If I’m Romeo…
Are you my Juliet?
Quando
Scorpius aveva chiesto a Lily di convivere, non si sarebbe mai
immaginato di inoltrarsi
in una specie di Terza Guerra Mondiale. Era scientificamente provato,
ormai,
che i Potter e i Malfoy non sarebbero mai andati d’accordo,
anche se, ad
accumunarli, era qualcosa come un “fidanzamento”.
L’unica
cosa bella nelle loro litigate era che non si annoiavano mai e che alla
fine si
ritrovavano sempre a ridere come stupidi.
C’erano
tanti vantaggi, pensava Scorpius, nello stare con Lils: parlare ore e
ore a
letto, fare la doccia insieme, dormire abbracciati sul divano,
criticarla per
la sua orrenda cucina e a volte anche aiutarla, tanto per divertirsi.
Associando ogni cosa che facevano al carattere forte di entrambi,
veniva fuori
una sorta di misto tra litigi e uno strano amore. Cosa normale per
loro: se si
parlava di Scorpius Malfoy e di Lily Luna Potter, tutto quello che era
fuori
dal normale, sia nel mondo babbano sia in quello magico, beh, per loro
era pura
quotidianità.
Non mancavano,
però, per la sfortuna di Scorpius – il quale
rischiava la vita quasi ogni
giorno- e quella di Lily -costretta
a
lanciare i piatti della batteria che la mamma le aveva comprato-, i
soliti
litigi alla “Malfoy&Potter”.
Anche il
vicinato, ormai, si abituato a loro; li consideravano una coppia
bizzarra e
altrettanto attraente, tutti pensavano che lo spirito combattivo di
Lily, come
un fuoco, fosse l’unica cosa capace di placare quella
stronzaggine e quel narcisismo
del freddo Scorpius, un autentico pezzo di ghiaccio. Lo stesso valeva
per il giovane
biondo: solo lui poteva placare i mille bollori della bella rossa.
Insomma,
una coppia del tutto imperfetta ma perfetta in tutto quello che era la
loro
imperfezione. Erano praticamente inseparabili, e lo pensavano
tutti… prima di
quel giorno.
Quando
Lily agitò la bacchetta, tutti i suoi vestiti riposti nei
cassetti
galleggiarono nella stanza per finire direttamente nella piccola
valigetta.
Maglie,
jeans, quelle poche gonne, tutti i suoi oggetti, con un solo movimento
del
polso, furono posati nella piccola borsa che, sempre per magia,
diventò una
pochette. Entrò nel bagno per controllare se avesse
dimenticato qualcosa e poi ritornò
nel salotto. Andava di fretta, si sentiva soffocare e la rabbia stava
per esplodere.
Seduto sul
divano di pelle, Scorpius continuava a fissare la televisione,
cambiando di
canale in canale.
“Tutta
questa scenata per niente” mormorò scocciato,
fermandosi al canale dove
trasmettevano una partita di calcio.
Lily
infilò le braccia nelle maniche del cappotto beige, e si
arrotolò la sciarpa
rossa sul collo, “Tu la chiami niente? Io invece la chiamo
‘fine’, puttaniere
da quattro soldi.”
“Ti ho
detto che è lei che mi si è attaccata come una
cozza” rispose scocciato
Scorpius.
La ragazza
si sistemò i capelli rossi e prese la borsetta,
“Ora non m’interessa. Puoi
anche portartela a letto per quanto mi riguarda. Tra noi è
finita lo stesso.”
Aprì la
porta di casa, uscendo senza guardare il suo ormai ex ragazzo. Prima di
riuscire finalmente a metter piede sul pianerottolo, la mano grande di
Scorpius
la prese, facendola girare di scatto.
“Te ne vai
davvero?”
Lily roteò
gli occhi, “Hai qualche dubbio?”
domandò.
“Se tu te
ne vai, io non ti verrò a cercare. Sai che non lo
farò… se esci da qui è finita
sul serio” rispose serio.
“Cos’è,
una promessa?” sorrise beffarda.
Scorpius
indurì il volto e lasciò andare il braccio di
Lily come se scottasse, “Ma
quando cresci?”
“Ma quando
cresci tu! Razza di pervertito, ma come ti è saltato per la
testa di flirtare
con quella ragazzina? Eri fidanzato per Merlino, ti ricordi che esisto
o ti
servo solo per riempire il letto? … Tu… ah,
lascia stare, scopati chi ti pare.”
