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Autore: Haydee    27/10/2005    6 recensioni
"Non smettere mai di sognare Pearl, e lotta tutta la vita per realizzare i tuoi sogni. Non lasciare che qualcuno si metta sulla tua strada e blocchi le tue ali, sei libera come un'aquila"... "Non è mai passato un solo, dannatissimo, giorno in questi 6 anni durante il quale non mi sia chiesto cos’avrei potuto fare per aiutarlo!"
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota: chi ha letto quella storiella che mi è successa sull’altra storia lo sa, non ho saputo resistere

Nota: chi ha letto quella storiella che mi è successa sull’altra storia lo sa, non ho saputo resistere!!

 

Pervinca

 

Diversi giorni dopo, al parco

 

Pearl fece un paio di piegamenti e sbuffò, pensierosa.

Aveva esposto un piano niente male ai fratelli O’Connor, ma ancora non era certa se sarebbe riuscita ad attuarlo.

Innanzitutto doveva riuscire a farsi assumere, e quello era un bel problema. Aveva già mandato la domanda di assunzione e il curriculum, ma non aveva ricevuto alcuna risposta.

Che fosse meglio presentarsi e chiedere un colloquio a qualcuno, che so, magari a qualche collaboratore di Rush? Oppure al presidente stesso?

Non ne aveva idea, era un bel problema!

 

Cominciò a camminare svelta, poi gradualmente si mise a correre, badando a respirare a tempo coi suoi passi.

Le piaceva correre, riusciva a sfogarsi e a non pensare a niente, ma non quel giorno.

Non riusciva a togliersi dalla testa la sua terza e ultima impresa, come faceva a entrare nella società del terzo ex socio di suo padre?

 

Un grido improvviso a una cinquantina di metri da lei la distolse bruscamente dai suoi ragionamenti. Si volse di scatto e vide una donna seduta a terra che indicava un uomo che correva via veloce:

- Aiuto!! La mia borsetta, al ladro!! – urlava a squarcia gola.

 

Senza pensarci su Pearl si gettò all’inseguimento, correndo a perdifiato dietro al malvivente.

Era un tipo robusto e anche piuttosto rapido, ma lei era più magra e leggera, più allenata e perciò più svelta.

Dopo qualche centinaio di metri lo aveva raggiunto e con un balzo veloce lo placcò, bloccandogli la fuga e rotolando nell’erba insieme a lui.

 

Cominciarono una lotta furibonda, strattonandosi e pestandosi, poi la forza dell’uomo prevalse e riuscì a scaraventarla a terra.

Si alzò per scappare, trafelato e confuso, ma non riuscì a fare più di 5-6 passi che venne di nuovo agguantato e sbattuto contro il tronco di un albero da un tipo alto e più robusto di lui:

- Sta’ fermo… - borbottò nervosamente una voce bassa.

 

Pearl si tirò a sedere massaggiandosi una spalla, cadendo aveva urtato violentemente il terreno e ora sentiva un leggero fastidio. Imprecò immaginando che l’indomani avrebbe avuto un bel livido in quella zona:

- Tutto bene ragazzo? – la voce bassa di prima ora si rivolgeva a lei. Ragazzo a chi?!

Poi ci ripensò, in effetti poteva essere scambiata per un maschio: indossava una tuta di almeno due taglie in più, scarpe comode e mezze distrutte e un berrettino sportivo, con la visiera calata sugli occhi e i capelli neri raccolti nel cappellino, praticamente invisibili.

Si volse di scatto, guardandolo con un occhio solo e tenendo l’altro nascosto sotto la visiera, poi inarcò un sopracciglio sorpresa.

 

L’uomo che teneva fermo lo scippatore era… affascinante…

Alto, fisico atletico fasciato in un abito elegante grigio scuro. Camicia bianca con i primi bottoni slacciati e cravatta allentata. Indubbiamente sensuale.

Il viso era serio, dai lineamenti regolari e marcati. Capelli castano scuro corti e occhi scuri, espressivi, profondi e… caldi.

Sì, caldi era il termine esatto.

Per quanto ne sapeva, poteva essere il diavolo tentatore in persona con quello sguardo.

