Lo sapevo! Sapevo che non era Cesare lo Sparviero.
Il vero Sparviero è apparso dal nulla durante l’esecuzione e ha tratto in salvo
il condannato.
Chi aveva ancora dei dubbi su di lui, si è dovuto
ricredere: lo Sparviero agisce per la giustizia, per la libertà. Non è un
criminale. È un uomo libero che si batte per noi. Per darci la stessa libertà
che si è conquistato lui.
Ora, forse, riusciremo a ritrovare un po’ di pace.
Sto attraversando il cortile per raggiungere
Bianca in cucina, quando qualcuno mi afferra per un braccio e mi trascina in un
angolo.
“Che cosa ci fai tu qui? Mi pareva di averti detto
che…”
“Non c’è tempo, Dorina. Loya sta per compiere un
altro crimine, e non potevo rimanere in silenzio.”
Continuare a ripetermi che non ti amo non basta,
quando mi guardi così.
Il conte Ristori ti guarda dritto negli occhi,
chiedendosi se tu sia davvero sincero. Vorrei gridare che non stai mentendo,
che non è una trappola, e invece sono costretta a restare due passi indietro
rispetto a te, sentendomi addosso lo sguardo di Primo, che forse non riuscirà
mai a credere davvero alla tua buona fede.
“Tenente, perché siete venuto ad avvertirci?”
“Conte Ristori, io sto tradendo i miei uomini, la
mia bandiera, il mio Paese. Ma il mio tradimento non è nulla, se confrontato al
crimine che ha intenzione di compiere il capitano Loya. È un massacro che non
posso permettere.”
Il conte annuisce. “Bene. Dobbiamo portare via i
contadini dal borgo, prima che Loya arrivi lì con le sue truppe. Ma voi,
tenente, dovete fare in modo di ritardare il loro arrivo.”
“Farò tutto il possibile, conte. Contessa Ristori”
aggiungi, inchinandoti verso la contessina.
Poi lanci un’occhiata a Primo, batti i tacchi e te
ne vai. E prima di uscire, l’ultimo sguardo è per me. Come ho potuto pensare di
starti lontano?