Capitolo 6
Di’Ranov!
Anno: 2387
(Kingdom Hearts I Original
Soundtrack – Night Of Fate)
-Ambasciatore!
Ambasciatore Spock! Mi sentite?!-
La voce di
Berz’uk esplose nel silenzio irreale della Jellyfish.
Il tono era urgente, affettato e una lunga nota di terrore e incredulità
vibrava nella voce roca del mezzo Klingon.
Spock alzò
di scatto la testa, richiamato alla realtà, strappato via con forza dal suo
stato di nebbia e dolore, e si rimise in piedi, barcollando appena sulle gambe
rese deboli dalla disperazione. Raggiunse la cabina di pilotaggio, ma prima che
potesse aprire la comunicazione con Starfleet,
il visore accanto cominciò a lampeggiare come impazzito, segnalando che la Narada stava armando i phaser.
-Nero!-
boccheggiò, chiudendo il canale di Berz’uk per aprirne un altro con la nave del
Romulano.
Mandò la
richiesta di un confronto a voce su tutte le frequenze, mentre il pilota
automatico portava la Jellyfish a
distanza di sicurezza dal Buco Nero, in modo che non fosse attratta
inesorabilmente dalla sua forza di gravità.
-Ashenauka fo-dane’hi!1-
Una spia
rossa si accese sulla consolle di comando; palpitò per un istante, poi divenne
verde, ad indicare che gli scudi erano alzati e al massimo della potenza. Mentre
le comunicazioni venivano rifiutate una dopo l’altra, Spock armeggiava con gli
altri comandi.
Si preparò a
fare fuoco, anche se preferiva non dover ricorrere ai phaser, e spostò la
schermata con i dati relativi agli scudi su di un visore più vicino alla
cloche.
-Nero..-
mormorò –La rabbia ti distruggerà-
Premette un
altro pulsante.
Shati-hashek. Ska’at2.
Annunciò la
voce metallica della Jellyfish.
Nello stesso
istante in cui il primo colpo di phaser partiva dalla Narada, Spock riprese il comando della Nave e virò a destra
abbastanza in fretta da subire solo un lieve danno agli scudi.
Fo-dane. Te’to Sateh3.
Il visore
che teneva sotto controllo la Narada
cominciò a lampeggiare furioso, indicando che altri due colpi di phaser erano
stati lanciati dalla Nave.
Spock
strinse la cloche e si preparò a schivarne almeno uno.
Riuscì a
spostare la Jellyfish in modo da
evitare il primo phaser, ma la potenza del secondo lo mandò a cozzare contro la
consolle. Il sapore metallico del sangue gli riempì la bocca, colando denso
dalle labbra.
L’Ambasciatore
raddrizzò le spalle, asciugandosi il volto col dorso della mano e tornò a
stringere la cloche fra le dita, cercando di mettere una certa distanza fra sé
e la Narada.
Fo-dane. To’i’ Sateh.4
Virò a
destra, sempre tenendo sotto controllo il pannello della Nave Romulana che
aveva rinunciato ad attaccare per quel momento e cercava di raggiungerlo. Spock
si apprestò ad attivare la velocità Warp, ma la voce metallica lo informò,
crepitando
Tchas-threshan. Qilit’woi vitorau.5
-No..-
scrollò il capo, deglutendo a vuoto,e riaprì il canale delle comunicazioni con Starfleet.
Il volto
corrucciato di Berz’uk comparve sul visore, scosso a tratti da alcune
interferenze.
-Ambasciatore!-
esclamò il mezzo Klingon –Cosa sta succedendo?-
-Ho bisogno
di parlare con l’ingegnere Wolowitz- lo interruppe Spock, lasciando Berz’uk a
fissarlo con sguardo vacuo dal pannello.
-Ambasciatore..-provò,
ma la comunicazione venne interrotta e sostituita da uno degli altri computer
di Starfleet.
-Spohkhkan!6 – gridò T’Lenna,
gli occhi accesi da un biancheggiare continuo di emozioni contrastanti -Qa-ra tor-mu? Sahr-tor’ka sa-tra’!7- lo implorò.
