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Autore: Nirvana    26/10/2005    10 recensioni
Una creatura sconosciuta si aggira per il castello mietendo vittime. Harry si troverà inspiegabilmente con nuovi poteri, e dovrà lottare contro un essere a lui sconosciuto per proteggere la persona che ama di più al mondo.
Genere: Avventura, Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Il trio protagonista | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Harry era sdraiato a pancia in su, sul suo letto ormai troppo stretto e corto per lui, mentre faceva rimbalzare svogliatamente sulla parete opposta una pallina da tennis.

La sua mente era completamente vuota se non per il suono ritmico della pallina.

Dalla finestra aperta entrava un leggero venticello che gli scompigliava i capelli, già spettinati come al solito.

 Tutta estate era rimasto sdraiato sul letto, ormai ci aveva scavato un solco con l’ impronta della sua schiena.

Domani sarebbe stato il suo diciassettesimo compleanno e aveva deciso di fare una visita al museo archeologico, per non essere costretto coi suoi zii in casa, mentre suo cugino gli rinfacciava l’ assenza di auguri e regali.

Dal salotto di sotto tuonò la voce dello zio: “ Piantala con quel fracasso che stai facendo e vieni di sotto!”.

Rassegnato Harry si alzò dal letto, uscì dalla stanza strisciando i piedi, sbatté la porta e scese a passi pesanti le scale.

Arrivato di sotto si fermò di fronte allo zio, le gambe leggermente divaricate, le mani affondate nelle tasche e un’ espressione di seccatura mista a rassegnazione dipinta sul volto.

Vernon Dursley squadrò il nipote da capo a piedi. Il suo sguardo indagatore si soffermò su tutto di lui, come per accertarsi che tutte le cose che lo infastidivano fossero ancora lì: dai capelli neri irrimediabilmente spettinati, all’ anellino argentato che portava all’ orecchio destro, dalla canottiera bianca che lasciava scoperte le spalle notevolmente irrobustite negli ultimi anni, ai jeans sformati che lasciavano intravedere l’ elastico delle mutande perché troppo larghi.

“ Sì? “ chiese il ragazzo.

“ Devi uscire a comprare il latte per domattina. Prima Dudley lo ha versato per sbaglio su tua zia e ed è finito. Vedi di muoverti il negozio chiude tra mezz’ ora. rispose scontroso lo zio.

Harry uscì senza dire una parola e incamminò lungo le strade buie e deserte di WW.

Si sentiva depresso. Incredibilmente depresso. Depresso e anche frustrato. Avrebbe voluto avere i problemi di un normale ragazzo di diciassette anni. Avrebbe voluto preoccuparsi di andare bene a scuola, di riuscire nello sport, di piacere ai suoi amici, e magari di trovare il modo e il coraggio di dire alla ragazza che amava quello che provava per lei. Ma lui non poteva, non avrebbe ancora potuto, almeno finché non avesse sconfitto Voldemort.

In più una terribile solitudine lo opprimeva . I suoi amici, le uniche persone su cui poteva veramente contare, non gli avevano ancora scritto. Le lettere potevano essere intercettate.

Arrivato al negozio entrò, e si diresse subito dove c’ era il latte. Poco più in là, vicino ai surgelati, un gruppetto di ragazzine sui tredici -quattordici anni lo guardavano maliziose. Una in particolare, la più carina, era tutta rossa e imbarazzata, mentre lottava contro le sue amiche, che la stavano spingendo verso Harry. Lui se ne era accorto e per evitare l’ incontro si sbrigò a pagare e uscì in tutta fretta.

Mentre si incamminava verso casa scorse il viso deluso della ragazzina attraverso la vetrina.

Era carina e magari era anche simpatica, ma tanto per lui nessuna sarebbe mai stata all’ altezza di lei.

Aveva capito di amarla al quarto anno, proprio quando Voldemort l’ aveva invitata al ballo prima di lui. Vederla con un altro lo aveva turbato in un modo indescrivibile, ma sapeva che arrabbiarsi come aveva fatto Ron sarebbe servito solo a peggiorare la situazione. Al quinto anno aveva cercato di dimenticarla con quella Cho ma tanto era stato tutto inutile.

Ormai Hermione era una parte di lui e mai sarebbe riuscito a cancellarla o a vederla solo come un’ amica.

Mentre tornava a casa con questi pensieri, qualcosa di bianco planò su di lui e si posò sulla sua spalla.

“ Ciao Edvige” la salutò Harry.

Perse la lettera che gli porgeva e con mani tremanti scoprì che era di Hermione.

Iniziò a leggere:

 

 

 

 

                                    Caro Harry,

                                   come stai? Spero bene.

 Io sono appena tornata da un viaggio in Italia con i miei genitori.

 Il padre di Ron è stato promosso lo sapevi?

 Così saranno tutti in vacanza in Germania per tutta l’ estate!

                                    Silente ha detto che per la fine delle vacanze potrai stare da me.

                                    Se per te va bene ti veniamo a prendere tra una settimana.

                                   Mi manchi tanto.

                                   Tua Hermione.

