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Autore: Eylis    12/09/2010    1 recensioni
Dedicata a chi ha già partecipato ad uno dei miei concorsi (vedi forum EFP), a chi ne è stato incuriosito e a chi non ne ha mai sentito parlare questa raccolta vuole essere la mia "partecipazione" a tali concorsi. Troverete quindi una storia per ogni edizione uscita. Maggiori spiegazioni seguono nel primo capitolo e indice della raccolta.
[Original Concorso 01] Il Castello e... Lei - Tenebre e Sogni
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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[Original Concorso 01] Il Castello e... Lei - Tenebre e Sogni


1. Layna

Luce
“Mamma?”

Silenzio.

“Mamma?”
La bambina scosse il capo, spaventata, nel tentativo di togliersi dagli occhi quel velo lasciato dal sonno. Si era svegliata nel pieno della notte a causa di un fruscio strano, ma non riusciva a vedere nulla, la stanza era troppo buia. E sua madre non rispondeva, perché? Cercò a tastoni Tio, il suo peluche. Ce l’aveva da quando era nata, le aveva detto la mamma, e ora ne aveva proprio bisogno.
Tio non c’era.
Buio




Luce
La possibilità che i genitori di Layna si alzassero, svegliati dai lamenti della loro piccola, e corressero nella sua cameretta erano di colpo diventate terribilmente esigue. In effetti, inesistenti. Se l’avessero fatto avrebbero presto realizzato che la bambina si era semplicemente volatilizzata nel nulla, infatti nessuno aveva toccato la porta chiusa a chiave della sua cameretta o le sbarre alla finestra. Eppure Layna non c’era più.
Quella dolce bambina… tenera frugoletta da rinchiudere al sicuro in una casa lontana dal mondo, perché nessuno potesse vedere i suoi occhi di luna.
Una bambina normale agli occhi di tutti, in verità, tranne a quelli dei genitori che, colti dall’adorazione per la loro creatura fin oltre il limite della follia, avevano voluto tenerla solamente per loro, segreta a chiunque.
Appunto, loro non avrebbero scoperto della scomparsa del loro tesoro. Come avrebbero potuto del resto, visto che giacevano sgozzati nel loro letto?
Tio era rimasto appoggiato al cuscino che ancora manteneva tenue la forma della testolina di Layna.
Buio




Luce
Da lontano Layna vide apparire una minuscola luce. Sembrava un fiammifero acceso, pensò la bimba, senza rendersi conto del significato di quell’apparizione. Ma aveva solo cinque anni, non poteva rendersi conto di quanto la venuta di un oggetto tanto lontano potesse essere avvertimento di dove lei si trovasse, o perlomeno del fatto che certamente non fosse più sul suo letto. Forse credeva che si trattasse di una macchina che, solitaria, stava correndo sull’unica strada che dalla sua finestra riusciva ad intravvedere, quando l’inverno toglieva le fronde a tutti gli alberi che circondavano l’abitazione in cui viveva.
Curiosamente però la luce sembrava aumentare in dimensioni ed intensità, e pian piano le si aggiunse il tiepido suono di un passo cadenzato. Incerta la bimba si strinse nel suo pigiamino giallo, e ancora una volta andò alla ricerca, con la mano, di Tio. E questa volta trovò qualcosa, ma non si trattava del peluche. Era una mano. Lei sussultò.
“Lasciala, Layna… lasciala stare.”
Buio




Luce
“Chi sei?”
Di colpo la luce si era fatta vicina, molto vicina, al punto che la bambina aveva potuto vedere come si trattasse semplicemente di una torcia sostenuta da uno strano personaggio. Sembrava un incrocio tra un elfo e uno gnomo, creature che Layna conosceva bene, perché erano rappresentate sul libro delle fiabe che chiedeva sempre al papà di leggerle. L’ometto si sedette al suo fianco.
“Mi chiamo Nuun.” La bambina aggrottò le sopraciglia.
“Nu-… che?” Non aveva mai sentito un simile nome. Ma lui non le badò, si limitò a voltarsi per prendere con delicatezza tra le sue quella mano che prima Layna aveva stretto. Chinò la torcia per osservarne meglio il possessore, e la bambina, curiosa, si sporse oltre il corpo della creatura per vedere a sua volta. La cosa strana fu che non vide nulla, ma proprio nulla, anche la mano di prima era sparita. Eppure Nuun ora si stava muovendo in modo goffo, inginocchiato a terra, come se volesse sollevare una persona esanime. Layna prese un attimo di coraggio e gli afferrò una delle maniche setose che gli adornavano le braccia.
“Dov’è la mia mamma?”
Buio




Luce
Non riusciva a capire. Perché non poteva vedere la sua mamma? Ma Nuun le aveva detto dolcemente che doveva essere molto coraggiosa, e Layna sapeva cosa voleva dire quella parola, gliel’avevano spiegato all’asilo quando qualcuno cadeva e si faceva male alle ginocchia. Voleva dire che non doveva piangere e pensare a qualcosa di bello. A dire la verità faceva fatica a pensare, si sentiva ancora tanto stanca e in quel posto era tutto così buio che non vedeva niente… Non sapeva come fare a pensare a qualcosa se lì non c’era nulla da guardare e su cui poi riflettere.
Stavano camminando, adesso, Nuun si era alzato di lì a poco mostrando di sorreggere qualcosa fra le braccia e le aveva chiesto se era capace di tenere la torcia. Layna aveva avuto paura, all’inizio, ma poi lui le aveva detto quella cosa a proposito dell’essere coraggiosi e lei aveva accettato. Però era lei a seguire Nuun, perché non sapeva la strada. A dirla tutta ancora non aveva capito dove fossero finiti la sua camera, il suo piumone caldo e soprattutto quel monello di Tio, che era scappato proprio quando ne avrebbe avuto bisogno.
Una volta, mentre camminavano, le braccia di Layna avevano rischiato di cedere, e la torcia si era abbassata un poco, quel tanto che bastava da permetterle di osservare il pavimento. Era di pietra lucida, le pareva di ricordare che i grandi la chiamavano marmo, ed era pieno di disegni neri, verdi e azzurri. Tutto il resto era bianco, un po’ come la panna che la mamma preparava ogni tanto. Però le pareti non sembravano bianche, almeno per quello che riusciva ad intuire nel buio…
Buio




Luce
Quando erano arrivati davanti al portone Nuun aveva gridato, e lei si era spaventata. Ma lui non vi aveva badato, aveva solo chiesto a gran voce che qualcuno gli aprisse e le due grandi porte si erano lentamente spalancate per permettere loro di entrare in un altro posto buio. Non era passato molto tempo da quando Layna si era risvegliata in quel posto, ma alla bambina sembrava un’eternità. La torcia le pesava, la mamma non aveva ancora risposto alle sue chiamate e proprio non capiva cosa stesse succedendo. Forse era solo un sogno. E poi era così stanca, così tanto stanca… Voleva solo infilarsi fra coperte morbide e dormire fino a che il sole non fosse arrivato a svegliarla.
Layna non sapeva che il sole non arrivava in quel posto, perché le pareti non avevano finestre, e le porte sbucavano in lunghe strade avvolte dalle tenebre. Era in un castello, il Castello Sepolto.
I grifognani l’avevano portata lì, al fianco della sua gemella di terra.
Buio
  
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