Capitolo
11
Si
era difeso con tutte le sue forze, ma erano davvero tanti e non erano umani.
Vampiri, ed erano armati fino ai denti, mentre lui aveva con sé solo due paletti
che nascondeva sotto le maniche del cappotto. Ne arrivarono altri. Pensò di
averne polverizzato almeno una ventina, prima di cadere in ginocchio sotto i
molteplici assalti dei colpi dei sui aggressori. Sembrava una spedizione
punitiva in piena regola e lui era ormai quasi privo di forze. L’avevano
circondato e alcuni di loro, lo costrinsero a rimettersi in piedi. Tenendolo
saldamente per le braccia, lo immobilizzarono e lo spinsero con forza contro il
muro, mentre gli altri infierivano su di lui con calci e pugni, usando catene e
spranghe di ferro. Il suo volto era ormai una maschera di sangue e prima di
cadere di nuovo a terra, ormai completamente alla mercé dei suoi assalitori,
sentì uno di loro che diceva – Devi lasciare la città. Questo è il nostro
territorio di caccia e i traditori come te non sono graditi – Tentò di
rialzarsi, ma fu colpito da diverse dolorose scariche, inferte da uno storditore
elettrico. Tentò di nuovo, ma le
ginocchia cedettero ancora – Non provarci Angelus. Credi che il messaggio non
sia stato sufficientemente chiaro? –
Ad
un cenno di quello che sembrava il capo, alcuni vampiri si avvicinarono e lo
colpirono ancora con le spranghe e con una infinità di calci inferti in modo
indistinto in ogni parte del corpo. Angel, rannicchiato su se stesso con le
gambe ripiegate verso l’addome cercò di ripararsi il più possibile, coprendo il
viso e la testa con le braccia, ma fu tutto inutile. Lo colpirono ripetutamente
al ventre, ai fianchi, alla schiena, allo sterno, con una ferocia inaudita.
Perse la cognizione del tempo. Rotolò ancora sull’ addome e si ritrovò con il
volto rivolto verso terra. Tossendo convulsamente fu colto da violenti spasimi e
conati di vomito. Sputò ripetutamente il sangue che ormai usciva copioso dalla
bocca. Non un solo lamento uscì dalle sue labbra, non avrebbe dato loro la
soddisfazione di gioire di questo, ma desiderò che quella tortura finisse
presto. Se doveva morire lì in quel sudicio vicolo che odorava di urina e di
escrementi, che almeno lo facessero subito. Ma sapeva che i suoi assalitori non
volevano ucciderlo. Se così fosse stato, lo avrebbero fatto da prima e senza
perdere tempo. Non sapeva se essere sollevato o spaventato da questa
consapevolezza.
Poco
distante da lì, appoggiati contro una limousine parcheggiata alle loro spalle,
due persone, un uomo e una donna elegantemente vestiti, osservavano con
interesse tutta la scena. La donna, senza distogliere lo sguardo dal gruppo dei
vampiri, rispose alla chiamata del suo cellulare. – Si, siamo sul posto. Come
scusi? Si, certo! Capisco, ma stiamo solo eseguendo quanto deciso in precedenza.
D’accordo. Bene! – Rivolse uno sguardo infastidito verso il suo compagno –
Contrordine! Pare che i piani siano cambiati. Abbiamo una riunione fra pochi
minuti. Andiamo! – Si avvicinò al leader che controllava la banda dei vampiri –
Per ora può bastare. Se avrò ancora bisogno di te in futuro, ti contatterò io.
Puoi passare domani nel mio ufficio, per il tuo compenso – Rivolse uno sguardo
gelido ad Angel che rantolava disteso a terra – Hai una bella resistenza,
vampiro. Altri al posto tuo avrebbero già perso i sensi da tempo! Ma non temere,
questo non è che l’inizio. Farò in modo che il resto della tua vita immortale,
diventi insopportabile, Puoi starne certo – Lo lasciarono lì sull’asfalto,
agonizzante. Mentre loro si allontanavano velocemente, alcuni vampiri,
particolarmente zelanti, continuarono ad infierire con sadismo su quel corpo
ormai martoriato ...e l’alba era ancora molto lontana.
L’improvviso
stridore di freni, segnalò loro l’arrivo di un'altra auto, e dovettero
interrompere quel perverso divertimento. Fu solo un attimo, e prima ancora che
potessero capire cosa stesse accadendo, la furia si abbatte improvvisamente su
di loro con tutta la forza e la potenza di un uragano, che li spazzò via in un
istante. Molti divennero polvere. – La cacciatrice – urlò il leader …e gli altri
fuggirono spaventati a morte.
Buffy
ansimava visibilmente, respirando velocemente per lo sforzo della lotta. Si era
lanciata contro loro come fosse animata da cieco furore. Tutti i muscoli del
corpo ancora in tensione, pronta ad intervenire se solo fosse stato necessario.
