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Autore: fatina83    09/09/2010    0 recensioni
Sophie è una ragazza semplice che fa l'incontro della sua vita ma il problema e che la sua semplicità andrà a scontrarsi inevitabilmente con quella di lui molto più dura e problematica. Riuscirà a cavarsela e uscirne comunque a testa alta???
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jackson Rathbone
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1: New Adventure

 

Ero pronta, la mia avventura sul suolo americano stava per iniziare ed io, non vedevo l’ora di immergermi nelle acque californiane, ed andare per le strade famose di Los Angeles e magari conoscere qualcuno di carino che potesse cambiare la vita, chi lo sa forse l’uomo che occupava i miei sogni da 2 anni a questa parte.
Appena scesa dall’aereo sentivo già tutto un altro profumo, tutto un altro sapore. Finalmente ero libera, o perlomeno lo sarei stata per un anno, libera di fare quello che più mi saltasse in testa, tutto quello che avevo sognato di fare in terra straniera.

Raggiunsi la postazione dei bagagli e mi affrettai a prendere il mio.
Tra poco più di 2 ore avrei avuto appuntamento con le mie compagne di camera, giù al campus e poi avrei fatto una lunga dormita per smaltire, almeno un po', il fuso orario che mi portavo dietro dopo molte ore di volo.
Ero una gran pigrona, quindi di fare le scale non ne avevo proprio voglia. Raggiunsi velocemente l’ascensore che stava per chiudersi e con il palmo della mano bloccai il sensore che fece riaprire le porte.
 
Non c’era nessuno, solo io ed un ragazzo che se ne stava a leggere il giornale, cosa alquanto strana, chi mai leggeva il giornale dentro un ascensore? .
Premetti il tasto per salire ai piani superiori che mi avrebbe successivamente portato sino all’uscita e aspettai battendo il piede nervosamente. Un colpo bloccò l’ascensore e la luce come in un film horror si spense all’improvviso.
“Appena arrivata e già mi trovo nei guai” pensai chiusa in quell’ascensore al buio con qualcuno che non conoscevo. Ero da poco atterrata nel suolo Americano e come al solito la mia fortuna riusciva sempre a perdermi di vista. Ero stanca e accidenti a me che avevo evitato volentieri le scale. Una mano mi sfiorò ed io mi ritrassi di colpo.
«Tranquilla signorina, ha paura?» una voce mi raggiunse nell’oscurità dell’ascensore.
«Be diciamo che non capita tutti i giorni di rimanere chiusi in un ascensore, al buio e con qualcuno che non conosci» dissi di risposta a quel giovane che aveva deliberatamente allungato le mani.
«Sono innocuo te lo potrei giurare» non conoscevo gli americani, ne tanto meno gli uomini americani, quindi fidarmi era l’ultima delle mie intenzioni.
“Bene direi che di meglio non mi poteva accadere” pensai, mentre l’ansia sembrava all’improvviso salirmi dallo stomaco sino al petto bloccandomi il respiro.
«Voglio uscire e subito» un senso di claustrofobia mi prese e mi mozzò il fiato. Respiravo a fatica e l’ansia prese il sopravvento.
«Vieni qui, ti aiuto io» quella voce mi strinse forte, la mia schiena si poggiò delicatamente al suo petto e le sue mani stringevano le mie in un abbraccio.
«ma..io» risposi balbettando alla sua gentile offerta «Ti aiuto a respirare...sai a mia sorella capita molto spesso, sono bravo... su respira con me» la sua voce mi dava un senso di calore, come se mi fosse entrata dentro e avesse sfiorato donandomi un senso di pace, ci sapeva davvero fare.
Ritmicamente il suo cuore dava il tempo al mio respiro e presto il panico sembrò cessare all’improvviso.
«Va meglio?» disse come preoccupato
«Si grazie» rimase lì stringendomi a se.
Sentivo il profumo del suo dopobarba solleticarmi il naso. Non riuscivo a vederlo ma la mia fantasia stava già viaggiando. Non era altissimo, gli arrivavo appena sotto il mento, la sua testa appoggiata alla mia faceva attaccare i miei capelli alla sua barba, dalle sue mani sentivo la morbidezza della sua pelle.
«Parliamo un po', distraendoti il disturbo dovrebbe passare...come ti chiami?»chiese incuriosito.
«Mi chiamo Sophie»
«Piacere Sophie...ti va di raccontarmi un po' la tua vita...sino a che si apriranno le porte, se pensi ad altro l'ansia dovrebbe passare» a me sembrava una tattica più che un metodo per alleviare il panico.
«Be veramente, non mi va di raccontare i fatti miei al primo sconosciuto che incontro» dissi un po' acida, non mi andava che uno sconosciuto approfittasse della situazione per venire a conoscenza dei fatti miei.
«Guarda che lo faccio per te, per aiutarti, ma...se vuoi un altro attacco di panico fai pure» era molto convincente, quelle parole bastarono a farmi vuotare il sacco.
«Ok, ok, ...Mi chiamo Sophie ho 23 anni e sono Italiana, ho vinto una borsa di studio per la UCLA, sono appena arrivata e già mi trovo nei guai» esclamai preoccupata e il mio respiro riprese ad accelerare, sembrava non volesse cessare la sua corsa.
«Non sei nei guai, rilassati altrimenti tutto questo non servirà a nulla, continua... in quale università hai vinto la borsa di studio?»
«School of the arts and architecture» la mia voce sembrava mozzare le parole ma comunque comprese lo stesso quello che gli avevo appena detto.
«Wow, è bellissimo, quindi rimarrai qui per quanto?»
sembrava davvero interessato, ma non volevo che si sapesse davvero tutto di me, magari all’apertura delle porte mi sarei ritrovata davanti uno con l’intenzione di provarci e dirgli tutto sulla mia permanenza sarebbe stato poco opportuno.
«Sai che inizi ad essere troppo curioso per i miei gusti...dimmi un po' di te invece...»
«sei tu che hai bisogno di parlare?» la sua voce si arricchì con una piccola risata, come se si stesse divertendo a prendermi in giro o cosa.
«Sto bene adesso su ...raccontami un po' di te, non mi piace il fatto che tu ora sai tutto di me ed io invece... non conosco nulla, nemmeno il tuo nome»
«Be io sono... » le luci si riaccesero all’improvviso e per un attimo rimasi stranita, i miei occhi dovevano riabituarsi alla luce del neon.

Dopo averli strofinati per due, tre volte risollevai lo sguardo ed incrociai il suo. La luce rendeva il suo viso incredibilmente perfetto, e i suoi occhi mi attraversarono come pugnali lasciandomi un dolore che mi bloccò di nuovo il respiro. Un sorriso e poi le porte si aprirono.

  
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