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Autore: JunJun    24/10/2005    12 recensioni
(ex "Il potere del cuore")(ipotetico sequel dell’anime)[FANFIC IN REVISIONE, revisionati i capitoli dall'1 al 46]
Non ci sono scuse: Pai, Kisshu e Taruto hanno fallito la loro missione, ed è inaccettabile che gli esseri che hanno tradito Profondo Blu e il loro popolo restino in vita. Riusciranno i tre fratelli a salvarsi dalla pena capitale? E frattanto, a Tokyo, chi sono i tre nuovi avversari contro cui dovranno combattere le nostre eroine? Tra scontri, misteri e nuovi e vecchi amori, storie parallele di umani e alieni si inseguono ed infine si intrecciano perché tese verso uno stesso obiettivo: impedire la distruzione della Terra, il Pianeta Azzurro.
-- Strambo elenco di alcune delle cose che è possibile trovare nella fanfic (non necessariamente in ordine di elencazione): Kisshu, Pai e il suo passato, Ichigo, Ryo, storie d'amore probabili e improbabili; nuovi personaggi, assurdità e amenità varie, cristalli, Minto e l'Amleto a caso; Nibiru, Zakuro e i suoi fan, Retasu, dark!Retasu, Platone, sofferenza; teorie sugli alieni, ooparts, complotti vari ed eventuali, enigmi, labirinti, chiavi mistiche (ora anche in 3D), Purin e Taruto; umani e/o alieni psicopatici, atlantidei, sorpresa!, sofferenza. --
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Kisshu Ikisatashi/Ghish, Nuovo Personaggio, Ryo Shirogane/Ryan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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26 16/01/2015: Ai NO



- Capitolo 41: Frattura -

 
Non appena trovò la pagina che stava cercando, Ai appoggiò la schiena sul fusto spaccato di una colonna e socchiuse gli occhi. «Essere o non essere,» recitò a bassa voce, «questo è il problema.»
Il tetto di un vecchio tempio poco distante da lui crollò. Gran parte dei detriti rovinò sul pavimento trasparente ma altri, senza alcuna logica apparente, iniziarono a galleggiare nell’aria verdastra che costituiva l’atmosfera di quella dimensione.
«…e tu? Tu che ne dici, Giulietta?» gridò l’alieno a Minto, che era appena apparsa in cima ad  un largo basamento di pietra a una decina di metri distanza.
Aveva percepito la sua presenza nello stesso momento in cui lei aveva varcato il portale dimensionale che aveva lasciato aperto in quella chiesa. Si concesse qualche secondo per osservarla da lontano, ma alla fine abbassò nuovamente la testa sul libro come se nulla fosse.
Dal canto suo Minto, sentendosi chiamare in quel modo, corrugò la fronte. Incerta e vagamente intimorita, la ragazza rimase ferma vicino al portale per qualche secondo ma, alla fine, scese i gradini del basamento e si inoltrò nella dimensione aliena.
Minto era già stata lì in passato insieme alle sue compagne [1] e ricordava bene quel cielo marcio come un oceano in decomposizione e lo spazio occupato dalle rovine decrepite di chissà quale antica civiltà. Ciò che non ricordava, o che forse era una novità, erano le preoccupanti crepe che si stagliavano all'orizzonte e
la variazione altalenante dell'intensità della luce naturale, che somigliava a quella di una lampadina che sta per esaurirsi
Ma per quanto una visione del genere fosse disturbante, attualmente il problema maggiore di Minto era cercare di capire come camminare: si sentiva stranamente leggera ed aveva l’impressione che, se non avesse distribuito in maniera ottimale il suo peso a terra ad ogni passo, avrebbe cominciato a galleggiare nel vuoto prima ancora di rendersene conto.
«Ma che cos’è questo posto?» mormorò fra sé e sé la ballerina, tesa per la concentrazione.
L’udito sviluppato di Ai captò quella domanda. «Credo che sia il residuo di una dimensione creata in passato da quel Profondo Blu,» le rispose ad alta voce con indifferenza, sfogliando un’altra pagina. «L’ho scoperta per caso qualche tempo fa, ma ormai sta collassando su sé stessa. Fossi in te, me ne andrei subito.»
Minto, ovviamente, ignorò quel suggerimento. Si sforzò di camminare in linea retta e quando si rese conto di essere riuscita ad arrivare a due metri da Ai senza aver fatto movimenti troppo goffi gli lanciò un’occhiata ricolma di soddisfazione personale.
