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Autore: elyxyz    07/09/2010    31 recensioni
“Gaius! Aspettate! Cosa...?” esclamò il mago, squadrandolo come se fosse impazzito.
L’uomo ricambiò lo sguardo. “Perdonate l’ardire, ma... potrei sapere chi siete?”
“Sono
io!” sbottò allora, allargando le braccia “Gaius! Che scherzo è mai questo?!” domandò retorico, battendosi il petto. “Non mi ricono-” Merlin boccheggiò incredulo, accorgendosi di colpo del florido seno che stava toccando, e lanciò un gridolino terrorizzato. Fu per istinto che raccattò il lenzuolo e si coprì alla bell’e meglio.
Gaius se ne stava sull’uscio, sbigottito anche lui.
“Merlin?” bisbigliò alla fine, come se dirlo ad alta voce fosse davvero
troppo.
“Sì, sono io!” pigolò l’altro. “O almeno credo!”
“Che diamine ti ha fatto Ardof?!” l’interrogò l’archiatra.
(...) Merlin si coprì gli occhi con le mani, mugolando. “Come spiegherò questo ad Arthur?”
[Arthur x Merlin, of course!]
NB: nel cap. 80 è presente una TRASFORMAZIONE TEMPORANEA IN ANIMALE (Arthur!aquila) e può essere letto come one-shot nel caso in cui vi interessi questo genere di storie.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: Gender Bender | Contesto: Prima stagione, Contesto generale/vago
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Note: il seguente scritto inizia a contenere lievi (e confusi XD) riferimenti slash; più avanti si avrà lo slash più definito

Note: il seguente scritto inizia a contenere lievi (e confusi XD) riferimenti slash; più avanti si avrà lo slash più definito.

 

Riassunto: Merlin è abituato a salvare la vita all’Asino Reale senza che questi se ne accorga, ma stavolta non tutto va per il verso giusto. Colpito dall’incantesimo del malvagio Ardof, il nostro mago farà i conti con una sconvolgente novità: egli si risveglia trasformato in una donna.
Solo Gaius conosce il suo segreto e, finché non troverà il modo di tornare normale, dovrà inventarsi delle scuse plausibili e prendere il posto di se stesso al servizio del principe. Come riuscirà a conciliare questa ‘nuova situazione’? Come si evolverà il suo rapporto con Arthur?

 

 

Confesso che sono un po’ dispiaciuta per il calo di recensioni di queste ultime settimane.

Un grazie speciale, perciò, a chi continua a commentare con costanza e a chi ha iniziato a farlo. *inchin*

Vorrei dedicarla a quelle persone che hanno recensito il precedente capitolo:

LaTuM, Tao, Orchidea Rosa, Archangel 06, bilancina92, _Saruwatari_, damis, miticabenny, Benzina, Yuki Eiri Sensei, angela90, _AZRAEL_, saisai_girl, chibimayu, Aleinad, elfin emrys, GiuLy93 e Rozalia.

E a quanti commenteranno (SE vi va di recensire anche dei capitoli più indietro di questo, il vostro parere non andrà perduto!).
Ai vecchi e ai nuovi lettori.

Grazie.

 

The He in the She

 

(l’Essenza dentro l’Apparenza)

 

 

 

Capitolo XXV           

 

 

Dopo la peripezia vissuta con Suzanne, per riprendersi pienamente dallo scombussolamento, Arthur aveva sospeso le battute di caccia per tre giorni – un tempo da lui ritenuto ragionevolmente distaccato tra la sua voglia di ciondolare per i boschi e il ricordo recente di ciò che era accaduto per colpa di quella voglia.

 

Perciò, quel giovedì mattina, ventunesimo giorno dalla trasformazione, egli e la sua serva si diressero verso le stalle, di fretta, ai primi lucori dell’alba.

