Mosse qualche passo verso di lui, poggiando la pesante borsa che portava sulla spalla ed avvicinandoglisi.
Avvertendo il rumore dei suoi passi – lo scricchiolare del tatami sotto i suoi piedi – il castano alzò il capo verso la sua direzione mostrandosi attento.
Sembrava un animale selvaggio, pronto ad attaccarlo in un qualsiasi momento, con gli artigli smussati e il muso di un bambino.
Doveva avere all’incirca due o tre anni in meno di lui.
Poggiò una mano sul suo capo, più per tastarne le reazioni che per una vera voglia di farlo, sorridendo al suo istantaneo scostarsi.
Paura.
Sentiva l’adrenalina scorrere nel corpo del povero malcapitato e riempire tutta la stanza.