-Bokelau th’ variben Wolowitzkam’ha8-
l’Ambasciatore vide lacrime di delusione scintillare sulle ciglia scure della
nipote, come piccoli cristalli di ghiaccio lucente -Nirsht-pon fanweht9-
T’Lenna
prese un respiro profondo, col labbro che tremava.
La donna
chiuse gli occhi e si girò, coprendo il visore con la mano e trasferendo la
chiamata.
Nel momento
stesso in cui il volto smunto e affilato dell’ingegnere tremolava sul pannello,
l’Ambasciatore ricevette una richiesta di comunicazione da parte della Narada, che troneggiava nera contro
l’oscuro Universo.
-Ambasciatore!-
ansimò Wolowitz, balbettando, ma Spock spense il visore, mentre la voce
tagliente e pregna di rancore di Nero si faceva strada nel silenzio carico di
attesa della Jellyfish.
-Ci avete
tradito, Spock- ringhiò il Romulano, un rivolo di sangue smeraldo che colava
dalla fronte, laddove si era inciso con ira e disperazione volute di inchiostro
nero –Voi e Vulcano-
-No!-
ribatté l’Ambasciatore, con un movimento deciso del capo –Il Nucleo della Nana
ha cominciato a fondersi prima di quanto ci fossimo immaginati, io ho
provato..-
-Tu hai
fallito- sibilò Nero –Per colpa tua Romulus è distrutto!-
Le urla, i
pianti, il dolore, la rabbia palpitarono nella mente di Spock, che sentiva il
proprio cuore strappare un battito egoista
per ogni Romulano morto a causa sua. Lui era sopravvissuto, gente
innocente aveva perso la vita. Uomini, donne e bambini..cosa avrebbe fatto se
anche sua moglie e suo figlio fossero stati sul pianeta?
-Tu non puoi
capire- l’astio e la disperazione si mescolavano nella voce di Nero,
impossibile capire quale sentimento prevalesse sull’altro –Ma forse..se anche
tu perdessi ciò che hai di più caro..tua moglie e tuo figlio, scampati alla
distruzione che tu hai provocato..forse capiresti-
A quelle
parole, Spock alzò la testa di scatto
-Non puoi
farlo, Nero!-
***
-Wolowitz,
ma cosa succede?- Berz’uk si gettò senza tante cerimonie sulla postazione
dell’ingegnere, prendendo l’uomo per le spalle e scuotendolo con forza –Perché
hai interrotto la comunicazione?-
-Non sono
stato io!- si difese l’altro, soffocando un gemito mentre il mezzo Klingon
aumentava la stretta –E’ stato l’Ambasciatore..-
-La Jellyfish ha armato i phaser!- gridò M’Shien,
alcune postazioni accanto a quella di Wolowitz –Si sta preparando ad attaccare
la Narada!-
-Attaccare?!-
Berz’uk lasciò andare di colpo le spalle dell’ingegnere, che cozzò con
malagrazia contro lo schienale della sedia.
–Perché non usa la velocità Warp?- domandò
confuso il mezzo Klingon, aggrottando la fronte e schiacciando alcune icone sul
pannello di M’Shien –Perché non si salva
la vita?-
-I motori
non possono sopportare la velocità Warp- ammise Wolowitz, barcollando verso la
postazione della Caithiana e massaggiando le spalle doloranti –L’Ambasciatore
ha preteso troppo usando la massima velocità per raggiungere Romulus.
Fortunatamente la Nave non è esplosa, ma alcuni circuiti sono fuori uso per il
sovraccarico-
-E me lo
dici adesso?- abbaiò Berz’uk, voltandosi di scatto e colpendo l’uomo alla
mascella, facendolo crollare a terra.
Wolowitz
gemette e cercò di rimettersi in piedi, sputando sangue scarlatto e pulendosi
le labbra rotte con il dorso della mano.