 

 

Harry rilesse la lettera cinque volte per accertarsi di aver capito bene. Con il cuore traboccante di gioia e un senso di euforia che cresceva fino a esplodergli dentro, accelerò il passo verso casa.

Era così felice che avrebbe potuto fare tutto il tragitto saltellando e cantando come Heidi.

Avrebbe passato quattro settimane con lei sola, a casa sua!

Camminava svelto con un sorriso enorme stampato in faccia, chiunque lo avesse visto avrebbe detto che avesse vinto alla lotteria.

 

Quando la mattina dopo si svegliò non si ricordava perché fosse così felice. Poi gli venne in mente la lettera ricevuta la sera prima da Hermione.

Un sorriso si apri sul suo viso ancora assonnato.

Era il suo compleanno, non sarebbe rimasto a casa degli zii, e tra meno di una settimana sarebbe andato a casa della sua migliore amica.

Nulla avrebbe potuto turbarlo quel giorno, neppure l’ urlo di suo zio: “HARRY POTTER LA     COLAZIONE!”.

Harry  scese dal letto, si vestì in fretta e corse di sotto ad arrostire la pancetta e preparare il caffé.

Finito di fare colazione con una misera fetta di pane uscì di casa, diretto al museo.

La mostra era aperta dalle nove alle diciotto e l’ entrata era gratuita, forse per quello c’ era tanta gente.

Convinto che quella mostra sarebbe stata molto meglio della visita allo zoo di sei anni prima, entrò nel museo.

Provò una fitta di malinconia e invidia quando vide alcuni bambini che tenevano per mano i loro genitori e li guardavano emozionati facendogli mille domande su ogni cosa.

Lui non aveva mai saputo cosa si provava ad avere una famiglia, un padre e una madre che si prendono cura di te.

 Aveva sempre dovuto cavarsela da solo.

Ma in fondo Voldemort aveva scelto lui, e nulla avrebbe mai potuto cambiare questo ormai, così decise di scacciare questi tristi pensieri concentrandosi sulla guida.

Questa  ultima stava illustrando un’ antica tavoletta egizia, piena di iscrizioni e strani simboli. Sembrava che appartenesse a un’ antica leggenda e provenisse da un tempio.

Mentre il gruppo andava avanti Harry si soffermò ad osservarlo e giurò di aver visto qualcosa brillare…

 

 

 

La settimana seguente trascorse come al solito, con gli zii di Harry che facevano di tutto per tiranneggiarlo e poi ignorarlo.

Il giorno della partenza, il ragazzo era tremendamente eccitato e nervoso.

Fremeva al pensiero di rivedere Hermione, ma era anche molto agitato, tanto che non riusciva a stare fermo un secondo e gli sudavano le mani, lo stomaco stretto in una morsa di eccitazione e lieve panico.

Quando suonò il campanello fece un balzo dal letto e si precipitò di sotto con tutte le sue cose.

Appena la vide si sentì lo stomaco come se avesse saltato un gradino.

Rimase imbambolato qualche secondo ad ammirarla, nella sua minigonna di jeans e canottiera rosa.

Pensò che dovesse avere un’ aria davvero stupida mentre la fissava come uno scemo.

Quando lo vide lei ebbe un balzo al cuore e le tornò in mente il sogno fatto su di lui la sera prima.

Lo passò al radar con lo sguardo, soffermandosi sui jeans larghi e sulla maglietta bianca attillata che lasciava intravedere  muscoli e metteva in risalto l’ abbronzatura.

Infatti quell’ estate gli zii lo avevano costretto ai lavori in giardino e il sole gli aveva donato un colorito dorato. Notò anche l’ anellino argentato che portava all’ orecchio destro, il buco se lo doveva essere fatto dopo la fine della scuola.

Dopo essersi guardati a vicenda per qualche secondo, si sorrisero nello stesso istante e si corsero incontro abbracciandosi.

Rimasero a lungo l’ uno stretto nelle braccia dell’ altro e quando si divisero si guardarono negli occhi sempre sorridenti, entrambi imbarazzati e indecisi su cosa dire.

“ Emh…”iniziò Harry “ Eh…, io,…” continuò Hermione .

Si guardarono negli occhi ed entrambi scoppiarono a ridere.

Intanto qualcuno che Harry pensò essere il padre di Hermione  scese dalla macchina e si diresse verso di loro lungo il vialetto: “ Ciao, tu devi essere Harry vero? Hermione mi ha parlato tanto di te. Se sei pronto partiamo. Ci metteremo mezz’ ora ad arrivare a casa nostra se non c’ è traffico…I tuoi zii non ti vengono a salutare?” .

“ Emh… No, non credo”.

Hermione lanciò un’ occhiata torva verso la casa degli zii di Harry, e poi si rivolse sorridente verso di lui: “ Allora andiamo?”.

 

 

Il viaggio fu abbastanza lungo ma piacevole, Hermione e suo padre raccontarono a Harry il loro viaggio in Italia.

I genitori di Hermione erano simpatici, molto disponibili e gentili, proprio come Harry se li era immaginati prima della sua partenza.

Le tre settimane passarono molto in fretta: i due amici si divertirono molto insieme, e si era creato un rapporto molto dolce di complicità tra loro.

