Hellooooo ,
sono qui di nuovo XD
Bene, che dire? Spero tanto
che il capitolo nuovo vi piaccia e che
resterete soddisfatti (anche se io come al solito non lo sono -.-‘).
Ancora una volta, ringrazio
con tutta l’anima le persone che
leggono, recensiscono e mettono la storia nei preferiti, nelle seguite o nelle
ricordate ^^ GRAZIE.
Cippyechelon,
*_____________* grazia caraaaa, spero tanto che il capitolo
ti piaccia, fammi sapere che ne pensi. Bacioneeeee =*
Albicoccacida, *ha ancora gli occhi lucidi per la sua recensione. Grazie tesoro
*O* Spero che questo capitolo ti piaccia altrettanto. Tìvìbì
mon amour <3
Luna_chan, avevo cominciato a
credere che non ci saresti riuscita a lasciarmi una recensione a questo
capitolo, quindi immagina la sorpresa quando ho letto il tuo nome stamattina
*O* (Tu la devi smettere di lasciarmi recensioni di notte! XD) cooooomunque, tesoro
devi avere un po’ di pazienza, a tempo debito saprai tutto tutto
tutto, te lo prometto, ora perdonami se sono un po’
cattiva ^-^’. Bacioni sister e fatti sentire presto
eh!! <3<3
Buona
lettura ^^
Mi sbatto la porta della sua
roulotte alle spalle e mi dirigo verso la mia che mi sembra lontana, il set
immerso nella più completa oscurità da sollievo ai miei occhi.
Non ho voglia di vedere nessuno.
Una volta raggiunto il mio
piccolo spazio di intimità, mi sdraio sul letto e prendo il mio blackberry, l’intenzione è quella di distrarmi come meglio
posso, ma qui non prende, lo lascio cadere sul letto esattamente come mi ci
sono lasciato cadere io, mentre fisso il soffitto basso ripenso al perché ho
accettato di girare questo film, la storia mi sembrava interessante, i
protagonisti mi piacevano e in realtà mi piaceva molto anche David e il suo
modo di lavorare con gli attori, volevo mettermi in gioco, sarebbe stata una
sfida per me riuscire a calarmi nei panni di un uomo innamorato e distrutto,
senza contare che avrei dovuto cercare di farlo facendo appello alla mia
esperienza, senza cadere ulteriormente in depressione. La mia paura più grande
quando ho cominciato a girare questo film era che tutto questo avrebbe
riportato alla mia mente esperienze a cui avevo vietato l’ingresso ai miei
stessi pensieri, ma mai avrei immaginato quello che mi sta succedendo.
Non sto passando propriamente uno
dei periodi migliori della mia vita.
Non ho mai pensato, come adesso,
che seguire uno dei consigli di mio fratello sia stato un errore.
Non ho mai creduto possibile,
prima d’ora, di riuscire a capire, anche se in minima parte, cosa volesse dire desiderare qualcuno
che sai di non potere ottenere, per un motivo fottutamente sconosciuto,
qualcosa che non riesci a capire.
E più non puoi, più lo vuoi, o la
vuoi, nel mio caso, la vuoi più di quanto tu abbia mai voluto qualcuno.
Non posso ancora credere che sia
scappata di nuovo, che non mi abbia dato il tempo di dare un nome a ciò che
stavo provando, mi fa male ma qualcosa mi dice che avrei dovuto aspettarmelo,
avrei dovuto evitare di crederci a quelle parole.
Non ti
accorgi che lei vive di te?
Bugie, erano bugie. Eppure lei mi
ha baciato, per uno splendido momento ho creduto che quella fosse la verità
pura ed assoluta, che lei non potesse vivere senza di me e che io,
probabilmente, mi sarei sentito completo per la prima volta dopo anni. Mi sono sempre
preso ciò che volevo, senza preoccuparmi di chiedere il permesso o di quelle
che sarebbero poi state le conseguenze, non mi è mai importato che qualcuno
potesse soffrire per causa mia, ma ora credo di sapere cosa significhi, credo
di riuscire a…capire.
Non ti
innamorare di lei.
Io non sono innamorato. Non mi
ricordo più cosa vuol dire amare qualcuno, credo, piuttosto, che l’amore non
faccia per me, che sia un sentimento del tutto estraneo al mio essere. L’unica
cosa che so dell’amore è che è una potenza distruttrice, che una volta entrato
nel giro ne esci spezzato in due oppure
non ne esci affatto, l’ho provato sulla mia pelle e una volta che ne sono
venuto fuori mi sono ritirato a cercare di far guarire le mie ferite
sanguinanti, ma il mio cuore ne ha
subito le conseguenze e dal mio cuore non sono riuscito a scappare per cui
imparare a conviverci è stato d’obbligo. Convivere con il più assoluto rifiuto
nei confronti dell’amore.