La fronte imperlata da gocce di sudore e il cuore che batteva all’impazzata. Si
guardò attorno ancora per un attimo, per assicurarsi di averli messi tutti in
fuga. Niente e nessuno avrebbe potuto fermarla adesso. Demoni, vampiri o
chiunque altro, potevano fare tutto quello che volevano, non le sarebbe
importato, ma nessuno doveva toccare il suo ragazzo. Ormai certa di essere sola,
lanciò uno sguardo a
Whistler
quasi a chiedere conferma che tutto fosse finito. Ad un cenno di lui, abbandonò
la posizione di lotta e abbassò lentamente le braccia. Gemiti soffocati
provenivano proprio dietro alle sue spalle. …e
Voltandosi,
finalmente lo vide. Per un attimo chiuse gli occhi, che già si riempivano di
lacrime e in un sussurro appena udibile – Che cosa ti hanno fatto? – Corse
all’impazzata per eliminare la distanza che ancora la divideva da lui.
Chinandosi, e senza pensarci due volte, si sedette subito lì per terra, su
quell’asfalto umido e sporco, accanto al corpo agonizzante di lui. Non le
importava più di niente, l’unica cosa che adesso le importava veramente era
Angel. Solo Angel. Lui giaceva ancora sul ventre, così come lo avevano lasciato
i sui assalitori. Il viso poggiava sull’asfalto. Gli occhi chiusi. Immobile.
Buffy dovette fare ricorso a tutte le sue forze, per non urlare tutta la sua
rabbia. Lo chiamò. – Angel – Sollevandogli il capo delicatamente, lo fece
poggiare sulle sue gambe e mentre lo abbracciava per rassicurarlo, gli
accarezzava dolcemente i capelli. Con voce rotta dal pianto, gli parlava, nel
vano tentativo di lenire il dolore di lui. In quel momento, voleva
disperatamente che capisse che lei era lì con lui e che non era più solo. –
Angel, sono qui, è tutto finito adesso. Vedrai, andrà tutto bene. Sono qui, puoi
sentirmi? – Chinandosi ancora un po’ di più verso di lui, posò un leggero bacio
sulla sua fronte e le sue lacrime si mischiarono a quelle di lui. Angel si
muoveva a fatica, probabilmente aveva qualche costola rotta e numerose ferite
che sanguinavano copiosamente. Aveva difficoltà a parlare e tremava
visibilmente, scosso da dolorosi spasmi inconsulti, ma sapeva che lei era lì.
Non era più un allucinazione. Lei era lì con lui. Tutto il resto, adesso, non
contava più. – Buffy – Si aggrappò
con tutte le sue forze a lei, stringendosi ancora di più alle sue gambe, come
fosse la sua unica ancora di salvezza e insieme si abbandonarono, così
abbracciati, ad un pianto liberatorio. Finalmente! Angel e Buffy erano di nuovo
insieme, adesso il cielo poteva anche cadere, ma nulla avrebbe cambiato questo.
Era sempre stato così per loro. Tutte le lacrime e il dolore che vivevano, per
quel destino che li voleva divisi, sparivano in un istante, se solo potevano
sfiorarsi con un semplice tocco delle dita. Loro avrebbero comunque continuato
ad amarsi. Nonostante il destino avesse dato loro
tutte le ragioni per non farlo. Niente e nessuno poteva cambiare il fatto che
loro si amavano.
Il loro amore era intoccabile.
Il
giovane demone uscì dal luogo in cui era nascosto per tutto il tempo e si
avvicinò a Whistler.
– Ne avete messo di tempo per arrivare
eh?, ancora un po’ e qui finiva davvero male. Dobbiamo andare via, prima che
qualcuno ci ripensi e magari ritorni per finire quello che ha cominciato. Avevo
paura che la mia missione, finisse ancor prima di cominciare. Quelli erano
davvero arrabbiati ed erano tantissimi. –
Whistler gli sorrise e rivolgendo di nuovo lo sguardo verso Angel e Buffy, disse
– Diamogli ancora un momento, ok? –
Incamminandosi
verso la macchina, parlarono ancora un po’ e prima di salutarsi, Whistler gli
disse che per ora poteva anche andare. – Adesso non pensare a quei due in
limousine,
ho paura che li rivedrete presto.
Accompagno Buffy e Angel, ovunque decidano di andare e noi ci rivediamo più
tardi. Credo che Angel ora sia in buone mani –
Angel
sentì il sangue che dalla fronte colava giù per il mento e sentiva delle fitte
lancinanti in tutto il corpo. Voleva alzarsi. Non voleva che Buffy stesse lì,
seduta per terra, in quel vicolo sudicio. Quello non era il posto in cui lei
doveva stare, ma nonostante i sui sforzi, non riuscì a muoversi. Tentò di
parlare – Erano davvero tanti …e c’era anche qualcun altro, una donna …e tu?
Buffy, tu stai bene? – Buffy continuando ad accarezzargli i capelli, gli sorrise
– Sto bene. Beh, chiunque sia stato a fare questo, adesso non può raccontarlo in
giro …oh esclusi quelli che sono riusciti a scappare. Pochi però, davvero pochi.
– Con gli occhi ancora pieni di lacrime, riuscirono comunque a ridere
insieme.
Buffy,
la sua Buffy era qui.
Era davvero incredibile come lei riuscisse a farlo stare così bene, anche con
una semplice battuta e come riuscissero a comprendersi
all’istante.
Angel,
il suo Angel era qui.
