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Autore: Neko no Yume    10/09/2010    3 recensioni
I nostri valorosi eroi si ritrovano a dover mettere in scena una recita per colpa di Polonia, che sembra uno dei pochi entusiasti.
Cosa ne uscirà fuori? Di sicuro niente di buono.
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nel teatro c’era un gran baccano, tra gente che tirava di scherma con la scusa di esercitarsi nelle scene di lotta, chi flirtava con i pony (no, non era quello zoofilo di Lettonia, solo UgoH… delusi?), un certo francese che ci provava con tutto e tutti mettendo in bella mostra la sua baguette (e non si parla del pane, purtroppo) e chi si esercitava a fare il giro di Marte ventordici volte con un monociclo rotto.
Insomma, ben pochi stavano realmente studiando le loro battute, anche perché molti erano impegnati a farsi prendere le misure per i vestiti da Svezia.
-Mh… Fin, passami uno spillo-, disse quest’ultimo, impegnato a drappeggiare la stoffa su un agitato americano.
-Ecco a te!-, esclamò Tino, porgendo l’acuminato strumento al marito.
-Aaah! Cos’è quello?-, gridò Alfred, saltando sul primo sgabello che trovò.
-Uno spillo…-.
-E a cosa ti servirebbe?!-.
-Ad appuntare la stoffa per il tuo vestito…-.
-Non è vero! Ammettilo, tu vuoi trafiggermi a tradimento con quel coso!! Ma un eroe non si fa fregare così, AHAHAH!!-, strepitò America, correndo via in mutande e travolgendo Sealand nella sua corsa.
-Emh… Credo che farò a occhio. Il prossimo.-, mormorò Berward tetro.
-Tocca all’awesome me!-, urlò Prussia –Mi raccomando, cerca di farmi un vestito abbastanza awesome da essere alla mia altezza… So che non è facile ma…-.
-Guarda che sarai vestito da donna-, lo interruppe seccata Elizabeta.
-C-cosa? Questo non è abbastanza awesome! Non posso essere vestito da donna!-.
-Precisamente da fatina-, aggiunse lei perfida.
-NOOOH!-, e corse via urlando anche il secondo.
-Basta…-, mormorò lo svedese.
-Cos’hai detto Su-san?-, chiese Finlandia, che era un po’ duro d’orecchio e aveva dimenticato il cornetto a casa.
-Basta! Devo fare il mio lavoro ma scappano tutti! Come faccio?!-, esplose lui, per poi andare a deprimersi in un angolino.
-Su su, non fare così-, lo consolò UgoH benevolmente.
-Tsk, adesso fa pure il gentile con lui-, sentenziò Toris.
-Ovvio bambolo-.
-E smettila di chiamarmi così!!-.
-Non posso proprio bambolo, i benzinai della via lattea si sono messi a ballare il flamenco con le stampanti-.
-Penso di odiarti…-.
-Odia loro, bambolo. Odia loro…-.
-Qualcuno ha nominato il flamenco, gente?-, trillò Antonio, comparendo con un vestito attillato che lasciava molto poco all’immaginazione e una rosa rossa tra i denti.
-No! Finiscila di fare il buffone per una volta, bastardo!-, sbraitò Lovino, prima di essere trascinato senza riguardi della danza dello spagnolo.
Intanto Svezia si era ripreso dal trauma e aveva legato a un palo (i pali stavano anche nel teatro, cosa pensavate?) Alfred e Gilbert, che si dibattevano terrorizzati mentre Berward usava su di loro i malefici strumenti di tortura quali una fettuccia metrica e vari spilli.
-Dovremmo avere compassione di loro?-, chiese Germania alquanto scosso dalle grida del fratellino.
-Naah… Torniamo a giocare a un due tre stella-, lo liquidò Arthur –Non è vero, mio piccolo unicorno? Sì che è vero! Ma quanto sei dolce… pucci pucci pù!-.
-Angleterre, stai parlando da solo…-, gli fece notare Francis.
-Non è vero! Non lo ascoltare, mio zuccherino mieloso di montagna candita-, ribatté l’inglese, continuando ad abbracciare e sbaciucchiare il vuoto.
