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Autore: nightswimming    13/09/2010    6 recensioni
Brian Molko. Matthew Bellamy.
E, beh... Una papera.
Genere: Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Brian.M/Matthew.B
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Brian sbatté con lentezza le ciglia ancora vergini di trucco e si chiese con una certa preoccupazione se non fosse impazzito d’un tratto. Per tentare di rassicurarsi, ricapitolò mentalmente tutto quello che gli era capitato quella mattina, scandagliando quelle immagini ancora vivide per selezionare quella che poteva avergli fatto perdere il senno:
1. si era svegliato pacificamente nel letto, senza Matthew al suo fianco – ma per quanto Matthew gli mancasse terribilmente era sicuro di non essersi rincretinito d’un tratto a causa della sua inaspettata assenza;
2. aveva tentato di farsi una lunga, bollente, rilassante doccia, ma una qualche testa di cazzo aveva interrotto il suo idillio suonando il campanello in maniera decisamente wagneriana, e per quanto cose come queste siano oltremodo seccanti e fastidiose, no, non fanno venire le allucinazioni – allucinazioni a forma di papero, per giunta;
3. aveva ridotto il bagno a una massa informe di lamiera e plexiglas, causa quell’altra testa di cazzo di Matthew che, nonostante tutte le sue minacce, ancora si ostinava a sottrargli perfidamente il tappeto di pelo anti-scivolo da sotto i piedi, nascondendolo in luoghi improbabili della casa per non farglielo più trovare – d’accordo, la botta era stata forte, ma ne aveva prese di più forti, e comunque non aveva coinvolto la testa;
4. aveva scambiato le solite piacevolezza mattutine con la signora Whittaker, ma a meno che la diabolica vecchietta non si fosse davvero rivelata una strega capace di malocchio e tutto il resto, non poteva essere impazzito a causa sua.
Fine. Non era pazzo.
Inutile dire che la cosa, invece di tranquillizzarlo, lo preoccupò notevolmente.
Abbassò lo sguardo per controllare di non essersi sognato tutto. Inutile, il papero era ancora là sotto, barcollante e confuso almeno quanto lui.
E si trattava, inequivocabilmente e senza ombra di dubbio, di un vero papero. Era alto poco meno di una spanna, giallo, con il becco di un beige trasparente e piccole, graziose zampe palmate; era anche leggermente spiumato, come se fosse stato maneggiato con poca grazia da qualcuno relativamente poco tempo prima.
Ma la cosa che ebbe il potere di sconvolgere Brian, oltre alla natura in tutto e per tutto paperesca del papero, era che il piccolo pennuto era stato vestito. Attorno alle alucce qualcuno aveva allacciato una piccola mantellina rossa, e legato al collo stazionava un fiocco più grande del papero stesso.
Non si trattava di un incidente. Quel papero era un regalo – un dono curato nei minimi dettagli, a partire dalla reggia che avrebbe dovuto costituire la sua casa per finire con il suo completino.
Brian scosse leggermente la testa, e la montagnola di cenere che si era accumulata sulla sua sigaretta cadde a terra senza alcun rumore. Vide che il papero la seguiva con gli occhi, muovendo rapido le piccole pupille; e ad un tratto i loro sguardi si incontrarono.
E Brian seppe di essere definitivamente spacciato. C’era qualcosa, in quello sguardo stolido e acquoso, che suonava come una condanna, ed era qualcosa che era ad un tempo apocalittico, solenne e terribilmente tenero: un qualcosa di molto simile a mamma.
- Oh no - disse piano, un sorrisino nervoso sulle labbra, mentre si alzava e tentava inconsciamente di allontanarsi dal papero che lo guardava adorante, - oh no no no no, è in corso un enorme equivoco, io non sono la mamma di nessuno, nemmeno di mio figlio, figuriamoci di un-
S’interruppe d’un tratto, aggrottando le sopracciglia. Il papero brillava, o meglio, brillavano le piume sul suo petto.

Incuriosito, Brian si chinò e cominciò a tastare piano il corpicino del pennuto, curandosi bene di evitare le sue beccatine colme di delizia che gli rendevano difficile il lavoro. La ricerca finì quando  le sue mani incontrarono qualcosa di freddo, tondo e lucido.
Era una medaglietta per cani. Una medaglietta per cani che recitava in stampatello l’enigmatica scritta ZIGGY.