 

Il principe, infatti, aveva deciso la sera addietro di fare una veloce incursione venatoria prima del pranzo di mezzodì, a cui avrebbe dovuto presenziare, con i delegati dei paesi confinanti. Non poteva mancare e lo sapeva, altrimenti sarebbe incorso nell’ira di suo padre; ma, tre giorni imbalsamato nei suoi doveri di erede al trono erano stati fin troppi da sopportare, per lui, e inoltre moriva dalla voglia di andare nella foresta a stanare qualche preda di cui poi vantarsi.

 

In tutto questo, come ormai di consueto, Lin era con lui e lo stava precedendo all’ingresso.

Tuttavia, appena entrarono nelle stalle varcando il portone, udirono in lontananza degli equivocabili gemiti soffusi.

Linette si bloccò di colpo e lui, che le era giusto appresso, quasi le finì addosso.

Facendole segno di far piano, la anticipò nell’avanzare oltre, determinato a scoprire cosa diavolo stesse accadendo lì dentro.

 

Avvicinandosi di soppiatto ad uno dei recinti più discosti e in disuso, essi videro nella penombra due stallieri adagiati sul fieno, così impegnati fra loro a scambiarsi effusioni che non avevano notato presenze estranee.

 

Arthur si girò, con uno scatto fulmineo, verso la sua valletta e le tappò le orecchie con le mani, perché non potesse udire quei disdicevoli, lussuriosi singulti, ma subito dopo ci ripensò e le coprì gli occhi. “Non è cosa che una signorina possa vedere” brontolò sottovoce e, prima che Merlin potesse protestare o anche solo dire qualcosa, se lo trascinò addosso, di peso, trasportandolo fuori a ritroso.

 

“Sia chiaro: tu non hai mai visto niente!” le ingiunse appena furono all’esterno, con uno sguardo che non ammetteva repliche. “Giuramelo.”

 

“Niente.” Annuì.

 

“Né sentito nulla.”

 

“Nulla.” Concordò.

 

“Bene.”

 

“Bene.” Ripeté.

 

Lin, smettila!” sbottò allora il principe.

 

“Sì, Sire.” Rispose il mago, con un inchino. Anche se francamente non capiva perché Arthur fosse più preoccupato di sincerarsi che lei tacesse sulla questione, piuttosto che sul fatto che, poco lontano da loro, due stallieri stessero fornicando piacevolmente tra loro, compiendo atti contro natura sotto al loro naso.

 

“Non… non pensate di intervenire?” si ritrovò a domandare lo stregone.

 

“In merito a cosa?” chiese l’altro.

 

“In merito a quello che non abbiamo visto udito.” Precisò la ragazza, calcando bene sulle negazioni.

 

“No, certo che no.” Rispose, semplicemente. Ma poi, vedendola parecchio meravigliata, riprese. “Ghillier e Thomas sono due ottime persone, i migliori maniscalchi di tutta Camelot, e se si vogliono bene sono fatti loro, non miei.” Le spiegò, con un’alzata di spalle. “Tutt’al più, rammenterò loro di essere maggiormente prudenti. Mio padre, ad esempio, non approverebbe. Ma il re non entra mai nelle stalle prima dell’alba, al contrario di noi. E, non aspettandosi altre repliche, s’incamminò verso l’entrata del castello.

 

In altre circostanze, Merlin gli avrebbe ricordato che erano usciti con l’intenzione di andare a caccia e non per fare due passi avvolti nelle nebbie antelucane, ma era così sorpreso dalla reazione dimostrata da Arthur e dalle sue parole che non osò fiatare.

Quell’inattesa flessibilità mentale del principe lo aveva spiazzato alquanto, ad essere sinceri. Ma la cosa era positiva e non faceva che accrescere la sua stima verso il futuro re di Camelot.    

 

Del resto, quello era un argomento di cui non avevano mai parlato, loro due. E su cui, onestamente, lui non si sarebbe mai aspettato di confrontarsi con quella testa di regal legno. Ma una sua idea al riguardo – ad essere sinceri – lo stregone se l’era fatta: si sarebbe aspettato dall’Asino una reazione sproporzionata e bigotta, memore di certe sue fissità mascherate da perbenismi che sconfinavano quasi nella superstizione. La magia e il mondo femminile in testa a tutto, rammentò, memore di certi, recenti avvenimenti.

