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Autore: emmahp7    12/09/2010    12 recensioni
La paura ti fa sentire solo, ti toglie il sonno. Ma se accanto a te c'è qualcuno su cui puoi contare, allora la paura diventa solo un momento da vivere assieme. Missing moment DH. Buona lettura.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Heroes

Temporali  

 

 

The storm is coming soon

It rolls in from the sea

My voice a beacon in the night

My words will be your light

To carry you to me

 

Winter song – Sara Bareilles feat. I. Michaelson -

 

 

 

 

 

 

Il buio nella stanza era quasi totale, eppure Ron riusciva ugualmente ad intuire l’alzarsi e l’abbassarsi della coperta che aveva di fianco al ritmo del respiro di Hermione. Quel movimento appena accennato, regolare, era l’unica cosa che sembrava avere il potere di tranquillizzarlo in quel momento, di permettergli di credere che, nel giro di un paio d’ore, avrebbe, nonostante tutto, anche potuto addormentarsi.

Il sonno non era mai stato un problema per lui, tuttavia, considerando che erano stati quasi catturati dai Mangiamorte, che erano rinchiusi nella casa tutt’altro che confortevole di Sirius Black e che a guardia dell’ingresso c’era una figura raccapricciante con le fattezze di Silente, non si sorprendeva che non fosse in grado chiudere gli occhi senza venire assalito dal panico.

Quindi Ron seguitava a fissare la sagoma distesa di Hermione, sperando che la ripetitività del respiro calmo di lei arrivasse a rilassarlo.

Il suo cervello era attraversato da un flusso ininterrotto di pensieri che non poteva in nessun modo arginare. Cercava di aggrapparsi ad uno in particolare: In fondo non può essere tanto male, in fondo siamo insieme… ribadiva incessantemente nella propria testa tentando di convincersi che quello potesse essere un “compromesso sostenibile”.

“Compromesso sostenibile” era stata l’appellativo che Hermione aveva affibbiato alla soluzione finale che lui aveva concepito per il letto di lei.

Arrivata l’ora di coricarsi, Ron aveva insistito affinché lei si stendesse sul divano e non a terra come lui ed Harry. A sostegno della sua idea aveva usato il pretesto che, se almeno uno di loro aveva un modo per stare più comodo, era da sciocchi non sfruttarlo. Hermione invece era stata irremovibile: se lui ed Harry avessero dormito per terra, allora l’avrebbe fatto anche lei, tanto più che era stata lei stessa ad avere l’idea di restare tutti in una stanza. Avevano difeso le loro opinioni contrastanti per circa mezz’ora raggiungendo quasi la discussione, poi inaspettatamente Ron era stato illuminato e le aveva preparato il letto prendendo i cuscini del divano e posizionandoli a terra. Lei aveva osservato il giaciglio improvvisato per due minuti in silenzio assoluto, cercando, probabilmente, qualcosa da disapprovare.

« Ti prego Hermione, mettiamoci a dormire! » era sbottato alla fine Ron, esasperato.

Lei non si decideva.

Si era morsa le labbra come se avesse appena assaggiato qualcosa di molto aspro ed aveva esclamato sconfitta: « Va bene, Ron, mi sembra un compromesso sostenibile. »

Ron trovava strano che lei l’avesse lasciato vincere così facilmente, ma trovava ancora più strana la definizione che aveva usato per descrivere la sistemazione. Compromesso sostenibile. Già era assurdo litigare a causa di un divano e ora lei se ne usciva con una frase adatta ad un compito in classe.

Ron avrebbe voluto prenderla in giro per il resto della serata, stuzzicare l’Hermione secchiona che ogni tanto prendeva il sopravvento, ma due cose l’avevano fermato: la prima era che nel libro “Dodici passi infallibili per sedurre una strega” esisteva un capitolo intero che sconsigliava vivamente di deridere la ragazza che si desiderava conquistare; la seconda era stata la faccia sinceramente sconfitta che Hermione aveva assunto in quell’istante.

Le aveva rivolto un sorriso breve che voleva significare che andava tutto bene, sperando di poter risollevarla, ma lei non aveva risposto, aveva preso le sue cose ed era andata a preparasi per la notte. 

Era tornata con addosso il pigiama, Ron era già dentro il proprio sacco a pelo ed aveva allineato i cuscini per lei giusto accanto. Hermione aveva fissato il letto rimediato e sembrava sul punto di parlare, ma poi aveva scosso la testa e si era infilata sotto la coperta con un “buonanotte” appena accennato.

Ron si era sdraiato sconsolato e con la netta sensazione di aver sbagliato qualcosa. Di nuovo. Qualcosa che francamente gli sfuggiva.

Ora era lì ad aspettare che il sonno lo cogliesse arrovellandosi il cervello per capire come esattamente fosse stato capace di far arrabbiare Hermione.