Un silenzio
irreale esplose assordante nella stanza. Gli occhi dei presenti erano tutti
fissi su Berz’uk che ansimava come una belva, lo sguardo opalescente per la
rabbia, con Wolowitz che, ancora a terra, lo guardava incredulo, le guance
arrossate per la vergogna e il colpo ricevuto, la bocca sporca di sangue.
Il mezzo
Klingon rimase ancora per qualche istante a ringhiare, poi si voltò di scatto e
corse via.
***
-Vi’proi fasei Yel-Halitra, Seredok’kam10-annunciò
T’Len, voltandosi a guardare il Vulcaniano che, alcune postazione più in là,
fissava con occhi freddi il pannello con i dati relativi alla Jellyfish.
-Kov-guhsh te’11- rispose
flemmatico quello, mentre la donna annuiva e premeva alcuni pulsanti sulla
consolle davanti a lei.
-Pace e
Lunga Vita, Berz’uk’kam- salutò
Seredok con voce neutra, senza nemmeno degnarsi di guardare chi ci fosse
effettivamente sullo schermo 7.
-Non sono
Berz’uk, Seredok-
Le narici
del Vulcaniano si dilatarono per l’ira e le labbra divennero solo una striscia
nera sul volto dagli zigomi alti; gli occhi avvamparono e si sgranarono appena,
con le dita che artigliavano il bordo del tavolo lucido e le nocche che
sbiancavano per la presa ferrea.
-T’Lenna- cominciò con voce tesa,
evitando qualsiasi suffisso, persino quello più famigliare. T’Lenna non era
nemmeno degna di mostrare il proprio volto agli abitanti di Vulcano, figurarsi
avere una qualche considerazione anche a livello sociale. -Qa-ra..-
-Cuciti le
labbra e ascoltami- lo zittì la Vulcaniana senza troppe cerimonie.
Seredok serrò
la mascella e assottigliò lo sguardo, facendo per controbattere, ma T’Lenna lo
interruppe ancora.
-L’Ambasciatore
non può più utilizzare la velocità Warp-
-Lo
sappiamo- le ricordò il Vulcaniano con un moto di sdegno e parlando come se
ogni parola nella lingua terrestre gli costasse un enorme sforzo –Teniamo noi la Jellyfish sotto controllo-
-Bene,
bravi- si complimentò con un ringhio T’Lenna –Dovete mandare delle navette di
supporto a Spock per aiutarlo contro Nero-
Seredok
premette alcuni pulsanti, confrontando i dati degli armamenti della Jellyfish con la potenza dei phaser
della Narada, poi attinse agli
archivi di Vulcano e calcolò le possibilità che avevano le più veloci di
raggiungere l’Ambasciatore in tempo utile.
-Nessuna
delle nostre navi potrebbe arrivare nel tempo necessario- ammise, scuotendo il
capo –Sono tutte troppo lente rispetto alla Jellyfish.
La più veloce delle nostre potrebbe arrivare al Buco Nero di Romulus entro
un’ora punto trenta-
Seredok
osservò senza parlare la giovane Vulcaniana che si mordeva il labbro inferiore
-Se questa
nave andasse al massimo consentito dalla velocità Warp?- chiese T’Lenna, ma il
Vulcaniano notò che non si stava riferendo a lui, ma ad una persona che la
donna aveva accanto a sé.
Decise
comunque di rispondere, visto che aveva i dati delle Navi sul pannello ed aveva
già fatto tutto i calcoli necessari.
-A massima
velocità Warp, la nostra Nave esploderebbe-
T’Lenna
sbatté più volte le palpebre, poi si girò e inarcò un sopracciglio.
-Esploderebbe
sicuramente o probabilmente?-
-C’è il
97.5% di possibilità. Il che significa..-
-Che c’è il
2.5% che non lo faccia- concluse la Vulcaniana –Quindi potrebbe farcela-
-Non può
farcela, è illogico-
-Il mondo
non è basato sulla logica. È fondato sul Caso-
-Non intendo
proseguire questa irrazionale discussione- sibilò Seredok –E’ ovvio che io non
possa fidarmi del tuo giudizio, così ottenebrato dalle tue emozioni e dal
desiderio di salvare a tutti i costi la vita di tuo zio-
T’Lenna fece
per replicare, ma una mano tozza le si posò sulla spalla e il Vulcaniano si
ritrovò ad affrontare lo sguardo ardente di Berz’uk.
