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Autore: Shadow Eyes    07/09/2010    11 recensioni
La brezza della sera soffiava leggera tra le fronde degli alberi, esalando dolci fruscii.
Alistair respirò a pieni polmoni l’aria umida dell’accampamento. «Aaah, finalmente! Casa dolce casa!»
Aveva piovuto per tutto il giorno e i terreni gravidi d’acqua profumavano di pioggia.
Morrigan gli scoccò un’occhiata gelida. «Casa? Tu consideri quest’ammasso informe e sporco di tende e ciarpame inutile la tua casa? Uhmpf… tipico di chi è abituato a mangiare poltiglia grigiastra e a lavarsi soltanto quando piove perché non può evitarlo.».
Genere: Commedia, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alistair Therin, Leliana, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“The light is what guides you home, the warmth is what keeps you there.”
~ Ellie Rodriguez
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La brezza della sera soffiava leggera tra le fronde degli alberi, esalando dolci fruscii.
Alistair respirò a pieni polmoni l’aria umida dell’accampamento. «Aaah, finalmente! Casa dolce casa!»
Aveva piovuto per tutto il giorno e i terreni gravidi d’acqua profumavano di pioggia.
Morrigan gli scoccò un’occhiata gelida. «Casa? Tu consideri quest’ammasso informe e sporco di tende e ciarpame inutile la tua casa? Uhmpf… tipico di chi è abituato a mangiare poltiglia grigiastra e a lavarsi soltanto quando piove perché non può evitarlo.»
I capelli chiari del Custode Grigio parvero afflosciarsi assieme al proprietario.
«Femmina isterica.», sentì grugnire Oghren circa una quarantina di centimetri più in basso.
Il ragazzo sghignazzò finché non fu fulminato dagl’occhi d’ambra della Strega.
«Tu…»
«Oh, per l’amor del cielo, Morrigan, dovresti smetterla di aggredire Alistair.», sentenziò Wynnie con cipiglio severo. «Se siamo incappati in un’ imboscata della Prole Oscura proprio mentre cominciava a piovere, lui di certo non ha colpe.»
«Tsk.»
Alistair la guardò di sbieco, imbronciandosi. La Strega era pallida, il trucco le era colato lungo le gote e i capelli corvini si erano trasformati un groviglio più selvaggio del solito; ma a dirla tutta, tutti i membri della compagnia erano piuttosto malconci: anche Leliana aveva i capelli scompigliati e le braccia piene di tagli, Sten una ferita profonda al torace, Shale era irritata a causa del fango che aveva sporcato i suoi cristalli, Zevran era malconcio, spettinato ma – cosa che Alistair non riusciva proprio a capire – sorridente, Oghren era semplicemente il nano più felice («L’hai visto anche tu l’elfo quando ha centrato in pieno con la faccia quell’albero mentre scappavamo? Che spasso!») e ovviamente più ubriaco di tutto il Ferelden, Wynnie aveva un ramoscello incastrato nei capelli e lui stesso era bagnato fradicio, infangato e sporco sangue di chissà quanti proprietari compreso sé stesso. Soltanto il mabari sembrava l’incarnazione della più spensierata allegria mentre saltava nelle pozzanghere abbaiando festoso.
Alistair lo guardò con un misto di affetto e invidia. «Beato te che puoi farlo.»
Il mabari scodinzolò e corse verso di loro: fu come se il tempo avesse rallentato di proposito la sua corsa per permettere a tutti di voltarsi a fissare con le pupille strette come spilli un cane grondante fango che caricava verso di loro in tutta la sua lorda potenza.
«Oh, n…»
«No, non osare…!», ringhiò Morrigan con gli occhi infuocati e ad Alistair parve quasi che i capelli arruffati della Strega avessero cominciato a crepitare di elettricità.
Troppo tardi. Il cane si scrollò l’acqua melmosa di dosso schizzando tutti di fango.
«Bestiaccia rognosa.»
«Oh, per il Creatore…!»
«Perfetto.»
«Stupido cane.»
«…», fu l’indignato commento di Sten.
«Chi ha voglia di una porchetta di mabari?», propose Oghren fregandosi con un ghigno bastardo le mani.
Il mabari indietreggiò uggiolando mestamente e piegò le orecchie assumendo l’espressione più umanamente dispiaciuta del suo repertorio.
