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Autore: lilyblack    13/09/2010    6 recensioni
A volte gli altri sono lo specchio di quello che noi abbiamo nella testa e che non vogliamo vedere. Le persone più adatte a farci notare le nostre contraddizioni sono coloro che più di qualsiasi altra cosa reputiamo diversi da noi. Partecipante al contest 'A gryffindor fora a slytherin', vincitrice del *°*°*°*PREMIO STILE *°*°*°* -*°*- Non fece nemmeno in tempo a notare che era incredibilmente bella e luminosa, invasa dalla gioia che le provocava la risata che le stava sgordando in quel momento dalla gola, forse per la battuta di qualcuno dei suoi amici e Daphne non fece nemmeno in tempo ad accorgersi che Blaise le indicava qualcuno alle sue spalle, che quel qualcuno alle sue spalle le stava toccando prepotentemente un braccio. Non sprecò del tempo a voltarsi, si limitò ad aspirare dalla sigaretta che aveva tra le dita e a guardarsi appena da sopra le spalle, regalando ad Oliver il profilo opposto a quello che aveva visto poco prima, mentre oltrepassava la porta. La sua voce era un sibilo, si mischiava al fumo come se ne facesse parte ed era ugualmente spessa, avvolgente e poco cordiale..-*°*-
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Daphne Greengrass, Oliver Wood/Baston
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chiaroscuri & Prospettive's World'
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Questa storia,una long fiction articolata in soli tre capitoli è stata scritta per il contest A GRIFFNDOR FOR A SLYTHERIN, indetto da Vogue sul forum di Efp.
Si è classificata sesta,ma con un punteggio altissimo al quale ancora non riesco a credere:66.5/70.
Vincitrice,cosa ancora più importante,del PREMIO STILE.
I banner si trovano nella mia pagina,se vi va di vederli. La foto del protagonista maschile merita un'occhiata XD
L'opinione della giudiciA, la metterò alla fine del terzo capitolo ^^
Ogni commento OVVIAMENTE è bene accetto.

*°*°*°*°*°*°*°*°*°*
Nick (su EFP e sul forum): lilyblack
Titolo: Chiaroscuri e Prospettive
Grifondoro assegnato: Oliver Baston
Serpeverde assegnato: Daphne Greengrass
Altri personaggi: Millicent Bullstrode, Ernie McMillan,Blaise Zabini
Pairing: -
Rating: verde
Genere: Generale
Avvertimenti: What if?
Trama: Daphne Greengrass è una giornalista sportiva, che abita in un monolocale che si paga da sola e fa due lavori. Oliver Baston un oramai affermato giocatore di Quidditch. Le loro strade si incontrano il tempo necessario a far vedere loro delle cose delle loro stesse menti che non avrebbero mai voluto vedere.
NdA: Questa storia l’ho scritta, avverto, con mille difficoltà. In un periodo pieno di complicazioni e di mancanza di tempo, ed è inoltre di un genere di cui non avevo mai scritto. Un esperimento, totalmente. Per quello che conosciamo di Oliver ho tentato di restare IC, mentre su Daphne, di cui non sappiamo assolutamente nulla,mi sono sbizzarrita un pò di più.
La mia idea era quella di sottolineare come due persone apparentemente molto diverse in realtà possono essere molto simili, e che la vita in realtà è tutto un chiaroscuro, dove basta scegliere una prospettiva diversa per veder le cose in modo migliore.


PRIMO
CAPITOLO

La stanza era un gomitolo ingarbugliato. Un pallido sole scozzese filtrava invadente dalle tende verdi della porta finestra, svelandone i nodi nascosti.
Sarebbe potuto sembrare tutto un immenso caos, con i giornali sportivi e le riviste di moda accatastate qui e la insieme, talvolta, ad una scarpa scompagnata rosso fuoco. Se guardato dalla giusta prospettiva tutto ciò che potrebbe essere disordine diventava invece un poetico gomitolo.
Osservando la stanza alle prime luci dell'alba, si resterebbe disorientati dai poster di giocatrici di Quidditch affiancati a disegni di abiti eleganti con relative realizzazioni in chiffon, seta e lustrini. Disorientati dalla convivenza di due mondi così diversi in poco più di trenta metri quadri di spazio, impegnati a combattere una strenua lotta basata sulla resistenza e sull'assedio dello spazio altrui, come in una guerriglia medioevale.
Superare un'apparente schizofrenia per vedere in quel groviglio la realizzazione materiale e involontaria di una personalità affascinante era senza dubbio il vero capolavoro del saper guardare il mondo in un modo differente dalla massa.

