Storie originali > Generale
Ricorda la storia  |      
Autore: alessiasc    11/09/2010    2 recensioni
«hai da accendere?» si avvicina lentamente alla ragazza affianco a me, Leila. Il mio cuore batte così forte che sono certa riesca a sentirlo anche lui. Ma ormai, cosa mi importa? Niente. Non mi importa niente. O forse sì. «sì, perchè?» Leila si sistemò il ciuffo. Era una sua fissa, aggiustarsi il ciuffo, lo faceva così tante volte che dopo un po' diventava snervante. Nathan sventola la sigaretta spenta davanti agli occhi della ragazza, scocciato. «e quindi?» dice ancora Leila. (...)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

tutto ciò che ho scritto è frutto della mia fantasia, purtroppo. so di non essere andata a capo, ma è una cosa abbastanza vecchia, mi dispiace per il disordine u.u e per la schifezza (:


«hai da accendere?» si avvicina lentamente alla ragazza affianco a me, Leila. Il mio cuore batte così forte che sono certa riesca a sentirlo anche lui. Ma ormai, cosa mi importa? Niente. Non mi importa niente. O forse sì. «sì, perchè?» Leila si sistemò il ciuffo. Era una sua fissa, aggiustarsi il ciuffo, lo faceva così tante volte che dopo un po' diventava snervante. Nathan sventola la sigaretta spenta davanti agli occhi della ragazza, scocciato. «e quindi?» dice ancora Leila. Intervengo, «L, dagli sto accendino» dico, ridendo. Mi passa la sua sigaretta, accesa, e la tengo tra due dita, lasciando scivolare il braccio sul fianco. Nathan mi guarda, qualche secondo, poi torna a guardare il fumo della sigaretta che tengo in mano salire nell'aria. «tieni» dice Leila, passandogli l'atteso accendino. Lui fa un cenno, sorridendo compiaciuto, e prova ad accendersi la sigaretta, si allontana. Leila si avvicina a me e mi abbraccia, ricambio teneramente l'abbraccio e le do un tenero bacio sulla guancia. Qualcuno mi batte due dita sulla spalla, così io e Leila ci stacchiamo. Sorrido. «Leila sto coso non va un cazzo» Leila sbuffa e lo prende per un braccio, lo avvicina a noi. «metti la sigaretta in bocca, te l'accendo» dice, facendo con la mano uno scudo per il vento. Lui attende qualche secondo, sposta lo sguardo su di me, poi su Leila, e avvicina il viso a noi. Io sono troppo vicina a Leila, quindi troppo vicina a lui. Ora scoppio. Ora svengo, tenetemi. È troppo bello, è troppo per me, potrei morire lì, così, su due piedi, magari anche tra le sue braccia, se non distolgo lo sguardo dal suo viso così vicino al mio. La mia mente mi urla di allontanarmi, ma il mio corpo rimane lì, incapace di muoversi. La sigaretta finalmente si accende, Nathan si allontana di mezzo millimetro, quasi non noto la distanza, gira il viso verso di me e toglie la sigaretta dalla bocca, lasciando che il fumo mi arrivi in faccia. «grazie, ci si vede» dice, prende l'accendino dalle mani di Leila e si allontana. Sbuffo. Leila mi guarda, io guardo Nathan che si allontana, è più forte di me. Cos'ha quel ragazzo, una calamita? Sbuffo di nuovo, poi ancora. «Hals? La smetti? Che hai?» Alzo le spalle, «uh, emh, niente..niente, tutto okay» dico, e metto in bocca la sigaretta che mi aveva lasciato poco prima. «okay, bella, non me la dai a bere, dimmi che hai, ora» sbuffo. «e piantala di sbuffare!» esclama, allora rido, e lei ride con me. Quando mi fermo mi giro e guardo nella direzione in cui è sparito Nathan. «Nathan uhu?» dice Leila, tirandomi una tenera gomitata. Mi lamento, ma in realtà non mi ha fatto male. Non sento più niente, puoi pugnalarmi al cuore, e non sentirei niente, tanto quello ormai è già distrutto. Calpestato, ignorato. A chi importa? A me, se permetti. «Leila, lo sai che è lui» Leila fa un tiro di sigaretta, inspira, e mi espira in faccia. «che schifo, L, dai.» dico, tossisco. Lei sorride, sembra quasi soddisfatta «certo che lo so che è lui bella, ma è passato un anno ormai, credevo fosse passata» ride. Cosa ridi? «no, non è passata» dico, poi mi giro e percorro il marciapiede. Arrivo a metà strada, tra qualche metro svolto l'angolo, mi giro verso Leila, sta già parlando con qualcun'altra. È la nostra amicizia, se la si può definire tale. Svolto l'angolo, voglio solo andare a casa. Percorro tutta la via a passo svelto, la borsa sulla spalla mi da meno fastidio del solito. Sento un calore improvviso sul braccio e finisco contro il