Io non sono innamorato di lei.
Non potrei esserlo neanche se
volessi e non lo voglio in ogni caso.
“Toc, toc” bussano alla porta, mi
metto a sedere confuso e una leggera punta di irritazione si fa spazio dentro
di me. Non voglio vedere nessuno. Mi rimetto sdraiato con la chiara intenzione
di non aprire, chiunque sia, qualunque cosa voglia, posso fingere di dormire,
ma non mi interessa, che tutti sappiano che sono di malumore mi
risparmierebbero la fatica! Il bussare si fa incessante e insistente, impreco e
mi alzo per andare ad aprire, so già che non mi comporterò nel migliore dei
modi.
Quando apro la porta della
roulotte la visione che mi si para davanti mi blocca il fiato in gola.
È Rose, la felpa larga le cade
distratta sulla gonna lunga e altrettanto larga, lei tiene le mani nelle tasche
e si morde un labbro, non piange, non si passa nessuna mano tra i capelli, non
sembra agitata né triste, il suo sguardo è perso nel vuoto, non mi guarda
nemmeno.
“Posso entrare?” sussurra,
abbassando il viso, la osservo per qualche attimo semplicemente perché non
riesco a dare un senso alle sue parole, lei si limita a non incrociare il mio
sguardo, quando decido che è inutile spremermi il cervello mi faccio
leggermente da parte in modo che lei possa infilarsi nella roulotte, al suo
passaggio mi sfiora leggermente e una scarica mi attraversa il corpo. La voglia
di lei non è ancora passata.
Richiudo la porta e l’ambiente
cade nel buio più completo, mi volto nel punto in cui so che c’è lei, lascio
che il silenzio penetri profondo dentro di noi, che cosa è venuta a fare? A
ricordarmi che non la avrò mai? Per un attimo ho voglia di urlarle addosso
qualcosa, ma non lo faccio, non lo faccio perché non ne ho la forza. La sua
figura è di una dolcezza disarmante, il suo respiro, che riesco a sentire
chiaro e forte, è agitato e nello stesso
tempo mi riempie di sollievo.
Restiamo lì a fissarci, non so
ancora per quanto, quando lei sussurra “cosa vuoi da me Jared?” le parole
scorrono tra i miei pensieri, è una domanda a cui non so dare risposta, cosa
voglio da lei?
“Non lo so” bisbiglio e sono
sincero, sospira “ti stai prendendo gioco di me?”
“No!” esclamo, non potrei mai
farlo, non mi comporterei con lei come ho già fatto con altre in passato, lei è…diversa?
Mi avvicino lentamente fino a
fermarmi a pochi centimetri da lei “No” ripeto sussurrando, le sposto i capelli
dietro le spalle “Non mi prenderei mai gioco di te” respiro la sua essenza e la assaporo, mi
abbasso quel tanto che basta per baciarla, lei non mi respinge, è come una
calamita per i miei sensi, questo bisogno di sentirla scorrermi dentro. Appoggio le mani sul muro dietro di lei
intrappolandola contro il mio corpo, non voglio che scappi ancora, non voglio
restare di nuovo solo, tutto questo mi sta uccidendo, vorrei solo assaporare
cosa significa stare con lei senza ostacoli a dividerci, nemmeno i nostri
corpi, solo anime. Lei geme mentre le sfioro il collo con il viso, è un verso a
metà tra il piacere represso e il dolore, mi spinge ad alzare gli occhi, mi
guarda supplicante “ti prego” non capisco, cosa mi sta chiedendo? Di lasciarla
andare o di prenderla? Ma credo che neanche lei lo sappia. Mi allontano quel
tanto che basta perché sia lei a prendere la decisione.
Sia l’una che l’altra mi
terrorizzano.
Si avvicina come se l’improvviso
allontanarmi l’abbia disorientata, come se non si aspettasse la possibilità che
gli sto dando o come se non la volesse, mi abbraccia poggiando il capo
all’altezza del petto, esattamente come aveva fatto il giorno in cui le sue
parole avevano dato inizio a tutto e io la stringo incatenandola a me, c’è
tutto in quell’abbraccio, ci sono tutte le parole non dette e quelle che sono
state fin troppe volte ripetute, c’è tutto un mondo del quale non sono a
conoscenza ma che non pesa tra noi, c’è tutto quello che voglio in questo
momento.
