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Autore: lafatablu    10/09/2010    2 recensioni
Angel ha appena lasciato Sunnydale, trasferendosi a Los Angeles. Deve iniziare una nuova vita e sente, ora come non mai, il peso del suo passato. Buffy, anche lei sola, decide di passare l’estate a Sunnydale e non sa darsi pace per la partenza di Angel. Deve davvero rassegnarsi a tutta quella tristezza senza combattere? Decide che andrà a trovare suo padre a Los Angeles. Racconterò di loro. Pensieri ed Emozioni di Anime che si cercano.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Angel
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 11

Si era difeso con tutte le sue forze, ma erano davvero tanti e non erano umani. Vampiri, ed erano armati fino ai denti, mentre lui aveva con sé solo due paletti che nascondeva sotto le maniche del cappotto. Ne arrivarono altri. Pensò di averne polverizzato almeno una ventina, prima di cadere in ginocchio sotto i molteplici assalti dei colpi dei sui aggressori. Sembrava una spedizione punitiva in piena regola e lui era ormai quasi privo di forze. L’avevano circondato e alcuni di loro, lo costrinsero a rimettersi in piedi. Tenendolo saldamente per le braccia, lo immobilizzarono e lo spinsero con forza contro il muro, mentre gli altri infierivano su di lui con calci e pugni, usando catene e spranghe di ferro. Il suo volto era ormai una maschera di sangue e prima di cadere di nuovo a terra, ormai completamente alla mercé dei suoi assalitori, sentì uno di loro che diceva – Devi lasciare la città. Questo è il nostro territorio di caccia e i traditori come te non sono graditi – Tentò di rialzarsi, ma fu colpito da diverse dolorose scariche, inferte da uno storditore elettrico. Tentò di nuovo,  ma le ginocchia cedettero ancora – Non provarci Angelus. Credi che il messaggio non sia stato sufficientemente chiaro? –

Ad un cenno di quello che sembrava il capo, alcuni vampiri si avvicinarono e lo colpirono ancora con le spranghe e con una infinità di calci inferti in modo indistinto in ogni parte del corpo. Angel, rannicchiato su se stesso con le gambe ripiegate verso l’addome cercò di ripararsi il più possibile, coprendo il viso e la testa con le braccia, ma fu tutto inutile. Lo colpirono ripetutamente al ventre, ai fianchi, alla schiena, allo sterno, con una ferocia inaudita. Perse la cognizione del tempo. Rotolò ancora sull’ addome e si ritrovò con il volto rivolto verso terra. Tossendo convulsamente fu colto da violenti spasimi e conati di vomito. Sputò ripetutamente il sangue che ormai usciva copioso dalla bocca. Non un solo lamento uscì dalle sue labbra, non avrebbe dato loro la soddisfazione di gioire di questo, ma desiderò che quella tortura finisse presto. Se doveva morire lì in quel sudicio vicolo che odorava di urina e di escrementi, che almeno lo facessero subito. Ma sapeva che i suoi assalitori non volevano ucciderlo. Se così fosse stato, lo avrebbero fatto da prima e senza perdere tempo. Non sapeva se essere sollevato o spaventato da questa consapevolezza.

Poco distante da lì, appoggiati contro una limousine parcheggiata alle loro spalle, due persone, un uomo e una donna elegantemente vestiti, osservavano con interesse tutta la scena. La donna, senza distogliere lo sguardo dal gruppo dei vampiri, rispose alla chiamata del suo cellulare. – Si, siamo sul posto. Come scusi? Si, certo! Capisco, ma stiamo solo eseguendo quanto deciso in precedenza. D’accordo. Bene! – Rivolse uno sguardo infastidito verso il suo compagno – Contrordine! Pare che i piani siano cambiati. Abbiamo una riunione fra pochi minuti. Andiamo! – Si avvicinò al leader che controllava la banda dei vampiri – Per ora può bastare. Se avrò ancora bisogno di te in futuro, ti contatterò io. Puoi passare domani nel mio ufficio, per il tuo compenso – Rivolse uno sguardo gelido ad Angel che rantolava disteso a terra – Hai una bella resistenza, vampiro. Altri al posto tuo avrebbero già perso i sensi da tempo! Ma non temere, questo non è che l’inizio. Farò in modo che il resto della tua vita immortale, diventi insopportabile, Puoi starne certo – Lo lasciarono lì sull’asfalto, agonizzante. Mentre loro si allontanavano velocemente, alcuni vampiri, particolarmente zelanti, continuarono ad infierire con sadismo su quel corpo ormai martoriato ...e l’alba era ancora molto lontana.

L’improvviso stridore di freni, segnalò loro l’arrivo di un'altra auto, e dovettero interrompere quel perverso divertimento. Fu solo un attimo, e prima ancora che potessero capire cosa stesse accadendo, la furia si abbatte improvvisamente su di loro con tutta la forza e la potenza di un uragano, che li spazzò via in un istante. Molti divennero polvere. – La cacciatrice – urlò il leader …e gli altri fuggirono spaventati a morte.