-Allora
continui la discussione con me- replicò, con un ghigno di sfida sulle labbra
carnose –Io sono ottenebrato dal desiderio di salvare a tutti i costi una vita innocente-
Seredok non
disse nulla, ma si limitò a prendere un profondo respiro, le narici dilatate e
bianche per la rabbia e l’indignazione crescenti.
-Qual è la
vostra Nave più veloce?- chiese il mezzo Klingon e il Vulcaniano osservò
impassibile le dita tozze armeggiare contro il pannello.
-La Goldenhawk- rispose –Ma come vi ho già
detto..-
-Sfrutteremo
quel 2.5% di possibilità, allora- lo interruppe Berz’uk, alzando gli occhi
scuri –Con l’Ambasciatore ha funzionato-
-Ma si è
ritrovato senza la possibilità di usare la velocità Warp- gli ricordò Seredok,
tentando di mantenere la calma.
-Se Nero
venisse eliminato prima di poter creare problemi, la Goldenhawk e la Jellyfish
potrebbero arrivare alla prima Base Spaziale a velocità d’impulso e da lì
essere recuperati da altre navi-
-Il
ragionamento di per sé potrebbe avere una qualche logica, ma c’è solo il 2.5%
di possibilità che i motori della Goldenhawk
non esplodano e comunque la nave non potrebbe arrivare prima di venti punto
quattro minuti, anche a massima velocità Warp-
Era un
tentativo debole, Seredok lo sapeva: Berz’uk aveva già preso la sua decisione.
Ma lui, lui che era stato messo a capo della spedizione dell’Accademia
Vulcaniana, cosa avrebbe fatto?
La logica
gli gridava che non c’erano speranze, che l’Ambasciatore avrebbe dovuto
combattere Nero da solo e da solo arrivare alla Base Spaziale più vicina. Le
parole di T’Lenna erano, però, come il ronzare fastidioso di un insetto: fioco,
ma costante, continuava imperterrito a vibrare dentro di lui e già la sua mente
lavorava febbrile nel calcolare nuove funzioni ed equazioni per il possibile
intervento della Goldenhawk.
-E sia-
mormorò Seredok annuendo.
Lo schermo
gli restituì il sorriso stanco di Berz’uk e il lampo di soddisfazione di
T’Lenna.
-Shitau’ka mek’te hali-kel’te se’kan12-
ordinò secco il Vulcaniano, mentre inviava ai cancelli i permessi necessari
alla loro apertura al passaggio della Goldenhawk
-Seruk’kan, Goldenhawk’ha svi’ri’a sfek ru’a
lirt’ke 13-
Accadde all’improvviso.
Inviato
l’ultimo permesso, ci fu un crepitare e i visori si spensero, tutti nello
stesso momento.
Esclamazioni
di stupore si levarono dalle postazioni, unito al ticchettare frenetico delle
dita sui pannelli e sulle tastiere e al suono fastidioso e prepotente che
segnalava il negato accesso alle funzioni dei computer.
-Qa’ra pamuvesh-tor?14-
Seredok abbandonò la sua postazione, scivolando come un’ombra fra gli altri
Vulcaniani, gli occhi scuri che saettavano da uno schermo all’altro, confusi.
-Tampring fasei svi-udish’he- gli rispose
Syuker, scrollando il capo e provando ogni codice possibile per ripristinare le
funzioni del terminale -Vashauzo
torektra’hi ri-fainu tumak. Svi-shauzo hali-kel’te sviribaue.16-
***
-Cosa
succede?!- Berz’uk diede un colpo al visore, ma quello si limitò a tremolare,
con la scritta “Comunicazione Interrotta”
che lampeggiava scarlatta contro lo sfondo nero.
T’Lenna
premette alcuni pulsanti sulla consolle, tentando e ritentando codici e vie per
ripristinare il contatto con l’Accademia delle Scienze di Vulcano, ma ogni cosa
risultava inutile.