Il fulcro di tante elucubrazioni grugniva, nascosta tra un groviglio di stoffa e un ammasso di arruffati capelli biondi.
Una sveglia riempiva l'aria con un suono rauco e sgradevole, tipicamente inopportuno come tutti i doveri che assiepano la vita umana.
Come un'apparizione, o una fantasmagoria, una mano pallida e dalle unghie ben curate apparve e si agitò nell'aria alla ricerca della bacchetta in ciliegio, che rimase oltraggiosamente ferma sul comodino in elegantissimo ebano, sopra una lettera indirizzata a ''Miss Daphne Greengrass''. Un timbro sbiadito sulla mano recitava 'La fenice-MagiDiscoClub' e il vestito reduce dalla serata, microscopico e di argento laminato, era appeso alla maniglia della finestra con un equilibrio precario mentre un profumo di Orchidea aleggiava nell'aria, come se la padrona di casa non fosse a letto e la sua figura danzante e su di giri si muovesse ancora ben sveglia nella stanza.
Questione di attimi e all'improvviso si alzò, avvolta dal lenzuolo di seta come spuma del mare e si diresse verso la porta del bagno assonnata e distratta, tanto da battere la porta contro il muso di un gatto bianco che la seguiva altrettanto impigrito.
Fuoriuscì dal bagno subito dopo sorpassando il gatto con un saltello, somigliante più ad una delle modelle vestite di paillettes che non alle donne mascoline dei poster di Quidditch; una vita sottile come se fosse costantemente costretta nei corsetti e lunghi capelli che andavano lentamente acconciandosi con l'aiuto della bacchetta non sembravano l'involucro di una persona impegnata e profonda, ma gli occhi fermi sul riflesso dello specchio davano l'impressione di guardare qualcosa di diverso dalla mera materialità di ciò che si trovava davanti.
 
Mentre si passava la crema sulle mani candide l'occhio le cadde su un bigliettino schiacciato malamente sotto il portacipria, unico superstite di un mazzo di rose rosse, che recitava **Alla più bella, con la speranza che accetti il mio invito**. Daphne sbuffò leggendolo e lo cestinò con un gesto netto e preciso da giocatrice di basket babbano: era risaputo che odiasse tutti coloro che tentavano di approcciarsi a lei facendo leva solo sul suo aspetto fisico. La parabola discendente del piccolo ammasso di carta ne fece volare sul tappeto tanti altri precedentemente sparsi sul tavolo da toletta; uno fra i tanti recitava -- APPUNTAMENTO CON I PUDDLEMER UNITED, UFFICIO AMMINISTRATORE, ORE 17.00-- e si guadagnò uno sguardo apprensivo.
Gli occhi verdi volarono tutt'attorno, lungo le pareti della stanza fino al pavimento dove russava la figura esile e poco elegante della sua migliore amica, impegnata a parlare nel sonno.

'No... dovete dire al professor Piton che non volevo far scoppiare tutto!'
'Millicent svegliati...'

La voce era lievemente roca e graffiante, tipica di chi ha l'orrendo vizio del fumo, ma anche armoniosa e alternata su più di una tonalità come la melodia di un'arpa.
La compagna di stanza era più corpulenta di Daphne, ora impegnata a cercare una mise per affrontare la giornata lavorativa e apparentemente molto diversa da lei: nel risvegliarsi si impigliò nelle lenzuola,diede un calcio al gatto e finì per sbattere la testa contro uno dei piedi del letto in legno massello, priva di qualsiasi forma di grazia.