Buffy ansimava visibilmente, respirando velocemente per lo sforzo della lotta. Si era lanciata contro loro come fosse animata da cieco furore. Tutti i muscoli del corpo ancora in tensione, pronta ad intervenire se solo fosse stato necessario. La fronte imperlata da gocce di sudore e il cuore che batteva all’impazzata. Si guardò attorno ancora per un attimo, per assicurarsi di averli messi tutti in fuga. Niente e nessuno avrebbe potuto fermarla adesso. Demoni, vampiri o chiunque altro, potevano fare tutto quello che volevano, non le sarebbe importato, ma nessuno doveva toccare il suo ragazzo. Ormai certa di essere sola, lanciò uno sguardo a Whistler quasi a chiedere conferma che tutto fosse finito. Ad un cenno di lui, abbandonò la posizione di lotta e abbassò lentamente le braccia. Gemiti soffocati provenivano proprio dietro alle sue spalle. …e

Voltandosi, finalmente lo vide. Per un attimo chiuse gli occhi, che già si riempivano di lacrime e in un sussurro appena udibile – Che cosa ti hanno fatto? – Corse all’impazzata per eliminare la distanza che ancora la divideva da lui. Chinandosi, e senza pensarci due volte, si sedette subito lì per terra, su quell’asfalto umido e sporco, accanto al corpo agonizzante di lui. Non le importava più di niente, l’unica cosa che adesso le importava veramente era Angel. Solo Angel. Lui giaceva ancora sul ventre, così come lo avevano lasciato i sui assalitori. Il viso poggiava sull’asfalto. Gli occhi chiusi. Immobile. Buffy dovette fare ricorso a tutte le sue forze, per non urlare tutta la sua rabbia. Lo chiamò. – Angel – Sollevandogli il capo delicatamente, lo fece poggiare sulle sue gambe e mentre lo abbracciava per rassicurarlo, gli accarezzava dolcemente i capelli. Con voce rotta dal pianto, gli parlava, nel vano tentativo di lenire il dolore di lui. In quel momento, voleva disperatamente che capisse che lei era lì con lui e che non era più solo. – Angel, sono qui, è tutto finito adesso. Vedrai, andrà tutto bene. Sono qui, puoi sentirmi? – Chinandosi ancora un po’ di più verso di lui, posò un leggero bacio sulla sua fronte e le sue lacrime si mischiarono a quelle di lui. Angel si muoveva a fatica, probabilmente aveva qualche costola rotta e numerose ferite che sanguinavano copiosamente. Aveva difficoltà a parlare e tremava visibilmente, scosso da dolorosi spasmi inconsulti, ma sapeva che lei era lì. Non era più un allucinazione. Lei era lì con lui. Tutto il resto, adesso, non contava più.  – Buffy – Si aggrappò con tutte le sue forze a lei, stringendosi ancora di più alle sue gambe, come fosse la sua unica ancora di salvezza e insieme si abbandonarono, così abbracciati, ad un pianto liberatorio. Finalmente! Angel e Buffy erano di nuovo insieme, adesso il cielo poteva anche cadere, ma nulla avrebbe cambiato questo. Era sempre stato così per loro. Tutte le lacrime e il dolore che vivevano, per quel destino che li voleva divisi, sparivano in un istante, se solo potevano sfiorarsi con un semplice tocco delle dita. Loro avrebbero comunque continuato ad amarsi. Nonostante il destino avesse dato loro tutte le ragioni per non farlo. Niente e nessuno poteva cambiare il fatto che loro si amavano. Il loro amore era intoccabile.

Il giovane demone uscì dal luogo in cui era nascosto per tutto il tempo e si avvicinò a Whistler.

 – Ne avete messo di tempo per arrivare eh?, ancora un po’ e qui finiva davvero male. Dobbiamo andare via, prima che qualcuno ci ripensi e magari ritorni per finire quello che ha cominciato. Avevo paura che la mia missione, finisse ancor prima di cominciare. Quelli erano davvero arrabbiati ed erano tantissimi. – Whistler gli sorrise e rivolgendo di nuovo lo sguardo verso Angel e Buffy, disse – Diamogli ancora un momento, ok? –

Incamminandosi verso la macchina, parlarono ancora un po’ e prima di salutarsi, Whistler gli disse che per ora poteva anche andare. – Adesso non pensare a quei due in limousine, ho paura che li rivedrete presto. Accompagno Buffy e Angel, ovunque decidano di andare e noi ci rivediamo più tardi. Credo che Angel ora sia in buone mani –

Angel sentì il sangue che dalla fronte colava giù per il mento e sentiva delle fitte lancinanti in tutto il corpo. Voleva alzarsi. Non voleva che Buffy stesse lì, seduta per terra, in quel vicolo sudicio. Quello non era il posto in cui lei doveva stare, ma nonostante i sui sforzi, non riuscì a muoversi. Tentò di parlare – Erano davvero tanti …e c’era anche qualcun altro, una donna …e tu? Buffy, tu stai bene? – Buffy continuando ad accarezzargli i capelli, gli sorrise – Sto bene. Beh, chiunque sia stato a fare questo, adesso non può raccontarlo in giro …oh esclusi quelli che sono riusciti a scappare. Pochi però, davvero pochi. – Con gli occhi ancora pieni di lacrime, riuscirono comunque a ridere insieme.

