Fanfic su artisti musicali > Michael Jackson
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Autore: Sere88    12/09/2010    1 recensioni
Questa storia racconta l'avventura della fortuna, del talento, e dell'amore; la passione di due anime confuse tra destino e sentimenti, e quella di due corpi che si sono cullati e torturati in un intreccio di vite a cavallo tra cronache e fantasie. E' la storia che racconta della vita di un uomo vero, una stella mondiale della musica, adorato e criticato di nome MIchael Jackson e di una donna inventata che almeno nella mia fantasia gli ha regalato l'amore che meritava...
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4

 

Quella mattina mi guardai riflessa nello specchio di un armadio anonimo in una altrettanto anonima stanza d’albergo. Eccomi qui…stessi capelli, stessi occhi, stesse gambe…fuori era tutto come lo avevo lasciato il giorno prima ma dentro si era scatenata una rivoluzione, una sorta di inversione anatomica. Lo stomaco stretto in gola, il cuore che batteva a destra sinistra, nelle mani, nei piedi e nella testa, nelle mie vene niente sangue ma un’emozione acerba fatta di attesa, di aspettative, di  realtà sconosciute, di possibilità.

Ero felice, ma di una felicità ibrida perché nello stesso tempo mi parve essere legata a mille motivazioni e a nessuna in particolare.

Sorrisi  a quell’immagine allo specchio con un ottimismo che ti appartiene solo se sei tanto giovane e sprovveduta come lo ero io allora, e mi preparai ad affrontare questa nuova avventura.

 

Mi disse che alle otto una macchina sarebbe passata a prendermi al mio albergo. Ero pronta già da un’ ora ed agitatissima perché avevo la sensazione che stesse succedendo tutto così troppo in fretta, ma come sulle montagne russe più sentivo di andare veloce e più mi divertivo.

Quella mattina chiamai Kevin  facendolo saltare giù dal letto; erano le sette di mattina quando squillò il suo telefono.

 

-Mamma mia…mi alzo…mi alzo…Ma chi è che a quest’ora già rompe i cogli…-borbottava mentre aveva già la cornetta all’orecchio.

 

-Mi ha presa!!!! Ti rendi conto!!!! Sei un grande, non c’è che dire…Ti adoro…Ma come hai fatto????!!!!!!

 

Gli urlai direttamente nell’orecchio.

 

-Abbassa la voceeee…non sto…cap…non ho capito niente…

 

-Kevin! Mi ha presa nel corpo di ballo…siiii… per il video; ha detto “sei perfetta, non mi scappi…”che ne so…un sacco di cose…Poi il compleanno a casa sua…

 

Ci misi un po’ per formulare una frase di senso compiuto. Una volta calmati i bollenti spiriti, gli raccontai tutto per filo e per segno. A conclusione della telefonata Kevin saltellava come un ragazzino dall’altra parte della cornetta mentre ripeteva alla moglie –Meggie, oggi si festeggia!!!

 

Arrivò il fatidico momento della scelta dell’abito giusto.

“Diana dove seiiii…” , pensai di fronte all’impellente necessità di un consiglio da amica, di quelli belli spassionati che solo una che ti conosce come le sue tasche da diciotto anni ti saprebbe dare.

Dopo la doccia aprii la valigia alla ricerca di qualcosa di decente, ma come succede sempre in questi casi avevo l’impressione di aver portato solo stracci, nulla di adatto ad una serata come quella…Ma che poi…come sarebbe stata quella serata? Non sapevo davvero cosa aspettarmi.

Minigonna? Troppo sfacciata; pantalone? Troppo poco femminile, e in quel marasma che nulla aveva da invidiare al mercato comunale del mercoledì  alla fine trovai qualcosa.

Diana c’aveva messo il suo zampino. Sfoggiai il vestitino più carino che avevo, un suo regalo; un tubino verde pino senza spalline. Indossai un paio di ballerine basse, spennellai leggermente un po’ di trucco e ravvivai la mia  chioma vaporosa al naturale contenendola in una fascia che richiamava il colore del vestito. Ero pronta!

Mi spruzzai al volo un po’ di profumo, anche quello era un regalo della mia migliore amica, il suo preferito; quanto avrei voluto che fosse stata  lì con me in quel momento per condividere con lei quel senso di trepidazione che mi stava divorando.

Prima che partissi per l’America ricordo che mi accompagnò all’aereoporto insieme a mamma e a Roberto.

 

-Tesoro mio questo è per te- mi disse con le lacrime agli occhi- così potrai sentirmi vicina anche se sarai dall’altro capo del mondo.

 

E adesso che dall’altro capo del mondo mi ci trovavo davvero non potevo fare a meno di abbracciarla con il pensiero.

 

Alle otto in punto arrivò lui; anzi l’autista.

 

Altro che festa di compleanno. Io che ero abituata a bicchieri di plastica, Fanta e patatine San Carlo, in quel contesto mi sentivo a disagio ed osservata, nemmeno fossi andata in giro nuda.

Quella sera Mike, il suo staff ed alcuni amici, una quarantina di persone in tutto, si preparavano a festeggiare a scopo propiziatorio l’imminente uscita del suo prossimo disco, prevista per il 31 agosto, l’atmosfera era piuttosto intima e questo non fece che acuire la mia sensazione di inadeguatezza.