«Be’… tanto una doccia era già prevista, no?», tentò Alistair strappando un sorriso esasperato a Wynnie e a Leliana.
«Tsk…»
Morrigan, dopo aver lanciato un’occhiata carica di disgusto al Custode Grigio, marciò impettita verso la sua tenda, non degnando nessuno di una parola.
«È solo una questione di tempo, cane. Solo una questione di tempo.», grugnì Oghren, fissando il mabari con gli occhi celesti ridotti a due fessure. «E prima o poi dovrai decidere se diventare un insaccato o la mia cavalcatura.»
Il mabari, in tutta risposta, gli leccò la faccia e trotterellò nell’accampamento.
«Gaaah!», disse schifato il nano, sfregandosi vigorosamente la guancia, «Stupido figlio di un cane!»
Ignorando bellamente il siparietto, Sten li superò seguito da una Wynnie piuttosto preoccupata.
Alistair si stiracchiò beatamente finché non fu costretto a spalancare gli occhi ad un sonoro “crack!” che partì dalle sue vertebre lasciandolo senza fiato a fissare il cielo.
Fantastico. Spero che non se ne sia accorto nessun…
«Ma cosa ci trovate voi umani di tanto interessante in quel coso difettoso lassù?», domandò incredulo Oghren con il naso all’insù. «Perde! Ad Orzamar per lo meno non dovevo preoccuparmi che il soffitto cominciasse improvvisamente a gocciolarmi in testa!»
«Cosa normale, se vivi in una grotta, mio raffinato amico.», disse Zevran.
«Tappati quella boccaccia larga, Ingroppa-Nug!»
«Argh…», si lamentò debolmente Alistair riscendo finalmente a raddrizzare la sua schiena scricchiolante.
«Se desideri un massaggio, non hai che da chiedere.», si propose prontamente Zevran.
«Ah… oh. Ehm…», disse l’altro boccheggiando nervosamente, «Credo… credo che per questa volta passerò.»
«Come vuoi, amico.», rise l’elfo tirandogli una pacca sulla spalla.

Fra i fili argentei dell’erba frinivano i grilli mentre Alistair si sedeva accanto al fuoco con un sospiro, l’armatura imbrattata poggiata al suo fianco. Era ancora frastornato per l’agguato di quel pomeriggio e aveva delle ferite sulle gambe e sugli avambracci che gli facevano un male cane. Osservò le fiamme danzanti intrecciarsi e svanire nell’aria, godendo del loro calore. La maglia umida – poiché strizzata pigramente un paio di volte e reindossata – gli aderiva al corpo raffreddandogli la schiena; ben presto il contrasto lo fece rabbrividire e starnutì.
«Aw, maledizione…»
«Salute!»
Il Custode Grigio si voltò e vide Leliana sorridergli. I raggi lunari le illuminavano la pelle bianca, che sembrò quasi brillare, in tutto quel chiarore.
«Aah, Principessa Sterminatrice!»
«Alistair, ti sarei grata se non mi chiamassi più con quel soprannome, è decisamente…»
«Inquietante?», rise Alistair. «Ti dona proprio per questo!»
«Vorresti dire che per te sono una sorta di Principessa Assassina assetata di sangue?», chiese l’arciere accoccolandosi vicino al fuoco senza staccare lo sguardo dal suo.
«No, no! Certo che no!», scosse il capo l’altro, cercando di giustificarsi. «Più o meno. Voglio dire… a volte mi spaventi – ma non quanto Morrigan –, sai? Così silenziosa e avvolta dal mistero… come le fanciulle elfiche delle leggende.», aggiunse eseguendo una buffa imitazione del portamento di quest’ultime.
Il Bardo scoppiò a ridere. «E io mi comporterei davvero così?», chiese, inarcando un sopracciglio. «Comincio a chiedermi come abbia fatto a sopravvivere fino ad oggi.»
I due ridacchiarono ed ad Alistair sembrò che forse la risata Leliana, così armoniosa e musicale, fosse, per la prima volta da quando si era unita alla loro compagnia, genuina e contagiosa.
«Comunque la Principessa Sterminatrice è ufficialmente bandita dalla tua lista di soprannomi!», dichiarò con aria solenne Leliana.
«Aw, che peccato.», mugolò il Custode Grigio; ma gli bastò un’occhiata eloquente della donna per cambiare immediatamente registro. «Volevo dire: come desiderate, Principessa.»
