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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    10/09/2010    2 recensioni
"La navicella che dal navettiporto portava nel cento di S. Francisco non era molto frequentata e il veloce e agile mezzo sfrecciava sotto il Sole, luccicando sotto il tocco dei suoi caldi raggi in un bel mattino di inizio giugno. Il palazzo in vetro, sede della Federazione e della Flotta, si stagliava alto e superbo contro il cielo terso e azzurro, il mare della baia splendeva d’oro e argento, infrangendosi pigramente contro i piloni del Golden Gate: era senza dubbio una meravigliosa giornata e le leggere increspature sulla superficie dell’Oceano facevano ben sperare in un refolo di vento refrigeratore." Altra piccola fic, lunga non più di tre capitoli. Per questa, credo mi tocchi dare un minimo di spiegazioni in più. È ambientata dopo il romanzo “IL VENDICATORE”, ultimo di una trilogia che conta “Le Ceneri del Paradiso” e “Il Ritorno”, scritti da William Shatner in persona (se non sapete di chi sto parlando, allora potete anche andare da un’altra parte.... -.-‘’’’ Anche se non credo che un Trekker non sappia chi sia Shatner... è come non sapere che ST è nato dal genio indiscusso di papà Gene Roddenberry!). Non vi spoilero molto, però sappiate che è ambientato dopo il VII film “Generazioni” e che compare qualcuno di MOLTO, MOLTO speciale. *w* Spero vi piaccia, anche se questo primo capitolo non spiega molto^^ SMAKKETE DEDICATO A MAYA, EERYA, ROWEN, PERSEFONE E ABDULLA CHARLIE
Genere: Generale, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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THE VOYAGE HOME

 

CAPITOLO 3

 

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Alle prime avvisaglie di scontro imminente, l'istinto dell'ex capitano scattò come una molla, spingendolo a gettarsi a terra.

Attorno a lui, il campus dell'Accademia era saturo di fumo nero, ovunque, cadetti terrorizzati fuggivano cercando di mettersi in salvo mentre un gruppo di loro compagni, sicuramente gli iniziatori di quel massacro, sparavano all'impazzata con phaser.

 

Kirk ne aveva riconosciuto il sibilo.

 

Erano settati per uccidere.

 

Con la coda dell'occhio vide tre figure viventi rannicchiate presso il monumento a Jonathan Archer, strette le une alle altre.

 

Erano nell'occhio del ciclone e, a giudicare dalla violenza dei colpi rivolti attorno a loro dagli aggressori, dovevano essere loro il vero obiettivo di quei pazzi invasati.

 

L'uomo respirò a fondo, cercando di regolarizzare il respiro e i battiti del cuore.

 

Strinse con forza il phaser e si tuffò dietro un frammento di colonnato ormai distrutto e, strisciando sui gomiti senza farsi notare, raggiunse finalmente il basamento marmoreo del monumento: "State bene?" chiese non appena arrivato, poggiando la schiena contro la pietra, "Sono qui per aiutarvi." dichiarò, spiando il campo di battaglia da dietro la protezione che la statua forniva loro.

 

"Grazie signore..." disse con una punta di sollievo nella voce quella che doveva essere l'unica femmina dei tre, un'andoriana che portava un elaborato scialle sulle spalle tremolanti, "Ce la saremmo anche cavati da soli." brontolò con un certo risentimento il suo compagno klingon, stringendosi nelle spalle larghe, "è logico accettare l'aiuto di qualcuno che forse è più preparato di noi." lo sgridò il cadetto vulcan, poi questi si rivolse a Kirk, "La ringraziamo del suo aiuto." aggiunse solo, concentrandosi sulla figura tremante e spaventata della sua collega, "Non c'è bisogno di avere paura." la rimproverò.

 

L'ex ufficiale non potè fare a meno di sorridere sommessamente: "D'accordo ragazzi, ora statemi a sentire, per quanto potete..." brontolò l'uomo, cercando di sovrastare il fragore dei phaser e degli insulti rivolti verso di loro, "Cosa diavolo avete combinato per far scoppiare questo inferno?" domandò severo.

 

Il Klingon alzò di scatto la testa: "La colpa è mia signore, quei pazzi là fuori hanno infastidito più volte Thula e io ho reagito piuttosto male alla cosa, gli ho intimato di piantarla. Ma non ho calcolato bene i tempi e, agendo istintivamente, ho colpito Andrei in faccia, mandandolo a sbattere contro i pilastri del corridoio dei laboratori, facendogli fare una figuraccia davanti a tutti i nostri compagni." spiegò brevemente l'alieno, senza però curarsi di nascondere una certa soddisfazione per le sue azioni.