Sentiva
gli occhi pizzicare e l’aria entrare pesantemente nei
polmoni. Il ragazzo
strinse la mascella e chiuse i pugni, “Ti ho già
spiegato che è stata lei. Parlare
con te è come parlare con uno stupido Tassorosso…
è questo il famigerato
orgoglio Grifondoro? Fai davvero onore alla tua casata, Potter.”
Da quanto
tempo ormai non si chiamavano più per cognome? Lily
sobbalzò, cercando di
nascondere il malessere nel sentire il suo cognome pronunciato da
quelle labbra
con il ribrezzo di un tempo. Si sentì quasi mancare.
“Sembra
che non abbiamo più niente da dirci, Malfoy.”
Scese le
scale velocemente, non gli andava di prendere l’ascensore:
doveva respirare,
prendere aria e andare via di lì.
Per la
rabbia, Scorpius chiuse la porta così forte da far tremare i
muri circostanti.
Ispirò profondamente e si lasciò andare.
“Non hai
capito un cazzo.”
♥♥♥
“Niente
urla, niente piatti che si rompono, niente strani incantesimi, meglio
di così!”
Scorpius
Malfoy, nel salotto solitario di casa sua e Albus Potter, suo migliore
amico dai
tempi della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, parlavano del
più e del
meno con finta tranquillità.
Quando si
era trovato l’amico alla porta, il biondo non ne fu poi tanto
sorpreso: sapeva
che Al sarebbe stato uno dei primi a preoccuparsi e magari ad andare da
lui per
vedere la situazione com’era. Per questo non appena aveva
visto la sua faccia,
la porta non gliel’aveva sbattuta contro, come invece aveva
fatto per Rose e
Nott prima di lui, bensì l’aveva accolto -anche se
con poco entusiasmo.
Albus
sorseggiò lentamente il tè, attento a non
scottarsi.
“Mi
dispiace che sia finita così” disse piano, mentre
soffiava ancora sulla tazzina
di porcellana.
Scorpius
alzò le spalle e scosse la testa, “Non
sarebbe comunque durata. Almeno abbiamo fatto felici le nostre
famiglie.”
“James sta
facendo i salti di gioia.”
“Non ne avevo
dubbi. Quel bastardo da a me del puttaniere, dimmi lui chi non si
è fatto ad
Hogwarts!”
Il moro
sputò il tè e cominciò a ridere,
“Te lo ricordi ancora?”
Scorpius
annuì, “Sono passati quattro anni. Mica soffro di
mancata memoria come te. Io
ricordo tutto!”
“Già, mi ero
dimenticato che tu sei la perfezione fatta in persona”
“Non
dimenticarlo mai più” disse il ragazzo.
Albus
sorrise e continuò a bere indisturbato, “Allora
dimmi un po’ che ti ricordi, purtroppo
io non sono perfetto come te.”
Scorpius
si appoggiò al lavandino e bevve tutto in un sorso il
liquore.
“Beh
ricordo… mmh, che quando il cappello parlante ti ha smistato
a Serpeverde hai
fatto una faccia orrenda. Avevi paura per caso?”
L’amico
rise.
“Che la
prima volta che fui messo in punizione era per colpa di tua
sorella.”
“Oh quello
me lo ricordo, l’avevi fatta diventare uno
scarafaggio.”
Scorpius
alzò le spalle, “Lei mi aveva fatto diventare
calvo.”
“Ti
donava, comunque” ironizzò il moro.
Scorpius fece una
faccia disgustata, “Come no!
E ti ricordi quando ci siamo quasi ammazzati sulle scope?”
“Ovvio,
siete andati tutti e due in infermeria!” continuò
a ridere il giovane Potter.
“Mi aveva quasi
ucciso dannazione. Non sentivo più le gambe!”
Albus si
fece pensieroso, “Se non sbaglio avevano vinto i
Grifoni…”
“Non
m’interessa chi aveva vinto! Quell’ottava nana* mi
ha quasi riportato dal creatore
non so quante volte” sbottò Scorpius, sorridendo.
“Infatti
eravate nemici, vi odiavate proprio, eh?” domandò
Albus.
“Odiare è
diminutivo. La detestavo.”
Albus
cominciò a ridere.
“Cosa?”
“Beh… se
la odiavi così tanto, perché siete finiti
insieme?” chiese un'altra volta, con
sguardo malizioso.
