballo solo perché non c’erano altre dame. In fin dei conti mi ero illusa da sola che ci fossa la più remota possibilità che lui mi vedesse sotto un’altra luce e non come la sua migliore amica. Mi ero illusa e dovevo accettarlo. Eppure era dura. Durissima.

<<: “Di far cosa, Malfoy?” >> domandai ingenuamente fissandolo obliquo.

Più cercavo di inquadrare quel ragazzo e più dubbi sorgevano nella mia mente, scoraggiandomi dal mio tentativo di capirlo, di comprenderlo, di cercare cosa nascondesse dietro quegli occhi di ghiaccio fuso. Non si capiva mai a cosa stesse pensando, se ti stesse prendendo in giro o se fosse serio e composto come al solito, se fosse una prerogativa del suo carattere non mostrare mai troppo di se stesso per non rimanere scottato in caso di un’eccesiva vicinanza con la gente circostante. Io proprio quel ragazzo non lo capivo ed avevo gettato la spugna a farlo tanto tempo fa, proprio quando mi chiamò per la prima volta, davanti a tutti, Mezzosangue. Da allora non ho mai cercato nulla se non il suo odio, sentimento corrisposto dalla sottoscritta.

Lo sentii sbuffare lievemente, probabilmente irritato dal dovermi spiegare tutto quando avrebbe voluto cavarsela senza spiccicare parola. Gli piacerebbe!

<<: “Di soffrire per un cretino del genere. Lenticchia non ti merita, Mezzosangue. E se sta con una puttanella come la Brown vuol dire che non capisce proprio un cazzo.” >> sentenzia con la sua solita eleganza. Tralasciai il fatto delle parolacce colorite presenti nel suo memorabile discorso per concentrarmi sulle sue parole.

 

Lenticchia non ti merita, Mezzosangue.

 

Lenticchia non ti merita, Mezzosangue.

 

Lenticchia non ti merita, Mezzosangue.

 

È cosi? O è solo un modo carino per cercare di tirarmi su di morale? Ma,perché poi, un tipo come Malfoy dovrebbe stare a consolarmi come una bambina quando poteva benissimo stare nel suo letto a scopare con qualche ragazzina dei primi anni?  Perché si stava preoccupando per me, perché era di ciò che si trattava alla fine?

 

Lenticchia non ti merita, Mezzosangue.

 

Si riduceva a così poco il concetto, i mesi passati assieme a lui, le giornate meravigliose trascorse l’uno tra le braccia dell’altra?

Mi sarebbe bastata come risposta?

In un certo senso era molto più di quanto volessi, di quanto sperassi. Insomma. Non doveva esser Malfoy a dirmi una cosa del genere ma quelli che consideravo i miei migliori amici, le persone che giorno dopo giorno mi avevano vista crescere, maturare, innamorarsi, struggermi per un ragazzo  così sciatto e di poco gusto, per lo stesso che pretendeva qualche sorta di legame con la sottoscritta quando era chiaro come il sole e limpido come l’acqua il fatto che mi tradisse ripetutamente a mia insaputa con una mia amica. Ero stata una stupida, una vera e propria stupida, a credere di poter valere qualcosa per uno come lui, di poterlo cambiare, di riuscire a penetrare nel suo cuore dove l’unica persona importante era se stesso. Egoista e pure bugiardo. Non c’erano molte parole per descrivere un tipo come lui e Malfoy, nel suo modo, me lo aveva confermato.

 

Lenticchia non ti merita, Mezzosangue.

