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Autore: Yellow_Falling_Leaves    08/09/2010    6 recensioni
In una New York caotica, due figure anonime vi abitano. Lui, Edward Cullen, è un ragazzo malinconico, che ha smesso di credere nell'amore dopo la rottura di una storia importante. Lei, Isabella Swan, è una persona chiusa, timida, con un passato non troppo felice, che ha chiuso i rapporti con i genitori da tempo. Le loro vite sono destinate a incrociarsi, e a vicenda si daranno la forza per tornare a sorridere davvero.
Estratto dal V capitolo:
Edward sorrise. «E questa era la perla di saggezza delle dieci e mezza. » Bella ridacchiò, scuotendo la testa e fissando lo sguardo nuovamente al cielo.
«Perché lo hai fatto? »
Bella sorrise appena. «Indendi, medicare un completo estraneo lasciato a marcire nel suo sangue in una strada buia di Manhattan? » Edward annuì.
Isabella si strinse nelle spalle. «Non lo so. In quel momento, ti ho visto fare a botte con quel tizio, e quando sono scesa a controllare..ho sentito che fosse la cosa giusta da fare, appena ho osservato il tuo viso. » E arrossì, per quella rivelazione.
«Però quando mi sono svegliato non c’eri. » osservò Edward.
«Ero appena salita a farmi una doccia, evidentemente..quando sono scesa, tu eri sparito.» mormorò, piano. «Mi è venuta l’ansia.. » E fece un sorriso imbarazzato.
Edward sospirò. «Se io non ti avessi riconosciuta oggi, tu mi avresti mai detto che mi avevi aiutato? »
Isabella scosse il capo. «No, non credo. »
Edward annuì. Lo immaginava, Bella non era una ragazza che amava le attenzioni; faceva le cose nell’ombra, senza esaltarsi e mettersi in mostra. Era semplicemente altruista.

- Se avete voglia, datele un'occhiata!^^ ciao!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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»E ti sorriderò«
{Capitolo 1.Una questione di libri}
L’ennesima giornata volgeva al termine.
Edward se ne stava placido ad osservare il sole tramontare, mentre il cielo si tingeva di arancione e le nuvole prendevano una tenue sfumatura rosata. Amava quel momento della giornata, gli trasmetteva la speranza di un giorno migliore, l’indomani.
Aveva pensato a sufficienza, quella sera.
Ripose la sua chitarra nella custodia, poi la mise in spalla. Diede un ultimo sguardo al sole, come saluto, poi aprì la porta per rientrare. Varcò la soglia e scese la rampa lentamente, senza entusiasmo. Uscì da quella palazzina sgangherata e s’inoltrò nel traffico serale di New York. Andò sempre dritto, per poi svoltare in una delle tante vie comuni della grande mela. Gente andava, che veniva, di fretta e furia. Edward si godeva quell’atmosfera; amava il caos, la frenesia, l’emozione.
La sua vita era così tranquilla e placida che gli faceva pena. L’unica cosa che gli metteva il sorriso erano il suo migliore amico e sua sorella. Rosalie e Jasper. Ed era proprio da lui, che in quel momento stava andando.
George, il portinaio, salutò cordialmente come sempre. Edward era di casa, ormai. Stava più lì, che nel suo appartamento di Manhattan, in effetti. Persino i vicini del suo amico lo conoscevano. Prese l’ascensore, finalmente funzionante, e raggiunse il pianerottolo dell’abitazione del suo amico. Suonò al campanello sotto cui vi era il nome del suo amico. La porta si aprì, rivelando Jasper in pigiama, mezzo addormentato.
«Ehi, Ed..» mugugnò lui, per poi sbadigliare.
«Hai fatto le ore piccole, eh?» fece malizioso Edward, con un ghigno. Jasper si riscosse subito dall’intorpidimento, dando una sberla sulla nuca dell’amico, mentre quello entrava in casa. Edward scoppiò a ridere, sotto lo sguardo di un Jasper esasperato.