 

Pearl si riscosse dal suo attimo di osservazione e si alzò, borbottando un assenso senza tradire il proprio sesso e pulendosi alla bell’è meglio da polvere e fili d’erba:

- Prendi il cellulare che ho nel taschino interno della giacca e chiama la polizia, io ho le mani impegnate. – le ordinò mentre aumentava la stretta sulle braccia del ladruncolo che protestava e tentava di liberarsi.

La ragazza si mosse lentamente, avvicinandosi e lanciando di quando in quando brevi occhiate al viso dell’uomo, alle quali lui rispondeva quasi confuso. Lo aveva capito dalle sopracciglia aggrottate che non afferrava esattamente quello che stava succedendo.

Scostò il lato sinistro della giacca e insinuò una mano, ritrovandosi ben presto a contatto con i suoi pettorali. Mmh… probabilmente fa palestra…

Pensò movendo lentamente le dita mentre lui la guardava. Che avesse capito che era una donna?

 

Quando finalmente il corridore ritirò la mano e il cellulare lui deglutì, sorpreso.

Che gli era preso? Lo innervosiva essere toccato da un ragazzino?! Che assurdità!!

Osservò la figura del ragazzo e aggrottò nuovamente le sopracciglia: aveva delle mani piccole, sottili e curate per essere un ragazzo, non è che magari…

Ma no!! Non poteva essersi sbagliato! Una donna non andrebbe in giro con delle scarpe ridotte in quello stato, e con una tuta che non sia attillata!

O almeno le donne che aveva frequentato lui.

 

- Fatto. – borbottò Pearl chiudendo il cellulare con uno scatto e rimettendoglielo in tasca. Ma non nel taschino interno, semplicemente lo fece scivolare in una delle tasche esterne:

- Arrivano? -

- Sì, hanno una macchina qui vicino. 10 minuti. – rispose telegrafica.

Si stava divertendo a fare la parte del ragazzo, anche perché lo vedeva sempre più confuso.

 

Quando arrivarono i poliziotti l’uomo raccontò loro l’accaduto e indicò Pearl come colui che era riuscito a fermare il borseggiatore. Poi lo lasciarono in pace mentre prendevano le generalità della donna scippata e ne approfittò per presentarsi al corridore:

- Sei stato coraggioso ragazzo, ti ho osservato e corri molto veloce, complimenti! Molto piacere, il mio nome è Damon Rush, con chi ho avuto l’onore di collaborare? – fece con un sorriso malandrino.

Pearl guardò la mano che le veniva porta mentre sentiva la terra mancarle sotto i piedi, poi alzò lo sguardo leggermente di sbieco su quell’uomo attraente che si era appena presentato come la sua terza vittima e vacillò. Ecco perché le sembrava di averlo già visto da qualche parte!!

Oddio, e adesso che gli dico?!?

 

Un poliziotto venne in suo aiuto, richiamando l’attenzione di Rush:

- Mi scusi signore, avremmo bisogno delle sue generalità e di quelle del ragazzo. – Damon si era voltato per guardarlo e per dirgli che sarebbero arrivati immediatamente, ma quando si volse per finire le presentazioni davanti a lui non c’era più nessuno.

Si guardò attorno rapidamente, poi borbottò:

- Ma è sparito… - il poliziotto lo richiamò nuovamente e dovette seguirlo, ma continuava a lanciare occhiate al parco nel tentativo di rivedere il misterioso corridore.

Tutto inutile.

 

Pearl, una volta colta al balzo la sua unica opportunità di fuga, era corsa via con tutto il fiato che le rimaneva e si era nascosta dietro a un grosso cespuglio a una certa distanza dal centro della scena.

Aveva osservato Rush discutere con i poliziotti e indicare il parco. Probabilmente stavano parlando della sua misteriosa fuga.

Decise che non era il caso di rimanere oltre ad osservare col rischio di essere scoperta, perciò si volse e riprese a correre, fermandosi solo una volta arrivata all’appartamento di Aileen.

