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Autore: naccho    10/09/2010    6 recensioni
{AU} Arthur Kirkland è l'erede, insieme ai suoi quattro fratelli, dell'impresa commerciale Kirkland, dedita al commercio di spezie e seta dall'India sin dal 1800. A causa dell'imminente matrimonio di una sua cugina con il rampollo di una importante famiglia americana, i Jones, Arthur viene costretto dalla propria zia a rieducare uno dei fratelli minori di quest'ultimo, Alfred, per farlo diventare un perfetto gentiluomo entro la data delle nozze. Ha tempo solo due mesi e nessun aiuto, ce la farà?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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2.

Un rombo attraversò la strada tranquilla, rompendo il gentile silenzio che era solito accarezzare quella parte della città così tranquilla e stazionaria.
Non si può dire che gli abitanti della zona residenziale poco fuori New York non fossero abituati a quel rumore, visto che ormai faceva parte della routine quotidiana, sopratutto alle sei del mattino.
L'Audi spyder bianca parcheggiò nel vialetto buio di un'enorme villa a due piani situata al centro di un rigoglioso giardino perfettamente curato, arricchito da fontane e giochi d'acqua, ora spenti visto l'esoso orario. Il motore si spense, nello stesso momento in cui la porta laterale in vetro murano che dava sul giardino si spalancò.

Dobbiamo parlare.” sibilò una voce femminile piuttosto irritata, mentre il proprietario dell'auto scendeva, togliendosi gli occhiali da sole e posandoseli sulla testa.
Ehi madre, sei già in piedi?” sorrise lui, inforcando gli occhiali da vista e mettendoli sul naso.
Non ho assolutamente voglia di scherzare, Alfred. Entra subito dentro” ordinò la donna indicandogli con forza l'interno della casa. Il ragazzo scosse la testa con un sorriso e girò gli occhi per aria, come se fosse abituato ad una routine del genere.
Il soggiorno che si trovava oltre la porta finestra era il quinto per grandezza, si poteva dire fosse uno dei soggiorni più piccoli della casa, visto che dava verso i garage, davanti al giardino. C'era un tavolino basso di legno sopra un tappeto persiano finemente decorato. Un vaso di fiori era poggiato sulla superficie legnosa e il tutto era circondato da divani di velluto, a cui cambiavano rivestimento a seconda del colore dei fiori sul tavolo. Questa volta erano rossi, come i papaveri orientali nel vaso.

Siediti” continuò lei, con un tono duro, indicandogli il divano con una mano. Alfred gettò la giacca sulla spalliera e si stravaccò sul morbido velluto con un gemito compiaciuto, prima di stiracchiarsi rumorosamente.
Siedi composto, Alfred. Sono veramente seria questa volta.” il modo con il quale sua madre stava insistendo questa volta era piuttosto fastidioso.
Madre, ho veramente sonno. Non possiamo parlarne questo pomeriggio?” cercò di modulare il linguaggio e, per rendere la cosa ancora più credibile chiuse gli occhi passandosi una mano tra i capelli biondi, con uno sbadiglio.
No, Alfred. La tua condotta adesso ha raggiunto il limite. E visto il grande evento che ci attende, non posso di certo permettermi di presentare mio figlio in queste condizioni.” cominciò spedita la signora Jones, congiungendo le mani e posandole sulle gambe.
Beh, è presto fatto: non verrò e saremo tutti più contenti!” esclamò lui con un sorriso complice e si alzò, stiracchiandosi nuovamente.
La donna sorrise con lui e piegò la testa di lato, con una leggera risata. “Hai ragione, Alfred. Per quale atipico motivo tu dovresti partecipare al matrimonio di tuo fratello maggiore?” continuò, con il sorriso che si allargava ancora, presagendo nulla di buono. “Come ho fatto ad essere così sciocca, avevo la soluzione a portata di mano... adesso siediti.” mise in evidenza le ultime due parole come se stesse per regolare il lancio di una bomba.
Alfred sbattè gli occhi, piuttosto allucinato, e si sedette lentamente, senza staccare lo sguardo da lei. C'era decisamente qualcosa che non andava, e la cosa non lo faceva gioire per nulla.
La signora Jones continuò a guardarlo fisso negli occhi, quegli occhi azzurri identici ai suoi. Aggrottò le sopracciglia, poi le rilassò, segno che stava cercando le parole giuste per cominciare il discorso. Di solito non era mai nulla di serio, insomma, i soliti richiami, i soliti 'perché non la smetti di girare la notte per i locali', oppure 'perché non metti la testa a posto' oppure 'perché non sei come tuo fratello' e cose simili; ma questa volta il modo con il quale lo stava fissando non poteva che fargli vedere tempesta all'orizzonte.
Lei prese un respiro e si aggiustò la vestaglia, abbassando prima lo sguardo e poi alzandolo nuovamente verso di lui. “Vista la tua condotta, e vista l'imminente data del matrimonio, io e tuo padre abbiamo deciso di comune accordo di frenare questo tuo carattere libertino ed esuberante affidandoti ad un parente della sposa perché ti rieduchi dalla testa ai piedi e faccia di te un perfetto gentiluomo entro la data delle nozze.”
Alfred sbattè gli occhi, alzando leggermente il busto dalla poltrona in velluto così comoda prima, ma che adesso sembrava diventata ruvida come carta vetrata.
Non poteva essere sul serio. Stava sicuramente scherzando, insomma... era impossibile! Chi diavolo si credevano di essere e chi era quello stupido, schifoso inglese che aveva accettato un incarico del genere?!