muro del palazzo. C'è odore di fumo, sento solo odore di fumo. Ora realizzo chi ho davanti a me. Mi gira la testa, e sento cedere le gambe. «ciao» sussurrà, sorridendo. Lo guardo meglio. È davvero lui? Lo sto sognando. Sì, lo sto sognando di nuovo, mi dico. Eppure non mi sveglio. «ciao» dico. E sento la mia voce, non è un sussurro invisibile, lontano. La sento proprio, e sento che esce dalla mia bocca. «sei Haley vero?» annuisco. Ho ancora voce? So parlare? «so che sai chi sono io» dice. E si avvicina di più. Mi mette una mano su un fianco, e la testa gira ancora più veloce. È possibile come cosa? Con l'altra mano afferra la mia e intreccia le sue dita con le mie. Sorride ancora. «non mi hanno mai parlato bene di te, sai?» dico. Woah, la mia voce c'è, trema, ma c'è. No, aspetta, cos'ho detto? Scema, scema, scema. Mi aspetto che si allontani, che se ne vada, o simili. E invece sorride e annuisce. «lo so, e ti importa?» scuoto la testa. È vero. Non mi importa. Faccio finta che mi importi, cerco in ogni modo di convincere me stessa che non è giusto per me, che è una persona orribile. Ma non ci riesco, perchè quando esco da scuola, i miei occhi cercano solo lui. Perchè quando chiudo gli occhi per pensare, c'è la sua immagine. Perchè quando lo vedo mi brillano gli occhi. Perchè quando sento quella canzone, che esprime tutto ciò che una ragazza può provare, lui è il protagonista. Perchè tra tutta la gente che c'è al mondo, tra tutti i visi della gente, i comportamenti, i movimenti, io guardo solo lui. Solo i suoi. Si avvicina di più, non lo fermo, non voglio fermarlo. Voglio che si avvicini tanto da sentire il battito del suo cuore, voglio che riempia il vuoto che sento dentro, voglio sentire il suo calore. «perchè non ti importa?» chiede. Avevo smesso di farmi questa domanda mesi prima. Lo guardai negli occhi, osservai i suoi lineamenti, il suo sorriso. Le sue labbra. Perchè sei l'unica ragione per la quale vado a scuola ogni mattina, Nathan. «perchè dovrebbe importarmi?» lui alza le spalle. «sono felice che non ti importi» dice, e si avvicina ancora. Tra il suo naso e il mio ci sono pochi centimetri di distanza. «perchè?» non so se lo dico, lo sussurro o lo penso. «perchè se no, non penso che potrei fare questo» dice. Sento la sua mano che preme di più sul mio fianco, poi il suo corpo si appoggia piano al mio, il suo naso sfiora il mio, poi le sue labbra toccano le mie. Sento lo stomaco che fa le capriole, vorrei urlare, ridere, saltare e mettermi a ballare in mezzo alla strada. La testa smette di girarmi improvvisamente, e la mente si libera. Da tutto, dalle sigarette, da Leila, dal compito di matematica, da quello che ho detto, dalla posizione del mio corpo. Avvicino una mano alla sua spalla, mentre le sue labbra si dischiudono e, con la sua, cerca la mia lingua. Mi prendo qualche secondo per aprire leggermente la mente, ma non ci riesco. Allora faccio quello che mi dice di fare il cuore, che batte all'impazzata. Tremo. Dischiudo le labbra e incontro la sua lingua. Ha un buon sapore, tutto ha un buon sapore. Sento l'odore del fumo, e anche quello ha un buon sapore. Mi lascia piano la mano e la mette sul fianco libero. Appoggio entrambe le mani sulle sue spalle e lo stringo a me. La borsa mi scivola sul braccio, ma quasi non me ne accorgo. Le nostre lingue si muovono insieme, in piccoli movimenti perfetti. Si stacca piano, gradualmente. Ora mi guarda. Mi sento pervasa dal suo sguardo. Nella mia bocca c'è il suo sapore, scende e brucia fino alla gola, poi nello stomaco. «sicura che non ti importi?» mi chiede. Lo bacio ancora, e gli mordo il labbro. «se prima mi importava minimamente, ora non mi ricordo nemmeno più quello che la gente mi dice» dico, anche questo è vero. Mi prende la mano e ci stacchiamo dal muro, mi trascina verso la fermata dell'autobus, e, appena arriviamo, mi bacia di nuovo. Mi bacia. Lui, bacia me. Io, bacio lui. Ed è esattamente come nei miei sogni, solo che questa volta le parole le pronuncio davvero, e lui anche. Solo che questa volta i miei movimenti sono ancora nervosi, terrorizzati dallo sbagliare, mentre nel sogno sono così sicuri. Però va bene così. Lui mi stringe la mano, e quel senso di vuoto non esiste più. Ora siamo solo io e lui.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: alessiasc