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Autore: Elpis Aldebaran    12/09/2010    1 recensioni
La vita è piena di fortuna. O di sfortuna. Dipende dai punti di vista.
JamesLily un po' diversa, perchè Lily non odia James.
Proprio per niente.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, I Malandrini, James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Note da leggere PRIMA del capitolo: Partendo dal presupposto che è una fanfic molto semplice, l’ho scritta perché ultimamente mi sono riletta i passi dei sette libri in cui si parla di James e Lily e di quello che si presuppone fosse il loro rapporto. Perciò credo di poter dire con quasi assoluta certezza di non essere andata OOC, perché Lily, andiamo!, non odia James. E non è nemmeno una pazza violenta che lo picchia e lo insulta solo per il semplice fatto che esista!

Lily Evans è semplicemente donna e sa come attirare l’attenzione di un uomo. E’ ciò che penso di questi due. Anche perché mi sembra del tutto improbabile che una ragazza odi una persona per sei lunghi anni e poi al settimo, così, se ne innamora e se lo sposa l’anno dopo. Lily non si è innamorata di James all’ultimo anno di Hogwarts, lei –che è più malandrina dei malandrini stessi!- ha ceduto al fascino di James molto prima. E con questo chiudo :D

Ah, dimenticavo: qui il cognome di Alice ovviamente non può essere Paciock, in quanto i due non erano ancora sposati. Per cui ho dovuto prendere un cognome a caso e appiopparglielo ù_ù

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

«Com’è che non ti piace il Quidditch, Evans?»

«Non ho mai detto che non mi piace» si affrettò a rispondere, scribacchiando ancora una frase sul suo compito di pozioni. James, seduto accanto a lei, sbuffò annoiato e sconsolato per il rotolo di pergamena che avrebbero dovuto consegnare a Lumacorno il giorno seguente.

«Non ti ho mai vista particolarmente… entusiasta, quando stiamo per giocare una partita».

«Non è che non mi entusiasmi, è che ci sono certe persone che lo fanno troppo. Mi spiego?»

Lily gli rivolse uno sguardo significativo.

James scosse la testa divertito, scarabocchiando le lettere “L.E.” su un angolo della pergamena.

«Non ti ho mai visto sugli spalti…» continuò il Cercatore di Grifondoro, più per cercare di rinviare il suo compito che per altro.

«Solo per il fatto che non mi vedi, non significa che non ci sia. E sono anche una gran tifosa, a dirtela tutta» Lily rimise la piuma nella boccetta d’inchiostro, osservando soddisfatta i trenta centimetri di compito che aveva scritto, con una calligrafia stretta e minuta.

«Impossibile che non ti veda!» si scandalizzò James guardandola mentre rimetteva i libri nella borsa. In quel momento Madama Pince sbucò da dietro uno scaffale, facendo prendere un mezzo infarto ai due.

«Se ha tanta voglia di parlare signor Potter, perché non se ne va fuori?» gli intimò strizzando le labbra.

Lily si mise una mano sulla bocca tentando di sopprimere le risate, mentre James faceva bella mostra del suo sorriso malandrino.

 

(Hogwarts, Biblioteca,  Febbraio 1974)

 

 

 

 

 

Questione di sfortuna

 

Parte prima

 

 

 

 

 

Luke Goldstein guardava i giocatori negli occhi, facendo avanti e indietro per lo spogliatoio. Stole e Buck, i due battitori del quarto anno alti e grossi come armadi, sembravano agnellini sotto quello sguardo severo e pieno di aspettative; Frank Paciock aggrottò le sopracciglia, chiedendosi se fosse necessaria tutta quella messa in scena, mentre le altre due cacciatrici – Juls Robinson del terzo e Astra Collins del quinto- cominciavano a dubitare di essere nel posto giusto.

«Dove è Potter?!» gridò esasperato Goldstein, sbattendo un piede a terra. Stole e Buck nascosero istintivamente le mazze, nel caso che il portiere, in un momento di follia, decidesse di usarle come arma contro l’intera squadra.

«Eccomi, eccomi…» James apparve trafelato nello spogliatoio, con gli occhiali malmessi sul naso e la divisa scomposta addosso.

«Dove-eri-finito-sei-tu-il-capitano!»

«A controllare il campo. C’è una piccola bufera, volevo controllare due o tre cose…»

Goldstein non sapeva se credergli o meno e comunque non aveva sufficiente autorità per controbattere il Cercatore. Si mise a sedere insieme ai suoi compagni, aspettando che Potter illustrasse loro la tattica di gioco, ma James non sembrava intenzionato a dare alcuna indicazione, continuando a sbirciare fuori il tempo che infuriava.