 

Mentre osservava la schiena dell’erede al trono allontanarsi sempre più, Merlin si vergognò di aver pensato male di lui.

Quel Babbeo aveva un sacco di difetti, però a volte riusciva ancora, piacevolmente, a stupirlo.

 

E in effetti, se ci pensava bene… anche a lui, una volta, il principe aveva detto che, quello che un uomo faceva nel suo tempo libero, non era affar suo, equivocando una situazione alquanto imbarazzante: l’Asino lo aveva infatti scoperto mentre cercava di nascondere un vestito rovinato di Lady Morgana.

Merlin non sapeva perché d’istinto avesse detto che quell’abito era una commissione per Gaius, quando aveva incrociato il proprio signore nel corridoio, ma il risultato era stato vergognosamente disastroso: quell’aristocratico Idiota aveva frainteso tutto e aveva creduto che l’indumento fosse per il suo servo e che lui lo avrebbe indossato per, Diosolosapevacosa, soddisfare certe sue ambigue tendenze.

 

“Quel colore ti dona!” gli aveva detto Arthur, andandosene per la sua strada. E a nulla erano valsi i suoi tentativi di spiegazione.

 

Il mago arrossì nuovamente al ricordo.

Poi sospirò rumorosamente e si decise a raggiungere il suo padrone perché, se anche la loro battuta di caccia era saltata, di sicuro i suoi compiti di valletto reale non avrebbero goduto di altrettanto privilegio.

 

 

***

 

 

La Stanza del Ricamo era una tra le più luminose del castello; le finestre erano più grandi del consueto e, benché d’inverno elargissero più spifferi, offrivano all’ambiente una miglior illuminazione atta allo scopo.

Si diceva che fosse stata Lady Ygraine in persona a sceglierla, quando si era insediata a palazzo, appena dopo il matrimonio con re Uther, e nel corso degli anni la sua destinazione d’uso non era cambiata.

 

Quando Lady Morgana aveva raggiunto l’età per imparare la nobile arte femminile del cucito, ella era stata iniziata a tale pratica, che mal si adattava al suo spirito esuberante e vagamente scapestrato: sinceramente lei non capiva perché al suo fratellastro fosse concesso di addestrarsi con le spade di legno e a lei, invece, siffatta attività fosse categoricamente negata.

Dopo una fiera opposizione e un’accanita protesta – il suo patrigno l’aveva messa in punizione varie volte, per la sua insolenza – la piccola si era rassegnata a passare lì gran parte dei suoi noiosi pomeriggi. Questo, naturalmente, intervallato ai dispetti di Arthur e alle lezioni di Etichetta a cui erano tenuti entrambi a presenziare.

 

 

***

 

 

Merlin non aveva mai messo piede là dentro, prima di allora. Come quasi tutti i servi maschi assennati del castello, si era sempre ben guardato dal curiosare in quell’ala riservata alle nobili dame.

Lui aveva già il suo bel daffare, a farsi restare la testa attaccata al collo nascondendo il suo magico segreto, e non aveva tempo né intenzione di correre dietro a qualche aristocratica sottana.

 

Tuttavia, contro la sua volontà, egli si era ritrovato a varcare quella soglia perigliosa e proibita.

A differenza di qualcun altro, lui non si era mai scoperto attratto di sapere cosa succedesse durante quelle riunioni. Gli erano bastati i Rituali del Mercoledì del suo padrone, a fargli passare qualsivoglia curiosità sulle abitudini mondane dei nobili.

 

Ad ogni buon conto, quando fu immesso nell’assolata stanza, egli dovette fare buon viso a cattivo gioco. Salutò con un deferente inchino la protetta del re e tutte le sue dame di compagnia e si accostò a Gwen per rendersi utile in qualche modo.