«Non te l’ho detto che ho chiuso con le ragazze?» fece, ironico, mentre si sedeva sulla poltrona del salotto. L’amico si era accomodò sul divano, appoggiando i piedi sul tavolino di Jasper. Edward alzò un sopracciglio, scettico. «Tu, che chiudi con le ragazze? Ma fammi il piacere!» esclamò Edward, «è come dire che nel male c’è lo zucchero. »
«Ha.Ha. Edward, ti ho mai detto che hai un senso dell’umorismo che fa pena?» ribatté Jasper, acido.
Ma dopotutto, Jasper Withlock aveva una certa fama da dongiovanni con le ragazze del posto. Era un tipo che se la spassava alla grande, senza coinvolgimenti. Non era mai stato un tipo sentimentale, da relazioni serie; nei 24 anni che si conoscevano, Edward non l’aveva mai visto insieme alla stessa ragazza per più di due giorni. Il genere femminile, nonostante il curriculum non troppo felice, in quel senso, gli cascava ai piedi. Jasper era bello; alto, con un fisico snello e scolpito, i capelli ricci e biondi tenuti abbastanza lunghi e due occhi di ghiaccio. E, ovviamente, un’aria fiera e distaccata da superiore.
Per il suo pessimo atteggiamento, Rosalie, la sorella di Edward e migliore amica di entrambi, lo rimproverava sovente. Ma la carne è debole, soprattutto lo era quella di Jasper.
«Come si chiamava questa volta?» lo ignorò bellamente Edward.
Jasper si passò una mano sul viso, sbadigliando: «Tiffany..O forse Britney. Be’, non fa tanta differenza.» Jazz affilò lo sguardo. «A te come va?»
Sentimentalmente, Edward era a pezzi. Voleva chiudere con le ragazze. Da quando si era mollato con la sua ragazza, Tanya, con cui era stato fidanzato per due anni, Edward non era più come prima. Lui stesso, sapeva di non aver mai amato sinceramente quella donna, però teneva a lei, e non se l’era sentito di lasciarla. Ma quando aveva scoperto che Tanya se la spassava bellamente alle sue spalle con altri, il suo orgoglio era rimasto irreparabilmente ferito. Dopo quella rottura, non aveva più avuto il desiderio di conoscere una ragazza, per paura di essere trattato così di nuovo. Eppure, aveva la fila di ragazze dietro di sé, che desideravano approfondire la sua conoscenza.
«Divinamente single, Jazz. Tutto okay.»
«Sai, stavo pensando...» esordì il biondo, dopo alcuni istanti di silenzio, cambiando totalmente discorso.
«Ehi, non sforzarti troppo, che ti fuma il cervello!» sfotté Edward, ricevendo una risata sarcastica in risposta. Jasper stava per riprendere da dove era stato interrotto, ma dovette fermarsi nuovamente a causa del campanello che suonava. A giudicare dall’insistenza, erano sicuri di chi fosse dall’altro lato della porta.
«Entra pure, Rose!» esclamò Jasper, e la porta d’ingresso si aprì. Rosalie entrò con un gran sorrisone, «Fratello, amico, come va?» chiese, scompigliando giocosamente i ricci dorati dell’amico. La ragazza ignorò lo sguardo seccato di Jasper e andò a sedersi sul divano di seconda mano, accanto al fratello. Appoggiò a sua volta i piedi sul tavolino malconcio di Jasper, come normalmente faceva. «Allora, di che parlate?»
«Dicevo...» Jazz ammonì i due con uno sguardo eloquente della serie “interrompetemi e vi stenco”, «Stavo pensando che...»
«Tu pensavi?!» Rose scoppiò a ridere, e Jasper si trattenne dallo strozzare la sua migliore amica, nonché sorella del suo migliore amico. Rosalie, benché fosse la ragazza più bella che avesse visto fino a quel momento- con un fisico mozzafiato da modella bionda con gli occhi verdi-grigi -, era l’unica che non aveva mai neppure sfiorato. La considerava una sorella, e come tale la trattava e rispettava. Senza contare che Edward l’avrebbe accoppato, se avesse fatto un pensiero sbagliato su di lei.
