PENSIERI D’UN NONNO

È il quarto caffè che bevo stamattina.
Sono passate meno di ventiquattro ore da quando ho messo piede nella mia vecchia casa.
Gli anni di abbandono, sono ben visibili ovunque e ho dovuto farmi aiutare per sistemarla discretamente.
Ovunque volto lo sguardo, mi sembra di rivivere il passato… vedo mia moglie giocare con mio figlio… quando nell’età dell’innocenza, giocava a fare il Marines… a quei tempi, ero il suo eroe, anche se per via del mio lavoro, erano poche le occasioni in cui mi vedeva.

Fino a poco tempo fa avevo tutto: una moglie, un figlio, una nuora e due nipoti… cosa potevo chiedere ancora alla vita? Forse che nessuno me li portasse mai via… invece uno a uno si sono allontanati da me.
Ora cosa mi rimane di questa famiglia? Un figlio e un nipote che non vedrò mai più se non leggendo qualche notizia sui giornali.

Sì perché ho abbandonato il mio incarico. Non credo riuscirò ad abituarmi a tutto questo… la mia vita, era sempre stata movimentata. Continuamente a caccia di criminali… o svolgere qualunque missione mi venisse affidata.
A quei tempi pensavo solo a svolgere il mio dovere e non avevo tempo per pensare alla mia vita privata. Ora mi sento un inutile vecchio… che per colpa dei suoi troppi sbagli, è rimasto da solo.
Mio figlio mi odia… e mio nipote… non sa nessuno, dove si trova: dopo essere stato a Marine Ford per la seconda volta, è scomparso nel nulla. Sulla foto del giornale, l’ho visto affiancato da Jinbe e Silvers Rayleigh… ma sono preoccupato:
Che senso aveva suonare sedici volte la campana?
E quel tatuaggio, poi?
Che sia un messaggio ai suoi compagni?

Prima di lasciare il mio incarico, sono venuto a conoscenza che i suoi compagni, sono stati visti ognuno su un’isola diversa… non l’avrei mai detto, ma Orso Bartholomew si è dimostrato un grand uomo a salvarli.
Poco esperti per entrare nel Nuovo Mondo. Ha pensato fosse meglio dividerli perché ognuno potesse diventare più forte… allenandosi con i migliori… così che Rufy, non potesse perdere nessuno.

Che non soffrisse più per la perdita di una persona cara… com’è accaduto con Sabo e Ace…. i suoi cari fratelli. In un certo senso, i suoi compagni sono diventati la sua famiglia.
Quando da piccolo Rufy mi disse che voleva diventare come Gold Roger… m’infuriai.
Lui non doveva diventare come quell’uomo… né come suo padre… lui doveva diventare me in tutto e per tutto. Lo minacciavo spesso che se avesse inseguito il suo sogno, gli avrei dato una caccia spietata… fino a condurlo al patibolo… proprio come quell’uomo. Mi domando: L’avrei fatto veramente? NO!

Dadan quel giorno, aveva detto: ‘Prima la missione e poi la famiglia!’ Quanto si sbagliava.
Io non potevo fare niente, perché mi trovavo dall’altra parte dello schieramento… non potevo comportarmi da traditore… ma sapevo che Barbabianca e i suoi alleati non sarebbero stati con le mani in mano… e che Rufy, non avrebbe mai lasciato morire suo fratello… senza la sua ciurma, si è trovato altri alleati per la battaglia… io ho puntato tutto sulla loro vittoria… ma non avevo fatto i conti col più spietato tra i tre ammiragli.

Se solo fossi stato vicino a loro nella fuga, avrei fatto da scudo ad Ace.
Non gli avrei permesso di morire… lui aveva una vita davanti; io invece, sono vecchio… la mia vita ormai era finita.
Avevo promesso a suo padre che mi sarei preso cura di lui… invece la Marina l’ha ucciso. La forza militare che più ammiravo, mi ha causato solo sofferenze… ecco perché me ne sono andato. Al diavolo il Governo… al diavolo la Marina. Sono felice della via che ha deciso di percorrere.