 

Aveva ragione. Assolutamente e maledettamente ragione e ciò mi faceva ancora più male del previsto. Perché? Accettare l’evidenza dei fatti era qualcosa che andava ben oltre alle mie capacità, alla mia integrità morale e a quel poco di dignità rimastami da quel tragico evento.  Lui non mi meritava, è vero, ma allora chi? Chi poteva rendermi schiava di un amore forte, vero, passionale, intenso, coinvolgente, sconvolgente, che andasse ben oltre al solo puro e mero piacere fisico ma anche alla costituzione di un rapporto solido e duraturo nel tempo? Chi si sarebbe mai addossato l’arduo compito di farmi dimenticare un cretino in grado di calpestare senza paura i sentimenti della sua migliore amica solo per divertirsi con qualche sciacquetta da due soldi? Io non ero nessuno per pretendere qualcosa da lui, tanto meno in quella situazione, ma il rispetto era qualcosa di fondamentale, basilare in un rapporto di coppia e ciò era venuto, irrimediabilmente, a mancare, decretandone la fine per molto molto tempo. Scontenta? No. Sollevata, ecco. In fin dei conti mi ero tolta solo un sassolino dalla scarpa e Malfoy me lo aveva fatto capire. In modo tutto suo ed alquanto originale ma me lo aveva fatto capire. Il primo a farlo, in realtà, e la cosa mi sconvolgeva parecchio. L’unico che avesse avuto il benché minimo coraggio di avvicinarsi a me e di tentare di consolarmi. Molto cavalleresco, non c’è che dire.

 

Lenticchia non ti merita, Mezzosangue.

 

Ma il problema, in quel momento, era trovare la forza per raccogliere i cocci e ricreare quel muro costruito tanti anni prima e caduto, sfortunatamente, con un solo sorriso del rosso. Ero stata debole, stupida ed immatura, lo devo riconoscere, ma non era più il tempo di piangersi addosso. Basta.    

 

E se sta con una puttanella come la Brown vuol dire che non capisce proprio un cazzo.

 

E se sta con una puttanella come la Brown vuol dire che non capisce proprio un cazzo.

 

 E se sta con una puttanella come la Brown vuol dire che non capisce proprio un cazzo.

 

Dove voleva arrivare con quella frase? Continuava a rimbombare nella mia testa con prepotenza, non lasciandomi l’opportunità di pensare ad altro. E come fare se proprio l’autore di quelle parole si trovava a una ventina, massimo, di centimetri dal mio corpo e continuava a fissarmi con estrema minuzia, alla ricerca di chissà quale particolare prezioso?  Perché mi guardava in quel modo così strano, come se mi stesse..spogliando? perché i suoi occhi erano illuminati da un luce differente dal solito? Era merito mio?

Mi riscossi subito dai miei pensieri per tuffarmi, nuovamente, sulla mia adorata torta di fragole e panna, affondando un dito nella panna e feci per portarlo alla bocca quando sentii una stretta attorno al mio polso bloccarmi nel tentativo di ingurgitare altre calorie. Che diamine stava accadendo? Era Malfoy quello davanti a me o era solo una sua copia venuta male? Lui non mi avrebbe mai toccata, tanto meno se la ragazza in questione era una Mezzosangue Gryffindor intenta a crogiolarsi nel suo dolore amoroso. Perché quella scena mi sapeva tanto di telenovela? Mah.

Comunque sia Malfoy pareva impazzito mentre i suoi occhi fiammeggiavano nell’oscurità, rendendolo, se possibile, ancora più terribilmente sexy ed accattivante del solito nella sua veste di bad boy.

Trovando un coraggio che non sapevo di avere, mi decisi a formulare quella domanda che continuava a rimbalzare prepotentemente nella mia testa, impedendomi di tornare al filo dei miei pensieri dedicati,purtroppo, a quell’essere chiamato Ronald Weasley. Non che si meritasse così tanta attenzione da parte mia ma ormai era inevitabile, tanto più se ero stata scaricata da poche ore e dovevo annegare la mia rabbia e la mia infinita tristezza su qualcosa. Patetica era poco per definirmi in quel momento, soprattutto davanti ad un ragazzo che avrebbe potuto benissimo utilizzare quell’episodio per ricattarmi a vita, distruggendomi l’esistenza più di quanto non mi avessero già fatto.