La appoggio contro il muro e la
sollevo in modo che il suo viso sia alla stessa altezza del mio, lei avvolge le
gambe intorno alla mia vita ed io lascio andare le mani in esplorazione del suo
corpo, spingo delicatamente contro di lei mentre la mia maglia finisce lontana
chissà dove seguita a ruota dalla sua felpa grigia . Il mio petto nudo entra in
contatto con la sua pelle calda e quasi
strappo quell’ultimo pezzo di stoffa che si pone tra noi due, la visione del
suo corpo seminudo mi porta alla mente il ricordo della prima scena che abbiamo
girato insieme e di quella strana e insensata voglia che avevo di lei, di una bambina, ma questa volta non stiamo
fingendo, io la voglio quanto lei vuole me, è una dolce esigenza questo bisogno
che sento, e non mi interessa quanto il suo corpo mi appari fragile in questo
momento, quanto la faccia sembrare ancora più piccola di quanto non sia, quanto
mi faccia sentire strano stringerla tra le braccia in questo modo così
possessivo, il suo sguardo mi parla della stessa urgenza e non esito a
soddisfarla.
Le mie mani scivolano sulle sue
gambe lisce scoprendole, fino a risalire ai suoi fianchi, frettoloso, libero la
mia erezione e quando entro in lei, senza preavviso, le strappo dalle labbra un
urlo di dolore inaspettato, lascio che il suo corpo si abitui alla mia violenta
presenza, quel tanto che basta per rendermi conto che sono il primo, il primo
in assoluto che poggia le mani sul suo giovane corpo, non sono sicuro della
natura dell’emozione che mi invade, improvvisa, così come io ho fatto con lei,
non mi sono mai sentito in questo modo, non ho mai saputo cosa significasse
sentirsi veramente parte di qualcuno, sono stato con donne che erano solo tante
tra le tante, come io ero solo uno tra i tanti che avevano messo mani sul loro
corpo, ma con lei è diverso, con lei finalmente capisco cosa deve voler dire
possedere a tutti gli effetti una donna, sentire la sua appartenenza al mio corpo e alla mia anima.
La osservo, colpito da questa
nuova consapevolezza, ha il viso girato verso destra, i capelli disordinati le
cadano davanti al volto, rendendola dolce e affascinante allo stesso tempo, gli
occhi ancora chiusi in una smorfia di dolore, mi abbasso a sfiorarle il viso
per farle capire che va tutto bene, quando sento il suo respiro regolarizzarsi
l’espressione si trasforma in una smorfia di piacere e sento l’estrema urgenza
di cominciare a muovermi.
Lo faccio ed è il paradiso che si
concretizza intorno a me, o l’inferno, non ha nessunissima importanza, niente
ha importanza in questo momento, se non i nostri corpi che si muovono bisognosi
l’uno dell’altro, e i suoi gemiti e gridolini ad accompagnarci nella nostra
danza.
Lentamente il bisogno si fa
impellente, le mie mani posate sui suoi fianchi stringono talmente forte che so
che le lascerò più di un livido, ma non riesco ad essere dolce, non in questo
momento, le sue mani, poggiate sulla mia schiena, graffiano, mentre lei soffoca
i gemiti affondando la testa nell’incavo tra il mio collo e la mia spalla, si
lascia andare completamente quando comincio a spingere più forte, vicino al
limite.
Mi lascio sfuggire un verso
soffocato e per pochi splendidi attimi
perdo il senso del tempo e dello spazio e mi aggrappo a lei come unica ancora
che mi tiene attaccato alla terra, quando riprendo il controllo del mio corpo
mi accorgo che lei sta tremando contro di me, stremata dalla stessa forza. Non
l’ho guardata nemmeno una volta mentre mi prendevo il mio piacere e appena i
miei occhi si posano sui suoi lo stomaco fa un balzo, è bellissima, come non
l’ho mai vista, l’espressione è soddisfatta e le colora il viso, gli occhi
lucidi e languidi, le labbra arrossate, il corpo completamente abbandonato al
mio, pelle contro pelle, umido del piacere che ci ha appena travolti.
La bacio, solo per il gusto di
assaporare ancora un po’ di lei, le sue labbra sono dolci come miele, sono
assuefatto. Quando ci stacchiamo per riprendere aria, poggio la testa sulla sua
bisognoso di sentire il suo respiro contro il mio, lei fa un leggero movimento
con la schiena e un brivido mi attraversa, ne voglio ancora.