La scritta
non accennava a sparire, ma pareva quasi ridere del loro terrore e della loro
inefficienza.
-Non riesco
a rimettermi in contatto con Seredok- ringhiò la Vulcaniana, colpendo la
consolle con un pugno –Non capisco cosa sia successo!-
-Perché
hanno interrotto la comunicazione?- Berz’uk fece spostare T’Lenna di lato,
sperando di riuscire a ripristinare le comunicazioni, ma sapeva che se non
c’era riuscita lei, lui avrebbe avuto ben poche speranze.
Il mezzo
Klingon assottigliò lo sguardo, poi agguantò l’umano seduto alla postazione
accanto a quella di T’Lenna e lo spinse via, sedendosi al suo posto. Armeggiò
per alcuni istanti sul suo pannello, poi aprì un altro canale di comunicazione.
-Cooper!
Hofstader!- abbaiò, mentre il volto allungato del primo si affiancava a quello
occhialuto del secondo –Pena la corte marziale, ditemi cosa sta succedendo!-
-Sembra che
qualcosa abbia tagliato ogni comunicazione con l’Accademia di Vulcano- gli
rispose il dottor Cooper, mentre il suo collega si voltava e tornava
velocemente a lavorare sul suo computer.
-Dimmi
qualcosa che non so, stupido Vulcaniano senza le orecchie a punta!- il mezzo
Klingon riusciva a stento a controllare la preoccupazione e la paura, se si
aggiungeva anche la razionale idiozia di quel Vulcaniano mancato che era il
dottor Cooper, non era sicuro di poter reprimere l’istinto omicida e la sete di
sangue che si stavano già arrampicando con unghie scarlatte lungo la gola.
L’uomo dietro
il visore annuì
-Secondo il
dottor Hofstader potrebbe essere stato un intervento esterno alla sezione di
Seredok e io sono propenso a pensarla allo stesso modo-
-Un
intervento esterno?- Berz’uk corrugò la fronte, mentre T’Lenna gli si
affiancava e prendeva la parola
-Intendete
dire che qualcuno ha deliberatamente manomesso il sistema per impedire alla Goldenhawk di partire?-
-Questa è la
nostra ipotesi- annuì Cooper –Adesso il dottor Hofstader sta cercando di
entrare nel sistema periferico Vulcaniano per avere la conferma-
-Non posso
crederci- la Vulcaniana scosse la testa con forza –Ormai Romulus è distrutto!
Che motivo c’è per impedire alla Goldenhawk
di andare in aiuto di Spock?-
-Non è
logico- sussurrò il mezzo Klingon.
-Sono
entrato nel sistema periferico!- esultò la voce di Hofstader dall’altra parte
dello schermo.
-Oh, ben
fatto Leonard- sul volto di Cooper comparve una smorfia che secondo il suo
metro di giudizio doveva essere un sorriso –Passami i codici. Mentre tu cerchi
di capire cosa ha mandato in frantumi il sistema, io voglio controllare la
situazione nell’hangar-
-Per quale
motivo?- T’Lenna inarcò un sopracciglio, e Berz’uk, a quelle parole, alzò la
testa.
-E’ proprio
come ha detto lei, signore- spiegò il dottor Cooper, accennando al mezzo
Klingon –Non è logico-
Berz’uk e la
Vulcaniana si scambiarono uno sguardo confuso, poi tornarono a rivolgere la
loro attenzione all’uomo dietro al pannello. Quando lo videro sbiancare, un
brivido freddo gli corse lungo la schiena.