*
 
tu tuu, tu tuu, tu-
click
- Chiunque tu sia vaffanculo, sono le sette di mattina… –
- Ciao Stef, sono io. –
- Brian…? –
- Sì, Brian. Hai presente, quello bello e terribilmente fascinoso che suona in una band con te… -
- Aaaah, sì… Quello basso. –
- … -
- Quello che sembra una zoccola poco costo- -
- Va bene, sei simpatico, fine del siparietto comico. Ti devo chiedere un favore. –
- Ogni cosa per te. –
- Vaffanculo. –
- Ero serio! –
- Sì, sì. Ascoltami bene: devi venire qui a fare il babysitter per un paio d’ore, che io devo uscire. –
- Ah, c’è Cody lì con te? Non lo sapevo. –
- No, non è Cody. –
- … -
- …è altro. –
- E’ altro?! Cosa significa, è altro? Matthew ha raccattato il cugino di ET per strada e te l’ha portato in casa facendoti gli occhioni dolci e supplicandoti di tenerlo? –
- Matthew non c’è per una settimana, e comunque no, non è un alieno… Credo. No no, non lo è. E’ un normalissimo animale. –
- Un animale. –
- Sì, un animale. –
- Un animale tipo gatto, cane, scoiattolo… -
- No, niente di tutto questo. –
- … -
- … -
-… Bri, la tensione mi sta uccidendo. –
- Oh, vaffanculo. E’ un papero. –
-… Un papero. –
- Sì, un papero. E’ giallo, ha il becco, le ali e tutto il resto. Un papero. –
- Mpfff. -.
- Che cazzo c’è da ridere, si può sapere?! –
- No, niente… E dov’è che l’avresti recuperato un papero, di grazia? –
- Da nessuna parte, mi è arrivato davanti alla porta dentro una casa delle bambole. –
- Prego? –
- Hai capito bene. E’… Dev’essere il regalo assurdo di un qualche squilibrato. Aveva pure un fiocco in testa. –
- Ah, i quarant’anni, brutta bestia… -
- Cosa c’entrano i quarant’anni adesso, Stefan? –
- Un tempo ci arrivavano a casa reggiseni, giarrettiere, mutande, rossetti… E ora, paperi. I fan hanno un bel modo di farci capire che stiamo invecchiando. –
- …Tu sei pazzo. Non c’è nessuna simbologia intrinseca a questo papero, è solo una maledetta pseudo-anatra che strilla come una sirena antinebbia ogni volta che mi allontano più di dieci metri da lei! –
- Strilla?... I paperi strillano? –
- Questo ti giuro che lo fa, e a frequenze supersoniche! –
- Ma… perché? –
- Fa i capricci. Immagino che creda che io sia sua madre. E’ l’imprinting, o come cazzo si chiama. E in più detesta stare da solo. –
- E’ un papero dall’animo sensibile, quindi. –
- Ma che ne so, ti assicuro che però è… ZIGGY! ZIGGY, lascia la presa! Immediatamente! –
-…Ziggy? –
- E’ il nome del papero, si chiama così… Ziggy, apri il becco e mettilo giù! Piantala! ZIGGY! –
- Signore Benedetto, che sta facendo? –
- Sta beccando il filo del telefono. E’ geloso in una maniera morbosa, se non parlo esclusivamente con lui va su tutte le furie. Ziggy! Oh, finalmente. –
-… Brian, ti vedo seriamente in difficoltà. –
- Lo sono, infatti. Sono due giorni che non esco di casa perché altrimenti Ziggy strilla e fa la cacca dappertutto, ma ti giuro, dappertutto, anche… -
- Non lo voglio sapere, grazie, immagino benissimo. –
-…E la signora Whittaker è già venuta tre volte a suonarmi per chiedermi chi stessi efferatamente torturando. Non ti dico quando le ho detto che in casa non c’era nessuno tranne Ziggy, ha fatto una faccia come se pensasse davvero che io facessi cose con i paperi… -
- Gesù… -
- Devo andare al supermercato, devo andare a comprare il giornale, e ho il bisogno fisico di farmi un pasto decente. Ti prego, vieni subito. –
- Arrivo più presto che posso. –
click
tu tuu, tu tuu, tu tuu
 