Ma l’alieno era immerso nella lettura e non le stava prestando alcuna attenzione. Minto trovò decisamente scortese quel suo atteggiamento anche perché, in un certo senso, era stato lui ad invitarla lì.
Alla fine, visto che lui non sembrava intenzionato ad iniziare un discorso, decise di farlo lei.
Si schiarì dunque la voce. « Quindi,» esordì in tono neutrale, fingendo di sistemarsi una piega della gonna finita fuori posto, «sul vostro pianeta leggete Shakespeare?»
Quella domanda così fuori luogo distrasse Ai dal suo libro. Alzò gli occhi cerulei su Minto come per cercare di capire se lo stava prendendo in giro – ma lei sembrava sinceramente curiosa.
Distolse subito lo sguardo. «Non abbiamo tempo di leggere sul nostro pianeta,» le rispose tetro. «Le persone soffrono per la fame e la sete e sono disperate. Se hai avuto la sfortuna di nascere povero, puoi scegliere se trascorrere la vita estraendo minerali in qualche cava o imparare a combattere… sperando di non essere tu la prossima recluta che non sopravvive al programma di addestramento.»
Nel sentire quelle parole Minto si accigliò, ma decise di non replicare.
«Quelli come me non sanno neanche cosa significa leggere,» continuò allora Ai. «La capacità di farlo mi è stata trasmessa da un qualche programma automatico che era nella nostra astronave, insieme ad altre conoscenze di base del vostro pianeta.»
Aveva appena finito di parlare che un piccolo tempio lì vicino si frantumò in mille pezzi senza alcun motivo apparente, facendo trasalire Minto.
Ai, perfettamente calmo, chiuse il libro e si staccò dalla colonna. «Ma non perdiamo altro tempo,» esclamò, rivolgendo alla ragazza la sua completa attenzione. «E’ evidente che se sei qui è perché vuoi morire, per cui ti accontento subito.»
Lei colse un certo guizzo malizioso nelle iridi azzurre dell’alieno e il suo cuore perse un battito. «Non sono qui per combattere,» si affrettò a dirgli.
«E allora cosa posso fare per te, mia amata?» le domandò lui in modo fastidiosamente sarcastico.
«Tanto per iniziare potresti spiegarmi perché ti sei finto un umano,» rispose lei, seria per contrasto. «Voglio dire, davvero non sapevi… chi fossi in realtà?»
«Se lo avessi saputo non saremmo qui in questo momento. O meglio, io sarei qui – tu, invece, saresti andata già da parecchio tempo. Come ai vecchi tempi, Minto. Ricordi quel giorno in cui ti ho pugnalata allo stomaco? Era tutto così semplice allora!»
«In effetti, neanche io avrei mai pensato che tu fossi Will,» ribatté la ballerina, incapace di resistere oltre a quelle provocazioni. «Lui era così ingenuo e romantico, mentre tu… oh, non eri quello che si vantava di essere senza sentimenti?»
Ai prese quel sarcasmo decisamente male. Minto lo vide incupirsi e digrignare i denti e si pentì di essere stata così sfacciata, anche se era stato lui a cercarsela.
Ci fu un silenzio lungo alcuni secondi. «Ero convinto di non avere più sentimenti,» le rispose infine l’alieno in un tono che lei non riuscì bene a decifrare. «Ci speravo, forse. I sentimenti non mi hanno mai aiutato a sopravvivere, anzi, mi hanno solo peggiorato l’esistenza. Nel tuo caso, mi hanno annebbiato la mente al punto tale da impedirmi di riconoscere che eri il mio nemico. Ma avrei dovuto capire che eri tu. Kass aveva ragione su di te: tu spiccavi fra quelle tue compagne come spicca una nivea colomba in mezzo ad uno stormo di cornacchie
Minto sbatté le palpebre. «Stai offendendo le mie amiche,» commentò.
Ai scrollò le spalle. «E’ Shakespeare,» replicò, «ed è stata tutta colpa sua,» ammise poi, gettando via il suo libro in un moto di nervosismo.
«Che cosa intendi dire?»  gli chiese Minto, restando immobile.
