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Autore: L_Fy    25/10/2005    12 recensioni
"...E’ vero, ho un problema serissimo. Non è ammissibile, in questo anno di grazia post femminismo, post liberalizzazione sessuale e post emancipazione, arrivare a 16 anni ed avere un Problema come il mio (con P maiuscola e tutto il resto). Problema che va risolto, immediatamente, a seguito di un piano dettagliato e preciso, studiato a tavolino da un’abile stratega, curato nei tempi e nei modi ma veloce perché tra poco compirò sedici anni ed è tassativamente d’obbligo risolverLo prima di quella scadenza. Devo assolutamente trovare un ragazzo, innamorarmene e dargli il mio Primo, Vero Bacio"
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4 : Prove tecniche di trasmissione

Il giorno dopo, stessa ora e stessa stanza a casa mia, Camillo è già qui, seduto sull’orlo del letto come se lo tenesse su uno spillo. Alla fine è venuto. Quasi quasi speravo che non venisse (attacco di fifa blu, lo ammetto). Ho provato fortissimo l’impulso di mandare all’aria la lezione e/o di chiamare Mariàpi per farmi consigliare…tutte cose che poi non ho fatto. Ma sono un filino agitata, lo ammetto. Camillo indossa una felpa azzurra che si intona coi suoi colori di fiorellino di campo: agitato com’è mi aspetto da un momento all’altro di vederlo appassire. Quando mi sente arrivare, alza gli occhi su di me e vedo che è letteralmente terrorizzato.

"Ciao" dico gioviale: il suo terrore placa il mio, incredibilmente . Mi siedo accanto a lui e per un po’ chiacchiero amichevolmente del tempo e della scuola. Quando lo guardo in faccia vedo che non mi ha nemmeno ascoltato.

"Senti, mettiamo in chiaro le cose" dico cambiando tono di voce e assumendo quello professionale e suadente delle televendite "Tutto quello che succederà in questa stanza è strettamente confidenziale e rimarrà un solenne segreto tra te e me. Poi, tra di noi ci sarà un rapporto esclusivamente didattico, senza nessunissima complicazione sentimentale. Giusto?"

"Giustissimo" si affretta ad annuire Camillo ed io penso di nuovo che non abbia nemmeno letto il labiale.

"Guarda che dico sul serio: ti insegnerò le tecniche basilari per il rimorchio, ma non farti nemmeno per un momento l’illusione che tra di noi stia succedendo qualcosa. Ci baceremo ma sarà un contatto senza nessun secondo fine se non la conoscenza…giusto?"

"Giustissimo" ripete Camillo come un disco rotto.

"Molto bene: partiamo dai preliminari" decido io piazzandomi davanti a lui a muso duro.

Camillo, ovviamente, è completamente nel pallone.

"Pre…preliminari?" domanda con voce impastata.

"Preliminari verbali" rettifico io, trattenendo un sorriso alla sua faccia improvvisamente sollevata "Dovrai pure scambiare due parole prima di passare all’attacco"

"Oh…ah…cioè?" domanda Camillo con gli occhioni blu spalancati.

"Devi imparare a fare qualche complimento" dico io, saccente "Alle ragazze piace molto che un ragazzo le apprezzi e glielo dica"

"Ma io non so cosa dire" fa lui, candidamente "Se usciamo insieme è logico che lei mi piace, no?"

"Camillo, se vuoi piacere ad una ragazza lascia stare la logica" sospiro io, paziente "Devi allenare l’occhio a captare le qualità della ragazza e a fargliele presente, in modo che si senta osservata e apprezzata. Per esempio, trova un complimento da fare a me"

"Eh?" mormora Camillo, arrossendo.

" Ricordati che sei a scuola" lo rimprovero io "Coraggio, guardami: avrò pure qualcosa di carino di cui parlare"

"Sì, certo, ah…" mormora Camillo con un filo di voce "Il tuo…apparato tegumentario è davvero ottimo"

"Cosa?" strepito io allibita. Camillo arrossisce ancora di più pensando che io stia dando fuori di matto: in realtà mi sento solo molto scema perché non ho capito un tubo di quello che ha detto.