 

~~~~~

 

Entrò sbatacchiando la porta e facendo accorrere Aileen, che alla vista del suo colorito si preoccupò:

- Si può sapere che ti è successo, sei cianotica!! Tu e la tua mania per la corsa, quanti chilometri hai fatto senza mai fermarti? – Pearl ansimava incontrollatamente, senza fiato:

- Dovevo…anf… dal… parco… anf anf… Rush!… anf… - la biondina la guardò sorpresa di sentire quel nome:

- Mi stai dicendo che sei venuta di corsa dal parco? – ma Pearl non era ancora in grado di rispondere, continuava ad ansimare: - Lascia perdere e stenditi un po’, magari riesci a riprenderti! – brontolò andando a prenderle dell’acqua, che venne immediatamente tracannata.

 

Dopo pochi minuti Pearl riuscì a connettere e a spiegarsi:

- Sono venuta di corsa… dal parco… - Aileen incrociò le braccia:

- Questo si era capito, stavi per farmi una sincope!! Adesso spiegami perché hai nominato Rush. – la mora chiuse gli occhi e prese fiato:

- L’ho incontrato al parco. – l’altra ne voleva sapere di più:

- Come? Così, per caso? L’hai visto e l’hai riconosciuto o hai sentito qualcuno chiamarlo? – Pearl negò col capo:

- Ho rincorso uno scippatore, l’ho placcato ma stava per scapparmi, allora è arrivato lui e l’ha bloccato. -

- Sapevi che era lui? L’hai riconosciuto subito? – l’altra negò:

- No, non avevo idea che fosse lui, non me lo ricordavo così. Quando l’ho visto io era un ragazzo, adesso è… un uomo. – mormorò con lo sguardo perso nel ricordo di due occhi scuri e…

- E ti credo! L’hai visto quanto… 8 anni fa? Beh allora doveva avere… vediamo, se è entrato nella società che aveva 23 anni… però, un piccolo genio, si è laureato con un anno di anticipo? – Pearl scosse il capo:

- Mio padre mi aveva detto che era intelligente, ma ha finito nei tempi normali. Solo che quando era bambino i suoi gli hanno fatto cominciare le scuole un anno prima… comunque, quando l’ho visto aveva 25 anni. -

- Uhmm… quindi adesso ne ha 33… interessante, e com’è? – a quella domanda però non giunse risposta, solo uno sguardo fisso nel vuoto: - Pearl?! Ti ho chiesto com’è!? – finalmente si riscosse:

- Ah, sì… beh, è… affascinante. Alto, atletico… moro. – disse semplicemente alzandosi e togliendosi il cappellino:

- E lui che ti ha detto? Ti ha riconosciuta? – Pearl dimenticò per un po’ l’effetto che aveva avuto su di lei il loro incontro ravvicinato e ridacchiò:

- Scherzi?! Mi ha scambiata per un ragazzo!! – esclamò divertita. Aileen sgranò gli occhi:

- Nooo… ma dove diavolo ha gli occhi?! Si vede lontano un miglio che sei una ragazza, anche conciata così!! Ah ah!! Tropo divertente, peccato essersi persi la scena! – fece ridacchiando:

- Già… il problema è che sono dovuta scappare perché la polizia non mi chiedesse le generalità, altrimenti sai il casino che avrei combinato?! Sarebbe andato tutto a monte! – fece pensosa.

Aileen la guardò attentamente:

- Pearl… sei proprio sicura di volerti vendicare anche di lui, vero? – l’altra alzò lo sguardo oltraggiata:

- Certo che sì!! Perché non dovrei?! Si è arricchito anche lui grazie a mio padre, non lo dimenticare! – la bionda la osservò attentamente:

- Niente… è solo che… beh, è solo un impressione… ma sembra che questo incontro ti abbia particolarmente colpita… - la mora roteò gli occhi:

- Ehi, non ricominciare con le tue analisi da psicologa mancata, ho solo detto che è affascinante, nient’altro! – borbottò ficcandosi nuovamente il berrettino sulla testa:

- Adesso sarà meglio che me ne torni a casa, tu invece evita di far fare troppi pensiero stupidi a quel cervellino bacato! Ciao. – fece chiudendosi la porta alle spalle e correndo nuovamente via.

Aileen guardò la porta sospirando. Ne era sempre più certa, di lì a poco si sarebbe scatenato il putiferio!

 

~~~~~

 

Due giorni dopo, sede della società di intermediazione mobiliare Rush

 

Pearl scese dall’auto e sistemò la giacca del suo tailleur e la camicetta che portava sotto.