 

Malgrado la situazione disperata, Kirk si sentiva sollevato, non sapeva perchè ma sentiva che forse avevano una possibilità di uscire tutti vivi.

 

"I tempi sono proprio cambiati." mormorò tra sè e sè l'uomo poi tornò a rivolgersi ai giovanissimi: "Non vi nascondo che la situazione non è delle più rosee..." e si interruppe un attimo per sparare qualche colpo verso i loro aggressori, "Ma possiamo uscirne. Ascoltate, vi copro io, correte verso il lungomare, lì troverete due persone che vi porteranno in salvo." ordinò, sparando ancora qualche scarica.

 

"Non è una soluzione logica, " saltò su il Vulcan, rischiando di venire spazzato via da una scarica vagante di phaser, "Per una volta sono d'accordo con il folletto, non è giusto che lei rischi la vita. Se il nostro destino è di morire qui, lo faremo assieme. Un Klingon non scappa come una femminuccia; e poi, il merito.. cioè... la responsabilità di questa battaglia è solo mia." decretò il guerriero.

 

Tremando, l'andoriana annuì: "Io da qui non me ne vado senza di loro." indicò i suoi amici, "Koragg e Sumak sono i miei migliori amici e mi vergognerei come un topo ad abbandonarli qui." disse lei risoluta, estraendo da tasca un coltello dalla lama lunga e affilata, "Se mi vogliono, dovranno prendermi con la forza." aggiunse, estremamente seria.

 

Jim li squadrò per un attimo, sentendo una fiamma calda ardergli nel cuore; con un sospiro, estrasse di tasca un piccolo laser: "Non credevo di doverlo usare così in fretta." soggiunse, passandolo al Klingon, "Settalo per stordire, non dobbiamo fare vittime. Se ricordo bene, la tua razza ha un'ottima mira, vedi di sfruttarla.". Pochi e concisi ordini che però fecero la felicità del guerriero, l'ex capitano ne vide gli occhi splendere prima di concentrarsi sugli obiettivi da colpire.

 

"Voi due riparatevi, tra poco farà ancora più caldo qui." disse ancora, rivolgendosi ai due nascosti tra i detriti.

 

Sumak annuì, coprendo la testa di Thula con il proprio corpo, sapeva che un attimo dopo, l'inferno, al confronto, sarebbe sembrato il Paradiso.

 

E così fu, infatti.

 

Una pioggia di fuoco si abbattè implacabile sugli aggressori, che furono costretti a cercare rifugio dietro il porticato ormai distrutto.

 

"VI SIETE ARMATI, DANNATI!" urlò una voce dall'inconfondibile accento russo, "USCITE FUORI E FORSE NON VI FAREMO TROPPO MALE.".

 

Kirk si sentì avvampare di rabbia: "RAZZA DI SELVAGGI! STATE DISONORANDO L'ACCADEMIA CON LE VOSTRE AZIONI, NON SIETE DEGNI DI ENTRARE NELLA FLOTTA STELLARE!" urlò, scattando in piedi e spostando la manopola del phaser non più su stordimento, "USCITE FUORI VOI, MA ATTENTI, FINORA HO SCHERZATO." esclamò, facendo cenno a Koragg di alzarsi in piedi a sua volta.

 

Ci fu un attimo di impasse silenziosa ma evidentemente la minaccia di Jim doveva essere stata ascoltata perchè quattro cadetti, tutti umani, lasciarono il loro rifugio, le mani sopra la testa, l'ex capitano aveva identificato subito il capo di quel quartetto, l'aria superba e traboccante di eccessiva sicurezza lo aveva tradito.

 

"Poggiate le armi a terra, veloci!" abbaiò rabbioso l'uomo, sempre tenendoli sotto tiro; i ragazzi eseguirono e l'uomo potè così avvicinarsi per prendere in custodia le loro pistole.

 

"Maledetti, avete chiesto aiuto a mammina..." li sfottè il capo, ma uno schiaffo sulla bocca da parte del capitano lo azzittì: "Taci." gli intimò, sventolandogli sotto il naso il phaser, "Ragazzi, uscite fuori!" esclamò, riponendo nelle tasche le armi dei quattro mentre i tre alieni facevano timidamente capolino, incerti se credere davvero che la battaglia fosse finita.

 

"Un momento... Ma io la conosco!" esclamò all'improvviso uno dei cadetti che tanto avevano dato loro da penare, "Mikail, è Kirk!" gridò sconvolto, aggrappandosi alle spalle del suo vicino, "è il capitano Kirk!".

 

Sette paia d'occhi si puntarono sull’espressione severa dell'uomo.