Quella era
una domanda davvero strana.
Scorpius
sospirò, “ Ma che ne so. Alla fine era divertente,
era diventato il mio hobby
preferito prenderla per il culo, e a volte se non c’era
pensavo: ‘Ma dove cazzo
si è cacciata?’. Nemmeno a pensarlo e puff, eccola
lì davanti a me. Mi ricordo
quando faceva ancora il terzo anno e mi arrivava al massimo sulla
pancia, veniva
verso di me tutta incazzata! Era uno spasso, era impossibile non
notarla con
quei capelli e soprattutto con quella faccia. Poi è cambiata
in un attimo… al
quinto anno era anche più stronza devo dire…
però era… bella.” sbuffò,
“Comunque
sia, era più alta e molto più matura. Era quel
genere di ragazza che non si fa
mettere mai i piedi in testa…”
“No, Lils
per niente” aggiunse Albus.
“Già. Lei
era perfetta per me, lo sapevo. Certo non entrava nei miei canoni di
bellezza,
ma era bella davvero. Con quei capelli rossi che le erano veramente
cresciuti
molto, mossi. E quegli occhi, porco Merlino, non farmici pensare. In
quell’anno
dimmi quale ragazzo non la notava: ero sicuro che si sarebbe fidanzata
con
qualcuno, a dire il vero, e a volte la cosa m’irritava, anche
se non lo davo a
vedere. Ma lei rifiutava sempre, ogni invito, ogni sorta di flirt.
È in gamba
Lily… lei è…”
Rimase in
silenzio.
“Lei è
cosa?”
Scorpius
strabuzzò gli occhi e guardò l’amico,
accigliandosi. “Cosa stai cercando di
farmi dire?”
“Nulla” negò
l’amico visibilmente allarmato, “Volevo solo che
continuassi la frase… lei è?”
L’ex
Serpeverde si mise una mano tra i capelli e sbuffo, “Lei
è andata via. Ecco
cosa. Ma mi rifarò, sicuramente!”
Albus
sorrise rincuorato, “Bene, allora. Hai già qualche
ragazza in mente?”
“EH?”
esclamò l’altro.
“Si, è
passata una settimana da quando vi siete lasciati…
già hai fatto qualcosa?”
chiese, finendo di bere tutto il tè.
“…”
“Allora?”
“…”
“Vuoi
parlarne?!”
“… Sì,
cioè no! Ormai non ho più— non riesco a
provarci con altre ragazze, porca
troia!” disse mentre il pugno sbatté contro il
lavandino.
Albus
sorrise ancora, si alzò dal divano e si avvicinò
all’amico, “Hai detto più di
quanto pensassi”
Scorpius
guardò la mano dell’altro posarsi sulla sua
spalla, “Vaffanculo” masticò, prima
di sentirsi tremendamente solo.
Questo,
però, non gliel’avrebbe mai detto.
♥♥♥
Erano
passate due settimane da quando Lily lo aveva lasciato. Ogni sera,
inconsciamente,
Scorpius Malfoy si domandava se stesse bene, se avesse mangiato meglio
di
quando stava con lui, se era felice e se magari, anche per sbaglio,
qualche
volta lo pensava.
Si
chiedeva se mai Lily Potter piangesse per lui o se almeno in quella
circostanza
avesse versato qualche lacrima pensandolo lontano da lei.
Una parte
di lui voleva che piangesse così tanto da rendersi conto
dell’enorme sbaglio
che aveva fatto. L’altra parte di Scorpius, invece, sperava
il contrario.
Ennesima
sera passata da solo.
Si era
quasi abituato a quello strano freddo ogni volta che si girava dalla
parte
vuota del letto: immaginava sempre di ritrovarla lì, con i
capelli arruffati e
un sorriso sereno, oppure in posizioni strane la mattina appena
sveglio.
Pensava a
quante volte Lily gli si aggrappava dietro e lo stringeva, quando
posava la testa
sulla sua spalla o quando dormivano abbracciati.
E la
mattina, a fare gli stupidi: portare la colazione a letto quando erano
in vena
di coccole, le lotte con i cuscini, le litigate che finivano su quel
letto.
Era tutto
svanito.
Forse, se fosse
potuto tornare indietro nel tempo, avrebbe fatto diversamente,
l’avrebbe
trattenuta.
Solo una
volta. Una sola. Per riprendersela.
