Note da leggere
PRIMA del capitolo: Partendo dal
presupposto che è una fanfic molto semplice, l’ho scritta perché ultimamente mi
sono riletta i passi dei sette libri in cui si parla di James e Lily e di quello
che si presuppone fosse il loro rapporto. Perciò credo di poter dire con quasi assoluta certezza di non
essere andata OOC, perché Lily, andiamo!, non odia James. E non è nemmeno una
pazza violenta che lo picchia e lo insulta solo per il semplice fatto che
esista!
Lily Evans è
semplicemente donna e sa come attirare l’attenzione di un uomo. E’ ciò
che penso di questi due. Anche perché mi sembra del tutto improbabile che una
ragazza odi una persona per sei lunghi anni e poi al settimo, così, se ne
innamora e se lo sposa l’anno dopo. Lily non si è innamorata di James all’ultimo
anno di Hogwarts, lei –che è più malandrina dei malandrini stessi!- ha ceduto al
fascino di James molto prima. E con questo chiudo :D
Ah, dimenticavo:
qui il cognome di Alice ovviamente non può essere Paciock, in quanto i due non
erano ancora sposati. Per cui ho dovuto prendere un cognome a caso e
appiopparglielo ù_ù
«Com’è che non ti
piace il Quidditch, Evans?»
«Non ho mai detto
che non mi piace» si affrettò a rispondere, scribacchiando ancora una frase sul
suo compito di pozioni. James, seduto accanto a lei, sbuffò annoiato e
sconsolato per il rotolo di pergamena che avrebbero dovuto consegnare a
Lumacorno il giorno seguente.
«Non ti ho mai
vista particolarmente… entusiasta, quando stiamo per giocare una
partita».
«Non è che non mi
entusiasmi, è che ci sono certe persone che lo fanno troppo. Mi
spiego?»
Lily gli rivolse
uno sguardo significativo.
James scosse la
testa divertito, scarabocchiando le lettere “L.E.” su un angolo della
pergamena.
«Non ti ho mai
visto sugli spalti…» continuò il Cercatore di Grifondoro, più per cercare di
rinviare il suo compito che per altro.
«Solo per il fatto
che non mi vedi, non significa che non ci sia. E sono anche una gran tifosa, a
dirtela tutta» Lily rimise la piuma nella boccetta d’inchiostro, osservando
soddisfatta i trenta centimetri di compito che aveva scritto, con una
calligrafia stretta e minuta.
«Impossibile che
non ti veda!» si scandalizzò James guardandola mentre rimetteva i libri nella
borsa. In quel momento Madama Pince sbucò da dietro uno scaffale, facendo
prendere un mezzo infarto ai due.
«Se ha tanta voglia
di parlare signor Potter, perché non se ne va fuori?» gli intimò strizzando le
labbra.
Lily si mise una
mano sulla bocca tentando di sopprimere le risate, mentre James faceva bella
mostra del suo sorriso malandrino.
(Hogwarts,
Biblioteca, Febbraio
1974)
Questione
di sfortuna
Parte
prima
Luke Goldstein
guardava i giocatori negli occhi, facendo avanti e indietro per lo spogliatoio.
Stole e Buck, i due battitori del quarto anno alti e grossi come armadi,
sembravano agnellini sotto quello sguardo severo e pieno di aspettative; Frank
Paciock aggrottò le sopracciglia, chiedendosi se fosse necessaria tutta quella
messa in scena, mentre le altre due cacciatrici – Juls Robinson del terzo e
Astra Collins del quinto- cominciavano a dubitare di essere nel posto giusto.
«Dove è Potter?!»
gridò esasperato Goldstein, sbattendo un piede a terra. Stole e Buck nascosero
istintivamente le mazze, nel caso che il portiere, in un momento di follia,
decidesse di usarle come arma contro l’intera squadra.
«Eccomi, eccomi…»
James apparve trafelato nello spogliatoio, con gli occhiali malmessi sul naso e
la divisa scomposta addosso.
«Dove-eri-finito-sei-tu-il-capitano!»
«A controllare il
campo. C’è una piccola bufera, volevo controllare due o tre
cose…»
Goldstein non
sapeva se credergli o meno e comunque non aveva sufficiente autorità per
controbattere il Cercatore. Si mise a sedere insieme ai suoi compagni,
aspettando che Potter illustrasse loro la tattica di gioco, ma James non
sembrava intenzionato a dare alcuna indicazione, continuando a sbirciare fuori
il tempo che infuriava.
«Jim, tutto ok?»
chiese Frank, tenendo sotto controllo Goldstein che sembrava una Mimbulus Mimbletonia pronta a
esplodere.
«Certo, magnifico…
ehm--» solo in quell’istante James si
accorse che sei paia di occhi lo guardavano di sottecchi, in attesa di
qualcosa.