-La Goldenhawk…- deglutì a vuoto, con gli
occhi sgranati –E’ sparita-
-Ma non è
possibile!- ribatté T’Lenna –I permessi per l’apertura dei cancelli..-
-Secondo i
dati- cominciò Cooper, mentre alcuni schemi gli nascondevano in parte il volto
-I computer si sono bloccati non appena l’ultimo permesso è arrivato alla
centralina dell’hangar. È stato quello a far scattare..-
-E’ un
virus!- gridò Hofstader, togliendosi gli occhiali per poi pulirli con un lembo
della maglia e rimetterli con un gesto veloce e goffo –Oh Grande Uccello della
Galassia!- imprecò grattandosi la nuca con scatti nervosi delle dita –Non ho
mai visto niente del genere!-
-I codici
per il canale di comunicazione della Goldenhawk,
presto!- gridò la Vulcaniana, quasi gettandosi contro il pannello –Intimate
a quel figlio di puttana che ha
rubato la Nave di mettersi in contatto con noi, ora!-
Cooper annuì
-Eccolo,
trovat..-
Un crepitio
e gli schermi si spensero.
-No!- urlò
Berz’uk, furioso –Il virus!-
Dietro di
lui, T’Lenna rimase immobile, gli occhi sgranati e una lacrima che scivolò
silenziosa lungo la guancia.
-Kirk’kam- sussurrò -Paluntunauka ow’kan’hi17-
***
(Star Trek XI Original
Soundtrack – Labour of Love)
L’ignoto lo
chiamava.
Le stelle
vibravano e danzavano al ritmo di una canzone senza voce, che disperdeva nel
vento siderale le sue mute parole. Il gorgo nero turbinava e allungava verso di
lui le lunghe spire d’oscurità che schioccavano come le mandibole di una belva
dagli occhi scarlatti nel nero dell’Universo.
Spock
sapeva, l’aveva sempre saputo.
Il suo
destino era legato a quelle spire di tenebra che si stagliavano ringhianti e
scure contro la densa oscurità dello spazio: un nero ancora più profondo della
notte, punteggiato di stelle, ma privo del loro bianco palpitare, affiancato
dalla luna, ma senza il suo bagliore argentato.
Non aveva
altra scelta.
Una vita per
una morte, una morte per una vita. Un eterno ciclo di rinascita che già una
volta lui aveva ingannato, ma solo perché la sua morte, in quel momento, non
sarebbe servita. La morte su Genesis, cosa avrebbe cambiato? No, lui doveva
vivere per abbandonare la vita anni e anni dopo, quando il ricordo di quel
pianeta pulsante di vita non sarebbe stato che un’immagine sfocata e dolorosa
del passato, dove la sua stretta
forte e disperata non sarebbe diventata altro che soffio sottile della memoria
e la sua voce un’eco crepitante e
debole in una nicchia dell’animo.
Ora era
giunto il momento che il sacrificio di David Marcus giungesse alla fine. Solo
con la morte avrebbe permesso ad altri di vivere. Se voleva la salvezza per gli
altri, avrebbe dovuto rinunciare alla sua.
Chiuse gli
occhi, stringendo forte la cloche tra le dita e respirando a fondo,
raccogliendo attorno a sé l’energia che risplendeva invisibile, come scie di
luce cristallina, nelle pieghe dello spazio.
Era pronto,
pronto per quel gesto così irrazionale ed impulsivo da essere la massima
espressione della logica.
Perché le esigenze di uno, Spock, contano più di
quelle dei molti.
L’esigenza
di salvare i molti avrebbe sopraffatto il desiderio di rimanere e vivere e
invecchiare e morire con loro. Ci sarebbe stato il ricordo, il dolore, la
disperazione, ma sarebbero stati salvi.
Era egoista,
perché voleva salvarli ad ogni costo, anche se per farlo era necessaria la sua
vita.
Aprì gli
occhi e nella sua mente si stagliò con violenza il bianco tremolante delle
stelle.
Le stelle..l’Universo..Casa.
L’ultima
immagine che avrebbe visto prima di lasciarsi cadere nel buio, sarebbe stata
quella. Perché era in mezzo alle stelle, avvolto nel manto dell’Universo, che
lui poteva dire di aver davvero vissuto.
Nell’Universo,
fra le stelle, aveva amato, aveva odiato, aveva sentito l’affondo bollente
della disperazione dentro di sé e il calore rigenerativo di una mano sempre
pronta a posarsi sulla sua spalla per dargli coraggio, a stringergli il braccio
per fargli sentire la vicinanza, a sorreggerlo quando stava per cadere.