Leliana tossicchiò. «Comunque sono qui perché Wynnie mi ha mandata a controllare il tuo stato, dato che lei è impegnata a rimarginare la ferita di Sten.»
«Dille allora che sto benissimo!», disse fieramente Alistair. «Sono resistente come una roccia!»
«Ah, si?», chiese l’altra afferrandogli l’avambraccio.
L’ululato di dolore che gli sfuggì lo smentì immediatamente.
«Ma questo è barare!», si lagnò Alistair in maniera infantile, rosso per la vergogna.
«Sono un Bardo, ricordi?», sorrise Leliana frugando una sacca che le aveva consegnato l’anziana maga. «Qui c’è tutto il necessario per curati, non ti preoccupare.»
«Posso fare anche da solo!»
«Se ti curi come cucini, allora ti ritroveremo con le braccia in cancrena, domattina.», replicò serafica Leliana. «Ma tranquillo, sono certa che Sten sarebbe disponibilissimo ad amputartele.»
Il ragazzo impallidì.
«Su, porgimi il braccio.», rise la donna, «Certo che hai una fervida immaginazione, mh? È così facile impressionarti.»
Con un broncio indignato e senza tante cerimonie, il Custode le piazzò sotto il naso il braccio mantenendo ostinatamente lo sguardo nella direzione opposta.
Leliana osservò i tagli e, con delicatezza, prese a disinfettarli.
Il silenzio li avvolse mentre le fiamme rilucevano nelle iridi celesti della donna.
Con circospezione, Alistair si voltò ad osservarla. Il profilo delicato di Leliana si stagliava pallido contro l’oscurità della sera. I corti capelli rossi erano ancora umidi di pioggia e avevano un odore dolce, che sapeva di fiori e di casa.
Già, casa… da quando Duncan era…
Una morsa gli serrò lo stomaco e fu come se pietre e sabbia gli avessero riempito la gola.
Da quando lui era morto, Alistair aveva perso ogni cosa. Il suo bisogno intimo di avere una famiglia, tuttavia, non si era spento.
I legami di sangue non sono tutto, si era detto, e ci aveva fermamente creduto quando aveva incontrato Duncan e gli altri Custodi Grigi. Posso ricominciare da capo.
E ora, in quel branco di lunatici, stava cercando di ricostruirsi una famiglia raccogliendo i cocci, ricomponendo i frammenti. Anche se le sue mani erano piene di tagli e sporche di sangue. Anche se le delusioni gli bruciavano negli occhi come aghi roventi. Anche se la morte e la perdita gli stringevano il petto in una morsa gelida. Perché ne valeva la pena. Era tutto ciò che aveva sempre bramato, tutto ciò che continuava a reclamare il bambino rinchiuso dentro di lui.
E così Wynnie era diventata la madre ideale, dolce, gentile, che a volte si imbarcava in discorsi imbarazzanti (ancora gli rimbombava nella testa il discorso su da dove vengono i bambini), che sapeva cucinare e – cosa più importante – rammendare i suoi calzini. Leliana era la sorella maggiore che aveva sempre desiderato. Oghren… be’, il classico zio alcolizzato, sboccato che era decisamente il massimo per divertirsi e parlare a ruota libera. Ora aveva persino un cane! E come non ricordare l’adorabile Morrigan, che gli ricordava volenterosamente giorno per giorno quanto fosse patetico e senza spina dorsale? A volte reprimeva a stento la voglia di strozzare quella malvagia, cinica, abominevole Strega; ma il pensiero che lei potesse mandargli a fuoco i pantaloni con uno schiocco di dita, lo aiutava discretamente a mantenere la bocca cucita e le mani in tasca.
«Alistair, tutto bene? Stai facendo delle strane smorfie…»
La voce calma di Leliana lo riportò alla realtà.
«Oh… ah, nulla!», minimizzò il guerriero. «Ero solo soprappesier- urgh!»
Maledetto disinfettante!
Alistair digrignò i denti in una smorfia di dolore.
Leliana sollevò lo sguardo. «Ti fa male?»
Le labbra del Custode Grigio guizzarono improvvisamente da un orecchio all’altro, arrabattando un sorriso che risultò paurosamente inquietante. «Assolutamente no, procedi pure!»