Mi stacco leggermente, sorpreso
dai miei stessi pensieri, non so nemmeno perché si sia data a me in questo
modo, avrei dovuto comportarmi in modo dolce ma,come al solito, il mio istinto
animalesco ha avuto la meglio, vorrei stringerla tra le braccia ma so che non
posso farlo perché il solo sentirmi così vicino a lei risveglia il desiderio,
non posso e non voglio trattarla come un oggetto, distolgo lo sguardo e mollo
la presa, lasciando che scivoli inerte contro il muro e che corra a coprirsi,
cosa che faccio anche io. L’improvvisa mancanza del suo corpo mi fa sentire
dannatamente vuoto.
“Vuoi che me ne vada?” mi volto
di scatto a queste parole, lei mi fissa tranquilla qualche passo lontana da me.
“Perché dovresti?” mi limito a
risponderle, guardandola perplesso.
“Non si risponde ad una domanda
con un’altra domanda” sentenzia, senza la ben che minima espressione.
“Rispondi alla mia” non credo che
riuscirò mai a capirla.
“Mi vuoi ancora?” la domanda mi
colpisce diritto al petto “se mi vuoi ancora, resto”
Cosa cazzo sta dicendo?
“Rose, che diavolo…?”
“Credevo fosse questo il
problema, cioè, credevo che ti girasse storto il fatto che non eri ancora
riuscito a portarmi a letto” non posso credere alle mie orecchie.
“Cristo, Rose! Credevi che si
trattasse di questo?? Credevi che venendo da me e lasciandoti scopare in faccia
a un muro avrei risolto tutto?? Per chi cazzo mi hai preso?” prendo a calci la
parete mentre mi dirigo verso il letto sedendomi e passandomi una mano tra i
capelli. Come ha potuto pensare una cosa del genere? Come ha potuto credere che
si trattasse solo di questo?? E per quale motivo avrebbe dovuto lasciarsi
prendere da me, anche se vergine, solo per cercare di risolvere un problema
mio?? Cosa cazzo le passa per la testa???
“Allora non capisco Jay, non
riesco a capire” non la vedo da dove mi trovo, ma la voce mi giunge forte è
chiara.
“Non è necessario che tu capisca”
mi limito a ripetere con cattiveria le parole che mi ha già detto lei, il
silenzio cade pesante tra noi.
Sembrano passati minuti quando
sento i suoi passi ovattati dirigersi verso di me, punto gli occhi nei suoi
quando mi si para davanti.
“Perché diavolo sei venuto da me
stasera?” mi domanda con freddezza.
“Perché sei tornata tu da me se
la cosa ti ha dato tanto fastidio?” le rispondo con rabbia.
Lei sospira lasciandosi cadere di
fronte a me, mi guarda semplicemente e scopro di non riuscire a sostenere il
suo sguardo a lungo, le passo una mano tra i capelli scuri e morbidi “avevo
bisogno di te” confesso rapito dalla sua incredibile dolcezza “ma non si tratta
di sesso!” sibilo cercando di non
scoppiare sovrastato dalla rabbia repressa.
“E di cosa si tratta Jared?”
domanda lei avvicinando le labbra alle mie, le sfiora leggermente ed io la
lascio fare mentre sento montare in me il desiderio folle di sentirla di nuovo
mia, perché una volta non basta, non basta a capire, è come aver visto di nuovo
la luce dopo giorni al buio, gli occhi fanno male ma non si può pensare di
tornare a vivere senza.
In un attimo la spingo sul letto,
sotto di me, e la prendo di nuovo, con la stessa sottile violenza di prima
accompagnata da un urgenza più forte, non mi accorgo delle sue grida e dei suoi
tentativi di darsi un contegno, o del semplice fatto di aver pensato, come al
solito, sempre e solo a me.
Quando mi libero per la seconda
volta del pensiero folle di lei nuda e solo mia, mi accascio ansante al suo
fianco assaporando fino in fondo le sensazioni che mi ha procurato, lei si
raggomitola su se stessa dandomi le spalle e la sento singhiozzare, il suono mi
riporta bruscamente alla realtà, mi volto ad osservarla e mi avvicino facendo
aderire completamente il mio corpo al suo, nonostante la veda trasalire al
contatto, le accarezzo i capelli spostandoli dal suo viso.