Buffy, la sua Buffy era qui. Era davvero incredibile come lei riuscisse a farlo stare così bene, anche con una semplice battuta e come riuscissero a comprendersi all’istante.

Angel, il suo Angel era qui. Era davvero incredibile come lui riuscisse a farla stare così bene, anche solo con quel semplice sorriso e come riuscissero a comprendersi all’istante.

Si erano detti addio solo pochi giorni prima, ma ad entrambi era sembrato un tempo eterno. Tutto il dolore per la loro separazione era sparito nello stesso istante in cui i loro corpi si erano sfiorati. Lui la guardava con occhi pieni d’amore e devozione e desiderò, più di ogni altra cosa al mondo, di poterla stringere a sé, per non lasciarla andare via mai più. Lei si chinò ancora un po’ ed accarezzandogli una guancia, fra le lacrime e in preda ad una emozione fortissima, gli sussurrava parole prive di senso logico. Piansero insieme. I loro visi erano ormai vicinissimi. Lui sentì il cuore di lei che accelerava i battiti. Come sempre era stato, loro adesso erano chiusi nel loro microcosmo, dove a nessuno altro era permesso di entrare. Era un mondo fatto di sguardi e di parole non dette – non sarebbero servite – un mondo, dove solo le loro anime e i loro corpi avrebbero potuto esprimere ciò che sentivano. Angel, con uno sforzo enorme, sollevò un po’ il capo e sfiorò, con le sue, le labbra di lei. Aveva bisogno di sentire che era tutto vero, che lei era lì e che non stava sognando. Lei rispose immediatamente, accogliendo fra le sue, le  labbra di lui. Quel lieve bacio, sapeva di loro. Lacrime e sangue …e amore infinto.

Un rumore improvviso li strappò via dal quel loro mondo, riportandoli alla realtà. Angel sentì la presenza di qualcuno e guardò Buffy con evidente apprensione. Sapeva di non essere in grado di combattere adesso, e questo non gli piaceva per niente. Buffy, comprendendo le sue paure, lo tranquillizzò subito – Tranquillo è un tuo amico, almeno credo – disse arricciando il naso. Ad un cenno di Buffy, Whistler si avvicinò, salutando Angel con quel suo solito sorriso fra l’ironico e il rassicurante. – Ciao Angel. Ci si rivede eh?. Possibile che ogni volta che ci incontriamo, tu stai sempre disteso a terra, più morto che vivo? – Sorridendogli e chinandosi verso di lui, lo aiutò, insieme a Buffy, a rimettersi in piedi e lo fece sdraiare nel sedile posteriore della sua auto. Angel gli lanciò uno sguardo carico di domande. – Whi…stler, co…sa ci fai qui? – Buffy si sedette accanto a lui, aiutandolo a trovare la posizione più comoda possibile. Aveva bisogno di cure immediate e vedeva che lui stava facendo uno sforzo enorme per mantenersi cosciente.  – Rilassati Angel, sono qui per aiutarti, di nuovo. Dove siamo diretti, Buffy? – Lei non ci pensò due volte – A casa di mio padre, è ad appena due isolati da qui. Ma prima dobbiamo procurarci del sangue – Whistler annuì – Sarà meglio portarlo a casa prima, è ridotto piuttosto male. Ma credo che non sia nulla di grave, i vampiri guariscono rapidamente. Strano non trovi? Hanno la stessa capacità di guarigione delle cacciatrici. – Una parte di Buffy comprendeva che, dietro a quella che per lei sembrava una verità ovvia, Whistler voleva farle capire anche qualcos’altro, ma in quel momento lei era lontanissima dalla razionalità. L’unica cosa che riusciva a pensare era, che doveva prendersi cura di Angel e non solo perché era ferito. No, non era preoccupata solo per questo. Sapeva bene che in un paio di giorni al massimo, Angel sarebbe stato di nuovo bene. Anche se era straziante vederlo ridotto così, sapeva che quel genere di ferite guarivano in fretta, ma le altre? Le ferite dell’anima sarebbero guarite altrettanto in fretta? A Buffy non era sfuggito lo sguardo disperato di Angel. Quel suo aggrapparsi disperatamente a lei, il modo in cui l’aveva guardata e le sue lacrime, erano state un segno tangibile del tormento che aveva vissuto, da quando era arrivato a Los Angeles. Buffy ricordò il sogno e la nebbia che le impediva di raggiungerlo. Ricordò anche la sensazione di pericolo che aveva percepito a Sunnydale e che adesso si faceva strada nuovamente dentro lei. Anche in quel momento sentiva che Angel tremava, e non era solo per le ferite del corpo. Lui stringeva la sua mano troppo forte, per non vedere che qualcos’altro lo tormentava.