«Ora piantatela!»sbottò stizzito il ragazzo leonino. Edward e Rosalie si fecero attenti, finalmente. «Pensavo che sarebbe meglio trovarmi un lavoro, solo che non so che fare.»
«Nel campo della moda no assolutamente.»commentò Rose immediatamente.
«Non mi è mai passato nemmeno per l’anticamera del cervello, di lavorare per una ditta di moda.» ribatté acido Jasper.
«Anche perché hai dei pessimi gusti. Ma nessuno batte Edward.» proseguì imperterrita la ragazza, ignorando le parole dell’amico come se non le avesse dette.
«EHI!» si lamentò l’interessato, facendo ridere la sorella e l’amico.
«Comunque, hai ragione Jazz. Sarebbe anche ora. Sono più giovane di voi, e lavoro da un pezzo io!»
«Solo di qualche mese, sorella» puntualizzò Edward, piccato, facendole alzare gli occhi al cielo.«Pignolo!»
«Jasper, io vado in bagno. » annunciò Edward, alzandosi, lasciando i due a ponderare dei possibili mestieri per quegli scansafatiche. Edward tornò in salotto, accigliato.
«Ehi, Jazz, cos’era quel libro che era..»
«MA CERTO!» esultò Withlock, saltando in piedi. «UNA LIBRERIA!»
-
Una cosa era certa, nessuno si sarebbe mai aspettato che Jasper Withlock si desse alla lettura. Figuriamoci aprire addirittura una libreria!
Edward, amante dei libri, era disposto ad aiutarlo nella sua impresa. Non solo perché si sarebbe cimentato in un mestiere che gli piaceva, ma anche perché, preso dal lavoro, avrebbe allontanato i pensieri che lo tormentavano. Un vero toccasana.
Perciò, lui e il suo amico avevano trovato un locale dove allestire il negozio/biblioteca e l’avevano comprato. Il mutuo non era molto alto, ma ci sarebbe voluto un po’ per saldarlo. Né Edward né Jasper erano particolarmente facoltosi. Anzi, non lo erano per niente. Avevano vissuto per un po’ insieme, nell’appartamento di Jasper, pagando l’affitto metà e metà, appunto perché di dollari in tasca ne avevano ben pochi. In questo modo, la spesa per entrambi era minore. Poi era arrivata Tanya, e Edward era andato a convivere, lasciando finalmente la casa di Jazz, dove il viavai di ragazze non si era mai fermato. Quando Tanya alla fine l’aveva lasciato, si era tolta il peso dell’affitto dalle spalle, cedendo l’appartamento a Edward, e con quello tutte le spese arrecate.
I suoi genitori, Esme e Carlisle, l’avevano aiutato un po’, dato che non lavorava ancora. Non gliene avevano mai fatto una colpa, anzi. Però Edward non voleva più pesare su di loro, e questo lavoro con Jasper era solo il principio per sdebitarsi con i suoi. Era il figlio maggiore, ed era quello che dava più noie: non era ammissibile. Rosalie non aveva mai causato tante rogne, se l’era cavata da sola, sempre.
«Sono soddisfatto, Ed. Perciò, io, te e Rose stasera andiamo a festeggiare:offro io!» esclamò il biondo, elettrizzato.
«Jazz, l’attività non ha ancora ingranato.» gli ricordò Edward, mentre passeggiavano sui marciapiedi affollati della loro città. «E che vuol dire? Avrò il diritto di stare con i miei amici, no?» incalzò, lanciando un’occhiata eloquente a Edward. Lui ridacchiò, alzando gli occhi al cielo, mettendo le mani in tasca, con fare disinvolto. Una ragazza passò di lì, e Jasper, la seguì con lo sguardo. «Ehi, Jazz?»lo richiamò con un sorrisino, l’amico, schioccandogli le dita davanti al naso. Jasper si riscosse, e tornò a guardare Edward.