«Intendo dire che a me non è mai importato molto del mio popolo o di voi terrestri,» le rispose sprezzante l’alieno, allontanandosi di qualche passo. «Ho trascorso la vita ad eseguire gli ordini dei miei superiori. Combattere ed eseguire ordini – è l’unica cosa che so fare. Quando sono arrivato su questo pianeta, non avevo nessun ordine da eseguire. C’era solo quella principessa fuori di testa e questo posto assurdo, e io non avevo idea di cosa fare. E’ stato a quel punto che ho scoperto i vostri libri: quelle pagine scritte erano così… precise e convincenti che ho creduto di poterle usare per capire qual’era il modo più giusto di comportarmi.»
Minto inclinò appena la testa, stupita. «Credevi davvero che la logica dei libri si potesse applicare nella realtà?»
«Sì, ma è stato un errore. In una pagina scritta, ciò che noi chiamiamo con il nome di rosa, anche se viene chiamato con un altro nome, continua a serbare pur sempre lo stesso dolce profumo,» recitò a memoria l’alieno. «Ma nel mondo reale non è così, perché ora che ho scoperto che sei l’essere che ho odiato per così tanto tempo, Minto, l’unica cosa che desidero è piantare il mio pugnale in quel tuo bel corpo leggiadro finché non sarò sicuro che sei davvero morta
«Puoi provare a farlo, se lo desideri,» rispose lei, ignorando l'occhiata obliqua che lui le stava lanciando, «ma ormai non c’è più alcun motivo per cui dobbiamo continuare ad essere nemici.»
Ai rise con amarezza. «Le tue compagne non sono della tua opinione.»
«Se aiuti quella pazza, noi siamo costrette a fermarti in qualche modo. Ma comunque, se davvero non ti importava delle sue smanie di conquista, perché ci hai combattuto?»
«Te l’ho detto, è l’unica cosa che so fare. Ma devo ammettere che, in fondo, è stato divertente.»
Mentre Ai si sollevava in aria di un paio di metri, Minto si soffermò a pensare alle sue parole. «Sì, se fossi stata al tuo posto, credo che sapere di avere dei nemici da combattere mi sarebbe stato di una qualche consolazione,» osservò. «Ma questo non è quello che vuoi, Ai. Tu non–»
«Come fai a sapere cosa voglio?» la interruppe l’alieno bruscamente. «Sei davvero così sicura di sapere tutto di me, Minto?»
Lei sgranò appena gli occhi nocciola. Si era in qualche modo aspettata una reazione del genere da lui – aveva notato da tempo che quell’argomento era il suo punto debole, per cui non si lasciò intimidire e decise di continuare a grattare quella superficie.
«Sì,» dichiarò, «e se lo sono è perché tu me l’hai mostrato, sia sotto forma di Ai che di Will.»
«Will era una menzogna,» sibilò Ai fra i denti.
«Will eri tu. E tu hai provato ad avvicinarti a me quando avresti potuto prendermi e basta. Sul tuo pianeta puoi aver eseguito gli ordini perché non potevi fare altro, ma se qui hai seguito le indicazioni di un copione è perché lo hai voluto,» ribatté Minto con decisione. «Un copione che tu hai scelto, tra l’altro. Possibile che non te renda conto?  Se ne avessi scelto un altro, avresti potuto usare Will per fare del male a me o ad altri, ma non l’hai fatto.»
Un altro tempio crollò ed il suono echeggiò nello spazio aperto. Le crepe nell’atmosfera si allargarono, ricordando a Minto che il tempo che aveva a disposizione stava per terminare.
«Io e le mie amiche non abbiamo motivo di combatterti,» riprese. «Tu non hai mai ucciso un innocente, ed anzi io ti ho visto salvare delle persone con i miei occhi. Hai salvato la vita a me, e hai continuato a farlo anche se io non facevo altro che continuare a respingerti!»
«Smettila, Minto,» esclamò Ai dall’alto. «Stai mettendo alla prova la mia pazienza.»
«Oh, non ho alcuna intenzione di smettere!» replicò lei con fervore. Si mosse in avanti di un paio di passi e poi spiccò un salto: aveva in mente solo di avvicinarsi all’alieno, ma le leggi fisiche che governavano di quella dimensione decisero che invece doveva finire addosso a lui. Facendo appello ai suoi poteri Minto riuscì a limitare il danno, ma si ritrovò ugualmente a schiacciare le mani sulla maglietta di Ai che, stupito da quel suo gesto, rimase a bocca aperta nel ritrovarsela praticamente fra le braccia.