«La partita, sì…
be’, fate del vostro meglio. Questo è l’ultimo anno in cui io e Frank giocheremo
con voi e ci terremo molto a vincere. Per cui, nonostante il tempo di cacca, andiamo fuori e divertiamoci.
Questo è tutto, sì».
Stole e Buck si
defilarono, allontanandosi il più possibile da Goldstein che stava borbottando
qualcosa di incomprensibile. Frank si riunì con le altre due Cacciatrici, in
modo da pianificare la loro formazione di attacco, tenendo però sotto controllo
James che aveva preso a passeggiare su e giù esattamente come il suo portiere
poco prima.
Lily Evans si fece
largo tra la folla rossa-oro, scostandosi i capelli fradici dalla fronte. Appena
vide l’impermeabile di un verde acceso di Alice Brent, sgomitò ancora di più,
riuscendo alla fine a raggiungere l’amica.
«Brutta partita!»
gridò quella, perlustrando l’intero stadio con un piccolo binocolo, «Con questa
pioggia non si vede nulla, ci metteranno ore a trovare quel maledetto
boccino!»
Un lampo squarciò
il cielo grigio, seguito qualche secondo dopo da un tuono che fece deglutire
Alice.
«Se non vengono
fulminati prima…» soffiò Lily, guardandosi intorno preoccupata. Il campo era una
distesa di fango marrone, con grandi pozzanghere sporche dove il terreno era più
irregolare; gli spalti erano gremiti di studenti incappucciati fin sopra la
testa, che nonostante il vento e la pioggia sbandieravano orgogliosi gli stemmi
di Grifondoro e Tassorosso.
«Perché non
iniziano, ci prenderemo un malanno!»
Lily alzò le
spalle, tenendo gli occhi puntati su Remus Lupin, qualche gradinata sotto a lei;
il ragazzo sembrò sentire quegli occhi puntati addosso, tanto che si girò
indietro e la salutò con la mano. Sembrava più stanco e malaticcio del solito,
forse la luna era vicina, ma Lily immaginava che Lunastorta non avrebbe perso
una partita di James neanche se stesse per morire.
«Grazie Cook!»
gridò Alice, facendo sussultare Lily accanto, «Pare che James si sia presentato
tardi nello spogliatoio! Ma cosa ha in testa, cavallette?!» disse, gesticolando
animatamente, tanto che due ragazzini del secondo anno dovettero abbassare le
teste per non essere colpiti dalle sue braccia vaganti, «Se stava facendo
l’idiota con qualche ragazza, giuro che lo affatturo! Quest’anno dobbiamo
vincere, maledetto lui!»
Lily arrossì e
ringraziò il suo impermeabile per il fatto di essere coperta fino sopra il naso,
altrimenti avrebbe dovuto dare non poche spiegazioni ad
Alice.
James scese le
scale velocemente, infilandosi la giacca come meglio poteva, stando attendo a
non inciampare nelle stringhe delle scarpe ancora da allacciare. Non c’era più
nessuno nella Sala Comune, tutti si erano già armati di ombrelli e guanti e si
erano diretti al campo da Quidditch, dove la prima partita dell’anno sarebbe
iniziata tra non meno di mezz’ora.
Cercò per tutta la
stanza la sua sciarpa rossa, trovandola incastrata nei cuscini di una poltrona:
chissà come c’era finita proprio lì…
Acchiappò la sua
Comet Duecentossessanta e si diresse verso il buco della Signora Grassa,
chiedendosi se Goldstein stesse già dando i numeri per i suoi miseri cinque
minuti di ritardo. Nel formulare questo pensiero, non prestò attenzione agli
arruffati capelli di Lily Evans che gli piombarono addosso, facendolo
barcollare.
«James!»
«Lily!»
«Cosa ci fai ancora
qui?!»
Il ragazzo si
massaggiò il petto, proprio dove la testa di Lily aveva sbattuto, «Stavo
andando, non trovavo gli occhiali di protezione per la pioggia…» biascicò
incerto, ricomponendosi.
«Bene, perché
Sirius se non ti vede impazzisce. Credo che abbia scommesso diversi galeoni su
Grifondoro oggi…» disse pensierosa, cercando di ricordare se avesse sentito
altro, in tutto il trambusto di gente che c’era stato all’ingresso, «… anche
Alice credo che abbia puntato qualcosa. Le finanze di molte persone dipendono da
te, sai? James?» Lily vide il viso tirato e pallido di James: non aveva una
bell’aspetto, sembrava preoccupato e non propriamente a suo
agio.
James non la stava
ascoltando, intento a fissarla come se la vedesse per la prima
volta.