Mi... stai prendendo in giro...” sorrise Alfred, indicandola e annuendo con la testa. “Ci ero quasi cascato! Avanti madre, non scherziamo... avrete sicuramente altro a cui pensare...”
Sei tu quello che mi dà più pensieri” rispose lei, lanciandogli uno sguardo furente. “E grazie alle nozze ho finalmente trovato il modo per farti calmare. Partirai per Londra domattina”
Cosa?! Madre, starai scherzando!” esclamò ancora, alzandosi si scatto dalla poltrona e aggrottando le sopracciglia.
Lei scosse la testa, posandosi una mano sulla fronte e mettendosi in piedi lentamente. “Perché non puoi essere come Matthew...”
Alfred aggrottò le sopracciglia e strinse i pugni, digrignando i denti e tentando di frenare la rabbia che gli montava in corpo. Per fortuna il groppo in gola gli impediva di parlare. Prese la sua giacca e, pestando i piedi, lasciò il piccolo soggiorno, salendo la rampa di scale in ferro battuto e stringendosi la giacca al petto, mentre gli occhi erano diventati lucidi.
Perché non puoi essere come tuo fratello? Perché non puoi essere come Matthew o Aaron? Era sempre la solita storia! Non c'era volta in cui non mettessero in mezzo suo fratello gemello o suo fratello maggiore. Non era di certo colpa sua se sapevano godersi la vita! E ora questo fatto che Aaron si sposasse... era veramente una cavolata, privarsi di ogni libertà per essere prigioniero di... una donna! Una donna inglese, poi!
Come poteva accettarlo? Ecco, infatti. Non poteva, ma allo stesso modo non poteva fare nulla per impedirsi di stare male, per un sacco di motivi.
E ora... questo? Ma che stronzata?!
Aprì la porta della sua camera e la sbattè con forza, sperando di svegliare tutti i residenti della casa. Gettò la giacca per terra e scese i tre piccoli scalini che lo dividevano dalla sua 'sala giochi'. La superò e si sfilò la maglia, gettandola per terra, facendo la stessa cosa con i pantaloni. Lanciò le scarpe da qualche parte nella stanza e, in boxer, si gettò sul letto, aggrappandosi al cuscino. Poggiò entrambi gli occhiali sul comodino e chiuse gli occhi, aggrottando le sopracciglia piuttosto irritato e lanciando un sospiro. Ci avrebbe pensato domani, sì... ci avrebbe pensato dopo un... sano... sonn--... zzz.