Arrivando sotto casa di Buffy, Angel riuscì a stento ad uscire dall’auto. Sentiva che le sue forze venivano meno, ma non voleva crollare proprio adesso e faticò non poco per mantenersi cosciente. Sorreggendosi a lei, riuscì comunque ad arrivare fino alla porta che Buffy aprì velocemente. Angel si fermò all’improvviso, incapace di andare avanti. Buffy sentì che il suo corpo si era irrigidito, e tremava ancora di più. Ne fu spaventata – Sei stremato. Ok, ancora qualche passo e potrai riposare tutto il tempo che vorrai – Lui la guardò con quei suoi occhi scuri, carichi di ansia – No, non è questo… non posso… Buffy… non posso entrare se non... – Lei capì e si diede della stupida. I vampiri non potevano entrare a casa di nessuno, a meno che non fossero invitati. Ecco perché si era fermato. Comprese anche quello sguardo da cucciolo smarrito e la tristezza che traspariva dai sui occhi. Erano solo delle sfumature appena visibili, ma Buffy conosceva bene il suo cuore e sapeva che lui viveva tutto questo con un senso d’angoscia infinita, vergognandosi di essere quello che era. Un vampiro. Il mondo con le sue regole, giuste o sbagliate che fossero, non faceva altro che ricordargli che lui non era un uomo. A lei le si strinse il cuore e ancora una volta gli occhi si riempirono di lacrime. Sarebbe mai riuscita a proteggerlo da tutto quel dolore? – Oh, giusto! Puoi entrare, Angel. Certo che puoi –

Con l’aiuto di Whistler, Buffy riuscì a portare Angel in camera sua e a farlo sdraiare sul letto. Lui continuava a tremare visibilmente e l’ultimo sforzo fatto per uscire dall’auto ebbe la meglio su di lui. Si lasciò cadere pesantemente sul letto e subito dopo perse i sensi. – Sta gelando e ha bisogno di nutrirsi – disse Buffy, mentre prendeva delle altre coperte. Whistler, annuendo le disse che se ne sarebbe occupato lui – Adesso devo andare, ma so dove trovare del sangue. Lo lascio qua fuori dalla porta …e penso che voi due, almeno per ora, non abbiate più bisogno di me – Buffy lo ringraziò – Non è finita vero? Voglio dire, dovremo vederci di nuovo – Whistler annuì ancora – Si Buffy, dobbiamo rivederci, non appena Angel starà meglio. Sarà la mia ultima missione questa …e beh, potremmo anche chiamarla con un nome divertente. The gift” ad esempio. Suona bene, non trovi? Ad ogni modo, nel nostro prossimo incontro, avrò la possibilità di mostrarvi qualcosa di prezioso. Sarà il mio personale dono per i mie due guerrieri preferiti. Ehi! io tifo per voi due, Buffy. E’ un modo come un altro per dirvi “auguri e figli maschi”  – Buffy lo guardò sparire dietro la porta con mille domande che le ronzavano in testa. – Dio quanto odio i messaggi criptici. Mai una volta che dicano chiaramente le cose. –

Andò in bagno dove prese degli asciugamani e l’occorrente per medicare Angel. Avvicinandosi di nuovo al letto, per un momento pensò che il suo cuore si fosse fermato. Non poteva smettere di pensare a quanto fosse felice di averlo di nuovo accanto a sé. Sapeva che quella era solo una tregua momentanea. Presto avrebbero dovuto separarsi ancora, ma in quel momento non le importava. Posò la mano sulla guancia di lui e con il pollice disegnò la linea del sopracciglio, accarezzandolo con una dolcezza infinita. Il volto di Angel, quasi rilassato, nell’incoscienza di quel sonno innaturale, era completamente illuminato dalla bianca luce lunare che proveniva dalla finestra alle loro spalle. I lineamenti del suo viso, seppur alterati dalle numerose ferite,  rasentavano l’assoluta perfezione. Era bellissimo. Un essere dal volto angelico, così lo aveva definito Giles una volta. Tirò su con il naso. Perché adesso ricominciava a piangere? Iniziò a tamponare le ferite partendo dalla fronte, alcune stavano già guarendo. Con l’asciugamano umido, gli ripulì delicatamente il viso e ancora una volta fu rapita dalla perfezione dei sui tratti. Osservò la mascella forte, le labbra lisce e sottili, che solo poco prima si erano unite alle sue, lasciandola come sempre senza fiato. Desiderò che lui si svegliasse. Voleva vedere ancora i suoi occhi. Angel era la sua roccia. Aveva bisogno di lui più dell’aria che respirava. Come se lui avesse potuto leggere i suoi pensieri, in quel momento riemerse dall’incoscienza e i loro occhi si incontrano ancora. Un sorriso di Angel valeva più di mille parole. Continuarono a guardarsi a lungo senza parlare. Non erano gli occhi lo specchio dell’anima? Nei loro sguardi vi era un universo di silenziose parole. Parole d’amore.

Mi sei mancato.

Mi sei mancata.