Era davvero incredibile come lui riuscisse a farla stare così bene, anche solo
con quel semplice sorriso e come riuscissero a comprendersi
all’istante.
Si
erano detti addio solo pochi giorni prima, ma ad entrambi era sembrato un tempo
eterno. Tutto il dolore per la loro separazione era sparito nello stesso istante
in cui i loro corpi si erano sfiorati. Lui la guardava con occhi pieni d’amore e
devozione e desiderò, più di ogni altra cosa al mondo, di poterla stringere a
sé, per non lasciarla andare via mai più. Lei si chinò ancora un po’ ed
accarezzandogli una guancia, fra le lacrime e in preda ad una emozione
fortissima, gli sussurrava parole prive di senso logico. Piansero insieme. I
loro visi erano ormai vicinissimi. Lui sentì il cuore di lei che accelerava i
battiti. Come sempre era stato, loro adesso erano chiusi nel loro microcosmo,
dove a nessuno altro era permesso di entrare. Era un mondo fatto di sguardi e di
parole non dette – non sarebbero
servite – un mondo, dove solo le loro anime e i loro corpi avrebbero potuto
esprimere ciò che sentivano. Angel, con uno sforzo enorme, sollevò un po’ il
capo e sfiorò, con le sue, le labbra di lei. Aveva bisogno di sentire che era
tutto vero, che lei era lì e che non stava sognando. Lei rispose immediatamente,
accogliendo fra le sue, le labbra
di lui. Quel lieve bacio, sapeva di loro. Lacrime e sangue …e amore
infinto.
Un
rumore improvviso li strappò via dal quel loro mondo, riportandoli alla realtà.
Angel sentì la presenza di qualcuno e guardò Buffy con evidente apprensione.
Sapeva di non essere in grado di combattere adesso, e questo non gli piaceva per
niente. Buffy, comprendendo le sue paure, lo tranquillizzò subito – Tranquillo è
un tuo amico, almeno credo – disse arricciando il naso. Ad un cenno di Buffy,
Whistler si avvicinò, salutando Angel con quel suo solito sorriso fra l’ironico
e il rassicurante. – Ciao Angel. Ci si rivede eh?. Possibile che ogni volta che
ci incontriamo, tu stai sempre disteso a terra, più morto che vivo? –
Sorridendogli e chinandosi verso di lui, lo aiutò, insieme a Buffy, a rimettersi
in piedi e lo fece sdraiare nel sedile posteriore della sua auto. Angel gli
lanciò uno sguardo carico di domande. – Whi…stler, co…sa ci fai qui? – Buffy si
sedette accanto a lui, aiutandolo a trovare la posizione più comoda possibile.
Aveva bisogno di cure immediate e vedeva che lui stava facendo uno sforzo enorme
per mantenersi cosciente. –
Rilassati Angel, sono qui per aiutarti, di nuovo. Dove siamo diretti, Buffy? –
Lei non ci pensò due volte – A casa di mio padre, è ad appena due isolati da
qui. Ma prima dobbiamo procurarci del sangue – Whistler annuì – Sarà meglio
portarlo a casa prima, è ridotto piuttosto male. Ma credo che non sia nulla di
grave, i vampiri guariscono rapidamente. Strano non trovi? Hanno la stessa
capacità di guarigione delle cacciatrici. – Una parte di Buffy comprendeva che,
dietro a quella che per lei sembrava una verità ovvia, Whistler voleva farle
capire anche qualcos’altro, ma in quel momento lei era lontanissima dalla
razionalità. L’unica cosa che riusciva a pensare era, che doveva prendersi cura
di Angel e non solo perché era ferito. No, non era preoccupata solo per questo.
Sapeva bene che in un paio di giorni al massimo, Angel sarebbe stato di nuovo
bene. Anche se era straziante vederlo ridotto così, sapeva che quel genere di
ferite guarivano in fretta, ma le altre? Le ferite dell’anima sarebbero guarite
altrettanto in fretta? A Buffy non era sfuggito lo sguardo disperato di Angel.
Quel suo aggrapparsi disperatamente a lei, il modo in cui l’aveva guardata e le
sue lacrime, erano state un segno tangibile del tormento che aveva vissuto, da
quando era arrivato a Los Angeles. Buffy ricordò il sogno e la nebbia che le
impediva di raggiungerlo. Ricordò anche la sensazione di pericolo che aveva
percepito a Sunnydale e che adesso si faceva strada nuovamente dentro lei. Anche
in quel momento sentiva che Angel tremava, e non era solo per le ferite del
corpo. Lui stringeva la sua mano troppo forte, per non vedere che
qualcos’altro lo tormentava.
Arrivando
sotto casa di Buffy, Angel riuscì a stento ad uscire dall’auto. Sentiva che le
sue forze venivano meno, ma non voleva crollare proprio adesso e faticò non poco
per mantenersi cosciente. Sorreggendosi a lei, riuscì comunque ad arrivare fino
alla porta che Buffy aprì velocemente. Angel si fermò all’improvviso, incapace
di andare avanti. Buffy sentì che il suo corpo si era irrigidito, e tremava
ancora di più. Ne fu spaventata – Sei stremato. Ok, ancora qualche passo e
potrai riposare tutto il tempo che vorrai – Lui la guardò con quei suoi occhi
scuri, carichi di ansia – No, non è questo… non posso… Buffy… non posso entrare
se non... – Lei capì e si diede della stupida. I vampiri non potevano entrare a
casa di nessuno, a meno che non fossero invitati. Ecco perché si era fermato.
