Disclaimer: questa storia è frutta della mia fantasia. Io non conosco
Orlando Bloom e la storia è stata scritta con l’unico scopo di divertire. Non
vuole assolutamente mancare di rispetto ad Orlando Bloom, attore che stimo e
ammiro.
Dedicata a: mami, Lilly, Galadriel, Elisa, Moon e a tutte le persone che la
leggeranno. ^_^
Un amico speciale
L’appartamento di Simon era piccolo ma accogliente. Era composto da una
piccola cucina, un salottino, un bagno e una cameretta. Simon divideva la
stanza con Julie, sua sorella minore.
Simon è il mio migliore amico da quando eravamo bambini e appena avevo un
po’ di tempo libero, correvo da lui per passare qualche ora davanti alla
Playstation.
Quel pomeriggio non avevo niente da fare e decisi di fargli visita. Suonai
alla porta in attesa del suo solito trambusto per venire ad aprire. Stranamente
non sentì nessuna imprecazione né nessun via vai frettoloso per riordinare la
stanza.
Si aprì lentamente la porta e una visione celestiale si parò davanti ai
miei occhi.
“Ciao Orlando! Come stai? Ma entra, che fai lì fuori come un fesso!” Julie
mi sorrise, sorpresa di vedermi, e mi lasciò spazio per entrare. Era
tremendamente dolce, in quella salopette azzurra con una delle bretelle che le
ricadeva sulla spalla della maglietta bianca che portava sotto e quelle
treccine rosse che le ricadevano morbide sulle spalle. La sua pelle era
chiarissima e i suoi occhi verdi brillavano come non mai. Dio se era bella!
Eppure non era la prima volta che la vedevo, ma mi sembrava così diversa.
In effetti di tempo ne era passato. Un anno pieno da quando lei era partita per
studi in Italia.
“Vuoi qualcosa da bere?” mi chiese entrando nella cucina e aprendo il frigo
Io mi lasciai cadere sul divano “Ho un po’ di tutto, cosa preferisci?” mi
chiese ancora mentre io la fissavo incantato.
“Va benissimo una birra” le risposi prendendo una delle numerose riviste
di motori di Simon.
La vidi tornare. Si sedette sulla poltrona di fianco a me e mi porse una
bottiglietta di birra mentre lei sorseggiava un bicchiere di tè freddo.
“Simon non c’è?” le chiesi senza guardarla.
“No, è dalla sua ragazza. Torna verso sera ma se vuoi lo chiamo e gli dico
che sei qui” mi disse poggiando il bicchiere sul tavolino davanti. L’idea non
era male visto l’imbarazzo ma avevo paura che si offendesse e poi non era così
male la sua compagnia.
“No, non preoccuparti. Facciamo due chiacchiere io e te” le dissi poggiando
la bottiglietta e cercando si sembrare a mio agio. Mi sentivo tremendamente
nervoso e in imbarazzo. Lei invece era tranquilla e non sembrava turbata della
mia presenza.
“Ok! Come va la carriera? Ho sentito che hai appena finito di girare un
film con Brad Pitt e tra poco uscirà “Il Ritorno del Re” al cinema.” Mi chiese
poggiando la schiena sulla poltrona. Anche l’altra spallina della salopette era
scesa sulla spalla. Sentì il mio viso scaldarsi di colpo. E se fossi arrossito?
Che figura. Bevvi un lungo sorso di birra.
“Va benone! Ho un sacco di conferenze stampa per la presentazione
dell’ultimo film e un nuovo progetto in corso. Non ho mai un attimo di tregua,
ma che vuoi farci, è il prezzo del successo!” le spiegai con fare tranquillo.
Il suo gesto di mettere un ciuffo di capelli dietro l’orecchio fece fare due
capriole al mio stomaco.
“Bene! Stai certo che andrò a vederli tutti e due! E ti voterò anche per
gli Oscar, se ti nomineranno! Sicuramente il premio come Miglior attore
nascente lo devono dare a te! Peccato che non sono famosa, altrimenti te la
consegnerei io la statuetta!” disse e mi sembrò leggermente arrossita.
“Sei molto gentile! Come vanno gli studi in Italia?” le chiesi riprendendo
la bottiglietta e girandola nella mano.
“Sono andati bene! Sono stata a Roma, una città antichissima! Una vera
favola e dovresti vedere com’è grande il Colosseo! Ci devi andare, Orlando! Se
vuoi vengo con te così ti faccio da guida!” mi disse ridendo.
“Cos’è, mi credi un imbranato?” le chiesi fingendomi offeso. Lei smise di
ridere di colpo e abbassò la testa. Forse avevo esagerato ma stavo scherzando.