Fra le
stelle aveva conosciuto lei e con la
sua vita nello spazio aveva forgiato il nome e la mente di suo figlio.
Nell’Universo,
essere Umano e essere Vulcaniano non importava: si era uno e si era mille, ogni
cosa e nulla, si era soli e si era insieme, lì, nel biancheggiare degli astri.
Quella era
stata la sua casa e lo sarebbe stata per sempre, nella vita, come nella morte.
Come lui, il suo ultimo respiro solitario si
sarebbe perso senza rumore nel respiro universale della Galassia.
-Io sono
stato- cominciò e non diede importanza alle due lacrime che scivolarono
bollenti lungo le guance scavate –E sarò sempre..tuo amico- prese un altro
respiro, mentre un ansimo rinchiuso tra due veli scarlatti e il pianto di un
neonato, colmo di vita, gli esplodevano nella testa –La mia vita e la tua. Ora e per sempre- un altro respiro, l’ultimo,
prima del gelo –Tai nasha no karosha-
L’ignoto lo
chiamava.
E lui sarebbe
accorso, senza più esitare.
Solo, nel
buio freddo dell’Universo, avrebbe spinto la Narada verso il Buco Nero, perché la forza di gravità lo
trascinasse via, e con essa, anche lui sarebbe stato catturato da quel vortice
violento e gorgogliante che lo chiamava a sé.
Questa
volta, avrebbe affrontato l’ignoto da solo.
Era giunto
il momento.
***
-No!- l’Ambasciatrice
si alzò di scatto e gettò via le lenzuola, balzando con uno scatto felino verso
la grande finestra e aprendola, incurante del vento, della debolezza, di Lady
Perrin che aveva scagliato a terra con un ringhio, quando aveva provato a
fermarla.
Si accasciò
senza forze sulla ringhiera del balcone, boccheggiando, priva di fiato, con l’ossigeno
che le incendiava la gola e i polmoni. La testa pulsava per il dolore, mentre
il Legame si spezzava con uno schiocco secco e la disperazione e la solitudine
si riversavano in lei come una cascata di fiamme incandescenti.
-No..- le
ginocchia cedettero e scivolò lentamente a terra, con le dita ancora artigliate
sopra la testa e gli occhi, sgranati, rivolti al cielo.
Nemmeno il
ruggito del vento poteva sovrastare il silenzio assordante che l’aveva
sopraffatta.
-La mia anima e la tua- sussurrò, la voce
flebile, roca, ma senza una lacrima a rigarle il viso pallido e tirato –Ora e per sempre-
***
-Di’Ranov! Di’Ranov!-
-Tenetelo
fermo! Tenetelo fermo!-
-Di’Ranov! Di’Ranov!-
Shral rimava
immobile, la spalla pulsante dove le unghie del compagno erano affondate senza
pietà, inorridito dalla scena, dai cinque infermieri che lottavano in un
ondeggiare furioso di lenzuola, tentando di bloccare il Romulano sul lettino,
dal dottor Aartsengel che abbaiava e latrava come una cane, con una siringa di
sedativo tra le dita grassocce, dal lampeggiare continuo dei segni vitali sul
monitor, dalle grida di orrore degli altri pazienti, dagli occhi folli del
Romulano, dalla sua bocca spalancata, dal suo sangue verde che ribolliva nelle
guance e colava lungo le labbra, mista alla saliva, bianca e schiumosa, dai
suoi denti affilati simili a quelli di una bestia, dalle vene che svettavano gonfie
sul collo, sulle tempie e sulla fronte.
Ma più di
tutto, lo inorridiva quel lamento, quell’urlo, quella preghiera che usciva a
rantoli e a pezzi e a frammenti insensati dalla bocca sanguinante e deformata
dalla follia.
Di’Ranov.
“Padre”..
***
-Addio-
1”Alzare gli scudi!”
2”Pilota Automatico. Disattivato.”