Ignorando il calore che le stava colorando le guance, Minto strinse le mani sulla stoffa e alzò la testa per guardare l'alieno in faccia. «Tu sei il ragazzo che si getta davanti a me e si prende uno sparo al mio posto,» gli disse. «E sei uno stupido che non ha la minima idea di come ci si comporti con una ragazza, che cita Shakespeare senza motivo e che non sa neanche come abbottonarsi da solo una camicia. Ecco cosa sei. E non sei neanche lontanamente normale o perfetto, ma… va bene così, Ai. Puoi ricominciare da qui. Non ho idea di cosa ti hanno fatto sul tuo pianeta, ma se solo smettessi di combatterci... potresti rifarti una vita qui sul nostro.»
«Perché mi stai dicendo tutto questo?» le chiese lui, confuso.
«Perché,» Minto fece una pausa prima di continuare, come cercando le parole esatte per rispondergli. «Perché in questo mondo non c’è solo la guerra. Esiste anche il perdono,» mormorò alla fine. «E…»
Ai deglutì. «E…?»
Minto girò la testa di lato, imbronciata. «E..Ed ora, per favore, potresti aiutarmi a tornare a terra?»
Interdetto, l’alieno passò una mano dietro la schiena della ragazza
con un gesto meccanico e la teletrasportò con sé al livello del pavimento senza colore. Non appena Minto rimise i piedi sul suolo stabile decise che non avrebbe mai più provato a fare una cosa del genere.
«Grazie,» sospirò, ancora un po’ rossa in viso. «Ora che ne dici di andar via da questo posto?»
Ai si staccò da lei con fin troppa prontezza. «Non posso.»
«Perché?»
«Minto, la fai sembrare così facile, ma io non saprei da dove cominciare.»
«Questo non è un problema. Ti aiuterò io.»
Lui sollevò lo sguardo su di lei, accennando un sorriso afflitto. «Ti ispiro così tanta pietà?»
«Non è pietà,» sbottò Minto, nervosa ben oltre il limite dell’imbarazzo. Perché diamine non capiva? Gli diede le spalle e incrociò le braccia al petto. «E’ che… non mi piace l’idea che qualcuno così stupido finisca per essere ucciso.»
«Ho capito,» sospirò lui, passandosi una mano fra i capelli scuri. «Sei davvero la mia Giulietta.»
«Preferirei di no.»
«Uh?»
«Quella storia di Romeo e Giulietta mi fa innervosire. Quei due muoiono entrambi alla fine. E in modo abbastanza sciocco, se proprio devo essere sincera.»
Anche se Minto non poteva vederlo, Ai le sorrise. «A noi due non accadrà, perché grazie a te ora cosa fare,» disse.
L’istante successivo stringeva fra le mani il suo kris.
Allertata dal suo istinto, Minto si voltò appena in tempo per vedere Ai scagliarsi contro di lei. Grazie ai suoi riflessi si mosse indietro a sufficienza per evitare il fendente che lui le tirò, ma venne ugualmente presa di striscio: sentì la lama fredda del lungo pugnale dell'alieno sfiorarle la spalla destra e, quando se la toccò, si accorse che la sua camicetta era strappata e che stava sanguinando.
La ragazza guardò incredula il sangue color rosso brillante che le macchiava le dita e raggelò.
Non era un gioco, aveva davvero colpito con l’intenzione di farle del male. Che fine avrebbe fatto se non si fosse spostata in tempo?
Fissò lo sguardo sull’alieno di fronte a lei. Non riusciva a capire. Tutto questo non aveva alcun senso.
«Ai,» chiese con voce fievole, «perché?»
«Le tue parole mi hanno aperto gli occhi,» le rispose lui con sincerità. «Hai ragione, Minto. Anche se non avevo nessun motivo di combattervi, ho continuato a farlo perché era ciò che tutti si aspettavano che avrei fatto. E anche quando combattevo, non facevo altro che continuare a comportarmi come un attore su un palco. Ma ora non sarà più così. A partire da oggi sarò solo me stesso,» disse, «e per dimostrarlo, distruggerò il copione che ho seguito finora.»
Mentre l’alieno parlava, la mano di Minto corse frenetica alla sua spilla per la trasformazione.
Ai sollevò la testa e la guardò. «Sì,» disse, «per dimostrare che sono libero, ucciderò la mia Giulietta.»













+ + +

Note.

[1] Le ragazze scesero nella dimensione aliena nell’episodio in cui dovevano recuperare Mash.

  
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