L’amica, dopo un veloce scambio di parole con la sua signora, aveva suggerito a Linette di far arrivare del the e dei dolcetti dalle cucine, poiché a quell’ora, solitamente, si faceva una pausa.

 

Il mago fu ben lieto di lasciare il salottino in cui era appena entrato e propose di andare personalmente a reperire bevanda e biscotti – impiegando tutto il tempo necessario, e anche di più.

 

 

***

 

 

Era tutto di una noia mortale.

Merlin trattenne a stento l’ennesimo sbadiglio, ma solo perché farne tre di fila sarebbe stato alquanto maleducato, da parte sua. Eppure davvero, davvero, stava morendo di noia.

 

Dopo aver degustato tutte assieme la merenda che lui aveva servito senza grossi danni, ogni gentildonna aveva ripreso il proprio lavoro dal punto in cui lo aveva interrotto.

 

Aleggiava un silenzio di tomba nella stanza, intervallato solo da qualche sospiro o da un suggerimento chiesto o offerto, in un particolare punto della trama di un intricato intreccio. Il tutto bisbigliato sottovoce, come se si potesse disturbare la concentrazione altrui.

 

Lo stregone, che di impugnare ago e filo s’era rifiutato, si era invece offerto di girare l’arcolaio, per dipanare le matasse e sistemare le rocche terminate con la pregiata lana.

Quest’impiego però era tedioso, gli teneva occupate le mani ma non la mente.

Egli lasciò vagare lo sguardo sul gruppo di comari più anziano, una decina di stagionate matrone sedute in cerchio fra loro, come un’intoccabile casta, e poi sul gruppetto più piccolo di giovani aristocratiche – figlie o mogli dei cavalieri dell’esercito Pendragon – con le loro vallette.

 

Lady Morgana spiccava fra loro, accanto all’inseparabile Guinevere.

 

Solo quando un vagito riempì l’aria, lo scudiero s’accorse di una culla messa in disparte, in un angolo.

Una delle dame di compagnia fu lesta ad alzarsi dallo sgabello per andare a controllare, mentre la moglie di Sir Beltrame osservava vigile.

Lo stregone sapeva di quest’usanza perché gliel’aveva anticipata Gwen: qualche giorno dopo la nascita del bimbo, appena la puerpera si era ristabilita, tutte le dame si erano riunite con lei per tenerle compagnia e cucire assieme, passandosi il pupo fra le braccia a turno.

 

Era assurdo fare i corredini a mano, lì dentro erano tutti così ricchi da far schifo. Si era detto lui.

Quelle donne potevano comprare tutto ciò che volevano, anche le cose più costose, e invece no.

Erano tutte lì, gioiose e festanti, contente di pungersi le dita con gli aghi.

 

Abbandonato nelle sue riflessioni, Merlin probabilmente si era perso un segno convenuto o qualcos’altro di cui ignorava l’esistenza. Prima che potesse raccapezzarsi, le signore più anziane s’erano levate in piedi, in procinto di andarsene in una lenta processione.

Egli lanciò un’occhiata distratta alla candela più vicina: stando a quanto gli aveva detto Arthur, mancava ancora circa un’ora alla fine della nona veglia e al termine di quel supplizio.

Che avessero deciso di concludere prima, quella sera?, si chiese, colmo d’improvvisa speranza.

 

Quando realizzò che, anche se l’ultima matrona se n’era andata, Lady Morgana non accennava a schiodarsi da lì, le sue illusioni andarono in frantumi.

L’atmosfera della stanza, però, cambiò di colpo, radicalmente.

 

Lady Narcissa tirò fuori, chissà da dove, un’arpa finemente intarsiata e prese a strimpellare una dolce melodia, mentre le ragazze si avvicinavano fra loro, in fermento, come un piccolo formicaio calpestato.

Lady Myral estrasse dal suo cesto del ricamo un piccolo flauto, intonando una lieta ballata.

Alcune fanciulle, a quel suono, improvvisarono alcuni passi di danza.

 

Merlin sbatté le palpebre, stordito dalla velocità con cui tutto sembrava essersi trasformato lì dentro.