Comprese anche quello sguardo da cucciolo smarrito e la tristezza che traspariva
dai sui occhi. Erano solo delle sfumature appena visibili, ma Buffy conosceva
bene il suo cuore e sapeva che lui viveva tutto questo con un senso d’angoscia
infinita, vergognandosi di essere quello che era. Un vampiro. Il mondo con le
sue regole, giuste o sbagliate che fossero, non faceva altro che ricordargli che
lui non era un uomo. A lei le si strinse il cuore e ancora una volta gli occhi
si riempirono di lacrime. Sarebbe mai riuscita a proteggerlo da tutto quel
dolore? – Oh, giusto! Puoi entrare, Angel. Certo che puoi –
Con
l’aiuto di Whistler, Buffy riuscì a portare Angel in camera sua e a farlo
sdraiare sul letto. Lui continuava a tremare visibilmente e l’ultimo sforzo
fatto per uscire dall’auto ebbe la meglio su di lui. Si lasciò cadere
pesantemente sul letto e subito dopo perse i sensi. – Sta gelando e ha bisogno
di nutrirsi – disse Buffy, mentre prendeva delle altre coperte. Whistler,
annuendo le disse che se ne sarebbe occupato lui – Adesso devo andare, ma so
dove trovare del sangue. Lo lascio qua fuori dalla porta …e penso che voi due,
almeno per ora, non abbiate più bisogno di me – Buffy lo ringraziò – Non è
finita vero? Voglio dire, dovremo vederci di nuovo – Whistler annuì ancora – Si
Buffy, dobbiamo rivederci, non appena Angel starà meglio. Sarà la mia ultima
missione questa …e beh, potremmo anche chiamarla con un nome divertente. “The
gift”
ad esempio. Suona bene, non trovi? Ad ogni modo, nel nostro prossimo incontro,
avrò la possibilità di mostrarvi qualcosa di prezioso. Sarà il mio personale
dono per i mie due guerrieri preferiti. Ehi! io tifo per voi due, Buffy. E’ un
modo come un altro per dirvi “auguri e
figli maschi” – Buffy lo guardò sparire dietro la
porta con mille domande che le ronzavano in testa. – Dio quanto odio i messaggi
criptici. Mai una volta che dicano chiaramente le cose. –
Andò
in bagno dove prese degli asciugamani e l’occorrente per medicare Angel.
Avvicinandosi di nuovo al letto, per un momento pensò che il suo cuore si fosse
fermato. Non poteva smettere di pensare a quanto fosse felice di averlo di nuovo
accanto a sé. Sapeva che quella era solo una tregua momentanea. Presto avrebbero
dovuto separarsi ancora, ma in quel momento non le importava. Posò la mano sulla
guancia di lui e con il pollice disegnò la linea del sopracciglio,
accarezzandolo con una dolcezza infinita. Il volto di Angel, quasi rilassato,
nell’incoscienza di quel sonno innaturale, era completamente illuminato dalla
bianca luce lunare che proveniva dalla finestra alle loro spalle. I lineamenti
del suo viso, seppur alterati dalle numerose ferite, rasentavano l’assoluta perfezione. Era bellissimo. Un essere dal volto
angelico, così lo aveva definito Giles una volta. Tirò su con il naso. Perché
adesso ricominciava a piangere? Iniziò a tamponare le ferite partendo dalla
fronte, alcune stavano già guarendo. Con l’asciugamano umido, gli ripulì
delicatamente il viso e ancora una volta fu rapita dalla perfezione dei sui
tratti. Osservò la mascella forte, le labbra lisce e sottili, che solo poco
prima si erano unite alle sue, lasciandola come sempre senza fiato. Desiderò che
lui si svegliasse. Voleva vedere ancora i suoi occhi. Angel era la sua roccia.
Aveva bisogno di lui più dell’aria che respirava. Come se lui avesse potuto
leggere i suoi pensieri, in quel momento riemerse dall’incoscienza e i loro
occhi si incontrano ancora. Un sorriso di Angel valeva più di mille parole.
Continuarono a guardarsi a lungo senza parlare. Non erano gli occhi lo specchio
dell’anima? Nei loro sguardi vi era un universo di silenziose parole. Parole
d’amore.
Mi
sei mancato.
Mi
sei mancata.
Ora
non c’era più rabbia, dolore, disperazione, solitudine. Tutto si era dissolto in
un batter di ciglia. Adesso c’erano solo loro. Due corpi e la stessa identica
anima. Erano a casa. Finalmente insieme. Nessuno dei due volle interrompere il
contatto visivo. Angel sollevò una mano tremante e accarezzandole la guancia,
asciugò una lacrima – Non piangere amore
mio – Buffy si ritrovò a seguire gli stessi movimenti di lui. Gli accarezzò la guancia e asciugò le sue
lacrime. – Neanche tu – Prendendo la
mano di lei, la avvicinò alle sue labbra, baciandola. Fu lui il primo ad
interrompere il silenzio – Ciao – Lei arricciò il naso, in quella sua tipica e
adorabile smorfia e senza smettere
di guardarlo negli occhi un solo istante, gli sorrise – Ciao –
Avrebbero
voluto stare lì per sempre. Perdendosi ognuno negli occhi dell’altro ed
esistendo solo nel riflesso delle proprie anime.