Quel
pomeriggio era riuscito a prendersi una pausa dal Ministero. Non era
nemmeno
sicuro del perché si era recato in quel parco, ma da tutta
la mattinata l’idea
di andare in quel piccolo posto, l’allettava. Come se dovesse
andarci per
forza.
Era una
sensazione strana a dire il vero, ma per istinto si era preso un
permesso ed
era uscito dal lavoro il più presto possibile.
Così, senza un motivo ben
preciso.
Si era
munito di un cappotto pesante, di scarpe da ginnastica e si era
intrufolato in
quel luogo pieno di alberi e fango.
Doveva
essere proprio una cosa grave per portarlo a entrare in quel parco;
ogni volta
che la Potter glielo chiedeva, negava sempre. Troppi babbani in un solo
luogo
contemporaneamente.
E invece ora
eccolo lì, con le mani nelle tasche e la cerniera del
cappotto alzata fin sopra
il mento per il freddo, a girare senza meta come un barbone.
C’erano
tantissimi odori in quel posto: muschio, fango e anche odore di
pioggia. Il
terreno era fangoso e giravano solo persone anonime, con cappotti che
variavano
dal nero, al grigio, o addirittura al marrone.
Mai nessun
passante con un capo di colore colorato, come giallo, rosso o anche il
verde.
Tutti anonimi e neutri, compreso lui.
Solo una
ragazza con un cane aveva un cappotto rosso sopra una maglia che
portava
piuttosto lunga: al posto dei jeans aveva dei fuseaux neri e degli
stivali che
gli arrivavano al polpaccio. Portava un cappello fatto a maglia da dove
uscivano varie ciocche rossastre.
Impossibile
non notarla, soprattutto se poi si pensava: ma è il cane che
porta lei o è il
contrario?
Era così
presa da quel cane che si faceva trascinare ovunque, facendo facce
strane ogni
qual volta qualche passante si fermava e rideva. Imprecava e poi
sorrideva
all’animale, come per rassicurarlo.
A volte
mostrava l’indice alla schiena delle persone che la
deridevano, era davvero una
scena comica.
Scorpius
rimase a fissare quella ragazza, a lui nota, per così tanto
tempo che si
ricordò tutte le cose che si era dimenticato di lei.
Come quanto
il naso le diventasse rosso ogni volta che sentiva freddo, che quel
berretto
l’aveva cucito la nonna apposta per lei e che quel vizio di
spostare i capelli
ogni volta con la mano destra non gli era ancora passato.
Mosso da
qualche strano spirito, forse lo stesso che l’aveva indotto
in quel parco e
soprattutto l’aveva portato da lei, si ritrovò a
poca distanza da quel
corpicino esile intento ad accarezzare il cane con vigore.
“Potter.”
Riuscì a
dire, dopo averle fissato la schiena per più di cinque
minuti.
Alla voce
profonda che chiamava il suo cognome, la ragazza si fermò di
scatto
dall’accarezzare il cane; posò la mano sulle
ginocchia e si fece forza per
alzarsi da quella posizione scomoda.
“Malfoy.”
Disse
fredda, mentre si puliva le calze pesanti alla bella e meglio.
“Devo
parlare con i tuoi capelli o posso vedere la tua faccia da
demente?”
Se doveva
attirare l’attenzione su di sé, quello era il modo
migliore.
“Mi sembra
che di aver detto che io e te non…” appena si
girò, rabbia e irritazione si
lessero chiare sul suo volto, ma pian piano che parlava e mentre
fissava gli
occhi di Scorpius, sembrava quasi che le gambe le stessero cedendo,
tanto che
il ragazzo pensò di dover trattenerla per non farla cadere.
Gli occhi
azzurri di lei diventarono vacui mentre si specchiavano nei suoi,
sembrava che
stesse per avere uno strano malore.
“… Abbiamo
più niente… da dirci” si riprese giusto
in tempo per continuare la frase.
Scorpius
sorrise beffardo mentre, dentro di sé, un urlo di vittoria
rimbombava
all’incirca al centro del suo petto.
Era sicuro
che il suo cuore saltò un battito quando vide che lei lo
stava guardando, come?
Con desiderio?
Forse le
era mancato sul serio.
“Ehi,
respira” le ricordò, ghignando.
Vide che
la stretta intorno al collare del cane si fece più salda,
mentre Lily si
mordeva un labbro per trattenersi. Quanto erano belle quelle labbra,
leggermente carnose e rosee.