«Jim, tutto ok?» chiese Frank, tenendo sotto controllo Goldstein che sembrava una Mimbulus Mimbletonia pronta a esplodere.

«Certo, magnifico… ehm--» solo in quell’istante James si accorse che sei paia di occhi lo guardavano di sottecchi, in attesa di qualcosa.

«La partita, sì… be’, fate del vostro meglio. Questo è l’ultimo anno in cui io e Frank giocheremo con voi e ci terremo molto a vincere. Per cui, nonostante il tempo di cacca, andiamo fuori e divertiamoci. Questo è tutto, sì».

Stole e Buck si defilarono, allontanandosi il più possibile da Goldstein che stava borbottando qualcosa di incomprensibile. Frank si riunì con le altre due Cacciatrici, in modo da pianificare la loro formazione di attacco, tenendo però sotto controllo James che aveva preso a passeggiare su e giù esattamente come il suo portiere poco prima.

 

Lily Evans si fece largo tra la folla rossa-oro, scostandosi i capelli fradici dalla fronte. Appena vide l’impermeabile di un verde acceso di Alice Brent, sgomitò ancora di più, riuscendo alla fine a raggiungere l’amica.

«Brutta partita!» gridò quella, perlustrando l’intero stadio con un piccolo binocolo, «Con questa pioggia non si vede nulla, ci metteranno ore a trovare quel maledetto boccino!»

Un lampo squarciò il cielo grigio, seguito qualche secondo dopo da un tuono che fece deglutire Alice.

«Se non vengono fulminati prima…» soffiò Lily, guardandosi intorno preoccupata. Il campo era una distesa di fango marrone, con grandi pozzanghere sporche dove il terreno era più irregolare; gli spalti erano gremiti di studenti incappucciati fin sopra la testa, che nonostante il vento e la pioggia sbandieravano orgogliosi gli stemmi di Grifondoro e Tassorosso.

«Perché non iniziano, ci prenderemo un malanno!»

Lily alzò le spalle, tenendo gli occhi puntati su Remus Lupin, qualche gradinata sotto a lei; il ragazzo sembrò sentire quegli occhi puntati addosso, tanto che si girò indietro e la salutò con la mano. Sembrava più stanco e malaticcio del solito, forse la luna era vicina, ma Lily immaginava che Lunastorta non avrebbe perso una partita di James neanche se stesse per morire.

«Grazie Cook!» gridò Alice, facendo sussultare Lily accanto, «Pare che James si sia presentato tardi nello spogliatoio! Ma cosa ha in testa, cavallette?!» disse, gesticolando animatamente, tanto che due ragazzini del secondo anno dovettero abbassare le teste per non essere colpiti dalle sue braccia vaganti, «Se stava facendo l’idiota con qualche ragazza, giuro che lo affatturo! Quest’anno dobbiamo vincere, maledetto lui!»

Lily arrossì e ringraziò il suo impermeabile per il fatto di essere coperta fino sopra il naso, altrimenti avrebbe dovuto dare non poche spiegazioni ad Alice.

 

James scese le scale velocemente, infilandosi la giacca come meglio poteva, stando attendo a non inciampare nelle stringhe delle scarpe ancora da allacciare. Non c’era più nessuno nella Sala Comune, tutti si erano già armati di ombrelli e guanti e si erano diretti al campo da Quidditch, dove la prima partita dell’anno sarebbe iniziata tra non meno di mezz’ora.

Cercò per tutta la stanza la sua sciarpa rossa, trovandola incastrata nei cuscini di una poltrona: chissà come c’era finita proprio lì…

Acchiappò la sua Comet Duecentossessanta e si diresse verso il buco della Signora Grassa, chiedendosi se Goldstein stesse già dando i numeri per i suoi miseri cinque minuti di ritardo. Nel formulare questo pensiero, non prestò attenzione agli arruffati capelli di Lily Evans che gli piombarono addosso, facendolo barcollare.

«James!»

«Lily!»

«Cosa ci fai ancora qui?!»

Il ragazzo si massaggiò il petto, proprio dove la testa di Lily aveva sbattuto, «Stavo andando, non trovavo gli occhiali di protezione per la pioggia…» biascicò incerto, ricomponendosi.

«Bene, perché Sirius se non ti vede impazzisce. Credo che abbia scommesso diversi galeoni su Grifondoro oggi…» disse pensierosa, cercando di ricordare se avesse sentito altro, in tutto il trambusto di gente che c’era stato all’ingresso, «… anche Alice credo che abbia puntato qualcosa. Le finanze di molte persone dipendono da te, sai? James?» Lily vide il viso tirato e pallido di James: non aveva una bell’aspetto, sembrava preoccupato e non propriamente a suo agio.