Quella
apparente staticità di gesti e parole, celava invece un tumultuoso fermento di
emozioni, di pensieri e di sentimenti fortissimi, che rischiava di travolgerli.
Amore e passione, che come magma incandescente ribolliva appena sotto la
superficie. Sarebbe bastato pochissimo, e si sarebbero persi ancora una volta
nell’estasi di quel bruciante desiderio. Un lieve rumore aldilà della porta e
Angel si ridestò dall’incanto in cui entrambi erano prigionieri. Tentò di
alzarsi, avvertendo Buffy – C’è qualcuno la fuori – Con una leggera spinta al
petto di lui, lo costrinse a stendersi di nuovo – Non sei ancora in grado di
alzarti – e sparì dietro la porta, per ritornare subito dopo, tenendo in mano
due contenitori di sangue e un cartone per pizza. Rise di gusto. – Abbiamo
ordinato da mangiare? Servizio completo, cena in camera stanotte – Angel la
guardava senza capire, ma alle sue battute, sorrise anche lui. – Era Whistler.
E’ andato via, ma credo che tornerà. Non stanotte, ma ha detto che tornerà. Però
che carino, hai visto? Ha preso anche la pizza per me …e già! Si vede che era
proprio destino – Angel avrebbe volute farle tante domande, ad esempio voleva
sapere perché Whistler fosse lì, ma vedere la faccia di Buffy che lo imitava era
troppo divertente. – Destino? –
Buffy
ridacchiò ancora – Eh si, era scritto per me e sai tutte quelle cose altisonanti
sul fatto che non si sfugge al proprio destino …e bla bla bla. Stanotte dovevo
proprio mangiare la pizza, ma non con Cordelia, a quanto pare – Angel annuì –
Ah, Cordelia …e come sta? e gli altri? tua madre? Stanno bene? – Ad Angel
mancava Sunnydale. Anche se in realtà, non poteva considerarli propriamente
amici, ma le persone che aveva conosciuto lì, le erano mancate un po’ tutte
quante. Erano comunque gli amici di Buffy e questo per lui bastava. Amava tutto
di lei
–
Bella domanda. Cordelia sta bene, almeno credo. Sono successe tante di quelle
cose strane e in così poco tempo a Sunnydale, da stupire anche me. Oh anche con
Faith sai? …e gli altri stanno bene, anche loro. Adesso credo che sia più
urgente trovare qualcosa per te. Quella roba che hai a dosso e ridotta piuttosto
male ...e forse sarà meglio, se prima di mangiare, diamo una controllata anche
alle altre ferite. Hai la maglia completamente inzuppata di sangue e credo sarà
necessaria qualche fasciatura e anche qualche cerotto qua e là –
Angel
percepì subito il cambiamento d’umore e la sua voce che si inclinava verso il basso, quando aveva
pronunciato la parola “altri”. Lui
era in grado di percepire anche le più piccole sfumature. Sapeva riconoscere, ad
esempio, quando una persona mentiva, la verità aveva un suono più gradevole,
meno nasale e comunque con Buffy era avvantaggiato dal fatto che la conoscesse
molto bene. Lei era un libro aperto per lui. Aveva parlato troppo velocemente e
il suo linguaggio del corpo gli diceva che aveva toccato un nervo scoperto.
Ricordò la terribile sensazione d’angoscia che aveva sentito quella stessa
mattina …e quel dolore fortissimo al petto, ed era assolutamente collegato alla
paura che Buffy fosse in pericolo. A Sunnydale erano successe tante cose strane?
Perché aveva la chiara sensazione che lei non gli stesse dicendo tutto?
Lentamente si alzò e con fatica riuscì a rimettersi in piedi. La circondò subito
con le sue braccia, stringendola con forza al suo petto. Le baciò i capelli e le
spalle, più e più volte, con piccoli movimenti rapidi. Una mano sepolta fra
capelli setosi e con l’atra le accarezzava dolcemente la schiena. La cullava
dolcemente. Voleva proteggerla da tutto quel dolore, anche se una parte di sé,
era consapevole di esserne stato, almeno in parte, la causa. Nessuno doveva fare
del male alla sua Buffy. Lui sarebbe morto per lei, per proteggerla da tutto e
tutti. – Adesso va tutto bene, Buffy. Va tutto bene – Ma anche lui credeva poco
alle sue parole. Non andava affatto bene. Il pensiero che anche Buffy avesse
vissuto il suo stesso inferno, lo faceva impazzire. In quei giorni, si era
erroneamente convinto, che lei, a differenza sua, non fosse sola. Aveva pensato
che gli amici le sarebbero stati accanto e sapeva quanto loro fossero importanti
per lei. Ma dopo quel terribile
incubo anche questa certezza si era sciolta come neve al sole. Per questo aveva
chiamato Giles al telefono. Soprattutto per questo. E ora aveva la certezza che
lui gli aveva mentito. Buffy non stava affatto bene e in qualche modo sapeva che
ciò che la tormentava non era dovuto solo alla sua partenza. C’era dell’altro e
lui voleva sapere. Aveva nominato Faith e Cordelia, ma non erano loro il
problema. Il vero problema erano gli
altri. Cosa era successo di tanto terribile da farla stare così male?