 

-Susieee…che bello vederti! Sei uno splendore…

 

 Mi accolse prendendomi per mano e facendomi fare una giravolta.

Non mi aspettavo un benvenuto del genere, immaginavo quelle cose del tipo ti invito però sono troppo vip per darti retta. Ogni giorno dovevo ricredermi su qualcosa riguardo a quell’uomo.

 

-Vieni ti presento qualcuno- disse cingendomi le spalle con un braccio ed accompagnandomi verso il centro di quel grande giardino con piscina dove c’erano gli altri invitati.

 

Fece un cenno ad una ragazza poco distante; si trovava vicino al buffet con un bicchiere in mano ed una tartina in bocca.

 

-Ecco mia sorella…sempre la solita…Janet vieni qui, voglio presentarti una persona!- esclamò con voce squillante.-… è di un anno più piccola di te, devi conoscerla è un personaggio…

 

Dopo poco mi si avvicinò questa ragazza tutta pimpante e con un vestito dai toni sgargianti.

 

-Ciao! Sono Janet, piacere di conoscerti- mi fece con un tono simpatico porgendomi la mano.

 

Si vedeva da un chilometro che era sua sorella, stesso sorrisone, stessi occhi grandi ed espressivi; ebbi subito l’impressione che fosse una ragazza solare e frizzante e successivamente me ne diede la conferma.

 

-Spero che mio fratello non ti abbia già annoiato con i suoi discorsi…talvolta è un po’ pesante…

 

- E tu sei logorroica…-rispose lui dandole scherzosamente una leggera spinta- …vado a prendermi qualcosa da bere, a dopo…Ah… Janet… ti raccomando…

 

-Tranquillo, tranquillo non la rompo mica…vai vai…

 

Conversammo fitto fitto per più di mezz’ora. Mi sentivo a mio agio con lei parlando di tutto; vestiti, fidanzati, gusti musicali, lavoro, Mi raccontò un po’ della sua carriera artistica e da quella conversazione ebbi modo di scoprire che anche lei come il fratello aveva intrapreso presto la professione di cantante e fino ad allora già aveva inciso quattro dischi e qualche esperienza tv. Mi parlò del suo matrimonio all’età di diciotto anni a Las Vegas, del fatto che dovette tenere tutto nascosto alla famiglia e a Michael in particolare…Insomma in poco meno di un’ora chiacchierammo come se ci fossimo conosciute da una vita.

-Ma non starete mica complottando alle mie spalle…?- intervenne Michael dopo un bel po’ che ci vedeva confabulare-… siete state tutto il tempo in disparte…ma che vi dite?

 

-Cose di donne, non puoi capire…- gli rispose Janet buffamente- No…a parte gli scherzi…- proseguì rivolgendomi un sorrisetto malizioso- stavo pensando a quanto deve essere importante questa Susie per averle organizz…

 

Non le diede nemmeno il tempo di completare la frase che lui prontamente le tappò la bocca con una mano.

 

 – Ehm…devi sapere Susie che talvolta mia sorella parla un pochino troppo…- disse rivolgendole un’occhiataccia eloquente che sembrava dire “Sei sempre la solita”.

 

-A questo punto…direi che forse è meglio che tolga il disturbo…mi vado a fare un giretto. Vi lascio soli…Ciao bella è stato un piacere conoscerti -rispose Janet una volta liberatasi da quella specie di bavaglio, mentre indietreggiando con le spalle alzate e le mani avanti in segno di resa gli sussurrava- Scusa, scusa, scusa…

 

Eravamo soli, e quella situazione ambigua ed imbarazzante non mi aiutò nella scelta di qualche comprensibile parola dal mio vocabolario. Ma per fortuna provvide lui a rompere il ghiaccio.

 

- La macchina è arrivata in orario?-

 

-Si si grazie Michael, ma non dovevi, mi sarei arrangiata io…

 

-Ma non dirlo nemmeno per scherzo…figurati se ti facevo venire a piedi…oggi poi che è il tuo compleanno…Ah a proposito – disse alzando leggermente il tono della voce e rivolgendosi agli altri invitati –ragazzi un momento di attenzione…vi presento un altro motivo per cui festeggiare stasera…Susie!!!

 

Erano le mie ginocchia che stavano cedendo o era il terreno sotto i miei piedi che stava sprofondando? Non ne avevo idea, ma in quel momento sarei scomparsa volentieri.

Iniziò ad intonare “Buon compleanno” e gli altri lo seguirono a ruota; si abbassarono le luci ed entrò una torta enorme con la forma dell’Italia con su scritto…

 

“PER FARTI SENTIRE A CASA …TANTI AUGURI LITTLE SUSIE!”

 

 Tutti applaudirono calorosamente e io stavo rischiando un altro infarto, il secondo nel giro di due giorni.

E pensare che questo fu solo un assaggio di quello che Mike è stato per me nel corso di questi anni, grande, dolce ed inaspettato, proprio come quella torta.

Le nostre vite si stavano incrociando ed io mi abbandonai sognante a quell’intreccio di destini.

 

  
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