“Ehi, guarda che scherzavo! E poi sarei molto onorato di avere come guida
una bella ragazza dagli occhi smeraldo come te!” fui sorpreso da quello che le
avevo detto. Julie spalancò gli occhi e arrossì. Notai che aveva qualche
lentiggine sul naso e le sue gote erano molto rosse. Era tremendamente bella e
dolce.
Si alzò di scatto e corse verso il bagno, chiudendo la porta a chiave.
Che le era preso? Non le avevo detto niente di offensivo. Mi alzai dal
divano e mi diressi verso il bagno. Bussai due volte alla porta “Ehi, Julie, va
tutto bene?” le chiesi calmo ma non sentì nessun rumore, solo lo scrosciare
lento dell’acqua.
“Julie, apri per favore!” le chiesi ancora abbassando la maniglia più
volte.
“Un attimo! Sto arrivando Orlando!” mi disse e sentì che aveva chiuso
l’acqua e stava cercando qualcosa nei cassetti.
“Julie, ma stai bene?” le chiesi ancora alzando un sopraciglio.
“Si, arrivo subito!” mi disse di nuovo e poco dopo sentì la chiave girare
nella toppa e vidi la porta aprirsi.
Spalancai gli occhi. Julie si era sciolta i capelli ed erano leggermente
ondulati, lunghi dietro la schiena.
“Scusa, ma le trecce cominciavano a darmi fastidio” mi disse sistemandosi
una ciocca dietro l’orecchio.
“Ok…mi ero preoccupato, pensavo non stessi bene!” cercai di dirle ma la mia
mente e il mio corpo vagavano altrove.
“Torniamo in salotto?” mi chiese. Fu un attimo: Julie avvicinò la mano alla
maniglia per chiudere la porta del bagno e, inconsciamente, lo feci anch’io. Ci
sfiorammo e non capì più niente.
Lei ritrasse in fretta la mano come se il contatto con la mia l’avesse
bruciata. La vidi arrossire e incamminarsi a passo veloce verso il salotto.
Dovevo dirglielo! Non potevo più aspettare e quello era il momento giusto.
“Julie fermati!” le dissi correndole dietro e afferrandole una spalla. Lei
si bloccò di colpo ma non si girò. Non importava, le avrei parlato lo stesso.
“Julie, non so cosa mi sia successo in questi minuti che ho trascorso con
te, ma il mio cervello e il mio cuore non funzionano come al solito. Non so se
provi le mie stesse sensazioni, le mie stesse emozioni ma tu…Julie tu….tu mi
piaci!” ce l’avevo fatta, le avevo detto che mi piaceva!
Bene e ora? Lei che avrebbe detto? Mi avrebbe cacciato di casa o l’avrebbe
detto a Simon. Dio solo sa quanto è geloso e protettivo verso la sorella.
Si girò lentamente e vidi i suoi occhi lucidi. Stava piangendo. L’ho fatta
piangere? Che razza di uomo sono? Ma forse piangeva perché era felice! Mi
avvicinai a lei.
“Stai fermo lì, ti prego! Se è un sogno voglio viverlo al meglio! Dimmelo
di nuovo, dimmi di nuovo quello che hai appena detto, ti prego!” mi implorò con
gli occhi rossi e il viso arrossato.
“Julie tu mi piaci e questo non è un sogno” le dissi e mi avvicinai a lei,
lentamente.
Le misi le mani sulle spalle e mi avvicinai al suo viso. Le sfiorai
dolcemente le labbra e lei mi baciò timidamente. Mi allontanai da lei e le
sorrisi per rassicurarla. Fu lei a questo punto a baciarmi. Si alzò sulle punte
e avvicinò il suo viso al mio, baciandomi con tutta se stessa.
Quando ci dividemmo la vidi piangere “Ti prego, non piangere! I tuoi occhi
si rovinano e rischi che ti vengano le rughe!” le disse ridendo. Lei rise
“Piango perché sono felice! Non sai da quanto tempo ho sognato questo momento
e, ora che è avvenuto, ho paura di sognare e basta. Ho paura che tu non sia
reale!” mi disse abbracciandomi.
“Ehi” la chiamai e lei alzò il suo viso “Dimmi se questo non è reale” e la
baciai di nuovo.
Lei sorrise e si mise entrambe le mani sul viso. Era così dolce e quegli
atteggiamenti un po’ da bambina mi piacevano moltissimo.
Mentalmente mi stavo preparando il discorso da fare a Simon la sera stessa.
Chissà che faccia avrebbe fatto sapendo che mi piace sua sorella! Simon è
proprio un amico speciale: grazie a lui ho conosciuto sua sorella Julie, una
ragazza davvero speciale.