Scorpius
si chinò sull’animale, rigettando dentro tutto il
ribrezzo che aveva in corpo e
lo guardò muso a muso. Alzò un sopracciglio e
fissò Lily.
“Di chi
è?”
Con
riluttanza la rossa rispose. “È di
Jamie.”
Rise, “In
effetti gli somiglia molto.”
“E’ una
femmina” rispose Lily, roteando gli occhi.
“E
allora?”
“… Lascia
stare.”
Scorpius
avvicinò la mano al cane, sorrise e cominciò ad
accarezzarlo!
Uno
sbuffo, “Sei venuto per provarci anche con il
cane?”
Senza
guardarla, sentendo gli occhi puntanti sulla sua testa, Scorpius
continuò a
fissare il cane.
“Vorresti
che ci provi con la padrona?”
Un altro
sbuffo, “Se vuoi rischiare la vita, accomodati.”
“Non pensi
che” alzò il viso, “L’ho
già rischiata un po’ troppe volte per stare con
te?”
Lily lo
fissò, “Se mi hai fermato per dirmi questo, potevi
risparmiarti il disturbo
io---..”
“Stai
bene?”
“Che vuoi
dire?”
Scorpius
si alzò, arrivando di fronte a lei. I dieci centimetri in
più si sentivano
tutti. Lily lo fissò con tristezza, poi si passò
una mano sul viso, per svegliarsi,
“Si” sussurrò, “Sto
bene.”
Lui annuì,
senza un sentimento ben preciso. Felicità,
tristezza… che cosa?
“Anch’io
sto bene.”
“Mi fa
piacere.”
Dei
bambini passarono con la bici e due gocce di pioggia caddero
sull’asfalto.
Scorpius
mise le mani in tasca, mentre la pioggia si faceva sempre
più fitta. Non si
mossero di un passo.
I passanti
cominciarono a correre, alcuni avevano gli ombrelli con sé,
loro, invece,
rimasero fermi immobili, uno di fronte all’altro, aspettando
qualcosa.
Qualsiasi cosa.
“Sai,
infondo lo sapevo già che sarebbe finita
così” cominciò Lily, bagnata dalla
pioggia.
Il ragazzo
fece una smorfia che parve un sorriso, “Lo pensavo
anch’io… insomma, che fine
poteva esserci per uno come me e una come te?”
“Siamo
nemici fin dalla nascita” sul volto della rossa si dipinse un
sorriso amaro, “Ma
va bene così.”
Scorpius
scrollò le spalle, i panni zuppi di pioggia e i capelli
gocciolanti. Sorpassò
Lily e sospirò.
“Stammi
bene, Lily.”
La ragazza
annuì.
“Addio,
Scorpius Malfoy.”
Cominciò a
camminare lentamente, aveva promesso a se stesso di non
girarsi… non doveva
guardarla. Basta, era finita.
Cazzo
doveva assolutamente rivederla. Anche se di spalle, una volta sola.
Poteva
cambiare tutto, tutto!
Si girò e
la vide ferma proprio dove l’aveva lasciata prima, con una
mano sulla faccia.
Sorrise.
“Ehi
Potter.”
Digli che
la rivuoi con te, digli che ti manca, che vuoi che tornate insieme,
digli che
sei innamorato di lei, digli che la ami e che ti manca. No! Non puoi
dirlo
Scorpius, sei un Malfoy… il tuo orgoglio.
Non
dirglielo. Stai zitto. Non dire niente.
Lei si
girò con fatica, mentre si asciugava il viso bagnato da
pioggia e lacrime.
“Non
sapevo che i Grifoni fossero così piagnoni.”
Bravo.
Lily
sorrise, mostrò il dito e si girò incamminandosi
sotto la pioggia, dal lato
opposto al suo.
Lontana da
lui, lontana da loro.
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* Era un'insulto che mi fanno a me perchè dicono che sono bassina (che poi non è vero xD). I Sette Nani di Biancaneve sono 7 e io visto che sono nana, sono l'ottava <3Ringrazio le due persone che l'hanno letta in anteprima e mi hanno dato un mare di consigli! Vi voglio bene.
Ci sarà solo un altro capitolo per vedere come va a finire questa storia... tragica o meno.
Un grazie a tutti quelli che leggeranno questa fiction e un ringraziamento speciale anche a chi me la recensirà.
<333
robs