La donna abbassò lentamente il panno imbevuto di disinfettante sulla ferita (la fronte del guerriero si imperlò di sudore freddo) inarcando le sopraciglia. «Sicuro?»
Gli occhi di Alistair presero a lacrimare. «Sssiii- aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaargh!»
Fu l’urlo più stridulo e agonizzante mai sparato in tutto il Ferelden nell’arco di ere ed ere. In un attimo, infatti, tutto l’accampamento li fissava attonito con le armi in pugno e le pupille dilatate come quelle di un gufo. L’aria intorno a Morrigan già crepitava quando un ruggito di guerra proveniente dai cespugli circostanti li fece sobbalzare tutti quanti, scatenando un pandemonio all’interno dell’accampamento; Zevran si alzò impavidamente estraendo la armi appena in tempo per vedere Sten – che si era sollevato altrettanto impavidamente ma con molto più slancio e la ferita ancora aperta – rovinargli addosso imprecando in Qunari. Wynnie, non sapendo se ridere o preoccuparsi, afferrò il bastone poggiato lì a fianco per correre vicino ai due ma quest’ultimo le fu strappato di mano da Morrigan, che le urlò di prendersi il suo.
«Ma cosa…?»
Lo strattone improvviso fece partire per sbaglio dal bastone un fulmine – accompagnato da un’imprecazione da parte della Strega che fece impallidire Wynnie – che per poco non incenerì i capelli di Alistair.
In tutta quella baraonda Oghren, con indosso solo la mutande, comparse correndo come un dannato dai cespugli alle loro spalle, urlando improperi e roteando la pesante ascia sulla testa. «Dove sono quei bastardi!?»
A Leliana cadde il panno di mano per lo shock.
«Oh, cielo…» Wynnie era prossima al collasso.
Alistair scoppiò in una grassa risata.
«Cosa ci facevi là dietro, mio improbabile amico?», chiese Zevran con un ghigno divertito.
«Ma soprattutto dove sono i tuoi pantaloni?», sbraitò Morrigan puntandogli contro in bastone.
«Dove sono quei Succhia-Ratti della Prole Oscura?», ripeté Oghren, col volto corrucciato e i baffi frementi.
«No, è che…», balbettò un’imbarazzatissimo Alistair, che sembrava rimpicciolirsi progressivamente sotto gli sguardi dei compagni.
«Colpa mia.», disse Leliana, assumendo un’espressione di timido imbarazzo. «Mi era parso di… vedere un topo. Perdonatemi.»
«Cosa!?»
«Per l’amor del cielo, figliola, non dovresti reagire così… istericamente.», la rimproverò Wynnie, visibilmente sollevata di non dover ancora combattere. «Affronti la Prole Oscura ogni giorno. Un topo è una creatura che non potrebbe mai farti del male.»
«E io sarei corso qui in mutande per un topo!?»
«Sparisci, miserabile creatura.», gli abbaiò contro Morrigan, violacea in viso.
«Chiedo scusa.», ripeté Leliana, chinando mestamente il capo.
Wynnie le sorrise maternamente. «Non è nulla, Leliana. Anzi, perdona i miei modi bruschi… e che abbiamo ancora tutti i nervi a fior di pelle.»
Leliana ricambiò il sorriso con gratitudine.
«Al diavolo!», grugnì il nano, ritornando dietro i cespugli. «E ora dove le avrò messe, quelle maledette foglie?»
Quando ognuno fu tornato alla propria attività, Alistair fissò l’arciere con un misto di gratitudine e senso di colpa. «Mi dispiace, non dovevi, sono io che…»
«Tranquillo, me la cavo meglio di te nell’improvvisazione.»
Alistair aprì la bocca per controbattere ma ad un sorriso disarmante della donna la richiuse. «Grazie.»
Leliana finì di disinfettargli le ferite – tenendo, questa volta, d’occhio le reazioni del guerriero – e le ricoprì con bende bianche e fresche.
Il Custode Grigio si godette tutte quelle premure. Per un istante, però, gli parve che gli occhi della donna avessero indugiato sulle macchie di sangue sul suo braccio, prima di pulirle con il panno, assumendo un’espressione di cupa tristezza.
«Leliana… tutto bene?», si azzardò a chiederle.
«Certo.», gli rispose di rimando l’altra, sorridendogli.
Eppure lui, dietro quel sorriso, aveva sentito una profonda malinconia…
«Sei sicura?»