Signorino, si svegli, è ora di prepararsi per andare all'aeroporto” una voce femminile si accostò al suo orecchio, mentre qualcun altro gli tirava via le coperte e qualcun altro ancora apriva prepotentemente le tende della sua camera facendo entrare la luce del sole.
Cosa... cosa? Cosa volete?!” esclamò, alzandosi di scatto, con i capelli tutti arruffati e gli occhi assonnati. Lanciò uno sguardo veloce all'orologio vedendo che erano appena le nove di mattina. Aveva dormito si e no tre ore!
Signorino, la prego di sbrigarsi, dobbiamo essere in aeroporto entro le undici” disse il suo maggiordomo, piegando con cura le coperte che egli stesso aveva tirato via dal letto del suo signorino.
Ma... ma...” biascicò, non capendo ancora cosa stesse succedendo. Un altro maggiordomo e la cameriera che erano con lui lo fecero alzare, accompagnandolo in bagno e costringendolo a farsi una doccia veloce, poi lui lo asciugò con forza, phonandogli i capelli mentre la cameriera preparava i vestiti necessari.
Ma...” mormorò ancora, mentre il maggiordomo spegneva l'apparecchio. “Cosa succede...?”
Il suo maggiordomo personale, Tony, entrò con i vestiti pronti e li posò sul comò lì accanto. “Il suo jet parte per Chicago alle 13.35, dobbiamo essere in aeroporto entro le 11”

Chi... Chicago?” mormorò lui mentre l'altro maggiordomo lo aiutava ad infilarsi una camicia.
La signora ha chiesto di prenotargli il volo più vicino per Londra e l'unico disponibile ha lo scalo a Chicago” continuò Tony, terminando di vestirlo. Alfred cercò di mettere in chiaro le idee, perché non aveva capito nulla di quello che era successo.
Jet? Chicago? Londra...? Un momento! Io non ho mai detto che ci sarei andato!” esclamò, mentre lo accompagnavano nuovamente nella sua stanza.
Ordini della signora, signorino Alfred. Le cameriere si sono già preoccupate di preparargli la valigia, la sua auto è già stata mandata a Chicago per essere imbarcata il prima possibile.”
Tutto questo è ridicolo!” esclamò, togliendo la cravatta dalle mani del maggiordomo e tentando di legarsela da solo, anche se sapeva benissimo di essere negato.
Signorino...” mormorò lui, facendosi restituire la cravatta e legandogliela per bene. “Avanti, la veda come un'occasione per visitare Londra”
Me ne frego di Londra!” esclamò lui, poi sbattè gli occhi, pensandoci un attimo. “Visitare Londra... perché no” si allargò un sorriso sul suo volto, mentre si infilava la giacca e si aggiustava gli occhiali da sole sul naso. “Molto bene, Tony... vedrò di conoscere Londra sino in fondo~”
Il maggiordomo scosse la testa e sospirò, ben intuendo la frase e ormai conoscendo troppo bene il suo signorino per poterla fraintendere in qualsiasi modo.

Da qui in poi devo lasciarla andare, signorino. La signora ha espressamente chiesto che ve la caviate da solo a Londra” disse il suo maggiordomo, una volta atterrati a Chicago.
Eh? Ma mancano sei ore all'imbarco, cosa farò fino ad allora?” piagnucolò lui, alzando le sopracciglia.
Il mio ordine era di lasciarla a Chicago e vedere il suo effettivo imbarco sull'aereo per Londra”
Alfredo sospirò passandosi una mano tra i capelli. Sua madre era pazza, suo padre era pazzo e anche i componenti di quella stupida famiglia inglese erano pazzi! Ma perché doveva capitare a lui?

Va bene... allora io vado a farmi un giro per l'aeroporto” sospirò ancora abbassando il viso quasi sconfitto.
Mi suole informarla che ad ogni uscita sono state piazzate delle guardie perché lei non fugga.”
Alfred sbatté gli occhi e fece una smorfia. Anche se gli fosse balenato in testa di fuggire, ora non avrebbe potuto fare neanche quello.

Strega.” sibilò, togliendosi la giacca e posandosela sulla spalla, infilando l'altra mano nella tasca del pantalone. “Allora ci vediamo dopo, fai il check-in per me”
Sì, signorino.”

Alfred cominciò a camminare per il lungo corridoio contornato di bandiere delle più svariate nazioni. Con un gesto veloce si tolse gli occhiali da vista e posò sul naso quelli da sole, si allentò la cravatta e si sbottonò la camicia. Non poteva di certo andare in giro come un signorino inglese! Ah, ogni riferimento era puramente casuale~
Sfoderò il suo sorriso migliore, e già mietette qualche vittima, tra le giovani ragazze di una squadra di cheerleader che stava portando i propri bagagli al check-in nazionale. Poi fu la volta di alcuni ragazzi vestiti con una divisa scolastica, probabilmente... inglesi. Un brivido gli attraversò la schiena ma continuò a sorridere, mettendo un piede davanti all'altro.
Persino un giovane cameriere di un bar lì accanto rimase fisso a guardarlo tanto che i due, totalmente distratti, si scontrarono, facendo cadere il vassoio che il ragazzino portava tra le mani.