James non la stava ascoltando, intento a fissarla come se la vedesse per la prima volta.

Per un momento, inspiegabilmente, si dimenticò di tutto, anche del proprio nome.

 Le si avvicinò furtivo, avvolgendole la vita con un braccio e baciandola leggermente, solo per sentire il contatto con le sue labbra.

«Ma che--?»

«Scusa, giuro che non lo faccio più. Solo che oggi mi sento orribilmente sfortunato… sul serio» aggiunse, vedendo lo sguardo scettico che la ragazza gli aveva rivolto, «magari questo mi aiuta a tirarmi un po’ su. Non picchiarmi».

Lily, anche se avesse avuto quell’intenzione, non avrebbe fatto in tempo a farlo, dato che Ramoso era ripartito per raggiungere la sua squadra negli spogliatoi. Lei si era ritrovata sola in mezzo alla Sala Comune imbambolata come un troll, dato che l’ultimo minuto della sua esistenza era come nebbia nella sua testa.

 

«Frank»

«Sì, Jim?»

«Come ti senti?»

«Bene… credo» Paciock osservò il proprio capitano come se fosse ricoperto di brutte pustole giallognole, ignorando di sottofondo il chiacchiericcio della squadra che aveva appena inforcato le scope.

«Io… non tanto» ammise James, non guardando in faccia il suo miglior Cacciatore, «Mi sento parecchio sfortunato, a dirtela tutta. Perciò, qualsiasi cosa succeda, voi tirate avanti e fate del vostro meglio…»

«Merlino, James, sembra che tu stia facendo testamento!»

«Sì, be’… sai che lo faccio sempre, prima di ogni partita…» disse con un mezzo sorriso. Frank gli sorrise di rimando, mentre con una leggera spintarella si alzava in volo.

La squadra fece un giro di ricognizione sul campo, passando sopra la curva dei Grifondoro che urlò ancora più forte.

James diede qualche direttiva al portiere e ai battitori, facendo poi un segno di intesa ai cacciatori, che andarono a posizionarsi a mezz’aria in attesa del lancio della pluffa.

Dopo cinque minuti, il campo era un tripudio di urla, cori, striscioni incantati e giocatori che schizzavano da una parte all’altra a una velocità sorprendente, nonostante la pioggia che batteva forte e il vento che sembrava soffiare in tutte le direzioni.

Nessuna delle due squadre sembrava riuscire a segnare: nonostante i cacciatore mettessero tutte le loro forze nel lanciare la pluffa in uno degli anelli, il vento gli faceva cambiare direzione, rendendo vano ogni tentativo.

«Sembra l’Apocalisse…» commentò Sirius, tenendo gli occhi su James che sembrava perso e disorientato a più di una trentina di metri dal suolo.

«Già deve essere una fatica immane tenersi in equilibrio sulla scopa, figurati poi dover giocare…» aggiunse Peter, munito di binocolo.

«Vai Potter! Siamo con te!» un gruppetto di ragazzine cominciò a incitare i vari giocatori, nella speranza di rincuorarli e di spronarli a fare sempre di meglio, ma le loro urla vennero soffocate da un tuono che sembrò far tremare tutto lo stadio. Proprio in quel momento, James partiva come un razzo verso il terreno fangoso, dove una piccolissima pallina dorata schizzava ad altissima velocità raso terra, vicina alle pozzanghere.

«DAI RAMOSO, ANDIAMO, DAI!» urlò Sirius in preda a un attacco euforico, saltellando insieme a tutti gli altri Grifondoro, ancora più motivati adesso che il loro Cercatore aveva messo gli occhi sul prezioso boccino.

Dopo dieci minuti di gioco, dove Tassorosso era in testa di cinquanta a venti, dopo una virata intorno a una torretta dello stadio, James di fermò a mezz’aria insieme al Cercatore avversario: entrambi avevano perso le tracce del boccino.

«Non ce la fanno, il tempo fa schifo e non si vede una cippa! Scommetto che Mocciusus non riesce a trovare nemmeno il suo naso con questa pioggia!» abbaiò Sirius nervoso, mentre Peter e Remus scoppiavano a ridere.

Frank provò a lanciare la pluffa dentro l’anello di destra, ma una folata più violenta delle altre lo sbalzò contro una torretta, urtando il braccio contro un’impalcatura di legno; stava quasi per cadere dalla scopa, quando Astra Collins arrivò in tempo per riacciuffarlo dal mantello, evitando che si schiantasse a terra.

«Tutto bene, Frank?» gli urlò la ragazza, ricevendo in riposto un pollice alzato. In quel momento un bolide le si schiantò addosso, facendola ribaltare a testa in giù, ma non per questo lasciò la presa sulla scopa. James cercò i suoi battitori, con sguardo furioso.