<<: “Che.. che diamine stai.. facendo, Malfoy?” >> balbettai come una stupida, dimostrandogli appieno quanto fossi imbarazzata e per nulla a mio agio in quella stranissima situazione. Bè.. non era mica un episodio di tutti i giorni esser toccata dal famoso Principe delle Serpi, soprattutto se lo stesso era profondamente convinto della superiorità dei maghi nati da famiglie purosangue antiche e potenti e che gli altri fossero solo scarti della società, inutili pedine mosse da loro nella loro partita senza fine e senza vincitore.

Non mi accorsi subito dello strano scintillio che attraversò per un secondo gli occhi magnetici del biondo Slytherin ma mi saltò subito all’occhio il suo sguardo malizioso, uno sguardo dedicato solo alle ragazze più carine della scuola od alle sue presunte amiche, come la Parkinson o la Greengrass maggiore. Non mi feci alcuna domanda sullo strano comportamento del Serpeverde, accantonando ogni domanda da una parte preferendo pensare che fosse solo impazzito e che non doveva sentirsi tanto bene quella sera. In effetti Malfoy non era un tipo che si mostrava mai tanto bene agli altri. Intendo dire: con i suoi modi sgarbati, le sue battutine poco velate ed intrinse di tutto l’odio tramandatogli dal padre Mangiamorte, il suo modo di approcciarsi agli altri, mettendoli ad un gradino più basso del suo per far capire chi fosse lì a comandare oppure il suo atteggiamento durante gli allenamenti di Quiddich o le lezioni, completamente diverso da quello tenuto nei momenti liberi. In pratica Draco Malfoy era un grande punto interrogativo per la maggior parte degli studenti della scuola ma a nessuno era dato svelarne i segreti  ed i pensieri, avvicinarsi a lui per parlare di qualcosa di costruttivo e non sempre alle solite cose a cui pensano i maschi della nostra età.  

Bè.. doveva esser un po’ diverso da Ron se era così famoso, popolare, amato dalla maggior parte delle ragazze della scuola e rispettato da chiunque mentre Ron non era nulla al suo confronto. Mi scocciava un po’ ammetterlo ma messi a confronto, Malfoy era nettamente in vantaggio. Senza dubbi.

<<: “Ti aiuto a finire la torta, Mezzosangue.” >> disse con semplicità il biondo Slytherin ma qualcosa nelle sue parole, o forse il tono usato, mi fece avvampare improvvisamente, come una sciocca. In fondo cosa aveva mai detto per avere una reazione del genere? Neanche mi avesse proposto di andare a letto con lui!

Approfittò del mio momento di confusione per portarsi il dito alle labbra e leccarlo profondamente in un gesto dannatamente erotico, stuzzicandomi la pelle dell’indice con la sua lingua peccaminosa, leccando ogni centimetro di pelle dalla panna su di esso, il tutto senza staccare gli occhi dai miei. Sperava di vedermi arrossire come una ragazzina? Di mugugnare parole sconnesse dal piacere che una serpe mi provocava? Bè. Si sbagliava di grosso.

Rimasi completamente immobile, con il cervello che se n’era andato a farsi una vacanza, lasciandomi in balia di un Serpeverde per nulla mosso da buone intenzioni. Non che non mi facesse piacere esser trattata come una Regina, perché solo così si potevano definire il suo comportamento ed i suoi modi eleganti e studiati, ma io ero appena stata piantata dal mio fidanzato storico, la persona che credevo di amare molto più della mia stessa vita, che mi aveva riempito la testa con la sua presenza e il solo pensare a qualcun altro, anche solo per ottenere la mia tanto agognata vendetta, mi pareva troppo squallido. Poco Grifondoro, ecco.

Dopo quella che mi parve un’eternità, mi restituì il mio dito, lasciandovi un piccolo bacio sul palmo della mano, trasmettendomi una scarica elettrica mai provata prima d’allora. Pazzesco. Un ragazzo come Malfoy mi insultava dalla mattina alla sera ma sapeva essere così dannatamente elegante, cortese, seducente da farti scogliere come neve al sole. Pazzesco veramente.