Voleva essere impeccabile, doveva a tutti i costi essere assunta!

Prese la borsa e una cartellina contenente il curriculum e altri dati personali, di pura fantasia naturalmente, e si avviò con fare altero all’entrata della palazzina del centro che ospitava la società del suo terzo obiettivo.

Nell’ingresso trovò una signora cortese:

- Salve, sono qui per una domanda di assunzione, con chi crede che potrei parlare? – la donna le sorrise:

- Salve a lei signorina, beh, dovrebbe parlare direttamente col presidente, è lui stesso che si occupa delle nuove assunzioni. Il suo ufficio è in fondo al corridoio di destra, al primo piano. Si può accomodare in sala d’attesa, intanto se mi vuole lasciare il suo nome avvertirò il signor Rush della sua presenza. Dovrebbe farmi la cortesia di pazientare però, in questo momento è impegnato… - fece maliziosamente, ma Pearl non ci fece caso:

- La ringrazio, allora aspetterò. – fece col sorriso allontanandosi e ringraziando la sua buona stella per quel piccolo ritardo. Almeno aveva tutto il tempo per prepararsi un piano di attacco…

 

Un quarto d’ora più tardi era completamente immersa nella lettura di una rivista di alta finanza,dimentica del colloquio che la attendeva. Erano letture notevolmente impegnative, scritte da esperti dei vari settori, ma le servivano molto per tenersi aggiornata e per avere sempre ben presente cosa poteva fare per raggiungere il suo scopo.

Non si accorse che pochi minuti dopo una donna alta, bionda ed elegantissima era uscita di botto dall’ufficio di Rush, allontanandosi rapidamente e con passo altero:

- Aspetta Miriam, dove stai andando? – era Damon, apparso sulla porta dello studio:

- A casa!! E vedi di venirci anche tu al più presto. Dobbiamo parlare!! – sbraitò la donna inacidita, infilandosi un paio di occhiali da sole e svanendo lungo il corridoio.

Rush sospirò, passandosi una mano tra i capelli e tornando verso il suo ufficio col capo chino.

Odiava gli isterismi delle donne, e proprio non riusciva a mandare giù il comportamento della sua quasi ex compagna.

Stava per rientrare nel suo ufficio quando si accorse di una figuretta in sala d’aspetto, e in quel momento si ricordò che la signora giù in entrata lo aveva chiamato per dirgli che c’era una ragazza per un colloquio.

Sbuffò sfregandosi gli occhi, ma quando posò lo sguardo sulla giovane rimase bloccato dov’era.

 

Era giovane, forse sui 24-25 anni. Era seduta per cui non poteva stabilirne l’altezza, ma poteva apprezzare tranquillamente le gambe accavallate lasciate scoperte dalla gonna del tailleur: affusolate ed eleganti, veramente perfette con quelle scarpe nere dal tacco vertiginoso.

Agitava nervosamente un piede e mordeva un dito mentre era completamente assorta nella lettura di una rivista finanziaria.

I capelli neri, lisci e lucidi, le arrivavano alle spalle e li portava sciolti.

Teneva lo sguardo basso quindi non le vedeva gli occhi, ma il viso era veramente straordinario: la pelle candida contrastava con i capelli e le sopracciglia scure, perfettamente arcuate, il naso era ben proporzionato e la bocca… beh, quella era tutto un programma.

Piccola, visibilmente morbida, leggermente carnosa, era di un colore perfetto, vicino a quello delle rose. Chissà dove aveva sentito quei paragono sdolcinati! Ma dovette ammettere che erano perfetti.

Constatò anche, e con una certa sorpresa, che era truccata il minimo indispensabile. Si capiva dal colore della pelle, non era quel colore artificiale di chi usa fondotinta e altre cose simili, delle quali non ci aveva mai capito nulla.

Senza rendersene conto era accanto a lei e la osservava con le mani affondate nelle tasche:

- Signorina? – la chiamò. Non ricevette risposta, e si stupì ancora di più. Aveva visto poche persone concentrate così su quegli articoli incomprensibili, e di queste poche nessuna era donna: - Signorina, mi sente? – tentò nuovamente, ma senza alcun risultato.