«Che state facendo!? Li dovete tenere lontani i bolidi, maledizione!» sbraitò con foga.

Stole e Buck gli urlarono qualcosa in risposta, che però non arrivò alle orecchie di James che era già partito verso qualcosa di dorato che si muoveva vicino alla tribuna di Serpeverde. Il Cercatore di Tassorosso gli si accostò, seguendo ogni suo movimento, andandogli a volte addosso per cercare di fargli cambiare traiettoria.

«Vai James! VAI JAMES!» urlò Lily, sbattendo le mani sulla balaustra davanti a lei. Alice aveva gli occhi appiccicati al binocolo, con la bocca aperta in una piccola “o”.

I due cercatori uscirono dal campo, seguendo il boccino per alcuni metri in direzione del lago a tutta velocità. All’improvviso il boccino cambiò direzione, tornando indietro e sfrecciando in mezzo ai due ragazzi; James riuscì a frenare e a fare dietro front, l’altro perse il controllo della scopa, scivolando da essa e finendo dentro l’acqua scura del lago. Un boato di preoccupazione si levò dagli spalti dei professori e dei tifosi Tassorosso.

James incrementò la velocità, non perdendo di vista quella maledetta palla dorata che distava ormai pochi centimetri dalla sua mano tesa in avanti; quando sentì le sue dita che si chiudevano intorno al freddo metallo, un sorriso vittorioso incurvò le sue labbra, un sorriso che durò poco. La punta della scopa si schiantò contro la balaustra esterna della tribuna di Grifondoro, facendogli descrivere una parabola perfetta in aria, tra le urla di terrore dei suoi compagni di casa che lo videro volare sopra le loro teste.

James atterrò di fianco sul campo fangoso, scivolando per diversi metri sulla melma umidiccia, imbrattandosi completamente la divisa. Quando si fermò e fu visibile a tutti che il boccino era stretto nella sua mano, un boato di gioia si alzò ovunque, mentre il cronista annunciava la vittoria di Grifondoro per centonovanta a centodieci. James rimase immobile, la spalla destra che gli pulsava in modo sinistro; aveva paura a muoversi.

«Merlino: è morto» disse Sirius disperato, osservando la sagoma immobile dell’amico in mezzo al fango.

«Non dire assurdità, Felpato!» lo rimproverò Remus, cominciando a farsi largo tra gli studenti. Lily guardava angosciata la figura sporca e malridotta di James, mentre le mani tremavano e stringevano convulsamente la balaustra davanti a lei, incapace di formulare un pensiero coerente diverso da “James. A terra. Non si sta muovendo.”

Alice vide Lupin partire in quarta tra la folla e trascinando con sé Lily, pallida e dallo sguardo indecifrabile, lo seguì, dato che sicuramente stava andando di persona a vedere come stava Potter.

Frank e Juls Robinson atterrarono per primi, correndo verso il capitano che osservava il cielo grigio, come se aspettasse una fulminata da un momento all’altro.

«Jim! Tutto bene?»

«Non credo» rispose quello apparentemente calmo, roteando gli occhi all’insù per vedere meglio l’amico. Frank provò ad alzarlo, facendo leva sulle spalle, ma James lo bloccò, facendo una smorfia di dolore, «Non muovere nulla. Credo che qualsiasi movimento farà rompere anche le poche ossa che mi sono rimaste».

«E che dovrei fare, lasciarti qui?» chiese, mentre il resto della squadra li raggiungeva insieme a qualche professore riuscito a lasciarsi dietro la calca di studenti.

«Sarebbe una buona idea…» mormorò James. La spalla gli faceva talmente male che se non ci fossero state una quindicina di teste a fissarlo, si sarebbe messo persino a piangere.

E invece svenne.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note di fine capitolo: La seconda parte fra un paio di giorni (è già scritta, sono stata brava!).

Per la caduta di James mi sono ispirata a quella di Draco Malfoy nel secondo film: per me è una caduta molto spettacolare *annuisce convinta con la testa*.

Per tutto il resto, il brutto tempo, Lily che urla come un’invasata, la partita è da ricollegarsi al terzo film, quella coi dissennatori. Lì c’è Hermione che, nonostante non le piaccia il Quidditch, tifa Harry con grande foga. Quindi, tralasciando il fatto che a Lily piaccia o meno il Quidditch (dove è scritto che non le piace?) perché non dovrebbe tifare per un amico? Per Grifondoro? Per James?

A voi le somme (le somme... ma si dirà così? Mistero).

 

Lee

 

 

 

 

 

   
 
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