Ora non c’era più rabbia, dolore, disperazione, solitudine. Tutto si era dissolto in un batter di ciglia. Adesso c’erano solo loro. Due corpi e la stessa identica anima. Erano a casa. Finalmente insieme. Nessuno dei due volle interrompere il contatto visivo. Angel sollevò una mano tremante e accarezzandole la guancia, asciugò una lacrima – Non piangere amore mio – Buffy si ritrovò a seguire gli stessi movimenti di lui. Gli accarezzò la guancia e asciugò le sue lacrime. – Neanche tu – Prendendo la mano di lei, la avvicinò alle sue labbra, baciandola. Fu lui il primo ad interrompere il silenzio – Ciao – Lei arricciò il naso, in quella sua tipica e adorabile smorfia  e senza smettere di guardarlo negli occhi un solo istante, gli sorrise – Ciao –

Avrebbero voluto stare lì per sempre. Perdendosi ognuno negli occhi dell’altro ed esistendo solo nel riflesso delle proprie anime.

Quella apparente staticità di gesti e parole, celava invece un tumultuoso fermento di emozioni, di pensieri e di sentimenti fortissimi, che rischiava di travolgerli. Amore e passione, che come magma incandescente ribolliva appena sotto la superficie. Sarebbe bastato pochissimo, e si sarebbero persi ancora una volta nell’estasi di quel bruciante desiderio. Un lieve rumore aldilà della porta e Angel si ridestò dall’incanto in cui entrambi erano prigionieri. Tentò di alzarsi, avvertendo Buffy – C’è qualcuno la fuori – Con una leggera spinta al petto di lui, lo costrinse a stendersi di nuovo – Non sei ancora in grado di alzarti – e sparì dietro la porta, per ritornare subito dopo, tenendo in mano due contenitori di sangue e un cartone per pizza. Rise di gusto. – Abbiamo ordinato da mangiare? Servizio completo, cena in camera stanotte – Angel la guardava senza capire, ma alle sue battute, sorrise anche lui. – Era Whistler. E’ andato via, ma credo che tornerà. Non stanotte, ma ha detto che tornerà. Però che carino, hai visto? Ha preso anche la pizza per me …e già! Si vede che era proprio destino – Angel avrebbe volute farle tante domande, ad esempio voleva sapere perché Whistler fosse lì, ma vedere la faccia di Buffy che lo imitava era troppo divertente. – Destino? –

Buffy ridacchiò ancora – Eh si, era scritto per me e sai tutte quelle cose altisonanti sul fatto che non si sfugge al proprio destino …e bla bla bla. Stanotte dovevo proprio mangiare la pizza, ma non con Cordelia, a quanto pare – Angel annuì – Ah, Cordelia …e come sta? e gli altri? tua madre? Stanno bene? – Ad Angel mancava Sunnydale. Anche se in realtà, non poteva considerarli propriamente amici, ma le persone che aveva conosciuto lì, le erano mancate un po’ tutte quante. Erano comunque gli amici di Buffy e questo per lui bastava. Amava tutto di lei

– Bella domanda. Cordelia sta bene, almeno credo. Sono successe tante di quelle cose strane e in così poco tempo a Sunnydale, da stupire anche me. Oh anche con Faith sai? …e gli altri stanno bene, anche loro. Adesso credo che sia più urgente trovare qualcosa per te. Quella roba che hai a dosso e ridotta piuttosto male ...e forse sarà meglio, se prima di mangiare, diamo una controllata anche alle altre ferite. Hai la maglia completamente inzuppata di sangue e credo sarà necessaria qualche fasciatura e anche qualche cerotto qua e là –

Angel percepì subito il cambiamento d’umore e la sua voce che si inclinava verso il basso, quando aveva pronunciato la parola “altri”. Lui era in grado di percepire anche le più piccole sfumature. Sapeva riconoscere, ad esempio, quando una persona mentiva, la verità aveva un suono più gradevole, meno nasale e comunque con Buffy era avvantaggiato dal fatto che la conoscesse molto bene. Lei era un libro aperto per lui. Aveva parlato troppo velocemente e il suo linguaggio del corpo gli diceva che aveva toccato un nervo scoperto. Ricordò la terribile sensazione d’angoscia che aveva sentito quella stessa mattina …e quel dolore fortissimo al petto, ed era assolutamente collegato alla paura che Buffy fosse in pericolo. A Sunnydale erano successe tante cose strane? Perché aveva la chiara sensazione che lei non gli stesse dicendo tutto? Lentamente si alzò e con fatica riuscì a rimettersi in piedi. La circondò subito con le sue braccia, stringendola con forza al suo petto. Le baciò i capelli e le spalle, più e più volte, con piccoli movimenti rapidi. Una mano sepolta fra capelli setosi e con l’atra le accarezzava dolcemente la schiena. La cullava dolcemente. Voleva proteggerla da tutto quel dolore, anche se una parte di sé, era consapevole di esserne stato, almeno in parte, la causa. Nessuno doveva fare del male alla sua Buffy. Lui sarebbe morto per lei, per proteggerla da tutto e tutti. – Adesso va tutto bene, Buffy. Va tutto bene – Ma anche lui credeva poco alle sue parole. Non andava affatto bene. Il pensiero che anche Buffy avesse vissuto il suo stesso inferno, lo faceva impazzire. In quei giorni, si era erroneamente convinto, che lei, a differenza sua, non fosse sola. Aveva pensato che gli amici le sarebbero stati accanto e sapeva quanto loro fossero importanti per lei. Ma dopo  quel terribile incubo anche questa certezza si era sciolta come neve al sole. Per questo aveva chiamato Giles al telefono. Soprattutto per questo. E ora aveva la certezza che lui gli aveva mentito. Buffy non stava affatto bene e in qualche modo sapeva che ciò che la tormentava non era dovuto solo alla sua partenza. C’era dell’altro e lui voleva sapere. Aveva nominato Faith e Cordelia, ma non erano loro il problema. Il vero problema erano gli altri. Cosa era successo di tanto terribile da farla stare così male? Scostandosi un po’ da lei, ma tenendola sempre stretta fra le sue braccia, la guardò negli occhi e quel che vide lo spaventò a morte. – Cosa è successo? Buffy, io ho bisogno di sapere. Cosa sta accadendo? È tutta colpa mia, lo so. Non sarei dovuto andar via così, non in questo momento. Vedi? riesco sempre a farti del male. Buffy, io… –