Alcuni giorni prima della partenza per la scuola, Harry era in cucina con la madre di Hermione. Le stava insegnando un metodo infallibile per sgrassare i piatti ( aveva acquisito molta esperienza in materia di pulizie con i Dursley), quando arrivò Edvige con una lettera per lui da Hogwarts.

“ Mi è arrivata la lettera da scuola, vado ad avvertire Hermione , dovrebbe arrivare anche a lei tra poco” disse Harry.

“ Vai pure caro, e grazie mille per il consiglio sulla pulizia, sei un uomo da sposare” rispose con un sorrisetto complice la signora Granger.

Harry arrossì lievemente e corse di sopra in camera dell’ amica.

“ Guarda mi è arrivata la lettera da Hogwarts, tu l’ hai già …” esordì Harry.

Hermione era seduta sul letto con una lettera tra le mani e la testa china.

“Hei che è successo?” chiese dolcemente Harry avvicinandosi e sedendo vicino a lei.

“ Non hai ancora letto la tua lettera Harry?” chiese piano Hermione .

“No, perché? “ Harry scorse velocemente la lettera e alla fine vide cosa aveva turbato l’amica.

COSA? Quest’ anno siamo orgogliosi di annunciare che Pansy Parkinson è la nuova caposcuola?!” citò il ragazzo dalla lettera.

“ Che scema vero? Mi ero illusa che quest’ anno avrebbero scelto me “ disse con una notte di risentimento e delusione nella voce, stravaccandosi sul letto.

E dovevano farlo. Pansy Parkinson potrà avere qualche amico nel consiglio della scuola che le fa avere la spilla da caposcuola, ma questo non cambia il fatto che lei è solo una povera sciaquetta stupida, mentre tu sei la persona più dotata e intelligente che io conosca Hermione. E se loro non se ne accorgono allora significa che non meritano una persona meravigliosa come te”. Sorpreso dall’ audacia delle sue parole Harry arrossì ed Hermione abbassò lo sguardo imbarazzata e lusingata.

Harry si sdraiò sul letto vicino a lei, le passò un braccio dietro alle spalle, abbracciandola e stringendola a sé.

Si vergognava da morire per quello che aveva appena fatto e le sue guance stavano assumendo un colorito rosso pomodoro, ma sarebbe rimasto stretto a lei così per sempre.

Era caduto un silenzio imbarazzante e Harry cercò disperatamente qualcosa per allentare la tensione del momento.

Sul comodino davanti al letto notò un libro di fiabe per bambini, piuttosto vecchio e molto grosso.

Lo afferrò e lesse il titolo” Racconti immaginari di maghi e streghe?”.

“ Lo leggo quando mi sento un po’ giù. A volte ho bisogno di leggere qualcosa che so come va a finire. Ti sembrerà stupido, ma quando ero piccola ed ero triste mio padre me lo leggeva, e io mi addormentavo tranquilla, come se quel libro avesse il potere di cancellare ogni mia paura o preoccupazione. Rispose Hermione allo sguardo interrogativo del ragazzo.

  No, anzi. Dev’ essere bello avere un ricordo dolce della propria infanzia, o un oggetto a cui si è legati. Io da piccolo avevo solo i ragni che mi si infilavano nei calzini nello sgabuzzino del sotto scala” disse Harry provocando una risata a Hermione. “ A nessuno è mai importato di me, se ero triste quando non avevo regali per Natale, o mi sentivo solo perché non avevo nessuno tranne Dudley che mi picchiava. Poi ho incontrato te e Ron… “.

Hermione si limitò a sorridergli e stringersi di più a lui.

Osservò le mani di Harry che aprivano il libro e ne sfogliavano le pagine, guardò il suo dito che scorreva l’ indice delle storie.

Adorava le sue mani. Adorava il colore della sua pelle, come le muoveva, le sue dita lunghe. Adorava tutto di lui, anche le cose che a chiunque altro sarebbero sembrate insignificanti.

Nessun’ altra avrebbe potuto amarlo come faceva lei. Se ne era accorta al quarto anno, quando lui aveva quella incredibile cotta per quella Cho. Mille volte aveva sognato di rivelargli quello che provava per lui e che lui ricambiasse, ma non avrebbe mai avuto il coraggio di parlargliene davvero.

Lui non avrebbe mai contraccambiato. Per ora le bastava rimanergli vicino come amica, anche se avrebbe voluto essere molto di più.

“ Questa mi ispira” disse Harry scorrendo le pagine fino a una storia che Hermione conosceva molto bene, e iniziando a leggerla.

Quel gesto sembrò estremamente dolce a Hermione, che si addormentò così, abbracciata a lui, senza nessun pensiero o preoccupazione, sentendo il suo calore e il suono profondo della sua voce, che sembrava uscirgli direttamente dal petto dove lei aveva appoggiato la testa.

Quando Harry si accorse che lei dormiva, spense la luce, le diede un piccolo bacio sulla fronte e sussurrò “Sogni d’ oro principessa “ prima di addormentarsi stretto a lei.

 

 

  
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