*
 
Non erano stati due giorni facili per Brian. Ziggy lo aveva definitivamente adottato come sua mamma a tutti gli effetti, e lo seguiva ovunque, zampettando goffamente sul pavimento della casa alla disperata ricerca della sua vicinanza.
Il frontman dei Placebo aveva pensato all'inizio di liberarlo ai giardinetti o semplicemente di sbarazzarsene in qualunque modo possibile, ma non aveva avuto cuore di farlo: Ziggy era poco più di un pulcino, totalmente incapace di sopravvivere da solo, e Brian questo lo sapeva. Aveva quindi maturato la convinzione di tenerlo con sé fino al ritorno di Matthew, per poi decidere insieme che cosa farne – sebbene non si fidasse molto del giudizio del suo fidanzato, soprattutto da quando gli era arrivato quel suo messaggio in cui diceva che si era ritirato in meditazione in un tempio scintoista insieme agli altri due terzi dei Muse e che quindi, per questo motivo di ordine prioritario in quanto spirituale, non avrebbe potuto rispondere né alle sue chiamate né ai suoi sms per il resto della settimana.
E d’altronde, c’era qualcosa di sinceramente struggente nell’ossessiva ricerca di affetto del papero. Lo guardava fisso per la maggior parte del tempo, aprendo e chiudendo il piccolo becco in cerca di cibo o semplicemente di un dito da mordere con delicatezza, e gli stava fisicamente appiccicato tutto il giorno. Persino quando Brian saliva nel soppalco del loft, per raggiungere la stanza da letto e il bagno, il piccolo ma testardo pennuto impiegava ore di fatica immane per arrampicarsi sui gradini più grandi di lui e infine riunirsi a quella che considerava ormai la sua mamma. Brian aveva scoperto questi suoi sforzi titanici la sera stessa del suo arrivo, quando lo aveva sistemato al piano di sotto in uno scatolone foderato di giornali – visto che di dormire nella casa delle bambole non ne aveva voluto sapere -; verso le tre mattino, gli era sembrato di udire nel dormiveglia un soffice ma regolare conk conk conk contro i fianchi del suo letto. Per prudenza aveva accesso la luce e aveva scoperto il papero che tentava assiduamente di scalare materasso e lenzuola, raschiando il parquet con le zampe e cozzando ritmicamente la testa contro il legno ogni volta che prendeva – e falliva – la rincorsa.
Brian si era vergognato ad ammetterlo persino a sé stesso ma si era commosso, e vincendo ogni possibile dubbio sull’igiene della cosa aveva trasportato il papero nel letto con lui. Ziggy aveva emesso  un basso verso di gioia, beccandogli una mano per trasmettergli la sua gratitudine, e si era scavato il suo angolino notte proprio sotto la sua ascella – il punto più caldo e più simile ad un’ala che riuscisse a trovare nel suo corpo.







Note: Brian + Ziggy = <3, senza alcun doppiosenso zoofilo, naturalmente XD
Più vado avanti a scriverla e più mi accorgo di quanto sia irrimediabilmente scema, ma questo sfoggio di autocoscienza nonostante tutto non sembra essere un buon deterrente >.> Indi per cui, mi sa proprio che la finirò. E una volta finita mi prenderò in giro da sola fino alla fine dei miei giorni XD


12lilla12: eccoti qua il seguito, che se possibile è ancora peggio del primo capitolo :D

lewis_alice:
sorvolando sul fatto che "buonuomo psichedelico" è la definizione più calzante e lol che abbia mai sentito applicare a Matthew - cosa per la quale ti faccio i miei più sentiti complimenti XD - sono felice che la storia ti faccia ridere, e sì, certe vecchiette ultrasettantenni non si rendono conto della fortuna che hanno ^.- Grazie mille della recensione, spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto e ti abbia divertito^^

ginnyred: lieta che la storia sia di tuo gradimento^^ per quanto riguarda l'amore di Matt per le serie tv, avevo letto sulla MuseWiki (la mia nuova bibbia XD) che mister Bellamy va pazzo per Twin Peaks; per quanto riguarda Lost, invece, in una vecchia intervista di quando stavano ancora insieme Gaia aveva dichiarato di passare gran parte del tempo chiusa in casa con Matt a guardare Lost, di cui lui era diventato maniaco. Di Brian so invece che adora Star Trek, ma non potevo mettere tutto :D


   
 
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