'Non sapevo fossi innamorata dell'affascinante Professor Piton...' disse allegramente la bionda a colei che ancora sostava per metà nel mondo di morfeo, graffiante e ironica come solo una Serpeverde sa essere.
'Daph...'

Il commento dell'amica fu parco e laconico, l'intero nome della padrona di casa non fu finito, ma era pregno di tutto il disappunto di chi si vede svegliato di malo modo quando avrebbe ancora voluto essere immerso nel mondo dei sogni.
Mani sui fianchi, occhi marroni vacui e debolmente minacciosi puntati in quelli verdi della ragazza che si stava infilando il pantalone di un tailleur grigio perla.
Fra le due ragazze sembrava esserci quel rapporto di affetto-odio tipico di due sorelle o amiche molto care, soprattutto nei casi in cui una delle due aveva una personalità prorompente,frizzante e l'altra invece era particolarmente taciturna e tendenzialmente succube dell'altra, almeno all'apparenza.

'Si?'
'Sei impossibile...'
'Perché ho scoperto la tua tresca segreta?Non ti preoccupare, non lo dirò a Gregory, non ho per niente voglia di pagarli di nuovo la cauzione perché ha preso a pugni qualcuno. Anche se, oggettivamente, è difficile prendere a pugni un morto...'
'Non esagerare, Greg è molto più delicato di quanto sembri.'

Il dialogo era frizzante e allegro. Le parole rimbalzavano da una bocca all'altra senza alcun astio o fatica, tanto che sembrava si stesse disputando un allenamento di tennis tra due atlete abituate a giocare assieme da anni.
Daphne si avvicinò a Millicent e senza smettere di guardarla con un sopracciglio scetticamente inarcato sul volto le tese il braccio destro; senza  aver bisogno di una minima spiegazione l'altra prese ad agganciarle i numerosi braccialetti, pieni di ciondoli, che sostavano sul comodino.

'Delicato quanto un petalo di rosa. Il suo posto ideale è una cristalleria.'
'E il tuo posto sarà un ospedale se non tieni a freno la lingua. Il tuo sarcasmo prima o poi ti farà del male, non sono mica tutti buoni come me.'

Le labbra dipinte di rosa chiaro della destinataria del rimbrotto erano piegate in un ghigno sornione, l'aria da impunita che le aleggiava sul volto magro la diceva lunga sul suo carattere indomito e orgoglioso. Storse appena il naso e scosse il capo, come a dire che a lei poi non gliene importava più di tanto; solo infine sorrise e abbracciò l'amica che ricambiò subito, cullandola, nonostante la mole, come se fosse una bambina.

'Ma infatti non tutti sono la mia migliore amica.'

Disse poi, con un tono talmente ovvio da far scoppiare a ridere Millicent. Lei adorava la sua bionda e bella amica e non si sentiva minimamente messa in difficoltà da lei. Erano diventate amiche al primo anno di Hogwarts e non si erano più lasciate; era orgogliosa di lei com di una figlia, tanto che la usava come esempio ogni volta che doveva esporre la sua teoria preferita: bellezza e cervello non sono affatto due poli opposti e possono convivere tranquillamente nella stessa persona.
Quando si staccarono le agganciò al polso l'ultimo bracciale e sorrise guardandolo: dalle maglie d'argento pendevano una M, una D e, fra di loro, un serpente. Lei portava il gemello al polso sinistro,l'unico gioiello che portasse con regolarità visto che, a differenza di Daphne, non amava portare oggetti atti ad attirare l'attenzione sulla propria persona; quell'unico monile parlava di sè più di quanto si potesse pensare, della sua migliore amica e di Serpeverde, l'unica casa che avesse mai avuto. Forse per quel motivo dormiva spesso da Daphne nonostante avesse una casa tutta sua: le sembrava di essere ancora a scuola.

'Dovresti farlo lucidare di nuovo, si sta ossidando.'
'Odio quando altri ci mettono le mani sopra lo sai...'
'Possessiva, egocentrica e sarcastica. La donna da sposare, non c'è alcun dubbio. Non mi stupisco che il tuo principe azzurro non sappia di esserlo, hai paura.'