"La tua p-pelle" chiarisce alla fine lui, balbettando "E’ davvero mo-molto morbida e li-liscia"

"Oh"

Stavolta arrossisco io, e mi sento ancora più scema per questo. Ovviamente, reagisco male.

"E dì pelle, no? A meno che tu non debba uscire con la Levi Montalcini devi sforzarti di adottare un linguaggio più semplice o tutto rischia di sembrare una presa per il culo"

"Mi dispiace, Anna" mormora lui, contrito "E’ che a me viene naturale parlare così"

"Prova solo ad usare termini meno scientifici" suggerisco comunque io, ancora imbronciata "Dell’apparato tegumentario ne parla il medico legale durante l’autopsia, non il tuo ragazzo mentre ti guarda. Prova ancora"

Camillo mi guarda da capo a piedi, svilendomi un po’ nella sua affannosa ricerca di un particolare da lodare.

"Ecco…hai due…belle tette" dice infine dubbioso, arrossendo come un gambero.

Io scoppio a ridere: non posso farne a meno. Tra l’imbarazzo che mi incendia le orecchie e la tenerezza che mi ispira la faccia depressa di Camillo mi sento un groviglio confuso dentro che non può che farmi ridere.

"Ho sbagliato di nuovo?" chiede ansioso Camillo "Ecco, lo sapevo!"

Riesco finalmente a tornare semiseria.

"Vedi, ci sono certe parole e certe frasi che sono tabù…certi neologismi moderni, come "bel balcone", "bel didietro", bella gnocca", fanno piacere se li senti per strada da un camionista, ma non vorresti mai che te li dicesse il tuo ragazzo, almeno non al primo appuntamento. Li deve pensare, deve farti capire che li pensa, ma non li deve dire"

La faccia di Camillo è il ritratto della confusione e io non posso fare a meno di scoppiare a ridere di nuovo.

"Mi arrendo" mormora Camillo, disperato "Il rituale di comportamento con voi ragazze è molto più ostico di una laurea in ingegneria…ci rinuncio. Entrerò all’università senza mai aver baciato una sola ragazza, ecco cosa farò. Sono un fenomeno da baraccone, uno da Guinnes dei primati, uno sfigato. Il solito, povero Camillo"

Mossa a compassione, mi siedo vicino a lui e gli prendo le mani con le mie: le sue mani sono grandi, sempre calde e asciutte, avvolgenti e delicate, morbide. Mi sono sempre piaciute un sacco le mani di Camillo…

"Credimi, Camillo, non è poi così difficile" gli dico con dolcezza senza guardarlo negli occhi "Devi lasciarti andare e dire quello che ti suggerisce il tuo interesse per lei. Se sono paroloni scientifici, pazienza. Se li dici col cuore, lei capirà ed apprezzerà. Su, prova un’altra volta"

Camillo mi guarda a lungo, ma per non imbarazzarlo non ricambio lo sguardo. Tengo il capo chino e sento che il suo respiro pian piano si quieta e le sue mani che si rilassano nelle mie.

"Mi piace il tuo nome, Anna" dice alla fine, piano e a me viene quasi voglia di piangere tanto il complimento è sbagliato: io odio il mio nome!

"Mi piace perché ti assomiglia. E’ semplice e solare, senza pretese ma con una autorità e una dignità unici. Niente velleità da esterofili, niente "x" o "h" in mezzo che fanno inceppare la lingua… Sembra banale e invece è solo facile da amare. Anna è bello così, piccolo ma dolcissimo. Proprio come il tuo sorriso"

Alzo gli occhi e guardo Camillo: non posso farne a meno. Quella testa di rapa ha partorito il complimento più bello che io abbia mai ricevuto e se ne sta lì, ansioso e vergognoso, in attesa della decapitazione. Mi viene il magone e gli occhi mi si riempiono di lacrime. A guardarlo, è così palese che Camillo lo pensa davvero quello che ha detto! Il suo sguardo limpido da solo varrebbe come cento "sei bellissima".