 

Alcune vallette delle cortigiane si erano accostate a lui, presentandosi, e scambiando qualche domanda di cortesia.

 

Quando fu il turno di Lady Morgana di richiedere la sua attenzione, lo stregone si irrigidì impercettibilmente, e tuttavia le si appressò, facendo una riverenza.

 

“Mia Signora.” La salutò, chinando il capo.

 

“La prima parte dei nostri incontri è sempre abbastanza noiosa.” Rispose l’altra, saltando i preliminari. “Del resto, però, dobbiamo pur conservare una parvenza di rispettabilità!” gli confidò, sorridendogli in modo complice. “Sei pregata di giurare che non racconterai ad alcuno ciò che sentirai o vedrai qui dentro.”

 

Giu-giurare?” balbettò, ansando.

 

“Esatto. Fa parte del Rito. Non ne potrai parlare. Neppure al mio fratellastro. Nulla.” Precisò. “Puoi mentire, se ti va.” Le suggerì.

 

M-ma… ma…”

 

Con la coda dell’occhio, il mago vide passare un vassoio carico di calici traboccanti, ed era certo che quello non fosse the.

 

“Giura, avanti!” la incalzò la protetta del re. “Su ciò che hai di più caro!”

 

“Sì, sulla testa del principe!” suggerì qualcuna, una voce che Merlin non riconobbe.

 

Le altre ragazze, a quell’affermazione, scoppiarono a ridere.

 

Morgana invece arricciò il nasino, infastidita.

“Quasi tutte loro hanno giurato sulla testa del mio fratellastro!”

 

Oh, questo forse poteva spiegare perché l’Asino avesse sempre così tanta sfortuna che gli girava attorno!

 

“Tu però puoi giurare anche su altre sue parti!” la incitò un richiamo.

 

“Com’è, nudo?” s’interessò una dama all’altro lato della stanza.

 

“Ma è vero che il principe ha una voglia scura nell’interno della coscia destra?” s’incuriosì una serva, rivolta a Linette con uno sguardo folle.

 

Merlin sussultò, boccheggiando.

Dio!, ma dov’era capitato?!

 

“Sì, che ce l’ha!” confermò un’altra per lui.

 

“E tu come lo sai?!” l’istigò una terza.

 

“Me l’ha detto una tizia, che l’ha saputo da un’altra tizia, che l’ha saputo da Madama Boccadirosa!”

 

“E il nostro principe andrebbe con una donnaccia come quella?!” si scandalizzarono le altre.

 

Linette!” l’assalirono. “Il principe va a donnacce?!

 

“Non… non lo so…” fu costretto ad ammettere, sotto lo sguardo indagatore delle altre. “Non sono affari miei… con chi si intrattiene.”

 

“E il neo?” insistette una dama.

 

“Dicono che sia il suo punto più sensibile!” rincarò la sua vicina.

 

Ohhhh…” chiosarono in coro le altre.

 

Il mago scosse il capo.

“Ignoro pure quello.” Le deluse. “Sua Maestà si cambia sempre oltre il paravento, al di là da sguardi indiscreti e io non partecipo ai suoi bagni, sicché non ho mai avuto modo di verificare e non ne sapevo nulla di tale, presunta esistenza.”

 

“Tu però sei così avvantaggiata!” la invidiò una serva con le lunghe trecce bionde.

 

“Oh, sì! Passi un sacco di tempo con lui!”

 

“Realizzi tutti i suoi desideri…”

 

“Ti occupi dei suoi bisogni!”

 

Lo stregone ebbe un moto d’insofferenza.

“Certo! Vuotare il suo regale vaso da notte è un raro privilegio che mi è concesso!” ironizzò, facendole però ridacchiare, come se avesse detto una cosa buffa.

 

“Devi ancora giurare!” gli rammentò Morgana, riportandolo all’argomento iniziale.

 

“Sul principe!” la invitarono all’unisono le rimanenti.