3”Scudi. 98%”
4”Scudi. 80%”
5”Velocità Warp. Impossibile attivare”
6Qui T’Lenna invece dell’onorifico –kam utilizza il
suffisso –kan, più famigliare
7”Cosa fai? Va’ via da lì!”
8”Devo parlare con Wolowitz”
9”Non c’è più tempo”
10”Una chiamata da Starfleet,
Seredok”
11”Schermo 7”
12 “Mettetemi in contatto con l’hangar”
13”Seruk,
alla Goldenhawk fra uno punto cinque minuti”
14 “Cosa sta succedendo?”
15 “Una manomissione dall’interno”
16” Un
programma sconosciuto ha corrotto il sistema. Le comunicazioni con l’hangar
sono state interrotte”
17 “Kirk..Veglia su di lui”
Diario di Nemeryal, Data Astrale 64188.4
Non so cosa dire di questo capitolo. Non so, boh, è
uscito così, da solo, soprattutto l’ultima parte.
A voi giudicare XD
No, forse una cosa c’è. Mi sa che i capitoli che posto
sono un po’..corti ecco. Non so..boh. Aaaaah! Basta! L’avvicinarsi della scuola
mi rende apatica, non va bene.
Forse un po’ troppe frasi in Vulcaniano? Ho paura di
sì..però volevo mantenere l’illusione scenica. Però è una fan fiction..in una
fan fiction si può mantenere una illusione scenica? Me confusa.
Nuooooooo! Ultima cosa..Tampring e met'ke non esistono davvero in
Vulcaniano. Ma non trovavo il loro corrispettivo, e così...
Angolo delle
Recensioni
Lady Amber: Awwww! Me arrossisce! Il carattere di Scotty nel’XI
credo si difficile perché, per quelle poche volte che compare, è una macchietta
acerba, molto divertente, ma con poco spessore psicologico. Oh bhè, attenderemo
il XII per il prossimo anno! (Sì, credo che sia nel 2011 che uscirà il XII..le
ultime notizie che avevo sentito parlavano del ritorno di un grande Villain
della saga. Alcuni dicevano anche Khan. Oh Great Bird of the Galaxy, help us!)
Eh eh, adesso il nostro Kirk dovrà vedersela con McCoy e
anche col nostro amichetto con le orecchie a punta! Chissà come se le caveranno
insieme McCoy e Dante? Due medici nello stesso territorio, chissà l’Ufficiale
alfa? XP
E conosci anche
Kingdom Hearts! Ho le lacrime agli
occhi per la commozione ç_ç
Oddeo O_O Mi vuoi davvero dire che ho chiamato il marito
di Ida proprio come Russia?!..ho solo una cosa da dire a mia discolpa..VODKAAAAAA!
Persefone Fuxia: Spock è libero come l’aere! Naa, non riesco a scrivere
delle Uhura/Spock, non riesco a gestirla come coppia >.< (XP)
Quella è una delle mie scene preferite! Tra le altre
cose, sul Tubo c’è un video-parodia con una scena con le battute di Spongebob
in inglese (se cerchi Spock obsession with chocolate dovresti trovarlo subito)
e ogni volta che vedo la faccina di Kirk (quando dice “Ah, la mia mancanza di
rispetto la fa arrabbiare, non è vero?”) non riesco a trattenermi dal piegarmi
in due dal ridere. E poi la scena è fAIga. Mi fa venire in mente The Naked Time
e The Other Side of Paradise (Tiè, Leila! Tiè!!!)
Persefone Fuxia(II): Ma grazie! Chissà, se mi viene l’ispirazione ne potrei
fare altri simili ^^
Risoluzioni al
giochino del capitolo precedente!
Nota 3: “Non fidarti del Romulano che porta doni” – Leonard “Bones”
McCoy, Star Trek II: The Wrath of Khan
Nota 7: “And the
Children Shall Lead”, Episodio 5, Terza Stagione
Ringrazio inoltre Rei Hino,
Pimplemi_Chan e Persefone Fuxia per aver commentato “Ten Songs Challenge:
Kirk/Spock”
(questa
pubblicità non alcun fine di lucro..XD)
Grazie a tutte!
Tai Nasha No Karosha!