La ragione della sua insistenza a privilegiare il benessere di Hermione a discapito del suo e quello di Harry, era che lei notasse quanto gli stava a cuore la sua persona, quanto desiderasse in ogni istante il meglio per lei.

Ma lei non aveva capito.

Magari aveva frainteso il suo intento, probabilmente aveva creduto che lui cercasse un pretesto per litigare.

Doveva scusarsi con lei. Anche se era convinto di non aver sbagliato, stavolta.

Il pensiero dell’equivoco lo rese ancora più inquieto.

L’indomani mattina come prima cosa le avrebbe parlato, doveva solo passare la notte, lei si sarebbe svegliata, e lui allora…

« Quando ero piccola avevo paura dei temporali… »

La voce di Hermione aveva interrotto i pensieri di Ron e si era propagata nel silenzio, inaspettata, anche se si era trattato di poco più che un sussurro.

« Erano l’unica cosa che mi terrorizzava. Sapevo resistere a tutto quello che spaventava gli altri bambini: mostri, serpenti, ragni… »

Ron rabbrividì.

« Ma i temporali riuscivano a scuotermi fin dentro le viscere. Non avevo idea di come gestirlo, mi toglievano il sonno… »

Ron ebbe l’impressione che lei non si rivolgesse a nessuno in particolare, ma si alzò a sedere ugualmente in modo di scorgere un pezzetto di cielo attraverso le spesse tende che coprivano le finestre. Immaginò che avesse avuto un incubo e tentò di tranquillizzarla.

« Hermione, è una notte serena, ci sono le stelle. È improbabile che scoppi un temporale adesso. »

Hermione sospirò.

« Lo so, Ron… »

Lui rimase fermo a guardare nella direzione della sua voce, in attesa che gli spiegasse, allora, la causa di quella confessione.

« Lo so… è solo… quello che è successo oggi mi ha riportato indietro, a quando ero una bambina ed avevo paura dei temporali… »

Fu tutto più chiaro.

Ron finalmente capiva il motivo del malumore di Hermione: era spaventata. Esattamente come lui.

Sorrise; un sollievo istantaneo si propagò per il suo stomaco andando a sciogliere il senso di oppressione che, da ore, lo teneva in agitazione.

Aveva immaginato che Harry ed Hermione avessero reagito al pericolo in maniera impeccabile, come sempre, che avessero messo da parte il panico per rimanere razionali nei momenti difficili. Lui ci aveva provato, aveva tentato di escludere le emozioni, di concentrarsi sulla missione, ma gli era risultato impossibile. Era preoccupato per la sua famiglia, per Harry ed Hermione, e non si dava pace per la sua vulnerabilità. Avrebbe dovuto essere forte, impassibile, aiutare i suoi amici, invece aveva paura.

Ma la verità era che non c’era nulla da rimproverarsi nell’essere spaventati, Hermione gliel’aveva appena suggerito. Lei aveva il potere di riportarlo sempre sulla strada giusta, non aveva idea di come ce l’avrebbe fatta senza di lei.

« Che facevi? »

Hermione probabilmente non si aspettava una tale domanda.

« Come, scusa? » chiese alzando la voce di un tono.

« Per superare la paura, per riuscire a dormire, che facevi? » precisò Ron. Lei lo aveva, forse inconsapevolmente, aiutato a superare lo scoraggiamento, ora toccava a lui tentare di confortarla.

Hermione rimase un momento zitta, persa nei ricordi, alla fine, con voce rotta, raccontò: « Mio padre… arrivava nella mia camera, si sedeva accanto al mio letto… e mi prendeva la mano… »

La commozione impregnava ogni parola e travolse pure Ron.

I “Dodici passi infallibili” non spiegavano nulla riguardo i gesti spontanei, quindi, quando impulsivamente cercò la piccola mano di Hermione e la prese nella sua, non era completamente convinto di aver fatto la mossa giusta.

Sentì Hermione irrigidirsi e trattenere il respiro, ma si trattò solo di un attimo. La mano di lei si rilassò per meglio adattarsi alla forma della sua stretta.

Una volta che il cuore smise di martellargli nelle orecchie con un ritmo forsennato, Ron poté notare come fosse estremamente morbida e molto più fredda della sua. Ne studiò il contorno con il pollice percorrendone il dorso con delicatezza, osservò come le dita di lei s’intrecciassero perfettamente con le sue.

Non aveva mai provato un contatto così intimo. Gli sembrava quasi di poter sostenere l’intera figura di Hermione nel suo palmo. Era una sensazione inebriante e che lo elettrizzava e lo intimoriva al tempo stesso.

Gli passò per la mente il dubbio irrazionale che lei potesse dissolversi da un momento all’altro, il cuore riprese ad accelerare.

« E poi? Che succedeva? » le chiese ancora in un soffio.