«Dicevamo?»
«Devi chiamare Rose»
«Giusto,giusto» Jasper prese dalla tasca il telefono e cominciò a comporre il numero dell’amica, mentre Edward era entrato in un tabacchino a prendersi un pacchetto di sigarette. Il biondo se ne stava in mezzo al marciapiede, tra i passanti che andavano e venivano, evitandolo. Fin quando qualcuno si scontrò con lui, tirandolo in terra con sé. «Ahi..» si lamentò una voce femminile. Jasper alzò lo sguardo, incrociando un paio di occhi azzurri come il cielo sereno. Non ne aveva mai visti di così belli; e di ragazze, lui, ne aveva viste tante. Lei arrossì, «Scusa»
«Oh, di nulla, è colpa mia, non ti ho vista» ribatté, per la prima volta, sinceramente gentile. L’aiutò ad alzarsi, e una volta in posizione eretta, la osservò. Le arrivava a malapena all’ascella, quella ragazza, ma era di una bellezza mozzafiato. Eclissava anche Rosalie. Quella ragazza aveva un aggraziato viso da folletto, rosso sulle gote per l’imbarazzo, che risaltava incorniciato da dei capelli corvini in un’acconciatura corta e sbarazzina. Altro che folletto, a Jazz pareva un angelo.
Lei sorrise timidamente, salutandolo con una mano, e corse via. Jasper rimase a fissarla fin quando la figura di quella ragazza non scomparve. E in quel momento, uscì Edward.
«Allora, Jazz, cos’ha detto?»
«Cos’ha detto chi?» rispose, senza pensarci, a Edward, nervoso. Per la prima volta, capì cosa s’intendesse con farfalle allo stomaco. Era una strana sensazione, di quelle che più erano piacevoli, più le odiavi.
«Rose. Che ha detto?» Jasper cadde dalle nuvole.
«Ah. Oh, giusto, mi sono dimenticato.» fece un sorrisino di sbieco, cercando di fare lo scemo, per nascondere l’imbarazzo. Edward lo guardò scettico, alzando un sopracciglio. Sospirò, poi prese il suo cellulare dalla tasca e compose il numero della sorella.
«Pronto?»
«Ehilà, sorellina! Hai mai notato che Jazz è un vero idiota?» Si sentì la risata della ragazza, squillante e allegra. «Mi sorprendo che tu l’abbia capito solo ora, Edward. Allora, scommetto che non mi hai chiamata solo per parlarmi della deficienza congenita del tuo migliore amico. Su, che devi dirmi?»
Edward ridacchiò.«Fino a prova contraria, è anche il tuo migliore amico»
«Condivisione fraterna, Eddy.» ribatté lei, divertita.
«Comunque, il deficiente congenito, qui, vuole portarci a cena fuori, stasera. Sai, per festeggiare..»
«Offre lui?»
«Certamente, altrimenti gli faccio mangiare lo spazzolone del water.» L’amico lo guardò allibito, con una leggera sfumatura di terrore nello sguardo. Rosalie rise apertamente.
«Okay, a che ora mi passate a prendere?»
«Vuoi anche l’autista personale?» fece ironico Jasper, entrando all’ultimo nella conversazione. «Ovviamente. Facciamo alle sette, okay? Au revoir!» e riattaccò.
«Tua sorella è una strega.»
Edward rise: «Lo so.»
Per quanto Edward ridesse, non era mai davvero sereno. L’allegria non raggiungeva mai i suoi occhi. Un tempo, prima che conoscesse Tanya, constatò Jasper, erano sempre allegri e vivaci, i suoi occhi; si accendevano per ogni cosa, dall’eccitazione, al fastidio, la felicità. Anzi, ora per lui la felicità aveva smesso di esistere. E Jasper l’avrebbe sempre odiata, per avergli rubato il suo migliore amico.