Oh!” esclamò Alfred, mentre il giovane si chinava, rosso come un peperone, a raccogliere le tazzine. Il caffè, purtroppo, si era versato sulla camicia immacolata di Alfred.
Mi... mi dispiace da morire, signore! C-cercherò di rimediare...” biascicò lui, con la testa bassa e il vassoio tra le mani. Alfred allargò un sorriso e lo prese per un braccio. “Sai dov'è il bagno?”
Il ragazzino annuì, mentre il batticuore gli saliva per il contatto.

Bene, allora portami lì~”
Il ragazzino annuì, ancora più rosso, e lo portò nel bagno dei dipendenti del bar dove lavorava, chiudendo la porta a chiave.

Mi... mi dispiace ancora, signore...” mormorò lui, che con un panno tentava di far scolorire la macchia di caffè, mentre Alfred con assoluta nonchalance si allentava la cravatta e si sbottonava la camicia, scoprendo il petto.
Il ragazzino abbassò ancora di più il viso, ormai anche le sue orecchie erano diventate rosse e il batticuore gli rimbombava in gola.

Ehi...” sussurrò Alfred, allargando un sorriso e cominciando ad accarezzare i capelli del ragazzo. “Sembri giovane, quanti anni hai?”
Di... diciassette, signore...” mormorò lui, mentre quel tocco, stranamente, lo stava facendo andare ancora più su di giri.
Sei proprio giovane...” sorrise, mentre la mano scivolava sul mento del ragazzo e lo faceva alzare verso il suo. “Non trovi che questo posto così stretto sia... stimolante?” il suo sorriso si allargò, trasformandosi in un ghigno, mentre il giovane sotto di lui lo fissava con gli occhi spalancati e le guance rosse, che quasi cominciava a sudare. Oh, com'erano onesti i giovani d'oggi~ alla parola stimolante quel ragazzino tanto carino si era già eccitato. Stimolante~
Qualcosa mi dice che la pensiamo in due...” mormorò al suo orecchio, prima di cominciare a morderglielo con lentezza e regolarità, mentre il panno bagnato scivolava dalle mani del ragazzino sino a terra.
La mano del giovane cameriere si aggrappò alla camicia di Alfred, lui sorrise prima di passargli la lingua sotto l'orecchio per poi scendere sul collo, cominciando a mordicchiarlo.

Ho sei ore libere... ti va di farmi compagnia?~” chiese, in un sussurro sexy vicino al suo orecchio, ma la risposta non giunse dalle labbra del ragazzo, ma dal vigore della sua eccitazione che premeva sulla gamba di Alfred.
Mh...” sorrise lui, infilando immediatamente una mano nei pantaloni della divisa del giovane, abbassandoglieli sino alle natiche, insieme ai boxer.
Il ragazzo si strinse a lui, spingendo la sua eccitazione contro la gamba di Alfred, e il sedere contro la sua mano.
Oh, quanto adorava vincere~

Non mi hai neanche detto il tuo nome, scricciolo... vorrei chiamarti mentre vengo dentro di te...” ancora un sussurro sexy contro l'orecchio del povero ragazzo, che ormai mugolava anche solo per il leggero tocco di dita del biondo di fronte a lui.
M-Max... mi chiamo... Max...” ansimò, allacciandogli le braccia al collo, nel frattempo che Alfred faceva miseramente cadere boxer e pantaloni del ragazzo sul pavimento.
Max, mh? Bel nome... mi piace” sorrise, sedendosi sul ripiano dei lavabo in -finto- marmo e facendo accomodare il giovane sulle sue gambe. Avvicinò le dita alle sue labbra e le passò su di esse, prima di fargliele socchiudere. “Avanti, lecca...”
Il ragazzo prese due dita tra le labbra e cominciò a succhiarle e leccarle, con minuziosità, mentre Alfred vedeva che l'eccitazione del giovane ormai era quasi vicina al limite. Sorrise e gli passò una mano tra i capelli, prima di allontanare le dita dalla sua bocca e avvicinarle alle sue natiche.
Massaggiò un po' l'entrata, poi ne inserì uno, mentre con la bocca gli mordicchiava il collo. Il ragazzo gemeva e ansimava contro di lui, strusciava la propria eccitazione contro il suo stomaco, cominciava a pregare di avere di più. Alfred allargò un ghigno e non lo fece aspettare, inserendo subito dopo l'altro dito, per allargarlo nel miglior modo possibile. Quando adorava i ragazzini docili e accondiscendenti come questo giovane cameriere~.
Quando finalmente lo penetrò, gli coprì una mano con la bocca. Non fosse mai che entrasse qualcuno a disturbare quel momento così particolare, no?~
Per almeno un'ora continuò a cambiare posizioni e modi finché non fu pienamente soddisfatto. Come promesso, ogni volta che raggiungeva l'orgasmo mugolava il nome del ragazzo, che lo seguiva a ruota, se non era già venuto prima di lui.
Compiaciuto, si fece aiutare dal ragazzo a 'pulirsi' come meglio poteva e gli schioccò un veloce bacio sulla fronte.