Scostandosi un po’ da lei, ma tenendola sempre stretta fra le sue braccia, la
guardò negli occhi e quel che vide lo spaventò a morte. – Cosa è successo?
Buffy, io ho bisogno di sapere. Cosa sta accadendo? È tutta colpa mia, lo so.
Non sarei dovuto andar via così, non in questo momento. Vedi? riesco sempre a
farti del male. Buffy, io… –
Lei
appoggiò di nuovo il viso al suo petto, stringendosi ancora più forte a lui.
Angel era la sua roccia. La sua salvezza. Il suo rifugio. Fra le sue braccia,
tutto diventava sopportabile.
–
NO! Angel, non è colpa tua. In realtà non è colpa di nessuno e non è accaduto
niente. Niente di nuovo almeno. Nulla che non abbiamo già visto e vissuto. È il
solito vecchio film di sempre. Stai tranquillo, sto bene adesso …e solo che vorrei ci fosse un
cerotto anche per questo –
Buffy
non voleva parlarne e Angel non avrebbe insistito. Anche se non conosceva i
particolari, aveva comunque capito cosa volesse dire con quel “è il solito vecchio film”. L’avevano
ferita ancora una volta, era sempre stato così. Quando si toccava l’argomento
“Angel e Buffy” riuscivano sempre a ferirla. Ogni volta che gli altri parlavano
del loro amore, Buffy era completamente indifesa e la sua forte emotività
prendeva il sopravento. In quei momenti lei era vulnerabilissima e questo non
l’aiutava di certo …e non faticò molto a credere che Xander, potesse essere il
maggior responsabile di quanto era accaduto. Anche non volendo e per quanto non
ne fosse del tutto consapevole, quel ragazzo riusciva a fare dei danni enormi
con le sue parole. Si diede dello
stupido per non aver pensato subito a questo e nonostante le parole di Buffy,
continuò a pensare che invece fosse tutta colpa sua. Immaginò, che il fatto che
lui si fosse nutrito di lei poco prima di lasciarla, sicuramente era stato un
argomento che, da sola, aveva dovuto affrontare con Giles e i suoi amici.
Subendo commenti e penose domande a cui lei certamente non avrebbe voluto
rispondere. Si sentiva in colpa per tutto questo. Per aver bevuto da lei, per
essere andato via, per averla lasciata sola in un momento così delicato. Per
amarla così come l’amava. Abbozzò comunque un sorriso, che però non riuscì ad
arrivare fino agli occhi. Docilmente lasciò che lei lo trascinasse sino al
bagno. Buffy l’aiutò a sfilarsi la maglia e ripulì le ferite dal sangue che
ancora fuoriusciva da alcune di esse. – Scusa, ti ho fatto male, ma hai dei
brutti tagli profondi e lividi ovunque. Si può sapere chi erano quelli che ti
hanno aggredito? – Angel lottava per non cadere e dovette tenersi a lei per
riuscire a stare fermo, in quella posizione scomoda, seduto lì sul bordo della
vasca da bagno – Non lo so. Mai visti prima. C’era una donna …e mio dio, mi ha
parlato con un tale astio e livore, ma non ho idea di chi possa essere – Buffy
lo ascoltava con preoccupazione – Forse non gli sono simpatici i vampiri. Sei
appena arrivato in città e ti sei già fatto così tanti amici? – Risero insieme
ancora una volta – Amici eh? beh lo scoprirò. Credo che
con quel suo “questo non è che l’inizio”,
lasci supporre che presto
sentirò parlare ancora di lei. Ma non credo che non le piacciano i vampiri,
visto che ha pagato alcuni di loro per arrivare a me. Sa chi sono io e anche che
cosa sono io – – Ok, allora diciamo
che non ama i vampiri con l’anima …e qualcosa mi dice che non ne esistano poi
così tanti. Quella cercava te, Angel – dalla sua voce traspariva tutta la sua
ansia, anche se tentava di nasconderla – Stai attento. Promettimi che starai
attento. Los Angeles è immensa e qua il male si nasconde ovunque. Io lo so. I
miei inizi da cacciatrice, gli ho vissuti qui e la cosa più importante che mi ha
insegnato, sin da subito, il mio primo osservatore, è stata proprio questa. Il
male si nasconde ovunque. Hai mai sentito parlare dello studio legale della
wolfram&hart? – Angel l’ascoltava con crescente interesse. Sapeva che Buffy,
nonostante la sua giovane età, nella lotta contro il male era più che esperta.
Unendo la loro forza e le loro conoscenze, insieme sarebbero stati davvero
imbattibili. Due splendidi guerrieri uniti da un amore immenso come il loro.