"Ho sbagliato di nuovo, eh?" sospira Camillo, allarmato dai miei occhi rossi "Scusami, Anna, non volevo offenderti…"

"Zitto" gracchio dopo quello che mi sembra un tempo interminabile "Questo complimento era…buono"

Camillo mi guarda dubbioso.

"Uh?" chiede con lo sguardo aggrottato e a me scappa da ridere perché sta usando il vocabolario da cavernicoli che avevamo inventato da bambini.

"Uh" rispondo con aria solenne, sullo stesso tono.

A Camillo gli scoppia un sorriso sulla faccia, di quelli che quasi quasi spezzano il cuore.

"Bene. Bene!" dice sollevato.

"Ora che abbiamo rotto il ghiaccio, possiamo passare al contatto fisico" dico io facendolo ripiombare nella più cupa disperazione. Io invece sono piuttosto presa da questa cosa della "scuola del bacio": dopo anni di teoria con Mariàpi sono curiosa di sapere come me la caverò nella pratica, anche se sarà una cosa senza nessun fine ludico. Con Camillo, cosa vuoi che sia se non scienza? In piedi di fronte a lui, mi accorgo che è davvero alto: la mia testa arriva appena a sfiorargli la spalla. Se ne sta rigido come una scopa, respirando appena dal naso, tanto che mi viene voglia di dargli una sberla solo per tranquillizzarlo.

"Rilassati" dico, severa "Non sto per ammazzarti"

Annuisce con aria colpevole, ma continua a rimanere intero come il comò della nonna. Con un sospiro, prendo la sua mano destra e me la appoggio sulla vita. Trema leggermente contro i miei jeans. Faccio finta di niente, prendo la sua mano sinistra e me la appoggio dietro la nuca, in mezzo al groviglio accaldato dei miei capelli: il suo palmo asciutto è incredibilmente fresco e piacevole.

"Adesso, cerca di essere un po’ più morbido" dico io, sempre molto professionale. Lui non si sposta di un millimetro: sembra un manichino di gesso.

"Camillo, non devi aver paura di toccarmi" dico, impaziente "Lo scopo sarebbe quello di farmi capire che tu vuoi toccarmi. Così sembra che non vedi l’ora di scappare dalla mamma a gambe levate"

"Scusa" dice Camillo, sinceramente dispiaciuto. Respira profondamente, chiude gli occhi (ecco, meglio così, i suoi laghetti azzurri e terrorizzati mi distraevano troppo dalla lezione) e finalmente sento che le sue braccia di legno si rilassano un po’.

"Bene" dico, incoraggiante "Adesso tirami verso di te, con dolcezza, ma deciso. Mi devi abbracciare, ma non stritolare, e nemmeno trattarmi come se fossi di vetro. Capito?"

Riapre gli occhi e la sua faccia è il ritratto della confusione. Non risponde ma ci prova: mi attira verso di sé di un millimetro, indeciso.

"Camillo, nello spazio tra noi ci passerebbe un vagone merci" dico io con aria di rimprovero "Pensi di baciarmi o di mandarmi una cartolina?"

"Scu…scusa…" balbetta Camillo, tristissimo "Sono proprio una frana…"

Sembra quasi che stia per piangere. Forse sono stata troppo dura con lui. Gli sorrido, amichevole.

"Facciamo così" dico, ispirata "Adesso io faccio l’uomo e tu fai la donna, ok? Così vedi come si fa"

"Oh, sì" risponde, travolto dal sollievo.