“Non si tratta di sesso Jay?”
domanda singhiozzando e mi spezza il cuore in due, no, non si tratta di sesso,
no, ma non riesco a dirglielo. Lei continua a non guardarmi mentre le lacrime
le scendono sul naso per poi finire a bagnare le lenzuola del mio letto. È un
suo piccolo attimo di dolore, personale e intimo, come se io stessi assistendo
a qualcosa di troppo puro, come se non ne fossi degno e forse non lo sono davvero.
Mi limito a sfiorarle il viso con
la punta del naso e aspettare che si
calmi, sono il solito mostro, il solito egoista, non sono bravo a dimostrare
ciò che provo, non lo sono mai stato, il più delle volte mi lascio andare
all’istinto, mi lascio guidare da ciò che voglio e viene fuori sempre qualcosa
di diverso e sbagliato. Il problema è che fino ad ora non mi è mai interessato
cosa gli altri potessero pensare del mio comportamento, ma non voglio
assolutamente che lei creda di essere solo una valvola di sfogo per me, perché
non ci sarebbe niente di più falso.
Niente di
più falso.
“Non si tratta di sesso” le
ripeto mentre il suo respiro torna regolare, mi metto seduto ad osservarla, c’è
qualcosa nella mia voce che la fa muovere di scatto verso di me, si mette seduta “lo vuoi sapere un
segreto?” sospira “mi piacerebbe tanto crederci”.
“Nessuno te lo impedisce” non
riesco a nascondere un po’ di amarezza.
La sua risata è cristallina
quando mi giunge alle orecchie “allora lasciami sognare Jared Leto” replica,
cado all’indietro sul letto mentre lei si mette a cavalcioni su di me, mi
lascio baciare ed esplorare, lascio che sia lei a prendersi il suo piacere questa
volta beandomi del suo viso, del tutto privo dell’innocenza che le ho rubato,
sono rapito da lei, dal suo modo di essere, dal suo modo di fare. Quando la
sento irrigidirsi e urlare il mio nome, per la terza volta in poche ore mi
lascio andare alle sensazioni che ho tanto cercato e voluto, credendo che
potessero mettere fine a tutto ciò che stava prendendo forma nella mia mente,
credendo di riuscire a strapparla via da me, lei si accascia sfinita e ansante
su di me “mi piacciono le tue bugie Jared Leto” ansima, magari lo fossero.
Scivola via dal mio corpo per
sdraiarsi al mio fianco e guardarmi con due enormi occhioni da bambina “Non ha
importanza, vero? Tutto questo lascia il tempo che trova”
“Cosa vuoi dire?”
“Domani mi sveglierò e tu non ci
sarai, non è così?” la sua espressione è seria.
“Io sono qui, ora” le sposto i
capelli dalla fronte umida.
“Già” sbadiglia lei chiudendo gli
occhi, è bellissima “invidio Helen, lei sa che il suo Alan non scomparirà mai,
è più concreta la finzione che la realtà”.
“Io non invidio Alan, la sua
Helen scomparirà prima che riesca a rendersi conto di amarla” lei fa una
piccola smorfia e sbadiglia di nuovo.
“Cosa provo per te Rose?”
sussurro e spero che non mi abbia sentito.
“Cosa provi per me Jared?” mi fa
eco lei, mentre scivola nell’incoscienza. Non le rispondo, non saprei cosa
dirle.
“E tu? Cosa provi per me?” le
domando ansioso, lei mugola qualcosa di insensato che non afferro, poi il suo
respiro si fa lento e regolare e so che non è più qui con me.
La guardo mentre si agita nel
sonno, la desidero ancora, non mi sembra vero di averla qui, cosa provo per
lei?
Vorrei averla sempre con me,
vorrei sentire il suo corpo contro il mio, vorrei saperla felice, vorrei non
scomparisse mai.
Il ticchettio dell’orologio
scandisce, come al solito, il tempo di una delle mie tante notti insonni, resa
dolce dalla sua piccola presenza.
“Amore?” sussurro a pochi
centimetri da lei, so che non può sentirmi, ma mentre continuo ad osservarla,
perso, non mi accorgo del piccolo sorriso che le illumina il viso.
Forse ho trovato la risposta.
Bene, bene, bene mmmm, che ne pensate??
Finalmente lo ha ammesso a
se stesso (che poi è la cosa più difficile da fare quando si è innamorati) ^^
Volevo semplicemente sottolineare che tutte le parole non sono
messe lì a caso, ognuna di loro ha un significato che poi vi sarà
chiaro, non che io voglia portarla per le lunghe XD. Abbiate solo un po’ di
pazienza ^^
Vi mando
un bacio enorme!! Alla prossima
Rò <3<3