<<: “Non hai paura d’ingrassare?”>> con quella frase aveva definitivamente appurato quanto fossi cretina e stupida. Ma si può dire una cosa del genere? Mi ero completamente fusa il cervello con tutta quella panna? I dolci non mi facevano più tanto bene, pensai  con stizza socchiudendo appena gli occhi non appena masticai un’altra fragola e la mandai giù con un solo gesto.

Vidi, con la coda dell’occhio, Malfoy inclinare leggermente il capo e ghignare divertito, probabilmente per le mi ottime sparate da dieci e lode. Se avesse detto solo una parola avrei dovuto pensare in che stato emigrare. Ormai lì ero un bersaglio troppo facile per le male lingue.

<<: “Ti preoccupi per me, Granger?” >> rigirò la domanda come una vera e propria serpe, eclissando con eleganza la mia mentre si sporgeva un poco verso di me e mi fissava in volto nel tentativo di intercettare ogni mia possibile reazione.

Maledetto!

Quello sapeva benissimo come rigirare la frittata nella padella, e sempre a suo favore. Ma dove diamine aveva imparato? Poi ci pensai bene e il volto del padre, Lucius Malfoy, mi fece desistere dal porgli quella domanda. Era già un miracolo che mi parlasse senza battutine varie se poi andavo io a rovinare tutto allora ero proprio una demente.

<<: “No, Malfoy. Ma i tuoi compagni di squadra si, se poi giochi male.” >> buttai lì una frase qualunque sperando di averlo convinto ma dalla sua espressione,ancora più divertita, capii che quello era un no.

Per nascondere l’imbarazzo crescente, nascosi il volto dietro a qualche ricciolo sfuggito alla cosa severa in cui aveva intrappolato i miei ricci e pregai ardentemente che il buio mi aiutasse a nascondermi alla vista del biondo ma sapevo bene che erano tutti sforzi vani. Malfoy, dal canto suo, poggiò la schiena alla sedia, allargò le gambe in un gesto più che equivoco e mi fissò con malizia, storcendo il labbro inferiore in una posa dannatamente sensuale.

Perché sentivo improvvisamente caldo?

Che diamine mi stava accadendo?   

Avevo proprio bisogno di una doccia fredda, costatai mentalmente sfuggendo al suo sguardo.  

E subito, anche!

Forse non pago della mia risposta, il biondo Slytherin si alzò dalla sedia, si piegò in avanti fino ad arrivare a pochi centimetri dal mio volto con il suo. Il fiato caldo proveniente dalla sua bocca s’infrangeva contro la mia; mille brividi si erano formati sulla mia pelle a quella sottospecie di contatto venutosi a creare tra noi. Quando era cambiato qualcosa? Perché non mi ero accorta di nulla?

<<: “Oh, tranquilla. Faccio molto più esercizio di quanto tu possa credere, Mezzosangue.” >> mormorò con voce roca e sussurrata il biondo avvicinando la bocca al mio orecchio e alitandovi all’interno, facendomi gemere silenziosamente dentro di me.

Cazzo se ci sapeva fare!, pensai confusa ed allarmata per quella situazione.    

<<: “Se ne hai bisogno, sai dove trovarmi. Sono sempre disponibile per te, Granger.” >> mormorò seducente prima di lasciarmi un bacio all’angolo della bocca, togliendo un pezzo di panna con la lingua, tutto sotto i miei occhi leggermente sgranati.  Non potevo dire che fosse un vero bacio ma l’intensità, le emozioni erano le stesse.

Dovevo proprio dar ragione alle altre ragazze della scuola: Malfoy era,senza ombra di dubbio, il migliore in quel campo.

Non attese un secondo in più: scomparve nell’ombra proprio come era entrato, lasciandomi sola a dover sbollire un anomalo calore. E non era febbre quella che provavo.

Solo in un secondo momento, quando feci ritorno in stanza per dormire qualche oretta prima delle lezioni e del giorno massacrante che mi si prospettava davanti, un pensiero balenò nella mia mente e mi lasciò piacevolmente perplessa.

Quando mi aveva sfiorata non avevo pensato a Ron. A nulla, in realtà.

Che fosse la mia medicina?                 

 

   
 
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