Una linguaccia fu l'unica risposta, mentre Daphne saltellava in giro per la stanza in cerca della scarpa mancante. Odiava quando Milly parlava del suo stato da single o dei suoi presunti innamoramenti e, dato che non conosceva mezze misure nella vita, si limitava a non proferire parola sull'argomento chiudendo lì la discussione.

'Di chi sono le rose nel cestino?Di quello con cui ballavi ieri sera?'
'Di Montague.'
'Ancora non si arrende?'

La scarpa era stata trovata,infilata e sul volto di Daphne era inarcato un sopracciglio in una smorfia scettica e infastidita dall'andare avanti della discussione. Rimase ferma qualche istante, come se anche il più piccolo movimento l'avrebbero distratta dalla decisione che era impegnata a prendere.

'I drink di ieri sera ti hanno resa desolantemente intuitiva.'

Il commento finale fu particolarmente laconico e la conclusione di tutto fu la porta della casa sbattuta contro la faccia di Millicent come poco prima era stata sbattuta sul muso del gatto. Massaggiandosi il naso la mora afferrò la borsa e uscì di casa, lanciando subito dopo un incantesimo anti-scassinatore.
Ringraziò le sue scarpe basse e rincorse Daphne, che avanzava con una nonchalance inaudita sui suoi tacchi a spillo, maledicendo la lunaticità della sua amica; bastava veramente poco per farla innervosire e a volte non aveva neanche il tempo di riflettere su cosa dirle che lei era già scattata per un qualcosa di infinitesimale.

'Perché corri?'
'Usa la tua perspicacia...'
'Siamo in ritardo?'
'Bingo! E visto che dobbiamo andare dal direttore, ci conviene spicciarci.'

Millicent si zittì, convenendo che forse quella volta era la bionda ad avere ragione. Due 'pop' e subito dopo le ragazze si smaterializzarono verso un nuovo lido.
*********
La stanza era piccola e maniacalmente ordinata.
Festoni sbiaditi rosso e oro decoravano le pareti nella parte più alta, lì dove incrociano il soffitto; impossibile per gli eventuali ospiti del luogo non notarne i colori sgargianti, evidente monumento alla nostalgia di un proprietario con manie di egocentrismo.
I mobili scuri, spartani e poco curati sembravano urlare minimalismo e scarsa personalità, mentre i piccoli oggetti sparsi qui e la si impegnavano a raccontare un'intera vita.
Un modellino di un campo da Quidditch oramai vecchio,ma ancora in ottimo stato. Fanatismo.
La foto di una squadra di ragazzi vestiti come i festoni, tra cui due fotocopie dai capelli rossi che infastidivano ostinatamente tutti gli altri. Malinconia.
Prodotti di bellezza maschile ben allineati sulla mensola del bagno. Narcisismo.
Per riuscire ad invidiuare i particolari più personali bisognava, però, guardare negli angoli d'ombra.
Una scatola con su scritto PENNY giaceva sotto il cassettone accuratamente nascosta agli sguardi del padrone di casa, che pur di non buttarla faceva finta di non ricordare dove fosse.
Una lista con propositi mai spuntati era caduta, 'accidentalmente', nel cestino della carta straccia insieme a bigliettini galanti evidentemente mai inviati.
Ore 11.00 am.
Il padrone di casa dormiva disordinatamente adagiato sul divano, testa reclinata e bocca spalancata, abbracciato ad un serioso album nero e due bottiglie di burrobirra.
Apparentemente vizioso e poco elegante, sembrava un estraneo in quella stanza così equamente divisa tra minimalismo e colori chiassosi ma caldi, anche se in accordo con essa nell'essere assolutamente poco convenzionale.
Il trillo del campanello irruppe nei sogni di Oliver violentemente, provenendo dal primo piano della villetta familiare in cui abitava, segno che qualcuno evidentemente si era appeso al campanello come fosse stata un'ancora di salvezza.
Inizialmente sembrò far parte del suo stesso sogno e provenire da quella Veela che sperava tanto di incontrare alla prossima partita contro i Vratsa Vultures, che lo chiamava suadente, tranquilla e remissiva.
Quando finalmente aprì gli occhi il campanello aveva smesso di trillare e un ghigno di sollievo si fece strada sul volto piacente del giovane uomo, sottolineato da corti capelli scuri e una barba rada. Lo steso uomo sussultò quando vide una figura appollaiata all'esterno della finestra e si guardò intorno agitato pensando ad una precoce improvvisata di sua madre, prima di rendersi conto che la suddetta sarebbe entrata con le chiavi, stravolgendogli in un attimo il microcosmo accumulato in due giorni di inattività sportiva.
Ad una seconda occhiata la sagoma non ben definita diventò quella più conosciuta e fastidiosa, seppur meno pericolosa , del suo compagno di squadra Ernie che indicava minacciosamente il quaderno nero che ancora Oliver abbracciava amorevolmente.