-Non solo stai parlando da solo, ma anche ignorando le mie avance che nessuno si sognerebbe mai di rifiutare!-, continuò a strepitare il francese.
-Bene, con voi ho finito. Avanti i prossimi…-, disse Svezia, liberando i due poveri prigionieri.
-Però, non è stato poi così terribile…vero?-, commentò Alfred.
-Già, dovremmo rifarlo qualche volta!-, rispose Gilbert.
-Ma sentili, sembrate due bambini che hanno appena fatto un vaccino…-, borbottò Austria.
-AAAH! Vaccino! Dove? Come?-, urlarono tutte le nazioni in contemporanea, per poi fiondarsi fuori dal teatro a rotta di collo.
-Io dicevo solo… così per dire…-, mormorò Roderich, per poi andare a fare cerchietti in un angolo assieme a Cina, che stava lì da quando erano partiti alla ricerca delle uova di panda ma nessuno se ne era accorto.
-Vieni ignorato anche tu?-, chiese debolmente ma con intima soddisfazione Yao.
-No, vengo preso troppo sul serio… Nessuno capisce il mio umorismo sopraffino dal delicato retrogusto di sacher torte…-.
Il cinese tentò di suicidarsi mettendo la testa nella bocca di un pony e aspettando di soffocare.
-Hey, trovati la tua bocca di pony, qua ci sto già io!-, lo scacciò uno gnomo.
-E tu chi saresti, aru?-.
-Sono un’emanazione terrena di UgoH, plasmato secoli fa dalla sua forfora regale. Non vedete il mio sano colore rosa shocking?-, rispose lui con accento irlandese.
-E quell’accento da dove viene?-, chiese l’austriaco.
-Quando il grande UgoH mi ha creato era sbronzo di birra irlandese alla festa di San Patrizio, ora fatevi gli affaracci vostri, comuni mortali!-.
-E così anche i pony rosa si possono ubriacare, aru-, commentò Cina, il paladino di Capitan Ovvio.
Intanto l’isteria era passata e tutti stavano rientrando nel teatro, ignari del dramma (?) che vi si era appena consumato.
-Forza, razza di scrivanie alcolizzate che non siete altro, al lavoro!-, tuonò UgoH.
Ognuno tornò diligentemente al proprio posto a leggere le battute ma la quiete fu di nuovo interrotta.
-Cioè, tipo non stiamo pensando alla scenografia!-, urlò Polonia indignato –Uno spettacolo senza scenografia è come… come… -.
-Come un me senza awesome?-.
-Come un hamburger senza ketchup?-.
-Come una padella senza Prussia?-.
-Come Sealand?-, chiese Sealand, che venne imbavagliato e sacrificato a un dio a caso.
-No, no! Come un mondo senza rosa!-, completò Feliks drammatico.
Lituania svenne.
Anche se magari il motivo era più stupido del solito.
Ma provateci voi a convivere con quel polacco.
Sverreste per molto meno, ve lo assicuro.
Finito questo ilare siparietto, il regista incaricò Danimarca e Norvegia di pensarci loro, dato che era opinione comune che i nordici fossero ottimi carpentieri e loro due erano gli unici disponibili, dato che Svezia e Finlandia cucivano e Islanda blaterava numeri a caso.
Si rivelò una pessima idea.
Il danese si mise a cantare a squarciagola mentre lavorava e venne brutalmente atterrato dal norvegese armato di compensato.
Nel cadere urtò contro un vaso di pittura rosa che volò per aria teatralmente, prima di schiantarsi sulla testa di Ivan.
Quell’Ivan.
Proprio quell’Ivan che ora si stava avvicinando pericolosamente ai due, brandendo un rubinetto.
-WAAAGH!-, urlò Danimarca, nascondendosi dietro alla prima persona che trovò.
Per sua sfortuna quella persona era Canada nel bel mezzo di un attacco di invisibilità, per cui Russia li picchiò entrambi.
Dopo questo increscioso incidente si decise all’unanimità che delle scenografie si sarebbe occupato Norvegia da solo e che i barattoli di vernice sarebbero stati nascosti.


Buondì gente!
Ecco per voi il quinto capitolo, più rosa che mai!
Buona lettura e grazie a chi ha recensito e chi recensirà! (sta diventando una litania…XD)
  
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