 

"Signore, ho letto moltissimi libri di storia su di lei e anche se le sue azioni sono state perlopiù illogiche, sono soddisfatto di studiare ciò che lei ha fatto." decretò in quel momento il Vulcan, ed era un gran complimento detto da un esponente di quella razza, "Ma non capisco come faccia a essere ancora vivo. Ciò vuol dire che le informazioni che la davano morto durante il varo dell'Enterprise B erano errate?" incalzò Sumak, osservandolo attentamente.

 

"Ora basta." tagliò corto l'ex ufficiale, "ci sarà tempo per le chiacchiere, dobbiamo portarli via e poi voi dovrete fare rapporto." disse Jim, aferrando Andrei per i polsi, "Sù, cammina!" ordinò, spingendo il ragazzo in avanti.

 

Il russo cercò di divincolarsi: "Ma signore, lei ha lottato contro i Klingon per anni, sono una razza senza onore, sono dei macellai!" gridò fuori controllo; un nuovo strattone bloccò i movimenti del ragazzo, "Ora stammi bene a sentire. Finora, gli unici macellai che ho visto siete te e i tuoi amici, chiaro, piccolo teppista?" ringhiò l'uomo, obbligandolo a proseguire il cammino, "Avanti, ma goditi questi ultimi attimi di libertà, perchè vedo arrivare da lontano due della sicurezza, ci penseranno loro a voi." aggiunse, scorgendo con un certo sollievo due figure agili correre verso di loro.

 

"Tutto bene?" gridò una, da lontano sembrava anche familiare, "Perfettamente, signore. Abbiamo risolto noi il problema, ora i guai sono solo di chi dovrà pulire!" esclamò visibilmente allegra l'andoriana, stringendosi nel suo scialle; quello più alto dei due prese in custodia gli aggressori, strappandogli senza tante cerimonie i gradi dalle spalline mentre l'altro raccoglieva le deposizioni dei tre aggrediti: "La ringrazio, signore..." disse rivolto a Kirk, ma imrpvvisamente la sua voce si spense in un sussurro sottile mentre gli occhi di entrambi si sgranavano, Jim si sentì in trappola.

 

Ma tra tutti i possibili doveva proprio incontrare loro due?

 

Ci fu un attimo di silenzio sconvolto, rotto dalla voce tranquilla di Chekov: "Hikaru, io ho finito." disse, avvicinandosi a loro; la sua espressione mutò di colpo non appena ebbe distinto chiaramente i lineamenti dell'uomo che aveva protetto i cadetti, aprì e richiuse più volte la bocca senza riuscire a spiccicare la minima parola.

 

"Dovevamo immaginarlo che c'entrava lei, signore. Questa confusione poteva essere solo opera sua" disse all'improvviso Sulu con aria visibilmente commossa, allungando la mano per stringere quella del suo ex comandante, "Come avremmo dovuto immaginare che non poteva essere morto in un modo così stupido come venire inghiottito dallo spazio." aggiunse allegro Pavel, trattenendo con presa d'acciaio i polsi dei due affidatigli.

 

Jim sorrise e allungò a sua volta le mani per stringere quelle dei suoi vecchi compagni: "Sono contento di rivedervi." disse solo, e quelle parole valevano più di mille altre, "Anche se avrei preferito che la nostra riunione avvenisse in un momento meno turbolento." scherzò, osservando con una punta di malinconia il cortile semidistrutto.

 

"Ha già incontrato Uhura e Scotty?" chiese improvvisamente Chekov, "Non ancora, per ora solo l'Ammiraglio e l'ambasciatore. Prima di finire in questo inferno ero con loro." spiegò.

 

"Dove possiamo trovarla?" chiese Hikaru, "il nostro compito di responsabili della sicurezza ci obbliga a compilare scartoffie per le prossime tre ore dopo un evento del genere." precisò con uno sbuffo il russo; l'ex capitano sorrise: "Chiedete all'ambasciata Vulcan dove sia l'ambasciatore e mi troverete." disse, salutando i cadetti e facendo per allontanarsi.

 

Tutto accadde in un istante.

 

Andrei, divincolatosi dalla presa di Sulu, doveva avere un altro phaser nascosto da qualche parte perchè la rapidità con cui sparò non avrebbe permesso a nessuno di prevederlo o di fermarlo.

 

Thula urlò.

 

Istintivamente, Kirk si gettò a terra, ma lo sparo era troppo ravvicinato e mancò di un soffio la testa, colpendolo in piena spalla; ruzzolò per qualche metro a causa del contraccolpo e andò a sbattere con la schiena contro un aiuola.