'Ladro.'

Fu la prima secca parola che il biondo gli disse appena gli fu concesso di entrare nella casa. Ex tassorosso, aveva ben presto dimenticato l'aria indifesa che aveva a scuola e nei Puddlemere era uno dei giocatori più tosti, un battitore fenomenale che rischiava ogni due partite l'espulsione a causa dei suoi innumerevoli falli. Fuori dal campo da Quidditch era uno dei migliori amici che si potesse sperare di incontrare, uno di quei tesori rari che ti fanno credere nella bontà del genere umano, ma in quel momento Oliver Baston, al secolo capitano dei Grifondoro, aveva la sensazione che lo stesse guardando con lo stesso sguardo iniettato di sangue che riservava ai Bolidi.
Guardò il quaderno rilegato di pelle nera con impunture rosse ed ebbe la sensazione che stava per dire addio ad una delle cose più preziose della sua vita; fece finta di asciugarsi una lacrima all'angolo degli occhi marroni, passando malamente un dito sotto le ciglia troppo lunghe per essere quelle di un ragazzo.
Tese il libro apparentemente sacro al suo legittimo proprietario salvo poi tirarselo indietro nuovamente all'ultimo momento, tentando di imitare lo sguardo da cucciolo indifeso di sua nipote Angie.
Ciglia abilmente sbattute, occhi spalancati fino a lacrimare, labbruccio tremulo: ingredienti che sul volto di qualsiasi bella ragazza avrebbero fatto capitolare Ernie in due secondi, facendo leva sul suo animo tenero.
Ciglia abilmente sbattute, occhi spalancati fino a lacrimare e labbruccio tremulo: ingredienti che dipinti sul volto di Oliver gli fecero guadagnare solo una grassa risata dello scozzese che si sedette in fondo al divano con le gambe poggiate su un tavolino poco distante, braccia incrociate e sguardo apparentemente truce.

'Non capisco di cosa tua stia parlando.'

La voce di Oliver era poco decisa, addirittura tentennante, mentre lo sguardo puntava verso il basso tanto che si poteva pensare volesse perforare il pavimento con lo sguardo e arrivare fin nello scantinato.
Sempre senza lasciare mai il cimelio, tenace come ogni uomo nel momento in cui bisogna proteggere oggetti dai quali dipende la loro vita, tentò di rimettersi in una posa decorosa nonostante le pieghe rosse che il cuscino aveva lasciato sulla sua faccia non gli donassero un'aria dignitosa.
Ernie continuava a guardarlo fisso con quella tenace e tranquilla pazienza tipica dei Tassorosso, così differente dalla sua impulsività Grifondoro, che l'avevano sempre messo in difficoltà fin dai tempi della scuola quando più di una volta si era ritrovato a studiare con Cedric Diggory.
Deglutì, forse per il ricordo commovente dell'amico deceduto per una guerra più grande di lui o forse per la più prosaica paura dei muscoli di Ernie, che era vivo e vegeto.

'Non volevo rubartelo, ma sai ieri alla festa ho bevuto un pò troppo e non mi sono reso conto di cosa mi fossi riportato a casa...'
'E me l'avresti riportato oggi...'
'Assolutamente si.'