Per un momento,
inspiegabilmente, si dimenticò di tutto, anche del proprio
nome.
Le si avvicinò furtivo, avvolgendole la
vita con un braccio e baciandola leggermente, solo per sentire il contatto con
le sue labbra.
«Ma che--?»
«Scusa, giuro che
non lo faccio più. Solo che oggi mi sento orribilmente sfortunato… sul serio»
aggiunse, vedendo lo sguardo scettico che la ragazza gli aveva rivolto, «magari
questo mi aiuta a tirarmi un po’ su. Non picchiarmi».
Lily, anche se
avesse avuto quell’intenzione, non avrebbe fatto in tempo a farlo, dato che
Ramoso era ripartito per raggiungere la sua squadra negli spogliatoi. Lei si era
ritrovata sola in mezzo alla Sala Comune imbambolata come un troll, dato che
l’ultimo minuto della sua esistenza era come nebbia nella sua
testa.
«Frank»
«Sì,
Jim?»
«Come ti
senti?»
«Bene… credo»
Paciock osservò il proprio capitano come se fosse ricoperto di brutte pustole
giallognole, ignorando di sottofondo il chiacchiericcio della squadra che aveva
appena inforcato le scope.
«Io… non tanto»
ammise James, non guardando in faccia il suo miglior Cacciatore, «Mi sento
parecchio sfortunato, a dirtela tutta. Perciò, qualsiasi cosa succeda, voi
tirate avanti e fate del vostro meglio…»
«Merlino, James,
sembra che tu stia facendo testamento!»
«Sì, be’… sai che
lo faccio sempre, prima di ogni partita…» disse con un mezzo sorriso. Frank gli
sorrise di rimando, mentre con una leggera spintarella si alzava in
volo.
La squadra fece un
giro di ricognizione sul campo, passando sopra la curva dei Grifondoro che urlò
ancora più forte.
James diede qualche
direttiva al portiere e ai battitori, facendo poi un segno di intesa ai
cacciatori, che andarono a posizionarsi a mezz’aria in attesa del lancio della
pluffa.
Dopo cinque minuti,
il campo era un tripudio di urla, cori, striscioni incantati e giocatori che
schizzavano da una parte all’altra a una velocità sorprendente, nonostante la
pioggia che batteva forte e il vento che sembrava soffiare in tutte le
direzioni.
Nessuna delle due
squadre sembrava riuscire a segnare: nonostante i cacciatore mettessero tutte le
loro forze nel lanciare la pluffa in uno degli anelli, il vento gli faceva
cambiare direzione, rendendo vano ogni tentativo.
«Sembra
l’Apocalisse…» commentò Sirius, tenendo gli occhi su James che sembrava perso e
disorientato a più di una trentina di metri dal suolo.
«Già deve essere
una fatica immane tenersi in equilibrio sulla scopa, figurati poi dover
giocare…» aggiunse Peter, munito di binocolo.
«Vai Potter! Siamo con te!» un gruppetto
di ragazzine cominciò a incitare i vari giocatori, nella speranza di rincuorarli
e di spronarli a fare sempre di meglio, ma le loro urla vennero soffocate da un
tuono che sembrò far tremare tutto lo stadio. Proprio in quel momento, James
partiva come un razzo verso il terreno fangoso, dove una piccolissima pallina
dorata schizzava ad altissima velocità raso terra, vicina alle
pozzanghere.
«DAI RAMOSO, ANDIAMO, DAI!» urlò Sirius
in preda a un attacco euforico, saltellando insieme a tutti gli altri
Grifondoro, ancora più motivati adesso che il loro Cercatore aveva messo gli
occhi sul prezioso boccino.
Dopo dieci minuti
di gioco, dove Tassorosso era in testa di cinquanta a venti, dopo una virata
intorno a una torretta dello stadio, James di fermò a mezz’aria insieme al
Cercatore avversario: entrambi avevano perso le tracce del
boccino.
«Non ce la fanno,
il tempo fa schifo e non si vede una cippa! Scommetto che Mocciusus non
riesce a trovare nemmeno il suo naso con questa pioggia!» abbaiò Sirius nervoso,
mentre Peter e Remus scoppiavano a ridere.
Frank provò a
lanciare la pluffa dentro l’anello di destra, ma una folata più violenta delle
altre lo sbalzò contro una torretta, urtando il braccio contro un’impalcatura di
legno; stava quasi per cadere dalla scopa, quando Astra Collins arrivò in tempo
per riacciuffarlo dal mantello, evitando che si schiantasse a
terra.
«Tutto bene,
Frank?» gli urlò la ragazza, ricevendo in riposto un pollice alzato. In quel
momento un bolide le si schiantò addosso, facendola ribaltare a testa in giù, ma
non per questo lasciò la presa sulla scopa. James cercò i suoi battitori, con
sguardo furioso.