«Non c’è nulla che non vada.», tagliò corto la donna, agitandosi sul posto. «Non preoccuparti.»
Alistair sentiva che avrebbe dovuto dire o fare qualcosa. Ma cosa?
Si mordicchiò il labbro inferiore: al momento, l’unica cosa che gli veniva in mente era…
Forza, idiota, dillo!
In fondo era sempre stato un codardo.
Leliana fece per alzarsi.
«Sai…»
Ma non questa volta.
«Mi sarebbe piaciuto avere una sorellina come te.»
Leliana sembrò piuttosto stupita da quella goffa affermazione. «Davvero?»
«Si, be’… sarebbe stato davvero divertente. Io a combinare casini e tu a rincorrermi per sgridarmi…»
«Sei un uomo molto strano, Alistair.»
A dispetto dell’espressione indecifrabile sul viso, la voce di Leliana tradiva tutto il calore e la tenerezza che stava provando in quel momento.
«Chissà perché continuano a ripetermelo…», scherzò il Custode Grigio, felice di averle tirato un po’ su il morale.
«Forse perché è vero.»
Alistair la guardò alzarsi e sistemarsi l’abito.
«Buonanotte, Alistair.»
«’Notte, Principessa…»
Gli angoli della bocca di Leliana si piegarono verso l’alto.
Alistair si sdraiò sul suo letto improvvisato, chiudendo gli occhi mentre ascoltava i passi della donna allontanarsi.
Casa dolce casa…
Con un sospiro, schiuse le ciglia, inebriato dallo spettacolo della volta celeste che brillava lontana.
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“Peace - that was the other name for home.”
~ Kathleen Norris

















.:~*~:.

Ehilà!
Della serie: "La demenza è sempre l'ultima a morire!". XD
Questa storia si è scritta da sola... 8D Come al solito parto con un'idea, e poi il mio cervello la plasma sempre in tutt'altro. Comuuuunque mi sono divertita moltissimo nel realizzarla, anche perché la serietà fa parte di pochissime mie storie. XD
Credo di dove aggiungere delle piccole note, per rendere un po’ più comprensibile il delirio. Dunque…
La storia è ambientata una ipotetica settimana dopo che Leliana si è unita alla banda di lunatici. Per scriverla, sono andata a rileggermi un po’ i dialoghi fra i personaggi e la battuta sulla “Principessa Sterminatrice” la fa Alistair se inizialmente rifiutate di far unire Leliana al vostro gruppo. Una volta che vi sarete diretti verso l'uscita di Lothering, troverete il Bardo che vi chiederà cosa avete deciso a riguardo la sua proposta e, se continuerete a rifiutare, il Custode intercederà in suo favore. Ora, se gli rispondete: «Alistair, le manca solo un Arcidemone per essere un Flagello.» Lui replicherà: «Si, ma sembra più un tipo da “Ooh, che bei colori!” che da “Muahaha! Sono la Principessa Sterminatrice! Pugnala! Uccidi! Uccidi!”». XD
Lo sguardo triste del Bardo è davvero Alistair a farvelo notare quando viene a chiedervi un’opinione sugli altri membri della squadra.
Perché Morrigan è così incazzata? Be’, perché ho immaginato che una donna vanitosa (che non ammetterebbe mai di esserlo) come lei, trovasse piuttosto irritante avere un aspetto scarmigliato, trucco sbavato, capelli bagnati e spettinati, vestiti sporchi di fango, ecc… ;P
… E a cosa servono le foglie ad un tizio in mutande? Be’… easy guess! XD
Personalmente amo tutti i personaggi di questo gioco, perché sono tutti divertenti e pieni di vizi e virtù umane che li rendono semplicemente irresistibili. Oghren è il mio preferito in assoluto! Vuole cavalcare il mabari… uuh, geniale! 8D
Spero di avervi fatto divertire almeno un po’ e di non essere sfociata nell’OOC. :) Mi raccomando, critiche, consigli e commenti sono sempre apprezzati!
Chiudo ringraziando di cuore *w* tutte la anime intrepide che hanno recensito le mie precedenti storie (in particolare Aya Lawliet, che mi fa sentire sempre molto più brava di quanto in realtà lo sia! XDD) e che le hanno inserite fra le Preferite/Da ricordare. GRAZIE! <3

See ya,

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