 

Sumak e Koragg corsero a soccorrere il capitano mentre con un calcio ben assestato Chekov metteva Andrei fuori combattimento: "Sta bene?" chiese spaventata l'andoriana, passando ai compagni il proprio scialle per tamponare la ferita.

L'ex ufficiale alzò la testa, annuendo incerto: "Ne ho avute di peggio." ammise, prendendo di persona il tessuto tra le mani per legarlo attorno alla parte lesa, "Al confronto, questa è una sbucciatura da bambini." cercò di scherzare, ma il dolore non gli permetteva di muoversi granchè.

 

"DANNAZIONE!! JIM!!"

 

La voce preoccupata e arrochita di Bones riscosse l'uomo, che si guardò freneticamente attorno; scorse chiaramente l'Ammiraglio camminare verso di lui più veloce possibile, ma l'esoscheletro che lo teneva in piedi non avrebbe retto a lungo, subito dietro veniva Spock.

Kirk scostò i cadetti, aiutandosi col braccio di Koragg per alzarsi in piedi e, sempre tamponando il sangue, barcollò sino al centro del piazzale, assistendo appena in tempo alla caduta del suo amico; entrambi scivolarono a terra ma il corpo decisamente più robusto dell'uomo attutì l'impatto sul selciato.

 

"Idiota!" brontolò McCoy, reggendosi alla spalla sana di James, le ginocchia che gli tremavano, "Non osare fare più giochetti simili, razza di incosciente!" gridò, annaspando alla ricerca di qualcosa nelle numerose tasche del gilet, "non hai più trent'anni e pure a quell'età erano più le volte che dovevo rattopparti come un paio di vecchie tute di Scott dopo simili stupidaggini!" lo sgridò, passando il tricorder su di lui, anche le mani gli tremavano.

 

L'analizzatore gli sfuggì di mano e cadde a terra: "Guarda che sto bene, è solo un graffio." lo rassicurò Kirk, prendendo il congegno e passandoglielo ma si sentiva profondamente in colpa lo stesso; i ricordi lo assalirono con forza, capiva bene l'inquietudine di Leonard, immaginava cosa significava per lui una situazione del genere, sapeva che per un attimo, come lui, aveva rivissuto il passato.

 

"NON DIRE CAVOLATE!" gridò il medico, riprendendo la calma e finendo di controllarlo, "Spock, dammi una mano ad alzarmi!" esclamò, rivolgendosi arrabbiato al Vulcaniano; senza protestare, questi eseguì, sollevando entrambi gli amici in piedi, "Per una volta, l'opinione dell'Ammiraglio è corretta, ti sei comportato illogicamente Jim." lo sgridò l'Ambasciatore con aria severa, "Oh, andiamo!        Sarò anche invecchiato ma non a tal punto da nascondermi come un bambino alla minima avvisaglia di pericolo, dovevo aiutare quei ragazzi." decretò, reggendosi al proprio migliore amico per non cadere di nuovo a terra come un sacco di patate e indicando il trio di cadetti che si allontanava dietro a Sulu.

 

Qualcuno lo afferrò per la spalla ferita, strappandogli un gemito di dolore: "Oh, la pianti capitano! Non ha appena detto a Len che si tratta solo di un graffio di poco conto?" la voce scherzosa di Scotty gli fece alzare la testa, nella luce del Sole distinse l'espressione allegra dell'ex capoingegnere, "Credo che la prossima volta dovremmo organizzare una rimpatriata in un posto più tranquillo, magari su Vulcan." propose, guardando Spock incoraggiante.

 

Uhura osservò il suo ex comandante con le lacrime agli occhi, tra le mani stringeva la propria lira mentre affiancava l'Ammiraglio: "Quando l'Ambasciatore ce lo ha detto quasi non ci credevamo, è meraviglioso rivederla!" esclamò la donna visibilmente commossa.

 

Sconvolto per quell'arrivo improvviso, Jim si voltò verso Bones: "Ah, non guardare me, sono sbucati loro come due funghi poco dopo che tu sei sparito a fare l'eroe..." borbottò imbronciato.

Kirk sorrise: il braccio gli faceva un male del diavolo ma non gli importava più di tanto in effetti.

 

Si probabilmente non avrebbero avuto molte altre possibilità di essere ancora riuniti e il destino aveva fatto loro un grande regalo quel giorno, però James T. Kirk sapeva per certo una cosa.

 

Anche se il tempo era contro di loro, ritrovarsi di nuovo tutti assieme era qualcosa senza prezzo.

Non erano ancora del tutto completi, ma presto anche Pavel e Sulu li avrebbero raggiunti e finalmente il puzzle sarebbe stato completo.

 

E per un giorno ancora, si sarebbe sentito a casa.

   
 
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