 

N-no… io… io giuro su mio cugino Merlin: non fiaterò.” Promise, ritrovandosi un boccale fra le mani con cui brindare.

 

E il patto fu siglato da un fragoroso applauso.

 

 

 

Continua...

 

 

 

Disclaimer: I personaggi citati in questo racconto non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

Ringraziamenti: Un abbraccio a Tao, che sopporta i miei scleri. X3

 

Note: Se dovessi dare un titolo al capitolo, direi che questo è quello dei giuramenti: Merlin è costretto a giurare di mantenere due segreti nello stesso giorno, prima con Arty e poi con Morghy X°D

Su, dai… che ne pensate della reazione di Arthur alla scoperta dei due amanti?

 

E poi eccoci alla tanto sospirata Lezione di Cucito!

Vi avevo anticipato a suo tempo che i pomeriggi di ricamo di Morghy, per me, sono come i pigiama-party del Medioevo e il meglio (il peggio?) deve ancora arrivare!

Però… prima di cominciare a gridare “all’OOC!” di Morgana, vi chiedo la cortesia di aspettare di leggere anche la seconda e ultima parte, in cui avrete il quadro completo, e vi darò le mie motivazioni sul perché l’ho immaginata così. Poi chiaramente ognuno potrà dirmi cosa ne pensa ed eventualmente criticarla.

Non vorrei anticipare nulla su di lei, per non rovinarvi la lettura.

           

Il ricordo di Merlin sulla figuraccia col vestito femminile è un libero riadattamento dell’abito per Freya (puntata 2x09 “La signora del lago”). Come ho più volte detto, questa mia fic si innesta dopo la fine della prima serie, prima dei grandi eventi catastrofici della seconda (Gwen-Banderuola, Incubi Morgana, Morgause…) ma alcuni eventi della seconda serie possono venir presi e riadattati per altri scopi.

 

Precisazioni al capitolo precedente e domande varie: (a random)

- Sì, ai nostri eroi non possono accadere solo disgrazie! Ogni tanto devono pur tirare il fiato con un capitolo tranquillo! XD

- Beh, sì. Arthur ama potersi vantare di quant’è bravo, perciò Merlin fa bene a lasciarglielo fare, se in cambio ci guadagna il lavoro fatto!

- E’ vero che a volte Merlin sembra più una moglie che una serva, solo che non lo fa di proposito!

- Come sempre, sono contenta che i battibecchi e la routine tra loro vi piaccia!^^

- Se anche Arthur cominciasse a sentire la mancanza di Merlin, non dimenticate che il servo è via solo da un paio di settimane, non sarebbe virile, da parte del principe, lagnarsi di già.

 

 

Eccovi l’anticipazione del prossimo:

 

Lo stregone le rivolse la sua più completa attenzione.

“Quel discorso che avete fatto sull’erede del mio padrone. Beh, ecco… ero solo curiosa. Nell’interesse del mio signore, s’intende.

 

“Era semplicemente un sogno, Linette cara.” Le sorrise premurosa. “A volte capita che io faccia sogni bizzarri. La gravidanza di Lady Beltrame deve avermi condizionato un po’. Ecco tutto.” Si schermì.

 

“Certo, Milady. I sogni sono solo sogni.” Ne convenne Merlin, chiudendo la questione e separandosi da lei con un saluto. “Vi auguro una buona serata, Mia Signora.”

 

 

Un avviso tecnico: da qualche settimana ho ripreso a lavorare, anche se non ancora a pieno regime.

Tuttavia, impegni di vario tipo mi impediscono di avere la serenità mentale per sistemare i capitoli già scritti e aggiornare con regolarità. Vi invito a controllare ogni tanto nel mio account: in caso di ritardi, essi saranno segnalati nel mini-forum.

 

 

Colgo l’occasione per ringraziare tutti quelli che hanno commentato il mio drabbleMy First Friend” che si è classificato terzo, e per invitarvi a leggerlo, se non l’avete fatto. ^^

 

 

 

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Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.


Grazie (_ _)

elyxyz

 

   
 
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