Tornarono all’appartamento di Jazz, dove il padrone tentò ad improvvisare un pasto decente per pranzo con le poche cose che aveva nella credenza della cucina. Edward intanto prese la sua chitarra, da cui non si separava mai, e seduto sulla poltrona di seconda mano del piccolo salotto, cominciò a strimpellare una melodia a caso. Con la sua vita passata, era andata a benedirsi anche l’ispirazione. Edward tentava di far nascere qualcosa di decente, suonando alla cavolo la chitarra, ma si rendeva conto di fare solo schifezze.
Jasper lo chiamò, e lui si trascinò nel cucinino adiacente al salottino. Seduto al tavolo, guardò cosa avesse preparato l’amico. «Ma che roba è?» la sua voce salì di un’ottava, tant’era lo stupore. O meglio, il ribrezzo. Era una brodaglia verdastra, con qualche ciuffo giallo-arancio che sbucava fuori.
«Credo sia un brodo di verdure con del riso» fece Jasper, guardando con una smorfia disgustata il suo piatto.
«Credi?!»
«Beh..non è proprio bello da vedere, ma magari è commestibile»
«Assaggia prima tu. Se mi diventi del colore di questa roba, sappiamo che non è buona»
Jasper lo guardo scettico: «la tua logica non fa una piega»
«grazie»
--
Rosalie batteva furiosamente il piede sul marciapiede, nervosa e infreddolita. Un gelo artico si era abbattuto su New York, e lei, imbacuccata fino al naso con giubbotto pesante e sciarpa di lana, stava aspettando quegli screanzati di suo fratello e del suo migliore amico. Tanto per cambiare, erano in ritardo. E lei stava diventando un Polaretto.
«Oh, Alice, abbi pietà di lei, povera stella!» il ragazzo al telefono, che passò di lì, attirò l’attenzione della bionda. Era molto alto, quasi nerboruto, e bruno. Ma quando il lampione l’illuminò, Rosalie scorse il viso dolce da bambino di quel ragazzo; ma forse la vera luce era quella che l’aveva accecata quando aveva sorriso. Oppure gli occhi grigi che avevano lampeggiato nei suoi per un istante solo, mozzando il fiato ad entrambi. La Volvo di Edward parcheggiò di fronte a lei, e dovette distogliere lo sguardo dal ragazzo moro. Scappò nell’auto, sospirando silenziosamente. Il suo cuore batteva talmente forte che i due ragazzi, nei sedili davanti, l’avrebbero potuto sentire.
«Bon soir, mademoiselle.»
«Ciao» mormorò in risposta.
«Rose, dopodomani mamma ci ha invitati a casa per pranzo. Jazz, tu sei dei nostri?»
«Ma che domande fai, Ed! Come potrei privarmi dei pranzetti di tua madre?»
«Approfittatore» l’apostrofò Rosalie, ridendo. Poi si sistemò meglio sul sedile dell’auto, e si preparò a passare una bella serata in compagnia degli uomini a cui teneva di più.
*Angolino Autrice*
Salve a tutti!
Eccomi qui con una nuova storia. Chiedo scusa per le schifezze che posso aver scritto, ma...le parole, davvero, si sono scritte da sole sulla pagine di Word. Avevo quest'idea già da un po', ma non sapevo bene come metterla giù. Poi, mi è arrivata l'ispirazione e... Ecco, è tutto.
Spero che vi possa piacere, nonostante tutto. Questa è una storia, ovviamente, EdwardXBella. Al contempo, però, voglio fare anche una JazzXAlice e una EmmettXRosalie, anche se la trama ovviamente è piu incentrata sulla storia d'amore sull'agnellina e il leoncino. ^^ Se avete voglia, dunque, magari ditemi cosa ne pensate. Critiche, commenti, linciaggi...Tutto quello che volete, formano il carattere e lo stile dell'autore. U.U Se non dovesse piacere, non esiterei a toglierla comunque. Ma spero di no! :P Ora vado, CIAO!
  
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