Lei appoggiò di nuovo il viso al suo petto, stringendosi ancora più forte a lui. Angel era la sua roccia. La sua salvezza. Il suo rifugio. Fra le sue braccia, tutto diventava sopportabile.

– NO! Angel, non è colpa tua. In realtà non è colpa di nessuno e non è accaduto niente. Niente di nuovo almeno. Nulla che non abbiamo già visto e vissuto. È il solito vecchio film di sempre. Stai tranquillo, sto bene adesso …e solo che vorrei ci fosse un cerotto anche per questo –

Buffy non voleva parlarne e Angel non avrebbe insistito. Anche se non conosceva i particolari, aveva comunque capito cosa volesse dire con quel “è il solito vecchio film”. L’avevano ferita ancora una volta, era sempre stato così. Quando si toccava l’argomento “Angel e Buffy” riuscivano sempre a ferirla. Ogni volta che gli altri parlavano del loro amore, Buffy era completamente indifesa e la sua forte emotività prendeva il sopravento. In quei momenti lei era vulnerabilissima e questo non l’aiutava di certo …e non faticò molto a credere che Xander, potesse essere il maggior responsabile di quanto era accaduto. Anche non volendo e per quanto non ne fosse del tutto consapevole, quel ragazzo riusciva a fare dei danni enormi con le sue parole.  Si diede dello stupido per non aver pensato subito a questo e nonostante le parole di Buffy, continuò a pensare che invece fosse tutta colpa sua. Immaginò, che il fatto che lui si fosse nutrito di lei poco prima di lasciarla, sicuramente era stato un argomento che, da sola, aveva dovuto affrontare con Giles e i suoi amici. Subendo commenti e penose domande a cui lei certamente non avrebbe voluto rispondere. Si sentiva in colpa per tutto questo. Per aver bevuto da lei, per essere andato via, per averla lasciata sola in un momento così delicato. Per amarla così come l’amava. Abbozzò comunque un sorriso, che però non riuscì ad arrivare fino agli occhi. Docilmente lasciò che lei lo trascinasse sino al bagno. Buffy l’aiutò a sfilarsi la maglia e ripulì le ferite dal sangue che ancora fuoriusciva da alcune di esse. – Scusa, ti ho fatto male, ma hai dei brutti tagli profondi e lividi ovunque. Si può sapere chi erano quelli che ti hanno aggredito? – Angel lottava per non cadere e dovette tenersi a lei per riuscire a stare fermo, in quella posizione scomoda, seduto lì sul bordo della vasca da bagno – Non lo so. Mai visti prima. C’era una donna …e mio dio, mi ha parlato con un tale astio e livore, ma non ho idea di chi possa essere – Buffy lo ascoltava con preoccupazione – Forse non gli sono simpatici i vampiri. Sei appena arrivato in città e ti sei già fatto così tanti amici? – Risero insieme ancora una volta – Amici eh? beh lo scoprirò. Credo che con quel suo “questo non è che l’inizio”,  lasci supporre che presto sentirò parlare ancora di lei. Ma non credo che non le piacciano i vampiri, visto che ha pagato alcuni di loro per arrivare a me. Sa chi sono io e anche che cosa sono io – – Ok, allora diciamo che non ama i vampiri con l’anima …e qualcosa mi dice che non ne esistano poi così tanti. Quella cercava te, Angel – dalla sua voce traspariva tutta la sua ansia, anche se tentava di nasconderla – Stai attento. Promettimi che starai attento. Los Angeles è immensa e qua il male si nasconde ovunque. Io lo so. I miei inizi da cacciatrice, gli ho vissuti qui e la cosa più importante che mi ha insegnato, sin da subito, il mio primo osservatore, è stata proprio questa. Il male si nasconde ovunque. Hai mai sentito parlare dello studio legale della wolfram&hart? – Angel l’ascoltava con crescente interesse. Sapeva che Buffy, nonostante la sua giovane età, nella lotta contro il male era più che esperta. Unendo la loro forza e le loro conoscenze, insieme sarebbero stati davvero imbattibili. Due splendidi guerrieri uniti da un amore immenso come il loro. Erano davvero nati per stare insieme e lui la amava così tanto anche per questo. Per la sua forza e per la sua infinita dolcezza. Lei riusciva a tenere unite queste due qualità, senza mai alterarne l’equilibrio. L’essere una cacciatrice non aveva intaccato minimamente la sua femminilità. Angel si sentiva completo, solo quando stava con lei …e sapeva che anche per Buffy era così. Ora più che mai, loro erano due esseri assolutamente complementari. Lei era la sua dolcissima bambina, la sua donna, l’unica che avesse mai amato, era la sua più cara amica e confidente, la sua compagna nella lotta. Lei era il suo tutto. Ma loro non potevano essere anche amanti. Mai più. Perché il destino li aveva divisi? Sarebbero mai riusciti a sopravvivere l’uno lontano dall’altro? E sapeva che era perfettamente