Erano davvero nati per stare insieme e lui la amava così tanto anche per questo. Per la sua forza e per
la sua infinita dolcezza. Lei riusciva a tenere unite queste due qualità, senza
mai alterarne l’equilibrio. L’essere una cacciatrice non aveva intaccato
minimamente la sua femminilità. Angel si sentiva completo, solo quando stava con
lei …e sapeva che anche per Buffy era così. Ora più che mai, loro erano due
esseri assolutamente complementari. Lei era la sua dolcissima bambina, la sua
donna, l’unica che avesse mai amato, era la sua più cara amica e confidente, la
sua compagna nella lotta. Lei era il suo tutto. Ma loro non potevano essere
anche amanti. Mai più. Perché il destino li aveva divisi? Sarebbero mai riusciti
a sopravvivere l’uno lontano dall’altro? E sapeva che era perfettamente inutile
fingere che non fosse così. Avevano anche provato per un po’ ad essere solo
amici e compagni nella lotta contro il male. Ma i loro tentativi erano
miseramente falliti, ogni volta. Avevano poi pensato che fosse sufficiente
mantenere il controllo, per non cedere alla passione, ma era difficile. Era
sempre più maledettamente difficile. Lui non poteva garantire in eterno di
poterci riuscire e anche se vi fosse riuscito, era giusto condannare una giovane
donna, così piena di vitalità come Buffy, ad una vita di castità e di rinunce?
Per questo era andato via. Ma non significava certo che non l’amasse più …e
perché adesso ricominciava a tremare? Si staccò da lei bruscamente per
mantenersi lucido e razionale – No, wolfram&hart, mai sentito prima – Buffy
lo vide tremare – Ok, per ora può bastare. Andiamo di là, hai bisogno di
riposare. Stai gelando di nuovo. Un po’ di sangue e una buona dormita al caldo,
adesso è ciò che ci vuole – Lo aiutò a tornare a letto. Gli tolse le scarpe e lo
aiutò a sfilarsi i pantaloni. Non vi era alcun imbarazzo nei loro gesti. Avevano
raggiunto un livello tale di intimità nei tre anni a Sunnydale, che a loro parve
del tutto naturale e se il cuore di Buffy adesso batteva più forte non era certo
per l’imbarazzo. Il corpo di Angel, al pari dei lineamenti del suo viso, la
lasciavano sempre senza fiato. Lui era perfetto. – Tu dove dormi? Forse è meglio
se mi sistemo qui per terra. C’è solo un letto …e forse è meglio… se – Buffy, sollevando un sopraciglio, lo
guardò con stupore. – Angel, abbiamo già avuto una conversazione del genere anni
fa. Ricordi? Ma da allora, le cose fra noi due sono un tantinello cambiate, non
trovi? – Angel ricordava, certo che ricordava. Quella era stata la prima volta
che la baciava. Come avrebbe potuto dimenticare? – Vuoi che ti risponda come ho
fatto quella notte? – Lei adorava prenderlo in giro, quando lui diventava troppo
serio. – Angel sei ferito e questo letto è molto più grande di quello a
Sunnydale …e non è certo la prima volta che dormiamo insieme – Ancora a ridere
insieme – Sicura che quella notte mi hai detto proprio così? io la ricordavo un
tantinello diversa – Un rumore improvviso di chiavi e una porta che si apriva …e
passi sicuri. Non erano più soli, in casa era entrato qualcun altro. Buffy
spalancò gli occhi e solo adesso si rese realmente conto di dove fosse. – Oddio!
Mio padre. Vado a salutarlo. Certo gli verrà un colpo a vedermi qui a quest’ora,
ma tranquillo è tutto sotto controllo. Torno subito. – Angel annuì – e giusto
perché tu lo sappia, non c’è bisogno che ti nascondi dentro l’armadio, come
quella volta – Buffy non scherzava, o almeno non del tutto. Aveva sentito la
preoccupazione di Angel e voleva rassicurarlo in ogni modo. Adesso lui aveva
bisogno di tranquillità e l’arrivo del padre di Buffy non era un problema.
Abbracciò
suo padre, era molto contenta di rivederlo. – Sorpresa! – Disse ridendo. Era
davvero molto tardi e Buffy si chiese come mai suo padre, rientrasse a casa solo
adesso. Decise che comunque non era affar suo. Hank Summers ora era un uomo
libero ed era ovvio che avesse una sua vita. Una vita dove lei e sua madre erano
state escluse, ma quello non era certo il momento di fare domande. – Sono
riuscita ad arrivare prima del previsto. Ho preferito evitarmi una levataccia
domani mattina e così ho preso l’ultimo bus, giusto qualche ora fa. Come stai? –
Hank era felice di vederla, ma adesso avrebbe dovuto dirle che c’era un cambio
di programma non previsto. – Se tu avessi aspettato fino a domani, avrei avuto
il tempo di avvertirti, Buffy. Le mie ferie sono saltate e purtroppo non potremo
stare insieme. Domani pomeriggio parto per l’Europa. Questo viaggio era previsto
per fine Agosto, invece devo anticipare la partenza. Mi dispiace, Buffy – Gli
dispiaceva doverla deludere ancora una volta. Aveva sempre meno tempo da
dedicare a sua figlia, che adorava. Non sapeva ancora quanto lontano fosse dalla
verità. Buffy non era affatto sconvolta per la sua partenza. Anzi, questo
risolveva in un sol colpo tutti suoi problemi. Lei sarebbe rimasta comunque a
Los Angeles, da sola, fino alla fine dell’estate. – Beh non proprio da sola – Pensò fra sé,
questo era un regalo davvero inaspettato – No, non preoccuparti per me. Vorrà
dire che staremmo insieme per Natale – Ora che sapeva che Angel era a Los
Angeles, pensò che sarebbe venuta molto
spesso a trovare suo padre. Parlarono ancora un po’ e finalmente il padre si
decise a darle la buonanotte. Corse in camera sua, chiudendo a chiave la porta.