«Che state
facendo!? Li dovete tenere lontani i bolidi, maledizione!» sbraitò con foga.
Stole e Buck gli
urlarono qualcosa in risposta, che però non arrivò alle orecchie di James che
era già partito verso qualcosa di dorato che si muoveva vicino alla tribuna di
Serpeverde. Il Cercatore di Tassorosso gli si accostò, seguendo ogni suo
movimento, andandogli a volte addosso per cercare di fargli cambiare
traiettoria.
«Vai James! VAI JAMES!» urlò Lily,
sbattendo le mani sulla balaustra davanti a lei. Alice aveva gli occhi
appiccicati al binocolo, con la bocca aperta in una piccola
“o”.
I due cercatori
uscirono dal campo, seguendo il boccino per alcuni metri in direzione del lago a
tutta velocità. All’improvviso il boccino cambiò direzione, tornando indietro e
sfrecciando in mezzo ai due ragazzi; James riuscì a frenare e a fare dietro
front, l’altro perse il controllo della scopa, scivolando da essa e finendo
dentro l’acqua scura del lago. Un boato di preoccupazione si levò dagli spalti
dei professori e dei tifosi Tassorosso.
James incrementò la
velocità, non perdendo di vista quella maledetta palla dorata che distava ormai
pochi centimetri dalla sua mano tesa in avanti; quando sentì le sue dita che si
chiudevano intorno al freddo metallo, un sorriso vittorioso incurvò le sue
labbra, un sorriso che durò poco. La punta della scopa si schiantò contro la
balaustra esterna della tribuna di Grifondoro, facendogli descrivere una
parabola perfetta in aria, tra le urla di terrore dei suoi compagni di casa che
lo videro volare sopra le loro teste.
James atterrò di
fianco sul campo fangoso, scivolando per diversi metri sulla melma umidiccia,
imbrattandosi completamente la divisa. Quando si fermò e fu visibile a tutti che
il boccino era stretto nella sua mano, un boato di gioia si alzò ovunque, mentre
il cronista annunciava la vittoria di Grifondoro per centonovanta a
centodieci. James rimase immobile, la spalla destra che gli pulsava in modo
sinistro; aveva paura a muoversi.
«Merlino: è morto»
disse Sirius disperato, osservando la sagoma immobile dell’amico in mezzo al
fango.
«Non dire
assurdità, Felpato!» lo rimproverò Remus, cominciando a farsi largo tra gli
studenti. Lily guardava angosciata la figura sporca e malridotta di James,
mentre le mani tremavano e stringevano convulsamente la balaustra davanti a lei,
incapace di formulare un pensiero coerente diverso da “James. A terra. Non si sta muovendo.”
Alice vide Lupin
partire in quarta tra la folla e trascinando con sé Lily, pallida e dallo
sguardo indecifrabile, lo seguì, dato che sicuramente stava andando di persona a
vedere come stava Potter.
Frank e Juls
Robinson atterrarono per primi, correndo verso il capitano che osservava il
cielo grigio, come se aspettasse una fulminata da un momento
all’altro.
«Jim! Tutto
bene?»
«Non credo» rispose
quello apparentemente calmo, roteando gli occhi all’insù per vedere meglio
l’amico. Frank provò ad alzarlo, facendo leva sulle spalle, ma James lo bloccò,
facendo una smorfia di dolore, «Non muovere nulla. Credo che qualsiasi movimento
farà rompere anche le poche ossa che mi sono rimaste».
«E che dovrei fare,
lasciarti qui?» chiese, mentre il resto della squadra li raggiungeva insieme a
qualche professore riuscito a lasciarsi dietro la calca di
studenti.
«Sarebbe una buona
idea…» mormorò James. La spalla gli faceva talmente male che se non ci fossero
state una quindicina di teste a fissarlo, si sarebbe messo persino a
piangere.
E invece
svenne.
Note di fine
capitolo: La seconda parte
fra un paio di giorni (è già scritta, sono stata brava!).
Per la caduta di
James mi sono ispirata a quella di Draco Malfoy nel secondo film: per me è una
caduta molto spettacolare *annuisce convinta con la
testa*.
Per tutto il resto,
il brutto tempo, Lily che urla come un’invasata, la partita è da ricollegarsi al
terzo film, quella coi dissennatori. Lì c’è Hermione che, nonostante non le
piaccia il Quidditch, tifa Harry con grande foga. Quindi, tralasciando il fatto
che a Lily piaccia o meno il Quidditch (dove è scritto che non le piace?) perché
non dovrebbe tifare per un amico? Per Grifondoro? Per James?
A voi le somme (le somme... ma si dirà così? Mistero).
Lee