inutile fingere che non fosse così. Avevano anche provato per un po’ ad essere solo amici e compagni nella lotta contro il male. Ma i loro tentativi erano miseramente falliti, ogni volta. Avevano poi pensato che fosse sufficiente mantenere il controllo, per non cedere alla passione, ma era difficile. Era sempre più maledettamente difficile. Lui non poteva garantire in eterno di poterci riuscire e anche se vi fosse riuscito, era giusto condannare una giovane donna, così piena di vitalità come Buffy, ad una vita di castità e di rinunce? Per questo era andato via. Ma non significava certo che non l’amasse più …e perché adesso ricominciava a tremare? Si staccò da lei bruscamente per mantenersi lucido e razionale – No, wolfram&hart, mai sentito prima – Buffy lo vide tremare – Ok, per ora può bastare. Andiamo di là, hai bisogno di riposare. Stai gelando di nuovo. Un po’ di sangue e una buona dormita al caldo, adesso è ciò che ci vuole – Lo aiutò a tornare a letto. Gli tolse le scarpe e lo aiutò a sfilarsi i pantaloni. Non vi era alcun imbarazzo nei loro gesti. Avevano raggiunto un livello tale di intimità nei tre anni a Sunnydale, che a loro parve del tutto naturale e se il cuore di Buffy adesso batteva più forte non era certo per l’imbarazzo. Il corpo di Angel, al pari dei lineamenti del suo viso, la lasciavano sempre senza fiato. Lui era perfetto. – Tu dove dormi? Forse è meglio se mi sistemo qui per terra. C’è solo un letto …e forse è meglio… se  – Buffy, sollevando un sopraciglio, lo guardò con stupore. – Angel, abbiamo già avuto una conversazione del genere anni fa. Ricordi? Ma da allora, le cose fra noi due sono un tantinello cambiate, non trovi? – Angel ricordava, certo che ricordava. Quella era stata la prima volta che la baciava. Come avrebbe potuto dimenticare? – Vuoi che ti risponda come ho fatto quella notte? – Lei adorava prenderlo in giro, quando lui diventava troppo serio. – Angel sei ferito e questo letto è molto più grande di quello a Sunnydale …e non è certo la prima volta che dormiamo insieme – Ancora a ridere insieme – Sicura che quella notte mi hai detto proprio così? io la ricordavo un tantinello diversa – Un rumore improvviso di chiavi e una porta che si apriva …e passi sicuri. Non erano più soli, in casa era entrato qualcun altro. Buffy spalancò gli occhi e solo adesso si rese realmente conto di dove fosse. – Oddio! Mio padre. Vado a salutarlo. Certo gli verrà un colpo a vedermi qui a quest’ora, ma tranquillo è tutto sotto controllo. Torno subito. – Angel annuì – e giusto perché tu lo sappia, non c’è bisogno che ti nascondi dentro l’armadio, come quella volta – Buffy non scherzava, o almeno non del tutto. Aveva sentito la preoccupazione di Angel e voleva rassicurarlo in ogni modo. Adesso lui aveva bisogno di tranquillità e l’arrivo del padre di Buffy non era un problema.

Abbracciò suo padre, era molto contenta di rivederlo. – Sorpresa! – Disse ridendo. Era davvero molto tardi e Buffy si chiese come mai suo padre, rientrasse a casa solo adesso. Decise che comunque non era affar suo. Hank Summers ora era un uomo libero ed era ovvio che avesse una sua vita. Una vita dove lei e sua madre erano state escluse, ma quello non era certo il momento di fare domande. – Sono riuscita ad arrivare prima del previsto. Ho preferito evitarmi una levataccia domani mattina e così ho preso l’ultimo bus, giusto qualche ora fa. Come stai? – Hank era felice di vederla, ma adesso avrebbe dovuto dirle che c’era un cambio di programma non previsto. – Se tu avessi aspettato fino a domani, avrei avuto il tempo di avvertirti, Buffy. Le mie ferie sono saltate e purtroppo non potremo stare insieme. Domani pomeriggio parto per l’Europa. Questo viaggio era previsto per fine Agosto, invece devo anticipare la partenza. Mi dispiace, Buffy – Gli dispiaceva doverla deludere ancora una volta. Aveva sempre meno tempo da dedicare a sua figlia, che adorava. Non sapeva ancora quanto lontano fosse dalla verità. Buffy non era affatto sconvolta per la sua partenza. Anzi, questo risolveva in un sol colpo tutti suoi problemi. Lei sarebbe rimasta comunque a Los Angeles, da sola, fino alla fine dell’estate. – Beh non proprio da sola – Pensò fra sé, questo era un regalo davvero inaspettato – No, non preoccuparti per me. Vorrà dire che staremmo insieme per Natale – Ora che sapeva che Angel era a Los Angeles, pensò che sarebbe venuta molto spesso a trovare suo padre. Parlarono ancora un po’ e finalmente il padre si decise a darle la buonanotte. Corse in camera sua, chiudendo a chiave la porta. Era meglio evitare che suo padre scoprisse che non era sola.