A quel punto si chinò su di lei, arrivandole a poca distanza:

- Signorina! – fece più forte. La ragazza trasalì leggermente e alzò di scatto lo sguardo su di lui, sbalordendolo:

- Sì? – fece lei incerta, stupendosi di trovarselo così vicino.

Damon non riuscì a connettere per diverso tempo, incantato dai suoi occhi: erano semplicemente meravigliosi, di un azzurro cupo, tendente al violetto… come si chiamava quel colore… pervinca!! Esatto, erano color pervinca!

Cristo, che occhi…

- Signor Rush? – la voce della ragazza lo riportò alla realtà, e gli fece realizzare che era a una decina di centimetri dal suo viso.

Immediatamente si ritrasse, tossicchiando imbarazzato e tentando di riprendere il controllo della situazione:

- Ehm… lei era qui… per un colloqui, se non sbaglio… - borbottò imbarazzato di essersi fatto pescare ad ammirarla apertamente.

Tentò di non divorarla con lo sguardo mentre si alzava, ma si stava rivelando un’impresa difficile toglierle gli occhi di dosso:

- Esatto! Mi scusi se non l’ho sentita immediatamente, quando leggo mi accade spesso di non accorgermi di quello che mi succede attorno! – spiegò con un sorriso, alzandosi e dandosi una rapidissima sistemata. Non sapeva cosa pensare però: Rush la guardava in modo strano, e per un attimo temette che lui sapesse chi era:

- Già… comunque io sono Damon Rush, come lei ha già saggiamente intuito, e ho il grandissimo piacere di parlare con… - fece porgendole la mano:

- Gill Porter, molto piacere! – rispose stringendo quella mano forte, al confronto con la quale la sua sembrava piccola come quella di una bambola:

- Bene, credo che ci troveremmo meglio a parlare nel mio ufficio, prego. – fece precedendola e appostandosi sulla soglia.

Pearl notò con un notevole disappunto che in quel modo le restringeva di parecchio lo spazio per entrare, e lanciandogli una breve occhiata capì che quell’espediente era voluto.

Infatti le sorrideva sornione.

Fece un profondo respiro e gli passò accanto rapidamente, senza riuscire a non sfiorarlo e provocando un attimo di imbarazzo.

Rush sembrava volerla trafiggere con lo sguardo, tanto la guardava intensamente.

 

In realtà Damon pensava a ben altro che a trafiggerla, il suo desiderio era molto meno poetico.

Quando aveva sentito il suo profumo aveva deciso che la cosa migliore da fare con quel tailleur era strapparglielo di dosso, insieme a tutto quello che poteva esserci sotto, ma da perfetto cavaliere quale era seppe trattenersi, limitandosi a lanciarle un sorrisetto sensuale.

Pearl non poteva sapere che l’assunzione che tanto desiderava era stata decisa quando l’aveva vista.

 

 

Earinë: Louise è liberamente ispirata a due donne della mia famiglia: mia mamma e sua madre, in un mix micidiale di acidità che rivaleggia con quella dell’acido muriatico. Ho i brividi solo a pensarci… Pearl ha qualcosa di mio, questo risentimento perenne nei confronti di mezzo mondo e di nessuno, una sensibilità troppo disarmante e la forza di ridere e di combattere in ogni caso. Allegra e triste, dolce e dura, sognatrice e concreta tutto in una volta, e non porta alcuna maschera.

 

Damynex: Eh, non posso dire niente! Ma aspetta almeno di conoscerlo il povero Damon, potresti cambiare idea… Mi piacciono le persone col senso dell’umorismo!

 

AyLa: Tutto inventato, potrei scrivere degli strafalcioni assurdi o delle cose vere, non ne ho idea! Tutto frutto della mia immaginazione, anche se qualche nozione l’ho imparata da un amico informatico, ma lui si occupa della progettazione di siti internet (ha fatto quello dei jeans Diesel). Grazie per i complimenti, ma le appena 35 letture mi scoraggiano non poco…

 

Clover: Nessun problema, tanto nemmeno io aggiorno spesso questa storia. Che peccato che hai dovuto sospendere una storia, scrivi bene! Ti capisco, anch’io allungherò i tempi a causa dello studio, penso che sia così per tutti! Grazie, mi farà piacere un tuo parere, ciao! ^_-

  
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