Prendo in prestito questa~” sorrise, appropriandosi della camicia del cameriere e lasciandogli la sua, ancora sporca di caffè. Uscì dal bagno gongolante e si rimise gli occhiali da sole, lasciando la cravatta slacciata e la giacca sulla spalla. Il ragazzino uscì poco dopo di lui coprendo la macchia di caffè con il gilet del bar, totalmente sconvolto e come nuovo, sospirando insieme a tutti gli altri che seguivano la forma slanciata di quell'americano così strano.

Signorino, è ora dell'imbarco” lo avvertì Tony, chinando leggermente la testa.
Ok~ beh, allora ci sentiamo presto!” esclamò, battendogli una mano sulla spalla e prendendo il bagaglio a mano. “Non sentire la mia mancanza!” rise, alzando una mano per salutarlo e avvicinandosi al metal detector.
Tenterò di sopravvivere con questo peso nel cuore, signorino...”
Alfred sorrise, facendogli l'occhiolino. “Mi mancherai, Tony!” e lo salutò, passando attraverso il metal detector e lanciando uno sguardo compiaciuto alla poliziotta che lo stava controllando.
Salì sull'aereo e si sedette sul suo posto in prima classe, chiudendo gli occhi. Aveva dato un'occhiata ai suoi 'compagni di viaggio' e non c'era veramente nessuno che valesse la pena di portarsi nel bagno della classe. Pazienza, avrebbe dormito di più e avrebbe avuto più energie per conoscere a fondo i londinesi~
Atterrò a Londra la mattina dopo, dopo una beata notte passata nel più profondo dei sonni e a qualche ammiccamento alle hostess, e appena arrivò alla sala per il ritiro bagagli, vide dalla porta automatica almeno sei o sette energumeni vestiti di nero che lo attendevano.
Oh, ma non si sarebbe fatto scarrozzare in giro per Londra da quegli scimmioni~ prese il cellulare e chiamò il suo adorato Tony, facendosi dare l'indirizzo lavorativo di questo stupido 'parente della sposa' e prese il suo bagaglio, uscendo una felpa con i teschi e mettendosela fin sulla testa, coprendola con il cappuccio. Si unì ad un gruppo di suore e si piegò, passando davanti agli energumeni che lo cercavano con lo sguardo. Ah~ niente di più facile! Andò a ritirare il suo tesorino e dopo averla abbracciata si mise alla guida, dettando l'indirizzo al suo navigatore satellitare incorporato.

A noi due, schifoso inglese, vedremo di tra noi due l'avrà vinta~”

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Salve a tutti! Innanzitutto grazie mille per le recensioni<3 non pensavo, addirittura così tante! Beh spero di aver centrato il punto giusto! è.é e spero di continuarla presto<3 (il secondo capitolo l'avevo già pronto, nyah XD)
Marlot, per rispondere alla tua precisazione su Sky... hai proprio ragione! Ma è proprio perché ha vissuto tanto con Norvegia da bambino che ora parla così tanto... perché stare con quel ragazzo sempre serio e taciturno lo intristiva! Ma quando si arrabbia è capace di essere come Norvegia... o come Scozia XD ecco, vorrei farvi vedere veloci veloci dei disegnini su questi personaggi che ovviamente non conoscete (mi dispiace, non ne ho ancora nessuno presentabile di Kain ç_ç) -> Sky -> Ray (scusate, non ne avevo una più normale X°DD) penso che Scozia lo conosciate tutti u.u
Al prossimo capitolo!<3

  
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