Angel la guardò divertito, con quel suo adorabile sorriso sghembo, che Buffy amava così tanto. Aveva seguito tutta la conversazione, pur non volendo. Il suo udito da vampiro gli permetteva di sentire anche da grandi distanze. – Che c’è? Perché stai ridendo? No davvero, Angel. Mi dispiace che mio padre debba partire – Risero di gusto. Insieme – Ma ok, me ne farò una ragione …e insomma …non è che non… okkkk credo che non mi annoierò in sua assenza – Incrociando le gambe, si sedette sul letto proprio di fronte a lui e porgendogli un bicchiere di sangue, cominciò ad addentare un pezzo della sua pizza. – Così resterai qui per un po’? – chiese Angel, ma conosceva già la risposta. – Si certo, resterò per un po’. Almeno fino a quando non cominceranno le lezioni al college. Come ogni estate del resto. Perché quest’anno dovrebbe essere diverso? – Angel teneva ancora in mano il bicchiere senza aver bevuto un solo sorso. Questa era un'altra cosa che lo metteva a disagio. Non voleva che lei lo vedesse bere del sangue. Aveva il terrore folle che lei potesse provare disgusto per lui e questo pensiero lo faceva impazzire. Buffy capì – Angel, vuoi bere da solo o devo imboccarti io? Non credo sia il caso di vergognarsi ancora di questo. Non con me, Angel. – La sua voce adesso era dolcissima e rassicurante – Ti ho visto bere anche altre volte …e non solo dal bicchiere. Credi davvero che dopo tutto questo tempo, dopo tutto quello che abbiamo vissuto e sofferto insieme, io possa ancora impressionarmi per questo? – Lui abbozzò un sorriso, lei aveva assolutamente ragione. Solo pochi giorni prima, non solo aveva bevuto davanti a lei, ma aveva bevuto da lei. Avevano condiviso un esperienza così intima fra loro, che ora era davvero da sciocchi sentirsi a disagio davanti a lei. Si sistemò meglio tirandosi su e mettendosi seduto, mentre si appoggiava allo schienale del letto. Sorseggiando un po’ del suo sangue, continuò a parlare, usando lo stesso tono di poc’anzi. Fra il divertito e il canzonatorio …e hai intensione di vederti con qualcuno? – Lei arricciò il naso ridacchiando – Forse! Tu che dici? – Aveva una maledetta voglia di baciarla, ma pensò che non fosse una buona idea. – Perché no. Potresti vederti con qualcuno dei tuoi vecchi amici. Quel Tyler per esempio – A sentire quel nome Buffy scoppiò a ridere – Tyler? Uhm, bella conversazione casuale …e comunque com’ è che tu sai di Tyler? – Era bellissima quando rideva, davvero bella, troppo bella …e voleva baciarla, lo voleva disperatamente.

Lei si alzò per risedersi subito dopo accanto a lui. Angel poggiò il bicchiere sul comodino e si spostò per farle posto. Adesso erano vicinissimi, pericolosamente vicinissimi – Tyler, insieme ad un mucchio di altre cose, appartiene ad un'altra vita. Appartiene ad un passato lontanissimo in cui non vorrei mai più tornare. Non so ancora cosa ci sarà nel mio immediato presente, ma per una qualche ragione, che adesso non so spiegarti, io so cosa ci sarà nel mio futuro. Nel nostro futuro, Angel. Noi staremo insieme e niente e nessuno potrà più dividerci – Lui chiuse gli occhi e per un brevissimo istante gli parve di poter respirare. Lui la respirava, respirava lei. La prendeva dentro se stesso ancora una volta ed era vivo come non lo era mai stato. La baciò ferocemente con disperazione, stringendola forte a se possessivamente. Lei era sua. Solo sua. Buffy rispose con altrettanta disperata passione, accogliendolo ancora una volta dentro se. Si aggrappò a lui come fosse la sua unica possibilità di salvezza. Se questo era un sogno, non avrebbe voluto svegliarsi mai più. Le loro bocche si cercarono ancora e ancora, in una dolce danza infinita, finché non li vinse la stanchezza di quella lunga giornata. Si addormentarono così, abbracciati. Finalmente insieme. Vicini.

 

*** *** ***

Scusate il ritardo nell’aggiornamento, ma le vacanze sono finite e i molti impegni della vita quotidiana mi impediscono di dedicarmici come vorrei.

   
 
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