Adesso sono io a posare la mano sul suo fianco (un osso ricoperto dalla tenera pelle dei neonati ricoperto a sua volta dai jeans) e l’altra dietro la sua nuca. Non è sudato, lui, nei capelli: anzi, è fresco, asciutto. La sua pelle, che non ha mai visto un brufolo nemmeno da lontano, è morbida e bianca come un pupazzo di peluche. Lo attiro verso di me, con dolcezza e decisione (la mossa mi viene piuttosto bene: questa l’ho imparata in televisione, ovviamente, Cary Grant è un mago del campo). Sento il suo petto sfiorare il mio (le tettone, per la precisione) e le sue gambe incrociare le mie. I nostri jeans strusciano l’uno contro l’altro con un suono segreto, come se conversassero di argomenti sconci. Lo attiro un altro po’ e i nostri fianchi si incontrano. Lui sta trattenendo il fiato e davanti al naso ho in primo piano la vena sul suo collo che pulsa ad un ritmo brasiliano. Non è che rischia un’embolia, eh? Preso il coraggio a due mani, Camillo si china velocemente contro di me e i nostri nasi cozzano piuttosto dolorosamente l’uno contro l’altro.

"Cavolo, Camillo, un po’ di calma!" brontolo io massaggiandomi il naso leso. Lui quasi si mette a piangere.

"Scu….scusa…"

"Rilassati" dico sottovoce, cercando di mitigare il tono di rimprovero "Se preferisci, chiudi gli occhi…"

Lo fa naturalmente.

"Adesso toccami"

Fa anche questo: mi aspettavo un gesto goffo e brusco, ma a occhi chiusi Camillo prende le movenze aggraziate di un ballerino. Le sue braccia circondano il mio collo e il suo odore mi avvolge. E’ un odore buono, quello di Camillo: sa di Baby Shampoo Johnson, di cocomero e di carne grigliata. E’ come l’odore dell’estate, tenero e di una struggente malinconia. Adesso non ha più bisogno di guida: china la testa da un lato, dolcemente, sfiora il mio naso col suo naso (di nuovo tentata collisione!! Aiuto!!) poi appoggia le sue labbra sulle mie. Quasi non lo sento, tanto il bacio è leggero. Ma anche le sue labbra sono fresche e asciutte, e devo dire che il loro tocco è piuttosto piacevole. Avvicino un po’ la testa per definire il contatto e Camillo, dopo un primo attimo di smarrimento, intuisce le mie intenzioni e adegua la testa alla nuova posizione. Ecco, adesso ci stiamo baciando, è ufficiale. Lui ha gli occhi chiusi e le sue ciglia bionde tremano; io ho gli occhi ben aperti e devo dire che per essere una specie di rodaggio questo casto contatto di labbra non è esattamente come me lo aspettavo. Sì, perché mi piace. Credevo che sarebbe stato un supplizio baciare Camillo, una cosa da fare solo per il bene della scienza e della buona riuscita dell’OPB, e invece…mi piace. Cioè, niente di trascendentale, ammettiamolo, ma le sue labbra sulle mie sono morbide e non chiedono niente se non di stare lì, in eterno. E’ una sensazione molto bella e stranamente malinconica... Camillo intanto si è immobilizzato: congelato in quella posizione, come se fosse un prolungamento dello pavimento, potrebbe anche durare fino a sera. Mi scosto da lui, che apre gli occhi, sbattendoli forte colto di sorpresa.

"Cos’è, ti eri addormentato?" faccio io, per spezzare la tensione. Mi pento subito perché lui fa una faccia affranta e dispiaciuta "Sei andato molto bene" dico in fretta, indulgente "Adesso ci riproviamo, solo mettici un pochino più di partecipazione, ok? Non devi stare immobile come uno stoccafisso"

"Oh, va bene" dice lui, arrossendo "Ma…non so cosa fare"

"Se io fossi la ragazza che ti piace, lo sapresti" dico, filosofica.

Lui mi guarda dubbioso e, senza bisogno che parli, so esattamente a cosa sta pensando.

"Un bacio vero deve essere più profondo" mi affretto a precisare, arrossendo di nuovo.