Era meglio evitare che suo padre scoprisse che non era sola.
Angel
la guardò divertito, con quel suo adorabile sorriso sghembo, che Buffy amava
così tanto. Aveva seguito tutta la conversazione, pur non volendo. Il suo udito
da vampiro gli permetteva di sentire anche da grandi distanze. – Che c’è? Perché
stai ridendo? No davvero, Angel. Mi dispiace che mio padre debba partire –
Risero di gusto. Insieme – Ma ok, me
ne farò una ragione …e insomma …non è che non… okkkk credo che non mi annoierò
in sua assenza – Incrociando le gambe, si sedette sul letto proprio di fronte a
lui e porgendogli un bicchiere di sangue, cominciò ad addentare un pezzo della
sua pizza. – Così resterai qui per un po’? – chiese Angel, ma conosceva già la
risposta. – Si certo, resterò per un po’. Almeno fino a quando non cominceranno
le lezioni al college. Come ogni estate del resto. Perché quest’anno dovrebbe
essere diverso? –
Angel teneva ancora in mano il bicchiere senza aver bevuto un solo sorso. Questa
era un'altra cosa che lo metteva a disagio. Non voleva che lei lo vedesse bere
del sangue. Aveva il terrore folle che lei potesse provare disgusto per lui e
questo pensiero lo faceva impazzire. Buffy capì – Angel, vuoi bere da solo o
devo imboccarti io? Non credo sia il caso di vergognarsi ancora di questo. Non
con me, Angel. – La sua voce adesso era dolcissima e rassicurante – Ti ho visto
bere anche altre volte …e non solo dal bicchiere. Credi davvero che dopo tutto
questo tempo, dopo tutto quello che abbiamo vissuto e sofferto insieme, io possa
ancora impressionarmi per questo? – Lui abbozzò un sorriso, lei aveva
assolutamente ragione. Solo pochi giorni prima, non solo aveva bevuto davanti a
lei, ma aveva bevuto da lei. Avevano
condiviso un esperienza così intima fra loro, che ora era davvero da sciocchi
sentirsi a disagio davanti a lei. Si sistemò meglio tirandosi su e mettendosi
seduto, mentre si appoggiava allo schienale del letto. Sorseggiando un po’ del
suo sangue, continuò a parlare, usando lo stesso tono di poc’anzi. Fra il
divertito e il canzonatorio –
…e
hai intensione di vederti con qualcuno? – Lei arricciò il naso ridacchiando –
Forse! Tu che dici? – Aveva una maledetta voglia di baciarla, ma pensò che non
fosse una buona idea. – Perché no. Potresti vederti con qualcuno dei tuoi vecchi
amici. Quel Tyler per esempio – A sentire quel nome Buffy scoppiò a ridere –
Tyler? Uhm, bella conversazione casuale …e comunque com’ è che tu sai di Tyler?
– Era bellissima quando rideva, davvero bella, troppo bella …e voleva baciarla,
lo voleva disperatamente.
Lei si alzò per risedersi subito dopo accanto a lui. Angel poggiò il bicchiere sul comodino e si spostò per farle posto. Adesso erano vicinissimi, pericolosamente vicinissimi – Tyler, insieme ad un mucchio di altre cose, appartiene ad un'altra vita. Appartiene ad un passato lontanissimo in cui non vorrei mai più tornare. Non so ancora cosa ci sarà nel mio immediato presente, ma per una qualche ragione, che adesso non so spiegarti, io so cosa ci sarà nel mio futuro. Nel nostro futuro, Angel. Noi staremo insieme e niente e nessuno potrà più dividerci – Lui chiuse gli occhi e per un brevissimo istante gli parve di poter respirare. Lui la respirava, respirava lei. La prendeva dentro se stesso ancora una volta ed era vivo come non lo era mai stato. La baciò ferocemente con disperazione, stringendola forte a se possessivamente. Lei era sua. Solo sua. Buffy rispose con altrettanta disperata passione, accogliendolo ancora una volta dentro se. Si aggrappò a lui come fosse la sua unica possibilità di salvezza. Se questo era un sogno, non avrebbe voluto svegliarsi mai più. Le loro bocche si cercarono ancora e ancora, in una dolce danza infinita, finché non li vinse la stanchezza di quella lunga giornata. Si addormentarono così, abbracciati. Finalmente insieme. Vicini.