Hermione attese un poco e rispose: « Cantava. »

Ron ebbe la sensazione d’inciampare, come quando percorri di corsa una scalinata e non ti accorgi che c’è ancora un gradino. Sobbalzò stupito.

« Cantava? » chiese con un misto di sorpresa e curiosità.

« Cantava per me. Io mi concentravo sulla sua voce e a poco a poco tutti i rumori scomparivano, dimenticavo il temporale e mi addormentavo… »

Ron si ricompose e tossicchiò.

Calò il silenzio, e una strana tensione aleggiò loro attorno. Una tensione carica di aspettativa, elettrica, sfrigolava smaniosa nell’oscurità.

« Hermione? » chiamò Ron interrompendo la sospensione.

« Sì? »

« Non mi metterò a cantare. »

Ci fu un altro breve momento privo di suoni, poi Hermione prese a ridacchiare.

L’inquietudine diminuì in un baleno e Ron seguì la risata di lei.

Rimase sorpreso di quanto fosse facile ridere insieme a dispetto di tutto, era liberatorio. Prima o poi il temporale sarebbe arrivato sul serio e avrebbe consumato la sua forza distruttiva su di loro, ma lui sapeva che avrebbero potuto contare l’uno sull’altra, che sarebbero rimasti quelli di sempre anche se fuori c’era la guerra, anche se avevano paura e faticavano ad ammetterlo.

La risata si esaurì pian piano.

« Grazie. » disse Hermione.

Ron avrebbe voluto ringraziarla a sua volta, ma lei si mosse per slegare le loro mani ancora unite. Lui avvertì le dita di lei che scivolavano via dal suo palmo, reagì d’istinto e le riafferrò impedendole di allontanarsi.

Arrossì all’istante, grande e grosso e ancora non aveva imparato a gestire le sue emozioni. Per fortuna il buio della stanza non permetteva a lei di notare le sue orecchie andare a fuoco.

« Ecco… io… » si affrettò a giustificare il suo scatto. « Magari… posso tenerti la mano un altro po’… così puoi addormentarti tranquilla… puoi far finta che sia tuo padre… »

Sperava ardentemente che la scusa potesse reggere, non voleva che quel momento finisse.

La mano di Hermione non era più fredda, aveva assorbito parte del suo calore, parte di lui, non poteva lasciarla andare. Incontrare le sue dita lo faceva sentire più forte, pronto ad affrontare qualsiasi guerra.

« Non ho bisogno di fare finta, Ron, con te il temporale non lo sento più… »

Ron riconobbe di sembrare un ebete mentre sorrideva al nulla, ma non tentò neanche di trattenersi.

« Davvero? »

« Certo. Anche se non canti… »

Immaginò che anche lei sorridesse.

« Beh, se vuoi posso sempre provare… »

Hermione rise di nuovo.

Il suono della sua risata riscaldava il cuore di Ron; si domandò perché avesse sprecato tanto di quel tempo a farla piangere, quando avrebbe potuto ascoltarla ridere ogni giorno.

« No, no, va bene così! » disse Hermione, « Continua a stringermi la mano finché non mi addormento.»

« Non preoccuparti, non ti lascio andare. » concluse Ron deciso.

Lei si accomodò meglio sui cuscini.

Ron vigilò il respiro di Hermione fin quando non fu completamente convinto che lei dormisse. Solo allora si abbandonò anche lui al sonno con la sicurezza che non avrebbe dovuto attendere molto per assopirsi.

Stringeva ancora la mano di lei nella sua e, per quella notte, non avrebbe più avuto paura di nulla.

 

 

 

La mattina dopo Harry si svegliò in un sacco a pelo sul pavimento del salotto. [...]

Harry guardò le sagome scure che si disegnavano sul pavimento accanto a lui. Ron, in uno slancio di galanteria, aveva insistito perché Hermione dormisse sui cuscini tolti dal divano, quindi lei era più in alto. Il braccio le ricadeva sul pavimento, le dita a pochi centimetri da quelle di Ron. Forse si erano addormentati tenendosi per mano.

 

- Harry Potter e i doni della morte – p.167

 

 

 

 

 

 

 

Eccomi! Avevo promesso che sarei tornata.

Magari non proprio presto come speravo, ma l’importante è che ce l’ho fatta, no?

Nuovo missing moment, praticamente non scrivo altro, ma che posso farci? Ron ed Hermione mi hanno stregata, e la Rowling ha lasciato così tanto spazio vuoto…

Non c’è molto da spiegare, credo che la FF parli da sola.

Inutile dirvi che sarebbe ideale leggerla col sottofondo della canzone citata all’inizio, che mi ha accompagnato durante la stesura della storia.

Ben lieta di conoscere le vostre opinioni, giudizi ed eventuali suggerimenti.

Grazie a tutti.

A “presto”.

 

Emmahp7

   
 
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