"Ok" sussurra lui, piano. Sembra voler dire qualcos’altro ma alla fine tace ed è meglio così: sono ancora un po’ frastornata perché mi tiene ancora le braccia intorno al collo e le gambe contro le mie e la cosa mi…imbarazza. Uff, che bugiarda…la cosa mi piace, che è diverso, molto diverso, visto il rimescolio al basso ventre che ne consegue. Sto per proporre un pit stop definitivo (fanculo, mica posso pensare di provare attrazione fisica per Camillo, eh?!) quando lui mi bacia di nuovo, alla sprovvista. Mi becca proprio con le labbra socchiuse e sento il suo respiro entrare a tradimento nella mia bocca. Di nuovo leggere come una piuma, le sue labbra passano sulle mie, accarezzandole con religiosa concentrazione.. ah, merda, è davvero bello. Non faccio in tempo a pensarlo che sento il tocco umido e fresco della sua lingua che accarezza i miei denti e, contemporaneamente, tutti i peli del corpo mi si drizzano come aghi da maglia. Ah….questo è un bacio! Sento, di colpo, che il famoso blocco ormonale di cui vocifera Mariàpi ha improvvisamente rotto gli argini: un terremoto di emozioni mi strizza i polmoni con spire di desiderio, nuove, inattese, sorprendenti…Non lo faccio apposta, sento solo (inorridita!!) le mie mani che attirano Camillo più vicino, le nostre bocche si chiudono l’una sull’altra e le nostre lingue si accarezzano, timidamente, lentamente…le sue mani sono scivolate a metà della mia schiena, calde e avvolgenti. I polpastrelli mi sondano, mi cercano, come per imprimersi una memoria tattile della mia anatomia…è bellissimo. Vorrei chiudere gli occhi, tanto sono abbacinata, ma non riesco a togliere lo sguardo dalle sue ciglia chiuse e vibranti, dai suoi ricciolini biondi da cherubino così morbidi e profumati…lo sto toccando con riottosa lentezza, come guidata da una forza esterna. E’ così bello toccare Camillo: il suo corpo sgraziato alla vista è una vera meraviglia per tutti gli altri sensi. Il suo profumo, il suo sapore di zucchero, la sua pelle morbida…fa finta di non accorgersi che lo sto accarezzando ma il respiro gli si ferma bruscamente in gola quando gli passo le dita dietro la nuca e sul collo. La sua lingua nella mia bocca si fa un po’ più rude, i suoi denti quasi mi mordono. Il suo corpo contro il mio (molto contro, in questo momento, praticamente siamo incollati l’uno all’altra) comincia a tremare quando per un impulso impossibile da trattenere struscio il bacino contro il suo. E d’un tratto, senza volerlo, mi accorgo remotamente che questo bacio è diventato qualcosa di più di un esperimento scientifico: è qualcosa di delicato e selvaggio, qualcosa di inaspettato e già inconsciamente conosciuto, qualcosa…qualcosa di meraviglioso.

"Cosa…state….facendo?!?" grida all’improvviso una voce acuta e furiosa alle nostre spalle.

 

 

 

 

 

 

Ringraziamenti:

Sono molto felice per le critiche positive ricevute!

Haydee : Spero di non aver causato una faida palestinese tra te e tuo fratello …a proposito, com’è? Se è un tipo da OPB fammi un fischio, eh? Comunque, grazie di cuore per i complimenti…e occhio alla Guinnes, non esagerare con le dosi!!

Piccolakana: Chi ride non è mai scemo, nemmeno se ride da solo. Anzi, uno che riesca ad intrattenersi e a bastare a sé stesso andrebbe invidiato (schizofrenia a parte, of course). Continuerò, anche se la storia è molto breve…a presto e grazie per aver letto la mia fic!

Damynex: Rodrigo mi ha chiesto se sei interessata ad un tètè-à-tètè sulla sua macchina da zio. Adora gli adulatori… e anche io, lo ammetto. Spero che continuerai a leggere questa fic, magari in compagnia di Rodrigo: se lo vuoi te lo mando, è tutto tuo!

Dea Kan: Una recensione da te, o mia musa ispiratrice, è come vincere un trofeo… quasi mi fai commuovere dalla gioia! Ok, mi trattengo altrimenti sbavo sul tappeto. A presto, e grazie dal profundos!!

  
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