Ernie, nonostante il cambiamento innegabile, aveva mantenuto una sostanziale ingenuità e non fece ulteriori domande; si accese una sigaretta e Oliver si rasserenò, sospirò addirittura e mise i piedi sul tavolino accanto a quelli dell'altro, in quello che sua madre avrebbe definito ironicamente un eccesso di educazione.

'Me lo prendo domani che oggi abbiamo un'intervista, non voglio portarmelo in giro.'
'Di chi è l'intervista?'
'E cosa vuoi che ne sappia!Ti sembro John?'

Scoppiarono a ridere entrambi al pensiero dell'anziano manager della squadra fissato con la stampa, mentre i suoi ragazzi consideravano questa sua piccola mania una vera esagerazione.
Erano persone semplici e giovani, convinte che qualsiasi cosa che andava oltre il loro naso fosse superflua, sbagliata o stupida. Ignari dell'immensa ristrettezza dei loro orizzonti.

'Dici che John si arrabbia se arriviamo in ritardo alla sua predica? Io non ho finito di guardare l'album.'
'L'album che non ti eri accorto di avere.'
'Esattamente...'


La fila era lunghissima, ma le persone la sopportavano con allegria, portando anche all'esterno l'atmosfera del locale. I Puddelemere erano oramai prossimi ad entrare quando furono oltrepassati da due figure tra loro completamente diverse. Lui era alto quasi due metri, dal fisico asciutto e la pelle eburnea, lei magra, con una cascata di boccoli dal biondo ostinatamente naturale e una minigonna che metteva in mostra le gambe da fenicottero. I giocatori le videro solo le spalle sussultare in una risata cordiale mentre, abbandonando il braccio dell'accompagnatore, si lanciava a salutare il corpulento buttafuori.

'Ehi, ma noi siamo in fila!!'

Urlò Oliver appena si rese conto di quello che stava per accadere; già nervoso per i trascorsi della giornata finì per urlare un pò troppo sgradevolmente e vide solo il profilo altezzoso della ragazza prima che scomparisse oltre la porta. Gli salì in sangue al cervello e, impulsivo come ogni Grifondoro, si lanciò in una serie di mille improperi non facendo caso al brivido di terrore che aveva attraversato uno dei suoi compagni di squadra.
I secondi che intercorsero fra l'entrata della ragazza e quella di Oliver furono pochi, ma bastarono all'ex capitano di Harry Potter per autofomentarsi fino allo sfinimento; cercare la ragazza sconosciuta fu la prima cosa che fece, una volta entrato nel locale. La rincorse, la stanò come se fosse oro e lui lo snaso atto a cercarlo; non gli fu difficile individuarla visto l'armadio umano con il quale andava in giro. Non fece nemmeno in tempo a notare che era incredibilmente bella e luminosa, invasa dalla gioia che le provocava la risata che le stava sgordando in quel momento dalla gola, forse per la battuta di qualcuno dei suoi amici e Daphne non fece nemmeno in tempo ad accorgersi che Blaise le indicava qualcuno alle sue spalle, che quel qualcuno alle sue spalle le stava toccando prepotentemente una mano.Per un attimo Oliver sudò freddo mentre gli occhi stranamente acuti di Ernie gli stavano trapassando, nuovamente, il cervello; poteva sentire la famigerata goccia di sudore da stress scendergli lungo la colonna vertebrale e la cosa non gli era di molto conforto. Si rasserenò solo quando il suo compagno di squadra gli si avvicinò senza alzarsi dal divano, con l'evidente intento di guardare l'album insieme a lui.

'Beh non penso che ci siano problemi. Sai com'è John, ci vuole bene.'

Lo scozzese si strinse nelle spalle e il padrone di casa si convinse che quello doveva veramente essere il suo giorno fortunato. Si avvicinò ancora di qualche centimetro all'amico e prese a sfogliare quel quaderno che avrebbe potuto causare una violenta rissa fra i due e che, apparentemente, conteneva delle rarissime foto di repertorio mentre, in realtà, era il prezioso e costoso custode di figurine delle squadre di Quidditch dei secoli passati.
   
 
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